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lunedì 30 novembre 2020

dialoghi sulle professioni

 Unità 1
Alla reception di una società
A
Receptionist • Buongiorno, mi dica.
Andrew • Buongiorno. Sono Andrew Jenkan dello studio legale Oldin.
Ho un appuntamento con il dottor Ferri.
Receptionist • Un attimo, per favore. Scusi, come si scrive il Suo nome?
Andrew • J-e-n-k-a-n. (i lunga-empoli-napoli-kappa-ancona-napoli)
Receptionist • Grazie. Prego, si accomodi.
Andrew • Grazie.
B
Receptionist • Buongiorno. Prego.
Luca • Buongiorno. Sono Luca Bernardis della Tiscali. Devo incontrare
la dottoressa Carli.
Receptionist • Come, scusi? Può ripetere il Suo nome?
Luca • Sì, Bernardis. Luca Bernardis.
Receptionist • Grazie. Vuole firmare il registro, per favore?
Luca • Certo.
Receptionist • Ecco il Suo pass. L’assistente della dottoressa Carli arriva
subito. Da questa parte, prego.
Luca • La ringrazio.
C
Architetto Borghi • Ah, buonasera dottoressa Benta. Come va?
Dottoressa Benta • Bene, grazie. E Lei, architetto?
Architetto Borghi • Bene, grazie. Sono qui per la conferenza.
Dottoressa Benta • Sì, certo. La sala conferenze è al primo piano.
Architetto Borghi • Sì, sì, grazie. A dopo.
Dottoressa Benta • Prego. ArrivederLa.
Architetto Borghi • Sì, a dopo.
Socializzare
A
Andrew • Buongiorno. Andrew Jenkan. Molto lieto. Scusi,
sono un po’ in ritardo.
Dottor Ferri • Si figuri. Carlo Ferri. Molto lieto. Come sta?
Andrew • Bene, grazie. E Lei?
Dottor Ferri • Abbastanza bene, grazie. Ah, ma Lei parla bene italiano!
Andrew • Grazie. Frequento da alcuni anni corsi di italiano. Mi piace
molto imparare le lingue.
Dottor Ferri • E studia anche altre lingue?
Andrew • No, purtroppo non ho tempo. Ma parlo un po’ di russo…
Ecco, questo è il mio biglietto da visita.
Dottor Ferri • Grazie. Come Lei sa, siamo a buon punto con la pratica.
Ha ricevuto gli ultimi aggiornamenti?
B
Fabio • Ciao Elena! Parliamo sempre al telefono, è un piacere conoscerti
di persona!
Elena • Sì, anche per me. Come stai?
Fabio • Bene, un po’ stanco. Sono sempre molto occupato. E tu? Com'è
andato il volo?
Elena • Bene, grazie.
Fabio • Hai voglia di bere qualcosa?
Elena • Con piacere.
Fabio • La riunione comincia alle 12.30. Abbiamo un po’ di tempo. Sai
che a maggio Rebecca Dixon diventa responsabile dell’ufficio di Milano?
Elena • Ma dai?! Dimmi!
Fabio • Sì… Ah, ecco Riccardo... Ciao Riccardo, sei di fretta? Vieni un
momento? Ti presento Elena.
Riccardo • Ah, molto lieto!
Elena • Ah, piacere di conoscerti!
Unità 2
Paola
Paola • Mi chiamo Paola e sono francese di origine italiana. Sono venditrice
per una società americana di informazione che fornisce dati economici
e notizie finanziarie. Offriamo questo servizio principalmente ai
professionisti del settore finanziario. La nostra sede centrale è a New
York.
Mi occupo di vendita: gestisco il portafoglio clienti in Italia, Svizzera,
Francia e Spagna. Tra i nostri clienti abbiamo molte grandi banche di
affari. Lavoro a stretto contatto con i trader per migliorare l’uso del nostro
sistema. Svolgo un lavoro molto interessante che dà la possibilità
di imparare cose nuove ogni giorno. Vivo a Londra, ma trascorro molto
tempo all’estero. Infatti viaggio spesso per lavoro.
Nel tempo libero, per rilassarmi, frequento un corso di yoga, vado in
piscina o esco con gli amici.
Massimo
Massimo • Mi chiamo Massimo e ho 36 anni. Lavoro a Roma come funzionario
per il Governo italiano. Nel mio lavoro mi occupo di valutare
i requisiti di legge per ottenere i fondi della Comunità Europea. Arrivo
in ufficio alle 9.00 e discuto in riunione con il mio capo sulle decisioni
da prendere. Il mio compito è fare ricerca su Internet sulle leggi di settore
e di solito comunico telefonicamente con gli uffici legali per verificare
dati e informazioni. A volte partecipo a corsi di aggiornamento
fuori sede.
Nel tempo libero suono la chitarra jazz e faccio sport. Mi piace andare
al cinema. Qualche volta, la sera, con gli amici beviamo qualcosa fuori
o, se resto a casa, navigo un po’ su Internet.
Unità 3
Al bar
Dottoressa Biasi • Allora, ingegnere, che cosa gradisce?
Ingegner Hernandez • Vorrei un caffè, grazie.
Dottoressa Biasi • Vuole anche qualcosa da mangiare?
Ingegner Hernandez • Sì, volentieri.
Dottoressa Biasi • Io prendo una pasta al cioccolato. Sa, in questo bar
sono molto buone!
Ingegner Hernandez • No, grazie. Magari un’altra volta. Preferisco un cornetto.
Dottoressa Biasi • Allora, un caffè e …
Barista • Scusi, signora. Deve fare lo scontrino alla cassa, per favore.
Dottoressa Biasi • Ah, sì, certo, scusi … un caffè, un cappuccino, un
cornetto e una pasta, per favore. Quant’è?
Cassiere • 6 euro e 50, grazie.
Dottoressa Biasi • Ecco a Lei. Ingegnere, oggi offro io!
Ingegner Hernandez • Ma no, dottoressa!
Dottoressa Biasi • Sì, questa volta tocca a me.
Ingegner Hernandez • Va bene. Però solo per questa volta!
In un locale
Cameriere • Buonasera.
Chiara • Buonasera. Ho un tavolo prenotato per due. Rocchi.
Cameriere • Sì, prego, da questa parte ... Ecco il vostro tavolo e ... ecco
il menù. Torno fra qualche minuto.
Chiara • Julie, che cosa prendi da bere?
Julie • Mm… bevo volentieri un Bellini, grazie.
Chiara • Io invece prendo un Brachetto. E da mangiare? Gli stuzzichini
sembrano davvero buoni…
Trascrizioni dei dialoghi
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Julie • Sì, infatti. L’unica cosa è che sono vegetariana.
Cameriere • Le signore vogliono ordinare?
Chiara • Senta, Allora, per favore… un Bellini, un Brachetto e degli
stuzzichini vegetariani. Ci consiglia qualcosa in particolare? Mm... Come
sono i pomodorini ripieni? Non c’è carne, vero?
Cameriere • No, sono solo con formaggio ed erbette. Sono ottimi. Vi
consiglio anche i quadratini di polenta e funghi e le focaccine con crema
di piselli.
Chiara • Benissimo. Julie, vanno bene per te?
Julie • Benissimo!
Chiara • D’accordo, grazie… Julie, come sei elegante stasera, hai degli
orecchini bellissimi!
Julie • Oh, grazie, Chiara.
Chiara • Ma che tempo fa a Londra? Ho visto su Internet che diluvia.
Julie • Sì, diluvia. Eh, lo sai, il tempo è sempre variabile, anche ora in
estate. È una settimana che non vado a correre per la pioggia. Ma
dimmi, tu vai sempre in palestra la mattina?
Chiara • Ultimamente un po’ meno perché sono molto occupata in ufficio.
La mattina esco molto presto.
E tu? Fai ancora trekking?
Julie • Sì, recentemente sono stata con degli amici nei Pirenei dell’Aragona,
nel Parco nazionale.
Chiara • Ah, davvero?
Julie • Ci sei stata? Conosci questa zona?
Chiara • No, non ci sono mai stata, ma ho sentito dire che è proprio
una zona fantastica per il trekking.
Julie • Eh, è una zona che mi piace moltissimo. Sai, a proposito della
Spagna, ho cominciato un corso di spagnolo con la prospettiva di gestire
il portafoglio clienti per la Spagna.
Chiara • Ah! Bene, che buona idea! E da quanto tempo lo studi?
Julie • Beh, lo studio già da due mesi.
Chiara • E ti piace?
Julie • Sì, moltissimo.
Chiara • E quando?
Julie • Due volte alla settimana all’ora di pranzo…
Cameriere • Allora, ecco qui… gli stuzzichini e i drink.
Chiara • Ah, bene, grazie.
Julie • Grazie.
Cameriere • Prego.
Julie • Senti, volevo dirti che ieri è stata davvero una piacevole serata!
Al ristorante
Cameriere • Per cominciare Vi ho portato un Salice del Salento, che si
sposa bene con il Vostro antipasto. È un rosato.
Alberto • Grazie.
Dieter • Grazie… Che buono. Mi piacciono molto i vini pugliesi.
Alberto • Ah, anche a me. Lei, quindi, s’intende di vini?
Dieter • Abbastanza. Tra l’altro sono stato diverse volte in Puglia con la
mia famiglia.
Alberto • Ah, sì?
Dieter • Sì, a me e a mia moglie piace molto questa regione … e la sua
cucina, naturalmente. E poi ai ragazzi, … a loro piace il mare. L’anno
scorso i miei figli sono stati con gli amici alle Isole Tremiti. Noi invece
l’ultima volta abbiamo visitato Castel del Monte… C’è mai stato?
Alberto • Non ancora… È patrimonio dell’UNESCO, vero?
Dieter • Sì, sì.
Alberto • Beh, la Puglia è una regione bellissima, c’è un mare stupendo
e si mangia davvero bene.
Dieter • Sì, sì, e che luce! E Lei, s’intende di vini?
Alberto • Sì, direi di sì. Mi interessano i vini veneti. Nel tempo libero visito
spesso le cantine della mia regione.
Dieter • Ah!…
Cameriere • Ecco le penne, signori.
Alberto • Grazie.
Dieter • Grazie…
Alberto • Allora, come vanno gli affari? Il mercato, come Le sembra al
momento?
Dieter • Mah, al momento mi sembra un po’ statico. Ma ci sono segni
di miglioramento.
Unità 4
In hotel
Receptionist • Buongiorno.
Julie Jones • Buongiorno. Sono Julie Jones. Ho prenotato una camera
singola per tre notti.
Receptionist • Sì, bene. ... Può darmi un documento e la carta di credito,
per favore?
Julie Jones • Sì, ecco.
Receptionist • Conferma la prenotazione dal primo al 3 incluso?
Julie Jones • Sì, rimango fino a giovedì 3. Lascio la camera alle 8.00.
Receptionist • Bene. Può compilare il modulo di accettazione e firmarlo?
Grazie.
Julie Jones • Certamente. Senta, scusi, posso avere alcune informazioni?
Receptionist • Sì, dica, prego.
Julie Jones • A che ora apre la palestra? E a che ora chiude?
Receptionist • La palestra apre alle 5.00 la mattina e chiude alle 10.00 la
sera.
Julie Jones • E dove si trova?
Receptionist • Al secondo piano.
Julie Jones • Grazie. Senta, posso avere la colazione in camera domani
mattina? Sarebbe possibile alle 7.00? Sa, devo andar via verso le 7.30.
Receptionist • Certamente. Il servizio in camera è disponibile 24 ore su 24.
Julie Jones • Benissimo. È stata prenotata una camera con vista sul
parco, vero?
Receptionist • Certo signora. La camera dà sul parco, come ha richiesto.
Vuole qualcuno per aiutarLa con i bagagli?
Julie Jones • Sì, grazie.
Receptionist • Se può attendere, viene subito qualcuno.
Julie Jones • Certamente.
Receptionist • Ecco la chiave. La camera è la numero 88 al quarto piano.
Julie Jones • Grazie. Scusi, mi dice, per favore, dov’è l’ascensore?
Receptionist • In fondo a sinistra, prego.
Julie Jones • Grazie.
Richieste e reclami in hotel, al ristorante
Cliente • Scusi, il conto non è esatto. Non abbiamo ordinato l’insalata.
Per cortesia, può ricontrollare?
Cameriere • Sì, certo ricontrolliamo subito.
Cliente • Gentilmente, possiamo avere un tavolo vicino alla finestra?
Cameriere • Sì, però dovete attendere qualche minuto.
Cliente • Buongiorno, chiamo dalla stanza 84. La colazione in camera
non è ancora arrivata. Per favore, può sollecitare il servizio?
Receptionist • Oh, sono spiacente. Provvediamo subito signore.
Cliente • Buonasera, vorrei prenotare un tavolo per quattro persone
per sabato 15 alle 8.00.
Cameriere • Abbiamo un tavolo disponibile per le 8.30. Va bene lo
stesso?
Cliente • Scusi, abbiamo ordinato da un po’. Dobbiamo attendere
molto?
Cameriere • Un attimo, arrivo subito, signore.
Cliente • Mi scusi, Il riscaldamento in camera non funziona e manca
Trascrizioni dei dialoghi
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Trascrizioni dei dialoghi
Obiettivo Professione 231
l’acqua calda nel bagno. Può mandare qualcuno a controllare? Grazie
Receptionist • Ma certamente signore ...
Cliente • Mi scusi, non riesco a collegarmi a Internet dalla mia stanza.
Ci deve essere un guasto.
Receptionist • Controlliamo subito signora.
Cliente 1 • Scusi, ero in fila prima di Lei.
Cliente 2 • Oh, scusi, non l’avevo vista.
Unità 5
All’aeroporto
Assistente • Buongiorno, signore. Biglietto e passaporto, prego.
Dottor Volta • Buongiorno. Ecco qui. Scusi, sono appena arrivato. Ho
sentito che ci sono stati ritardi questa mattina a causa della nebbia.
Assistente • Non si preoccupi, signore, abbiamo avuto solo qualche
leggero ritardo.
Dottor Volta • Ah, molto bene. Ho una riunione alle 3.00
Assistente • Ha preparato Lei le valigie?
Dottor Volta • Sì, certamente, le ho preparate io.
Assistente • Nel Suo bagaglio a mano c'è qualche oggetto vietato da
questa lista?
Dottor Volta • No, nessuno.
Assistente • Ha solo un bagaglio a mano?
Dottor Volta•Sì, solo questa borsa.
Assistente • Conferma un posto accanto al finestrino?
Dottor Volta • Mah …, se è possibile, vorrei un posto vicino al corridoio.
Assistente • Un attimo che controllo … sì, c’è un posto disponibile.
Dottor Volta • La ringrazio.
Assistente • Bene, signore. Ecco la carta d’imbarco e l’invito per la
lounge. L'uscita è la numero 45 e l'imbarco comincia alle 12.30.
Dottor Volta • Grazie. Scusi, dov’è la lounge?
Assistente • Sì, guardi, passi il controllo. E la lounge è subito a destra.
Dottor Volta • Grazie.
Assistente • Prego. Buon viaggio.
Al noleggio auto
a • Buongiorno.
b • Buongiorno, prego.
a • Senta, ho prenotato online un’Alfa Romeo a nome Marchi. Ecco il
modulo di prenotazione.
b • Sì, grazie .... Conferma la riconsegna della vettura per martedì 28
aprile alle 12.00?
a • Sì, e riconsegno qui in aeroporto.
b • Posso vedere la patente di guida, per cortesia?
a • Certamente.
b • Conferma il pagamento con la carta di credito che ha riportato sul
modulo?
a • Sì, ecco la carta.
b • Bene. L’importo complessivo è di €290.35. La tariffa include l’IVA.
a • Bene.
b • Dovrebbe leggere i termini e le condizioni del contratto di noleggio
e firmare qui sotto.
a • Sì, ... certo, termini e condizioni li ho già letti quando ho prenotato.
Mi scusi, l’auto è già con il serbatoio pieno?
b • Sì, e deve essere riconsegnata con il serbatoio pieno.
a • Molto bene.
b • Ecco le chiavi. Per il ritiro, la macchina si trova nel parcheggio qui
davanti. La preghiamo di verificare prima le condizioni della vettura ed
eventualmente, se ci sono problemi, ritorni qui in ufficio. Grazie
a • Certamente. ArrivederLa.
b • ArrivederLa e buon viaggio.
Al duty-free
a • Buona sera.
b • Buona sera. Senta, vorrei vedere una borsa di pelle nera.
a • Sì, certo. Ha già visto qualcosa?
b • No, veramente, no. Cerco una borsa ... un modello piuttosto classico.
a • Le mostro alcuni modelli. Vede, questi qui sono abbastanza classici.
Conosce le borse di questa nuova marca?
b • Sì, le conosco. Ne ho già comprata una. Eh sì, questo modello mi
piace. Mah ... ne ha una un po’ più piccola?
a • Sì, un attimo ... Questa va bene?
b • Ah, ... sì, sì, questa mi piace. Quanto costa?
a • 120 euro.
b • Perfetto, la prendo.
a • Vuole vedere qualcos’altro?
b • No. Grazie.
a • Posso vedere la carta d’imbarco, signora?
b • Certamente, eccola. Senta, per favore. Mi può fare un pacco regalo?
a • Sì, certo… Vuole la nostra rivista gratuita?
b • No, grazie. L’ho già presa all’ingresso. Scusi, mi sono ricordata che
devo prendere ... Dove sono gli ombrelli?
a • Sì, guardi, in fondo, lo vede il reparto? … Gli ombrelli li trova proprio
lì accanto … a destra.
b • Ah, grazie.
Unità 6
In città
Receptionist • Buongiorno.
Cliente • Buongiorno. Senta, scusi...
Receptionist • Sì, dica.
Cliente • Devo andare alla Fiera Campionaria. È lontana da qui? Mi
hanno detto che posso prendere la metropolitana. Mi può dire dov’è
la stazione più vicina?
Receptionist • No, non si preoccupi, non è lontana. Guardi, appena fuori
dall’hotel, prenda subito la prima a destra. Prosegua sempre dritto fino
al semaforo. Al semaforo vede un negozio di abbigliamento. Non si può
sbagliare.
Cliente • Ah, bene.
Receptionist • Allora, dopo il semaforo, giri a sinistra e attraversi la
strada. La stazione della metropolitana è proprio lì.
Cliente • Grazie.
Receptionist • Si figuri!
Cliente • Ma scusi, ancora un’informazione. Sa che linea devo prendere?
Receptionist • Quella rossa.
Cliente • È diretta?
Receptionist • Sì, sì.
Cliente • E ... scusi ... Quanto tempo ci vuole più o meno?
Receptionist • Mah, circa 50 minuti.
Cliente • Oh, La ringrazio molto. È stato molto gentile. Arrivederci.
Receptionist • Prego. ArrivederLa e buona giornata.
Cliente • Buona giornata anche a Lei.
In taxi
Tassista • Buongiorno.
Cliente • Buongiorno. Devo andare in Corso Mazzini all’Hotel Due fontane,
per favore.
Tassista • Sì, certo.
Cliente • Vedo che c’è molto traffico oggi.
Tassista • Sì, infatti. Ci sono dei lavori in corso.
Cliente • Ah, si vedo. Scusi, ma quanto tempo ci vuole per arrivare?
Tassista • Mah... 25/30 minuti.
Cliente • Scusi, posso chiederLe alcune informazioni?
Tassista • Sì, prego. Dica.
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Obiettivo 232 Professione
Trascrizioni dei dialoghi
Cliente • Domani devo vedere un cliente a Porta Vecchia. Quanto ci
vuole dall’Hotel Due fontane?
Tassista • Guardi... Dipende... Dipende dal traffico. A che ora deve essere lì?
Cliente • Alle 12.00.
Tassista • E beh, sì, quella è ora di punta. Guardi, calcoli almeno 40 minuti.
Cliente • Ah, ok, grazie.
Tassista • … ecco siamo arrivati.
Cliente • Bene, quant’è?
Tassista • 25 euro.
Cliente • Ecco a Lei. Mi può fare una ricevuta, per favore?
Tassista • Sì, certo. Non c’è problema.
Unità 7
Al telefono
A
• È in attesa di essere collegato con l’interno desiderato. I nostri operatori
sono momentaneamente occupati. La preghiamo di attendere.
• Buona sera. Fontim.
• Buona sera. Vorrei parlare con l’Ufficio Stampa, per favore.
• Attenda in linea, prego.
• La ringrazio.
• Mi scusi se l’ho fatta attendere, ma l’interno è occupato.
• Non c’è problema.
• Buona sera, Ufficio Stampa. Sono Veronica Bussi.
• Buona sera. Sono Luca Monti della Orion. La disturbo? Può parlare al
momento?
B
• Claudia Valle?
• No, ha sbagliato interno.
• Oh, mi scusi.
• Un momento, gliela passo subito.
• Claudia Valle, buon giorno.
• Ciao Claudia, sono Andreas. Come va?
• Ah, ciao! Eh! Ho molto lavoro, come sempre. E tu?
• Anch’io. Oggi, poi, è una giornata piena! Hai un attimo di tempo?
• Sì, dimmi!
• Ecco,... ascolta... telefono per la transazione... Non abbiamo ancora
ricevuto la conferma. Dobbiamo inviare i dati al più presto.
• Ah, sì, capisco.
• Potresti controllare, per favore? Vedi un po’.
• Sì, certamente. Controllo e ti telefono subito.
• Mandami pure un’email, se preferisci. Ti ringrazio. Ciao.
• Sì, certo, stai stranquillo, non preoccuparti. Ciao.
• Assicurazioni Internazionali, buona sera.
• Buona sera. Posso parlare con la Dottoressa Antoni, per cortesia?
• Sono spiacente, ma la dottoressa è fuori sede. Rientra nel tardo pomeriggio.
Chi la desidera?
• Oh, mi scusi, sono Elena Sassi. Chiamo per conto della Sar.
• Prego, in che cosa posso esserLe utile?
• Guardi, chiamo per gli allegati inviati questa mattina.
• Ah, si, capisco, ma non mi occupo io di questa pratica. Ma, mi dica,
pure. Le vuole lasciare un messaggio?
• No, non occorre, grazie. Le dica semplicemente che ho chiamato ...
no, anzi ... può farmi richiamare?
• Certamente, riferirò senz’altro, prendo nota e La faccio richiamare.
Per favore, può ripetere il Suo nome e può darmi il Suo numero di telefono?
Ingegnere • Pronto?
Architetto • Buongiorno, ingegnere. La disturbo?
Ingegnere • Ah, buongiorno, architetto, mi dica.
Architetto • La chiamo per la consegna del materiale…
(la linea sta andando via)
Ingegnere • Architetto...? La ricezione è debole… non La sento più…
Architetto • Mah, strano, la batteria del cellulare è carica. Forse la linea
è disturbata. Un momento, provo a spostarmi… Mi sente adesso?
Ingegnere • Sì, va meglio. Ora La sento…
Architetto • Mi scusi, dicevo, la consegna del materiale…
Ingegnere • No, guardi… non La sento di nuovo ...
Architetto • Senta, facciamo così. Faccio un salto più tardi in ufficio,
anche perché preferisco discutere gli ultimi dettagli di persona.
Ingegnere • Va bene, ci vediamo più tardi.
Cristina • Cristina Zeli.
Simona • Ciao Cristina, sono Simona.
Cristina • Ciao Simona. Come va?
Simona • Abbastanza bene, grazie. E tu?
Cristina • Tutto bene, grazie. Dimmi tutto.
Simona • Senti, abbiamo il sistema bloccato, per questo ti chiamo.
Cristina • È per organizzare la videoconferenza?
Simona • Sì, sì. Volevo chiederti… John è disponibile giovedì 4 alle
3.00?
Cristina • Fammi controllare l’agenda un attimo… No… John non
può. Senti, possiamo anticipare alle 2.30?
Simona • Credo di sì, ma devo parlare con Lorenzo. Forse possiamo
spostare una riunione. Ti faccio sapere.
...
Cristina • Cristina Zeli.
Simona • Cristina, ciao. Sono io. Ho parlato con Lorenzo. Va bene. Possiamo
fissare la videoconferenza per giovedì alle 2.30.
Cristina • Ok. Simona, più tardi mi puoi confermare tutto via e-mail?
Simona • Certo, ti scrivo entro domani. Ciao, grazie!
Cristina • Ciao! Buona giornata!
Unità 9
Presentazioni
• In questa prima fase Vi mostrerò un video dei nostri ultimi modelli.
• Dopo vorrei illustrare i fattori che hanno determinato la crisi
del settore.
• Infine, parlerò del mercato estero e, in particolare, dei nuovi mercati
di sbocco.
• Vediamo ora i vantaggi delle nuove direttive comunitarie per il nostro
mercato.
• Questo esempio evidenzia le potenzialità di crescita del nostro mercato.
È questa la ragione per cui è importante esaminarlo attentamente.
• Vorrei sottolineare il significativo aumento del nostro fatturato. La
dottoressa Bianchi, che ha preparato la relazione, evidenzierà
i punti principali.
Unità 10
Riunioni
1. Benvenuti e grazie per essere qui. Oggi discuteremo la possibilità di
aggiornare il nostro sistema informatico e la sua fattibilità in termini di
costi. Vorrei presentarvi Livio Macchi, della Infomat, la società che si
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Trascrizioni dei dialoghi
Obiettivo

corpus di articoli di Ilvo Diamanti

Studenti più soli ma la scuola a distanza piace agli italiani

La maggior parte dei cittadini è favorevole all’insegnamento da remoto, ma così i ragazzi perdono il legame sociale

07/12/2020
la Repubblica

Ilvo Diamanti

Il Covid sta cambiando la nostra vita e il mondo intorno a noi. È una considerazione ovvia. Io stesso l’ho espressa in diverse occasioni, su Repubblica . Eppure, continuo a ripeterlo, anzitutto a me stesso. Ogni volta che mi trovo ad affrontare questioni di importanza prioritaria. Come la scuola. L’istituzione a cui sono affidati il nostro sistema educativo, la promozione della ricerca e della conoscenza. Ma, al tempo stesso, forse: ancor prima, luogo di socializzazione. Perché a scuola si formano amicizie e relazioni che attraversano la nostra vita. Infatti, penso che tutti noi abbiamo amici incontrati durante il periodo scolastico. In particolare, alle “superiori”. Una fase biografica che orienta la nostra personalità. Anche per questo i provvedimenti del governo che prevedono la “Didattica a Distanza” (DaD) alle “superiori” appaiono importanti. Perché incidono sul presente e, ancor più, sul futuro della nostra società. Tito Boeri e Roberto Perotti, nei giorni scorsi, sulle pagine di questo giornale, hanno sottolineato come la chiusura delle scuole, insieme alla DaD, accentueranno, inevitabilmente, le diseguaglianze nell’apprendimento. Soprattutto a svantaggio degli studenti che appartengono a famiglie di ceto — e con livello di istruzione — più basso. Si tratta di un effetto di-mostrato da alcune ricerche condotte in Europa. Fra l’altro, in Germania, Belgio e Olanda. Mentre in Italia un’indagine condotta dal Censis, nello scorso aprile, mostra come vi sia un divario significativo, nell’accesso alla DaD, a svantaggio degli studenti del Mezzogiorno. Un’indagine recente, condotta nelle scorse settimane da Demos per Repubblica sull’atteggiamento degli italiani verso la DaD alle “superiori”, sottolinea, però, come la diffusione di questa pratica non preoccupi i cittadini. Al contrario. Quasi i due terzi del campione intervistato (rappresentativo dell’intera popolazione) esprime, infatti, un giudizio “positivo” di questa tecnica, che permette di condurre e seguire le lezioni “a distanza”. Appunto. Ciascuno a casa propria. Da solo. Come, dall’altra parte dello schermo e del collegamento, il professore. Si tratta, peraltro, di un orientamento generalizzato. Attraversa tutte le fasce d’età e tutte le categorie sociali. Anche se le persone direttamente interessate alla questione, cioè gli studenti delle superiori, costituiscono una piccola frazione del campione. Tuttavia, la DaD viene svolta anche altrove. In particolare: all’Università (lo dico per esperienza diretta). E sono, probabilmente, molte le persone intervistate che hanno figli adolescenti. Studenti alle superiori o all’università. Per questo è significativo osservare come la DaD ottenga maggior favore proprio fra le categorie maggiormente coinvolte. Anzitutto: gli studenti. E, comunque, fra le persone con un livello di istruzione elevato: medio-alto. Peraltro, il giudizio risulta molto positivo anche fra gli operai. I quali, spesso, hanno figli che studiano.

È probabile, dunque, che le ragioni a sostegno di questo metodo di insegnamento siano diverse. Anzitutto, la preoccupazione generata dal Covid, che spinge tutti, in misura più o meno elevata, a limitare i contatti con persone esterne alla cerchia familiare. Per limitare i rischi di contagio. E la scuola è, sicuramente, un luogo di contatto. In ambienti, talora, non adeguati, per carenza di aule che permettano di mantenere le distanze di sicurezza. Una preoccupazione che coinvolge i giovani, gli studenti. Ma anche le loro famiglie.

Naturalmente, la DaD richiede strumenti, tecnologie e competenze digitali non sempre diffusi in modo omogeneo. Per questo l’età e il livello d’istruzione costituiscono condizioni favorevoli, anche se non necessarie.

Tuttavia, è significativo osservare come la scuola mantenga, fra gli italiani, un livello di fiducia elevato. Anzi: maggioritario (superiore al 50%). La DaD, peraltro, appare tanto più apprezzata quanto maggiore è la fiducia verso la scuola. E ciò suggerisce come il valore dell’insegnamento prevalga su altre valutazioni. Proprio per questo, però, è opportuno qualche avvertenza. Perché, come si è detto, la scuola non è solo luogo di insegnamento. Ma di socialità. Di incontro. Di relazioni. Con altri studenti, con altri giovani. E con altre figure meno giovani. Con i docenti. Infatti, a scuola si va per apprendere. Testi, metodi, storie e storia. E per conoscere gli altri. Persone, non solo docenti e studenti. La “scuola a distanza”, per quanto utile (e, in questa fase, necessaria), ci abitua ad agire e a vivere “da soli”. Sostituendo il “digitale” al “contatto personale”. Con il rischio di costruire una società di “persone sole”. E “da soli” è difficile essere felici. Di certo, il “distanziamento” annuncia il “declino” del “legame sociale”. Cioè, della società. Il ritorno della didattica in presenza, previsto a partire dal prossimo gennaio, dunque, è opportuno. Per contrastare il Virus della solitudine. A condizione, ovviamente, di non liberare…il Corona-Virus.

 

 

 

https://www.c3dem.it/tag/ilvo-diamanti/

 

 https://www.c3dem.it/wp-content/uploads/2020/01/unaltra-sinistra-%C3%A8-possibile-g.-gori-foglio.pdf

 https://www.c3dem.it/wp-content/uploads/2020/10/la-parabola-el-paese-spaesato-i-diamanti.pdf

 https://www.c3dem.it/wp-content/uploads/2020/06/conte-leader-rifugio-di-un-paese-impaurito-il-pi%C3%B9-amato-%C3%A8-ancora-lui-i.-diamanti.pdf

Analisi pragmatica e culturale del dialogo: Unità 5 – Facciamo un po’ di sport!

 

L'analisi di questo articolo prende le mosse dal dialogo intitolato " Facciamo un po' di sport". 

Questo titolo rappresenta un enunciato con la volontà di valorizzare la faccia positiva della coppia di amici presente all'interno del testo ( Gianna e Lorenzo). Questo titolo potrebbe essere interpretato come una forma di massima di generosità ( valorizza sempre i benefici al bisogno di riconoscimento dell'altro interlocutore) in termini di cortesia linguistica perché si aderisce ad una Massima del tatto tra i due parlanti. In termini di dimensione culturale ritroviamo un debole evitamento dell'incertezza perché si mette in rilievo il bisogno di benessere personale e allo star bene e la dimensione culturale di tipo " collettivismo" con una enfatizzazione dell'appartenenza. Inoltre, in questo titolo possiamo ritrovare la dimensione culturale di " femminilità" segnalando un equilibrio tra vita famigliare e il lavoro. Questo è un modo per aderire ad una dimensione culturale di tipo " soddisfatti" perché il tempo libero è importante per avere una tendenza a ricordare le emozioni positive così come un modo per dirsi felice in definitiva. Il verbo " andiamo" segnala un atto linguistico di tipo "direttivo" perché si vuole che l'interlocutore compia una certa azione di tipo " collettiva"con un noi come modalità di adesione ad una faccia collettiva tra i due interlocutori. Il dialogo inizia con il turno di parola di Gianna " allora sei pronto" come domanda che intende mettere in rilievo il bisogno di massima di quantità ( sii informativo quando parli), in termini di principio di cooperazione di Grice, per ottenere uno contributo informativo interessante. Lorenzo risponde con " quanto hai detto che correremo" questa domanda è una forma di violazione della massima di quantità perché non ratifica la necessità di rendere il proprio contributo informativo quanto richiesto da parte di Gianna. La sua risposta è costituita da un'altra domanda come modalità per violare allo stesso tempo la massima di maniera ( sii chiaro) perché il proprio enunciato non evita l'oscurità né l'ambiguità. Questa domanda implica un'adesione da parte di Lorenzo ad una dimensione culturale con un forte evitamento dell'incertezza perché l'incertezza deve essere sempre combattuta.

La replica di Gianna " beh, visto che per te è la prima volta diciamo una mezz'oretta". Questa replica prende in considerazione il bisogno di non fare perdere troppa faccia negativa da parte di Lorenzo. Quindi Gianna è in sintonia con una massima di relazione ( sii rilevante) perché la sua risposta è rilevante per salvare la faccia negativa di Lorenzo. Con questo atto linguistico di tipo descrittivo Gianna mostra di enfatizzare un " noi coscienzioso" come tratto tipico della dimensione culturale di tipo " collettivismo" con il mantenimento dell'armonia. Allo stesso tempo, in questa replica, si crea un'adesione ad una dimensione culturale con un orientamento temporale a lungo termine perché una persona brava si adatta alle varie circostanze.

Lorenzo replica " cosa? mezz'ora" come modo per non ratificare sia la massima di quantità e di relazione offerta da Gianna. Per Lorenzo questa replica è una forma di minaccia al suo bisogno di tutelare la sua faccia negativa ( bisogno di autonomia nei confronti dell'interlocutore) perché lui vuole rimanere nella dimensione culturale di forte evitamento dell'incertezza perché si lotta contro l'incertezza e contro la poca considerazione per il proprio benessere. Lorenzo risponde in sintonia con la difesa di un " io di tipo coscienzioso" come tratto tipico della dimensione di tipo " individualismo".  Lorenzo non riesce a creare una dimensione culturale con un orientamento temporale a lungo termine perché preferisce la dimensione culturale in sintonia con un orientamento a breve termine mantenendo un'adesione alla stabilità della persona come sempre uguale a se stessa. La massima di quantità ( sii informativo) non viene ratificata perché " mezz'oretta" è un contributo troppo elevato per Lorenzo.

 Gianna " dai sto scherzando se riesci a resistere un quarto d'ora sarà già un buon risultato" è una replica con un registro linguistico molto colloquiale per creare una forma di valorizzazione della faccia positiva di Lorenzo. Gianna compie un atto linguistico di tipo "espressivo" perché Gianna vuole che Lorenzo faccia questo sforzo, ossia si augura qualcosa per stabilire e mantenere il contatto con Lorenzo. In sostanza, sarà un modo per Lorenzo di aderire anche solo per un momento ad una dimensione culturale con un orientamento temporale a lungo termine perché si mostra la capacità di adattarsi alle circostanze. Questo cambiamento di tipo culturale ricopre la funzione di conferire faccia positiva a Lorenzo.

Lorenzo replica con " ah bé, comunque d'accordo che adesso faccio vita sedentaria, però non credere, ai tempi giocavo a pallavolo". Con questo turno di parola si evidenzia una certa disponibilità nel pagare dei costi nei riguardi della sua faccia negativa perché denuncia una sua forma di adesione ad una dimensione culturale di tipo " vincolati" perché lui non fa sport e quindi ha poca propensione per il proprio benessere e lo star bene come tratto tipico di un'adesione ad una dimensione di forte evitamento dell'incertezza. 

Gianna prosegue con " sì, non ti preoccupare! vedi? più piano di così". In questo enunciato, Gianna ratifica la massima di maniera ( sii chiaro) perché lei evita l'oscurità e l'ambiguità. Quindi Gianna non ha nessuna voglia di attaccare la faccia negativa di Lorenzo poiché l'interlocutrice tutela il diritto di Lorenzo di non perdere la faccia negativa. Gianna è in sintonia con la massima di generosità perché minimizza i benefici per sé e massimizza i costi per sé. In definitiva, Gianna aderisce ad una dimensione culturale di debole evitamento dell'incertezza perché vive con poco stress e con una tolleranza verso i comportamenti differenti.

Il seguente turno di parola di Gianna sarà " appena 5 minuti e già sei stanca? vedi cosa vuole dire fumare?" come prassi per rientrare in una forma di attacco alla faccia negativa di Lorenzo. In questo modo si massimizza i costi per lui e massimizza i benefici per lei. Il suo enunciato è un atto espressivo per esprimere il suo orientamento psichico per stabilire un contatto sociale con Lorenzo. Gianna, in questo modo, aderisce ad una dimensione culturale di forte evitamento dell'incertezza mostrando una intolleranza verso il comportamento di Lorenzo di tipo divergente così come " fumare" come modo per segnalare una scarsa considerazione per il proprio benessere e lo star bene. Lorenzo replica con questo turno di parola: " no, non è il fiume. Ho smesso una settimana fa" per segnalare la sua non ratificazione della descrizione del reale offerta dalla domanda di Gianna. Lorenzo vede una forma di violazione della Massima di qualità ( dici il vero) perché Gianna afferma delle cose che non può provare. Inotre, la sua replica una massima di relazione perché il suo contributo non è rilevante.  Questa è una replica in sintonia con una dimensione culturale di debole evitamento dell'incertezza come tratto atipico nella replica di Lorenzo.

Gianna " lo so benissimo, ma cosa vuoi che conti, una settimana? dai riprendi fiato io mica intendo fermarmi per te". In questo turno, Gianna concede faccia positiva pur non ratificando il contributo di Lorenzo come non pertinente in termini di Massima di relazione. Il registro linguistico è amichevole per non conferire troppi costi al bisogno di tutelare la faccia negativa di Lorenzo. Gianna non ratifica la scena culturale proposta di Lorenzo, ossia l'assenza di attività sportiva in questo dato momento. Quindi Gianna non intende subire i costi per il bisogno di faccia positiva da parte di Lorenzo mostrando di aderire in questo turno di parola ad una dimensione culturale di forte evitamento perché non tollera il comportamento di Lorenzo, il quale crea nervosismo mostrando a Gianna un diritto ad un " io di tipo coscienzioso" come tratto della dimensione culturale di tipo " individualismo". Infatti, Gianna non vuole rientrare nella dimensione di tipo " vincolati" in cui le cose non dipendono da lei e non è concesso di ricordare le emozioni positive. Lorenzo " fai come vuoi, io non credo di farcela" Come primo giorno mi sembra che sia abbastanza" informa Lorenzo come enunciato per non ratificare la visione del reale offerta da Gianna perché Lorenzo viola la massima di relazione perché vede il contributo di Gianna come non rilevante. E' una forma di minaccia per la difesa della faccia negativa di Gianna perché la replica di Lorenzo fa pagare dei costi per il suo bisogno di faccia positiva. Lorenzo si colloca nella dimensione culturale di tipo " vincolati" perché le cose non dipendono da lui perché la sua replica viene formulata probabilmente in sintonia con colui che non sente il bisogno di legittimare la sua risposta in sintonia con la dimensione culturale con un alta distanza sociale.Lorenzo mantiene nel suo turno di parola il suo diritto alla privacy, in cui parlare per sé rientra nella dimensione di tipo " individualismo". Infatti, la sua risposta si conclude mantenendo una correlazione con la dimensione culturale con un orientamento temporale a breve termine perché la stabilità della persona come sempre uguale a se stessa è molto importante per aderire in seguito con la dimensione di tipo " soddisfatti" perché sarà possibile dirsi felice. Lorenzo massimizza i costi per la faccia positiva di Gianna, la quale risposta afferma una violazione della massima di relazione perché Lorenzo non rende il suo contributo rilevante. Gianna cerca di massimizzare i costi per la faccia positiva di Lorenzo perché non è capace di modificare la sua adesione ad una dimensione culturale di un orientamento temporale a breve termine per passare ad una dimensione con un orientamento temporale a lungo termine. Gianna segnala il suo disappunto con l'ausilio di un atto linguistico di tipo espressivo per esprimere il suo orientamento psichico nei riguardi di Lorenzo. Questo suo comportamento da parte di Lorenzo è una minaccia per il bisogno di aumentare la propria faccia positiva da parte dell'interlocutrice con la pratica dello sport. Alla fine è sempre Gianna a cercare una qualche risoluzione per rendere il suo contributo rilevante e soprattutto cerca una forma di mitigazione di fronte ai costi subiti dalla sua faccia positiva. In definitiva si cerca di uscire dalla dimensione di tipo " vincolati" in cui si trova per colpa di Lorenzo ricollocandosi nella dimensione di tipo " soddisfatti" e con la possibilità di tornare ad un orientamento temporale a lungo termine. In sostanza, Gianna cerca di creare una nuova scena culturale cercando di aderire ad una massima di maniera ( sii chiaro) per mostrarsi come " perspicace". Lorenzo replica con " cioè" segnalando che trova il contributo di Gianna come non aderente alla massima di quantità perché non è contributo abbastanza informativo da parte di Gianna. Lei offre un'alternativa per rendere informativo il suo contributo affermando: " là noleggiano le biciclette".  Questo è un atto rappresentativo in cui si formula ciò che si crede per riaffermare la sua adesione ad una massima di relazione. Questa proposta può essere intesa come un atto linguistico con un forte grado di imposizione nei confronti di Lorenzo. Questa domanda ha la funzione di aderire ad una dimensione culturale con un orientamento temporale a lungo termine. In quasi tutti i suoi enunciati, Gianna vuole massimizzare i benefici per la faccia positiva di Lorenzo come nell'affermazione" farai attività" con la finalità di aderire momentaneamente alla dimensione culturale di tipo " soddisfatti". Lorenzo " beh non è una cattiva idea. dai proviamo!".

 In questa risposta Lorenzo concede dei benefici al bisogno di faccia positiva da parte di Gianna adoperando una formulazione di tipo "mitigata" mascherando di fatto la forza del riconoscimento compiuto a Gianna. In un certo modo ratifica la possibilità di cambiare la scena culturale tra i due interlocutori aderendo in tal modo ad una dimensione culturale con un orientamento temporale a lungo termine perché mostra la sua capacità di adattamento. Questa replica è in sintonia con un atto linguistico di tipo " rappresentativo" enunciando la sua visione del reale di fronte a Gianna. Questo turno di parola " Dai proviamo" di Lorenzo è una modalità di offrire faccia positiva a Gianna ma con l'ausilio di un forte grado di imposizione come se fosse un diritto al coinvolgimento offerto e concesso da Lorenzo. Gianna con il suo enunciato " ok" ratifica in modo breve per non esporre troppo la propria faccia negativa data la replica di Lorenzo compiuta all'interno della cornice della cortesia positiva. Lorenzo replica con "aspetta" perché è sempre lui che decide l'andamento conversazionale tra i due parlanti poiché è sempre alla ricerca di faccia positiva. Poi prosegue con un " dai dai sbrigati" come forma per evitare ulteriori costi alla sua faccia positiva dopo una vana richiesta di " temporeggiamento" rendendo il suo contributo poco rilevante in termini di massima di relazione ( sii rilevante) tra di loro. Insomma cerca di recuperare " faccia" per tornare verso una dimensione culturale di tipo " soddisfatti" dopo essere scivolato in quella di tipo " vincolata". Gianna prosegue affermando " allora, ti è piaciuto fare sport con me?". Questa domanda è una forma di richiesta a Lorenzo con lo scopo di ottenere faccia positiva per la stessa Gianna. La sua domanda retorica è una forma di atto linguistico di tipo " espressivo" perché esprime il suo orientamento psicologico nei confronti di Lorenzo. In questa replica Lorenzo mostra di volere aderire completamente alla dimensione culturale di tipo " soddisfatti" perché vuole mostrarsi felice, con una tendenza a ricordare le emozioni positive. Si può aggiungere anche l'adesione ad un orientamento temporale a lungo termine perché una persona brava si adatta alle circostanze. Gianna replica con " hai visto? vedrai, stasera sarai un po' stanco, ma da domani già ti sentirai meglio. Se poi continuo così vedrai che miglioramento: ti assicuro, cambierai, da così a così" A patto però che tu lo faccia regolarmente.! Non per una volta e poi per niente per un mese. In questo enunciato di Gianna, l'interlocutrice offre faccia positiva a Lorenzo concedendo elementi linguistici con la funzione di " mitigazione" per non fare subire costi eccessivi alla faccia negativa di Lorenzo inizialmente per poi concedere pienamente faccia positiva come benefici per il perenne bisogno di faccia positiva dell'interlocutore maschile. In definitiva, Gianna cerca di formulare il proprio contributo in sintonia con la massima di quantità e di relazione con lo scopo di confermare i benefici conversazionali richiesti dal comportamento linguistico di Lorenzo. Infatti, Gianna continua con " Ti assicuro, cambierai" come atto linguistico di tipo " commissivo" come risultato per un impegno futuro. Questi benefici sono possibili solo se Lorenzo riuscirà ad aderire ad una dimensione culturale con un orientamento temporale a lungo termine modificando le sue abitudini come modalità per diventare una persona brava. Gianna esprime chiaramente a Lorenzo che dovrà abbandonare la sua propensione ad un orientamento temporale a breve termine dove si ritrova la stabilità della persona come sempre uguale a se stessa e dove ritroviamo le tradizioni come sacrosante. L'enunciato di Gianna rappresenta un tentativo di uscire dalla dimensione di tipo " vincolati" in cui le persone non fanno molto sport perché non tanto propensi a ricordare le emozioni positive. Lorenzo replica con " no, no hai ragione. Anzi sai che ti dico? Credo proprio che comprerò una bici!". In questo turno di parola, Lorenzo ratifica la visione del reale di Gianna offrendo faccia positiva a Gianna, affermando un'adesione alla massima di qualità ( dici il vero). Poi, l'interlocutore cercherà come al solito di guadagnare faccia positiva affermando un atto " commissivo" per guadagnare faccia positiva e aderendo ad una dimensione culturale con un orientamento temporale a lungo termine e con una dimensione di tipo " soddisfatti" perché fare sport rende importante le attività di tempo libero e la propensione nel ricordare le emozioni positive. Gianna replica con "oh così mi piace! e magari cominci a mangiare anche cose più sane" come tipologia di risposta con un atto linguistico di tipo espressivo in cui si esprime il proprio orientamento psicologico per mantenere il contatto con Lorenzo offrendogli faccia positiva come benefici alla sua persona. In seguito, viene richiesto a Lorenzo di mangiare sano come forma di adesione ad un orientamento temporale a lungo termine modificando la sua tradizione alimentare in modo da collocare i fatti più importanti nel futuro e con un debole evitamento dell'incertezza perché si aumenta la propria capacità di benessere e allo star bene, mostrandosi tollerante e aperto alle idee di Gianna. Questo per Gianna è un modo per essere " soddisfatti" mentre Lorenzo replica con " beh, non esageriamo adesso! una cosa alla volta" segnalando ancora una volta come Lorenzo non ratifica questo passaggio ad una nuova dimensione culturale. Lorenzo preferisce rimanere nella sua dimensione culturale con un orientamento temporale a breve termine pur accettando di aderire momentaneamente ad una dimensione di debole evitamento dell'incertezza mostrandosi aperto verso nuove idee. In definitiva, Lorenzo è sempre molto attento nel tutelare la sua faccia negativa di fronte ai troppi benefici concessi al bisogno di riconoscimento come diritto alla faccia positiva da parte di Gianna.


 

 

 Unità 5 – Facciamo un po’ di sport!


GIANNA
Allora, sei pronto?
LORENZO
Quanto hai detto che correremo?
GIANNA
Beh, visto che per te è la prima volta… Diciamo una mezz’oretta.
LORENZO
Cosa? Mezz’ora??
GIANNA
Dai, sto scherzando! Se riesci a resistere un quarto d’ora sarà già un buon risultato!
LORENZO
Ah beh… comunque d’accordo che adesso faccio vita sedentaria, però non credere, ai
tempi giocavo a pallavolo e…
GIANNA
Sì sì, va bene, campione! Dai, iniziamo!
LORENZO
Ok. Però… non correre troppo, eh?
GIANNA
Sì, non ti preoccupare! Vedi? Più piano di così…!
(5 minuti dopo)
GIANNA
Appena 5 minuti e già sei stanco? Vedi cosa vuol dire fumare?
LORENZO
N-no, non è il fumo, ho smesso una settimana fa.
GIANNA
Lo so benissimo, ma cosa vuoi che conti, una settimana? Dai, riprendi fiato, io mica
intendo fermarmi per te, eh?
LORENZO
Fai come vuoi, io non credo di farcela. Come primo giorno mi sembra che sia abbastanza.
GIANNA
Che delusione, che sei, Lorenzo! Ehi, mi è venuta un’idea!
LORENZO
Cioè?

GIANNA
Guarda, là noleggiano le biciclette. Perché non ne noleggi una e mi segui in bici? Così
per te sarà meno faticoso e comunque farai attività!
LORENZO
Beh, non è una cattiva idea. Dai, proviamo.
GIANNA
Ok.
LORENZO
Aspetta!
LORENZO
Dai! Dai, sbrigati!
GIANNA
Allora, ti è piaciuto fare sport con me?
LORENZO
Ma sai che non credevo? Invece mi sono proprio divertito! E mi sento anche molto meglio!
GIANNA
Hai visto? Vedrai, stasera sarai un po’ stanco, ma da domani già ti sentirai meglio. Se poi
continui così, vedrai che miglioramento: ti assicuro, cambierai da così a così! A patto però
che tu lo faccia regolarmente! Non per una volta e poi più niente per un mese!
LORENZO
No no, hai ragione. Anzi, sai che ti dico? Credo proprio che comprerò una bici!
GIANNA
Oh, così mi piaci! E magari cominci a mangiare anche cose più sane!
LORENZO
Beh, non esageriamo adesso! Una cosa alla volta!

venerdì 27 novembre 2020

Italiano, lingua sessista sul lavoro. Donne frenate fin da piccole da stereotipi anti-carriera Meno sessisti degli inglesi e tedeschi, di più degli spagnoli. Classifica mondiale su 25 paesi

 

Quanto spesso, anche parlando in presenza dei figli o dei bambini degli altri, ci esprimiamo associando una donna alla ‘casa’ , ai ’bambini’ e alla ‘famiglia’? Quanto, invece, descriviamo un uomo più facilmente per il suo ‘lavoro’, la ‘carriera’ o sul fronte ‘business’? Facciamo altri esempi: l’infermiera, la signora delle pulizie, la segretaria vi paiono termini più familiari rispetto ad infermiere, cameriere o segretario? E come usano tali terminologie i vostri ragazzi?
Sembra una ovvietà ma l’uso che si fa della propria lingua incide sulle scelte e sulle rinunce future delle nuove generazioni, dagli studi al lavoro.
Ebbene all'italiano i termini sessisti non mancano e se sul fronte del linguaggio comune si sapeva già (“Non fare la femminuccia”, “Lascia stare, sono cose da maschi”, “Sei acida! Ma hai il ciclo?”, segnalava i mesi scorsi una indagine Babbel sui modi di dire di 12 diversi paesi, come riportato da Ansa Lifestyle), ora è stato indagato quanto i luoghi comuni a sfavore delle donne agiscano su loro stesse anche quando si tratta di decidere di studiare o lavorare in ambito scientifico.

La donna spesso (per fortuna ora non così di frequente) rinuncia a realizzarsi e fare carriera come ingegnere, scienziata o matematica. Quanto delle chiacchiere che ha percepito fin da piccola la influenzano?
La lingua comune frena le ambizioni femminili, spiegano i ricercatori della Carnegie Mellon University che hanno condotto un report sui modi di dire di ben 25 lingue diverse. Gli studiosi hanno indagato gli stereotipi di genere coinvolgendo oltre 650.000 soggetti, sottoposti a specifici quesiti di associazione implicita e a test psicologici e indagando in particolare i luoghi comuni che influenzano le scelte degli studi universitari e del mondo del lavoro nel cosiddetto ambito ‘Stem' che va dall’ingegneria alle scienze alla matematica, vere e proprie roccaforti maschili.
L’Italia si piazza al tredicesimo posto dei venticinque paesi inclusi nel report. Al primo posto delle lingue più ricche di stereotipi c’è il danese, al secondo il tedesco, al terzo il norvegese. Seguono il rumeno, l’inglese, l’ebraico, lo svedese, il mandarino, il persiano, il portoghese, l’hindi e l’italiano. Dal 14esimo posto in poi finlandese, francese, coreano, spagnolo, indonesiano, arabo, giapponese, croato, turco, filippino, polacco. Infine il malese che risulta essere la lingua meno sessista.
Il sessismo attraversa tutte le culture e le lingue del mondo e, nei 25 paesi analizzati gli stereotipi imperano, anche se i paesi più sessisti risultano quelli con un'età media più avanzata, come ci potevamo aspettare- - spiegano gli autori nello studio pubblicato su Nature Human Behaviour.
Possono apparire banali modi di dire quelli in cui le donne si associano a vite familiari e gli uomini alla carriera ma non lo sono perché incidono sulla vita di tutti. “Le associazioni linguistiche possono essere anche causalmente correlate al giudizio implicito delle persone su ciò che le donne possono o non possono realizzare. I bambini piccoli hanno forti stereotipi di genere come gli anziani, e la domanda che ci siamo posti è da dove vengono questi pregiudizi, - sottolineano gli autori. - Anche senza fare vere e proprie dichiarazioni sessiste, gli stereotipi sono saldamente incorporati nel linguaggio riferito alle donne”.
A che punto sono gli italiani lo abbiamo chiesto a Moly Lewis che ha diretto lo studio: “Il risultato della nostra indagine, - precisa Lewis, - è che anche in italiano le parole relative all’uomo in carriera tendono a ricorrere, anche in una stessa singola frase. Al contrario, le parole relative alle donne tendono ad associarsi, ad esempio, al termine ‘famiglia’. Tali associazioni sono state confermate anche negli esperimenti psicologici fatti su speaker italiani. La conclusione generale, quindi, è che chi ascolta potrebbe imparare ad associare l’uomo alla carriera e le donne alla famiglia e questo potrebbe plasmare i loro stereotipi di genere. L'italiano è risultato meno prevenuto del tedesco e dell’inglese ma peggiore dello spagnolo e del giapponese”.

 

 https://www.ansa.it/canale_lifestyle/notizie/societa_diritti/2020/08/31/italiano-lingua-sessista-sul-lavoro.-donne-frenate-fin-da-piccole-da-stereotipi-anti-carriera-_234258dd-2c21-4abf-b0b0-dcf45b73de72.html

ANALISI Violenza contro le donne, le 10 frasi stereotipate da eliminare dal nostro linguaggio Da 'Datti ai fornelli' a 'Donna con le palle' le espressioni sessiste

Frasi stereotipate da analizzare per capire le ragioni della violenza di genere.



Questo articolo nasce dalla volontà di capire le dimensioni pragmatiche e culturali insite in alcune espressioni linguistiche legate fortemente alla violenza linguistica subita da parte di molte donne nel contesto culturale italiano. L'intento è quello di decifrare il contesto culturale figlio di queste espressioni tramite gli strumenti della pragmatica linguistica e delle dimensioni culturali.

L'articolo prende le mosse da un articolo intitolato " Violenza contro le donne, le 10 frasi stereotipate da eliminare dal nostro linguaggio" presente nel sito dell'Ansa del 24 Novembre 2020.

In questo articolo troviamo come prima espressione linguistica in collegamento con il rapporto tra donne e lavoro: "datti ai fornelli" 

Questo enunciato da vedere come un atto linguistico di tipo direttivo con la finalità di spingere l'interlocutore femminile a compiere una determinata azione sociale con l'ausilio di un atto linguistico compiuto con un forte grado di imposizione risultato della distanza sociale presente tra i due generi in sintonia con la dimensione culturale di tipo " mascolinità" dove sono gli uomini ad essere assertivi e ambiziosi mentre le donne devono mostrarsi modeste e ben intenzionate. In questo contesto culturale, l'uomo deve prevalere perché per lui il lavoro prevale sulla famiglia mentre la donna troverebbe un migliore equilibrio di vita dedicandosi di più al benessere della propria famiglia come modalità per aumentare i benefici per la sua faccia positiva intesa come volontà di essere riconosciuta da parte degli altri membri della società e forse implicitamente dalla stessa famiglia. In pratica sarebbe il modo per essere soddisfatti per la donna creando per la propria famiglia un'adesione ad una dimensione culturale con un orientamento temporale a breve termine perché le donne devono essere sempre uguale a se stesse. In altri termini, l'assenza di una prospettiva a lungo termine nella vita socio-culturale italiana impedisce alla donna di aderire ad una nuova dimensione culturale in cui la donna e l'uomo "bravi" sono coloro che si adattano bene alle circostanze. Per dirla in altro modo, si può affermare che è una forma di tradizione di tipo "sacrosanta" che non può essere modificata in quanto i "fornelli" sono la metafora della cucina come unico luogo per la donna dove potere mostrare i propri talenti nel mondo maschile in modo da creare delle emozioni positive all'interno del proprio nucleo famigliare. La faccia positiva di una donna si può ottenere soltanto in adesione alla dimensione culturale di tipo " soddisfatti" per l'uomo. Questa espressione "datti ai fornelli" è una forma di violazione della massima di relazione perché la donna in questa mansione non rende il suo contributo rilevante in termini di principio di cooperazione (Grice, 1975).

 Un'altra espressione presente nel articolo dell'Ansa è quella che recita " con chi sei stata per fare questo lavoro? "

Questo enunciato è una forma di domanda retorica per creare distanza sociale con l'altro interlocutore tramite un atto linguistico rappresentativo in cui il locutore esprime le sue credenze, ossia la sua visione della realtà in termini culturali. Questo è una domanda con un forte grado di imposizione capace di colpire fortemente la faccia negativa ( bisogno di autonomia e di non essere impedito) della donna. Questa espressione mette in luce che non c'è il rispetto della massima di qualità perché la donna non sta dicendo la verità. Questa domanda implica l'adesione ad una società ad alto indice di distanza sociale perché non hai bisogno di legittimare la tua presenza in un quadro culturale di questa natura. Di fondo si accetta la corruzione presente all'interno della propria gerarchia lavorativa. Per queste donne, le relazioni sono più importanti dei compiti come indica la dimensione culturale di tipo " collettivismo". Inoltre, esiste una attitudine moralistica verso la sessualità concepita come un atto performativo in sintonia con la dimensione culturale di tipo " mascolinità". Infine, mi sento in sintonia con la dimensione di tipo " vincolati" perché le cose non dipendono dal mio volere. 

 La prossima espressione da prendere in esame sarà: " una donna con le palle"

Questa espressione linguistica rappresenta un modo per affermare che tale donna rispetta la massima di quantità e di relazione in termini di principio di cooperazione. Questa espressione indica una volontà di conferire faccia positiva ad una donna eliminando la sua dimensione biologica di genere. In sostanza, le qualità insite nella dimensione di tipo " femminilità" vengono rimosse per creare un collegamento diretto con la dimensione di tipo " mascolinità" evidenziando la sua assertività e ambizione con una mentalità che colloca il lavoro come prevalente sulla famiglia, capace di lottare e di non piangere, di gestire i fatti e non le emozioni. Questo modo di conferire faccia positiva per una donna potrebbe essere percepito come un riconoscimento per l'identità professionale, ma allo stesso modo potrebbe essere un attacco forte per la propria identità esistenziale di genere femminile. 

La prossima espressione è " la mia capa\collega è acida, avrà il ciclo" come forma di forte minaccia per il bisogno di tutelare la propria faccia negativa da parte di quella donna. In altri termini, il suo comportamento linguistico mette in crisi la massima di tatto massimizzando i benefici per la capa\collega e massimizzando i costi per il sottoposto di genere maschile. Tale espressione mette in luce un'adesione ad una dimensione culturale di forte evitamento dell'incertezza perché si mostra intolleranza verso le persone divergenti. Di fatto, la capa\collega è percepita come un "out-group" come tratto della dimensione culturale di tipo " collettivismo" in cui il mantenimento dell'armonia come tratto tipico di tanti contesti al maschile di tipo "in-group" viene messo in rilievo. Questo comportamento mette in crisi il parametro che vede nelle relazioni un dato importante ( collettivismo". Infatti in questa espressione si ritrova la dimensione di "mascolinità" denunciando l'impossibilità della donna di gestire le emozioni in ambito professionale senza fare ricorso ad un approccio emozionale. Si resta legati ad un orientamento temporale a breve termine perché ci sono delle linee universali di comportamento nel bene o nel male delle situazioni. Questa espressione manifesta una non-volontà di essere collocati nella dimensione di tipo " vincolati" dove risulta difficile dirsi felice, con poca propensione a ricordare le emozioni positive. Questa espressione mette in crisi la massima di tatto in cui la capa\collega fa pagare dei costi eccessivi con un forte grado di imposizione non usuale tra le due persone. Di fronte ad un tale attacco al bisogno di faccia del sottoposto maschile, si usa il concetto "ciclo" come fenomeno naturale culturalizzato, ossia la donna viene collocata ampiamente nella dimensione di tipo " mascolinità" dove è lo sguardo maschile a descrivere il comportamento femminile. 

Passando all'amore come possesso si vede come la donna sia percepita come un tassello per creare quell'adesione tipica italiana ad una dimensione culturale di forte evitamento dell'incertezza come viene confermato in questa frase " se non stai con me, non può stare con nessuno" intesa come forte grado di imposizione per manifestare l'impossibilità di pagare qualsiasi costo per la propria faccia negativa da parte dell'uomo. Questo enunciato mette in luce come tale forma d'indisponibilità per proteggere i propri diritti e dovere femminile di rimanere fedele alla stessa persona sia una forma per ottenere faccia positiva per la donna. In sostanza, l'appartenere a qualcuno come prassi per guadagnare faccia per rendere il contributo della donna nella coppia di tipo rilevante. Questa espressione possiede molti elementi di una dimensione culturale di alta distanza sociale perché il mio grado di imposizione intesa come potere non va giustificato perché i rapporti tra i generi sono di tipi ineguali. Una dimensione culturale molto importante è il forte evitamento dell'incertezza perché c'è molto stress e ansia di fronte all'incertezza relazionale da combattere in modo persistente, con un bisogno di chiarezza e di avere regole emotive da rispettare. Inoltre, vige un'adesione culturale ad un orientamento temporale a breve termine perché esiste una stabilità della persona nella coppia come sempre uguale a se stessa, le tradizioni sono sacrosante, la vita famigliare di coppia è guidata da imperativi. Il possesso in amore è legato allo stesso modo alla dimensione culturale di tipo "soddisfatti" perché cerca nel controllo una propria soddisfazione nella propria vita.

 Un'altra espressione come " perché non hai risposto subito al telefono?" rappresenta una minaccia molto forte al mio dovere di difendere la mia faccia negativa ( intesa come bisogno di autonomia da tutelare). In altre parole, è un modo per dire che la tua non risposta al telefono è percepita come una minaccia al mio bisogno di faccia positiva ( necessità di riconoscimento) da parte maschile. Questa espressione si colloca nella dimensione culturale di forte evitamento dell'incertezza perché si vive con una forte presenza di stress, emozioni, ansietà, nervosismo con un bisogno emotivo di regole nella coppia da rispettare. La dimensione di tipo " mascolinità" si ritrova con il parametro di dovere essere assertivo mentre la donna deve mostrarsi ben intenzionata nei confronti dell'uomo. La dimensione culturale con un orientamento temporale a breve termine si ritrova nel fatto che ci sono dei comportamenti da seguire nel bene o nel male nelle varie situazioni, in cui la donna deve essere al servizio dell'uomo come tratto implicito in questa data espressione. L'uomo con il controllo trova il modo per aderire alla dimensione di tipo " soddisfatti" evidenziando una sensazione di controllo nella propria vita mentre la violazione di questo parametro colloca immediatamente l'uomo nella dimensione di tipo " vincolati" perché non posso dirmi felice, le cose non dipendono da me e ho poca propensione nel ricordare delle emozioni positive. Tale espressione è una ricerca di adesione alla massima di qualità rendendo il proprio contributo rilevante e la massima di maniera in sintonia con la necessità di evitare l'oscurità e l'ambiguità impliciti nella non risposta al telefono. 

Un'altra espressione è " vestita\truccata così non esce" segnala una grossa minaccia per il bisogno di faccia negativa dell'uomo con il comportamento vestimentario ed estetico della donna, la quale deve subire questo atto linguistico molto forte con valore di tipo " commissivo". Lui cerca di massimizzare i benefici da questa minaccia massimizzando allo stesso tempo i costi per lei. Insomma è una forma di violazione della massima di maniera con un comportamento ambiguo alla luce del punto di vista maschile. Di nuovo abbiamo la presenza di una adesione ad un forte evitamento dell'incertezza, alla distanza sociale tra le due persone, la dimensione di tipo " mascolinità" si ritrova in una differenza di genere in termini di ruolo sociale tra l'uomo e la donna. Per la donna truccarsi è un modo per valorizzare il proprio bisogno di faccia positiva comunicando un'adesione ad una dimensione culturale di tipo " soddisfatti" perché si sente felice, con un certo controllo della propria vita e una tendenza a ricordare le emozioni positive. 

In seguito, nell'articolo dell'Ansa ritroviamo presenti attacchi all'autostima con delle espressioni come " zitta, a nessuno importa quello che dici". Questo è un grosso attacco al mio bisogno di faccia positiva poiché è un attacco alla mia identità esistenziale mettendo in discussione la mia capacità di rappresentare il mondo. Questa espressione segnala il contenuto informativo veicolato dalla donna come di tipo irrilevante perché il proprio contributo non è pertinente. Poi ritroviamo un forte evitamento dell'incertezza perché si evidenzia una intolleranza verso le idee divergenti poiché la differenza è pericolosa. Di fondo, la donna è vista come incompetente di fronte allo sguardo collettivo esterno. In questa espressione, la dimensione di tipo " collettivismo" si ritrova nel fatto di mantenere l'armonia\status quo come prevalente perché parlare per se stessa non è un dato positivo ma bensì come un tratto di cui vergognarsi. Per il mantenimento della coppia la parola " io" è una parola eliminata perché la protezione attiva della relazione è un dato più rilevante. La donna non deve mostrarsi assertivi ma bensì ben intenzionata come un tratto tipico della mascolinità. L'orientamento temporale a breve termine è presente perché ci sono delle linee universali nelle situazioni nel bene o nel male. La vita famigliare viene guidata da imperativi come tratto unico per l'uomo di essere culturalmente "soddisfatto" in sintonia con una sensazione di controllo della propria vita.

Un'altra espressione è " nessuno ti crederà" per rappresentare in modo lampante la violazione della massima di qualità perché tu  non puoi provare quello che dici. Questo atto linguistico di tipo " dichiarativo" manifesta come il locutore eserciti un certo suo potere all'interno di un determinato ambito di vita relazionale con la presenza di un forte evitamento dell'incertezza segnalando l'intolleranza verso delle idee divergenti così come una forma di incompetenza di fronte alla faccia collettiva di una presunta comunità esterna. Inoltre, ritroviamo un orientamento temporale a breve termine perché ci sono linee di comportamento nelle varie situazioni e si è chiaramente collocati nella dimensione di tipo " vincolati" perché la libertà di parola non è di prima necessità.

 La seguente espressione " sei pazza, non è mai successo, ti inventi tutto" rivede la pazzia come modo per mostrare un'intolleranza verso persone divergenti e incompetenti come tratto tipico della dimensione culturale di forte evitamento dell'incertezza. " sei pazza" è anche un modo per segnalare una incapacità nel gestire le proprie emozioni come tratto tipico della femminilità e anche un modo per manifestare un'adesione alla dimensione di tipo "vincolati" perché la sua libertà di parola non è essenziale. Questo enunciato rappresenta una forte minaccia al mio bisogno di tutelare la mia faccia negativa rientrando nello schema della violazione della massima di qualità perché non puoi dire ciò che non puoi provare. In aggiunta ritroviamo il tutto condito dalla presenza di ambiguità e irrilevanza nel proprio contributo come forma di violazione della massima di maniera. In questo enunciato si rimane fedeli alla dimensione culturale di forte evitamento dell'incertezza con la presenza di un orientamento temporale a breve termine e con un'adesione alla dimensione culturale di tipo "vincolati".

La prossima espressione presa in esame sarà: " se mi lasci, mi uccido"

Questo enunciato è un atto linguistico di tipo commissivo per affermare un forte grado di imposizione da parte del locutore. In sostanza, è un atto di forte grado di imposizione perché si crede che sia una violazione del dovere dell'altro di restare con la stessa persona. In termini di cortesia linguistica, l'obiettivo di questo atto è di minimizzare i costi sia per se stessi così come per l'altro interlocutore.

Di fondo si cerca l'obbedienza del partner con o senza legittimità in sintonia con una dimensione culturale con forte distanza sociale. In questo enunciato è molto forte la presenza di un forte evitamento dell'incertezza perché l'incertezza nella coppia viene vissuta come una grossa minaccia vissuta con molta ansia e nervosismo. Bisogna salvare questo "noi coscienzioso" ad ogni costo come tratto tipico presente nella dimensione di tipo " collettivismo". L'orientamento a breve termine è presente perché si crede nella stabilità della persona come sempre uguale a se stessa in tutte le situazioni. La dimensione culturale di tipo " vincolati" è essenziale perché senza di lei non sono più propenso a ricordare le emozioni positive.

 La seguente espressione viene collegata al mondo delle minacce: " se lo dici, ti ammazzo" 

Questa espressione è un enunciato che mette in luce come questi due verbi siano portatori di due atti linguistici molto diversi, vale a dire se la donna "dice, afferma" mostra una capacità di descrivere il suo reale allora ci sarà l'atto commissivo come promessa/minaccia nei confronti dell'altro locutore. Questo enunciato è composto da un grosso grado di imposizione per colpire la faccia positiva dell'altro. Questo enunciato implica la forza della massima di quantità perché rendere il proprio contributo troppo informativo è molto pericoloso. 

Il concetto di vittimizzazione è presente nelle seguenti espressioni " l'hai provocato, cosa indossavi, eri ubriaca". Nell'enunciato " l'hai provocato" ritroviamo una minaccia al mio bisogno di rimanere fedele alla mia faccia negativa. Per l'uomo possiamo vedere una violazione della massima di maniera rendendo il tuo contributo come persona di tipo ambiguo e oscuro. Insomma, avviene una forma di cambiamento di scena culturale tra gli interlocutori. La dimensione di tipo "mascolinità" viene coinvolta perché vige una differenza elevata tra i due generi poiché prevale un'attitudine moralistica verso il sesso e pertanto il suo comportamento viene visto come un atto performativo. In questa espressione ritroviamo un collegamento con un orientamento temporale a breve termine perché ci sono linee di guida universali in questo tipo di situazione perché il parametro sottostante è: "la tradizione è sacrosanta". L'espressione " eri ubriaca" è un atto di minaccia al bisogno di faccia negativa da parte dell'altro interlocutore. In altri termini, si afferma che non si sta rispettando il tuo dovere di aderire alla massima di maniera evitando l'ambiguità del tuo comportamento. Di fondo c'è poca considerazione per il proprio benessere come tratto tipico della dimensione di forte evitamento dell'incertezza. Il senso di vergogna insito in questo enunciato riporta l'atto linguistico nella dimensione di tipo " collettivismo" poiché le donne dovrebbero consumare moderatamente l'alcool come tratto della dimensione di tipo " femminilità". Sempre in questa espressione, abbiamo la dimensione temporale a breve termine perché abbiamo delle linee universali di comportamento da rispettare nelle situazioni sociali. Di fatto, l'implicito è un'adesione ad una cultura di tipo " vincolati" perché si offre poca importanza al tempo libero e si è poco propensi a ricordare le emozioni positive. 

Per concludere si potrebbe sostenere che l'articolo trova una sintesi infelice nell'espressione " troppo amore acceca" come se l'inizio della nostra civiltà occidentale si collocasse una dimensione culturale di tipo " femminilità" in cui all'inizio era l'amore come il dato di fatto iniziale del nostro vivere, del nostro modo di comunicare la nostra umanità e che tale adesione primaria debba poi essere nascosta per dare rilievo invece alla dimensione di tipo " mascolinità" da parte di numerosi uomini. 



https://www.ansa.it/canale_lifestyle/notizie/societa_diritti/2020/11/17/violenza-contro-le-donne-le-10-frasi-stereotipate-da-eliminare-dal-nostro-linguaggio_a6a2c72b-2276-476e-91f4-f0b233a81617.html

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donne sul lavoro Questo lavoro non è adatto ad una donna”  , (“Datti ai fornelli”) (“Con chi sei stata per fare questo lavoro?” Una donna con le palle”  , “La mia capa/collega è acida, avrà il ciclo”

 

L’amore come possesso

Certe espressioni come “Se non stai con me, non puoi stare con nessuno" e "Perché non hai risposto subito al telefono? Vestita/truccata così non esci”.

 

Attacchi all’autostima

Spesso le donne che vivono una situazione di violenza hanno difficoltà ad uscirne perché il maltrattante le umilia al punto da distruggere la forza e l'autostima necessarie per lasciare la relazione tramite espressioni come "Zitta, a nessuno importa quello che dici", "Nessuno ti crederà" o ancora "Sei pazza, non è mai successo, ti inventi tutto".

Le minacce

Il timore per la propria incolumità e quella dei loro affetti scaturito da minacce e ricatti come "Se mi lasci, mi uccido", "Se lo dici, ti ammazzo", “Se provi a sentire ancora X (amico/collega), vedrai che succede” è uno dei motivi per cui molte donne rimangono in situazioni di abuso o evitano di denunciare i propri aggressori.

La vittimizzazione

Si ricerca spesso un movente o una giustificazione del reato nei comportamenti o nell’abbigliamento della donna. "L’hai provocato”, "Cosa indossavi?" e “Eri ubriaca” sono solo alcuni esempi.

 

Il delitto passionale e il ritratto dell’aggressore

Gli eventi dall’epilogo più grave vengono narrati come “delitti passionali”, dei gesti folli dovuti al “troppo amore” o giustificati dalla gelosia come qualcosa che “acceca”. Inoltre, spesso l’aggressore viene ritratto come una persona per bene per suscitare empatia nei suoi confronti, ad esempio “Sportivo, credente e ottimo lavoratore: il ritratto di X”. "Crediamo che il linguaggio abbia un ruolo centrale nel cambiamento culturale necessario per avere uno sguardo diverso sul fenomeno della violenza di genere. Non parliamo di VITTIME parliamo di DONNE, in stato di temporaneo disagio. Il termine “vittima” infatti stigmatizza la donna in un ruolo passivo e ignora la forza di cui è portatrice quando intraprende il faticoso percorso di uscita dalla violenza” dichiara la Presidente Manuela Ulivi.

 

 

https://www.ansa.it/canale_lifestyle/notizie/societa_diritti/2020/11/17/violenza-contro-le-donne-le-10-frasi-stereotipate-da-eliminare-dal-nostro-linguaggio_a6a2c72b-2276-476e-91f4-f0b233a81617.html

 Articolo molto interessante per il linguaggio

 

Il 25 novembre è la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. L'origine di questa giornata risale al 25 novembre 1960, quando nella Repubblica Dominicana le sorelle Mirabal, considerate rivoluzionarie, furono assassinate per ordine del dittatore Trujillo.

È stato però solo nel 2000 che le Nazioni Unite hanno dedicato questo giorno alla sensibilizzazione sulla violenza contro le donne. Ancora oggi, la violenza contro le donne ha le dimensioni di una pandemia globale: 1,2 miliardi di donne nel mondo, ovvero una donna su tre, l’ha subita (fonte: ONU).
La violenza è fisica, abusi, sevizie, botte, fino a morire: il femminicidio, un termine che leggiamo, viviamo, pronunciamo purtroppo con grande frequenza ma che non deve mai assuefarci, sapendo che le vittime non sono numeri ma donne, persone e che il dolore non finisce se non dopo un lungo percorso. C'è poi una violenza fatta di parole, pressioni, umiliazioni e intimidazioni e colpevolizzazioni che è entrata nella nostra quotidianità - per strada, a casa, al lavoro, sui social media - e nessuna può dirsi al riparo, una violenza che può essere subdola, talmente reiterata da neppure farci più caso (le espressioni sessite al lavoro, ad esempio). La conseguenza di questo linguaggio 'comune' è una forma di violenza psicologica che danneggia fortemente, giorno dopo giorno, l’autostima delle donne. Le parole hanno il potere anche di rafforzare certi pregiudizi e giustificare comportamenti aggressivi. Sono infatti proprio i modi di parlare, spesso radicati in vari pregiudizi, a diventare modi di pensare e vanno combattuti, eliminati, devono essere l'obiettivo di una battaglia culturale da compiere tutti, quotidianamente, non pensando che sia una piccola cosa. E' una prima rivoluzione culturale da fare insieme, uomini e donne (si anche le donne perchè a volte certe espressioni di routine, certe frasi fatte le sentiamo pronunciare persino dalle donne).
“Se consideriamo che il linguaggio è il filtro principale attraverso il quale percepiamo il mondo, è evidente che influenza il modo in cui ci relazioniamo e formuliamo giudizi sugli altri. La parola ha un grande potere e purtroppo ci sono molte espressioni quotidiane che confermano il pregiudizio subconscio secondo cui gli uomini sono intellettualmente, fisicamente e moralmente superiori alle donne” osserva Sara Grippo, nel team di didattica di Babbel che sostiene la associazione Donne in rete contro la violenza, D.i.Re e La Casa di Accoglienza delle Donne Maltrattate di Milano (CADMI) , il primo centro di accoglienza nato in Italia. 
Ecco una lista di espressioni che feriscono: è un linguaggio che dobbiamo lasciarci alle spalle tutti, sapendo che le parole, le frasi fatte sono frutto di quel retaggio culturale che è il primo ostacolo all'equità di genere alla quale aspiriamo da decenni.

Sul lavoro

Diverse espressioni utilizzate nel mondo del lavoro sminuiscono le capacità delle donne. Alcune espressioni trasmettono il messaggio che certe posizioni lavorative siano adatte solo agli uomini come nel caso di “Questo lavoro non è adatto ad una donna” e che il ruolo delle donne debba essere confinato alla cucina (“Datti ai fornelli”). Inoltre secondo alcuni modi di dire le donne possono arrivare in alto solo usando il loro corpo (“Con chi sei stata per fare questo lavoro?”). Quando poi una donna dimostra le sue competenze la si paragona a un uomo “Una donna con le palle”. Inoltre le donne sul posto di lavoro vengono talvolta considerate frustrate e acide: “La mia capa/collega è acida, avrà il ciclo” ne è solo un esempio.

L’amore come possesso

Certe espressioni come “Se non stai con me, non puoi stare con nessuno" e "Perché non hai risposto subito al telefono?" possono sembrare espressioni di amore e preoccupazione, quando in realtà rivelano l'intenzione di avere il controllo sull'altra persona. Vi sono poi altre espressioni che più esplicitamente dimostrano l’intento di controllo, come “Vestita/truccata così non esci”.

Attacchi all’autostima

Spesso le donne che vivono una situazione di violenza hanno difficoltà ad uscirne perché il maltrattante le umilia al punto da distruggere la forza e l'autostima necessarie per lasciare la relazione tramite espressioni come "Zitta, a nessuno importa quello che dici", "Nessuno ti crederà" o ancora "Sei pazza, non è mai successo, ti inventi tutto".

Le minacce

Il timore per la propria incolumità e quella dei loro affetti scaturito da minacce e ricatti come "Se mi lasci, mi uccido", "Se lo dici, ti ammazzo", “Se provi a sentire ancora X (amico/collega), vedrai che succede” è uno dei motivi per cui molte donne rimangono in situazioni di abuso o evitano di denunciare i propri aggressori.

La vittimizzazione

Si ricerca spesso un movente o una giustificazione del reato nei comportamenti o nell’abbigliamento della donna. "L’hai provocato”, "Cosa indossavi?" e “Eri ubriaca” sono solo alcuni esempi.

Il delitto passionale e il ritratto dell’aggressore

Gli eventi dall’epilogo più grave vengono narrati come “delitti passionali”, dei gesti folli dovuti al “troppo amore” o giustificati dalla gelosia come qualcosa che “acceca”. Inoltre, spesso l’aggressore viene ritratto come una persona per bene per suscitare empatia nei suoi confronti, ad esempio “Sportivo, credente e ottimo lavoratore: il ritratto di X”. "Crediamo che il linguaggio abbia un ruolo centrale nel cambiamento culturale necessario per avere uno sguardo diverso sul fenomeno della violenza di genere. Non parliamo di VITTIME parliamo di DONNE, in stato di temporaneo disagio. Il termine “vittima” infatti stigmatizza la donna in un ruolo passivo e ignora la forza di cui è portatrice quando intraprende il faticoso percorso di uscita dalla violenza” dichiara la Presidente Manuela Ulivi.

giovedì 26 novembre 2020

analisi del discorso del presidente francese

 

Quand le « en même temps » d’Emmanuel Macron pose question aux linguistes

 

Ce mardi 24 novembre, le président Emmanuel Macron a prononcé sa sixième « adresse aux Français », qui générait une fois encore beaucoup d’attentes.

Dans ce deuxième discours en lien avec le deuxième confinement, l’effet d’attente était fort, et les spéculations allaient bon train sur la dénomination même des annonces : « léger assouplissement », « assouplissement », « déconfinement ».

Dans un récent article, j’avais montré que le positionnement actuel du président était complètement différent de celui qu’il avait eu lors du premier confinement : moins empathique et plus distancié, le président n’assumait pas linguistiquement les nouvelles consignes, par le recours à des chiffres, des comparaisons, là où il s’impliquait (inter)subjectivement dans les discours du premier confinement, avec des tendances en « vous/les soignants », « je/nous » et « le retour/l’avenir ».

Avant ce deuxième discours du « confinement 2 », je prévoyais deux hypothèses possibles, en fonction de la trajectoire des discours précédents :

  • Une poursuite de cette mise à distance des mesures, en continuant sur la stratégie de quantification et comparaison ;

  • Un retour à un ton plus « paternaliste », dans l’esprit des discours du premier confinement.

Tenir la première stratégie « et en même temps » la seconde ?

Si on observe les spécificités de ce discours (c’est-à-dire ce qui est « sur-utilisé »), on observe en tête deux termes particulièrement intéressants relativement aux hypothèses précédentes :

Mots sur-employés dans le discours du 24/11.

En effet, nous avons le « nous » et le « nombre », qui montrent que le discours concilie une implication du président et des citoyens, et en même temps une quantification abondante et précise. Le président a donc recours à la désignation d’une collectivité plus large dans laquelle s’inclut le locuteur, notamment province, quartier, pays, patrie ; nous = je + ils collectif, en utilisant ce pronom « nous » par exemple ainsi :

« Et dans cette période, nous ne devons pas nous laisser nous emporter. Tenons-nous ensemble autour de nos valeurs, autour de notre histoire, dans cet attachement à notre démocratie, à notre humanisme qui demeurent, aujourd’hui comme hier, nos plus sûrs atouts. Alors, nous pourrons inventer un nouvel avenir français. »

Ainsi, si statistiquement le président semble adopter une stratégie d’inclusion en assumant les annonces, les choses sont beaucoup plus complexes.

Déjouer le comptage de mots pour orienter les commentaires ?

À ce « nous » s’ajoutent en effet les verbes devoir et pouvoir, qui sont très riches du point de vue linguistique puisqu’ils ont selon le linguiste Carl Vetters un « noyau sémantique sous-déterminé – respectivement la possibilité et la nécessité abstraites (Kronning 1996) – leur permettant de prendre un grand nombre d’effets de sens discursifs ».

Dans le cas du discours d’Emmanuel Macron, la combinaison des « nous » avec « devoir » au présent et « pouvoir » au futur, présente la situation comme contrainte, suspendue à une attente collective, sur laquelle le président n’a pas de prise.

On se trouve réellement dans un « et en même temps » linguistique, puisqu’à ce « nous » d’implication s’attache une nécessité ou une possibilité, donc quelque chose qui semble s’imposer de l’extérieur. Cela est d’autant plus visible et prégnant dans les exemples suivants, avec un effet d’anaphore de « il nous faudra » :

« Il nous faudra rebâtir notre économie plus forte afin de produire et redonner plein espoir à nos salariés, nos entrepreneurs, garder notre indépendance financière. »

« Il nous faudra rebâtir une indépendance agricole, sanitaire, industrielle et technologique française et plus d’autonomie stratégique pour notre Europe. Cela passera par un plan massif pour notre santé, notre recherche, nos aînés, entre autres. »

« Il nous faudra nous rappeler aussi que notre pays, aujourd’hui, tient tout entier sur des femmes et des hommes que nos économies reconnaissent et rémunèrent si mal. « Les distinctions sociales ne peuvent être fondées que sur l’utilité commune ». Ces mots, les Français les ont écrits il y a plus de 200 ans. Nous devons aujourd’hui reprendre le flambeau et donner toute sa force à ce principe. »

« Il nous faudra bâtir une stratégie où nous retrouverons le temps long, la possibilité de planifier, la sobriété carbone, la prévention, la résilience qui seules peuvent permettre de faire face aux crises à venir. »

Avec cette tournure, le président combine le « nous » qui l’implique avec les citoyens, avec une tournure impersonnelle par laquelle « le locuteur laisse s’imposer le propos en tant que tel ».

Avalanche de chiffres et délégation de la responsabilité

Aussi, à ce « nous » apparent cède une certaine forme de délégation de la responsabilité (linguistique au moins), qui se combine à l’objectivation qui est bien présente avec le mot « nombre », ainsi qu’avec la catégorie des chiffres qui est très caractéristique de ce discours du 24 novembre (sur-représentée par rapport aux autres discours, même par rapport au discours du 28 octobre) :

« Le nombre de cas positifs journaliers à la Covid-19 a fortement reculé. Il a été supérieur à 60 000, il s’est établi la semaine dernière à 20 000 cas par jour en moyenne. »

« Après avoir atteint 33 500 patients hospitalisés le 16 novembre, soit plus que lors de la première vague, nous avons aussi commencé une lente décrue. Le nombre de personnes en réanimation du fait de la Covid-19 est passé de 4 900 le 16 novembre à 4 300 aujourd’hui. De ces données, il ressort que le pic de la seconde vague de l’épidémie est passé. »

Cette adresse du 24 novembre est pour le linguiste un cas d’école, puisqu’elle combine l’usage d’expressions qui recouvrent a priori des objectifs distincts : inclure et assumer, mettre à distance et déléguer la responsabilité.

Ce tweet est emblématique des exemples que j’ai présentés précédemment :

Par cette stratégie, le président donne un sentiment d’implication (les spectateurs pourront ressentir la récurrence du « nous ») mais délègue la responsabilité des mesures grâce aux verbes pouvoir, vouloir et surtout falloir, qui, tels qu’ils sont employés, laissent les propos s’imposer au locuteur, et non l’inverse.

 

 

 https://theconversation.com/quand-le-en-meme-temps-demmanuel-macron-pose-question-aux-linguistes-150869

"IRREMPLACABLE di CYNTHIA FLEURY da analizzare

 https://larlet.fr/static/david/stream/cynthia-fleury-les-irremplacables-prologue.pdf

 

 http://lipha-pe.u-pem.fr/revue-ethique/revue-ethique-detail/?tx_ttnews%5Btt_news%5D=20807&cHash=42fe68174d278abb1a5dc62265c4e259

Italo Svevo: La coscienza di Zeno Il vizio del fumo

 https://online.scuola.zanichelli.it/letterautori-files/volume-3/pdf-online/33-svevo.pdf

Analisi pragmatica del dialogo " In giro per Roma"


Questo dialogo, tratto dal manuale Progetto Italiano 2 della casa editrice Edilingua, prova ad adoperare gli strumenti di analisi presenti nell'ambito della linguistica pragmatica. Questi strumenti metodologici vengono denominati come principio di cooperazione di Grice (1975), la cortesia linguistica di Brown e Levinson (1978) e aggiungendo il concetto di dimensione culturale presente nei lavori di Hofstede (1984).

 Questo dialogo inizia con la presa di parola di Gianna "allora" come per segnalare il suo diritto di essere la guida in questo dialogo con lo scopo di guadagnare faccia positiva mostrando come questa sua iniziativa sia una forma di dovere interazionale. Il suo primo enunciato ha la forza di un atto descrittivo che narra come il locutore interpreta il reale. Lorenzo non ratifica questo "diritto" di Gianna di descrivere e guidarlo nella città perché è una forte minaccia al suo bisogno di riconoscimento sia per la sua faccia negativa così come per la sua faccia positiva sempre alla ricerca di " benefici" ( riconoscimento). Questo perenne bisogno di riconoscimento non consente di ratificare la realtà descrittiva da parte di Gianna. Questo per Gianna sarebbe un modo per aderire ad una dimensione culturale di tipo " soddisfatti" mentre per Lorenzo sarebbe un modo per aderire contro il suo volere ad una dimensione di tipo " vincolati" per l'arco della visita della città di Roma. Pertanto è un forte evitamento dell'incertezza come dimensione culturale che emerge dall'indisponibilità di Lorenzo. Lorenzo compie una replica con un registro molto colloquiale perché non vuole che ci sia una comunicazione in cui aumenti la distanza sociale tra di loro collocandolo in un ruolo di tipo "subalterno". In questo modo segnala che non vuole una guida per visitare la città, la quale rappresenta una minaccia per il suo bisogno di faccia positiva. Allo stesso modo, questa replica potrebbe implicare, nella rappresentazione dell'evento della visita, un non rispetto della massima di quantità da parte di Gianna poiché tenta di rendere il suo contributo troppo informativo. Gianna sente il rifiuto di aderire alla descrizione della situazione da parte di Lorenzo come una minaccia per la sua faccia positiva e per il suo bisogno di aderire ad una massima di quantità adeguata alla sua interpretazione della scena " visita di Roma" in sintonia con il suo diritto di narrare i luoghi della città. Questa visione non viene ratificata da parte di Lorenzo perché rappresenta una minaccia per il suo bisogno di ottenere sempre e costantemente faccia positiva. Quindi si nota una forte asimmetria in questo momento del dialogo. Gianna non ratifica la visione di Lorenzo e continua la sua rappresentazione con un esempio con la funzione di atto linguistico di tipo rappresentativo come modalità per ottenere faccia positiva e per modificare l'evento tra i due partecipanti partendo da una scena di tipo turistica per raggiungere una scena di tipo "culturale". Lorenzo non ratifica la visione presente nell'atto linguistico di Gianna esprimendo un atto linguistico di tipo "espressivo" per denunciare il suo orientamento psichico di fronte agli atti linguistici prodotti da Gianna. Questi atti sono una minaccia per il bisogno di faccia positiva di Lorenzo. Quest'ultimo vuole rimanere la stessa "persona" in questo inizio di dialogo. Lo stile è di tipo colloquiale-famigliare per indessicalizzare la situazione in una certa modalità. Gianna replica con un "stupido" in sintonia con il suo stile che non intende ratificare la visione della scena offerta da Lorenzo. Lui non rispetta la massima di relazione perché non rende il suo contributo rilevante e pertanto Gianna continua la sua proposta di vedere la realtà come scena culturale come modalità di aumentare la sua faccia positiva ma anche quella di Lorenzo. Quindi è un atto che intende offrire faccia positiva di tipo collettivo alla coppia. E' una forma di massima di generosità per aumentare i benefici presenti in un soggiorno turistico a Roma. Tuttavia, Lorenzo non ascolta per cercare di agentivare la scena come di tipo " scherzosa-ludica" ma rappresenta un atto di minaccia per il bisogno di riconoscimento da parte di Gianna. Lorenzo, di fatto, non vuole codificare la natura dell'evento  come di tipo "culturale" ma deve rimanere di tipo "ludico" senza compiere la mutazione desiderata da parte di Gianna. Lorenzo replica con " sì uffa" come prassi minima per ratificare minimamente il bisogno di trasformare l'evento da ludico a culturale come procedura per ottenere faccia positiva da parte di Gianna. Lorenzo minimizza sempre i costi per sé e offre pochi benefici alla faccia di Gianna, la quale continua la sua descrizione come prassi per non pagare troppi costi per la continua violazione di riconoscimento da parte di Lorenzo. Gianna cerca una conferma presso Lorenzo per sapere se riesce a ratificare la visione di questo evento senza sentire la perdita di faccia positiva e senza sentire la sua persona in adesione alla dimensione di tipo " vincolati". Per Gianna, Lorenzo ha il dovere di ascoltare mentre le sue repliche sembrano una forma di violazione della massima di qualità ( Lorenzo non dice la verità in definitiva). Lorenzo conferma di stare ascoltando mostrando di seguire quello che dice Gianna. In seguito, Lorenzo continua con " vai, vai" come modo per replicare in modo breve per concedere pochi benefici a Gianna e per non pagare troppi costi per la sua faccia. Questo modo di replicare è un modo per mostrare poco rispetto al bisogno di faccia positiva di Gianna. Il comportamento linguistico di Lorenzo è una forma di minaccia per Gianna poiché non intende conferire faccia positiva a Gianna mantenendo la sua attenzione sulla difesa della propria faccia negativa. Lorenzo non vuole ritrovarsi nella dimensione di tipo " costretti" e con un aumento della distanza sociale tra i due a favore di Gianna. Questo comportamento è forse da imputare ad una dimensione culturale di tipo " mascolina" da parte di Lorenzo, il quale crede che sia il ruolo del ragazzo quello di essere assertivo nella coppia mentre Gianna dovrebbe ratificare il ruolo di "amministratrice delle emozioni" concesso da parte di Lorenzo. Gianna si rende conto della continua violazione della massima di qualità da parte di Lorenzo con le sue menzogne quando afferma di " seguire" mentre lui continua a fare dei video causando una perdita di faccia molto elevata per Gianna. Il comportamento di Lorenzo rappresenta una perenne minaccia per il bisogno di faccia positiva di Gianna. In pratica lui massimizza i costi per Gianna e minimizza i costi per  la sua faccia negativa. Lorenzo dicendo di sapere qualcosa su Piazza Navona cerca di riconquistare dei benefici per il tentativo di ridurre i costi pagati per la sua faccia positiva durante il tragitto. La minaccia per la faccia di Gianna viene compiuta dal momento che Lorenzo dice " senza guida", ossia senza il bisogno dell'ausilio di una " guida cartacea" come modalità per mostrare la sua superiorità nei confronti di Gianna. Deve fare pagare dei costi perché non ritieni possibile concedere dei benefici alla faccia positiva di Gianna. Mostrare la conoscenza è un modo per dare dei benefici alla propria faccia con un atto linguistico di tipo "direttivo" con l'intento di enunciare la propria conoscenza. Gianna corregge la parola di Lorenzo per non pagare dei costi per la sua faccia positiva e poi aumenta la sua faccia positiva con una spiegazione più dettagliata. In sostanza non vuole concedere nessun beneficio ai bisogni di faccia di Lorenzo dopo il suo comportamento in piena violazione della massima di qualità e poca propensione a dare faccia a Gianna. Lorenzo cerca in ogni sua replica di guadagnare faccia positiva per ridurre l'impatto notevole prodotto dai suoi errori. Gianna ratifica la risposta di Lorenzo ma poi deve rimproverare Lorenzo perché sta guardando le altre turiste. Questo comportamento è di nuovo una minaccia per la faccia negativa di Gianna che si ritrova con Lorenzo che indessicalizza l'evento come un momento ludico e non accetta di pagare i costi dovuti a questa trasformazione dell'evento "visita a Roma" di tipo turistico-ludico ad un evento di tipo culturale per Gianna. Questo cambio di identità dell'evento è una profonda minaccia per la faccia positiva di Lorenzo in questo dato dialogo. Questo comportamento sigla un passaggio verso l'adesione ad una dimensione culturale di tipo "soddisfatti". Lorenzo non ha il diritto di compiere questo comportamento in presenza di Gianna in un'interazione fondata sul reciproco bisogno di riconoscimento della faccia positiva altrui. Questo non avviene nel comportamento di Lorenzo. Gianna continua ad accettare il comportamento non pertinente in termini di massima di qualità così come il suo comportamento si colloca dentro una dimensione di debole evitamento dell'incertezza. Gianna continua questa conversazione mantenendo il suo contributo in sintonia con la massima di quantità ( sii informativo quanto richiesto) per il suo orientamento culturale di tipo " soddisfatti". Lorenzo ha una replica di tipo " ah sì, dov'era" per non dovere ratificare la massima di quantità offerta da parte di Gianna. Lorenzo chiedendo " dov'eri" mette in discussione la competenza di Gianna creando di fatto un'ennesima minaccia per la faccia di Gianna. Lei offre comunque una replica dopo aver pagati tanti costi dovuti alle svariate violazioni realizzate da parte di Lorenzo in termini di riconoscimento della sua faccia positiva. Lorenzo continua ad agire in ampia sintonia con una dimensione culturale di tipo " debole evitamento dell'incertezza" perché non ratifica la natura dell'evento. Lorenzo offre una descrizione che forma un atto dichiarativo per esercitare il suo potere all'interno di questa data conversazione in cui Lorenzo ha perso in molte occasioni la sua faccia negativa. Questo è anche una asserzione per descrivere il suo stato di conoscenza in questo dato scambio. Gianna concede un po' di faccia quando accorda sulla nozione di persona per Lorenzo agentivandolo come " studente di scuola elementare" quindi è un atto linguistico come forte minaccia per il riconoscimento della sua faccia positiva. In questo modo Gianna cerca di massimizzare i costi per il suo comportamento nei confronti di Gianna. Lorenzo per riguadagnare faccia si occupa di compiere delle fotografie e questo non viene ratificato da Gianna quando esprime " cancellala" come modo per segnalare un non adeguarsi alla realtà descrittiva di Lorenzo. Gianna non intende pagare costi offerti da Lorenzo, il quale a sua volta non ratifica la visione di Gianna. Questa chiusura nel dialogo è un conflitto interazionale dovuto ad un eccesso di costi subiti da parte di Gianna mentre Lorenzo ha lo scopo di smuovere l'evento di tipo "culturale" per riportarlo ad una dimensione di tipo "ludico". Gianna vuole aumentare il concetto di faccia collettiva di tipo " positiva" per la coppia mentre per Lorenzo non vuole ratificare questa visione con le continue violazioni della massima di qualità e il suo bisogno continuo di ottenere faccia positiva ad ogni costa.

 

 

 

 

Unità 4 – In giro per Roma


GIANNA

Allora, eccoci a Piazza Venezia: sul lato ovest c’è il Palazzo di Venezia, che fu inizialmente…


LORENZO

A Venezia! Dai, giriamo così, per favore, senza guida!


GIANNA

Ma scusa, siamo a Roma solo per due giorni e dobbiamo capire cosa vediamo. Per esempio, lo sapevi che il leone di San Marco di Palazzo Venezia viene dalle mura di Padova?


LORENZO

Guarda, adesso che lo so sono un’altra persona! Dai, andiamo!


GIANNA

Stupido!


GIANNA

Ed ecco piazza del Campidoglio: fu progettata da Michelangelo l’intera piazza alla metà del Cinquecento, quando… Ma Lorenzo! Non mi ascolti proprio!!


LORENZO

Sì… uff!


GIANNA

La sua costruzione iniziò nel 72 sotto l’imperatore Vespasiano e suo figlio Tito lo completò… Lorenzo! Mi stai ascoltando?


LORENZO

Eh? Sì, sì sto ascoltando… Suo figlio Tito… Vai vai!


GIANNA

Ma sei davvero impossibile! Basta con questi video!


LORENZO

Su Piazza Navona so qualcosa anch’io e... senza guida! In epoca romana era un anfiteatro!


GIANNA

No, uno stadio. Lo costruì l’imperatore Domiziano nell’85 dopo Cristo.


LORENZO

Uhm, sì. E quella è la famosa fontana dei Quattro Fiumi.


GIANNA

Sì, di Gian Lorenzo Bernini. Lorenzo, smettila di guardare le turiste!


GIANNA

Ed eccoci davanti a Castel S.Angelo. Pensa che fu un monumento romano, cioè la tomba di Adriano. Poi fu una fortezza. Lorenzo? Ma non mi ascolti proprio mai!?


GIANNA

Lorenzo, ma lo sapevi che Piazza di Spagna si chiama così perché nel ’700 c’era l’ambasciata spagnola?


LORENZO

Ah sì? Dov’era?


GIANNA

Guarda, là. Ma Lorenzo! La finisci di andartene di qua e di là? Uffa!


LORENZO

“La guida si arrabbia con lo studente indisciplinato”. È il titolo della foto.


GIANNA

Studente, sì, ma delle elementari! Cancellala!


LORENZO

No!


GIANNA

Cancellala! Dammela!