TORNA L'ORGOGLIO NAZIONALE E GLI ITALIANI SI STRINGONO ATTORNO A CONTE E GOVERNO
[La Repubblica, 19 marzo 2020]
Mai
come in questa occasione appare difficile tracciare un Atlante degli
orientamenti politici degli italiani. O forse è vero il contrario: mai
come questa volta appare semplice. Perché oggi, nel teatro della
politica, i partiti e i loro leader recitano un ruolo da comparse. Al
centro della scena, infatti, c'è un solo protagonista. Un solo
(con)testo. Il Coronavirus. Che suscita paura, ma evoca, al tempo
stesso, un sentimento in-atteso, nel nostro Paese. Il ritorno
dell'orgoglio nazionale. È il dato, forse, più importante - oltre che
meno prevedibile - emerso dal sondaggio di Demos, per l'Atlante
politico, pubblicato oggi su Repubblica . Peraltro, rispetto agli ultimi
mesi, gli orientamenti di voto appaiono stabili. Non suggeriscono
svolte, tanto meno fratture. Tuttavia, i cittadini oggi guardano in
altra direzione. E anche la paura ha cambiato volto. Anche se da anni
costituisce il principale argomento della campagna elettorale permanente
che si svolge nel nostro Paese. Fino a ieri, però, il bersaglio della
paura era "l'altro". Aveva il volto dello "straniero" che giunge da
fuori. Dall'Africa. Dal mare. Mentre oggi "l'altro" non ha più un volto,
né una provenienza territoriale precisa. La Cina, ormai, è lontana. Gli
"untori" sono in prevalenza italiani. A loro volta, contaminati. Da
altri italiani. Che popolano soprattutto il Lombardo-Veneto. "L'altro": è
divenuto un nemico invisibile. E, sino a qui, non rintracciabile. Il
tentativo di bloccarlo, chiudendo le frontiere, non ha funzionato. Non
può funzionare. Perché i virus superano e sorvolano ogni frontiera. Sono
invisibili. E si annidano ovunque. Sono fra noi. Anche tra coloro ai
quali ci affidiamo, per trovare sollievo. Cura. I medici, in
particolare. In prima linea, (anche) in questa emergenza. E, quindi,
coinvolti e colpiti, anche più degli altri.
Così ci siamo
rinchiusi in casa. Per difenderci dal nemico invisibile, che incombe.
Dovunque. Il 95% degli intervistati, infatti, si dice "molto" o
"abbastanza" preoccupato dal coronavirus. Ciò significa che,
praticamente, "tutti" gli italiani ne hanno paura. Ma, proprio per
questa ragione, le divisioni politiche, anzi, la politica, passa(no) in
secondo piano. Così, rispetto agli ultimi mesi, gli scostamenti
elettorali sono minimi (come mostrano Biorcio e Bordignon, nella loro
ana-lisi), mentre emerge un diffuso sentimento di solidarietà. Politica,
oltre che sociale. Il governo e il presidente del Consiglio, Giuseppe
Conte, infatti, raccolgono il sostegno di 7 italiani su 10. Un grado di
consenso mai rilevato, dall'Atlante Politico di Demos negli ultimi 10
anni. Avvicinato dallo stesso Conte, nel settembre 2018, insieme alla
precedente alleanza, fra Lega e M5s. Che aveva marcato una "rottura" con
il passato. Prima di allora, il governo guidato da Renzi, a giugno del
2014, dopo il successo alle elezioni europee, aveva sfiorato anch'esso
il 69%. Per calare sensibilmente in seguito. Successivamente, si era
avvicinato al 50% il governo guidato da Paolo Gentiloni.
"L'impopulista". Molto diverso da Renzi. Per approccio e stile di
comunicazione. più simile, semmai, a Conte. Anch'egli "sottotraccia".
Oggi,
però, a differenza del passato, quasi tutto il Paese è ri-unito intorno
al premier. Al governo. Non solo perché l'unico modo per difendersi è
"stare insieme". Anche se ciascuno a casa propria. Insieme ai propri
familiari. Senza uscire se non per ragioni in-discutibili. Così, tutti, o
quasi, valutano positivamente (con un voto uguale o superiore a 6) il
comportamento del governo di fronte a questa emergenza. Ma appare ampio
anche il consenso per gli altri attori pubblici coinvolti. Per primo, il
sistema sanitario. Quindi, la Protezione Civile. Inoltre, le Regioni,
come sottolinea il giudizio largamente positivo verso i governatori di
Lombardia e Veneto. Le aree maggiormente coinvolte nel "contagio"
insieme all'Emilia-Romagna. Anche i giornalisti e il sistema
dell'informazione vengono valutati positivamente, in questo frangente
difficile. La stessa "opposizione" non suscita atteggiamenti di
"opposizione" - e ostilità. In questa fase. Infine, tutti gli italiani
si considerano "personalmente" coinvolti, consapevoli, in questa vera
"lotta" per la vita. Che ci vede "soli". Non solo perché costretti
nell'ambito domestico. Ma anche perché gli "altri", gli stranieri,
questa volta, non sono gli immigrati. Ma gli "altri" governi europei. La
loro azione, in questa vicenda, viene ritenuta meno efficace rispetto a
quella intrapresa nel nostro Paese. Anche per questa ragione la fiducia
nella Ue scende sotto il 30%, come non avveniva da molto tempo. Mentre
poco più di un terzo degli italiani ne valuta l'intervento adeguato
rispetto ai drammatici problemi esplosi nell'ultimo mese.
L'emergenza
del virus ha, dunque, generato paura, oltre che vittime. Ma ha prodotto
anche un risultato, forse, inatteso, generando un clima d'opinione
imprevisto e imprevedibile, fino a poche settimane fa. Ha, cioè,
ri-costruito l'Unità Nazionale. Fra gli italiani. Ri-uniti intorno al
governo e alle istituzioni. Per difendere la propria e la nostra vita.
Da soli. Visto che gli altri Paesi europei, e quindi l'Europa, hanno
guardato altrove. Fino a ieri. Fino a quando il "male oscuro" non è
penetrato oltre confine. Speriamo la diffusione del morbo in Europa
venga fermata. E che la comune minaccia contribuisca, almeno, a
rafforzare il governo dell'Unione. Il sentimento europeo. Com'è avvenuto
in Italia. Al governo e al sentimento nazionale.
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