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vendredi 30 mai 2025

Analyse sociopragmatique de l'entretien entre le journaliste Fabio Fazio et le juge Antonio Di Pietro \ Analisi socio-pragmatica dell'intervista tra il giornalista Fabio Fazio e il giudice Antonio Di Pietro

 

Analyse sociopragmatique de l'entretien entre le journaliste Fabio Fazio et le juge Antonio Di Pietro


L'entretien entre le journaliste Fazio et le juge Di Pietro se tient à l'intérieur du programme " quel temps fait-il ?" sur la chaine publique italienne Rai 3 le 4 avril 2009 aux alentours de 20 heures. L'entretien se déroule dans le format de l'interaction formalisé et institutionnel ( Orletti, 1994, 2000) dans laquelle le contrôle des tours de parole est dans les mains du présentateur en créant de facto un rapport asymétrique capable d'influencer beaucoup d'aspect de l'événement linguistique en question. Le journaliste détient en théorie à l'intérieur de l'entretien le pouvoir d'influencer le déroulement de l'interaction verbale non seulement sur le plan séquentiel ( en décidant la durée de l'entretien et des tours de parole) mais aussi sur le plan thématique, la formulation des questions et des offres de réponse. En utilisant les principes de sociopragmatique de Spencer-Oatey et Jiang ( 2003), nous pouvons définir le style du journaliste Fazio comme distant, direct, cordiale et humble, tandis que le juge Di Pietro détient un style direct, affirmé et engageant. En termes de contrainte sociopragmatique des droits et devoir institutionnel, l'invité Di Pietro exprime le droit des juges de pouvoir changer de rôle professionnel pour transformer sa "personne" en homme politique. Pour le journaliste Fazio ce choix est plus couteux que bénéfique ( Spencer-Oatey, 2001) en termes de droit pour la personne du Magistrat à l'intérieur du contexte culturel italien où il y a une tendance a délégitimé les magistrats que recouvrent aussi des postes de nature politique.


Devant ce désaccord du journaliste, on peut observer comme l'invité Di Pietro met en avant l'avantage certain pour les malins quand les juges ne décident pas de devenir politicien avec des couts énormes en termes de face positive et collective de la population quand les juges sont maintenu à l'extérieur du champ politique. Tout l'entretien peut être interprété en fonction de ce long désaccord maintenu entre les deux protagonistes à cause de deux styles conversationnel différent en termes sociopragmatiques signalé par le long désaccord sur la culture de la " personne" du magistrat et sur la façon de dérouler l'entretien. Durant l'échange, en termes de maxime de quantité de Grice ( 1975), il n'y a pas d'accord entre les deux interactants sur la manière d'interpréter les intentions présente dans les questions et réponse offerte entre le journaliste Fazio et le juge Di Pietro. En outre, le long désaccord soutenu est signalé de la part des interactants non seulement sur le plan des contenus émis de la part du journaliste, mais surtout sur le but des questions qui selon Di Pietro ont seulement l'objectif de discrédité le rôle des magistrats qui décident de faire de la politique. Pour le juge Di Pietro cette constatation nait du fait que le journaliste passe trop de temps à critiquer les juges et par contre, il ne dédie pas assez de temps à la critique des mauvaises habitudes des politiciens italiens. Le concept de " cultural script" offert part Wierzbicka ( 1991), Béal ( 1993) représente une manière originale de traduire l'attribution d'intention de Di Pietro, car son canevas pourrait être synthétisé de cette façon :


- Les magistrats ont le droit de faire de la politique

-ceux qui s'opposent à ce fait sont complices des politiciens

-donc tu ne mérites pas mon respect et celui des gens du quotidien


Le canevas du journaliste Fazio pourrait être traduit de la sorte :


- je veux parler de ce sujet d'une autre façon

- je sais que ce sujet est difficile à traiter de façon neutre

- mais je n'est pas envie d'être considéré comme un complice du pouvoir politique.


Dans cet entretien, le désaccord sur la nature de leur conversation va devoir être abandonné avec l'usage d'un désaccord négligé. Dans ce cas, la notion de la personne du juge ne concorde pas avec celle du journaliste qui interprète le juge presque comme un principe divin, tandis que Di Pietro voit la justice avec un visage humain où seulement dans un cadre de légalité les personnes peuvent vivre une condition de développement sociale et économique. Très important est d'observer le comportement linguistique et extralinguistique de la part du juge Di Pietro avec son regard à la recherche du public qui est le vrai destinataire de cet entretien. Son regard essaie d'interpréter l'humeur et la vie quotidienne du public à la maison.



Analisi socio-pragmatica dell'intervista tra il giornalista Fabio Fazio e il giudice Antonio Di Pietro

L'intervista tra il giornalista Fazio e il giudice Di Pietro si è svolta durante la trasmissione "Che tempo fa?" su Rai 3 il 4 aprile 2009, intorno alle ore 20:00. L'intervista si è svolta in un formato di interazione formalizzato e istituzionalizzato (Orletti, 1994, 2000), in cui il controllo sui turni di parola spetta al conduttore, creando di fatto una relazione asimmetrica in grado di influenzare molti aspetti dell'evento linguistico in questione. All'interno dell'intervista, il giornalista ha teoricamente il potere di influenzare il corso dell'interazione verbale, non solo in modo sequenziale (decidendo la durata dell'intervista e i turni di parola), ma anche tematicamente, attraverso la formulazione di domande e risposte. Utilizzando i principi sociopragmatici di Spencer-Oatey e Jiang (2003), possiamo definire lo stile del giornalista Fazio come distante, diretto, cordiale e umile, mentre il giudice Di Pietro ha uno stile diretto, assertivo e coinvolgente. In termini di costrizione sociopragmatica dei diritti e dei doveri istituzionali, l'ospite Di Pietro esprime il diritto dei giudici a poter modificare il proprio ruolo professionale per trasformare la propria "persona" in un politico. Per il giornalista Fazio questa scelta risulta più costosa che vantaggiosa (Spencer-Oatey, 2001) in termini di diritto della persona del magistrato nel contesto culturale italiano, dove si tende a delegittimare i magistrati che ricoprono anche incarichi di natura politica.


Di fronte a questo disaccordo del giornalista, possiamo osservare come l'ospite Di Pietro evidenzi il sicuro vantaggio per i più furbi quando i giudici non decidono di diventare politici, con enormi costi in termini di immagine positiva e collettiva della popolazione, quando i giudici vengono tenuti fuori dal campo politico. L'intera intervista può essere interpretata nei termini di questo lungo disaccordo mantenuto tra i due protagonisti a causa di due diversi stili conversazionali in termini sociopragmatici, segnalati dal lungo disaccordo sulla cultura della "persona" del magistrato e sul modo di condurre l'intervista. Durante lo scambio, in termini della massima della quantità di Grice (1975), non vi è accordo tra i due interlocutori su come interpretare le intenzioni presenti nelle domande e risposte offerte tra il giornalista Fazio e il giudice Di Pietro. Inoltre, il disaccordo, ormai consolidato da tempo, viene segnalato dai partecipanti non solo sul contenuto dei commenti del giornalista, ma soprattutto sulla finalità delle domande, che secondo Di Pietro hanno il solo obiettivo di screditare il ruolo dei magistrati che decidono di impegnarsi in politica. Per il giudice Di Pietro, questa osservazione nasce dal fatto che il giornalista dedica troppo tempo a criticare i giudici e, d'altra parte, non dedica abbastanza tempo a criticare le cattive abitudini dei politici italiani. Il concetto di "copione culturale" offerto da Wierzbicka (1991) e Béal (1993) rappresenta un modo originale di tradurre l'attribuzione d'intenzione di Di Pietro, poiché il suo schema potrebbe essere riassunto come segue:

- I magistrati hanno il diritto di fare politica
- Chi si oppone è complice dei politici
- Quindi non meritate il mio rispetto e quello della gente comune

Lo schema del giornalista Fazio potrebbe essere tradotto come segue:

- Voglio parlare di questo argomento in modo diverso
- So che questo argomento è difficile da affrontare in modo neutrale
- Ma non voglio essere visto come complice del potere politico.


In questa intervista, il disaccordo sulla natura della loro conversazione dovrà essere abbandonato con l'uso di un disaccordo trascurato. In questo caso, la nozione di persona del giudice non concorda con quella del giornalista che interpreta il giudice quasi come un principio divino, mentre Di Pietro vede la giustizia dal volto umano dove solo all'interno di un quadro di legalità le persone possono vivere una condizione di sviluppo sociale ed economico. Molto importante è osservare il comportamento linguistico ed extralinguistico del giudice Di Pietro con il suo sguardo alla ricerca del pubblico, che è il vero destinatario di questa intervista. Il suo sguardo cerca di interpretare lo stato d'animo e la vita quotidiana del pubblico a casa.


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