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lunedì 4 gennaio 2021

VIROPOLI, COSÌ CON L'EMERGENZA COVID RINASCE LA FIDUCIA NELLO STATO

Il titolo dell'articolo di Ilvo Diamanti "viropoli" consente di intuire una continuità con alcuni temi storici dell'Italia contemporanea come «Appaltopoli», «Tangentopoli», «Affittopoli» e «Vallettopoli». 

Questo titolo "viropoli" è un titolo che mette in luce una forma di minaccia per la faccia negativa della nazione italiana. Il titolo " viropoli" mette in luce una scena culturale in cui l'emergenza come forma di adesione ad una dimensione culturale composta da un "orientamento temporale a breve termine" spinge verso la fiducia allo Stato, ossia un elemento caratterizzato teoricamente dalla dimensione culturale fatta da "un orientamento temporale a lungo termine" e con "un'alta distanza sociale" perché lo Stato non deve legittimare sempre il proprio operato. Alla luce di questo presupposto, il problema risiede nell'idea che la popolazione italiana in generale cerca nello Stato una dimensione culturale di "forte evitamento dell'incertezza" perché la gente cerca sicurezza mentre lo Stato italiano vive o sopravive nella dimensione culturale di "debole evitamento dell'incertezza" perché lo Stato si ritrova a proprio agio nel caos e nell'incertezza come modalità di agire politico. Di fatto, lo Stato è composto da gente " non-precaria" che gestisce popolazione " precaria". Lo Stato è per molti italiani una ricerca di enfatizzazione dell'appartenenza allo stesso destino di comunità nazionale. La popolazione cerca di aderire all'idea di uno Stato come una forma di famiglia allargata in cambio di lealtà ( collettivismo) da parte di un popolo in grossa difficoltà. Purtroppo, questa lealtà non si ritrova né da parte dello Stato così come in tante fasce della popolazione. 

Nell'articolo di Ilvo Diamanti si inscrive nella ricerca condotta da Demos per conto del giornale La Repubblica. Le premesse di base di questo articolo mette in chiaro come quest'anno sia indimenticabile, tutto concentrato sul bisogno di difenderci e di reagire. Infatti quest'anno ha rappresentato una forma perenne di minaccia al nostro bisogno di tutelare la faccia negativa ( tutela della nostra autonomia) e con l'assenza quasi completa di riconoscimento nella vita sociale (assenza di faccia positiva nel 2020) per tutta la popolazione. Il bisogno di difenderci inteso come difesa dagli altri così come da noi stessi ha completamento eliminato la possibilità di aderire alla dimensione di tipo " soddisfatti" nella nostra vita quotidiana.

L'Italia è stata stravolta dal virus da comprendere come un modo per dire che l'Italia intera si è ritrovata pienamente nella dimensione culturale di tipo " vincolati" perché è diventato difficile dirsi felice, le cose non dipendono da noi, con nessuna importanza per il proprio tempo libero e poca propensione nel ricordare delle emozioni positive in una scena culturale come quella della pandemia del 2020.

Durante il periodo estivo è stato vissuto come una parentesi per ritornare all'interno della dimensione culturale di tipo " soddisfatti" momentaneamente con la possibilità di accumulare delle emozioni positive e con la possibilità di dirsi ancora felice dopo tanti mesi di vita nella dimensione di tipo " vincolati". La speranza per uscire da questa pandemia, intesa come adesione alla dimensione di tipo " vincolati" è tutta incentrata sul vaccino e soprattutto sulla campagna di vaccinazione, la quale diventa come il miracolo per salvare il paese in sintonia con una dimensione di "forte evitamento dell'incertezza" perché il vaccino (nonostante le tante critiche) rappresenta un modo concreto per lottare contro l'ansia prodotta dal virus. Questo vaccino ha anche il compito di ripristinare un "orientamento temporale a lungo termine" perché deve ricollocare gli eventi della nostra vita nel futuro dopo questa fase di "congelamento sociale". 

Da questa scena culturale è nata la situazione emersa in estate vissuta come una possibilità di ridare faccia positiva collettiva in sintonia con il classico bisogno di aderire ad un "orientamento a breve termine" in cui prevale la stabilità delle persone come sempre uguale a se stesse e con il bisogno urgente di tornare nella dimensione di tipo " soddisfatti" facendo prevalere il tempo libero e il ricordo di emozioni positive. Alla luce di questa scena culturale fatta di paura e insicurezza ( dimensione vincolati) si fa ricorso allo Stato come difensore della faccia collettiva degli italiani in assonanza con una dimensione di tipo " collettivismo" fatta da un noi coscienzioso in opposizione ad una visione del reale fatta di partiti in cui gli altri sono percepiti come " in-group" o " out-group" creando una forma di adesione molto ridotta e pertanto insufficiente per affrontare la pandemia. L'adesione di molti elettori per questi partiti " anti-politici" presenti nel parlamento spingono a questa ricerca di fiducia nello Stato come forma di fiducia verso se stessi, ossia un'adesione alla dimensione culturale di tipo " collettivismo" con il bisogno di aderire allo Stato come famiglia allargata senza la consueta divisione di tipo " in-group" e " out-group". L'elemento di appartenenza come noi senza confini è il tentativo di avere un " noi coscienzioso" in tempi pandemici. In definitiva, la paura di essere costretti a vivere nella dimensione di tipo " individualismo" dove tutti sono costretti a badare a se stessi come indica la nozione di solitudine, dove le relazioni non sono più importanti né tanto meno presenti nel nostro vivere quotidiano. Le due tendenze culturali presenti nel paese sono quelli di solidarietà e solitudine. In altre parole, esiste un'oscillazione tra la dimensione di tipo " individualismo" e di " collettivismo" dove si parte dal bisogno di solidarietà come enfatizzazione dell'appartenenza alla stessa situazione sociale ma poi le diseguaglianze si concentrano nella dimensione di tipo " individualismo" perché alla fine parlare per sé è cosa buona e tutti devono badare a se stessi. Queste due dimensioni culturali trovano conflitto tra l'importanza dei compiti intesi come il rispetto delle "restrizioni" mentre la socializzazione intesa come bisogno di relazioni come fatto più importante delle " restrizioni". In sostanza, l'adesione al distanziamento sociale rientra ampiamente nella dimensione culturale di tipo " individualismo" da intendere come una forma di minaccia al bisogno di faccia positiva dei cittadini che pagano i costi per l'indebolimento del concetto di società inteso come luogo delle relazioni ( collettivismo) e bisogno di legittimare le proprie scelte con basso indice di distanza sociale. Questa scena culturale fatta di distanziamento sociale e di isolamento geografico porta le persone nel vivere in modo totale nella dimensione culturale di tipo "vincolati" perché prevale un sentimento di abbandono, prevale un sentimento di infelicità, con poca importanza al tempo libero e con poca propensione nel ricordare le emozioni positive. In altre parole, il mondo " digitale" con l'individualismo non consente la socializzazione (collettivismo) perché si vive uno Stato di emergenza con "forte evitamento dell'incertezza" come dimensione del vivere quotidiano fatto di " restrizioni" per lottare contro la paura del virus. Il virus elimina la distanza tra " in-group" e " out-group" come modo tipico di vedere la realtà da parte di molti italiani. In questo periodo pandemico, i cittadini in Italia guardano in politica alle " persone", vale a dire in questo periodo storico al Premier italiano Giuseppe Conte e non più ai partiti. Guardare al Premier come " persona" è un modo per concedere il potere in modo legittimato e la gerarchia rappresenta una ineguaglianza dei ruoli è stabilita per convenienza. In altri termini, guardare alle persone serve per ridurre lo spazio delle istituzioni tra il leader e la popolazione in generale. Il ruolo dei partiti è quello di occupare le istituzioni e quindi creare distanza sociale ( alto indice di distanza sociale) e questo rappresenta una forma di minaccia per il bisogno di faccia positiva dei tanti italiani. Di fatto, il governo è composto da partiti votati dai cittadini e pertanto non esiste il bisogno di fare delle differenze tra il governo e i partiti. Gli italiani cercano delle figure " autorevoli" e non " autoritarie", vale a dire delle persone in sintonia con una dimensione culturale con un "basso indice di distanza sociale" nel loro modo di " comunicare" anche se questo alla fine spinge verso una maggiore distanza sociale. 

La popolazione cerca un potere che debba essere legittimato e non può essere sempre un elemento di tipo " irrilevante". In questo periodo, le figure di potere apprezzate dagli italiani sono il Presidente della Repubblica, il Papa e la protezione civile. In altri termini, questi esempi sono delle figure istituzionali rassicuranti e paternalistiche in assonanza con il bisogno di forte adesione alla dimensione di tipo " collettivismo" con il bisogno di fare parte di una famiglia allargata con "un noi coscienzioso" e con un "orientamento temporale a breve termine" perché il potere deve essere sempre uguale a se stesso, deve capire che esistono delle linee universali di comportamenti in questo dato periodo difficile, la vita sociale deve essere guidata da imperativi e si deve essere orgogliosi dei propri esponenti politici e del proprio paese. Da questo lavoro di Diamanti emerge come i cittadini cerchino protezione e cura, ossia la popolazione italiana cerca di aderire ad una dimensione di tipo " collettivismo" con il bisogno di appartenenza in cambio di lealtà al potere, con l'enfatizzazione dell'appartenenza alla stessa sorte, la cura da vedere come importanza delle relazioni in sintonia con la dimensione di tipo " collettivismo". Il concetto di cura implica un'adesione alla dimensione culturale di "debole evitamento dell'incertezza" perché aumenta nella società il bisogno di accettare la vita così come viene e soprattutto una tendenza allo star bene. Oggi la popolazione nella sua maggioranza cerca nei medici, negli scienziati e nel vaccino la possibilità di riconquistare faccia positiva dopo tanti costi subiti alla difesa della propria faccia negativa. Pertanto, la cura implica ora un'adesione ad una dimensione di debole evitamento dell'incertezza perché la scienza non ha ancora tutte le risposte per una malattia nuova. Alla fine di questo articolo di Diamanti viene compiuto un parallelismo con il periodo di tangentopoli di 30 anni fa in cui gli italiani cercarono di vedere nei Magistrati la possibilità di aderire ad una dimensione culturale fatta di "forte evitamento dell'incertezza" perché in quel periodo prevalse il bisogno di chiarezza come modalità utile per combattere la minaccia permanente di una classe politica spesso corrotta.
















VIROPOLI, COSÌ CON L'EMERGENZA COVID RINASCE LA FIDUCIA NELLO STATO
[La Repubblica, 23 dicembre 2020]

Siamo giunti alla XXIII edizione della ricerca, condotta da Demos per Repubblica, che rileva e analizza il "Rapporto fra gli italiani e lo Stato". Da oltre vent'anni. Ma non c'è bisogno di ricerche per scoprire che questo è un anno speciale. Diverso dagli anni passati e, speriamo, da quelli che verranno. Un anno in-dimenticabile. Durante il quale abbiamo cercato di difenderci e reagire. Di fronte all'emergenza improvvisa che ci ha coinvolti e - in parte - stravolti. Il Virus. Il Covid 19, fin dai primi mesi dell'anno, ha investito il Paese.  Con una breve pausa estiva, che ci aveva illusi. Per poi riprendere, in modo più violento di prima. Ancora oggi, siamo in attesa di un vaccino che possa contrastare il Virus. Se non "batterlo", almeno com-batterlo in modo efficace. Per questo le relazioni fra gli italiani e le istituzioni - lo Stato, in primo luogo - sono cambiate profondamente. Quanto allo Stato, è dal 2009 che non raggiungeva un indice di fiducia tanto elevato: 33%. Solo nel 2018, dopo anni di declino, si era osservata una ripresa rilevante, quanto improvvisa. Puntualmente rientrata l'anno seguente, quando il grado di confidenza nei suoi riguardi è scivolato al 22%. Cioè, alla normalità, per l'Italia. Tanto più da quando, negli ultimi vent'anni, "l'anti-politica" è divenuta un tema "politico" di successo. Infatti, alle elezioni del 2018 si erano affermati due soggetti "politici" che avevano interpretato sentimenti "anti-politici". Il M5S e la Lega di Salvini. Così l'atteggiamento dei loro elettori aveva cambiato segno. Manifestare sfiducia verso le istituzioni dello Stato avrebbe significato esprimere sfiducia verso se stessi. Perché i partiti ai quali si rivolgevano stavano al governo. Al centro dello Stato. L'anno seguente, cioè, l'anno scorso: 2019, tutto era rientrato nella normalità. Dopo l'uscita della Lega dalla maggioranza, la fiducia verso lo Stato e, in misura minore, verso il Parlamento si era abbassata notevolmente. Anche se il M5S è (ancora) al governo...

Anche per questo l'atteggiamento dei cittadini verso lo Stato e le principali istituzioni pubbliche appare nuovamente orientato alla  fiducia. Ma il motore di questo cambiamento non è politico, né anti-politico.

È, invece, dettato dal sentimento di incertezza, per certi versi: paura, che si è diffuso rapidamente nel corso dell'anno, dopo l'irruzione del virus. Un evento che ha generato tensioni contrastanti fra gli italiani. Solidarietà ma anche solitudine. Perché la paura generata dal contagio ha spinto i cittadini a raccogliersi intorno a simboli comuni. Così abbiamo visto i tricolori alle finestre e sui balconi. Accompagnati da scritte che incitavano alla speranza: "Andrà tutto bene".  Al tempo stesso, però, il contagio ha indotto le autorità a (im)porre vincoli rigidi. Volti a evitare il contatto fra le persone. A favorire il distanziamento "fisico". Definito, dai ministeri, "sociale". Distanziamento sociale. Un vincolo che sta producendo l'indebolimento della società. Attraverso provvedimenti che mirano, anche in questa fase, a limitare la frequentazione oltre la cerchia familiare. Allargata agli amici più stretti. D'altronde, l'allentamento di questi vincoli e dell'auto-controllo dei cittadini ha sicuramente contribuito, dopo l'estate, alla ripresa del contagio.
Così oggi siamo distanziati socialmente. E progressivamente isolati territorialmente. Per il divieto di muoversi oltre i confini regionali. E perfino comunali.

Dunque, il sentimento di insicurezza e paura, diffuso nel Paese, spiega il declino della partecipazione sociale, osservato quest'anno. Spiega, inoltre, la crescita della fiducia verso lo Stato, il Parlamento. I governi locali: Regione e Comuni. E, in particolare, verso i servizi pubblici. Soprattutto, la Sanità.

Le persone partecipano di meno perché oggi è impossibile mobilitarsi, sul territorio. Così, l'unica forma di partecipazione che cresce è quella "digitale". Che, tuttavia, contribuisce, a sua volta, al "distanziamento sociale". E rende difficile "socializzare".

Per questo assistiamo a tendenze in apparenza contrastanti, ma coerenti. Il distanziamento sociale e l'avvicinamento alle istituzioni di governo. E, quindi, allo Stato. Perché viviamo in uno Stato particolare. Uno "Stato di emergenza". Un'emergenza che induce ad affidarci allo Stato. E a diffidare dei partiti. Più dei partiti, i cittadini cercano e guardano "le persone". Vorrebbero un "leader forte". Non un soggetto "autoritario".  Ma "autorevole". Per questo resta elevata la fiducia verso il Presidente della Repubblica e, prima ancora, la "fede" nel Papa. Peraltro, non è un caso che davanti a tutti, nella graduatoria della fiducia, vi siano soggetti che interpretano il sentimento e le paure del nostro tempo. Gli scienziati. La Protezione civile. Perché oggi i cittadini chiedono "protezione". E cura. Anzitutto agli scienziati. Ai virologi. Come trent'anni fa si rivolsero ai magistrati, per rispondere alla corruzione politica che aveva de-generato Tangentopoli. Il Paese delle Tangenti alla ricerca di giustizia. Mentre oggi di fronte a noi c'è lo Stato di emergenza. Viropoli. Il Paese del virus alla ricerca di un vaccino.

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