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martedì 4 maggio 2010

articolo di societa'

Il male francese: accettare che la sua identità passa attraverso un fantasma tutto africano

La Francia ha bisogno dell’Africa per riprodurre la sua idea di “potenza” modello nel campo sociale e culturale. Questa affermazione nasconde una verità scomoda per la Francia, ossia che la riproduzione del modello politico e culturale passa attraverso il riconoscimento implicito o esplicito da parte dei migranti africani intesi come maghrebini e africani sub-sahariani. Questi stranieri hanno in comune la conoscenza della lingua francese (almeno delle buone nozioni) ma soprattutto sono attratti dal modello sociale ed implicitamente culturale della Francia di stampo protettore in ambito sociale ed assimilazionista nel campo culturale. La presenza di persone straniere in Francia, di cultura non francofona, rende chiaro il senso di estraneità di queste persone al sistema sociale e culturale francese, basti pensare ai tanti portoghesi o polacchi (senza citare i tanti studenti stranieri che non fanno la CAF perché non la conoscono) che non sono certamente in Francia per godere delle prestazioni sociali del paese. All'opposto, le popolazione migranti provenienti dall’Africa francofona sembrano essere attratti da questo modello di vita come l’unico paradigma degno di interesse in Francia. Ovviamente la storia pregressa di assistenzialismo come nel caso algerino o di desiderio di ricongiungimento alla Francia “metropolitaine” da parte dei cittadini dell’Africa sub-sahariani sono tutte spiegazioni logiche e parzialmente corrette. Parzialmente corrette perché solo dall’affrancamento da questi sentimenti di infantilismo culturale e sociale ci sarà una via di uscita sia per questi migranti cosi come per le proprie patrie perdute.
La mia riflessione nasce dall’osservazione di un comportamento sociale presente in molti francesi, vale a dire di un sentimento “di ferita” quando non si era a conoscenza a del “loro” sistema sociale, in quanto i francesi continuano a pensare che il modello francese sia conosciuto fuori dal loro paese. Purtroppo, questa situazione di non conoscenza del contesto sociale e culturale francese è sempre più ricorrente in Francia data la presenza di cittadini europei non francofoni sul suolo francese e con lo sforzo- tentativo di impedire l’arrivo dei tanti migranti africani francofoni, i quali sono gli unici rimasti legati al concetto di modello sociale francese. Da questa contraddizione nasce il sentimento di ambiguità presente in Francia, in altri termini, da una parte coesiste un sentimento di “accoglienza” naturale di quella che venne denominata come la “miseria” del mondo mentre è presente un altrettanto sentimento di superiorità verso le popolazioni che usufruiscono di questo sistema protettivo voluto dai francesi per i francesi (?). Da qui il bisogno dei francesi di avere culturalmente ma anche sul piano economico la necessità identitaria dei migranti africani francofoni per riprodurre degli schemi culturali presenti dentro al paese, ossia l’idea di nazione potente, la specificità francese in termini di immigrazione e di accoglienza. Tutta questa attrezzatura ideologica e retorica, tuttavia, non rappresenta certamente la realtà effettiva del paese ma solo il “desiderabile” per una nazione con la storia francese che non sa apparentemente e culturalmente il “come” adeguarsi a questa nuova realtà socio-economica chiamata “globalizzazione”. Come conciliare questo paese tra il suo bisogno di splendore storico, culturale e sociale, ricercabile nei migranti francofoni come unico spazio reale per un tale sentimento di riconoscimento con le necessità dell’economia liberale (che ha già mostrato tutti i suoi limiti ma che rimane l’unico modello presente in Francia) e il bisogno di controllare il numero di ingresso di immigrati. Questa rimane una domanda di difficile risposta in un contesto come quello francese.

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