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martedì 4 maggio 2010

La cultura secondo Sapir

La cultura secondo Sapir

Sapir (1929) nell'ambito della riflessione sul rapporto tra lingua e cultura ha definito la lingua come il tramite per penetrare il legame tra l'individuo e la sua cultura. Il mondo reale non è interamente dato in maniera obiettiva, ma è “in gran parte costruito a partire dalle abitudini linguistiche del gruppo”. Sapir (1929) ha sostenuto che “non esistono due lingue tanto simili da poter esser considerate rappresentanti di una stessa realtà sociale. I mondi in cui vivono società diverse sono mondi diversi e non semplicemente lo stesso mondo con differenti etichette”.
Sulla stessa lunghezza d'onda ritroviamo il pensiero di Whorf (1941) che ha difeso l’idea che la lingua che parliamo modifica e modella interamente il nostro comportamento. Whorf cita l'esempio del fusto di benzina vuoto che non viene considerato da noi come pericoloso proprio perché è “vuoto”, anche se potrebbe esplodere per i vapori che contiene.

Analogie tra lingua e culture nel pensiero di Sapir

Dal lavoro di ricerca svolto da Sapir viene elencata una lista di analogie che possiamo ritrovare nel rapporto tra lingua e cultura. Ecco la lista prodotta dai lavori di Sapir:

a) la lingua e la cultura sono fenomeni selettivi in quanto la lingua utilizza solo certi suoni e la cultura solo certi tipi di comportamenti.
b) sia la lingua che la cultura hanno un'organizzazione fatta di strutture e di modelli (patterns).
c) molti di questi “patterns” sono inconsci;
d) ogni lingua, proprio come ogni cultura, costituisce una configurazione unica.
e) lingue e culture mutano secondo un “drift” (componenti);
f) non vi sono culture e lingue migliori e peggiori, sviluppate o primitive; le une e le altre sono sempre adeguate alle necessità di quel gruppo umano;
g) la grammatica è l'insieme dei modelli linguistici condivisi dalla comunità ( “shared speech-patterns”); così come la cultura è l'insieme dei comportamenti condivisi.

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