venerdì 12 aprile 2013

NOTION OF CULTURE IN HOFSTEDE ( ITALIAN LANGUAGE)

Secondo Hofstede (2001), la cultura va definita come la programmazione collettiva della mente, dove 'mente' va intesa insieme come:

testa che pensa
cuore che sente
mani che agiscono
con le relative conseguenze in termini di credenze, di sentimenti e di abilità.

In questo modello, possiamo risalire alla programmazione mentale di un gruppo osservando i suoi comportamenti e/o le sue pratiche di vita ma i valori culturali o la stessa cultura non possono essere colti come valori in sé.
Nel modello di Hofstede, i valori ( sono tendenze generali nella preferenza per qualcosa) sono i fini a cui tendiamo e perciò rivestono un carattere popolare, positivo e negativo, lungo direttive come il bene vs brutto, sicurezza vs pericolosità, razionalità vs irrazionalità, logico vs paradossale.
Questi valori hanno due proprietà: l'intensità e la direzione.
Se sottoscriviamo un valore, il nostro coinvolgimento può essere maggiore o minore ( una questione di intensità) e possiamo ritenerne il risultato buono o cattivo ( una questione di direzione).
I valori non sono osservabili ma lo diventano soltanto quando diventano delle pratiche di tipo culturali.
Inoltre, i valori non vivono nell'isolamento l'uno con l'altro ma formano un sistema di valori o gerarchie. Infine, tali valori si distinguono tra

  • valori desiderati, quelli che si aspira effettivamente
  • valori desiderabili, quelli cui si dovrebbe aspirare

I valori desiderati hanno una qualche connessione con i fatti, mentre i valori desiderabili ( il ' si dovrebbe' ) sono prossimi all'ideologia piuttosto che ai fatti ( ' devo' o ' devi').

Tra i numerosi termini usati per narrare le manifestazioni visibili della cultura, Hofstede (2001:10) ne cita tre, che insieme ai valori (invisibili) coprono tutta la cultura:

- rituali
- eroi
- simboli.

Potremmo definire i rituali quelle attività collettive tecnicamente inutili per ottenere degli scopi desiderati ma che sono ritenuti socialmente necessari per collegare l'uomo alla collettività.
Le cerimonie laiche o religiose e i saluti, ad esempio, hanno questo tipo di funzionalità.
Ad un secondo livello, troviamo gli eroi, personaggi veri o immaginari che posseggono caratteristiche ambite dalla cultura e quindi offrono modelli di comportamento. Possiamo fare come esempio quello di Valentino Rossi, Madre Teresa e Asterix.
All'ultimo livello, ritroviamo i simboli, le parole, i gesti, figure e oggetti i cui significati spesso complessi sono riconosciuti solo da chi condivide quella cultura. Se è vero che simboli, eroi e riti sono visibili a tutti, il loro significato culturale è però invisibile e interpretabile solo all'interno della cultura. Se guardiamo da un occhio esterno, la bandiera è solo un pezzo di tela colorata, e una parola è solo un rumore.
I valori e le pratiche, all'interno di un dato sistema costituiscono la cultura, ossia la programmazione collettiva della mente. Sia per il gruppo sia per l'individuo, la stabilità della programmazione culturale è grande, nonostante i cambiamenti siano senz'altro possibili. Come gruppo, l'origine e la stabilità vanno ricercate in una serie di fattori ecologici, fisici e sociali che sono influenzati dalla forza della natura e dell'uomo, e che dall'altra parte influenzano le norme sociali, che a loro volta portano allo sviluppo e al mantenimento di istituzioni con particolari strutture e funzionamenti.

Elementi stabilizzanti della cultura

Influenze esterne
forze della natura
forze dell'uomo: commerci, dominazioni, scoperte scientifiche


Origini → Norme della società → conseguenze
fattori ecologici: sistemi di valori strutturazione
geografia dei maggiori gruppi della e funzionamento
storia popolazione delle istituzioni:
demografia famiglia
igiene sistemi educativi
alimentazione religione
economia sistemi politici
tecnologia legislazione, ecc.
urbanizzazione
rafforzamento

Un altro punto di notevole interesse è l'aspetto storico in quanto parafrasando Hofstede 2001:12) “ la cultura come programmazione della mente è anche cristallizzazione della storia nella testa, nel cuore e nelle mani della presente generazione”.
Come per il gruppo, così anche per l'individuo la programmazione mentale tende alla stabilità.

Adesso passiamo ad un esempio di “operatività” tratto dal modello di Hofstede comparando i vari modi di pensare, sentire e agire identificando cinque dimensioni lungo le quali si dispongono le culture prese in esame:

la distanza dal potere, che considera quanto i membri meno potenti di una organizzazione, un ente o un'istituzione accettano e si aspettano che il potere sia distribuito in modo diseguale; vengono in tal modo messi a fuoco il grado di disuguaglianza con cui funziona una particolare società e la dipendenza emotiva dalle persone più potenti;


l'evitamento dell'incertezza, che considera quanto una cultura programma nei suoi membri la tolleranza nei confronti di situazioni non strutturate, nuove, sconosciute, imprevedibili; viene in tal modo individuato il grado di controllo che una società tenta di esercitare su quanto è incontrollabile;

l'individualismo, che, di contro al collettivismo, considera il grado con cui l'individuo sa badare a se stesso o rimane integrato nel gruppo, costituito di norma dalla famiglia;

la maschilità, che, di contro alla femminilità, considera la distribuzione tra i due generi dei ruoli emotivi; vengono messe in contrasto ' dure' società maschili a ' tenere' società femminili;

l'orientamento temporale, che considera quanto a lungo una cultura programma i propri membri ad accettare il differimento della gratificazione dei propri bisogni materiali, sociali ed emotivi.

Di questi dati ne estrapoliamo soltanto quelli che riguardano la nozione di individualismo:

  • riguardo alla personalità: la normalità sta nel confronto piuttosto che nella ricerca dell'armonia, e si è incoraggiati ad esprimere la felicità piuttosto che la tristezza;
  • in famiglia: i matrimoni sono basati sull'amore piuttosto che concordati, e si cerca la privacy piuttosto che la compagnia;
  • a scuola: l'iniziativa individuale viene incoraggiata piuttosto che scoraggiata, e lo scopo dell'istruzione è imparare a imparare piuttosto che imparare a fare;
  • in generale: si mette in luce l'attrazione del divertimento piuttosto che del dovere, il senso di colpa piuttosto che il senso di vergogna. 

     References

    Geert Hofstede, Culture's Consequences: Comparing Values, Behaviors, Institutions and Organizations Across Nations. 2nd Edition, Thousand Oaks CA: Sage Publications, 2001