lunedì 29 ottobre 2012

TRADUCTION DE L'ITALIEN AU FRANCAIS: DOMAINE PETROL ET GAS

Il est important dans ce sens également rappeler qu'il existe un fonds commun parmi les vigiles, basés sur les contributions versées par chaque opérateur dans la mesure du 5% de ce qui est reçu. La somme récoltée est principalement utilisée pour couvrir les coûts en communs; tout excédents, si consistant, sont redistribués en parties égales aux acteurs concernés à la fin de l'année, tandis que, dans le cas contraire, ils sont maintenus par la communauté et ajoutée au fonds de l'année suivante.

Les zones sont assignées chaque année par tirage au sort; le caractère aléatoire du système est modérée cependant par une subdivision des vigiles mêmes en trois groupes selon le montant des propres versements.

L'assignation casuelle est suivie d'une autre délibération qui modifies des résultats éventuellement considérés déséquilibrés, événement qui cependant ne s'est jamais vérifié; il est en outre possible soit de fixer des procédures d'échange entre les sujets différents, ( la négociation reste absolument personnelle) mais aussi de demander la réaffectation de la zone précédente en payant au fonds une part cinq fois plus élevée du chiffre déjà payer; sur telle option l'assemblée délibère avec participation limité à ceux qui ont acquis les autres zones du même groupe.
Essentiels à la compréhension du mécanisme, c'est également d'observer comment les mêmes zones sont situées dans les trois groupes sur la base des résultats obtenus au cours des deux dernières années; cela implique l'insertion d'une autre variable d'importance absolue dans les procédures de sélection.




È importante in tale senso ricordare anche che esiste un fondo comune fra i vigilantes, basato sui contributi versati da
ciascun operatore nella misura del 5% di quanto ricevuto. La somma raccolta viene usata principalmente per coprire le
spese comuni; eventuali eccedenze, se consistenti, sono ridistribuite in parti uguali ai soggetti coinvolti alla fine dell'anno
mentre, in caso contrario, vengono mantenute dalla comunità ed aggiunte al fondo dell'anno successivo.
Le aree sono assegnate per un anno mediante estrazione; l'aleatorietà del sistema è però contemperata da una
suddivisione dei vigilantes stessi in tre gruppi a seconda dell'entità dei propri versamenti.
L'assegnazione casuale viene seguita da una successiva deliberazione che modifichi eventuali risultati considerati sbilanciati
(evento che però non si è mai verificato); è possibile sia concordare procedure di scambio fra i vari soggetti (la cui
trattativa risulta assolutamente personale) che richiedere la riassegnazione dell'area precedente pagando al fondo una
quota pari a cinque volte la cifra già versata; su tale opzione delibera l'assemblea con partecipazione limitata a chi ha
acquisito le altre aree dello stesso gruppo.
Fondamentale, per comprendere il meccanismo, è anche osservare come le stesse aree siano collocate nei tre gruppi in
base ai risultati ottenuti nell'ultimo biennio; questo comporta l'inserimento di un'ulteriore variabile di assoluto rilievo
nelle procedure di selezione.

giovedì 25 ottobre 2012

PRIVATE TEACHER IN ITALIAN LANGUAGE AND CULTURE

                                                               Benvenuti!


Mi chiamo Edoardo Natale, classe 1978. Campano di origine, dal 2002 vivo tra Salerno e Modena.

Se siete interessati alla mia attività come insegnante e formatore, date un'occhiata alle pagine del mio blog Icebergitaliano.

Se volete sapere ciò che ho fatto in ambito della comunicazione interculturale prendete pure contatto con me.

Per contattarmi, potete scrivere a edona54@hotmail.com

CHE PARTITA GIOCA IL QATAR

L'emiro del Qatar, Sceicco Khalifa Ebbene Hamad Al Thani, è arrivato ieri nella Striscia di Gaza ed è il primo capo di stato arabo in funzione a recarsi in questa parte dei territori palestinesi dai tempi della sua occupazione da parte d'Israele nel 1967.

L'emiro è accompagnato dalla sua moglie Cheikha Moza, e da una numerosa delegazione. Ufficialmente, l'Emiro viene per lanciare un'operazione di ricostruzione della Striscia di Ghaza, la quale ha subito degli enormi danni durante l'operazione militare israeliana denominata "Piombo indurito" durante l'inverno 2008-2009, causando più di 1400 morti e 5000 feriti, in maggioranza dei civili. Il Qatar spenderà tra i 250 e  400 milioni di dollari in progetti come quelli del rifacimento della strada Salah Eddine, la quale è la strada principale nella Striscia di Ghaza con i suoi quaranta di chilometri che collegano il nord al sud dell'enclave palestinese. Sono previsti anche progetti nel campo dell'agricoltura e della costruzione edile.

Il Primo ministro del governo Hamas, Ismail Haniyeh, aveva richiesto in un comunicato, pubblicato la scorsa domenica, agli abitanti della Striscia di Ghaza "a manifestare il loro senso di ospitalità accogliendo a Ghaza questo grande visitatore." La sicurezza è già stata rinforzata nei luoghi dove deve rendersi l'emiro del Qatar. Le bandiere del Qatar sono presenti oramai in tutte le vie, dove si possono vedere anche numerosi pannelli dove leggiamo "Grazie al Qatar che tiene le sue promesse." Se i dirigenti del Hamas al potere da giugno 2007 nella striscia di Ghaza sono molto felici di questa visita che, secondo loro, metterà definitivamente un termine al blocco israeliano, non si può certo dire la stessa cosa nel campo del movimento Fatah.

L'influenza del partito di Mahmoud Abbas è quasi inesistente oggigiorno nella striscia di Gaza. Probabilmente preoccupato nel preservare la sua relazione con Hamad, il presidente dell'autorità palestinese e con il Fatah, Mahmoud Abbas, ha confermato in un comunicato aver ricevuto un comunicato da parte dell'emiro del Qatar, informandolo della sua intenzione di visitare la banda di Ghaza e dei progetti di sviluppo qatarioti in questa parte dei territori palestinesi.

Abbas applaude nonostante tutto

 In un comunicato pubblicato dall'agenzia ufficiale palestinese Wafa, il presidente palestinese ha salutato gli sforzi dello Stato del Qatar in favore della banda di Ghaza, sottolineando la necessità di preservare l'unità del territorio palestinese e di mettere fine alla divisione. All'interno del comitato centrale del Fatah, il discorso era più critico. Jamal Mehissene, membro del comitato centrale, ha affermato ieri che il suo movimento "rifiuta ogni visita di capo di stato arabo o straniero nella banda di Ghaza senza coordinamento preliminare col presidente palestinese Mahmoud Abbas", sostenendo che "lo scopo di ogni visita non organizzata è di rafforzare la divisione." Israele, da parte sua, in qualità di forza occupante che impone un blocco marittimo totale ed un altro terrestre parziale sin dal 2006, tramite il suo portavoce del Ministero degli Esteri, Yigal Palmor, ha criticato la visita dell'Emiro del Qatar poiché vede in questa visita un sostegno ad Hamas a discapito degli altri palestinesi.

"Troviamo bizzarro che l'emiro non sostenga i palestinesi nel loro insieme, ma che si schieri col Hamas contro l'Autorità Palestinese a cui non ha mai reso visita" in Cisgiordania, ha detto Yigal Palmor. "L'emiro ha scelto  in tal modo il suo campo e non è cosa buona", ha aggiunto, omettendo di dire che è stato lo stato ebreo a fomentare con tutte le sue energie le divisioni tra palestinesi, indebolendo il presidente Abbas e l'Autorità Palestinese per via del loro rifiuto della politica colonialista ed espansionista israeliana.









UN ANNO DOPO LE ELEZIONI DEL 23 OTTOBRE 2012 IN TUNISIA

La speranza nata dalla caduta del regime dittatoriale di Ben Ali e l'entusiasmo emerso dal successo delle elezioni del 23 ottobre 2011 non smettono di cedere il passo al dubbio, a causa dell'assenza di miglioramenti percettibili nella vita quotidiana delle fasce povere e marginalizzate della popolazione.

La rivoluzione tunisina del 17 dicembre-14 gennaio è il risultato della convergenza delle contestazioni popolari provenienti dalle zone povere e marginalizzate da troppi anni del paese e con le rivendicazioni democratiche dei sindacalisti ed altri intellettuali. Il popolo tunisino si è sollevato per la libertà e la dignità. Un anno dopo le elezioni felicemente riuscite del 23 ottobre 2011, il bilancio della transizione sociale e democratica passa tramite una valutazione della situazione politica, economica e sociale.


Piano politico: lo spettro di Nida' Tounes

La nuova classe politica tunisina non potrebbe che avere come missione quella della rottura col regime precedente caduto e con l'instaurazione della democrazia. "Non si tratta per niente di una caccia alle streghe, ma di una restituzione dei soldi presi  necessaria affinché la corruzione politica non venga banalizzata dopo la rivoluzione", spiega Samir Rabhi, portavoce dell'istanza superiore della realizzazione degli obiettivi della rivoluzione. "Soltanto la giustizia può giocare questo ruolo contro quelli che ha fatto del torto alla nazione, mentre la giustizia di questo governo transitivo innalza le norme necessarie per gettare la spugna", aggiunge Samir Rabhi.

Questa di Samir sembra essere la via della ragione, altre voci spingono per l'esclusione delle persone, avendo fatto parte delle strutture del  partito RCD di Ben Alì, durante il periodo dal 7 novembre 1987 al 14 gennaio 2011, così come quella della vita politica per un periodo di almeno cinque anni. Tutto ciò è stato possibile tramite l'articolo 15 della legge elettorale di 2011 che ha vietato ai membri del RCD di partecipare alle urne elettorali del 23 ottobre2011. Tuttavia, numerosi sono i politici dche hanno fatto ricorso alla  giustizia contro questo provvedimento di esclusione, basato sull'articolo 15, ottenendo spesso la ragione dei giudici.
"Solo la giustizia ha il diritto di privare qualcuno di un diritto fondamentale, come la partecipazione alla vita politica", insorgono i militanti di Nida' Tounes, poiché una tale legge rischierebbe di allontanare dalla scena politica il loro leader Béji Caïed Essebsi. Ciò non viene condiviso dai militanti di Ennahda perché pensano che "di fronte al rischio del ritorno dei membri del RCD sotto altre forme, è da ritenersi possibile considerare una procedura di esclusione." "Nida' Tounes è più pericoloso dei salafistes jihadistes", ha dichiarato ultimamente il presidente di Ennahda Rached Ghannouchi, il quale ha spiegato una tale avversità per il fatto che "Nida' Tounes sfrutterà la rete di conoscenze del RCD, mentre i jihadisti sono un dei prodotti della rivoluzione."

Il dirigente di Nida' Tounes, Mohsen Marzouk, ha affermato in risposta a questa accusa che "non è Nida' Tounes che ha attaccato il 14 settembre l'ambasciata degli Stati Uniti e ha rovinato l'immagine della Tunisia." Ritornando sulla sua esclusione, il Primo ministro del governo di transizione e presidente di Nida' Tounes, Béji Caïed Essebsi, ha fatto notare che verificando l'elenco degli eletti di Nida' Tounes, era l'unica persona coinvolta in questa esclusione. "Tuttavia, io, ho rotto con Ben Ali nel 1990, quando ho constatato che le cose non andavano bene ed io non ho mai detto che Dio era in Alto ed Ben Ali era in terra", ricordando al presidente di Ennahda, Rached Ghannouchi, i suoi propositi quando il presidente Ben Ali gli aveva accordato una grazia presidenziale. Béji Caïed Essebsi ha ricordato allo stesso tempo a quelli che pretendono la " purezza rivoluzionaria" che " Noureddine Bhiri ha siglato un patto nazionale inerente il progetto di Ben Ali del 1992 per conto di Ennahda".Quindi non dovrebbe porsi come il primo della classe" ha fatto notare al cronista.
Parlando dell'esclusione politica di Nida' Tounes, il politologo Hamadi Redissi stima che è chiaro che i calcoli politici sono dietro questo tentativo di Ennahda e del CPR di spodestare Béji Caïed Essebsi, pretendendo di attaccare le fondamenta del RCD". "L'anziano Primo ministro incarna l'unica forza capace di tenere di testa al movimento di Ennahda ed i suoi alleati", puntualizza Hamadi Redissi.

Missioni politiche

Rievocando la rottura col regime deposto, si constata che il governo della troica non è diventato niente in modo istituzionale. La resa del conti anticipo molto lentamente al livello della giustizia. I "simboli" del regime decaduto, i due fantastico-ministri della presidenza: Abdelaziz Ebbene Dhia ed Abdelwahab Abdallah, il presidente della Camera dei consiglieri, Abdallah Kallel, l'ultimo segretario generale della segreteria generale del RCD, il ministro del Trasporto, Abderrahim Zouari, ecc.) sono agli arresti da vicino a venti mesi negli schienali qualificati di "vuoti" per i loro avvocati e stesso per gli osservatori neutri. Per la sua parte, la giustizia di transizione non avanza, secondo gli osservatori della Lega tunisina dei diritti dell'uomo (LTDH).
"Non è normale che sia un qualsiasi ministero a mettere i bastoni tra le ruote ad un percorso di giustizia di transizione." "Questa istanza dovrebbe sfuggire al controllo dell'amministrazione. Invece, Ennahda vuole mettere la mano su tutto", insorge Abdessattar Ben Moussa, presidente del LTDH.

Peraltro, il Dottore Ben Moussa ricorda che "l'allontanamento di certe personalità del RCD si è compiuto finora in maniera populista tramite manifestazioni spontanee, o manipolate, contro i responsabili, in modo particolare durante i primi mesi della rivoluzione." Il presidente del LTDH nota tuttavia che dei “ noti membri del RCD continuano ad esercitare nella presidenza del governo e nei gabinetti di parecchi ministri." "Basta passare in rassegna la squadra che circonda il capo del governo, Hamadi Jebali, e di rievocare l'ultima nomina di Chedly Ayari alla Banca centrale per concludere che il trattamento dei membri del RCD si fa su misura e secondo gli interessi partigiani della troica", prosegue Ben Moussa. Per ciò che concerne le missioni attribuite dal popolo all'assemblea nazionale riguardano la scrittura di una nuova costituzione e l'introduzione di tre commissioni indipendenti per le elezioni, la magistratura e i media.

"I tre partiti della troica hanno aspettato un anno per proporci la bozza di un accordo politico", ironizza il politologo Hamadi Redissi che rimprovera loro "un accertato dilettantismo politico". "Dato che nessun partito politico dispone di una maggioranza all'assemblea, e poichè la troica è composta da un partito islamico e da due partiti laici, dei compromessi sono necessari per fare proseguire sui temi controversi, come ad esempio la forma politica, la legge elettorale o il modo di gestire la magistratura", puntualizza. "Ma, non è normale che la troica venga, dopo un anno, annunciare un accordo su un regime parlamentare pianificato senza dare fornire nessuna spiegazione supplementare.
L'elezione del presidente con il suffragio universale non risolverà tutti i problemi. Rimane da ripartire le funzioni di ogni istituzione all'interno del potere esecutivo e questo non è cosa facile, senza parlare della legge elettorale, o della Corte costituzionale. Ennahda preferisce una legge proporzionale con requisiti percentuali elevati e non è contenta dell'installazione di una qualsiasi istanza di controllo sull'assemblea. Ettakattol ed il CPR sono favorevoli alle proporzionali in maniera convinta e per una Corte costituzionale", afferma il professore Redissi. Conclude affermando che "la strada è ancora lunga."


Situazione socio-economica: non va più niente

Dal 14 gennaio 2011, le cifre reali della disoccupazione hanno ripreso il loro posto nelle statistiche, così come quelle sulla povertà. I dati dicono che sono circa il 18% a non avere un impiego, tra cui 150 000 laureati. La povertà tocca più del 10% della popolazione. Le difficoltà innescate dalla caduta del regime e la transizione in corso, si ripercuotono sul vita socioeconomica del paese.
Si tratta essenzialmente di quei segmenti della popolazione alla ricerca di un miglioramento delle loro condizioni di vita. Purtroppo, la domanda non è tanto sistematica, perché la ripresa economica e le offerte di lavoro necessitano di condizioni obiettive che non sono ancora riunite. Ma nessuno dice questa verità, da qui nasce l'impazienza delle persone. I politici, particolarmente durante la campagna elettorale del 23 Ottobre 2011 hanno promesso mare e monti alle popolazioni più deboli del paese.
Oggi, nell'assenza di risultati concreti e rapidi, la tensione sociale è al suo culmine, ciò non permette di creare le condizioni migliori per un ritorno degli investimenti. Non bisogna neanche trascurare il fatto che il nostro primo partner economico, vale a dire l'Europa, sta attraversando una forte crisi. Difatti, la Francia ha avuto una crescita pari a zero nel 2011, mentre la Germania ha registrato una crescita del 0,3%, senza parlare della situazione in Grecia ed in Spagna. È già cosa buona che l'Europa abbia messo mano alla tasca per sostenere la transizione e che stia operando attualmente per negoziare un accordo di libero scambio completo ed approfondito (Aleca). La transizione in Tunisia è confrontata a problemi interni, a sapere il forte tasso di disoccupazione e le disparità regionali, così come a difficoltà esterne come ad esempio la crisi del proprio debito in zona euro e la situazione del vicino libico.
Questa instabilità macro-economica ha condotto alla recessione dell'economia tunisina così come all'aggravamento degli squilibri commerciali, di bilancio e finanziari. La crescita economica, promessa per il 2012, non potrà raggiungere i 3,5%, mentre il deficit di bilancio rischia di aggravarsi e di raggiungere i 10%, se non si recuperano i soldi che provengono dalla vendita dei beni presi appartenenti ai simboli del regime caduto. Questo contesto politico incerto e questa tensione socio-economica ha spinto le agenzie di rating internazionali, Standard and Poor's e Moody's hanno ad abbassare il rating della Tunisia. La situazione dunque non è facile e l'imperativo è di lavorare duro per raddrizzare la situazione, affinché la popolazione non perda speranza nella sua rivoluzione.









.

martedì 23 ottobre 2012

RAGIONI PER CREDERE NELLA NUOVA LIBIA


La nostra comprensione limitata della Libia continua fino a questo giorno. I media stranieri si concentrano soltanto sui vari filoni in comune con gli altri paesi del mondo arabo come ad esempio: la primavera araba,  lotte intestine, governi instabili, estremisti, in particolare gli estremisti islamici, e la grande incertezza circa  il futuro.Queste sono preoccupazioni molto reali e sono presenti in maniera centrale nella Libia odierna. L'attacco al consolato americano a Bengasi dimostra in maniera chiara che tutti questi problemi sono molto reali.

Tuttavia, non tutti i paesi arabi vanno visti come simili, e quello che ho visto con i miei occhi in Libia suggerisce che ci sia qualcosa di speciale in questo paese, qualcosa che mi fa credere nel futuro della nazione.

I libici che ho incontrato hanno il forte desiderio di uscire dal loro isolamento e dalla lunga oppressione del regime di Qaddafi. Vogliono dare valore alle loro lotte e alle numerose difficoltà sopportate nel corso degli ultimi 40 anni con la costruzione di uno stato indipendente e prospero.

Dieci anni di esperienza con la ricostruzione post-bellica in Iraq e in Afghanistan mi hanno insegnato che la realizzazione di questo sogno sarà un processo lento e difficile. Tuttavia, nei miei incontri con i ministri del governo e leader civili, è diventato chiaro che i libici condividono un obiettivo di progresso nazionale, e il desiderio di farlo in modo serio e ponderato.

Piuttosto che andare di fretta con la ricostruzione sporadica e con l'avviamento di nuove attività di sviluppo, il governo ha cercato di imporre dei piani strategici che corrispondono ai singoli progetti in una serie di obiettivi a lungo termine.

E ' estremamente difficile mantenere questo approccio di fronte al malcontento generale e al desiderio post-rivoluzionaria del popolo libico per il progresso. Sarebbe molto più facile investire dei soldi nelle diverse tribù e nel miglioramento delle regioni esigenti.

Tuttavia, il governo transitivo ed ora il nuovo primo ministro Mustafa Abushagur stanno mettendo le basi in ogni settore nevralgico della società libica come la salute,  il lavoro e l'occupazione giovanile.

I ministri e il personale più anziano che ho incontrato voglio sapere come specifica attività di inserirsi in esercizi di pianificazione più ampie, come contribuiscono ai bisogni immediati, mentre plasmare il futuro della Libia. Per esempio, come potrebbe sostenere nuove strutture della gioventù opportunità economiche per le future generazioni di libici in tutti i 46 distretti?

Questa attenzione a lungo termine è sostenere lo sforzo del governo di mantenere l'identità fortemente diviso tra fazioni libico uniti sotto un'unica bandiera nazionale. La gestione delle elezioni, la distribuzione di nuovi progetti e lo sforzo lungo e lento a portare milizie sotto il controllo unificato sono sfide incredibilmente difficili, in particolare quando Gheddafi ha lasciato poche istituzioni forti nel governo per svolgere questo lavoro.

A differenza di Iraq, che ha avuto una lunga storia di governo centrale forte, il nuovo governo libico deve plasmare un'identità con un patrimonio molto più frammentato. La capacità del nuovo governo si potrà vedere nella sua capacità di soddisfare le esigenze delle persone così come nel capire se i libici vorranno vivere e credere in uno stato unitario con un suo governo nazionale oppure tornare alle identità settarie o tribali. La sfida è veramente ardua per il nuovo governo libico e i suoi alleati sono veramenti pochi in questo periodo storico dove i paesi del golfo come il Qatar da una parte finanziano la ricostruzione ma allo stesso tempo finanziano la presenza o il mantenimento di organizzazione salafiste.

La Libia non dovrà seguire un modello specifico, né quello dell'Iraq, della Turchia o degligli Emirati ma dovrà compiere un percorso specificamente libico cercando di ottenere nella comunità internazionali degli esempi di " building State" validi alle idee del popolo libico.

Le contro-proteste a Bengasi dopo la morte dell'ambasciatore degli Stati Uniti mi sono sembrate essere l'unico esempio di questo tipo di anti-estremismo presente nella città di Bengasi. La comunità internazionale, composta da una pluralità di interessi non sempre convergenti dovrà provare ad aiutare quei libici che vogliono uno stato moderno, unitario e rappresentativo. Sostenere una tale visione è una ragione sufficiente per me per continuare a tornare nella Libia libera.

Articolo tratto dal Libya Herald del 29 Settembre 2012 e scritto da
Andy Griminger , Vice Presidente della Management Systems International (MSI) e Direttore di MSI Libya.