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sabato 30 novembre 2019

DIMMI L'ITALIA: Parole chiave per osservare e capire gli italiani

Dimmi Italia

MI RACCOMANDO COME ESPRESSIONE TIPICA ITALIANA



La parola “Raccomando” deriva, cioè viene, proviene, ha origine, da un verbo. Il verbo da cui viene, da cui deriva, da cui ha origine è il verbo raccomandare.
Il verbo è utilizzatissimo in Italia, per una serie di motivi, cioè per più motivi. Uno di questi motivi è che ha molti significati diversi. E quali sono questi significati?
Uno di questi significati, quello più usato e diffuso, è il seguente: raccomandare vuol dire “Affidare ad altri”, “affidare ad altre persone” una cosa che ci sta molto a cuore, raccomandare vuol dire: porre attenzione, stare attenti, fare attenzione, avere cura, avere una particolare cura, stare particolarmente attenti a qualcosa di importante.
Questo è il significato più diffuso del termine, del verbo raccomandare. Si dice a qualcun altro, si comunica a qualcun altro che c’è una cosa molto importante a cui prestare attenzione, e questa cosa viene affidata a questa persona. Ok? Il verbo raccomandare, in questo caso, viene associato sempre ad una altra parola. La parola “mi”. Quindi si dice “mi raccomando!”. Quindi sono io che mi raccomando, mi raccomando vuol dire che chi parola, cioè io, è la persona che si raccomanda, sono proprio io la persona che si affida a te su una cosa molto importante. Mi raccomando è quindi l’unione di queste due parole, e unite insieme vuol dire proprio questo.
Detto in altro modo potremmo dire “vorrei che tu facessi attenzione a”, “vorrei che non dimenticassi che”. “Mi piacerebbe se ponessi attenzione su” questo aspetto, su una cosa importante che non va dimenticata.
“Mi raccomando!” quindi si usa tutte le volte in cui la persona che parla “si vuole raccomandare”, cioè vuole porre l’attenzione su una cosa importante che va ricordata.
Ad esempio una mamma italiana dice almeno 10 volte al giorno la frase “mi raccomando” al proprio figlio o figlia: mi raccomando fai tutti i compiti! Mi raccomando quando esci chiudi la porta! Mi raccomando di a tuo padre di venirti a prendere all’uscita di scuola! Oppure semplicemente “mi raccomando i compiti!” eccetera.
Solitamente si usa mi raccomando, e non, o almeno non molto, “ci raccomandiamo”, anche se può capitare anche questo.
Questo è il significato dell’espressione “mi raccomando”. Quando queste due parole sono attaccate, sono unite, sono una dietro l’altra, questo è l’unico significato.
Ma il verbo “raccomandare” ha anche una seconda accezione, anche un secondo significato. Infatti raccomandare, molto usato in Italia anche in questo caso, significa appoggiare qualcuno, cercare di aiutare qualcuno (appoggiare vuol dire essere con lui, aiutarlo, spingerlo, approvarlo) e quindi si raccomanda una persona; viene raccomandata una persona, la cosa che viene raccomandata è una persona. Raccomandare una persona vuol dire aiutarla, aiutarla nel senso di parlare bene di lei, per farle avere un beneficio, per fare in modo che questa persona sia scelta per un lavoro ad esempio.
Se io raccomando te, vuol dire che ti sto segnalando all’attenzione di chi ti può favorire, anche in modo scorretto. Ti sto segnalando, ti sto aiutando per ottenere un beneficio che ti farebbe vincere una competizione, un concorso, una selezione pubblica. Insomma ogni volta che ci sono più persone che concorrono per aver un beneficio, come potrebbe essere ottenere un lavoro (concorrono vuol dire correre con, correre insieme, chi concorre sta correndo insieme a qualcun altro, sta cercando di ottenere un beneficio sperando di essere scelto tra un insieme di persone che sta cercando di fare la stessa cosa). Quindi ogni volta che si concorre per un lavoro ad esempio, e qualcuno viene raccomandato, come si dice, allora vuol dire che questa persona è aiutata, è stata aiutata da qualcuno per vincere la competizione, per essere scelto al posto di altri, al posto degli altri concorrenti, di coloro che cioè concorrono (i concorrenti).
In questo caso quindi, in questo secondo caso, senza “mi”, il verbo raccomando viene usato per specificare cosa viene raccomandato, e non chi si raccomanda, come nel primo caso. Nel primo caso invece, nel caso di “mi raccomando”, si specifica che sono io che mi raccomando, sono io che svolgo l’azione. Io mi raccomando. Sono io che mi sto raccomandando, e mi sto raccomandando con te, sto parlando con te.
Mi raccomando, fai i compiti! Vuol dire “fai i compiti, è importante”.
Invece nella frase “ti raccomando mio fratello”, non c’è “mi”, ma c’è “ti”, ti raccomando, cioè raccomando a te, e cosa raccomando a te? Cosa ti raccomando? Ti raccomando mio fratello. Vuol dire che la cosa che ti raccomando è mio fratello. È lui la cosa a cui prestare attenzione, e lo sto dicendo a te, è a te che lo raccomando. In genere questa frase si usa in ambito lavorativo, molto spesso, forse troppo.
Dico troppo perché in Italia è molto diffusa la cosiddetta “raccomandazione”. Si usa spesso raccomandare qualcuno per ottenere un lavoro, per fare in modo che il lavoro venga dato ad un mio amico, o mio parente.
Questo quindi vuol dire che in Italia la raccomandazione non è una cosa molto bella, perché dove c’è raccomandazione c’è corruzione, e purtroppo l’Italia è uno dei paesi al mondo in cui la corruzione è più diffusa.
Purtroppo quindi la “raccomandazione” ha un senso negativo in Italia, e quando sentite qualcuno parlare di raccomandazione si parla sempre di questo: aiutare qualcuno ad avere un lavoro, ad ottenere un lavoro, anche se potrebbe averlo qualcun altro, che magari è più bravo, che quel lavoro saprebbe farlo meglio, qualcuno che meriterebbe di aver il lavoro e che invece non lo avrà perché “il raccomandato” sarà la persona che otterrà il lavoro.

Poi c’è anche una espressione particolare: “tipo raccomandabile”, anche questa molto usata in Italia. Tipo raccomandabile; cioè se un tipo è raccomandabile, se una persona è raccomandabile (tipo vuol dire persona in questo caso) vuol dire che si può raccomandare; questa persona può essere raccomandata. Questo è il senso primario. In senso generale, in Italia si usa questa espressione per qualificare una persona, per dire in poche parole che di questa persona ci si può fidare, che è una brava persona; è un tipo raccomandabile.
Si può usare sia in senso negativo che positivo; si può dire sia che una persona è un tipo raccomandabile sia che una persona è un tipo poco raccomandabile. Nel caso negativo quindi si usa dire “tipo poco raccomandabile”, e si usa meno “tipo non raccomandabile”. Se una persona è un tipo non raccomandabile, o poco raccomandabile, vuol dire che, in senso generale, nel suo passato ha avuto dei comportamenti negativi, dei comportamenti tali che mi fanno pensare che sia meglio non avere a che fare con lui, o con lei, in senso generale, non in senso lavorativo.
Posso dire a mia figlia, ad esempio, che il ragazzo che frequenta è un tipo poco raccomandabile, che ho saputo che è un tipo poco raccomandabile, che qualcuno mi ha comunicato, mi ha detto, che non mi raccomanda questa persona, perché in passato ha fatto qualcosa che lo ha reso poco raccomandabile. La parola “tipo” serve per qualificare questa persona, per qualificarla come qualcuno facente parte di un gruppo, quindi si tratta di una tipologia di persona, di un tipo di persona, appunto. Quindi dicendo “tipo poco raccomandabile”, si vuole dire “persona facente parte di un gruppo di persone” che sono poco raccomandabili. Una persona qualsiasi di questo gruppo, ecco perché si usa la parola tipo, che tra l’altro si usa in molti altri contesti; posso dire “un tipo strano” per dire una persona strana, oppure “quello è un tipo particolare”, per dire che una persona, che una certa persona, ha delle caratteristiche particolari che la contraddistinguono.



http://www.treccani.it/vocabolario/ricerca/RACCOMANDO/

https://nats-www.informatik.uni-hamburg.de/pub/User/InterculturalCommunication/cultureWierz.pdf

http://pragmatics.gr.jp/content/files/SIP_04_Brigid-Maher.pdf

Le subordinate circostanziali (la proposizione finale; la proposizione causale; la proposizione strumentale)



Le subordinate circostanziali

Le subordinate circostanziali sono proposizioni dipendenti che arricchiscono la proposizione da cui dipendono con precisazioni circostanziali. Esse svolgono nella frase la medesima funzione che nella proposizione svolgono i complementi indiretti e i complementi avverbiali:
Ho cucinato il pesce come mi hai suggerito tu.
Sono rientrati presto perché faceva freddo.
  • La proposizione finale
La finale indica il fine o lo scopo cui è diretta l’azione espressa nella proposizione reggente:
Faremo di tutto perché tu sia felice.
La finale, se esplicita, è introdotta da perché, affinché, che, onde, acciocché, in modo che e ha il modo al congiuntivo, se implicita, è introdotta da  per, a, da, onde, con lo scopo di, al fine di, in modo di, nell’intento di e ha il verbo all’infinito.
  • La proposizione causale
La causale indica la causa o la ragione per cui si compie l’azione o si verifica la situazione espressa nella reggente:
Non esco perché sono stanco.
Se esplicita, è introdotta da perché, poiché, giacché, che, siccome, per il fatto che, dato che, ecc e ha il verbo all’indicativo, al congiuntivo o al condizionale.
Se implicita, è costriuta con il gerundio, con il particio passato o con l’infinito preceduto da per, di, a.
  • La proposizione consecutiva
La consecutiva indica la conseguenza o l’effetto di quanto è detto nella reggente:
Il film era così divertente che tutti in sala ridevano.
Nella forma esplicita, è introdotta dalla congiunzione che e anticipata nella reggente dagli avverbi così, tanto, talmente, ecc. o dagli aggettivi tale, siffatto, simile, ecc. o dalle congiunzioni composte cosicché, sicché, talché o dalle locuzioni congiuntive in modo tale che, al punto che, ecc.
Nella forma implicita, è introdotta dalla preposizione da e ha il verbo all’infinito.
  • La proposizione temporale
La temporale indica quando si verifica, si è verifica o si verificherà quanto è detto nella reggente:
Quando ti vedo, sono contento.
  • La proposizione locativa
La locativa indica la posizione nello spazio in cui ha valore quanto è detto nella reggente:
Dove lo zio viveva da ragazzo, hanno costruito un ipermercato con quattro parcheggi.
Esiste solo in forma esplicita, introdotta da un avverbio o da una locuzione avverbiale di luogo come dove, da dove, nel punto in cui, dal luogo in cui, con il verbo all’indicativo.
  • La proposizione modale
La modale indica il modo in cui si svolge l’azione espressa nella reggente:
Comportati come ti sembra più opportuno.
  • La proposizione strumentale
La strumentale indica l’azione o la circostanza mediante la quale si realizza quanto è espresso nella reggente:
Sbagliando si impara.
Quando è costruita con il gerundio, la proposizione modale esprime talvolta un valore affine a quello della strumentale. Un criterio per distinguerle è quello di ricordare che la modale risponde alla domanda in che modo? e la strumentae alla domanda con che mezzo?

Teoria

Spiegazione 

ESERCIZI
 


Sottolinea una volta le proposizioni subordinate causali esplicite, due volte le causali implicite.  

1.Ho telefonato a Massimo dato che non lo sentivo da un po’. 
2.Avendo il motorino guasto sono andato a scuola in autobus.
 3.Il mio cane abbaia e scappa dappertutto perché ha paura dei tuoni.
 4.Siccome sto male, preferisco non uscire. 
5.Sono felice che tu mi abbia raggiunto al cinema,stasera. 
6.Non avendo riflettuto bene riguardo al suo futuro, fece proprio l’unica scelta che non avrebbe dovuto fare. 
7.Claudio è preoccupato per sua sorella, dal momento che ha una  da diversi giorni. 
8.Sei stato fortunatissimo a vincere quella lotteria milionaria! 
9.Avendo incrociato Marco nel corridoio, Mirella è ancora tutta agitata.
 10.Visto che c’è ancora tempo prima del prossimo treno, prendiamoci un cappuccino al bar della stazione. 


 Sottolinea i complementi di causa e trasformali in proposizioni causali.ä 
Le auto viaggiavano a pochi chilometri all’ora data la nebbia fitta.ÕLe auto viaggiavano a pochi chilometri all’ora dato che c’era una nebbia fitta. 
 1.Dal caldo non si riesce a respirare. .......
 ..2.Mi sono svegliato per quel rumore assordante giù in strada. ............................................................................................................................................................................................ .3.Il treno ha subito un ritardo di venti minuti per un guasto tecnico.
 4.Per quei tafferugli allo stadio sono dovute inter venire le forze dell’ordine. ......................................................................................................................................................................... .5.Io e Michela siamo state sgridate dalla professoressa per il ritardo. ................................................................................................................................................................................. .6.Giacomo era al settimo cielo per quell’ottimo a geografia. ..............................................................................................................


Sottolinea le subordinate causali e trasformale nei relativi complementi di causa. 
poiché avevo fame, mi mangiai un bel panino al prosciutto e formaggio. ÕPer la fame... 
1.Poiché Matilde dice troppe bugie, non è più creduta da nessuno. ......................................... 
.2.Avendo un gran freddo ho dormito sotto due pesanti piumoni. .............................................. 
.3.La partita è stata sospesa perché il campo era allagato. ..................................................... 
.4.Avendo un terribile mal di denti, stanotte non ho dormito per nulla. ...................................... . 
5.Per aver versato troppe lacrime, adesso ho gli occhi tutti gonfi. ............................................ 
.6.Essendo imbarazzata, Veronica non riusciva a guardare negli occhi Silvano. 

Esercizi+
Esercizi con le_proposizioni_subordinate__causale 

PROVERBIO DI OGGI: chi semina vento raccoglie tempesta

Chi semina vento raccoglie tempesta (in latino: Qui ventum seminabunt et turbinem metent) è un antichissimo proverbio, tuttora molto usato, che deriva da un libro dell’Antico Testamento (Osea 8,7): “E poiché hanno seminato vento / raccoglieranno tempesta”. L’invettiva del profeta Osea riguarda i capi del popolo e i sacerdoti di Israele che, secondo lui, stavano agendo contro le leggi del Signore causando ingiustizie e violenze e portando grande smarrimento nel popolo.
chi semina vento raccoglie tempestaIl significato della frase è cristallino: chi fa del male, subirà un danno maggiore di quello arrecato; una comune espressione dal medesimo significato, se usata nel suo senso negativo, è “si raccoglie ciò che si semina” (si veda Cicerone, nel De Oratore, “ut sementem feceris, ita metes” ovvero “come avrai seminato, così mieterai”).

venerdì 29 novembre 2019

CULTURAL DIMENSIONS OF ITALY AS AN ENLARGED CONTEXT

CULTURAL DIMENSIONS OF ITALY AS AN ENLARGED CONTEXT

Italy is a society tending to a high index of distance from power in general where the hierarchy is not lived to the fullest.
The Italian society understood as productive and civil structures of the country tends to broadly adhere to a cultural dimension of "Weak avoidance of uncertainty" while the Italian population tends to a adhesion for the own life to a cultural dimension of "strong avoidance uncertainty ".

His daily and profound choices are set in the light of this dimension that is found to be in clear contradiction with the institutional and economic design of the country.

The climate of economic difficulties called for reason of brevity "Crisis" are on the cultural level a clear sign of this situation of duality present in the country, in other words the Italians aspire to clarity in their daily life while "the legal country" offers only ambiguity and uncertainty as answer to their problems.

In terms of behaviour, Italians are individualists within a given "in-group" of belonging, making them very sensitive to the distinction in the social world between people considered as "in-group" or external to their (supposed) own group.
For this reason, relationships are often more important than the tasks to be carried out. The Italian company understood in its productive and organizational sphere tends to be very masculine since little space is given to the demands and needs of women.

On the contrary in private life, the role of women is very important because they are the part of population who keep the family network upright as well as the feeling of well-being for the male in family.

The temporal orientation of the country can peacefully be attributed to the short-term dimension in every area of ​​the social life of the country. This natural tendency to a short-term time orientation could be the real reason for the passive acceptance of precarious life as a working model and therefore also societal in a broad sense. This point appears to be in contradiction with an Italian mentality linked to the avoidance of uncertainty.

In this long winter called "Crisis", the cultural dimension called "restraint" becomes more and more wide because it becomes difficult to remember positive emotions, one lives with the feeling that things do not depend on us and therefore the goal of saying oneself happy seems practically impossible to reach.

Another element of opposition is the fact that Italy has become a society that has greatly reduced the distance from power in this historical period characterized by technology with the introduction of the web and various social media. This reduction in social distance from power can be seen in the relationship with parents, teachers and power relation in general.

In the political sphere, people's request is that of having a political world obliged to legitimize its choices in the name of the good for the country. Unfortunately in reality the political world "de facto" remains very distant from the people because it lives in its rituals all located in the capital city of Rome. This allows political corruption to be frequent even though it is often discovered by the Judges. This situation entails the presence of conflicting relationships between the political world and the Judicial power, which would like to maintain its autonomy, understood as a cultural dimension of "high index of social distance" and of "strong avoidance of uncertainty".

In a cultural context that goes elsewhere, these requests of the Judges seem to become privileges, while they are practically the preconditions for the proper functioning of the state machine.

Continuing we can mention that in the country the redistribution of taxes is weak despite the high tax burden for every citizen loyal to the tax authorities. Italian society, in a general sense, broadly adheres to a dimension of weak avoidance of uncertainty as we can see with linguistic expressions: after we see, then we talk about it late, we see later.

This uncertainty is accepted or perhaps imposed on those who do not have the certainty of income as could be the case for state employee and similar jobs. For the latter it is possible to live largely in harmony with the need for strong avoidance of uncertainty while having to live the price of an eternal stress and anxiety in having to face the unexpected of everyday life. However, this dimension remains a cornerstone to enable the healthy development of a society as a whole.

The parameters of strong avoidance of uncertainty are present in the entire Italian population with the presence of strong stress and anxiety and with the need to preserve their work even if they do not like it. Therefore I leave to imagine the rate of conflict in work situations of this nature.

So this are in very short some cultural dimension always in the ground with the Italian context.
 

DIMENSIONI CULTURALI DELL'ITALIA COME CONTESTO ALLARGATO


L'Italia e' una società tendenzialmente ad alto indice di distanza dal potere in linea generale dove la gerarchia non e' vissuta al meglio.

La società italiana intesa come strutture produttive e civili del paese tende ad aderire ampiamente ad una dimensione culturale di "Debole evitamento dell'incertezza" mentre la popolazione italiana in carne ed ossa tende ad una adesione del proprio vivere ad una dimensione culturale di "forte evitamento dell'incertezza".
Le sue scelte quotidiane e profonde sono impostate alla luce di questa dimensione che si trova ad essere in palese contraddizione con il disegno societario del paese.
Il clima di difficoltà economiche denominato per brevità "Crisi" sono sul piano culturale un netto segno di questa situazione di dualità presente nel paese, in altri termini gli italiani aspirano alla chiarezza nel loro vivere quotidiano mentre "il paese legale" offre come risposta soltanto ambiguità ed incertezza.
In termini di comportamento gli italiani sono individualisti all'interno di un dato " in-group" di appartenenza rendendoli molto sensibili alla distinzione nel mondo sociale tra persone ritenute come " in-group" oppure esterne al proprio gruppo (supposto) di appartenenza.
Per questo motivo spesso le relazioni sono più importanti degli stessi compiti da portare avanti. La società italiana intesa nella sua sua sfera produttiva ed organizzativa tende ad essere molto maschilista dato che viene concesso poco spazio alle richieste e alle necessità delle donne.
Al contrario nella vita privata, il ruolo delle donne e' molto importante perché sono loro a mantenere in piedi la rete familiare cosi come il sentimento di benessere percepito dell'uomo.
L'orientamento temporale del paese si può pacificamente attribuire alla dimensione del breve termine in ogni ambito della vita sociale del paese. Questa naturale tendenza ad un orientamento temporale di breve termine potrebbe essere il vero motivo dell'accettazione passiva del precariato come modello lavorativo e pertanto di società in senso ampio. Questo punto risulta essere in contraddizione con una mentalità italiana legata all'evitamento dell'incertezza.
In questo lungo inverno denominato come "Crisi", la dimensione culturale detta "vincolati" diventa sempre più ampia perché diventa difficile ricordare le emozioni positive, si vive con la sensazione che le cose non dipendano da noi e pertanto il traguardo di dirsi felice sembra praticamente impossibile da raggiungere.
Un altro elemento di contrarietà risulta dal fatto che l'Italia e' diventata una società che ha ridotto molto la distanza dal potere in questo periodo storico caratterizzata dalla tecnologia con l'introduzione del web e dei vari social media. Questa riduzione della distanza sociale dal potere si vede nella relazione con i genitori, i docenti.
In ambito politico, la richiesta della gente e' quella di aver un mondo politico obbligato nel legittimare le sue scelte nel bene del paese. Purtroppo nella realtà il mondo politico "de facto" rimane molto lontano dalla gente perché vive nelle sue ritualità tutte capitoline. Questo consente che la corruzione politica sia frequente pur essendo spesso scoperta dalla Magistratura. Tale situazione comporta la presenza di relazioni conflittuali tra il mondo politico e la Magistratura, la quale vorrebbe mantenere la sua autonomia, intesa come dimensione culturale di "alto indice di distanza sociale" e di "forte evitamento dell'incertezza".
In un contesto culturale che va da tutt'altra parte queste richieste della Magistratura sembrano diventare dei privilegi mentre praticamente sono le precondizioni per il giusto funzionamento della macchina statale.
Proseguendo si può menzionare che nel paese la ridistribuzione delle tasse e' debole pur essendo alto il carico tributario per ogni cittadino fedele al fisco.
La società italiana, in senso generale, aderisce ampiamente ad una dimensione di debole evitamento dell'incertezza come possiamo notare con delle espressioni linguistiche: dopo vediamo, poi ne parliamo, vediamo dopo.
Tale incertezza viene accettata o forse imposta a coloro che non hanno la certezza del compenso come potrebbe essere il caso per dipendenti pubblici e assimilati. Per quest'ultimi e' possibile vivere ampiamente in sintonia con il bisogno di forte evitamento dell'incertezza pur dovendo vivere il prezzo di un eterno stress e ansia nel dovere affrontare gli imprevisti del quotidiano. Tuttavia tale dimensione resta una pietra angolare per consentire lo sviluppo sano di una società nella sua interezza.
I parametri di forte evitamento dell'incertezza sono presenti in tutta la popolazione italiana con la presenza di forte stress e ansia e con il bisogno di conservare il loro lavoro anche se non piace.  Pertanto lascio immaginare il tasso di conflittualità in situazioni lavorative di questa natura.
Inoltre i cittadini italiani sono percepiti sempre come incompetenti di fronte alle autorità.  Questi stessi italiani stressati vivono comunque molto bene l'ambiguità e il caos dell'incertezza in molte occasioni.
Il loro sentimento di "collettivismo" degli italiani si vede nella voglia di adesione ad un gruppo allargato ( famiglia, lavoro, amici, palestra, corsi vari) per avere un sentimento di protezione in cambio di lealtà al gruppo in questione.  La loro coscienza e' sempre di tipo "individualista" all'interno di questa cornice, inoltre le loro opinioni sono condizionate dall'appartenenza ad un dato " in-group". Inoltre "io" e' una parola molto adoperata dagli italiani nelle loro conversazioni con gli altri.
Questi sono solo alcuni elementi brevemente presi in rassegna per raccontare in breve le dimensioni culturali presenti nel Bel paese.

PROVERBIO DEL GIORNO: CHI TROPPO VUOLE, NULLA STRINGE

Chi troppo vuole nulla stringe". Questo proverbio è attestato alla letteratura, più precisamente risale alla morale della favola "La gallina dalle uova d'oro" scritta da Esopo, il cui proprietario uccise la gallina in grado di produrre uova d'oro convinto di poterne trovare al suo interno molte di più e in fretta e, invece, l'amara scoperta: il povero animale era al suo interno una gallina come tutte le altre e perse quindi una notevole fonte di ricchezza..


Significato

Il proverbio sta a significare che chi nella propria vita pone una serie di innumerevoli obbiettivi diversi tra loro, difficilmente riuscirà, proprio per limitazione della persona, ha raggiungerne almeno uno. Meglio porsi un solo obbiettivo a cui dare tutta la totalità della propria persona e poi una volta raggiunto, procedere con il secondo, che concentrarsi su molti ma senza la giusta attenzione, perché il rischio di non riuscire a portarne a termine nessuno è alto.

giovedì 28 novembre 2019

Subordinate relative SUBORDINATE RELATIVE Proposizione relative proprie e improprie o circonstanziali


Proposizione relative proprie e improprie


Cosa sono le proposizione relative? Vediamo come distinguerle con delle frasi:
  1. La città che sto attraversando è magnifica.
  2. Non amo coloro che si vantano di tutto.
  3. Era generoso con chiunque avesse bisogno.
Che sto attraversando, che si vantano, chiunque avesse bisogno sono tutte proposizioni relative.
Si chiama, infatti, proposizione relativa la subordinata unita alla reggente da pronomi relativi (che, chi, il quale ecc.), indefiniti relativi (chiunque, qualunque ecc.) o avverbi relativi (dove, dovunque, come, comunque ecc.).
La proposizione relativa esplicita è introdotta da pronomi relativi, indefiniti relativi o avverbi relativi. I modi sono l'indicativo, il congiuntivo e il condizionale.
  1. Andiamo dove vanno gli altri.
  2. Vado dovunque mi mandino.
  3. E' una persona che frequenterei volentieri.
La proposizione relativa implicita è costituita da participi presenti o passati:
  1. Ho letto un libro riguardante (= che riguardava) la guerra.
  2. Il treno arrivato (= che è arrivato) ora è in ritardo.
da infiniti introdotti dalla preposizione da:
  1. E' un libro da leggere (= che deve essere letto) in vacanza.
Le proposizioni relative si distinguono in proprie e improprie.
Le relative proprie sono quelle che hanno valore attributivo o appositivo.
  • Le attribute come l'attrbuto, aggiungono una determinazione o una qualificazione necessaria alla reggente: Ammira i ragazzi che studiano (= studiosi). L'uomo che sta arrivando (= in arrivo) è mio zio.
  • Le apposizioni o incidentali come l'apposizione, sono poste tra virgole e aggiungono una determinazione non necessaria, che si può quindi togliere senza che muti il senso del periodo: Questo libro, che ho avuto in prestito, è molto interessante (= che ho avuto in prestito si può togliere, come l'apposizione, senza che muti il senso del periodo.
Le relative improprie sono quelle che hanno il valore di altre subordinate. Si distinguono in:
  • Relative temporali: L'ho visto che (= quando) rientrava.
  • Relative causali: Beati voi che (= perché) andate in vacanza.
  • Relative finali: Manderò uno che (= affinché) lo avverta.
  • Relative consecutive: Non è uno che (= tale che) ti tradisca.
  • Relative concessive: Egli che aveva (= sebbene avesse) ragione, tacque.
  • Relative condizionali: Chi (= se uno) dicesse questo, sbaglierebbe.



Evidenzia la subordinata relativa (ATTENZIONE: in due frasi non è presente).
  1. Sei l’unico al quale ho raccontato la verità.
  2. Le rose che mi hai regalato ieri sono già appassite.
  3. Marta, i cui vestiti sono sempre originali, oggi è venuta a scuola con un kimono.
  4. Non sono certo stato io ad accusarti.
  5. Alcuni credono di avere solo diritti e nessun dovere.
  6. A chiunque ritrovi il mio cane darò una ricompensa.
  7. Li abbiamo cercati dovunque ci avevate indicato ma non li abbiamo trovati.
  8. Gli ospiti che arrivano senza preavviso non sempre sono graditi.
  9. Vorrei una coppa di quel gelato che producete voi.
  10. La documentazione da lei richiesta è già stata spedita all’indirizzo che ci avete indicato.
  11. Speravo che il computer fosse stato già riparato.
  12. Chiunque ti abbia detto questo, ti ha ingannato.
  13. Mi piace andare in vacanza dove c’è poca gente.
  14. La pizza che ho mangiato in quel ristorante era pessima.

Individua la frase che contiene una subordinata relativa


Il lavoro che ho trovato è ben retribuito
 

Giovanna spera che suo figlio trovi lavoro.
 

Sembra che nessuno abbia voglia di lavorare
 

Ho la speranza che mio figlio trovi lavoro


Spunta le frasi che contengono una subordinata relativa
  1. La giacca che ho comprato mi va stretta
  2. Sento il vento soffiare
  3. Ho ascoltato un brano composto da Lucio Dalla
  4. Penso che questo brano sia bello
  5. Vorrei che tu restassi ancora un po'
     1LA PROPOSIZIONE RELATIVA
     Individua e sottolinea tutte le proposizioni subordinate relative.
     1.Non sopporto chi è maleducato.
     2.Questo è il libro che ho letto.  
    3.Mi sono trasferita nella casa, dove ha abitato mio nonno. 
     4.Vorrei un lavoro che mi lasciasse più tempo libero.
     5.Non scorderò mai le parole che mi hai detto. 
     6.Angela è la zia alla quale sono più legata.  
    7.Leopardi è il poeta che preferisco. 8.Questa è la ragazza di cui ti parlavo
     Scegli il pronome relativo adatto a collegare le due proposizioni. 
    1.Nel compito ho svolto l’esercizio che /del quale era più semplice.
     2.La vostra guida per il tour sarà Alessandra, che /alla quale potrete rivolgervi per ogni problema.  
    3.La città che /nella quale si sono svolte le olimpiadi del 2008 è Pechino. 4.Non c’è niente che /di cui ho bisogno, grazie. 
    5.Il libro che /sul quale mi hai prestato era molto bello.
     6.Questo è l’amico che /con il quale sono andata al cinema.
  i seguenti periodi contengono subordinate relative: individuale e indica, segnando la corrispondente casella, se si tratta di relative proprie [P] o di relative improprie [I][P
 Ho trovato un tipo di pentola che cuoce senza grassi[ I]  
Maria cerca sempre qualcuno che l’aiuti a fare i compiti[ P]  
Mi annoiano molto le persone che parlano solo di sé[ P]
 Questo è un interessante tema di cui discutere[ I]  
Devo ringraziare Italo che mi ha dato questo compito ingrato


 Esercizio 10. 
Distingui nei seguenti periodi la proposizione relativa. Specifica se è propria (P) o impropria (I). Se è impropria stabilisci il tipo di subordinata.
 a. Ti verrà a trovare Rosa che è mia cugina. (P I)
 b. Hanno chiamato il giardiniere che lo potasse. (P I) 
 c. L’uomo che ha scolpito questa statua è veramente un artista. (P I) 
 d. I cani che abbaiavano per strada nella notte, furono allontanati. (P I)
 e. Rimanemmo tutti profondamente impressionati dal pallore di Marco che rendeva quasi trasparente il suo volto. (P I) 
 f. Ammiro i vostri fratelli che sono così avanti negli studi. (P I)
 g. Essi rientrarono subito che erano stanchi. (P I) 
h. Il professore ha visto Lina che copiava. (P I)  
i. Spuntò il primo raggio di sole che sciolse tutta la neve. (P I)

https://www.edisco.it/le-parole-giuste/wp-content/uploads/sites/12/2015/01/frase_complessa_o_periodo.pdf 
Verifica di grammatica con soluzioni
relativa
grammatica

The space of italophony and Italiasimpatia

The space of italophony and Italiasimpatia.


By highlighting immediately the fact that Italy does not invest in the spread of Italian language around the world we can find in the world a real interest in our civilization despite the inadequate political interest in this cultural policy.
In fact there is a real "italsimpatia" around the world, a strong attraction which is a translation for a world of quality, history, culture, style, art and music and much more. This Italian spirit, which is not aggressive and imperialist, but speaks about humanism and good living ( lets think for example on Italian cuisine).

 To take up the concept of promoting Italian, we need to tie this concept firmly to a notion of beauty, taste, art and music. In short, Italian as a particular and universal language available for everyone. This preamble was pronounced by President Mattarella during the Dante conference in Buenos Aires to highlight the central role of the Italian language as an essential figure of the Italian identity. People intend to study Italian to nourish their spirit and to approach the unique Italian heritage in term of artistic and literary field. The challenge for the Italian language would be to be to become spokesman for Italy in its all cultural and commercial interest in term of making know the products of the famous Made in Italy. In the national field this  concept of "Italsimpatia" must be translated into becoming a language that acts as a bridge between the various communities present in the territory and also becomes a vehicle of integration between Italian citizens and new Italians.

This space of italophony is not obvious and the Italian State need a structured agenda to show to the rest of the world the signals of our civilization in an interesting and useful way. The idea of ​​Dante Society shows the idea of an Italian identity as a intersection of the exchange of civilizations. The exchange must be the figure of the identity. The concept of Italsimpatia must also know how to maintain the bond with the many young Italians who go to live abroad. This Italsimpatia concerns all the people that have an interest and passion for Italy without placing any ethnic constraint, as would be the case with the " Italians descendant" type present all over the world. 
According to the President of Dante Society Andrea Riccardi, Italsimpatia should be seen as a space where Italian becomes a language to get to know each others, to open dialogue boxes and build new bridges. In short, a language of peace to put it in other terms. This notion of Italsimpatia must facilitate the return to the Italian language among people of Italian origins who now have a simpler and more peaceful relationship with the possibility of acquiring the Italian language. According to Riccardi it is necessary to push towards Italian extroversion in order to meet the construction of that "Italian world " outside the national borders to make Italian live as a synonym of taste for things, of art, of knowing how to live, of singing, of fashion, of music opera.

 However, precisely in the 90s, Italian politics went through a long and complex transition, with phenomena of withdrawal, which certainly did not help the setting of our country on the scenarios of the world, indeed they favoured introversion. "

"The teaching of Italian language  and the sympathy for Italy and Italian spirit have suffered and suffer from this introversion. To get out of this introversion with the intent of reaching an extrovert style it will be useful to understand the reasons for the Italian attractiveness. For example, a good example would be to think of that phenomenon called commercial Italianity in which Italian is the second most useful language in the world of commercial advertisement. The use of Italian-related brands involves a business of 50 billion euros. This is clearly the sign of a historical-cultural prestige of the country as claimed by the well-known linguist Luca Serianni. For the concept of Italisampatia the challenge will be to have more Italian brands mixed with Italian language, culture and colours. Only a great development of the teaching of Italian abroad allows to widen the network of sympathy of people towards the Italian things.
The myth of Italy can be understood essentially in transforming objects, life, nature with a touch of beauty. The Italian language and culture are an element perceive abroad as a form of distinction and represent a happy way to combine  history and actuality. This Italsimpatia imagined by the President of the Dante Society Andrea Riccardi must become network between the piece of Italy, material and immaterial, mixing language inside the various activities located all around the world. 
This idea of "Italsimpatia" need to be introduce inside a great Network in order to not behave like meteorites in a context where other European nations invest much more relevant funds. 
We must push in the world, the idea that learning Italian is synonymous with improving one's personal image and the possibility of coming into contact with a unique cultural heritage during your future journey in Italy. In order to became reality, this goal need a strong policy in term of professionalism for the teachers involved in this process of quality and a cultural agenda well setting with appropriate funding.

In this globalized world you can catch new opportunity between people looking for new memberships and good life. The task of Italsympathy must be to offer a colourful cultural space in Italian language, in a not hegemonic, elegant and clear context.

 In this way it will be possible to build these "Italian World" outside the national borders.

Capire la dimensione culturale del proverbio



Capire la dimensione culturale del proverbio

La storia della lingua risulta piena di tradizioni che si sono cristallizzate in parole e quest'ultimi in espressioni ben fatte quali ad esempio il proverbio o le espressioni idiomatiche. Il proverbio in particolare può essere definito un evento comunicativo legato alla memoria collettiva di un popolo come viene interpretato negli studi di etnolinguistica di Cardona ( 1985).
Il proverbio diventa come una forma di esperienza linguistica del mondo circostante. Durante le varie fasi storiche dell'umanità, l'uomo ha avuto bisogno di classificare tutto quello che lo circondava adoperando dei simboli e dei segni. Il pensiero in questo modo e' diventato: suoni, parole, disegni, simboli ed infine scritture. Per fare questo l'uomo ha avuto bisogno di dare nomi alle cose con dei procedimenti conoscitivi validi e facilmente accessibili per rendere questa invenzione utile per tutti gli altri membri del gruppo.
Di fatto la lingua e' sicuramente un sistema di segno arbitrario ma non lo e' più quando si colloca nel discorso inserito in una rete di relazioni sociali. La lingua e' un prodotto sociale della facoltà del linguaggio ed un insieme di convenzioni necessarie adottate dal corpo sociale per consentire l'esercizio di questa facoltà agli individui.
La situazione sociale diventa la cifra per la comprensione dello scambio linguistico permettendo di eliminare tra i vari significati di una parola tutti quelli che non sono pertinenti in quella data situazione sociale. Lo scambio linguistico non avviene mai nel vuoto ma in contesti concreti causando due ordini di realtà:
- due parlanti con differenti stati d'animo che tentano di entrare in sintonia, vale a dire sottoponendoci alla presenza di fattori emotivi e soggettivi che sono sicuramente extralinguistici.
- un riferimento a oggetti, circostanze e pensieri, una complessa realtà che sta dietro la forma della lingua utilizzata. Se prendo ad esempio l'espressione francese " c'est la fête de maman" oppure " l'anniversaire de papa" sarebbe opportuno per decifrare effettivamente queste due espressioni quali siano i moduli di vita della famiglia francese, le sue abitudini.
Il cemento tra signifiant e signifie' viene realizzato ad opera della civiltà per evitare ad ogni parlante di compiere la sua personale interpretazione del messaggio linguistico. Pertanto sin dal periodo dello strutturalismo di Saussure ( 1922) ha avuto un ruolo rilevante la lingua orale inteso come precipitato storico della lingua di un dato popolo. La tradizione orale viene vista come il luogo dove si forma una società nei suoi usi e costumi.  Nei lavori di Freddi ( 1970) aveva parlato di espressioni idiomatiche costituite da più parole fatte da una unita lessicale e sintattica e con una forte ed accentuata carica metaforica, come ad esempio in espressioni come: ingoiare il rospo, scrivere come una gallina, prendere due piccioni con una fava.

L'altra forma condivisa di sapere orale legato alla civiltà di un popolo in assenza di regole grammaticali e' il proverbio ( Freddi 1970, 206-207) dove ci viene spiegato che i proverbi differiscono abbastanza in termini comparativi con le altre lingue indicando nella loro lapidaria episodicità il legame della lingua con le esperienze storiche di una data comunità di parlanti.  Pertanto la possibilità di accedere al patrimonio di proverbi di una data lingua e cultura può agevolare la conoscenza di una mentalità,, abitudini, storia sociale, modi di dire e fare, cosi come i valori sottostanti al proverbio in questione.

Il proverbio e' una parola che deriva etimologicamente dalla parola latina 'verbum" intesa come espressione orale con l'aggiunta del prefisso ' pro' con significato di qualcosa che sta al posto di qualcosa altro. In altri termini il proverbio e' quella espressione orale che dice qualcosa che sta per qualcosa altro.
Il proverbio avrà il valore di frase definitiva con valore di sentenza all'interno di un dato gruppo umano. Nella lingua italiana ci sono ci sono centinaia di proverbi che hanno raccolto nel tempo il sapere popolare.  Per esemplificare ecco alcuni proverbi molto frequenti in lingua italiana:  chi troppo vuole nulla stringe, chi semina vento raccoglie tempesta, chi tardi arriva male alloggia, chi cerca trova, anche l'occhio vuole la sua parte, meglio solo che male accompagnato, meglio un uovo oggi che una gallina domani, una rondine non fa primavera, ragno porta guadagno, arrampicarsi sugli specchi, non sta ne' in cielo ne' in terra, gallina vecchia fa buon brodo, can che abbaia non morde, meglio tardi che mai, la lingua batte dove il dente duole, chi ha tempo non perda tempo, non se ne cava un ragno dal buco, sentirsi come un pesce fuor d'acqua, il lavoro nobilita l'uomo.

L'interesse per lo studio dei proverbi risale sin dall'Antichità passando per autori come Aristotele, Plauto, Erasmo, Cervantes, Shakespeare.
Questi proverbi sono stati tramandati oralmente senza potere affermare oggi di potere risalire a qualche documentazione scritta sulle loro origini.
Per esempio oltre ai proverbi menzionati prima abbiamo anche una tradizione di proverbi di matrice latina come ad esempio:  De gustibus, in vino veritas, in medio stat virtus o do ut des.

La fortuna del proverbio

I proverbi possono avere una funzione di tipo normativa, descrittivi, antitetici o meteorologici.
I proverbi usano metafore e immagini per descrivere fatti reali e contingenti.
I proverbi possono essere divisi in vari gruppi: esperienze e regole di vita, vizi e virtù dell'animo umano, vita in famiglia, vita di comunità, vita contadina e mestieri, tempo, mesi, stagioni.
Il proverbio diventa il luogo dove si parla con la fantasia, le similitudini per parlare alla mente dell'altro. Questa capacita' e' tipica  degli specialisti della comunicazione come gli oratori, poeti e scrittori.
I proverbi hanno la funzione di commentare un evento, concludere un ragionamento o una discussione giungendo alle labbra del parlante come forma istantanea e richiamo inconscio al tesoro di memoria presente in quella data comunità di parlanti. 
Le caratteristiche del proverbio per essere memorizzato sono: la brevità, la frequenza dell'immagine, la rima, il ritmo. Tutti questi elementi linguistici vengono forniti dall'osservazione attenta del mondo circostante. Questo uso del proverbio come linguaggio figurato serviva per ottenere una maggiore efficacia comunicativa. Questo tipo di linguaggio rimanevo impresso maggiormente nella memoria della comunità. In questo modo diventa un evento comunicativo che ha la funzione di condivisione sociale di un sapere ma rappresenta spesso un intervento di comprensione fra due interlocutori, all'interno di una conversazione, prevalentemente informale. Raccontare un'esperienza con l'uso di un proverbio implica di volere in un secondo momento ottenere una conferma per essere sicuri di essere stati ben compresi. Questa mutua comprensione crea tra gli interlocutori una piacevole sensazione di appartenenza e complicità. Il proverbio fa leva su un sapere condiviso da tutti e consente di sentirsi parte di un tutto. I proverbi consentono di entrare a far parte di una comunità di parlanti.
Lo studio e la conoscenza dei proverbi può essere molto utile per un parlante straniero che voglia capire un popolo, con le sue abitudini, speranze, regole e criticità.



Bibliografia

BOGGIONE V., (2007) Logos, dialogo, letteratura, XLI, in Dizionario dei proverbi, UTET, Torino.
  
CARDONA G. R., (1985) La foresta di piume,BUL, Bari.
  
CARDONA G. R., (2006)I sei lati del mondo. Linguaggio ed esperienza, Editori Laterza, Bari.
  
CARDONA G. R., (1976) Introduzione all’etnolinguistica, Il Mulino, Milano

FREDDI G., (1970) Metodologia e didattica delle lingue straniere, Minerva Italica, Bergamo.

Trevini Bellini, L. (2015) Bollettino ItalsAnno 13, numero 59, Venezia.

 SAUSSURRE F. DE, (1922) “Cours de linguistique générale”, Editions Payot, Paris; (1989)“Corso di linguistica generale”, tr.it. di Tullio De Mauro Laterza, Bari.

 Sitografia

https://www.itals.it/sites/default/files/pdf-bollettino/trevinibellini.pdf



https://www.grazianoserragiotto.it/wp-content/uploads/2011/08/Il-binomio-lingua-cultura.pdf

https://www.itals.it/sites/default/files/pdf-bollettino/trevinibellini.pdf

https://ausserhausfuoricasa.files.wordpress.com/2017/03/mondo_modi-di-dire.pdf

http://amsacta.unibo.it/4097/1/Comunicazione%2C_cultura%2C_lingua.pdf