In questo articolo si intende divulgare presso un pubblico di lettore di lingua e cultura italiana poco familiari con la lettura geopolitica della cultura italiana riprendendo i termini dell'articolo di Dario Fabbri apparso sulla rivista italiana di geopolitica Limes il 4 Giugno 2018.
La tesi sostenuta dall'autore vede come principale risorsa strategica del paese la sua sostanziale uniformità culturale, la quale si innerva sostanzialmente sulla lingua italiana, il cattolicesimo e l'assenza di lotte tribali tra le varie regioni per dirla alla Fabbri. Questa risorsa in termini strategici potrebbe essere una delle poche risorse italiane in tempi di crisi tra i vari blocchi mondiali.
Sicuramente la lettura di geopolitica della realtà italiana può sembrare a volte troppo schematica e poca attenta alle varie articolazioni presenti nel territorio ma possiede il pregio di andare all'essenza delle cose senza perdersi troppo nei tipici particolarismi del paese. Di fatto in Italia viene sempre praticato lo sport nazionale della parcellizzazione e l'attitudine alla diversità tra gli stessi italiani in chiave economica, civica, amministrativa ma mai per motivi etnici come sembra invece il caso per Stati con grosse divisioni come la Spagna, il Belgio o il Regno Unito. Il primo punto di coesione del paese e sicuramente la lingua italiana come patrimonio finalmente condiviso in tutto il paese mentre la presenza delle altre lingue sul territorio rientrano nella categoria dei dialetti. Pertanto non vige un clima di competizione tra la lingua nazionale e i numerosi dialetti presenti nella penisola.
Un altro punto di forte condivisione e l'adesione alla cultura cattolica come predominante nello stivale dove non riscontriamo nessuna altra religione che abbia creato dei costumi in ampia concorrenza con la cultura locale. Di fatto l'Italia rimane una unica comunità etnica e non riscontriamo la presenza di popoli alternativi in Italia. Le minoranze straniere sono piccole e solo il caso dell'Alto Adige risulta più sensibile. Le regioni italiane non sono in concorrenza con lo Stato come potrebbe avvenire in altri contesti geografici. Paradossalmente e la mancanza di frattura antropologica che consente al paese di esistere in assenza di una efficace macchina statuale, alle popolazioni di rimanere sostanzialmente fuori dalla storia, di aver un partito secessionista trasformarsi in un partito nazionalista, senza creare immensi sconvolgimenti. Le tipiche incongruenze dell'Italia sono di natura microculturale e non risultano avere l'intensità per separare la popolazione italiana. In un contesto storico molto travagliato come quello odierno, il patrimonio di comunanza del popolo italiano potrebbe risultare una carta molto importante da giocare di fronte agli altri paesi. Questi punti di omogeneità saranno cruciali per fronteggiare la perdita di peso in ambito economico e demografico del paese cosi come le difficoltà della costruzione delle istituzioni europee e l'aumento della litigiosità nell'area di competenza degli Stati-Uniti. Questo patrimonio di coesione, poco noto all'interno del paese, potrà essere valorizzato soltanto a patto che si prenda consapevolezza della natura profonda della cultura italiana.
L'Italia risulta essere pienamente una invenzione culturale perché sul piano genetico sappiamo che gli Italiani non esistono visto che la sua popolazione viene composta dall'esito delle sovrapposizioni di varie ondate migratorie e di vari colonizzatori. Il paese si può definire come il frutto di una mescolanza tra greci, romani, popolazioni germaniche, arabi e popolazioni settentrionali. Non a caso si comincia a parlare d'Italia sin dal Medioevo ma soltanto sul piano di una nazione che ha un patrimonio unico sul piano linguistico, culturale e territoriale. Sicuramente non si pensa affatto alla nascita di uno Stato Italiano. Sin dal quel periodo si sceglie l'italiano come la lingua ufficiale del paese pur non essendo parlata da molte fasce della popolazione. Gli italiani percepiscono l'italiano standard come il piu alto strumento di espressione in loro possesso. Pur essendo moltissimi dialetti in Italia ma nessuno intende collocarsi come antagonista all'italiano come avviene in Spagna con il catalano, il galiziano, il basco sono in concorrenza con il castigliano. Lo stesso avviene in Germania dove il bavarese viene considerato lingua veicolare alla pari del tedesco ufficiale, cosi come in Belgio dove il francese e il nederlandese si disputano lo status di lingua nazionale oppure in Ucraina, Estonia, Lettonia, Lituania dove il russo viene spesso utilizzato quanto le lingue autoctone.
Sul piano religioso, in Italia non ci sono chiese alternative a quella romana, ossia la cultura cattolica come risultato di tanti secoli di cristianesimo può dirsi di aver creato una cultura cattolica ampiamente condivisa in Italia anche da coloro che non praticano quel dato credo religioso. Per esempio l'Italia non e divisa tra cattolici e luterani come in Germania o Ungheria. Nella storia italiana non si sono registrate guerre di religione come in altri paesi europei. Di fatto, il cattolicesimo e l'unica religione della popolazione dai tempi dell'editto di Milano ( Febbraio 313). Da allora non si può menzionare la presenza di una struttura ecclesiastica antagonista a quella cattolica. Pertanto ne deriva che gli Italiani siano fedele alla loro capitale sia per motivi cattolici che politici. Quindi grossa valenza simbolica viene investita nel ruolo di Roma capitale.
Questa convivenza tra la politica e il clero a Roma veniva spesso percepita come un freno alla piena funzionalità delle istituzioni nazionali ma sono un altro segnale di profonda aderenza culturale. Nel territorio italiano la presenza di gruppi allofoni resta molto esigua e non rappresentano una minaccia nazionale tranne nel caso specifico dell'Alto Adige. La popolazione italiana non si e mai sciolta in vari gruppi etnici come puo essere il caso del Belgio con la sua popolazione di valloni e fiamminghi.
Pur molto presente il razzismo interregionale,in Italia si caratterizza per il suo carattere di tipo civico-economico ma non per una natura etnica. Perfino all'estero gli italiani sono riusciti a mantenere un unico popolo. Le distinzioni tra gli italiani esistono come esiste un Nord industrializzato e un sud arretrato ma queste grosse differenze non hanno creato due popoli alieni tra di loro. Piuttosto si potrebbe sostenere che tale aspra dialettica si inserisce nel contesto di un paese con livelli di benessere molto differenziati tra le varie regioni. Inoltre questi opposti livelli di sviluppi tra Nord e Sud sono stati a lungo complementari, almeno finché il Meridione ha potuto vantare una demografia importante e di un età della sua popolazione più bassa. Un altro elemento specifico all'Italia durante il secondo conflitto mondiale, gli italiani non combatterono una guerra civile tra territori ma fu di tipo trasversale con i fascisti e gli anti-fascisti presenti in ogni paese del centro-nord occupato. Vi furono in quel periodo degli Italiani in lotta tra di loro per determinare la forma politica del nuovo Stato ma non per crearne un altro. L'unicità italiana si palesa nell'agone politico, contesto utile per leggere fenomeni sotterranei, vale a dire nel paese Italia non ci sono partiti etnici o regionali di partiti nati sul piano nazionale. Questo invece avviene in Spagna o in Germania.
Addirittura in Italia possiede citare il caso unico della Lega che da partito regionale e secessionista ha vissuto una mutazione in direzione nazionalista con la sua dialettica di tipo populista senza pertanto vivere questo cambio di pelle con qualche imbarazzo. Il caso della Lega rappresenta un unicum nello scenario politico-culturale europeo. Nelle ultime elezioni, la Lega ha ottenuto delle percentuali intorno al 10% nel mezzogiorno superando la barriera territoriale tra Padania e Meridione.
Allo stesso tempo il successo del Movimento 5 Stelle si incardina nelle regioni del mezzogiorno per motivi di tipo economici e non certo per motivi antropologici. Infatti il M5 stelle risulta molto presente anche nel Nord del paese. Il movimento 5 stelle raccoglie il malcontento sociale e non ha nessuna voglia di imporre l'agenda di una parte del paese ad un altro pezzo del paese.
Questi elementi di omogeneità presenti nella vita sociale del paese saranno vitali per fronteggiare le grosse difficoltà del futuro. Di fatto, gli Stati si stanno riprendendo la scena europea dopo anni a raccontare la fine dei popoli e delle frontiere, il vecchio continente sta sperimentando il riemergere delle nazioni. Fabbri sostiene che tale disordine sia ricercato dagli Stati-Uniti, i quali hanno accettato inizialmente la costruzione europea come funzionale ai loro interessi mentre da alcuni anni non vogliono accettare la supremazia della Germania in Europa. Gli Stati-Uniti vogliono indebolire il quadro comunitario favorendo la competizione tra le nazioni con la volontà di riportare Berlino ad un ruolo minore all'interno di questa contesa tra nazioni. Nei prossimi anni, questo ritorno degli Stati rischia di disarticolare le popolazioni più eterogenee, vale a dire i paesi che non sono delle nazioni ( Belgio, Spagna, Regno-Unito). L'Italia potrebbe evitare tale amaro futuro proprio attraverso la sua misconosciuta coesione culturale per affrontare i vari shock senza dilaniarsi troppo, di incassare i colpi senza sprofondare. Perfino nel caso di misure dolorose, il paese rimanerebbe comunque unito in nome della stabilita del paese. Questo patrimonio di omogeneità del paese potrebbe servire nel caso di crisi quali ad esempio la fine di Schengen, gestione solitaria dei flussi di migranti, creazione di un euro nordico. Soltanto attraverso una forte compattezza si potrebbe affrontare tali problematiche.
Tuttavia il grosso neo di questo articolo menzionato dallo stesso Fabbri risulta essere l'assenza di prospettiva geopolitica per potere diventare una nazione piu forte. L'Italia vive una realtà post-storica pensando che sia la realtà per tutti. Inoltre il paese e fatto da persone non giovani e quindi non sono pronti a sostenere lo sforzo per obiettivi impegnativi, non sono prolifici, non conoscono la disciplina sociale, non vige nessuna costanza per raggiungere gli scopi di lungo termine. L'Italia continua a non accettare la sua natura di paese mediterraneo preferendo vedersi come paese continentale. La coesione culturale degli Italiani sembra essere la vera risorsa strategica dell'Italia, ossia un paese che si vede come diviso invece si ritrova ad essere molto più compatto di quel che pensava. In altre parole si puo sostenere che gli italiani sono troppo identici per fuggire da se stessi. Questo popolo deve ricercare e promuovere la sua omogeneità come punto di forza e non sempre cercare il particolarismo territoriale. Il paese avrebbe bisogno di una pedagogia che metta in rilievo la coesione del paese per affrontare quello che Fabbri denomina come "Il ritorno della storia".
Sitografia
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