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ANALISI
PRAGMATICA E CULTURALE DEL DISCORSO DEL PREMIER DRAGHI DEL 17
FEBBRAIO 2021
Abstract:
The
intent of this article is to analyze the first speech of Prime Minister
Mario Draghi during the motion of confidence request in the Italian
Senate on February 17, 2021. This analysis intends to use the
methodological tools present in the Principles of Cooperation (Grice,
1975), the speech acts categories (Searle, 1965), the politeness
linguistic of Brown and Levinson (1987) with the addition of Schartz's
concept of "collective face" (1992) and intercultural communication
(Hofstede, 2011).
The originality of this work consists in the use of a method of
analysis usually used in a "sociological-statistical" key into a purely
linguistic corpus such as political discourse in order to bring out some
elements of correlation between speech acts and cultural dimensions.
This article seeks to offer a useful interpretative tool to describe
some speech acts formulated by Prime Minister Draghi with a
"representative" value but with the intention of being instead of
"directive" and "declarative" speech acts. This illocuctive force
passage requested by Draghi could only be possible with the presence of a
broad adhesion on the part of Italian politics to a cultural dimension
of a "collectivism" due to the very delicate historical moment with the
Covid-19 health crisis.
Keywords: cultural
dimension, political discourse, speech acts, politics,Italian culture
Abstract:
L'intento di questo lavoro è di analizzare il primo discorso del premier
Mario Draghi durante la richiesta della fiducia presso il Senato
italiano il 17 Febbraio 2021. Questa analisi intende adoperare gli
strumenti metodologici presenti nei principi di cooperazione ( Grice,
1975), le categorie degli atti linguistici ( Searle, 1965 ), la cortesia
linguistica di Brown e Levinson ( 1987) con l'aggiunto del concetto di
"faccia collettiva" di Schartz ( 1992) e della comunicazione
interculturale ( Hofstede, 2011).
L'originalità di questo lavoro consiste nell'utilizzo di un metodo
di analisi adoperato solitamente in chiave "sociologico-statistico" in un ambito prettamente linguistico come il discorso politico per fare emergere gli elementi di correlazione tra gli atti linguistici e le dimensioni culturali. In definitiva, questo articolo offre uno strumento interpretativo utile per descrivere alcuni atti linguistici formulati dal premier Draghi con valore di tipo " rappresentativi" ma con l'intenzione di essere invece degli atti linguistici di natura " direttivi" e " dichiarativi". Questo passaggio di forza illocuttiva potrebbe dirsi possibile soltanto con la presenza di un'ampia adesione da parte della politica italiana ad una dimensione culturale di tipo " collettivismo" dovuta al momento storico molto delicato con la crisi sanitaria.
Introduzione
L'intento di questo lavoro è di analizzare il primo discorso del premier Mario Draghi durante la richiesta della fiducia presso il Senato italiano il 17 Febbraio 2021. Questa analisi intende adoperare gli strumenti metodologici presenti nei principi di cooperazione ( Grice, 1975), le categorie degli atti linguistici ( Searle, 1965 )la cortesia linguistica di Brown e Levinson ( 1987) con l'aggiunto del concetto di faccia collettiva di Schartz ( 1992) e della comunicazione interculturale ( Hofstede, 2011).
Questa metodologia utilizzata in modo originale può consentire uno sguardo nuovo e penetrante all'anlisi del discorso politico e all'analisi pragmatica della comunicazione istituzionale come evento linguistico prediletto in questo lavoro. L'uso di questi strumenti di analisi, nati in ambito sociologico e statistico, possono rivelarsi molto utili e funzionali ad un ampliamento dello sguardo del " fatto linguistico" in una dimensione più pragmatica e culturale, ovverossia verso un rapporto sempre più stretto tra la lingua e il suo impatto culturale nella ricezione di coloro che ascoltano le parole pronunciate dal premier durante la sua richiesta della fiducia al Senato il 17 Febbraio 2021. Questa rappresenta la finalità essenziale di questa tipologia di analisi in un momento in cui la lingua e in particolare la "lingua della politica" diventa sempre più portatrice di segni, simboli che vanno interpretati e capiti per la loro valenza all'interno di una data comunità di parlanti.
2. ANALISI PRAGMATICA E CULTURALE DEL DISCORSO DEL NEO PREMIER DRAGHI
All'inizio dell'intervento di Draghi, il primo pensiero viene rivolto alla "responsabilità
nazionale" intesa come necessità sentita da parte del Premier di fare pagare dei costi all'eterno bisogno di "
faccia positiva" di tantissimi politici che non intendono aderire alla
dimensione culturale di tipo " collettivismo" necessaria per il compimento della missione del governo di Draghi. In modo preciso il premier Draghi si esprime con queste parole:
" Il primo pensiero che vorrei condividere, nel chiedere la vostra
fiducia, riguarda la nostra responsabilità nazionale. Il principale
dovere cui siamo chiamati, tutti, io per primo come Presidente del
Consiglio, è di combattere con ogni mezzo la pandemia e di salvaguardare
le vite dei nostri concittadini. Una trincea dove combattiamo tutti
insieme. Il virus è nemico di tutti. Ed è nel commosso ricordo di chi
non c’è più che cresce il nostro impegno. "
Questi primi enunciati sono degli
atti linguistici in sintonia con la "Massima di relazione e di
maniera" di Grice (1975), ossia il premier ha indicato come intende essere rilevante e nello stesso tempo essere soprattutto in sintonia con la "Massima di maniera" perché vuole
evitare oscurità e ambiguità in merito all'orientamento
culturale dell'operato di Draghi. Infatti, il suo operato vuole collocarsi ampiamente nella dimensione culturale di
tipo " collettivismo" in cui prevale un "noi di tipo coscienzioso" e un'enfatizzazione dell'appartenenza. La finalità del governo di Draghi è di combattere con ogni mezzo la
pandemia e la salvaguardia delle vite dei cittadini. In altri termini, questo enunciato rappresenta un atto
linguistico in sintonia con la dimensione culturale di "forte evitamento dell'incertezza" ma è anche un atto linguistico di tipo "dichiarativo"
perché formula una realtà per cercare di esercitare il suo potere
all'interno di una data scena culturale come quella del Senato
italiano. In questo atto linguistico di tipo " espressivi" vengono formulate le
credenza del premier come modalità per ottenere " faccia
positiva" nella sua funzione di neo-premier italiano. Per Draghi, questo governo è in trincea perché combattiamo tutti insieme, ossia si esprime un atto linguistico di
tipo " rappresentativo" e allo stesso tempo in sintonia con
la dimensione culturale di tipo " vincolati" perché non possiamo
dirci felici, con scarsa importanza per il tempo libero e le
emozioni positive. L'insieme di questi primi enunciati sono da ricollegare ampiamente nella dimensione culturale di
tipo " collettivismo" come dimensione principale dell'agire
politico di Draghi. Nel discorso del capo del governo, il virus è nemico di tutti ed è pertanto in ampia consonanza con la dimensione culturale di tipo "
vincolati" e di "forte evitamento dell'incertezza". Le sue parole rappresentano degli atti di natura "rappresentativi" ma con la volontà di essere " dichiarativi"
in modo da formulare un enunciato in base alle sue
credenze ma allo stesso tempo intende esercitare un suo potere all'interno di una data
scena culturale come il "senato" inteso come" evento
linguistico" alla luce della tradizione degli studi di sociolinguistica alla Hymnes. Nel discorso di Draghi viene subito menzionato "il ricordo dei morti" come motore del nostro impegno, vale a dire il peso dei morti è un
atto linguistico per fare pagare dei costi molti elevati al bisogno
di proteggere la propria "faccia negativa" ( essere non impedito nel mio agire) da parte dei Senatori della Repubblica. Quindi è una forma di minaccia al loro onnipresente
bisogno di riconoscimento per potersi collocare permanentemente nella dimensione di tipo "
soddisfatti". Questo enunciato si colloca all'interno della
cornice della "Massima di relazione" perché Draghi vuole rendere il
suo contributo rilevante davanti ai senatori. Nel proseguire il suo discorso, il Premier afferma " Prima di illustrarvi il mio programma, vorrei rivolgere un altro
pensiero, partecipato e solidale, a tutti coloro che soffrono per la
crisi economica che la pandemia ha scatenato, a coloro che lavorano
nelle attività più colpite o fermate per motivi sanitari. Conosciamo le
loro ragioni, siamo consci del loro enorme sacrificio e li ringraziamo ". Con queste parole, il premier vuole rivolgere
un pensiero a coloro che soffrono in questo momento come modalità
per "offrire" faccia positiva ( bisogno di riconoscimento per i tanti costi subiti) a tutti i cittadini che stanno subendo dei costi
molto elevati per la loro "faccia negativa" in questo lungo periodo di
crisi sanitaria in cui le persone sono costrette a vivere
completamente immerse nella dimensione culturale di tipo " vincolati"
perché siamo in tanti nel vivere senza grosse possibilità di potere mutare questa dimensione
culturale. Questi enunciati rappresentano un modo per creare uno sfondo in sintonia con la "Massima
di qualità" perché vuole informare della sincerità della sua
parola durante il discorso. L'obiettivo del neo-governo è di fare uscire molta popolazione
dalla dimensione culturale di tipo " vincolati" per riportare tanti concittadini nella
dimensione culturale di tipo " soddisfatti". Questo scopo dell'esecutivo intende ripristinare la dimensione culturale di tipo " soddisfatti" con una rinnovata tendenza a ricordare le emozioni positive e con la
possibilità di dirsi nuovamente felice. Le parole di Draghi saranno le seguenti:
" Ci impegniamo a fare di tutto perché possano tornare, nel più breve
tempo possibile, nel riconoscimento dei loro diritti, alla normalità
delle loro occupazioni. "
Di fatto, l'uso di parole da parte di Draghi come " ci impegnano" sono un atto linguistico di tipo " commissivo" perché il governo si impegna in questo modo a compiere delle azioni future. Questo
atto linguistico di natura "commissivo" si utilizza per ridare "faccia positiva" ad una popolazione italiana
che ha subito e continua a subire costi molti elevati in termini di
"faccia negativa" durante questa crisi sanitaria. Draghi afferma che il governo farà le riforme e
affronterà le emergenze, ossia questi sono atti linguistici di tipo " commissivi" perché sono due promesse per ottenere
"faccia positiva collettiva" da parte del governo e per ricollocare nello stesso momento l'agire del
governo nella dimensione di tipo " soddisfatti" e per
ricostruire le condizioni per ottenere una dimensione culturale di tipo "orientamento temporale a
lungo termine" nel paese. Questi concetti vengono espressi da Draghi in questo modo:
" Il Governo farà le riforme ma affronterà anche l’emergenza. Non esiste
un prima e un dopo. Siamo consci dell’insegnamento di Cavour:”… le
riforme compiute a tempo, invece di indebolire l’autorità, la
rafforzano”. Ma nel frattempo dobbiamo occuparci di chi soffre adesso,
di chi oggi perde il lavoro o è costretto a chiudere la propria
attività. "
Questi sono degli impegni del governo per
conferire più forza all'atto linguistico in questione. Infatti, per rafforzare ulteriormente il proprio enunciato, Draghi formula l'insegnamento di Cavour
per compiere un atto linguistico di tipo " dichiarativo"
perché si intende esercitare un suo potere all'interno
di questo "evento linguistico" come il discorso per la richiesta della
fiducia al Senato preso in esame. Il governo di Draghi viene definito come il
governo di tutto il Paese, ossia è una dichiarazione di
un insieme di atti linguistici di tipo " dichiarativi" per esercitare un
controllo da parte di Draghi all'interno di un ambito istituzionale
come il Senato. Questo atto linguistico ha la funzione di mitigare i
costi eventuali da subire per la "faccia negativa" del governo, il
quale non è molto interessato a potenziare la "propria faccia
positiva" ma è invece sensibile a mantenere forte il proprio grado di
autonomia nel suo agire politico in difesa della propria "faccia negativa". In definitiva è una modalità usata dall'esecutivo per collocare la propria azione politica all'interno della
dimensione culturale di "forte evitamento dell'incertezza" da parte
dell'esecutivo di Draghi mostrando il bisogno di "chiarezza e
struttura" nel proprio operato. Le parole che rappresentano questo pensiero sono le seguenti : " è semplicemente il governo del Paese. Non ha bisogno di alcun aggettivo
che lo definisca. Riassume la volontà, la consapevolezza, il senso di
responsabilità delle forze politiche che lo sostengono alle quali è
stata chiesta una rinuncia per il bene di tutti, dei propri elettori
come degli elettori di altri schieramenti, anche dell’opposizione, dei
cittadini italiani tutti. Questo è lo spirito repubblicano di un governo
che nasce in una situazione di emergenza raccogliendo l’alta
indicazione del capo dello Stato"
In pratica, il lavoro del governo
necessita della dimensione di tipo " vincolati" per
ottenere la benevolenza da parte della cittadinanza italiana. Il
governo di Draghi rappresenta una forma di riassunto incentrato sulla volontà, la consapevolezza, il senso
di responsabilità dei partiti nei confronti di tutti i cittadini
italiani. In altre parole, i partiti devono accettare di subire dei
costi al loro bisogno di tutelare la loro "faccia positiva" per fare parte di questa compagine governativa. Il governo intende mostrare la "volontà" come capacità di mostrare il suo
grado di imposizione nella vita politica e sociale italiana, vale a
dire mostrando il suo potere come modalità di guadagnare "faccia positiva" di fronte alla cittadinanza. Questa " volontà" si realizza con degli atti linguistici di tipo "
dichiarativi" secondo la tassonomia di Searle per esercitare il proprio potere per guadagnare "faccia
positiva". Nell'intervento di Draghi viene menzionato "lo Spirito Repubblicano"come un modo per collocare il proprio operato in una
dimensione di tipo " società con bassa distanza sociale con il potere" e soprattutto come una forma di atto linguistico di tipo
" rappresentativi" cercando di formulare un enunciato in
base alle credenze del Premier. Questo spirito repubblicano" serve per
conferire una dimensione culturale di tipo " soddisfatti"
per la "faccia collettiva" del governo. Lo spirito repubblicano rappresenta una risposta alla
situazione di emergenza dovuta alla pandemia del covid 19 perché Draghi
esprime la sua visione della realtà con questo atto linguistico di
natura " rappresentativi" per esplicitare le sue credenze come ad esempio: la crescita di un paese legato alle
istituzioni, la fiducia nelle istituzioni, la condivisione di valori
e di speranze. Le istituzioni rappresentano la "faccia collettiva" di
un paese, la fiducia invocata da Draghi viene legata ad una dimensione culturale di tipo
" collettivismo" in cui esiste un principio di lealtà per
questa famiglia allargata intesa come lo Stato italiano. Questi atti
linguistici diventano degli enunciati in sintonia con la "Massima di
relazione" tra il premier e la popolazione perché si vuole rendere il
proprio contributo il più rilevante e pertinente possibile per ottenere "faccia positiva" per il suo impegno da Premier.
Per il capo del governo, questo governo non è nato da un ceto politico da definirsi come "
fallimentare" e pertanto la sua genesi non deve essere legata alla dimensione
culturale di tipo " vincolati". In questo modo Draghi vuole
aderire ad una "Massima di maniera" perché vuole evitare qualsiasi "ambiguità" del governo come strategia per ottenere "faccia positiva" di tipo"
collettiva" ( Schwartz, 1990) all'intero governo. Per ottenere "faccia positiva" da parte
di Draghi è importante sottrarre l'Italia dalla dimensione culturale di tipo "
vincolati" per ritrovare un'adesione alla dimensione di tipo "
soddisfatti" uscendo dall'emergenza sanitaria creatasi con la pandemia. Infatti, il premier pronuncia le seguenti parole in merito a questo tema:
" Sono certo che anche a questa Nuova Ricostruzione nessuno farà mancare,
nella distinzione di ruoli e identità, il proprio apporto. Questa è la
nostra missione di italiani: consegnare un Paese migliore e più giusto
ai figli e ai nipoti. "
In questo caso Draghi
esprime un atto linguistico di tipo " direttivo" affermando " ne
fa uno in avanti" per indicare come il governo intende compiere
certe azioni nel futuro. Questo è un atto linguistico di tipo anche "
commissivo" in modo implicito poiché in questo periodo il paese
deve ritrovare una forte adesione alla dimensione culturale di tipo "
collettivismo" per potere tornare ad aderire allo stesso tempo ad una dimensione
di tipo " soddisfatti" inteso come una modalità per ottenere "faccia positiva" dopo tanti costi subiti in questo periodo.
Questi enunciati sono in sintonia con la categoria di tipo "
direttivi" in cui il governo vuole che il paese si muova in una
certa dimensione. Le scelte coraggiose invocate da Draghi vengono
inserite in una cornice per creare un contesto favorevole all'operato
di Draghi, in altri termini la dimensione culturale di tipo "
vincolati" viene usata per rendere il proprio enunciato
rilevante dentro la cornice della "Massima di relazione". Il compito
del governo di Draghi si inscrive nella tradizione dei "servitori dello Stato" o come dovere di
cittadinanza da interpretare in sintonia con la dimensione culturale di tipo "
individualismo" in cui è fondamentale difendere la propria
autonomia da minacce troppo forti per la propria "faccia positiva".
Anche questo enunciato è un modo per essere in sintonia con la "Massima di maniera" perché si evita l'ambiguità compiendo un atto
linguistico di tipo " assertivo" perché Draghi esprime il
suo bisogno di esercitare le sue credenze in merito alla propria
realtà. Il Premier Draghi afferma che "sono importante la qualità delle decisioni, delle visioni
e non soltanto i giorni trascorsi al governo" esprimendo un
atto linguistico di tipo " assertivo" in modo da formulare
le credenze di Draghi pur con il rischio di subire dei costi per la
"faccia positiva" del governo perché nessun governo vuole confermare
la sua breve durata. In sostanza, il governo potrebbe aderire ad una
dimensione culturale di tipo " soddisfatti" pur ritrovandosi in
sintonia con una dimensione culturale di tipo " orientamento temporale a
breve termine". Il tempo sprecato nella conservazione del potere
è un modo per fare pagare dei costi molto elevati alla "faccia positiva" di tanti politici
che erano al governo soltanto per rimanere " immobile". In
definitiva, la conservazione del potere senza obiettivo rappresenta
una violazione della "Massima di relazione" perché il contributo della
politica diventa non pertinente. Questa affermazione da parte del premier rende il contributo dei precedenti governi in sintonia con una scarsa adesione alla "Massima di qualità" poiché il loro operato è incentrato sull'immobilismo e non sulla risoluzione dei problemi della cittadinanza. Il concetto di conservazione
del potere si inserisce nella dimensione culturale di tipo " debole
evitamento dell'incertezza" perché si vive l'incertezza in
piena tranquillità e si è a proprio agio nel caos e nell'ambiguità. In
questo passaggio dell'intervento, Draghi compie un atto linguistico di tipo "
espressivo" affermando il suol orientamento psichico verso tutti i
gruppi politici che intendono perdere il proprio tempo per la
conservazione del potere. In queste parole pronunciate da Draghi: "Oggi, il governo di Draghi ha la
possibilità e la responsabilità di compiere una nuova
ricostruzione del paese" si osserva come questo enunciato rappresenti un atto linguistico di tipo "
assertivo" in modo da fare guadagnare "faccia positiva" al governo
creando le condizioni per una adesione alla dimensione culturale di tipo "
orientamento temporale a lungo termine" in cui i fatti più
importanti della vita della nazione devono succedere nel futuro e un
paese diventa bravo perché diventa capace di adattarsi alle
circostanze. Il concetto di responsabilità è molto presente
nell'intervento di Draghi collocando il suo esecutivo in una
dimensione culturale di tipo " forte evitamento dell'incertezza" perché c'è bisogno di chiarezza e vige poca considerazione per il proprio
benessere. Inoltre, abbiamo allo stesso tempo la presenza di una dimensione culturale di tipo " vincolati" perché si
è poco propensi nel ricordare delle emozioni positive. Il concetto di
"responsabilità" espresso dal governo segnala una modalità per mettere in rilievo il dovere nei confronti della "faccia negativa" degli italiani come strada
maestra per fare guadagnare dei benefici alla popolazione. Inoltre, la
responsabilità è un modo per aderire da parte del governo di Draghi ad una "Massima di relazione" per rendere il proprio contributo rilevante cercando di evitare
l'ambiguità ad ogni costo per rimanere in sintonia con la "Massima di maniera".
Questa responsabilità per la ricostruzione del paese è un modo per
collocare l'atto linguistico in una categoria di tipo "
direttivo" perché Draghi vuole che il governo e tutta la politica
compia determinate azioni in funzione dell'atto linguistico di tipo "direttivo" adoperato dal premier.
Per Draghi, il compito del governo, della politica e del paese nella
sua interezza è quello di creare una forte "adesione ad un orientamento
temporale a lungo termine" per avere di nuovo un paese in sintonia con
la dimensione culturale di tipo " soddisfatto" per creare
una sensazione di controllo della propria vita e per dirsi di nuovo
felice. Draghi contestualizza i suoi enunciati per dargli più forza e per guadagnare più "faccia positiva" nel proprio
operato in modo da ottenere più facilmente dei benefici; in sostanza,
sono degli enunciati per formulare la propria conoscenza e le proprie
credenze come forma di atto linguistico di tipo " assertivo".
Tale spiegazione è un modo per legittimare il proprio uso del potere
in sintonia con la dimensione culturale di " bassa distanza
sociale" perché migliorare il paese serve per aiutare le persone più fragili. Nel suo intervento è presente la dimensione di "forte evitamento dell'incertezza" perché il suo intervento si
ritrova con il bisogno di strutturare ed evitare ambiguità. Infine, la
dimensione di tipo " collettivismo" si ritrova con la
presenza di un " noi di tipo coscienzioso" come cornice centrale dell'azione del governo per porre rimediare ai danni della pandemia.
Per
ottenere questo risultato ricercato da parte del governo di Draghi è opportuno aumentare la presenza della
dimensione culturale di tipo " collettivismo" con un senso di
enfatizzazione dell'appartenenza per ottenere un riscatto civico e
morale. Questo riscatto diventa una fuoriuscita dalla dimensione di tipo "
vincolati" per raggiungere nuovamente una dimensione culturale di tipo "
soddisfatti" con l'aggiunta di elementi culturali presenti invece nella dimensione di tipo "
individualismo" perché il riscatto è sempre individuale
rendendo i propri compiti più importanti delle relazioni e dove
tutti sono tenuti ad essere responsabili delle loro azioni. Draghi segnala nel suo discorso la volontà di consegnare un
paese migliore e più giusto per i nostri figli e nipoti. In altri
termini, l'obiettivo è quello di ridurre la distanza sociale con il potere e con la nozione "in\out-group" tra i vari gruppi sociali presenti in Italia, un paese
migliore è un paese con maggiore evitamento dell'incertezza per
ottenere più facilmente una dimensione di tipo " soddisfatto".
Questo tipo di enunciato rappresenta un atto linguistico per guadagnare "faccia positiva" da parte
di Draghi con la formulazione di un atto linguistico di tipo " direttivo"
perché vuole esercitare un proprio potere affinché il paese possa
compiere questo cambiamento per ottenere dei benefici legati alla dimensione culturale di natura " orientamento temporale a lungo termine". Draghi si auspica una politica saggia per costruire un futuro migliore
per le giovani generazioni compiendo in tal modo una forma
di minaccia per la "faccia negativa" dei deputati di fronte ad una
possibile incapacità di riportare la politica verso un "orientamento
temporale a lungo termine" poiché la politica predilige la
possibilità di rimanere nella dimensione di tipo " orientamento
temporale a breve termine". Tali enunciati servono anche per
evitare ambiguità e oscurità in sintonia con la "Massima di maniera".
Questi auspici di Draghi rientrano ampiamente nella massima di tipo "
espressivi" in cui il premier esprime il suo orientamento
psichico per stabilire un contatto sociale con il suo parlamento. Pertanto, il bisogno di Draghi è di fare uscire la politica da una sua
visione ristretta del proprio " in-group" di riferimento con la volontà di fare aumentare il parametro di un " noi di tipo coscienzioso"
e con il bisogno di ridurre questa distanza tra " in-group" e "
out-group". Per dare spazio al merito in Italia occorre
implementare la dimensione culturale di tipo " individualismo" in cui
i compiti sono più importanti delle relazioni all'interno del
proprio " in-group" di riferimento. L'Italia per potenziare
la sua "faccia positiva" nello scenario internazionale deve ricordare
la sua adesione all'Europa e all'alleanza atlantica in sintonia con i
principi e i valori delle democrazie occidentali. Questi enunciati si ritrovano in questo passaggio dell'intervento di Draghi:
" Gli Stati nazionali rimangono il riferimento dei nostri cittadini, ma
nelle aree definite dalla loro debolezza cedono sovranità nazionale per
acquistare sovranità condivisa. Anzi, nell’appartenenza convinta al
destino dell’Europa siamo ancora più italiani, ancora più vicini ai
nostri territori di origine o residenza. Dobbiamo essere orgogliosi del
contributo italiano alla crescita e allo sviluppo dell’Unione europea.
Senza l’Italia non c’è l’Europa. Ma, fuori dall’Europa c’è meno Italia.
Non c’è sovranità nella solitudine"
Questo enunciato rappresenta un atto
linguistico di tipo "dichiarativo" per fare pagare dei costi alla "faccia
positiva" ( bisogno di riconoscimento) di Cina e Russia sempre molto interessati all'Italia. In
questo modo Draghi compie un enunciato che rientra nella categoria
dell'atto linguistico di tipo "assertivo" formulando un suo enunciato
in sintonia con le sue conoscenze. Questo è un modo per collocare
l'opera del governo all'interno di una dimensione culturale di tipo " collettivismo" con il parametro di riferimento legato al concetto " in-group". L'Unione Europea nel discorso di Draghi significa collocare la scelta
dell'euro come un fatto irreversibile, vale a dire Draghi compie un atto linguistico con un forte grado di imposizione in termini di cortesia linguistica colpendo
fortemente la "faccia positiva" della Lega in modo da fargli pagare dei
costi molti elevati per la sua adesione a questo governo. Pertanto è un atto
linguistico di tipo " direttivo" perché Draghi vuole esercitare il potere conferito al Premier all'interno di un ambito istituzionale come quello del Senato della Repubblica italiana. Questo enunciato spinge il partito della
Lega di Salvini nel ritrovarsi a vivere nella dimensione culturale di tipo "
vincolati" perché la libertà di parola non è più un fatto importante
per la Lega per potere fare parte di questo governo. In un certo
modo, la Lega per fare parte di questo governo si ritrova nel non
potere legittimare il suo potere presso il suo elettorato aderendo in questo modo con una dimensione culturale come quella di tipo "alto indice di
distanza sociale". Inoltre, la Lega si mostra in questo periodo di crisi capace di aderire ad una
dimensione culturale di tipo " debole evitamento dell'incertezza" perché è capace di vivere con tranquillità un certo grado di ambiguità e di caos ideologico del
partito e dove cambiare idea non è un certo un problema per il leader Salvini. In questo periodo storico diventa più rilevante per la Lega far parte della famiglia allargata del
governo come viene indicato nella dimensione di tipo "
collettivismo" e dove le relazioni istituzionali sono più
importanti dei compiti o obiettivi politici della Lega. Questo fa comprendere come Salvini collochi
il suo operato politico dentro la dimensione culturale di tipo "
orientamento temporale a lungo termine" perché una persona
"brava" si adatta alle circostanze e ciò che è bene o male in politica dipende dalle
circostanze. Quindi la Lega si mostra come un partito intimamente legato ad un "
in-group" di potere mentre " mediaticamente" cerca di mostrarsi soltanto come un partito di " opposizione" per mostrare la sua ampia adesione ad una dimensione culturale di " bassa distanza sociale".
Questa capacità di " adattamento" colloca da una parte
l'operato della Lega nella dimensione culturale di tipo " vincolati"
ma in sostanza è un modo per essere in sintonia con la dimensione di
tipo " soddisfatti" nella logica esclusivamente politica della Lega. "Più Europa" come atto linguistico segnala la credenza di Draghi nel volere
proteggere l'Europa come atto linguistico di tipo "
dichiarativo" esercitando il suo potere sui vari partiti e in
modo particolare sulla Lega. Nella visione politica di Draghi, l'appartenenza ad un destino europeo serve
per essere più italiani e più vicini ai nostri territori, ossia il premier
spinge per un aumento della dimensione culturale di tipo " collettivismo"
per aderire con forza a questa famiglia allargata in cambio di lealtà
a questo governo. Nel discorso di Draghi viene affermato:
" Mi sono sempre stupito e un po’ addolorato in questi anni, nel notare
come spesso il giudizio degli altri sul nostro Paese sia migliore del
nostro. Dobbiamo essere più orgogliosi, più giusti e più generosi nei
confronti del nostro Paese. E riconoscere i tanti primati, la profonda
ricchezza del nostro capitale sociale, del nostro volontariato, che
altri ci invidiano. "
Per il premier Draghi è molto importante per gli italiani essere
più orgogliosi, giusti e generosi nel confronto dell'Italia in modo
da conoscere i propri primati nel capitale sociale, economico,
culturale e nel volontariato. Quindi gli enunciati di Draghi vanno
nella direzione di potenziamento della "faccia positiva" degli italiani
spingendo il paese nella dimensione di tipo " soddisfatti"
in modo da ricordare le emozioni positive e dichiararsi felici.
Draghi "prega gli italiani" come atto linguistico di tipo "
direttivo" perché vuole che la popolazione compia determinate
azioni per ripristinare la propria " faccia positiva". Questi enunciati rientrano ampiamente nella "Massima di
qualità" affermando cose che credi vere. Continuando il suo discorso con questo passaggio:
" Da quando è esplosa l’epidemia, ci sono stati - i dati ufficiali
sottostimano il fenomeno - 92.522 morti, 2.725.106 cittadini colpiti dal
virus, in questo momento 2.074 sono i ricoverati in terapia intensiva.
Ci sono 259 morti tra gli operatori sanitari e 118.856 sono quelli
contagiati, a dimostrazione di un enorme sacrificio sostenuto con
generosità e impegno. Cifre che hanno messo a dura prova il sistema
sanitario nazionale, sottraendo personale e risorse alla prevenzione e
alla cura di altre patologie, con conseguenze pesanti sulla salute di
tanti italiani.
L’aspettativa di vita, a causa della pandemia, è diminuita: fino a 4 -
5 anni nelle zone di maggior contagio; un anno e mezzo - due in meno
per tutta la popolazione italiana. Un calo simile non si registrava in
Italia dai tempi delle due guerre mondiali"
In questo passaggio, Draghi enuncia i
numeri della pandemia come modalità per collocare la propria azione
politica all'interno di una dimensione culturale di tipo " vincolati"
in cui la popolazione deve essere poca propensa a ricordare delle emozioni
positive. Questo elenco dei costi da quando è iniziata la pandemia è
sentita come una forte minaccia al bisogno di tutelare la propria
"faccia negativa". Questi enunciati sono da intendersi come un atto
linguistico di tipo " rappresentativi" in cui Draghi
formula un enunciato in base alle proprie conoscenze. Per rafforzare la dimensione di tipo " vincolati" del paese, Draghi menziona come l'aspettativa di vita
si sia ridotta di 2 anni in generale in Italia. Il virus ha colpito
fortemente il tessuto economico, sociale, l'occupazione dei giovani e
delle donne. La povertà è aumentata molto secondo i dati della
Caritas. La cassa integrazione è esplosa in quest'anno 2020.
L'aumento della diseguaglianza è molto importante nonostante una
rete di aiuti messi in campo durante la pandemia. Questo elenco di dati rappresentano degli atti
linguistici di tipo " rappresentativo" che fa pagare dei
costi molto elevati alla "faccia negativa" degli italiani. In seguito, abbiamo la seguente formulazione linguistica "
rimane però il fatto che il nostro sistema di sicurezza sociale
è squilibrato, non proteggendo a sufficienza i cittadini con
impieghi a tempo determinato e i lavoratori autonomi". Tale enunciato esprime le conoscenze del Premier per meglio contestualizzare il proprio operato politico compiendo un atto linguistico
di tipo " assertivo" esprimendo ciò che il governo crede vero come
forma di "Massima di qualità" e allo stesso tempo questi atti
linguistici costituiscono dei costi molti elevati da subire per la
"faccia negativa" di molti politici presenti ad ascoltare questo
discorso tenuto da Draghi nel senato. In un certo modo, l'opera di
contestualizzazione operata da Draghi serve per creare le emozioni
tali per accettare di subire dei costi da parte della "faccia negativa"
di molti politici. In sostanza, la collocazione della propria azione
politica nella dimensione di tipo " vincolati" creano le
condizioni più pertinenti per il governo di Draghi per incidere con forza i suoi atti linguistici di tipo " assertivi" ma con una
correlata valenza di tipo " dichiarativi". Tale contestualizzazione consente al Premier di potere agire idealmente sui punti che il governo dichiara essere nella dimensione culturale di tipo " vincolati" per la comunità nazionale. La
grande minaccia per la "faccia positiva collettiva" italiana per il
governo di Draghi è il rischio della disoccupazione per tutti, ovvero il discorso del Premier mette in avanti una
formulazione di enunciati espressi in funzione delle proprie
conoscenze e credenze in ampia adesione con la dimensione culturale di tipo " vincolati". Questi atti linguistici di Draghi incentrati
sulle proprie conoscenze rappresentano spesso delle minacce per il
bisogno di tutelare la propria "faccia negativa "da parte di molti
politici italiani. La stessa crisi economica italiana dovrebbe
terminare alla fine del 2022 perché l'Italia non si è ripresa dalle
crisi economiche del 2008-2009 e del 2011-13. Tutti questi enunciati formulati dal Premier Draghi sono colpi
molto forti inferti al bisogno di "faccia positiva" sempre molto elevata all'interno della classe politica italiana.
Nel proseguire il discorso, Draghi segnala come " le ferite per l'Italia sono quelle
sanitarie, economiche ma anche culturali ed educative. La scuola a
distanza crea disagi e diseguaglianze all'interno del paese". Questi
atti linguistici sono di tipo " assertivi" mostrando allo stesso tempo una
volontà di essere atti linguistici di tipo " direttivi" perché il
locutore Draghi vuole o vorrebbe che il parlamento realizzi delle
azioni per ridurre i disagi e le diseguaglianze subite da parte dei
tanti giovani, i quali sono coloro che stanno pagando il prezzo più
elevato in termini di perdita di "faccia negativa" ( diritto alla propria autonomia) durante questa
pandemia. Gli studenti sono costretti ad accettare una società che
non deve legittimare il proprio potere come tratto tipico della
dimensione culturale ad "alto indice di distanza sociale" in cui gli
anziani vanno rispettati sempre e comunque. In questo modo con la pandemia osserviamo come la gerarchia sociale in Italia sia aumentata come tratto di tipo
esistenziale, con la scuola adoperata in assonanza con la dimensione culturale di tipo " forte evitamento
dell'incertezza" nei riguardi del contagio. Questa dimensione di "forte evitamento dell'incertezza" sono dedicati essenzialmente alla scuola
perché si riscontra poca considerazione per il benessere e lo star bene
degli studenti, una certa intolleranza verso la possibilità di aprire la
scuola così come altri presidi del benessere psicofisico delle persone come le palestre e le piscine. Nell'affrontare il tema della
scuola è prevalso il bisogno di regole per non fare rientrare gli
studenti a scuola evidenziando la scuola come un universo " out-group" all'interno della
dimensione di tipo " collettivismo" della popolazione italiana. Detto in altri termini, la scuola è percepita come un elemento" out-group" della società italiana con la quale prevale l'assenza di un legame di appartenenza, in cui le opinioni della
politica sono dettate dall'appartenenza ad un altro " in-group".
L'assenza di scuola in presenza può essere vissuta come una forma di adesione ad un
"orientamento temporale a breve termine" perché tutto deve fermarsi
poiché i fatti più importanti sono legati al passato e la vita del
paese è guidata da imperativi, in cui la scuola non ricopre un ruolo
essenziale. Pertanto gli studenti devono vivere per un lunghissimo
periodo all'interno della dimensione culturale di tipo " vincolati" in cui prevale
un forte sentimento di abbandono perché le cose non dipendono da
noi, la nostra libertà di parola non è importante e si vive con
poca propensione alle emozioni positive. In sostanza, la relazione
verso i giovani è stata impostata con un forte grado di imposizione
in cui il potere è determinante nella relazione tra i gruppi sociali
( out-group per eccellenza quello dei giovani) facendo prevalere una "Massima di relazione" centrata sul fatto che la scuola non offre il
proprio contributo come rilevante e pertinente per la politica e la società
italiana. Il governo ha usato degli atti linguistici di tipo "
rappresentativi" ma con una funzione di tipo " direttivo" perché la politica ha imposto alla "Scuola" di
comportarsi in un certo modo, ossia mostrare una sua disponibilità ad accettare di
pagare dei costi molti elevati per la "faccia negativa collettiva"
della scuola senza mostrare grossi segni di protesta al suo interno. In definitiva, la "scuola" deve stare zitta in sintonia con la dimensione
culturale di tipo " vincolata" per il bene della "faccia collettiva"
del paese. Per cambiare questa situazione drammatica della scuola,
Draghi chiede un impegno di " unità e di impegno comune",
ossia un aumento del parametro di tipo " in-group" per
riuscire a fare rientrare la scuola nella dimensione di tipo "
collettivismo" per tutta la società italiana. In seguito, il discorso di Draghi cambia tema parlando di " piano di
vaccinazione" da concepire come una sfida per ottenere sufficienti
dosi, con una rapida e efficiente ridistribuzione. Le parole usate da Draghi per parlare dei vaccini:
" Abbiamo bisogno di mobilitare tutte le energie su cui possiamo contare,
ricorrendo alla protezione civile, alle forze armate, ai tanti
volontari. Non dobbiamo limitare le vaccinazioni all’interno di luoghi
specifici, spesso ancora non pronti: abbiamo il dovere di renderle
possibili in tutte le strutture disponibili, pubbliche e private.
Facendo tesoro dell’esperienza fatta con i tamponi che, dopo un ritardo
iniziale, sono stati permessi anche al di fuori della ristretta cerchia
di ospedali autorizzati. "
In altri termini,
la campagna di vaccinazione è una sfida che rappresenta una minaccia per
il bisogno di ottenere "faccia positiva" da parte del governo. Infatti, il governo deve fare delle cose per ottenere questa "faccia
positiva" intesa come la capacità di compiere degli atti "
direttivi", ossia la capacità di compiere certe azioni per
ridare una dimensione culturale di tipo " soddisfatti" alla
maggioranza della popolazione italiana. Per Draghi bisogna far
ricorso alla protezione civile, alle forze armate e al volontariato, in
altre parole è un modo per dire che non vogliamo subire ulteriori costi
al nostro bisogno di proteggere la nostra "faccia negativa" dopo tanti
mesi di costi subiti al nostro bisogno di "faccia positiva". Questo obiettivo è raggiungibile con una fondamentale adesione ad una dimensione culturale di "forte evitamento
dell'incertezza" perché l'incertezza sulla vaccinazione va combattuta
molto fortemente con una forma di intolleranza da parte del governo, con un forte bisogno di
chiarezza, di strutturazione della propria azione e con un bisogno emotivo di regole
(anche se non tutti sono sempre pronti a rispettarle). Queste energie
mobilitate per la campagna di vaccinazione rientrano nella dimensione culturale di tipo " orientamento
temporale a breve termine" perché la vita di una nazione è guidata
da imperativi, con un sentimento di orgoglio per il proprio paese e dove l'essere al
servizio degli altri è importante all'interno della narrativa del governo di
Draghi. La scelta di queste " energie" ( esercito, protezione civile e volontariato) rientra nel forte bisogno di riportare il paese nella
dimensione culturale di tipo " soddisfatti" per ripristinare una qualche forma di sensazione di
controllo nella propria vita. Questi enunciati pronunciati da Draghi rappresentano degli atti linguistici di tipo "
rappresentativi" perché formulano un enunciato in base alle credenze dell'esecutivo. Questo enunciato si colloca nella "Massima di
relazione" perché Draghi vuole rendere il suo contributo rilevante e allo stesso tempo colloca il suo enunciato nella dimensione culturale di " forte evitamento dell'incertezza" con la possibilità di rendere le vaccinazioni possibili in tutte le strutture possibili nel paese. Per Draghi è importante la velocità
per proteggere la popolazione più fragile e per ridurre l'impatto delle altre
varianti del covid- 19. Questo è un enunciato in sintonia con la "Massima di quantità"
perché rende il suo contributo informativo quanto richiesto da parte del premier Draghi. Questo
è un modo per riguadagnare "faccia positiva" da parte del governo con
l'uso di un atto linguistico di tipo " rappresentativi"
esprimendo le proprie conoscenze. Nella continuazione dell'interlocuzione di Draghi emerge il tema della
velocità con queste parole: " La velocità è essenziale non solo per proteggere gli individui e le loro
comunità sociali, ma ora anche per ridurre le possibilità che sorgano
altre varianti del virus. "Con questi enunciati pronunciati da Draghi si cerca di rientrare nella dimensione culturale di " forte evitamento
dell'incertezza" in modo da ridare "faccia positiva collettiva" al
paese tramite l'azione del governo. In questo intervento di investitura del Premier riveste un ruolo importante la riforma della
sanità per creare una forte rete di servizi di base ( con la casa della
comunità, ospedali di comunità, consultori, centri di salute
mentale, centri di prossimità contro la povertà sanitaria). Questi dati sulla sanità descrivono degli enunciati che illustrano una Massima di quantità rendendo
il proprio contributo informativo e allo stesso tempo rilevante e
pertinente come nella Massima di relazione. Il pensiero del premier sulla sanità si rivedono in queste parole:
" Sulla base dell’esperienza dei mesi scorsi dobbiamo aprire un confronto a
tutto campo sulla riforma della nostra sanità. Il punto centrale è
rafforzare e ridisegnare la sanità territoriale, realizzando una forte
rete di servizi di base (case della comunità, ospedali di comunità,
consultori, centri di salute mentale, centri di prossimità contro la
povertà sanitaria). È questa la strada per rendere realmente esigibili i
“Livelli essenziali di assistenza” e affidare agli ospedali le esigenze
sanitarie acute, post acute e riabilitative. La “casa come principale
luogo di cura” è oggi possibile con la telemedicina, con l’assistenza
domiciliare integrata. "
Il premier Draghi prova a
rendere il suo enunciato un atto linguistico di tipo "
direttivo" perché Draghi vorrebbe che il parlamento e la politica istituzionale del paese compiesse delle azioni per riformare il paese. Questo
sarebbe un modo per ridare "faccia positiva" ai territori aumentando la
dimensione culturale di tipo " collettivismo" cercando di
enfatizzare l'appartenenza con l'aumento di un proprio " in-group"
riducendo il parametro di tipo " out-group" molto presente dentro il
territorio italiano. La presenza di maggiori servizi sul territorio
rappresenta un modo per aderire ad una società in sintonia con la
dimensione culturale di tipo " femminilità" perché si aumenta il
concetto di cura perché le persone devono mostrarsi più
intenzionati e non soltanto assertivi e ambiziosi come prevale nella dimensione " mascolinità". Questo
sistema di sanità di base è un modo per creare un'adesione ad una dimensione culturale di tipo
"orientamento temporale a lungo termine" perché i fatti più
importanti devono collocarsi nel futuro e le tradizioni sanitarie
possono modificarsi nel tempo. Questo sarebbe un modo per fare vivere
di nuovo il paese nella dimensione culturale di tipo " soddisfatti"
perché si aumenta una sensazione di controllo della propria vita,
con una tendenza a ricordare le emozioni positive. Per Draghi è un
modo per rendere il proprio contributo di tipo rilevante in sintonia con la "Massima di
relazione". Questo è un auspicio da parte di Draghi come forma di atto
linguistico di tipo " espressivo" perché il premier
esprime il suo orientamento psichico per stabilire un contatto con la
politica in generale. Queste cure dedicate al territorio sono un modo per
tutelare la "faccia negativa" delle popolazioni in senso ampio. Per il premier, l'ambito della scuola si concentra sul bisogno di recuperare una didattica in presenza
soprattutto nel mezzogiorno al Sud in cui la didattica a distanza ha riscontrato molte
difficoltà. Il discorso sulla scuola viene formulato in questo modo:
" non solo dobbiamo tornare rapidamente a un orario scolastico normale,
anche distribuendolo su diverse fasce orarie, ma dobbiamo fare il
possibile, con le modalità più adatte, per recuperare le ore di
didattica in presenza perse lo scorso anno, soprattutto nelle regioni
del Mezzogiorno in cui la didattica a distanza ha incontrato maggiori
difficoltà.
Occorre rivedere il disegno del percorso scolastico annuale.
Allineare il calendario scolastico alle esigenze derivanti
dall’esperienza vissuta dall’inizio della pandemia. "
Questo bisogno di recuperare le ore perdute nella scuola
è un modo per fare pagare costi elevati alla "faccia negativa" della scuola
nella sua interezza, ossia gli insegnanti così come gli studenti
preferiscono ultimare l'anno in modo regolare senza fare ricorso alla possibilità di proseguire i corsi nel periodo estivo. Quindi il governo è
percepito come un ente in sintonia con una dimensione culturale di tipo "
forte evitamento dell'incertezza" mentre la scuola predilige
vivere ampiamente nella dimensione culturale di tipo " debole evitamento dell'incertezza"
perché la scuola accetta l'incertezza della vita come un fatto
normale, da vivere con tranquillità e a proprio agio nell'ambiguità e
il caos. Il governo si preoccupa della scuola perché non vuole perdere
la "faccia positiva" collettiva del paese all'interno delle valutazioni internazionali del
sistema scolastico italiano. In sostanza, il governo vuole
riportare la scuola nella dimensione di tipo " soddisfatti"
in modo da avere da parte del governo un certo controllo sulla
propria vita istituzionale e con una tendenza a ricordare delle
emozioni positive. In questo caso, il governo esprime un atto
linguistico per segnalare le proprie credenze come forma di "atto rappresentativo"
ma con un valore illocutivo di tipo " direttivo" perché l'esecutivo vorrebbe che la scuola compiesse questo sforzo per la "faccia
collettiva positiva" del governo. In pratica, Draghi compie un atto
linguistico in linea con la "Massima di maniera" perché vuole evitare
l'ambiguità e l'oscurità con il mondo della scuola. Il settore della
scuola nel mezzogiorno ha dovuto subire dei costi per
la difesa della propria"faccia negativa" collettiva perché avrebbe voluto essere non
disturbata per le sue tante lacune durante tutto il periodo della
pandemia in ampia sintonia con la sua consuetudine di vivere a proprio agio nell'ambiguità e oscurità. Per Draghi, la scuola deve rivedere il suo calendario come forma di "massima di
quantità" per rendere il proprio contributo informativo e di natura "
direttivo-espressivo". L'intento di Draghi vuole spingere la
scuola nel compiere una certa azione ( prolungare l'anno scolastico) e allo stesso tempo diventa un modo per
stabilire un contatto "psichico" con la realtà del mondo della
scuola informando della propria posizione. In questo enunciato, Draghi compie un atto linguistico portatore di un grosso grado di
imposizione da parte del neo-governo nei confronti della "scuola" cercando di guadagnare
"faccia positiva" come esecutivo ma allo stesso tempo fa pagare dei costi alla "faccia
negativa" della scuola. Il governo vuole che la scuola possa aderire
ad un "orientamento temporale a lungo termine" mostrando una nuova capacità di
adattarsi alle circostanze e alle tradizioni in funzione del
cambiamento richiesto con la pandemia. In questo modo, la scuola si ritrova nella dimensione culturale di
tipo " vincolati" perché le cose non dipendono dal proprio
volere e la libertà di parola non è di prima necessità e si è
poco propensi a ricordare le emozioni positive. Il discorso di Draghi afferma che il "ritorno a scuola
deve avvenire in sicurezza" come atto linguistico di tipo "
assertivo" per formulare un enunciato in base alle proprie
conoscenze e per ridare "faccia positiva" alla scuola dopo i
costi subiti dagli enunciati espressi dal premier. La sicurezza è un
modo per ribadire come la dimensione culturale di "forte evitamento
dell'incertezza" sia un dato essenziale per la gestione della scuola.
Le modifiche sulla scuola pensate da Draghi servono per rendere il
suo contributo informativo in assonanza con la "Massima di quantità e
di relazione" perché si evita l'ambiguità. Questo è un atto linguistico di tipo
"rappresentativo" e anche "direttivo\ espressivo" con la finalità di
ridare "faccia positiva" all'istruzione in Italia. La finalità di questo enunciato sulla scuola è quello di guadagnare
"faccia positiva" al sistema educativo italiano e allo stesso modo crea un'adesione ad una dimensione culturale di tipo "orientamento temporale a lungo termine" facendo sentire il paese rispettato sul piano internazionale, vale a dire di nuovo
in linea con la dimensione di tipo " soddisfatti".
La scuola per Draghi deve rispettare gli standard qualitativi
internazionali per evitare di subire i costi per la difesa della "faccia
negativa" per la faccia collettiva dell'Italia. La visione della scuola di Draghi si ritrova in questo passaggio:
" Siamo chiamati a disegnare un percorso educativo che combini la
necessaria adesione agli standard qualitativi richiesti, anche nel
panorama europeo, con innesti di nuove materie e metodologie, e
coniugare le competenze scientifiche con quelle delle aree umanistiche e
del multilinguismo. "
Questi benefici ricercati da Draghi all'interno della scuola sono utili per il sistema extra-scolastico ( politica, le aziende, l'Europa) ma sono sentite
come un costo per gli insegnanti e gli studenti. In questo caso è un
atto linguistico di tipo " dichiarativo" perché il
locutore esercita un suo potere all'interno di una determinato ambito
istituzionale. Di fatto, allo stesso tempo è anche un atto linguistico di tipo
" direttivi" perché il Premier Draghi vuole che la scuola
come istituzione realizzi determinate azioni per tutelare il bisogno di
"faccia positiva" e per rendere la popolazione italiana "
soddisfatta" in termini culturali. Nella prospettiva di Draghi, la "scuola" si
concentra sul connubio tra le competenze scientifiche e umanistiche
all'interno di una cornice multi-linguistica. In questo enunciato di tipo " rappresentativo" vediamo come Draghi formula le sue credenze in
merito alla visione e al ruolo della scuola all'interno della società italiana. Un altro modo per spingere il mondo della scuola in una dimensione culturale di tipo "orientamento temporale a lungo termine" con la possibilità di formare in modo permanente i docenti della scuola. Questo è un modo
per valorizzare la "faccia positiva" dei docenti che credono nella
scuola come luogo per creare il futuro del paese. Per conferire "faccia
positiva" al paese è importante innovare l'offerta degli Istituti tecnici ( Itis)
in modo da creare un'adesione da parte della società e della scuola ad una dimensione culturale di tipo "orientamento temporale a lungo termine", con un
"forte evitamento dell'incertezza" perché prevale il parametro della necessità di ottenere chiarezza e
struttura. Questo tentativo di innovare la scuola rappresenta un modo per creare un senso di adesione alla
dimensione culturale di tipo " collettivismo" con un "noi di tipo
coscienzioso" ma allo stesso tempo con la presenza dei " compiti" diventati più
importanti nel mondo della scuola come dato di adesione ad una
dimensione culturale di tipo " individualismo". Questi elementi di
innovazione nella scuola diventano una forma di collegamento ad una dimensione di tipo " orientamento a lungo termine"
perché una scuola brava risulta capace di adattarsi alle circostanze e i
fatti più importanti della scuola devono collocarsi nel futuro. Questi
enunciati di Draghi sulla scuola sono degli atti linguistici di tipo " rappresentativi" perché
il premier Draghi formula i suoi enunciati in base alle proprie
conoscenze sul mondo della formazione universitaria con il suo
collegamento con la globalizzazione, la trasformazione digitale e la
transizione ecologica. Questi enunciati sono in sintonia con la dimensione culturale di tipo
"orientamento temporale a lungo termine" mostrandosi capace di
adattarsi alle sfide del proprio tempo. Questo approccio deve permettere al paese di guadagnare "faccia positiva
collettiva" in termini di prestigio internazionale. Il Premier Draghi formula degli
enunciati per creare una contestualizzazione in cui collocare i costi
da subire per la "faccia negativa collettiva" della popolazione
mondiale e in modo particolare per la popolazione italiana. In
definitiva, il discorso di Draghi colloca la società in senso ampiativo in una dimensione culturale di tipo "
vincolati" perché pochi si dicono felici, le cose non dipendono
dal nostro volere e si è meno propensi a ricordare le emozioni
positive. Tutti questi enunciati sono in linea con gli atti
linguistici di tipo " assertivi" poiché il Premier Draghi formula le
sue conoscenze e conoscenze quando esprime la sua visione sulla scuola e sulla crisi ecologica del pianeta. Nelle parole di Draghi in merito all'ambiente si parla del tema del riscaldamento climatico affermando:
" Il riscaldamento del pianeta ha effetti diretti sulle nostre vite e
sulla nostra salute, dall’inquinamento, alla fragilità idrogeologica,
all’innalzamento del livello dei mari che potrebbe rendere ampie zone di
alcune città litoranee non più abitabili. Lo spazio che alcune
megalopoli hanno sottratto alla natura potrebbe essere stata una delle
cause della trasmissione del virus dagli animali all'uomo. "
Il premier afferma che "Il comportamento degli uomini è la
fonte all'origine del maltrattamento della pianeta", vale a dire che tale enunciato rappresenta una minaccia
molto forte al bisogno di tutela della "faccia negativa" per coloro che detengono il potere. Nel discorso di
Draghi notiamo come sia necessario "creare un eco-sistema sostenibile in cui sviluppare le
emozioni umane". Anche in questo caso osserviamo nuovamente un atto linguistico di tipo "rappresentativo" delle proprie
credenze e conoscenze da parte del premier italiano.
Il cambiamento del modello economico espresso in questo intervento segnala un modo per spingere il
paese verso un "orientamento temporale a lungo termine"
rappresentabile in un primo momento con una forte adesione alle
dimensione culturale di tipo " vincolati" per molta popolazione italiana. Infatti, il mondo istituzionale e produttivo italiano è tradizionalmente
legato alla dimensione culturale di "forte evitamento dell'incertezza" in cui si
mostra solitamente una certa intolleranza verso le idee nuove. Inoltre, la
dimensione culturale di tipo " orientamento temporale a breve termine"
vede nelle tradizioni un elemento di tipo sacrosanto e i fatti più importanti nella vita delle
persone sono da ricercare nel passato o al limite nel presente ma non nel futuro ( sempre imprevedibile per definizione). L'intento di Draghi è di
potenziare la "faccia positiva" ( con il proprio bisogno di riconoscimento) del paese con tali cambiamenti ma il
rischio è sempre quello di vedere questi benefici come dei costi da
subire da parte di molta popolazione. Da qui, il compito cruciale del governo è
quello di proteggere i giovani, le donne e i lavoratori autonomi come
le persone che hanno subito i costi maggiori nella difesa della
propria "faccia negativa", la quale è stata totalmente travolta da
questa pandemia. In un certo modo, questi enunciati hanno il valore
di atti linguistici di tipo " rappresentativi" ma possono
essere intesi anche come una forma di promessa del governo di Draghi.
Infatti, compiendo un atto linguistico di tipo " commissivo", Draghi
impegna il suo governo nel realizzare quella data promessa "senza sé e senza ma". Per il premier Draghi occorre
intervenire su alcuni aspetti come espresso in questo passo del suo intervento:
"A pagare il prezzo più alto sono stati i giovani, le donne e i
lavoratori autonomi. È innanzitutto a loro che bisogna pensare quando
approntiamo una strategia di sostegno delle imprese e del lavoro,
strategia che dovrà coordinare la sequenza degli interventi sul lavoro,
sul credito e sul capitale. "
In altri termini, questi
enunciati riguardanti "il lavoro, il credito e il capitale" compiono un atto linguistico per fare ottenere dei benefici
al bisogno di "faccia positiva" del proprio neo-governo perché sono enunciati in sintonia con la "Massima di quantità" perché intendono
rendere il proprio contributo informativo quanto richiesto. Questo
enunciato è un modo per aderire ad una "Massima di relazione" perché
offre il proprio contributo come rilevante durante questo intervento al Senato. Tutti questi interventi
pensati da Draghi si collocano nella dimensione culturale di un
"orientamento temporale a lungo termine", ossia i fatti del paese
devono collocarsi nel futuro, modificando le tradizioni del paese e con una capacità di
investimenti da compiere. Questi interventi di Draghi devono portare ad un
"forte evitamento dell'incertezza" perché si introduce chiarezza e
struttura nel proprio agire politico. Questi sono degli interventi in
sintonia con un "noi di tipo coscienzioso" come tratto
della dimensione culturale di tipo " collettivismo" con l'obiettivo
di riportare il paese nella dimensione culturale di tipo " soddisfatti"
per riportare una tendenza a ricordare delle emozioni positive. Per
il premier Draghi sono centrali le politiche attive come forma di atto linguistico di
natura " rappresentativo" perché Draghi
formula un enunciato in base alle proprie conoscenze ma con la volontà di farlo diventare un atto linguistico di tipo " direttivo"
perché il nuovo esecutivo vuole che il Parlamento, la politica ( con le sue istituzioni statali) compiano determinate azioni per ottenere quella "faccia positiva"
invocata dalla formulazione di tale enunciato. Le sue parole sulle politiche attive sono formulate in questo modo:
"Centrali sono le politiche attive del lavoro. Affinché esse siano
immediatamente operative è necessario migliorare gli strumenti
esistenti, come l’assegno di riallocazione, rafforzando le politiche di
formazione dei lavoratori occupati e disoccupati. Vanno anche rafforzate
le dotazioni di personale e digitali dei centri per l’impiego in
accordo con le regioni"
In altri termini, l'azione del governo deve essere rivolta al superamento
dell'idea di infliggere dei costi al bisogno di tutelare la propria " faccia negativa" per certi gruppi di potere. Questo
slittamento è cruciale per rendere gli enunciati di Draghi rilevanti e informativi come viene indicato dalla "Massima di quantità e di relazione". Inoltre, si
potrebbe aggiungere la volontà di evitare l'ambiguità e l'oscurità
nella formulazione degli enunciati da parte di Draghi. La finalità di questi enunciati è
quella di creare in definitiva una dimensione culturale di tipo "
orientamento temporale a lungo termine" in modo da collocare i
fatti più importanti del paese nel futuro e con la capacità di
adattarsi alle circostanze per ritrovare una dimensione culturale di tipo "
soddisfatti". Per Draghi, il ruolo del governo è quello di
assistere le imprese così come i vari settori che possono creare lavoro e
ricchezza per il paese. Infatti, Draghi esprime le missioni del governo in questi termini:
" Le Missioni del Programma potranno essere rimodulate e riaccorpate, ma
resteranno quelle enunciate nei precedenti documenti del Governo
uscente, ovvero l’innovazione, la digitalizzazione, la competitività e
la cultura; la transizione ecologica; le infrastrutture per la mobilità
sostenibile; la formazione e la ricerca; l’equità sociale, di genere,
generazionale e territoriale; la salute e la relativa filiera
produttiva "
Le parole di Draghi intendono diventare degli atti linguistici di tipo "
direttivi" cercando di spingere il governo nel realizzare determinate riforme. Quindi, all'interno dell'ambito di politica economica, l'intervento di Draghi aumenta il suo
grado di imposizione con un enunciato maggiormente inserito nella
categoria degli atti linguistici di tipo " direttivi" riducendo la sua dimensione di atti linguistici di tipo "
rappresentativi". Lo Stato deve compiere queste riforme per ottenere "faccia positiva" come governo ma allo stesso
tempo fa pagare dei costi molti elevati alla "faccia negativa" della parte politica di
sinistra perché è un banchiere come Draghi nell'evidenziare il
ruolo dello Stato nei confronti dell'economia come solitamente pensa la sinistra mentre in questo caso questi enunciati in favore dello Stato vengono realizzati da parte di un esponente
istituzionale del mondo economico. Nella visione di Draghi, lo Stato per riguadagnare "faccia
positiva", facendo implicitamente pagare costi molti elevati alla "faccia negativa" dei partiti politici, deve implementare delle politiche legate all'innovazione nell'impresa, con il sostegno alle imprese nell'ottenere capitale e
credito, compiendo delle politiche economiche che agevolino gli
investimenti per creare domande nelle nuove o vecchie attività
sostenibili nel panorama economico post-pandemico. In questo enunciato ritroviamo una
"Massima di quantità" perché Draghi enuncia un contributo informativo
per dare "faccia positiva" al governo. Questi sono dei passaggi per
creare nel paese un'adesione ad un "orientamento temporale a lungo termine" per creare le
condizioni giuste per riagganciare la crescita economica nel paese. In definitiva, la necessità di ottenere i fondi del "next generation EU plan"
diventa un sinonimo di adesione ad una dimensione culturale di tipo "orientamento temporale a lungo termine"
perché i fatti del paese devono avvenire nel futuro e con un paese
capace di adattarsi alle nuove sfide del paese. Il coinvolgimento
delle donne invocato da Draghi è un modo per aumentare il bisogno di
"faccia positiva collettiva" da parte delle donne dopo tanti costi subiti per la
difesa della propria "faccia negativa" da parte di numerose donne. Questo è un modo per rendere
il proprio contributo rilevante come segnalato all'interno della "Massima di relazione" ma anche di tipo " rappresentativo" perché viene formulato un atto linguistico in base alle
conoscenze del capo dell'esecutivo. Questa presenza del tema della donna rientra nella dimensione culturale di
tipo " femminilità" in cui le differenze di genere sono basse in termini sociali ed emozionali ed è un modo per ridare
equilibrio tra la vita di famiglia e il lavoro. Inoltre, la dimensione di tipo " femminilità" introduce un "orientamento temporale a lungo termine" perché i fatti
del paese e della famiglia devono succedere nel futuro e le tradizioni nel mondo del lavoro si modificano in funzione del cambiamento.
Questo ampliamento della presenza delle donne nel mondo del lavoro
consentirebbe di fare uscire molte donne dalla dimensione culturale di tipo "
vincolati" in cui è difficile dirsi felice così come ricordare le
emozioni positive poiché le cose non dipendono da noi donne. Al contrario, una maggiore presenza femminile nel lavoro consentirebbe alle donne di dirsi felice, ricordare le
emozioni positive, aumentare la propria libertà di parola e
ampliare una sensazione di controllo della propria vita. L'assenza
delle donne nel mondo del lavoro in Italia rappresenta una forte
minaccia al bisogno di tutelare la "faccia negativa" collettiva del
paese Italia. L'impegno del governo Draghi nel ridurre questo divario tra
uomini e donne all'interno del mondo economico italiano è un modo
per ridurre la tendenza italiana ad avere una società con un "alto
indice di distanza sociale" al suo interno come segnale di
accettazione di grosse differenze sociali ed economiche nel paese. Questi
enunciati sono in sintonia con la "Massima di quantità" perché hanno l'intenzione
di avere un ruolo come atti linguistici di tipo " direttivi"
e " commissivi" perché il locutore Draghi vuole che il suo
governo faccia determinate azioni per fare riguadagnare "faccia positiva" all'intera nazione. Il futuro delineato da Draghi è da intendersi dentro la dimensione culturale di tipo "orientamento temporale a lungo termine"
così come una modalità per il paese per riguadagnare "faccia positiva" attraverso la formazione di competenze legate al mondo
digitale, tecnologico e ambientale. Questi enunciati di Draghi sono di natura "pertinente" come viene richiesto dalla "Massima di relazione" e allo stesso tempo sono degli atti
linguistici di tipo " assertivi" perché espande le
credenze del governo per affrontare il futuro. Questo è un modo per
compiere un'adesione alla dimensione culturale di "forte evitamento
dell'incertezza" da parte dell'esecutivo mostrando di cercare
chiarezza e strutturazione nel suo agire politico. Il tema della formazione permanente del personale amministrativo rappresenta un pilastro essenziale per ridurre la distanza sociale tra i vari gruppi sociali nel paese. Inoltre, la formazione fa aumentare la
presenza della dimensione culturale di tipo " individualismo" perché
tutti sono tenuti a badare a se stessi, parlare perché è cosa
buona e i compiti da portare avanti sono più importanti delle
relazioni. Le condizioni per l'aumento dell'occupazione e dello
sviluppo del sud sono obiettivi cruciali per creare benessere,
autodeterminazione, legalità, sicurezza come condizioni per generare
investimenti e lavoro. Le parole usate da Draghi per parlare dello sviluppo del Sud sono le seguenti:
" benessere, autodeterminazione, legalità, sicurezza sono strettamente
legati all’aumento dell’occupazione femminile nel Mezzogiorno.
Sviluppare la capacità di attrarre investimenti privati nazionali e
internazionali è essenziale per generare reddito, creare lavoro,
invertire il declino demografico e lo spopolamento delle aree interne.
Ma per raggiungere questo obiettivo occorre creare un ambiente dove
legalità e sicurezza siano sempre garantite"
Questi enunciati vengono menzionati da Draghi per creare
la cornice in cui si colloca la "Massima di quantità" perché il premier
rende il suo contributo informativo quanto richiesto. Tali enunciati rappresentano una forte minaccia alla difesa della
"faccia negativa" di tanti territori del Sud che non hanno realizzato
precedentemente tali condizioni. Pertanto, questi enunciati come atti
linguistici sono di tipo " assertivi" ma il governo vorrebbe che
le autorità locali intendessero l'enunciato in senso " direttivo"
in modo da compiere certe azioni per riconquistare "faccia positiva"
dopo i tanti costi subiti nei vari decenni. Il tema delle
infrastrutture si lega alla qualità della formazione tecnica, legale
ed economica dei funzionari per aiutare gli investimenti legati al
programma di ripresa e resilienza del paese. Il premier parla delle infrastrutture in questa modalità:
"In tema di infrastrutture occorre investire sulla preparazione tecnica,
legale ed economica dei funzionari pubblici per permettere alle
amministrazioni di poter pianificare, progettare ed accelerare gli
investimenti con certezza dei tempi, dei costi"
Nella visione del premier, il privato deve
intervenire per offrire competenze e efficienza nella realizzazione
di questi progetti. Quindi, il premier minaccia la " faccia negativa" dei tanti funzionari non formati mentre conferisce "faccia positiva"
ai funzionari quando sono " ben formati" creando una adesione ad una dimensione culturale di tipo "orientamento temporale a lungo termine" e anche con un
"forte evitamento dell'incertezza" con l'ausilio della certezza e chiarezza.
Allo stesso tempo, il privato ottiene "faccia positiva" per il premier
Draghi quando aggiunge competenza ed efficienza, ossia una dimensione di "forte
evitamento dell'incertezza" utile per la realizzazione dei progetti,
intesi come prassi per fare guadagnare "faccia positiva" al paese.
Questi sono enunciati per segnalare una "Massima di maniera" perché
Draghi vuole evitare ambiguità e oscurità offrendo un atto
linguistico di tipo "rappresentativo", ossia legato alla formulazione
di enunciati legati alle proprie conoscenze. Per il capo del governo è importante
imparare a prevenire piuttosto che riparare in modo da rendere
consapevole le nuove generazioni del detto che recita " ogni azione ha una
conseguenza". Questi enunciati di natura " assertivi" esprimono atti linguistici in base alle proprie conoscenze
con una tendenza ad essere atti linguistici di tipo " direttivi" poiché Draghi
vorrebbe che il paese compiesse questi passi verso la consapevolezza.
In tali enunciati sono previsti dei costi molto elevati per il
bisogno di autonomia presente nella "faccia negativa" collettiva della
politica e della popolazione in senso complessivo. Questi atti
linguistici di natura " rappresentativi" hanno la tendenza
a spingere la popolazione nella dimensione di tipo " vincolati"
per ottenere da parte di Draghi una forte adesione alla dimensione di "forte evitamento
dell'incertezza" come tratto correlato alla dimensione culturale di tipo "
soddisfatti" con una sensazione di controllo nella propria
vita. Per Draghi, la prevenzione come modalità per ottenere "faccia
positiva" è legata alla lotta contro l'incertezza e alla ricerca\bisogno di
chiarezza e strutturazione nel proprio agire individuale e collettivo. Questi enunciati sono in sintonia con la "Massima di maniera" con l'evitamento dell'oscurità e dell' ambiguità perché Draghi
conferisce "faccia positiva" al governo precedente menzionando
l'operato positivo compiuto dal governo di Conte. In tale modo, il premier offre faccia
positiva a Conte mitigando de facto l'impatto del suo esecutivo in questo modo.
In questi enunciati Draghi formula un discorso che ha lo scopo di rendere
il proprio contributo informativo quanto richiesto dall'evento comunicativo ( richiesta della fiducia in
Senato) elencando i settori compresi nel piano di ripresa e resilienza
programmato dal precedente governo. I settori coinvolti dal piano di resilienza e ripresa sono:
- l'innovazione, ossia un comparto da collocare all'interno della dimensione culturale con un "orientamento temporale a lungo
termine";
- la digitalizzazione, vale a dire un settore da intendersi come adesione ad una dimensione culturale di "forte evitamento dell'incertezza";
- la
competitività, in altri termini è un ambito da collegare alla dimensione culturale di tipo "individualismo";
- la cultura, ossia un settore ricollegato alla dimensione culturale di tipo "collettivismo", con un "debole
evitamento dell'incertezza" e con un "orientamento temporale a lungo termine";
- le infrastrutture, ossia un comparto legato alla dimensione culturale di tipo "un orientamento temporale a lungo termine" e con
un "forte evitamento dell'incertezza";
- la formazione e la ricerca
rientrano come settori nella dimensione culturale di tipo "debole evitamento dell'incertezza",
con "bassa distanza sociale nella società", con un "orientamento
temporale a lungo termine";
- l'equità sociale, di genere,
generazionale e territoriale è un modo per rendere la società
italiana legata ad una società con "basso indice di distanza sociale"
(società e la differenza generazionale) di genere ( dimensione di femminilità),
territoriale ( enfatizzazione della dimensione di tipo "collettivismo");
- La
salute come elemento di tipo " collettivismo" e la relativa
filiera produttiva come elemento in sintonia con la dimensione culturale di "forte evitamento dell'incertezza".
Per Draghi, il
mondo dello Stato deve essere capace di spendere bene per la ricerca e lo sviluppo,
l'istruzione, la formazione, la regolamentazione, l'incentivazione e
la tassazione. Per Draghi questi interventi dello Stato hanno la
funzione di atti linguistici di tipo " direttivi" poiché si vuole che lo Stato
compia certe azioni. Questi enunciati devono conferire "faccia positiva" al
governo e con la "Massima di relazione" rendendo il proprio contributo
rilevante. Il Piano Europeo Next generation Eu rappresenta il quadro di
riferimento per avere un "orientamento temporale a lungo termine" all'interno del paese ma allo stesso tempo l'Italia deve anche dire a sé stessa " dove vogliamo arrivare
al 2026 e a cosa puntiamo per
il 2030 e il 2050". Questo enunciato è una forma di minaccia per la
"faccia positiva" del paese collocando nuovamente nella dimensione
culturale di tipo " vincolati" il paese. In questo modo, il premier Draghi cerca di aderire ad una "Massima di maniera" perché si evita
l'ambiguità sul rapporto con l' Europa in modo da anticipare eventuali costi da
subire per il futuro. Questo enunciato rappresenta un atto linguistico di tipo "
direttivo" perché è una forma di consiglio o ammonimento
da parte dell'esecutivo nei riguardi del paese. La scelta dei progetti è legata ad
una dimensione culturale di "forte evitamento dell'incertezza" in modo da evitare
di fare pagare dei costi troppo elevati alla "faccia positiva" collettiva
del governo. Draghi enuncia che " chiariremo il ruolo del terzo
settore e dei privati in questo progetto", in altri termini si compie un atto linguistico di tipo "
commissivo" perché si impegna nel compiere un'azione futura in
modo da offrire al contempo un enunciato in sintonia con la "Massima
di quantità" rendendo il suo contributo rilevante ma allo stesso tempo con la funzione di essere in sintonia con la
dimensione culturale di tipo " forte evitamento dell'incertezza"
con una lotta contro l'incertezza e con la ricerca di strutturazione
e chiarezza nel proprio intervento. Tale impegno mostra una adesione al parametro di " noi
coscienzioso" della dimensione culturale di tipo " collettivismo".
Queste risposte offerte da parte del governo di Draghi si iscrivono
in una dimensione culturale di tipo " orientamento temporale a breve
termine" perché i fatti più importanti devono succedere in
questo periodo. Nella visione di questo governo si afferma che:
"Sottolineeremo il ruolo della scuola che tanta parte ha negli obiettivi
di coesione sociale e territoriale e quella dedicata all'inclusione
sociale e alle politiche attive del lavoro "
Da queste parole si osserva come il ruolo della scuola in questo progetto di
finanziamento europeo sia molto importante per creare coesione sociale
e politiche attive del lavoro. Pertanto è un atto linguistico di tipo
" rappresentativo" perché il premier formula le sue conoscenze
in merito alla scuola in modo da rendere il suo contributo
informativo in sintonia con la "Massima di quantità". La scuola
rientra ampiamente nella dimensione culturale con un "orientamento
temporale a lungo termine" per creare un futuro e con la capacità di
modificare le tradizioni scolastiche italiane. La scuola, con il suo
ruolo di inclusione sociale, rientra nella dimensione culturale di una società
con " bassa distanza sociale con il potere" perché la gerarchia deve
diventare sempre più legata al ruolo e non deve essere di tipo
esistenziale. Il ruolo della scuola inteso dal governo di Draghi viene espresso
con un futuro come tratto dell'atto linguistico di tipo "
commissivo" perché il governo si deve impegnare in questa
direzione per il futuro della scuola. Passando al tema della sanità, l'impegno del governo è
quello di potenziare la medicina territoriale e la telemedicina.
Questo è un enunciato in sintonia con la "Massima di quantità" perché
rende il suo contributo informativo quanto richiesto, cerca di dare
"faccia positiva" all'operato del governo affrontando il tema della
sanità. Anche in questo caso si tratta di un atto linguistico di tipo
" direttivo" perché il governo vuole che le regioni realizzino delle azioni poiché il reparto della Sanità viene gestito direttamente dalle regioni. Di fatto, in questo perido di crisi sanitaria, la presenza delle regioni è una forma di minaccia per la "faccia
positiva" del governo. Nell'intervento di Draghi si segnala come il Ministero dell'economia sarà il
luogo centrale dell'attuazione del programma, in altri termini è un modo per rendere
il proprio contributo informativo da parte di Draghi in sintonia con
la "Massima di quantità". Questi sono atti linguistici di tipo "
rappresentativi" perché la riforma viene collegata al programma
"Next generation EU" soltanto alla fine dell'intervento di
Draghi. Questa collocazione alla fine dell'intervento segnala un modo per rendere meno rilevante questo capitolo delle riforme
poiché la collocazione alla fine di un intervento ha un
significato comunicativo mostrando una certa adesione alla "Massima di
maniera" con un bisogno di oscurità e ambiguità così come un debole evitamento dell'incertezza come tratto tipico della politica italiana. In questo passaggio sul
tema della riforma fiscale, l'intervento di Draghi è di tipo
pedagogico-informativo per collocare il suo intervento all'interno
della "Massima di relazione", in altri termini occorre essere sempre rilevante nell'intervento di Draghi. Allo stesso tempo, questi enunciati nel discorso del premier hanno lo scopo di mostrare i propri atti
linguistici come appartenenti alla categoria di tipo " rappresentativi"
perché Draghi formula un insieme di enunciati con lo scopo di
fornire le sue conoscenze e le sue credenze. Queste riforme invece dovrebbero essere
centrali perché devono colpire l'adesione molto profonda da parte dello
Stato Italiano alla dimensione culturale di tipo " debole
evitamento dell'incertezza" perché molto spesso le istituzioni vivono a
proprio agio nell'ambiguità e nel caos senza stress e preoccupazioni. Al
contrario, le riforme invocate alla fine del proprio intervento da parte di Draghi sono da collocarsi nella
dimensione culturale di "forte evitamento dell'incertezza", ovvero la cittadinanza deve vivere con
intolleranza l'incertezza amministrativa del paese e deve ricercare "chiarezza e
strutturazione" nel suo rapporto con lo Stato. Le riforme devono portare il cittadino e l'Italia in modo generale all'interno della dimensione di tipo " soddisfatti"
con la creazione di un sentimento di controllo nella propria vita e con una rinnovata possibilità di ricordare delle emozioni positive nella propria vita. Nella prosecuzione del suo discorso, Draghi
ribadisce la vocazione italiana per un forte multilateralismo
efficace e fondato sul ruolo delle Nazioni Unite. In altre parole, questo enunciato mostra una adesione alla "Massima di quantità" perché
rende il proprio contributo informativo in sintonia con la categoria degli
atti linguistici di tipo " rappresentativi" perché Draghi
formula un enunciato in base alle conoscenze e alle sue credenze.
Tuttavia questo enunciato è una forma di accettazione da parte
dell'Italia della necessità di subire dei costi in termini di "faccia
negativa" perché l'Italia è legata nel concerto
internazionale delle nazioni con la dimensione di tipo "
vincolati" perché le cose non dipendono dal mio volere e la
libertà di parola non è di prima necessità. Tale adesione al
sistema onusiano è un segno di adesione alla dimensione culturale di
un " debole evitamento dell'incertezza" segnalando come l'Italia
vive con tranquillità e con poco stress le situazioni di ambiguità e
caos, mostrando tolleranza verso le persone e le idee divergenti. Questo un approccio che unisce l'Italia alla dimensione culturale di tipo "
collettivismo" perché enfatizza l'appartenenza alla comunità
delle nazioni, in cui le relazioni sono più importanti dei compiti perché
si vuole aderire alla famiglia allargata delle Nazioni Unite. Questa
adesione al sistema delle Nazioni Unite è un modo per aderire ad una
dimensione culturale composta da un "orientamento temporale a lungo termine" perché un
paese bravo si adatta alle circostanze e il bene o male
dipende dalle circostanze. Per guadagnare faccia positiva per l'Italia, il discorso di Draghi menziona l'ambito d'influenza dell'Italia nel mediterraneo
allargato e nei Balcani:
"Resta forte la nostra attenzione e proiezione verso le aree di naturale
interesse prioritario, come i Balcani, il Mediterraneo allargato, con
particolare attenzione alla Libia e al Mediterraneo orientale, e
all’Africa"
Questi enunciati sono di natura quasi
"dichiarativi" perché Draghi vuole esercitare il suo potere
all'interno dell'ambito istituzionale come il Senato. Inoltre, per il premier Draghi
è importante migliorare il rapporto con Francia e Germania. Questo è
un enunciato con dei costi molto elevati per la faccia negativa della
politica istituzionale dell'Italia. Allo stesso modo è un enunciato in sintonia con la "Massima
di relazione" perché dice quello che è rilevante ed è allo stesso tempo in sintonia con la "massima di maniera" perché si evita ogni forma di
ambiguità. Questi sono atti linguistici di natura "espressivi" poiché
il premier esprime un suo orientamento psicologico per stabilire o
ristabilire un contatto più forte con questi nazioni in modo da
portare l'Italia all'interno della dimensione culturale di tipo "
soddisfatti" con una rinnovata possibilità di dichiararsi felice,
con l'aumento di una sensazione di controllo della propria vita e una
maggiore tendenza a ricordare delle emozioni positive. Tale relazione
più forte con Francia e Germania consentirebbe al paese di guadagnare
"faccia positiva" con un'adesione alla dimensione culturale di "forte evitamento
dell'incertezza" con un forte bisogno di chiarezza e strutturazione
delle relazioni tra i paesi. Un'altra missione per l'Italia è quella di potenziare il dialogo con la
Turchia e la Russia come modalità per ottenere "faccia positiva" per
l'Italia aderendo ad una dimensione di "debole evitamento
dell'incertezza" in questa tipologia di dialoghi con paesi
geo-politicamente molto rilevanti e potenti. Pertanto, da questo dialogo con paesi
forti, il rischio di perdere la propria "faccia negativa" è molto
elevato in queste circostanze internazionali. Quindi Draghi esprime in questa
enunciazione un atto linguistico di tipo " direttivo"
perché il governo deve impegnarsi nel compiere certe azioni in un
determinato ambito di politica estera. Queste affermazioni sono da
intendersi come un atto linguistico di tipo "commissivo" perché sono una
forma di impegno preso per avviare un rapporto più forte con
Francia e Germania così come l'avviamento di un dialogo più forte
con la Turchia e la Russia. In merito alla politica estera, la
descrizione di questa politica viene fatta con il rischio di subire
dei costi alla propria "faccia negativa" perché si è nella dimensione culturale
di tipo "vincolati" perché le relazioni internazionali non dipendono da noi in prima
persona. Quindi sono degli atti in sintonia con la "massima di
quantità" rendendo il proprio intervento più informativo possibile.
Di fatto, sono degli enunciati in sintonia con la categoria degli
atti linguistici di tipo " rappresentativi" perché il premier Draghi formula degli enunciati in base alle sue conoscenze e
alle sue credenze. In definitiva, è una forma di adesione alla
dimensione culturale di "debole evitamento dell'incertezza" perché si accetta
l'incertezza della vita come un fatto normale, si vive con tranquillità
le situazioni di caos e di ambiguità. Per guadagnare faccia
positiva, il governo di Draghi guarda con fiducia alla politica americana del presidente Joe Biden rendendo il suo contributo in sintonia con le "massime di
qualità" perché Draghi intende dire quello che crede vero ed è
anche un modo per aderire alla "massima di relazione" rendendo il
suo contributo rilevante. Questo enunciato sul ruolo degli Stati-Uniti è un modo per inserire il suo atto linguistico nella
categoria di tipo "espressivo" perché esprime l'orientamento
psicologico del governo per stabilire e mantenere dei contatti sociali più forti
con l'America. Tale insieme di enunciati serve per riportare
l'Italia nella dimensione culturale di tipo " soddisfatti" con la
possibilità di aumentare il controllo della vita istituzionale del
paese ed è un modo per aumentare la propria libertà di parola. Il
nuovo governo avrà il ruolo di guidare la presidenza del G20 mostrando in
tal modo la possibilità di guadagnare "faccia positiva" collettiva in
quest'anno molto complicato per i costi subiti dalla pandemia. Questi enunciati sono di natura "
commissivi" perché il governo si impegna ad un'azione futura
con la presidenza del vertice G20. Questi enunciati sono legati alla "massima di quantità"
rendendo il proprio contributo più informativo. Questa presidenza
del G20 si colloca in una dimensione culturale di tipo " orientamento
temporale a breve termine" perché i fatti devono avvenire in
questo periodo, si è orgoglioso del proprio paese nei momenti difficili ed è importante essere al
servizio degli altri. Questa presidenza del G20 si
ricollega nella dimensione culturale di tipo " soddisfatti" perché
avviene una sensazione di controllo della propria vita istituzionale
e con una tendenza a ricordare le emozioni positive. Nell'agenda tematica dell'Italia per questo G20 saranno la sostenibilità e la transizione verde i punti menzionati da parte di Draghi per rendere il suo contributo informativo e rilevante.
Questi punti scelti dalla politica italiana rappresentano una modalità per creare un "orientamento temporale a lungo
termine" ed è un modo per aderire alla dimensione di "forte evitamento
dell'incertezza" perché si deve lottare contro l'incertezza,
aumentare l'intolleranza verso i comportamenti ambientali divergenti e con un bisogno di chiarezza nell'agire politico. Questi enunciati sono
atti linguistici collegati alla categoria di tipo " commissivi"
perché il governo si impegna a fare delle future azioni in modo da
ottenere "faccia positiva" all'interno del complesso delle Nazioni. La
presenza del tema dei giovani diventa un bisogno per guadagnare
"faccia positiva" collettiva da parte del governo con il valore di creare un'adesione
alla dimensione culturale di tipo "orientamento temporale a lungo
termine" per l'Italia. La nascita di questo governo parte da
un'adesione alla dimensione culturale di tipo "vincolati" per tanti politici
costretti a pagare dei costi in termini di "faccia negativa" con
l'adesione a questo governo. Questi enunciati sono in sintonia
con la "massima di qualità" perché Draghi dice quello che crede vero
collocando questi atti linguistici nella categoria di tipo "espressivi" esprimendo
il suo orientamento psicologico per costruire delle relazioni sociali
con i politici italiani. Inoltre, questi atti
linguistici di natura "espressivi" pronunciati da Draghi sono anche di tipo dichiarativi
perché il capo del governo vuole esercitare un suo potere per fare agire il Senato all'interno di questa cornice istituzionale. In sostanza, negli interventi di Draghi, si nota sovente una presenza di atti linguistici di tipo "rappresentatvi" ma con una volontà " illocutiva" di essere degli atti linguistici di tipo " direttivi"e " dichiarativi" in modo da esercitare un certo potere dell'esecutivo sul Senato in questo evento linguistico.
3. Conclusione
Nel discorso pronunciato da Draghi si può osservare come lo stile comunicativo sia di tipo distante e affermato in termini sociopragmatici ( Spencer-Oatey, 2001) con l'intento di mostrare le proprie conoscenze con una formulazione di atti linguistici di natura " rappresentativi" ( Searle, 1965) ma con una doppia valenza di tipo " direttivi" e " dichiarativi" perché da un lato il premier Draghi esprime le sue conoscenze perché vuole che il Senato faccia esercitando il proprio potere in quel dato ambito istituzionale come il Senato. Per compiere questo passaggio, la dimensione culturale di tipo " vincolati" viene privilegiata da parte di Draghi per inchiodare la classe politica verso le sue responsabilità in modo da farla uscire dalla sua predilezione per la dimensione culturale di tipo " debole evitamento dell'incertezza" come dimensione culturale "aurea" dell'agire politico italiano. Il successo di questa strategia comunicativa del premier è ancora tutta da verificare sul terreno dei fatti ma risulta avere un certo grado di imposizione soltanto quando la dimensione culturale di tipo " collettivismo" si ritrova ampiamente condivisa da parte di quasi tutti i partiti politici al governo chiamati ad essere " responsabili" pagando dei costi al loro bisogno di riconoscimento ( faccia positiva). In sostanza, la forza degli atti linguistici del premier Draghi trova un suo peso "illocutivo" soltanto se le condizioni istituzionali e pertanto culturali trovano una loro convergenza nella culturale di tipo " collettivismo". In conclusione, è possibile menzionare come il passaggio dell'atto linguistico di tipo " rappresentativi" alla categoria di tipo " dichiarativi" ed " espressivi" da parte del premier rappresenta il punto di maggiore rilevanza in questo lavoro di analisi pragmatico-culturale del primo discorso di Draghi come politico.
Bibliografia
BROWN, P. & LEVINSON,S. (1987), Politeness. Some universals in language usage, Cambridge, Cambridge University Press
HOFSTEDE,
G. 2011. «Dimensionalizing cultures: The Hofstede Model in context».
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2013, en http://scholarworks.gvsu.edu/orpc/vol2/iss1/8
Grice; P. 1975 Logic and conversation in Syntax and semantics 3: Speech acts, a cura di P. Cole, Academic Press, New York 1975
SCHWARTZ,
S. 1992. «Universals in the content and structure of values: theoretical
advances and empirical tests in 20 countries». Advances in Experimental
Social Psychology, 25, pp. 1-65
SEARLE, J. 1969. Speech acts: an essay in the philosophy of language. London: Cambridge Uni-versity Press
SPENCER-OATEY,
H. 2001.
Culture and communication: Cross-cultural Explorations
of the Sociocultural Interactional Principles. Paper presented at IRIC
Conference «Comparing cultures».
Discorso del premier Draghi ritrovato nel seguente link (Speech by Prime Minister Draghi found in the following link):
https://www.governo.it/it/articolo/le-comunicazioni-del-presidente-draghi-al-senato/16225
Il testo integrale del discorso di Mario Draghi al Senato
17 Febbraio 2021
"Il primo pensiero che vorrei condividere, nel chiedere la vostra fiducia, riguarda la nostra responsabilità nazionale. Il principale dovere cui siamo chiamati, tutti, io per primo come presidente del Consiglio, è di combattere con ogni mezzo la pandemia e di salvaguardare le vite dei nostri concittadini. Una trincea dove combattiamo tutti insieme. Il virus è nemico di tutti. Ed è nel commosso ricordo di chi non c’è più che cresce il nostro impegno. Prima di illustrarvi il mio programma, vorrei rivolgere un altro pensiero, partecipato e solidale, a tutti coloro che soffrono per la crisi economica che la pandemia ha scatenato, a coloro che lavorano nelle attività più colpite o fermate per motivi sanitari. Conosciamo le loro ragioni, siamo consci del loro enorme sacrificio e li ringraziamo. Ci impegniamo a fare di tutto perché possano tornare, nel più breve tempo possibile, nel riconoscimento dei loro diritti, alla normalità delle loro occupazioni. Ci impegniamo a informare i cittadini con sufficiente anticipo, per quanto compatibile con la rapida evoluzione della pandemia, di ogni cambiamento nelle regole.
Il Governo farà le riforme ma affronterà anche l’emergenza. Non esiste un prima e un dopo. Siamo consci dell’insegnamento di Cavour:”… le riforme compiute a tempo, invece di indebolire l’autorità, la rafforzano”. Ma nel frattempo dobbiamo occuparci di chi soffre adesso, di chi oggi perde il lavoro o è costretto a chiudere la propria attività.
Nel ringraziare, ancora una volta il presidente della Repubblica per l’onore dell’incarico che mi è stato assegnato, vorrei dirvi che non vi è mai stato, nella mia lunga vita professionale, un momento di emozione così intensa e di responsabilità così ampia. Ringrazio altresì il mio predecessore Giuseppe Conte che ha affrontato una situazione di emergenza sanitaria ed economica come mai era accaduto dall’Unità d’Italia.
Si è discusso molto sulla natura di questo governo. La storia repubblicana ha dispensato una varietà infinita di formule. Nel rispetto che tutti abbiamo per le istituzioni e per il corretto funzionamento di una democrazia rappresentativa, un esecutivo come quello che ho l’onore di presiedere, specialmente in una situazione drammatica come quella che stiamo vivendo, è semplicemente il governo del Paese. Non ha bisogno di alcun aggettivo che lo definisca. Riassume la volontà, la consapevolezza, il senso di responsabilità delle forze politiche che lo sostengono alle quali è stata chiesta una rinuncia per il bene di tutti, dei propri elettori come degli elettori di altri schieramenti, anche dell’opposizione, dei cittadini italiani tutti. Questo è lo spirito repubblicano di un governo che nasce in una situazione di emergenza raccogliendo l’alta indicazione del capo dello Stato.
La crescita di un’economia di un Paese non scaturisce solo da fattori economici. Dipende dalle istituzioni, dalla fiducia dei cittadini verso di esse, dalla condivisione di valori e di speranze. Gli stessi fattori determinano il progresso di un Paese.
Si è detto e scritto che questo governo è stato reso necessario dal fallimento della politica. Mi sia consentito di non essere d’accordo. Nessuno fa un passo indietro rispetto alla propria identità ma semmai, in un nuovo e del tutto inconsueto perimetro di collaborazione, ne fa uno avanti nel rispondere alle necessità del Paese, nell’avvicinarsi ai problemi quotidiani delle famiglie e delle imprese che ben sanno quando è il momento di lavorare insieme, senza pregiudizi e rivalità.
Nei momenti più difficili della nostra storia, l’espressione più alta e nobile della politica si è tradotta in scelte coraggiose, in visioni che fino a un attimo prima sembravano impossibili. Perché prima di ogni nostra appartenenza, viene il dovere della cittadinanza.
Siamo cittadini di un Paese che ci chiede di fare tutto il possibile, senza perdere tempo, senza lesinare anche il più piccolo sforzo, per combattere la pandemia e contrastare la crisi economica. E noi oggi, politici e tecnici che formano questo nuovo esecutivo siamo tutti semplicemente cittadini italiani, onorati di servire il proprio Paese, tutti ugualmente consapevoli del compito che ci è stato affidato.
Questo è lo spirito repubblicano del mio governo.
La durata dei governi in Italia è stata mediamente breve ma ciò non ha impedito, in momenti anche drammatici della vita della nazione, di compiere scelte decisive per il futuro dei nostri figli e nipoti. Conta la qualità delle decisioni, conta il coraggio delle visioni, non contano i giorni. Il tempo del potere può essere sprecato anche nella sola preoccupazione di conservarlo. Oggi noi abbiamo, come accadde ai governi dell’immediato Dopoguerra, la possibilità, o meglio la responsabilità, di avviare una Nuova Ricostruzione. L’Italia si risollevò dal disastro della Seconda Guerra Mondiale con orgoglio e determinazione e mise le basi del miracolo economico grazie a investimenti e lavoro. Ma soprattutto grazie alla convinzione che il futuro delle generazioni successive sarebbe stato migliore per tutti. Nella fiducia reciproca, nella fratellanza nazionale, nel perseguimento di un riscatto civico e morale. A quella Ricostruzione collaborarono forze politiche ideologicamente lontane se non contrapposte. Sono certo che anche a questa Nuova Ricostruzione nessuno farà mancare, nella distinzione di ruoli e identità, il proprio apporto. Questa è la nostra missione di italiani: consegnare un Paese migliore e più giusto ai figli e ai nipoti.
Spesso mi sono chiesto se noi, e mi riferisco prima di tutto alla mia generazione, abbiamo fatto e stiamo facendo per loro tutto quello che i nostri nonni e padri fecero per noi, sacrificandosi oltre misura. È una domanda che ci dobbiamo porre quando non facciamo tutto il necessario per promuovere al meglio il capitale umano, la formazione, la scuola, l’università e la cultura. Una domanda alla quale dobbiamo dare risposte concrete e urgenti quando deludiamo i nostri giovani costringendoli ad emigrare da un paese che troppo spesso non sa valutare il merito e non ha ancora realizzato una effettiva parità di genere. Una domanda che non possiamo eludere quando aumentiamo il nostro debito pubblico senza aver speso e investito al meglio risorse che sono sempre scarse. Ogni spreco oggi è un torto che facciamo alle prossime generazioni, una sottrazione dei loro diritti. Esprimo davanti a voi, che siete i rappresentanti eletti degli italiani, l’auspicio che il desiderio e la necessità di costruire un futuro migliore orientino saggiamente le nostre decisioni. Nella speranza che i giovani italiani che prenderanno il nostro posto, anche qui in questa aula, ci ringrazino per il nostro lavoro e non abbiano di che rimproverarci per il nostro egoismo.
Questo governo nasce nel solco dell’appartenenza del nostro Paese, come socio fondatore, all’Unione europea, e come protagonista dell’Alleanza Atlantica, nel solco delle grandi democrazie occidentali, a difesa dei loro irrinunciabili principi e valori. Sostenere questo governo significa condividere l’irreversibilità della scelta dell’euro, significa condividere la prospettiva di un’Unione Europea sempre più integrata che approderà a un bilancio pubblico comune capace di sostenere i Paesi nei periodi di recessione. Gli Stati nazionali rimangono il riferimento dei nostri cittadini, ma nelle aree definite dalla loro debolezza cedono sovranità nazionale per acquistare sovranità condivisa. Anzi, nell’appartenenza convinta al destino dell’Europa siamo ancora più italiani, ancora più vicini ai nostri territori di origine o residenza. Dobbiamo essere orgogliosi del contributo italiano alla crescita e allo sviluppo dell’Unione europea. Senza l’Italia non c’è l’Europa. Ma, fuori dall’Europa c’è meno Italia. Non c’è sovranità nella solitudine. C’è solo l’inganno di ciò che siamo, nell’oblio di ciò che siamo stati e nella negazione di quello che potremmo essere. Siamo una grande potenza economica e culturale. Mi sono sempre stupito e un po’ addolorato in questi anni, nel notare come spesso il giudizio degli altri sul nostro Paese sia migliore del nostro. Dobbiamo essere più orgogliosi, più giusti e più generosi nei confronti del nostro Paese. E riconoscere i tanti primati, la profonda ricchezza del nostro capitale sociale, del nostro volontariato, che altri ci invidiano.
Da quando è esplosa l’epidemia, ci sono stati — i dati ufficiali sottostimano il fenomeno — 92.522 morti, 2.725.106 cittadini colpiti dal virus, in questo momento 2.074 sono i ricoverati in terapia intensiva. Ci sono 259 morti tra gli operatori sanitari e 118.856 sono quelli contagiati, a dimostrazione di un enorme sacrificio sostenuto con generosità e impegno. Cifre che hanno messo a dura prova il sistema sanitario nazionale, sottraendo personale e risorse alla prevenzione e alla cura di altre patologie, con conseguenze pesanti sulla salute di tanti italiani.
L’aspettativa di vita, a causa della pandemia, è diminuita: fino a 4 – 5 anni nelle zone di maggior contagio; un anno e mezzo – due in meno per tutta la popolazione italiana. Un calo simile non si registrava in Italia dai tempi delle due guerre mondiali.
La diffusione del virus ha comportato gravissime conseguenze anche sul tessuto economico e sociale del nostro Paese. Con rilevanti impatti sull’occupazione, specialmente quella dei giovani e delle donne. Un fenomeno destinato ad aggravarsi quando verrà meno il divieto di licenziamento.
Si è anche aggravata la povertà. I dati dei centri di ascolto Caritas, che confrontano il periodo maggio-settembre del 2019 con lo stesso periodo del 2020, mostrano che da un anno all’altro l’incidenza dei “nuovi poveri” passa dal 31% al 45%: quasi una persona su due che oggi si rivolge alla Caritas lo fa per la prima volta. Tra i nuovi poveri aumenta in particolare il peso delle famiglie con minori, delle donne, dei giovani, degli italiani, che sono oggi la maggioranza (52% rispetto al 47,9 % dello scorso anno) e delle persone in età lavorativa, di fasce di cittadini finora mai sfiorati dall’indigenza.
Il numero totale di ore di Cassa integrazione per emergenza sanitaria dal 1 aprile al 31 dicembre dello scorso anno supera i 4 milioni. Nel 2020 gli occupati sono scesi di 444 mila unità ma il calo si è accentrato su contratti a termine (-393 mila) e lavoratori autonomi (-209). La pandemia ha finora ha colpito soprattutto giovani e donne, una disoccupazione selettiva ma che presto potrebbe iniziare a colpire anche i lavoratori con contratti a tempo indeterminato.
Gravi e con pochi precedent storici gli effetti sulla diseguaglianza. In assenza di interventi pubblici il coefficiente di Gini, una misura della diseguaglianza nella distribuzione del reddito, sarebbe aumentato, nel primo semestre del 2020 (secondo una recente stima), di 4 punti percentuali, rispetto al 34.8% del 2019. Questo aumento sarebbe stato maggiore di quello cumulato durante le due recenti recessioni. L’aumento nella diseguaglianza è stato tuttavia attenuato dalle reti di protezione presenti nel nostro sistema di sicurezza sociale, in particolare dai provvedimenti che dall’inizio della pandemia li hanno rafforzati. Rimane però il fatto che il nostro sistema di sicurezza sociale è squilibrato, non proteggendo a sufficienza i cittadini con impieghi a tempo determinato e i lavoratori autonomi.
Le previsioni pubblicate la scorsa settimana dalla Commissione europea indicano che sebbene nel 2020 la recessione europea sia stata meno grave di quanto ci si aspettasse — e che quindi già fra poco più di un anno si dovrebbero recuperare i livelli di attività economica pre-pandemia – in Italia questo non accadrà prima della fine del 2022, in un contesto in cui, prima della pandemia, non avevamo ancora recuperato pienamente gli effetti delle crisi del 2008-09 e del 2011-13.
La diffusione del Covid ha provocato ferite profonde nelle nostre comunità, non solo sul piano sanitario ed economico, ma anche su quello culturale ed educativo. Le ragazze e i ragazzi hanno avuto, soprattutto quelli nelle scuole secondarie di secondo grado, il servizio scolastico attraverso la Didattica a Distanza che, pur garantendo la continuità del servizio, non può non creare disagi ed evidenziare diseguaglianze. Un dato chiarisce meglio la dinamica attuale: a fronte di 1.696.300 studenti delle scuole secondarie di secondo grado, nella prima settimana di febbraio solo 1.039.372 studenti (il 61,2% del totale) ha avuto assicurato il servizio attraverso la Didattica a Distanza.
Questa situazione di emergenza senza precedenti impone di imboccare, con decisione e rapidità, una strada di unità e di impegno comune.
Il piano di vaccinazione. Gli scienziati in soli 12 mesi hanno fatto un miracolo: non era mai accaduto che si riuscisse a produrre un nuovo vaccino in meno di un anno. La nostra prima sfida è, ottenutene le quantità sufficienti, distribuirlo rapidamente ed efficientemente.
Abbiamo bisogno di mobilitare tutte le energie su cui possiamo contare, ricorrendo alla protezione civile, alle forze armate, ai tanti volontari. Non dobbiamo limitare le vaccinazioni all’interno di luoghi specifici, spesso ancora non pronti: abbiamo il dovere di renderle possibili in tutte le strutture disponibili, pubbliche e private. Facendo tesoro dell’esperienza fatta con i tamponi che, dopo un ritardo iniziale, sono stati permessi anche al di fuori della ristretta cerchia di ospedali autorizzati. E soprattutto imparando da Paesi che si sono mossi più rapidamente di noi disponendo subito di quantità di vaccini adeguate. La velocità è essenziale non solo per proteggere gli individui e le loro comunità sociali, ma ora anche per ridurre le possibilità che sorgano altre varianti del virus.
Sulla base dell’esperienza dei mesi scorsi dobbiamo aprire un confronto a tutto campo sulla riforma della nostra sanità. Il punto centrale è rafforzare e ridisegnare la sanità territoriale, realizzando una forte rete di servizi di base (case della comunità, ospedali di comunità, consultori, centri di salute mentale, centri di prossimità contro la povertà sanitaria). È questa la strada per rendere realmente esigibili i “Livelli essenziali di assistenza” e affidare agli ospedali le esigenze sanitarie acute, post acute e riabilitative. La “casa come principale luogo di cura” è oggi possibile con la telemedicina, con l’assistenza domiciliare integrata.
La scuola: non solo dobbiamo tornare rapidamente a un orario scolastico normale, anche distribuendolo su diverse fasce orarie, ma dobbiamo fare il possibile, con le modalità più adatte, per recuperare le ore di didattica in presenza perse lo scorso anno, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno in cui la didattica a distanza ha incontrato maggiori difficoltà.
Occorre rivedere il disegno del percorso scolastico annuale. Allineare il calendario scolastico alle esigenze derivanti dall’esperienza vissuta dall’inizio della pandemia. Il ritorno a scuola deve avvenire in sicurezza.
È necessario investire in una transizione culturale a partire dal patrimonio identitario umanistico riconosciuto a livello internazionale. Siamo chiamati disegnare un percorso educativo che combini la necessaria adesione agli standard qualitativi richiesti, anche nel panorama europeo, con innesti di nuove materie e metodologie, e coniugare le competenze scientifiche con quelle delle aree umanistiche e del multilinguismo.
Infine è necessario investire nella formazione del personale docente per allineare l’offerta educativa alla domanda delle nuove generazioni.
In questa prospettiva particolare attenzione va riservata agli ITIS (istituti tecnici). In Francia e in Germania, ad esempio, questi istituti sono un pilastro importante del sistema educativo. E’ stato stimato in circa 3 milioni, nel quinquennio 2019-23, il fabbisogno di diplomati di istituti tecnici nell’area digitale e ambientale. Il Programma Nazionale di Ripresa e Resilienza assegna 1,5 md agli ITIS, 20 volte il finanziamento di un anno normale pre-pandemia. Senza innovare l’attuale organizzazione di queste scuole, rischiamo che quelle risorse vengano sprecate.
La globalizzazione, la trasformazione digitale e la transizione ecologica stanno da anni cambiando il mercato del lavoro e richiedono continui adeguamenti nella formazione universitaria. Allo stesso tempo occorre investire adeguatamente nella ricerca, senza escludere la ricerca di base, puntando all’eccellenza, ovvero a una ricerca riconosciuta a livello internazionale per l’impatto che produce sulla nuova conoscenza e sui nuovi modelli in tutti i campi scientifici. Occorre infine costruire sull’esperienza di didattica a distanza maturata nello scorso anno sviluppandone le potenzialità con l’impiego di strumenti digitali che potranno essere utilizzati nella didattica in presenza.
Quando usciremo, e usciremo, dalla pandemia, che mondo troveremo? Alcuni pensano che la tragedia nella quale abbiamo vissuto per più di 12 mesi sia stata simile ad una lunga interruzione di corrente. Prima o poi la luce ritorna, e tutto ricomincia come prima. La scienza, ma semplicemente il buon senso, suggeriscono che potrebbe non essere così.
Il riscaldamento del pianeta ha effetti diretti sulle nostre vite e sulla nostra salute, dall’inquinamento, alla fragilità idrogeologica, all’innalzamento del livelllo dei mari che potrebbe rendere ampie zone di alcune città litoranee non più abitabili. Lo spazio che alcune megalopoli hanno sottratto alla natura potrebbe essere stata una delle cause della trasmissione del virus dagli animali all’uomo.
Come ha detto papa Francesco “Le tragedie naturali sono la risposta della terra al nostro maltrattamento. E io penso che se chiedessi al Signore che cosa pensa, non credo mi direbbe che è una cosa buona: siamo stati noi a rovinare l’opera del Signore”.
Proteggere il futuro dell’ambiente, conciliandolo con il progresso e il benessere sociale, richiede un approccio nuovo: digitalizzazione, agricoltura, salute, energia, aerospazio, cloud computing, scuole ed educazione, protezione dei territori , biodiversità, riscaldamento globale ed effetto serra, sono diverse facce di una sfida poliedrica che vede al centro l’ecosistema in cui si svilupperanno tutte le azioni umane.
Anche nel nostro Paese alcuni modelli di crescita dovranno cambiare. Ad esempio il modello di turismo, un’attività che prima della pandemia rappresentava il 14 per cento del totale delle nostre attività economiche. Imprese e lavoratori in quel settore vanno aiutati ad uscire dal disastro creato dalla pandemia. Ma senza scordare che il nostro turismo avrà un futuro se non dimentichiamo che esso vive della nostra capacità di preservare, cioè almeno non sciupare, città d’arte, luoghi e tradizioni che successive generazioni attraverso molti secoli hanno saputo preservare e ci hanno tramandato.
Uscire dalla pandemia non sarà come riaccendere la luce. Questa osservazione, che gli scienziati non smettono di ripeterci, ha una conseguenza importante. Il governo dovrà proteggere i lavoratori, tutti i lavoratori, ma sarebbe un errore proteggere indifferentemente tutte le attività economiche. Acune dovranno cambiare, anche radicalmente. E la scelta di quali attività proteggere e quali accompagnare nel cambiamento è il difficile compito che la politica economica dovrà affrontare nei prossimi mesi.
La capacità di adattamento del nostro sistema produttivo e interventi senza precedenti hanno permesso di preservare la forza lavoro in un anno drammatico: sono stati sette milioni i lavoratori che hanno fruito di strumenti di integrazione salariale per un totale di 4 miliardi di ore. Grazie a tali misure, supportate anche dalla Commissione Europea mediante il programma SURE, è stato possibile limitare gli effetti negativi sull’occupazione. A pagare il prezzo più alto sono stati i giovani, le donne e i lavoratori autonomi. E’ innanzitutto a loro che bisogna pensare quando approntiamo una strategia di sostegno delle imprese e del lavoro, strategia che dovrà coordinare la sequenza degli interventi sul lavoro, sul credito e sul capitale.
Centrali sono le politiche attive del lavoro. Affinché esse siano immediatamente operative è necessario migliorare gli strumenti esistenti, come l’assegno di riallocazione, rafforzando le politiche di formazione dei lavoratori occupati e disoccupati. Vanno anche rafforzate le dotazioni di personale e digitali dei centri per l’impiego in accordo con le regioni. Questo progetto è già parte del Programma Nazionale di Ripresa e Resilienza ma andrà anticipato da subito.
Il cambiamento climatico, come la pandemia, penalizza alcuni settori produttivi senza che vi sia un’espansione in altri settori che possa compensare. Dobbiamo quindi essere noi ad assicurare questa espansione e lo dobbiamo fare subito.
La risposta della politica economica al cambiamento climatico e alla pandemia dovrà essere una combinazione di politiche strutturali che facilitino l’innovazione, di politiche finanziarie che facilitino l’accesso delle imprese capaci di crescere al capitale e al credito e di politiche monetarie e fiscali espansive che agevolino gli investimenti e creino domanda per le nuove attività sostenibili che sono state create.
Vogliamo lasciare un buon pianeta, non solo una buona moneta.
La mobilitazione di tutte le energie del Paese nel suo rilancio non può prescindere dal coinvolgimento delle donne. Il divario di genere nei tassi di occupazione in Italia rimane tra i più alti di Europa: circa 18 punti su una media europea di 10. Dal dopoguerra ad oggi, la situazione è notevolmente migliorata, ma questo incremento non è andato di pari passo con un altrettanto evidente miglioramento delle condizioni di carriera delle donne. L’Italia presenta oggi uno dei peggiori gap salariali tra generi in Europa, oltre una cronica scarsità di donne in posizioni manageriali di rilievo.
Una vera parità di genere non significa un farisaico rispetto di quote rosa richieste dalla legge: richiede che siano garantite parità di condizioni competitive tra generi. Intendiamo lavorare in questo senso, puntando a un riequilibrio del gap salariale e un sistema di welfare che permetta alle donne di dedicare alla loro carriera le stesse energie dei loro colleghi uomini, superando la scelta tra famiglia o lavoro.
Garantire parità di condizioni competitive significa anche assicurarsi che tutti abbiano eguale accesso alla formazione di quelle competenze chiave che sempre più permetteranno di fare carriera – digitali, tecnologiche e ambientali. Intendiamo quindi investire, economicamente ma soprattutto culturalmente, perché sempre più giovani donne scelgano di formarsi negli ambiti su cui intendiamo rilanciare il Paese. Solo in questo modo riusciremo a garantire che le migliori risorse siano coinvolte nello sviluppo del Paese.
Aumento dell’occupazione, in primis, femminile, è obiettivo imprescindibile: benessere, autodeterminazione, legalità, sicurezza sono strettamente legati all’aumento dell’occupazione femminile nel Mezzogiorno. Sviluppare la capacità di attrarre investimenti privati nazionali e internazionali è essenziale per generare reddito, creare lavoro, investire il declino demografico e lo spopolamento delle aree interne. Ma per raggiungere questo obiettivo occorre creare un ambiente dove legalità e sicurezza siano sempre garantite. Vi sono poi strumenti specifici quali il credito d’imposta e altri interventi da concordare in sede europea.
Per riuscire a spendere e spendere bene, utilizzando gli investimenti dedicati dal Next Generation EU occorre irrobustire le amministrazioni meridionali, anche guardando con attenzione all’esperienza di un passato che spesso ha deluso la speranza.
In tema di infrastrutture occorre investire sulla preparazione tecnica, legale ed economica dei funzionari pubblici per permettere alle amministrazioni di poter pianificare, progettare ed accelerare gli investimenti con certezza dei tempi, dei costi e in piena compatibilità con gli indirizzi di sostenibilità e crescita indicati nel Programma nazionale di Ripresa e Resilienza. Particolare attenzione va posta agli investimenti in manutenzione delle opere e nella tutela del territorio, incoraggiando l’utilizzo di tecniche predittive basate sui più recenti sviluppi in tema di Intelligenza artificiale e tecnologie digitali. Il settore privato deve essere invitato a partecipare alla realizzazione degli investimenti pubblici apportando più che finanza, competenza, efficienza e innovazione per accelerare la realizzazione dei progetti nel rispetto dei costi previsti.
La strategia per i progetti del Next Generation EU non può che essere trasversale e sinergica, basata sul principio dei co-benefici, cioè con la capacità di impattare simultaneamente più settori, in maniera coordinata.
Dovremo imparare a prevenire piuttosto che a riparare, non solo dispiegando tutte le tecnologie a nostra disposizione ma anche investendo sulla consapevolezza delle nuove generazioni che “ogni azione ha una conseguenza”.
Come si è ripetuto più volte, avremo a disposizione circa 210 miliardi lungo un periodo di sei anni.
Queste risorse dovranno essere spese puntando a migliorare il potenziale di crescita della nostra economia. La quota di prestiti aggiuntivi che richiederemo tramite la principale componente del programma, lo Strumento per la ripresa e resilienza, dovrà essere modulata in base agli obiettivi di finanza pubblica.
Il precedente Governo ha già svolto una grande mole di lavoro sul Programma di ripresa e resilienza (PNRR). Dobbiamo approfondire e completare quel lavoro che, includendo le necessarie interlocuzioni con la Commissione Europea, avrebbe una scadenza molto ravvicinata, la fine di aprile.
Gli orientamenti che il Parlamento esprimerà nei prossimi giorni a commento della bozza di Programma presentata dal Governo uscente saranno di importanza fondamentale nella preparazione della sua versione finale. Voglio qui riassumere l’orientamento del nuovo Governo.
Le Missioni del Programma potranno essere rimodulate e riaccorpate, ma resteranno quelle enunciate nei precedenti documenti del Governo uscente, ovvero l’innovazione, la digitalizzazione, la competitività e la cultura; la transizione ecologica; le infrastrutture per la mobilità sostenibile; la formazione e la ricerca; l’equità sociale, di genere, generazionale e territoriale; la salute e la relativa filiera produttiva.
Dovremo rafforzare il Programma prima di tutto per quanto riguarda gli obiettivi strategici e le riforme che li accompagnano.
Il Programma è finora stato costruito in base ad obiettivi di alto livello e aggregando proposte progettuali in missioni, componenti e linee progettuali. Nelle prossime settimane rafforzeremo la dimensione strategica del Programma, in particolare con riguardo agli obiettivi riguardanti la produzione di energia da fonti rinnovabili, l’inquinamento dell’aria e delle acque, la rete ferroviaria veloce, le reti di distribuzione dell’energia per i veicoli a propulsione elettrica, la produzione e distribuzione di idrogeno, la digitalizzazione, la banda larga e le reti di comunicazione 5G.
Il ruolo dello Stato e il perimetro dei suoi interventi dovranno essere valutati con attenzione. Compito dello Stato è utilizzare le leve della spesa per ricerca e sviluppo, dell’istruzione e della formazione, della regolamentazione, dell’incentivazione e della tassazione.
In base a tale visione strategica, il Programma nazionale di Ripresa e Resilienza indicherà obiettivi per il prossimo decennio e più a lungo termine, con una tappa intermedia per l’anno finale del Next Generation EU, il 2026. Non basterà elencare progetti che si vogliono completare nei prossimi anni. Dovremo dire dove vogliamo arrivare nel 2026 e a cosa puntiamo per il 2030 e il 2050, anno in cui l’Unione Europea intende arrivare a zero emissioni nette di CO2 e gas clima-alteranti.
Selezioneremo progetti e iniziative coerenti con gli obiettivi strategici del Programma, prestando grande attenzione alla loro fattibilità nell’arco dei sei anni del programma. Assicureremo inoltre che l’impulso occupazionale del Programma sia sufficientemente elevato in ciascuno dei sei anni, compreso il 2021.
Chiariremo il ruolo del terzo settore e del contributo dei privati al Programma Nazionale di Ripresa e Resilienza attraverso i meccanismi di finanziamento a leva (fondo dei fondi).
Sottolineeremo il ruolo della scuola che tanta parte ha negli obiettivi di coesione sociale e territoriale e quella dedicata all’inclusione sociale e alle politiche attive del lavoro.
Nella sanità dovremo usare questi progetti per porre le basi, come indicato sopra, per rafforzare la medicina territoriale e la telemedicina.
La governance del Programma di ripresa e resilienza è incardinata nel Ministero dell’Economia e Finanza con la strettissima collaborazione dei Ministeri competenti che definiscono le politiche e i progetti di settore. Il Parlamento verrà costantemente informato sia sull’impianto complessivo, sia sulle politiche di settore.
Infine il capitolo delle riforme che affronterò ora separatamente.
Le riforme
Il Next generation EU prevede riforme.
Alcune riguardano problemi aperti da decenni ma che non per questo vanno dimenticati. Fra questi la certezza delle norme e dei piani di investimento pubblico, fattori che limitano gli investimenti, sia italiani che esteri. inoltre la concorrenza: chiederò all’Autorità garante per la concorrenza e il mercato, di produrre in tempi brevi come previsto dalla Legge Annuale sulla Concorrenza (Legge 23 luglio 2009, n. 99) le sue proposte in questo campo.
Negli anni recenti i nostri tentativi di riformare il paese non sono stati del tutto assenti, ma i loro effetti concreti sono stati limitati. Il problema sta forse nel modo in cui spesso abbiamo disegnato le riforme: con interventi parziali dettati dall’urgenza del momento, senza una visione a tutto campo che richiede tempo e competenza. Nel caso del fisco, per fare un esempio, non bisogna dimenticare che il sistema tributario è un meccanismo complesso, le cui parti si legano una all’altra. Non è una buona idea cambiare le tasse una alla volta. Un intervento complessivo rende anche più difficile che specifici gruppi di pressione riescano a spingere il governo ad adottare misure scritte per avvantaggiarli.
Inoltre, le esperienze di altri paesi insegnano che le riforme della tassazione dovrebbero essere affidate a esperti, che conoscono bene cosa può accadere se si cambia un’imposta. Ad esempio la Danimarca, nel 2008, nominò una Commissione di esperti in materia fiscale. La Commissione incontrò i partiti politici e le parti sociali e solo dopo presentò la sua relazione al Parlamento. Il progetto prevedeva un taglio della pressione fiscale pari a 2 punti di Pil. L’aliquota marginale massima dell’imposta sul reddito veniva ridotta, mentre la soglia di esenzione veniva alzata.
Un metodo simile fu seguito in Italia all’inizio degli anni Settanta del secolo scorso quando il governo affidò ad una commissione di esperti, fra i quali Bruno Visentini e Cesare Cosciani, il compito di ridisegnare il nostro sistema tributario, che non era stato più modificato dai tempi della riforma Vanoni del 1951. Si deve a quella commissione l’introduzione dell’imposta sul reddito delle persone fisiche e del sostituto d’imposta per i redditi da lavoro dipendente. Una riforma fiscale segna in ogni Paese un passaggio decisivo. Indica priorità, dà certezze, offre opportunità, è l’architrave della politica di bilancio.
In questa prospettiva va studiata una revisione profonda dell’Irpef con il duplice obiettivo di semplificare e razionalizzare la struttura del prelievo, riducendo gradualmente il carico fiscale e preservando la progressività. Funzionale al perseguimento di questi ambiziosi obiettivi sarà anche un rinnovato e rafforzato impegno nell’azione di contrasto all’evasione fiscale.
L’altra riforma che non si può procrastinare è quella della pubblica amministrazione. Nell’emergenza l’azione amministrativa, a livello centrale e nelle strutture locali e periferiche, ha dimostrato capacità di resilienza e di adattamento grazie a un impegno diffuso nel lavoro a distanza e a un uso intelligente delle tecnologie a sua disposizione. La fragilità del sistema delle pubbliche amministrazioni e dei servizi di interesse collettivo è, tuttavia, una realtà che deve essere rapidamente affrontata.
Particolarmente urgente è lo smaltimento dell’arretrato accumulato durante la pandemia. Agli uffici verrà chiesto di predisporre un piano di smaltimento dell’arretrato e comunicarlo ai cittadini
La riforma dovrà muoversi su due direttive: investimenti in connettività con anche la realizzazione di piattaforme efficienti e di facile utilizzo da parte dei cittadini; aggiornamento continuo delle competenze dei dipendenti pubblici, anche selezionando nelle assunzioni le migliori competenze e attitudini in modo rapido, efficiente e sicuro, senza costringere a lunghissime attese decine di migliaia di candidati.
Nel campo della giustizia le azioni da svolgere sono principalmente quelle che si collocano all’interno del contesto e delle aspettative dell’Unione europea. Nelle Country Specific Recommendations indirizzate al nostro Paese negli anni 2019 e 2020, la Commissione, pur dando atto dei progressi compiuti negli ultimi anni, ci esorta: ad aumentare l’efficienza del sistema giudiziario civile, attuando e favorendo l’applicazione dei decreti di riforma in materia di insolvenza, garantendo un funzionamento più efficiente dei tribunali, favorendo lo smaltimento dell’arretrato e una migliore gestione dei carichi di lavoro, adottando norme procedurali più semplici, coprendo i posti vacanti del personale amministrativo, riducendo le differenze che sussistono nella gestione dei casi da tribunale a tribunale e infine favorendo la repressione della corruzione.
Nei nostri rapporti internazionali questo governo sarà convintamente europeista e atlantista, in linea con gli ancoraggi storici dell’Italia: Unione europea, Alleanza Atlantica, Nazioni Unite. Ancoraggi che abbiamo scelto fin dal dopoguerra, in un percorso che ha portato benessere, sicurezza e prestigio internazionale. Profonda è la nostra vocazione a favore di un multilateralismo efficace, fondato sul ruolo insostituibile delle Nazioni Unite. Resta forte la nostra attenzione e proiezione verso le aree di naturale interesse prioritario, come i Balcani, il Mediterraneo allargato, con particolare attenzione alla Libia e al Mediterraneo orientale, e all’Africa.
Gli anni più recenti hanno visto una spinta crescente alla costruzione in Europa di reti di rapporti bilaterali e plurilaterali privilegiati. Proprio la pandemia ha rivelato la necessità di perseguire uno scambio più intenso con i partner con i quali la nostra economia è più integrata. Per l’Italia ciò comporterà la necessità di meglio strutturare e rafforzare il rapporto strategico e imprescindibile con Francia e Germania. Ma occorrerà anche consolidare la collaborazione con Stati con i quali siamo accomunati da una specifica sensibilità mediterranea e dalla condivisione di problematiche come quella ambientale e migratoria: Spagna, Grecia, Malta e Cipro. Continueremo anche a operare affinché si avvii un dialogo più virtuoso tra l’Unione europea e la Turchia, partner e alleato NATO.
XXXX L’Italia si adopererà per alimentare meccanismi di dialogo con la Federazione Russa. Seguiamo con preoccupazione ciò che sta accadendo in questo e in altri paesi dove i diritti dei cittadini sono spesso violati. Seguiamo anche con preoccupazione l’aumento delle tensioni in Asia intorno alla Cina.
Altra sfida sarà il negoziato sul nuovo Patto per le migrazioni e l’asilo, nel quale perseguiremo un deciso rafforzamento dell’equilibrio tra responsabilità dei Paesi di primo ingresso e solidarietà effettiva. Cruciale sarà anche la costruzione di una politica europea dei rimpatri dei non aventi diritto alla protezione internazionale, accanto al pieno rispetto dei diritti dei rifugiati.
L’avvento della nuova Amministrazione USA prospetta un cambiamento di metodo, più cooperativo nei confronti dell’Europa e degli alleati tradizionali. Sono fiducioso che i nostri rapporti e la nostra collaborazione non potranno che intesificarsi.
Dal dicembre scorso e fino alla fine del 2021, l’Italia esercita per la prima volta la Presidenza del G20. Il programma, che coinvolgerà l’intera compagine governativa, ruota intorno a tre pilastri: People, Planet, Prosperity. L’Italia avrà la responsabilità di guidare il Gruppo verso l’uscita dalla pandemia, e di rilanciare una crescita verde e sostenibile a beneficio di tutti. Si tratterà di ricostruire e di ricostruire meglio.
Insieme al Regno Unito – con cui quest’anno abbiamo le Presidenze parallele del G7 e del G20 – punteremo sulla sostenibilità e la “transizione verde” nella prospettiva della prossima Conferenza delle Parti sul cambiamento climatico (Cop 26), con una particolare attenzione a coinvolgere attivamente le giovani generazioni, attraverso l’evento “Youth4Climate”.
Questo è il terzo governo della legislatura. Non c’è nulla che faccia pensare che possa far bene senza il sostegno convinto di questo Parlamento. E’ un sostegno che non poggia su alchimie politiche ma sullo spirito di sacrificio con cui donne e uomini hanno affrontato l’ultimo anno, sul loro vibrante desiderio di rinascere, di tornare più forti e sull’entusiasmo dei giovani che vogliono un paese capace di realizzare i loro sogni. Oggi, l’unità non è un’opzione, l’unità è un dovere. Ma è un dovere guidato da ciò che son certo ci unisce tutti: l’amore per l’Italia.
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