domenica 24 marzo 2013

DARE SOSTANZA ALLE COSE

Gli eventi post-elettorali italiani sanciscono, con un po' di fortuna, quello che chiamo adoperando la terminologia di Hofstede la fine di quell'abitudine di prendere le decisioni con un orientamento di tipo lungo ossia rimandare a sine die le decisioni da prendere subito. Dico con speranza questo enunciato pur sapendo che le circostanze sono molto più complicate di quello che appaiono in questo periodo storico.
Il vero dilemma da sciogliere nel contesto italiano e in modo particolare nel contesto meridionale è quello che definisco una forte distanza sociale ed emotiva tra membri sociali che si percepiscono come "in-group" e "out-group", in altre parole, le persone si percepiscono non tanto come individui ma piuttosto come membri o non membri di un dato gruppo sociale. La scelta di non aderire a nessun gruppo sociale, compiuta spesso da alcuni intellettuali, rappresenta a sua volta una decisione di aderire ad un " non gruppo".
A mio vedere, il potenziamento della faccia positiva del cittadino ossia il bisogno di riconoscere la sua faccia come competente e degno di fiducia resta un punto essenziale nel risolvere dal punto di vista culturale la questione delle relazioni tra cittadini ed istituzioni nel contesto allargato del Sud.
Questo atteggiamento può essere ottenuto valutando il cittadino come un membro competente della società. Sappiamo molto bene che nel paese Italia vige un sentimento di abbandono da parte dei cittadini e questo sentimento si focalizza sempre di più nel mezzogiorno del paese perché i cittadini vengono percepiti come non competenti nel dare risposte ai problemi del territorio.
Un ostacolo da rimuovere per avvicinare la cittadinanza alla cosa pubblica è la rimozione dell'uso politico del tecnicismo politico come stile comunicativo di tipo " opaco" per conservare, a mio parere, il potere nelle mani del burocrate o politico di turno.
In questo caso specifico occorre sviluppare un piano da denominare come " Lingua Piena" ossia la lingua amministrativa deve essere costituita da termini concreti che sono facilmente comprensibili da parte della cittadinanza intera. Questa risoluzione servirebbe da un lato a conferire faccia positiva alla cittadinanza e allo stesso tempo a mostrare un rapporto meno distante in termini sociali da parte dello Stato di fronte al cittadino. In seguito, questo stesso atteggiamento permetterebbe alla cittadinanza di poter dibattere in modo democratico all'interno dei vari ambiti di vita pubblica.
Per compiere questo drastico cambiamento occorre rovesciare l'idea che vede l'opacità e l'ambiguità come il marchio di fabbrica di chi detiene il potere e fare emergere una nuova concezione di potere dove i termini chiave sono la delega e la trasparenza.
Un altro punto importante è rappresentato dall'analisi del termine meritocrazia dal punto di vista culturale. Quando si parla di meritocrazia si deve pensare ad alcuni elementi di natura culturale come ad esempio il bisogno di autonomia, d'indipendenza nella scelta, di responsabilità e di atteggiamento coscienzioso. A mio vedere, nella cultura di lavoro in Italia sembra apparire come più cogente il bisogno di fedeltà, di dipendenza, di spirito di servizio. In pratica, i valori culturali presenti all'interno del mondo del lavoro sembrano in dissonanza con quello che viene percepito come desiderato quando si parla di meritocrazia. La prova del mio ragionamento viene fornita dalla prassi della cooptazione la quale implica de facto un sentimento di fedeltà o riconoscimento per la persona che ti ha scelto e una disponibilità a rendere " servizio" a questa persona per molto tempo se non si intende essere definito come una persona " ingrata".  Insomma, i termini culturali come gratitudine e fedeltà vanno sostituiti con autonomia e responsabilità se intendiamo varcare la soglia della vera modernità.
 La stessa coscienza del proprio "io" e delle implicazioni delle proprie azione sarebbero una forma di rimedio per modificare questo "habitus" diffuso nella cultura professionale del paese Italia.
Un'altra dimensione culturale molto presente nell'agire collettivo presente nel Sud dell'Italia è il grado d'imposizione ascritto nelle persone che detengono potere, in altre parole le persone che detengono potere possono usare una certa forza linguistica durante le loro richieste compiute a membri percepiti come esterni del proprio gruppo. Tale comportamento linguistico con forti ramificazioni culturali va indebolito con ad esempio una riduzione dell'utilizzo nella vita quotidiani della famosa "titolomania" tutta mediterranea per agentivare il proprio rapporto con una persona. I titoli allocutivi per rivolgerci alle persone devono avere un valore più democratico come ad esempio " signore, signora" i quali vanno impiegati in maniera più diffusa nella prassi della vita quotidiana.
Sempre all'interno del tema delle dimensioni culturali, un'attenzione particolare va ribadita per la nozione di fatto accaduto piuttosto che cercare le emozioni sottostanti o retrostanti agli eventi.
 In altre parole, a mio vedere, la società italiana dovrebbe abbandonare questa propensione di stampo fenomenologico per aderire ad una visione della realtà più esperienziale dove l'argomentazione del fatto viene percepito come l'unico elemento per sancire la realtà esterna. Ulteriore punto da prendere in considerazione è la forte presenza nel contesto meridionale all'ancoraggio territoriale ( deissi spaziale) ossia il bisogno di aderire in modo quasi totalitario al proprio territorio con espressioni come " noi siciliani, i napoletani". Queste rappresentazioni non permettono facilmente di prendere una benefica distanza emotiva dalla realtà che intendiamo porre in esame.
Per ritornare al tema dell'opacità amministrativa come habitus ( dispositivo consueto per realizzare le proprie azioni quotidiane per dirla alla Bourdieu) serve una forte operazione di "Lingua Piena" o di PLAIN LANGUAGE come è avvenuto in alcuni stati federali americani per rendere la chiarezza espositiva delle leggi un diritto civile di tutti i cittadini presenti sul suolo americano.
Questo bisogno di una lingua chiara serve per rimettere al centro del paese la nozione di cittadino per uscire dalla concezione che vedo lo Stato al servizio degli amministrativi e non al servizio della collettività.
Per compiere tutte queste metamorfosi così radicali serve l'introduzione della "micro-fiducia" per realizzare in tempi brevi le promesse svolte dal personale politico perché un politico che non promette viene destituito dal suo stesso ruolo. Quindi occorre dare fiducia ma con un orientamento temporale di tipo breve affinché si possa valutare in tempi rapidi l'operato di tale persona.
In estrema sintesi, ho tentato di delucidare le varie dimensioni culturali che sono da ostacolo ad un pieno cambiamento della società in questo periodo così cruciale della nostra vita come comunità sia nazionale che comunitaria.

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