Spencer-Oatey : Relazione interpersonale e cultura
Nei lavori di Spencer-Oatey (2002) emerge l’idea che il rapporto idealmente armonioso tra le persone può essere minacciato da due fattori: il primo fattore si associa ad un comportamento minaccioso per la faccia e l’altro è un comportamento minaccioso per i nostri diritti. Quando le persone minacciano i nostri diritti, essi infrangono le nostre prerogative sociali; questo succede quando qualcuno ci spinge a fare qualcosa ma avvertiamo che non ha il diritto di chiederci di fare questo. In quel caso, l'altra persona sta minacciando i nostri diritti di uguaglianza. Allo stesso modo, se qualcuno ci parla in un modo troppo personale secondo il nostro giudizio, noi ci sentiamo come minacciati nel nostro diritto di associazione con gli altri.
Il risultato è che ci sentiamo offesi, in imbarazzo, irritati o arrabbiati, anche se non sentiamo necessariamente di aver perso la faccia. Appare come fondamentale nell'approccio di Spencer-Oatey il suo credere che la cortesia riguarda la (dis)-armonia nelle relazioni sociali e che la percezione di questo fenomeno è soggetto ai giudizi sociali.
Il compito centrale di questo approccio non è solo concentrato sulle strategie linguistiche ma anche nell’esplorare le basi sulle quali poggiano i giudizi sociali delle persone durante l'interazione.
Questo lavoro suggerisce che, mentre la faccia rimane un fattore cruciale, dobbiamo estendere la nostra comprensione della teoria di Brown e Levinson concettualizzando e aggiungendo altri elementi. In merito alla concettualizzazione della faccia, Spencer-Oatey ha messo in rilievo l'importanza di incorporare sia una prospettiva “personale/indipendente”e“sociale/interdipendente”, traducendosi in due diverse tipologie di facce: qualità della faccia e identità sociale della faccia (2000,2002). Per svolgere questo lavoro, Spencer-Oatey si è ricollegata al lavoro sui valori personali di Shalom Schwartz (1992,2001) collegandoli alla comprensione della faccia. La definizione di Goffman si rifà alla faccia come “ un valore sociale positivo che una persona effettivamente afferma per se stesso nei riguardi degli altri durante un particolare contatto”, in tal modo ci sarebbe da aumentare la nostra conoscenza tentando di esplorare la nostra comprensione dei valori. Schwartz ha sviluppato un quadro di riferimento per esplorare i valori delle persone che è stato testato su 44 diversi gruppi culturali. Alcuni dei valori incontrati sono basati sull'indipendenza, come la competenza, intelligenza, autonomia di iniziativa, libertà; altri valori sono tipicamente interdipendenti come lealtà, l’essere servizievole, giustizia, obbedienza. Altri valori sono un insieme di questi due gruppi di valori. Questo modello disegnato da Schwartz può aiutarci a concettualizzare le varie facce che le persone hanno in diversi contesti, in momenti diversi e ci permette di ottenere un quadro più completo di quello di Brown e Levinson.
Un ulteriore punto da ricordare è che le persone possono avere “faccia” non solo in relazione con se stessi come individui ma anche in relazione al gruppo di appartenenza. Ad esempio, maggiore sarà il mio senso di vicinanza con il “gruppo attaccato” più forte sarà il mio senso di minaccia per la mia faccia. Un elemento che colpisce le persone dal punto di vista del giudizio sociale nell'interazione è la percezione che le persone hanno dei diritti sociali e la distinzione tra questi diritti dalla loro faccia. L'obiettivo di questo approccio è di identificare i fattori chiavi che le persone utilizzano per compiere dei giudizi in riferimento all'armonia o al conflitto presente nella relazione interpersonale.
Questo approccio non si concentra soltanto sull'ascoltatore ma su entrambi i partecipanti dell'interazione. Infatti bisogna tenere presente nell'interazione non soltanto i propri diritti ma anche i diritti interazionali dell'interlocutore, così come i nostri doveri verso il nostro interlocutore.
Una buona gestione relazionale dipende dalla reciproca sensibilità e da un appropriato equilibrio tra gli interlocutori sui propri bisogni e quelli dell'altro interlocutore.
4.7.1 g) Che senso dare alla parola “cultura”?
La definizione della cultura secondo Spencer-Oatey è intesa come un insieme di attitudini, credenze, convenzioni comportamentali, supposizioni di base e valori che sono condivisi da un dato gruppo di persone e che influenza il comportamento di ogni membro così come l'interpretazione del “significato” del comportamento di altri gruppi di persone.
Spencer-Oatey afferma che per definizione la cultura si occupa delle regolarità all'interno di un gruppo di persone; tuttavia queste regolarità vanno di pari passo con la variabilità.
Le regolarità che costituiscono la cultura di un gruppo secondo Spencer-Oatey possono variare e includere i seguenti elementi:
- supposizioni di base e valori
- credenze, attitudini e ideologie
- leggi, regole, regolamenti
- scopi e missione
- obiettivi e strategie
- percezione del proprio ruolo nell'interazione, includendo i diritti e doveri collegati con loro
- riti comportamentali, le convenzioni, le routine (linguistiche e non linguistiche), la loro comprensione e interpretazione
- artefatti e prodotti
Blog dedicato alla didattica della lingua e cultura italiana in senso antropologico, pragmatico e anche tradizionale.
Archivio blog
-
▼
2010
(112)
-
▼
maggio
(14)
- Idee per la classe
- quadro di riferimento per le lingue
- Idee per la classe
- Idee per la classe
- Idee per la classe
- Idee per la classe
- Idee per la classe
- petite reflexion etnophraseologique
- Idee per la classe
- Regard ouvert sur les cultures
- Idee per la classe
- Spencer-Oatey : Relazione interpersonale e cultura
- La cultura secondo Sapir
- articolo di societa'
-
▼
maggio
(14)
Nessun commento:
Posta un commento