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sabato 1 febbraio 2020

COMPETENZA COMUNICATIVA e l'appropriatezza

COMPETENZA COMUNICATIVA

Si deve a Dell Hymes (1974), il fondatore della corrente sociolinguistica statunitense da lui stesso denominata “etnografia della comunicazione”, l’elaborazione tra gli anni ‘60 e ‘70 della nozione di competenza comunicativa [communicative competence], che allarga a tutte le componenti pragma-tico-comunicative umane l’unilaterale accezione chomskiana di competenza linguistica. Infatti, “un bambino normale acquisisce una conoscenza delle frasi non soltanto in quanto grammaticali, ma anche in quanto appropriate. Lui o lei acquisiscono la competenza riguardo a quando parlare e quando tacere, e riguardo a che cosa dire, a chi, quando, dove, in che modo. In breve, un bambino diviene capace di compiere una repertorio di atti di linguaggio, di partecipare agli eventi discorsivi, e di valutarne l’adempimento da parte degli altri. Questa competenza, inoltre, si integra con gli at-teggiamenti, i valori, e le motivazioni concernenti il linguaggio, le sue caratteristiche e usi, e si inte-gra con la competenza per, e gli atteggiamenti verso, l’interrelazione del linguaggio con gli altri co-dici di condotta comunicativa” (Hymes, 1972 [1979: 223]). La nozione di competenza comunicati-va, riguardando le effettive capacità di un soggetto nel padroneggiare con appropriatezza sia i codici verbali, sia quelli non verbali (Hinde, 1972), di natura semiotica, appartenenti al patrimonio etno-comunicativo della comunità in cui vive, ha una valenza essenzialmente pratica e azionale. Tale complessa e multiforme competenza comunicativa, che ingloba anche i frames etnografici e socio-culturali, include, oltre alla basilare competenza linguistica, la competenza paralinguistica, la competenza cinesica, la competenza prossemica e la competenza socio-culturale.

appropriatezza:

Un discorso o un testo vengono definiti appropriati se tengono adeguatamente conto della situazio-ne di enunciazione, degli interlocutori, o se sono formulati in modo adeguato agli scopi che il par-lante si prefigge di conseguire. Una comunicazione è accettabile dunque sul piano sociolinguistico e pragmatico, secondo i modelli interazionali e socio-culturali che governano le condizioni di produ-zione linguistica (registro formale/informale).

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