Désaccord sévère entre le juge Portelli et Nicolas Sarkozy
Dans cet entretien, le présentateur Serge Moatti présente avec importance la personne du juge Portelli de sorte à créer un contexte important en termes de distance sociale. Monsieur Portelli est le vice-président du tribunal d'instance de Paris. Le juge Portelli durant l'interaction avec Sarkozy aura un ton assez ironique et non humble ( presque méprisant) d'un point de vue des principes sociopragmatiques. Le titre est une forme d'indexicalité de la personne mais aussi pour montrer sa capacité d'agentivité sur l'interlocuteur. L'allocutif " juge" est une stratégie qui peut être bénéfice pour affirmer une personne qui va utiliser ses tours de paroles en qualité d'expert du domaine de la justice. De telle sorte, les risques pour la face négative de Sarkozy sont élevé, car lui aussi parle souvent de justice. Sarkozy essaie durant l'interaction d'obtenir des formes de reconnaissance à son besoin de face positive avec des expressions comme " je vous en remercie", en toute humilité, c'est si difficile de dire du bien de moi". Le juge a un style assertif alors que Sarkozy dévoile un style courtois et chaleureux. Le juge devra utiliser l'expression " mais monsieur le ministre, c'est faux" signalant un désaccord qui représente une négation complète de la réalité subjective de l'autre interlocuteur comme si sa réalité était trop loin de ma réalité et donc elle ne mérite pas d'être prise en considération en termes de cout insoutenable pour la défense de la face négative du juge Portelli. Dans le tour de parole " monsieur le ministre vous essayez de faire peur aux français", on retrouve le but non officiel des déclarations de Sarkozy selon le juge Portelli qui est celui de créer un contexte plus favorable pour introduire des nouvelles lois plus restrictives envers les mineurs entre 15 et 18 ans qui accomplissent ou récidive en termes d'actes délinquants. Dans cette séquence conversationnelle, nous pouvons confirmer l'idée d'un ethos communicatif français qui permet la présence de désaccord prolongé et fort qui sont en ligne avec Béal ( 1993) avec le besoin d'exprimer avec force l'urgence de sauver sa propre face pour les couts élevé des affirmations venant de l'autre interlocuteur.
Traduzione
Forte disaccordo tra il giudice Portelli e Nicolas Sarkozy
In
questa intervista, il presentatore Serge Moatti presenta il giudice
Portelli in modo importante, creando un contesto importante in
termini di distanziamento sociale. Il signor Portelli è il
vicepresidente del tribunale distrettuale di Parigi. Il giudice
Portelli nel dialogo con Sarkozy avrà un tono piuttosto ironico e
per nulla umile (quasi sprezzante) dal punto di vista
socio-pragmatico. Il titolo è una forma di indicalità della persona
ma anche di dimostrazione della sua capacità di agire
sull'interlocutore. Il discorso del "giudice" è una
strategia che può rivelarsi utile per affermare che la persona che
userà il suo discorso è un esperto nel campo della giustizia. In
questo modo i rischi per il lato negativo di Sarkozy sono elevati,
perché lui parla spesso anche di giustizia. Sarkozy cerca, durante
l'interazione, di ottenere forme di riconoscimento per il suo bisogno
di positività con espressioni come "La ringrazio per questo",
in tutta umiltà, è così difficile dire cose positive su di me. Il
giudice ha uno stile assertivo, mentre Sarkozy rivela uno stile
cortese e caloroso. Il giudice dovrà usare l'espressione "ma
signor Ministro, questo è falso" segnalando un disaccordo che
rappresenta una completa negazione della realtà soggettiva
dell'altro interlocutore, come se la sua realtà fosse troppo lontana
dalla mia e quindi non meritasse di essere presa in considerazione in
termini di costi insostenibili per la difesa della faccia negativa
del giudice Portelli. Nel turno di discorso "il signor...
"Ministro, lei cerca di spaventare i francesi", troviamo
l'obiettivo ufficioso delle dichiarazioni di Sarkozy secondo il
giudice Portelli, che è quello di creare un contesto più favorevole
all'introduzione di nuove leggi più restrittive nei confronti dei
minori tra i 15 e i 18 anni che commettono o recidivano atti
delinquenziali. In questa sequenza conversazionale, possiamo
confermare l'idea di un ethos comunicativo francese che ammette la
presenza di disaccordi prolungati e forti, in linea con Béal (1993)
e con la necessità di esprimere con forza l'urgenza di salvare la
faccia di fronte agli alti costi delle affermazioni provenienti
dall'altro interlocutore.
Aucun commentaire:
Enregistrer un commentaire