Archivio blog

domenica 5 novembre 2017

Cenni di spiegazioni grammaticali dell'italiano

In questo post prendendo spunto dal libro " Grammatica italiana " di Cecilia Andorno cerco di ripercorrere il significato delle varie parti del discorso in termini di forma e soprattutto di funzione in modo da rendere lo studio della grammatica sempre più un esercizio di comprensione della frase e non come un tentativo di applicazioni di regole teoriche senza relazioni con le circostanze di un dato enunciato. Per iniziare comincerò con l'elenco di classi di parole presenti nella grammatica italiana. 

Elementi prototipici e periferici

Ci sono parole che sembrano calzare meglio alla definizione che si dà della classe cui appartengono: la parola palla sembra corrispondere meglio alla definizione di " nome" che non la parola vendetta, anche se entrambe appartengono alla classe dei nomi. Se confrontiamo le due frasi seguenti:
1- camminiamo spesso in montagna
2- camminare fa bene.
la forma camminiamo svolge la funzione tipica di un verbo più che camminare ma entrambe sono considerate verbi.
La costituzione di una classe di parole avviene spesso così: la classe è costituita sulla base di una serie di parole che condividono somiglianze di tipo funzionali, nozionali, distribuzionionale, formale. Tali parole sono quelle che protopicamente rispecchiano la proprietà della classe.
Per esempio la classe dei verbi è costituita prototipicamente da parole che esprimono azioni, che hanno la funzione predicativa che si riflettono per modo, tempo e persona.

Nomi

Una definizione

La classe dei nomi normalmente definita per via nozionale, come la classe delle parole che fanno riferimento a un'entità fisica ( persone, animali, oggetti e fenomeni) o culturale ( sentimenti, concetti) unitaria e dotata di caratteristiche proprie. Questa definizione mette subito in chiaro che l'entità cui un nome si riferisce non è semplicemente data intrinsecamente ma è anche il prodotto di una cultura: il fatto stesso che una lingua codifichi una certa nozione con un nome contribuisce a far percepire questa nozione come separata e autonoma rispetto ad altre.
Il nome in termini formali è dotato dalle categorie di genere e numero. Dal punto di vista distribuzionale, il nome è accompagnato da uno specificatore come ad esempio: la mia stanza; una bella casa. Esistono dei verbi sostantivati o aggettivi sostantivati.

Funzioni e tipo di riferimento del nome

Un nome ha generalmente una funzione referenziale, cioè la funzione e identificare uno o più individui appartenenti a una classe di referenti concreti ( persone, animali, oggetti, fenomeni) o astratti come ( sentimenti, concetti). Con la parola elefante si può per esempio identificare un singolo individuo ( un elefante bianco) o più individui ( alcuni elefanti bianchi) appartenenti tutti a una classe di referenti reali che potremmo descrivere come grossi animali selvatici e erbivori.
Un nome può essere usato per rappresentare un'intera classe dei referenti o la totalità dei referenti che sono designati da quel nome. Ad esempio un uomo, un insulto ( sono rappresentati delle categorie).

Nomi comuni e nomi propri

Il nome proprio rappresenta un modo per identificare un unico individuo.
I nomi comuni invece hanno la possibilità di identificare tanto singoli individui quanto classi di individui, siano esse persone, oggetti, concetti. Nomi come scrittori, montagne, guerra.

Nomi astratti e concreti

Il nome concreto rappresenta il nome che si riferisce a un'entità che cade sotto il dominio dei cinque sensi. Il nome astratto è un nome che si riferisce ad un'entità che sfugge al controllo dei cinque sensi.
I nomi come scimmia, frigorifero sono nomi concreti mentre ingiustizia e simpatia sono astratti.

Nomi numerabili sono quei nomi che designano entità numerabili, ovvero computabili con numeri interi come cavallo, matita, impiegato, sparo, caduta e nomi massa o non numerabili cbe sono nomi che designano entità che non possono essere separate come l'acqua, il sangue.


Aggettivi

La definizione di aggettivo ripresa in questo lavoro è quella del Serianni: l'aggettivo è una parola che serve a modificare semanticamente il nome o un'altra parte del discorso con cui ha un rapporto di dipendenza sintattica e nella maggior parte dei casi, di concordanza grammaticale. Quasi tutti gli aggettivi sono infatti parole variabili, dotate di flessione grammaticale nel genere e nel numero.
In termini funzionali esprimono una qualità. Storicamente il verbo e l'aggettivo rientravano spesso nella stessa classe di parole perché predicavano delle qualità in merito al nome.

Aggettivi qualificativi e determinativi

La classe degli aggettivi in italiano comprende diverse sottoclassi: gli aggettivi qualificativi, gli aggettivi possessivi, dimostrativi, numerali, indefiniti, gli aggettivi interrogativi ed esclamativi.
Tutti questi elementi hanno in comune una caratteristica formale, cioè l'accordo con il nome in genere e numero e dalla posizione adiacente al nome. Per Serianni esistono degli aggettivi qualificativi e determinativi.

Le funzioni dell'aggettivo qualificativo

Un aggettivo qualificativo può svolgere funzione attributiva, quando si riferisce direttamente a un nome per modificarlo o descriverlo. Es: una stanza luminosa e un terrazzo spazioso o funzione predicativa, vale a dire quando si predica una proprietà di un nome attraverso un verbo.

La posizione dell'aggettivo qualificativo

Gli aggettivi qualificativi, a differenza degli aggettivi determinativi, hanno una mobilità nel loro posizionamento andando prima o dopo il nome. Al variare della posizione dell'aggettivo qualificativo può essere legata una differenza di funzione. L'aggettivo può aver valore descrittivo o restrittiva ad esempio. Certe notizie sono importanti ( aggettivo determinativo) o le notizie certe non ci sono ( aggettivo qualificativo).

Specificatori

La classe degli specificatori esprime la definitezza e la quantificazione della referenza del nome.
Il criterio distribuzionale è fisso solo per gli articoli collocati sempre davanti al nome. Gli altri aggettivi dimostrativi, indefiniti, interrogativi presentano degli elementi di variabilità.

Articoli

Gli articoli sono le forme meno autonome fra gli specificatori perché accompagnano sempre prima il nome. Gli articoli in italiano si suddividono con dei determinativi e indeterminativi. La differenza si ritrova nella possibilità di riferimento al nome e la sua quantificazione.

Articolo determinativo

L'articolo determinativo italiano accompagna un nome a referenza determinata, ovvero un riferimento che viene segnalato dal parlante come noto o identificabile per sé e per l'ascoltatore.
L'identificabilità del riferimento è legata all'atteggiamento del parlante che può dare per noto, familiare, reperibile il suo riferimento oppure no.  Un esempio potrebbe essere offrire il caffè o offrire un caffè. Il leone come categoria astratta colloca l'articolo determinativo come quantificatore universale.

Articolo indeterminativo

L'articolo indeterminativo accompagna un nome a referenza indeterminata, ovvero data dal parlante per ignota o non identificabile all'ascoltatore. L'articolo indeterminativo può essere usato per parlare di un individuo qualunque di una data classe di nome: ho bisogno di un martello
L'articolo indeterminativo può anche indicare tutti gli individui della classe:
es: un uomo può resistere diversi giorni senza mangiare.
In questo caso l'articolo indeterminativo agisce come un quantificatore universale.

Articolo partitivo

Per esprimere indeterminatezza con nomi plurali o nomi massa si usa allora l'articolo partitivo, simile alle forme articolate della preposizione (di):

Vorrei una brioche. ( una rappresenta una indeterminatezza in nomi numerabili singolari)
vorrei del latte ( indeterminatezza in nomi di massa)
vorrei delle paste ( indeterminatezza in nomi numerabili plurali)

Si parla di articolo " partitivo" perché esso fa riferimento nel caso dei nomi massa, a una quantità imprecisata dell'entità designata dal nome e nel caso dei nomi numerabili plurali, a una parte del gruppo di individui designato dal nome.

Aggettivi dimostrativi

Gli aggettivi dimostrativi danno informazioni sulla posizione nello spazio o nel tempo dell'elemento cui il nome fa riferimento, nel senso di vicinanza o distanza dal parlante e dall'ascoltatore. Il sistema dei dimostrativi italiani è tripartito e comprende "questo " ( indicante vicinanza a chi parla), codesto ( vicino a chi parla) e quello ( lontananza da entrambi).
La posizione può essere specificata su base deittica, cioè prendendo come punto di riferimento il contesto in cui si svolge il discorso, oppure si svolge su base anaforica, cioè prendendo come punto di riferimento un elemento già nominato nel testo.
Es Come si chiama questo museo? ( il valore deittico: il museo dove ci troviamo)
Mario non ci sarà per il tuo compleanno. Mi ha detto che quel giorno sarà impegnato ( valore anaforico: il giorno del tuo compleanno che ho appena menzionato).

Oltre a " questo, codesto, quello" altri aggettivi specificano il nome cui si riferiscono rispetto a un ordinamento spaziale, temporale o testuale e hanno quindi un valore simile a quello dei dimostrativi. Si tratta per esempio degli aggettivi come " successivo, seguente, precedente, antecedente, scorso, prossimo, passato, futuro, presente, attuale, inferiore, superiore, posteriore, anteriore.
Questi aggettivi con valore anaforico o deittico sono inclusi di solito fra i qualificativi per la loro distribuzione: ricorrono infatti in posizione seguente il nome e non sono in distribuzione complementare con gli specificatori.

Articolo e dimostrativi

La parola articolo deriva dal latino articulum ossia piccola articolazione che ha tradotto il greco arthron, categoria che comprendeva due serie di elementi, i primi con funzione deittica ( i nostri dimostrativi), i secondi con funzione di segnalare la definitezza ( i nostri articoli determinativi). La relazione fra dimostrativi e determinativi è molto stretta, se si pensa che in italiano gli articoli determinativi derivano da una serie di dimostrativi latini. La base di questa convergenza di significati è la definitezza del riferimento: un nome accompagnato da un aggettivo dimostrativo è infatti sempre a referenza determinata. Es quel libro è in stretta relazione con il libro in modo preciso.
Se voglio unire all'indicazione deittica il significato di indeterminatezza tipico dell'articolo indeterminato, è necessario usare una forma più complessa: uno di quei libri, un libro di quelli.


La deissi e anafora

Con deissi si intende un riferimento a un elemento del contesto in cui si svolge il discorso: a un'entità presente nel contesto o al sistema di coordinate spazio-temporali del momento in cui avviene l'enunciazione.
Es: la settimana scorsa faceva molto freddo ( ancoraggio temporale deittico: la settimana prima di quella in cui ci troviamo.
Al prossimo incrocio svolti a destra ( ancoraggio spaziale deittico: all'incrocio che viene dopo quello in cui ci troviamo).
E' quello chi è? riferimento deittico " quello", cioè la persona che sto indicando.

Per anafora si intende un riferimento a un elemento citato nel testo: a un elemento menzionato o a un punto di ancoraggio temporale o spaziale fissato nel discorso.
Torneremo la settimana precedente le vacanze di Natale. ( ancoraggio temporale anaforico: la settimana prima del momento di riferimento menzionato, il Natale).

I meccanismi della deissi e dell'anafora consentono di fare riferimento alla situazione e al testo. Sono cioè due meccanismi importanti di significazione e di coesione. Non solo nei dimostrativi si manifestano questi meccanismi. Altri importanti sistemi di riferimento deittico e anaforico sono i pronomi, che hanno riferimento alle entità coinvolte nel testo e i tempi verbali che legano il discorso allo scorrere temporale.


Aggettivi numerali

Gli aggettivi numerali vengono suddivisi in quattro serie: i numerali cardinali che indicano una quantità ( uno, due, tre), gli ordinali che indicano la posizione in un elenco ordinato ( primo, secondo, terzo), i moltiplicativi che indicano di quante volte una quantità è maggiore di un'altra ( doppio\ duplice; triplo\ triplice), i frazionari che indicano di quante volte una quantità è inferiore a un intero o a un insieme ( mezzo, terzo).

Mentre le altre classi di numerali hanno un comportamento simile agli aggettivi qualificativi, i numerali cardinali hanno alcune caratteristiche proprie degli specificatori: occupano la posizione precedente del nome e non compaiono contemporaneamente ad articoli indeterminativi o indefiniti in sintagmi a referenza indeterminata. Ciò accade perché le tre classi di specificatori ( numerali cardinali, indefiniti, articoli indeterminativi) esprimono tutti una quantificazione del nome cui si riferiscono.



Aggettivi indefiniti

Sotto l'etichetta di aggettivi indefiniti sono radunati diversi aggettivi che denotano il nome cui si riferiscono riguardo alla quantità o identità. I due gruppi hanno una distribuzione diversa: i quantificatori occorrono generalmente senza articoli; gli indefiniti con valore identificativo occorrono sempre con articolo.

Indefiniti con valore quantificatori universali

Quantificatori come tutti, ogni, qualunque.  In logica è detto quantificatore universale un elemento che designa la totalità degli individui della classe cui si riferisce. Hanno questo valore gli indefiniti tutti, ciascuno, ogni, qualunque, qualsiasi. All'interno di questo gruppo si possono individuare dei sottogruppi di significato diverso. Tutti, ciascuno e ogni si riferiscono alla totalità effettiva dei membri dell'insieme, mentre qualunque e qualsiasi si riferiscono alla totalità solo come a una possibilità.
Qualunque e qualsiasi possono occorrere accompagnati dall'articoli indeterminativo, come in una persona qualunque. Al singolare, tutto ha valore simile all'aggettivo qualificativo intero e si riferisce alla totalità di un'entità scomponibile in parti: tutta una settimana, tutto il giorno.

Il conflitto fra interpretazione distributiva e collettiva è insito nel riferimento al plurale.
Questi ragazzi sono stati ricevuti dal preside. Nel gruppo degli indefiniti con valore universale, ogni, qualunque, qualsiasi precisano che il riferimento è da intendersi in senso distributivo.


Indefiniti con valore di quantificatori esistenziali

In logica è detto quantificatori esistenziale un'espressione di quantità che designa almeno un individuo della classe cui si riferisce. Fra gli indefiniti con valore quantificatori esistenziali i principali sono qualche e alcuni al plurale. Anche diversi e certi possono avere valore di quantificatore esistenziale plurale.
Qualche può avere valore non quantitativo, assumendo un valore che si avvicina a quello del semplice articolo indeterminativo con riferimento indeterminato non specifico.

Indefiniti con valore negativo

Gli indefiniti di tipo negativo nessuno e alcuno quantificano il nome cui si riferiscono nel senso di " nessun individuo della classe". Mentre nessuno ha di per sé valore di indefinito negativo, per cui può occorrere anche autonomamente, alcuno ricorre sempre in presenza di una negazione.
Es: non ho alcuna intenzione di ascoltarti.

Indefiniti con valore " identificativo"

Gli indefiniti con valore identificativo agiscono sul nome cui si riferiscono specificandone il riferimento nei termini di identità\ differenza rispetto a un altro nome. Si tratta per esempio degli aggettivi come " stesso, medesimo, tale, simile, altro. Anche " alcuni e certi" in correlazione con altri esprimono un valore identificativo. Per " diversi" è la posizione dell'aggettivo a chiarirne la funzione: come quantificatore occorre sempre preposto al nome ( diversi giornali), come identificatori occorre posposto.


Aggettivi interrogativi ed esclamativi

Gli aggettivi interrogativi hanno la funzione di interrogare la quantità o sull'identità del nome cui si riferiscono: ad esempio Quanti anni hai? Che strada prendiamo?

Aggettivi possessivi

Gli aggettivi possessivi indicano una relazione fra il nome e una delle persone coinvolte nel discorso. Tale relazione può essere di possesso ( la mia casa) ma anche di parentela, affinità ( mia madre), di coinvolgimento ( la mia paura), di una parte ( il mio braccio), di consuetudine, legame affettivo ( i miei amici, i miei film preferiti, la mia camomilla serale). Le relazioni espresse dal possessivo possono essere rese esplicite attraverso la parafrasi: la casa che possiedo, i film che preferisco.


L'aggettivo possessivo è usato con l'articolo sia con i nomi a referenza determinata ( il mio cane, la sua intelligenza) sia con i nomi a referenza indeterminata ( un tuo parente, dei nostri amici).
Per questo motivo non fa parte della categoria degli specificatori.

Proprio è aggettivo che condivide in parte gli usi di " suo". " Proprio" è sicuramente preferibile se il possessore è espresso da un indefinito.

Articoli zero

Articolo zero è chiamato il fenomeno di assenza di specificatori prima di un nome comune. Gli specificatori sono spesso assenti quando un nome è usato in funzione predicativa.
Carlo è ingegnere.
Non prendono specificatore anche molti costrutti in cui la referenza del nome è molto attenuata o assente come nelle forme idiomatiche ( andare in barca, montare a cavallo), nei costrutti indicanti materiale come ( di legno, di carta, con forza, in silenzio).
Possono occorrere articolo zero con nomi massa e nomi numerabili plurali, quando hanno referenza indeterminata specifica. In questo caso anche la funzione sintattica del nome e la sua posizione nella frase hanno la loro importanza per l'accettabilità dell'articolo zero.

Verbi


Per Serianni ( 1989), il verbo è una parola variabile indicante un'azione che il soggetto compie o subisce, l'esistenza o lo stato del soggetto; il rapporto fra soggetto e nome del predicato.
La distinzione nome verbo era già presente in Aristotele con la distinzione soggetto- predicato. La contrapposizione si appoggia su criteri nozionali: mentre i nomi si riferiscono a entità, oggetti, i verbi si riferiscono ad azioni o stati attribuibili alle entità designate dai nomi.

I verbi godono di una flessione complessa ed esprimono attraverso di essa le categorie di persona, numero, tempo, aspetto e modalità. Della flessione del verbo e delle sue diverse forme.
Dal punto di vista sintattico, il verbo è elemento portante della frase: la frase si costruisce infatti sulla base della struttura argomentale del verbo principale.

Dal punto di vista sintattico, il verbo è l'elemento portante della frase: la frase si costruisce infatti sulla base della struttura argomentale del verbo principale.

Funzioni dei verbi

Il verbo svolge funzione predicativa nei confronti di un sintagma nominale, esprimendo una condizione o un'azione attribuibile a un individuo espresso da un nome. E' questa la funzione svolta dai verbi flessi nei modi finiti:
Gli uccelli volano
io partirei
gianni terrà un concerto

La relazione di predicazione che si istituisce fra il verbo e l'espressione cui esso si riferisce costituisce il centro della frase, dal punto di vista sintattico e funzionale.
Un verbo può però anche avere una funzione attributiva come gli aggettivi, funzione referenziale come un nome; funzione avverbiale come modificatore di una frase o di un verbo. Queste tre funzioni sono svolte dalle forme dei modi non finiti del verbo, cioè il participio, l'infinito e dal gerundio.

Azione verbale

Per azione verbale si intende il tipo di azione espressa dal verbo con particolare riferimento ai modi del suo svolgimento nel tempo.

Verbi durativi e non durativi

Una prima distinzione separa verbi di azione durativa da verbi di azione non durativa. Un  verbo di azione durativa, come correre, crescere, ascoltare... descrive l'azione come un processo che si svolge in un certo lasso di tempo; un verbo di azione non durativa come cadere arrivare svegliarsi descrive l'azione presentandola quasi come priva di spessore temporale.
Si può comprendere questa differenza attraverso degli esempi in cui un verbo sia durativo e non durativo: correvo giù per le scale e sono caduto
dopo aver a lungo viaggiato, marco polo arrivò in cina

dormire è durativo mentre addormentarsi non durativo; camminare durativo e incamminarsi non durativo.
Si è addormentato per mezz'ora ( azione non durativa)
ha dormito per mezz'ora ( azione durativa)

Verbi telici e non telici

La seconda distinzione azionale fondamentale separa verbi telici che indicano un'azione orientata al raggiungimento di uno stadio conclusivo, come costruire, spegnere, arrivare.
E' arrivato in cinque minuti ( azione telica)
Ha camminato in cinque minuti ( azione non telica)

La relazione che si instaura fra il verbo e il referente di cui esso descrive un'azione può essere di vario tipo. Nell'esercizio, mentre una delle due frasi negative è inaccettabile. Questo perché l'esistenza dello stadio è messa in discussione, mentre con la negazione del verbo ultimare no. Dal punto di vista linguistico, ciò che accadde è che la negazione del verbo nel primo caso cancella anche il riferimento del nome " lo stadio" mentre nel secondo caso questo non avviene. Di conseguenza, nel secondo caso lo stadio mentre nel secondo caso questo non avviene. Di conseguenza, nel secondo caso lo stadio è un referente valido ci e Ci sono andato ieri, mentre nel primo caso esso non è un referente valido e il pronome ci è privo di riferimento. Chiamiamo fattivi i verbi che instaurano un referente nella frase; non fattivi sono invece i verbi che non intaccano l'esistenza del referente.

Controllo sull'azione

Il rapporto fra un verbo e il referente di cui esso descrive un'azione può variare anche in ragione del controllo che il referente è in grado di esercitare sull'azione. Un'azione può cioè essere controllata e voluta, oppure accadere senza che il referente ne possa essere considerato responsabile.
Una differenza di controllo divide per esempio i verbi vedere e sentire dai verbi guardare e ascoltare.










































Nessun commento:

Posta un commento