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domenica 19 novembre 2017

Verso l'eden di Costa-Gravas e Vita di Ungaretti e Sereni si racconta







Quanti milioni di persone vogliono cambiare paese secondo il regista?

Come sono le relazioni del personaggio principale nel film?

Qual è stata la difficoltà maggiore per l'attore per fare questo film?

Come viene definita la società di provenienza dei migranti da parte del regista?

Come viene definito il paradiso limitato? perché?

Come può entrare in contatto con la realtà? Per quale motivo succede questo?

Perché il migrante è un oggetto?

Quale opportunità offre il migrante alla società ospitante?

Qual è la motivazione centrale per girare questo film secondo il regista?

Come possiamo definire questo film?

Come vengono dipinti gli occidentali in questo film?

 

200 milioni di persone vogliono cambiare paese   quanti milioni?  come sono le relazioni del personaggio? a chi si rifa l attore? il cinema muto.  cosa cerca in questo cinema? quale è stata la difficoltà per l attore scamarcio?  come è stata vissuta questa esperienza artistica?  società miserabili? paradiso limitato? la repressione? non è un mondo per chi non può pagare? il corpo del migrante per entrare in relazione con gli altri? il migrante è sempre un oggetto? perché? sono così deboli. questo è il problema della società.  vedono il migrante per esser autentici. quale la motivazione di questo film? è un film comico o tragico? come vengono dipinti gli occidentali?

 

 

Verso l'Eden - la recensione

Per le strade di molte città italiane, campeggiano grandi affissioni che pubblicizzano Verso l'Eden. Il manifesto è semplice: vi campeggia, su uno sfondo indefinito, il volto idolatrato del protagonista. Non si tratta solo di un'ovvia e furba scelta di marketing, ma di una forse involontaria ma esplicita anticipazione dei temi e dello stile del film. Perché quell'immagine unica e svettante aiuta da subito a comprendere come il nuovo film di Costa-Gavras sia totalmente incentrato (formalmente ed ideologicamente) sul corpo divistico di Riccardo Scamarcio.

Nelle prime immagini del film troviamo l’attore italiano su una barca piena di immigrati clandestini. Superato lo smarrimento (va bene che c’è crisi, ma Step s’è ridotto così male da fare lo scafista?) capiamo che il suo è il personaggio di Elias, migrante come tanti altri, diretto in Francia. La sua nave però viene avvistata dalla polizia greca, lui si butta in mare, nuota fino a riva e così comincia la sua odissea: un percorso che dal lussuoso villaggio vacanze sulle cui spiagge è sbarcato, lo porterà fino a Parigi, per incontrare nuovamente il prestigiatore che proprio nel villaggio vacanze gli aveva detto “se passi da Parigi, vienimi a trovare”. Frase che Elias ripete come un mantra, tra le pochissime che vengono pronunciate nel corso di un’interpretazione sostanzialmente muta. Muta, perché l’unico reale possedimento, l’unico strumento di Elias/Scamarcio nel corso del film è il suo corpo: un corpo silente ma evidentemente magnetico, in grado di scatenare pulsioni erotico-sessuali in quasi ogni persona che incontra. E che proprio in virtù della sua attrattiva garantisce possibilità e aiuti. Basta che Elias sbatta gli occhioni, spaurito, e conquista.

Nel corso del viaggio verso il recupero della magia, alla quale guarda con ammirazione infantile, spinto da irrazionale ottimismo, Elias/Scamarcio verrà sedotto e sedurrà uomini e donne; otterrà soldi, tetti, abiti (tra i quali anche una giacca di pelle che ci restituisce per poco l’amato Step); eviterà di essere fermato da poliziotte francesi che lo guardano ammirate invece che in cagnesco come molti - ma non tutti - colleghi maschi. Tutto primariamente grazie al suo corpo, alla sua fisicità. Al bell’aspetto, come suggerisce esplicitamente una signora parigina che gli dona una giacca appartenuta al marito. Ed assieme, al sogno di magia, che vive ancor più grande anche di fronte a quello che solo apparentemente è un rifiuto finale.

Costa-Gavras rifugge dal realismo, nel raccontare uno dei drammi dei nostri anni, quello dell’immigrazione clandestina e delle atrocità cui i migranti si sottopongono e sono sottoposti. Il suo film è ben chiaro nel messaggio: se ci si presenta bene, si ha un bell’aspetto e un po’ di ottimismo, tutto è possibile. Messaggio inquietantemente ma perfettamente in linea con certa politica italiana e non solo. Saranno contenti di saperlo i migranti di mezzo mondo.

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Ungarettivita spiegata




Vittorio Sereni si racconta

http://www.letteratura.rai.it/articoli/vittorio-sereni-si-racconta/984/default.aspx


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