Archivio blog

domenica 5 novembre 2017

Una questione linguistica

La questione linguistica resta ai miei occhi un punto centrale nella vita degli Italiani.
Prendiamo un caso semplice ma molto concreto: prendiamo una persona che parli solo italiano e si ritrova a vivere in casa di gente dialettofona che non prova nessun tipo di interesse per quel parlante italofono. Pur capendo quello che viene detto non avviene quella naturale empatia tra coloro che parlano la stessa lingua e pertanto nascono grosse forme di incomprensioni tra parlanti dialettofoni ed italofoni all'interno della stessa famiglia ad esempio.
Questo caso penso si riproduca molto spesso in Italia sotto tante vesti diverse come quella di genitori parlanti lingue straniere e i figli che parlano solo in Italiano.
Questo tema è stato molto discusso nella letteratura anglosassone a proposito dei figli dei migranti che vivevano sentimenti molto contrastanti tra lingua interna dei genitori e lingua esterna istituzionale.
Per integrarsi si sceglie spesso la lingua istituzionale mentre per vivere meglio a casa si dovrebbe scegliere il dialetto o lingua dei genitori. Questo passaggio può sembrare di poco conto mentre invece rappresenta un momento fondamentale nella costruzione dell'identità del parlante come fedele ai valori della famiglia o in in aderenza con quelli della nuova società.
Questa situazione inizialmente sembra poco rilevante mentre con il tempo può diventare il fattore centrale di estraneità della persona al suo contesto famigliare. Se il suo inserimento nella nuova società sarà positivo e potrà utilizzare le sue competenze linguistiche per vivere pienamente la sua condizione di nuovo cittadino allora la situazione potrebbe risolversi come una doppia appartenenza mentre se il passaggio alla nuova società risulta difficile allora si potrebbe complicare il quadro con il tempo fino a raggiungere un sentimento di estraneità per entrambe le società pur volendo far parte della nuova società dato che ha accettato il suo codice linguistico per esprimere la sua identità.
Tuttavia la società istituzionale spesso non ha né gli strumenti né il desiderio di capire bene le nuove appartenenze delle persone creando delle ferite all'interno delle persone più fragili.
Questo punto è di essenziale importanza per capire il cuore della questione linguistica tra nuovi italiani e vecchi italiani. Non capire questo problema o fare finta che non ci sia sarà un regalo per tutti quelli che vorranno utilizzare le fragilità delle persone poco inserite nella realtà del paese ospitante.

---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

L'uomo quel ferito culturale che viveva sempre in eterno conflitto con il proprio ambiente contestuale.
Come rimanere se stesso quando si è stato catapultato in un contesto gretto ed ottuso come quello della profonda provincia irpina? E' giusto aver da vivere questo passaggio nella propria vita? E' giusto che i colpevoli se ne freghino totalmente e non paghino nessun tipo di conseguenza? Questo sono temi centrali che trovano una riformulazione nella mia mente quasi ogni giorno. Il percorso è quello dell'uomo che non potrà mai più trovare una sua età dell'oro. Per me tutto sarà e rimarrà sempre un sentimento di esilio dove non potrò mai sentirmi totalmente dentro ad una società. Solo una cultura del corpo mi potrebbe consentire di trovare una qualche forma di armistizio con me stesso.
Come riempire il proprio mondo, come dare un senso, come scrivere qualcosa di sensato quando non si pensa a scrivere qualcosa che non sia un saggio. I miei pensieri sono sempre pesanti e non emerge niente degno di questo nome. La formazione della frase dovrebbe assomigliare alla formazione della mia marginalità esistenziale. L'assenza di palcoscenico per l'uomo di mancata gloria sarà la costante del mio vivere. Non potersi fermare è il mio grosso problema perché devi prendere degli impegni che non hai nessuna voglia di rispettare dato che loro non rispettano il tuo percorso di studio così lungo e travagliato. Io mi ritrovo sempre nel posto sbagliato e la mia riflessione non riesce mai a dire qualcosa di interessante. Per interessante intendo un luogo in cui mi senta vivo e pieno di incontri per parlare tutto il tempo con gli altri interlocutori interessati al mio campo di studio. Un'analisi di questi punti sono molto importanti per trovar un percorso di risanamento della mia persona.
Scrivere forse dovrebbe diventare un atto grammaticale per me ossia un modo di gerarchizzare, ordinare e categorizzare il mio mondo interiore. La strada si è bloccata dentro di me e tutti i blocchi emotivi tornano sempre al nocciolo perché non trovo mai il motivo per rimanere in un dato posto. Devo riempire il mio tempo anche scrivendo delle cose senza senso perché la mia vita non ha molto senso. Mi manca un vocabolario, mi manca una concentrazione per affrontare questi punti.
Il soggetto è sempre assente nella mia vita perché è stata deresponsabilizzato dall'assenza di identificazione con il contesto. Questo tratto resta permanente nel mondo di interiorizzare la realtà da parte mia. Per me esistono solo elementi di contesti che sono prove della difficoltà di agire in un dato contesto.
La cultura viene definita nel mio modo di intendere sono quelle attività che consentono di aver un senso di presenza a se stesso e per quelli intorno a sé. Gli elementi che consentono di vivere un sentimento di presenza possono essere delle attività compiute da soli o in compagnia. Nel mio caso valorizzo le attività fatte in luoghi dove gli altri sono presenti in modo da aver l'impressione di aderire ad una qualche comunità di parlanti. Le attività in solitudine mettono in rilievo il mio senso di incompiuto o di persona non finita un po' come un verbo all'infinito al quale occorre fornire delle coniugazioni per trovar un modo di ancorarsi con la realtà. Questo sentimento di vuoto deve essere superato attraverso la comunicazione ma spesso mancano i luoghi deputati per la riduzione di tale divario tra le persone perché la comunicazione è il modo migliore per ridurre o lottare contro lo status quo presente in una data società. Accettar il silenzio tra le persone significa accettar le nostre differenze e ineguaglianze come dato inevitabile ed impossibile da modificare. Questo è un tratto al quale non voglio aderire perché sento la sua ingiustizia e la sua natura erronea in dissonanza con il fatto che le persone non possono non comunicare. Il concetto di persona è molto importante per cercare di capire se vogliamo aderire ad una distanza o una vicinanza con gli altri. Purtroppo i nostri strumenti tendono ad isolarsi perché ci offrono troppi stimoli individuali che difficilmente possano trovare una parità con una persona in carne ed ossa. Ovviamente questo investe tutte le relazioni umane dato che le persone possono limitare le loro relazioni al minimo lasciando come unico margine il campo dell'affettività sopravvalutando l'importanza della relazione di coppie ad esempio senza prendere in considerazione il fatto della scarsa preparazione alla condivisione in una vita dove occorre condividere soltanto i social ma non certamente le cose di vita reale.
La vicinanza e la distanza sono i due poli delle relazioni sociali ma la stessa interpretazione di cosa sia vicinanza e distanza possono essere molto differenti in funzione del sistema di comunicazione in una data società. Ad esempio, in una società dove il mantenimento della propria autonomia e il mio diritto di non essere impedito sono le priorità più importanti pare chiaro il valore della lontananza come un dato di felicità per quelle persone mentre per le persone interessate ad entrare in contatto con gli altri questi sono dati di insofferenza e di inizio di infelicità. La comprensione di questa differenza servirebbe per aumentare il senso di empatia in una data società. La distanza sociale e il suo opposto sono tematiche legate al sistema di cortesia linguistica presente in una data società. In altre parole esistono delle società che prediligono il coinvolgimento delle persone mentre in altre società succede il contrario, vale a dire lasciare in pace le persone rappresenta il massimo di agiatezza offerta alle altre persone. Quindi occorre capire se le persone amano ridurre le distanze sociale o intendono accettare la distanza come forma di vita ideale anche per la loro integrazione.
L'uso del potere implica la capacità di potere agire per controllare le altre persone e questo dovrebbe essere legittimato, ossia deve essere in sintonia con il volere della gente tramite le categorie di bene o male o in funzione delle leggi come il risultato della volontà generale. Questo punto è molto controverso perché sotto l'egida della legge si possono compiere tante cose mentre la legittimità dovrebbe essere ripensata alla luce di un parlamento molto più in sintonia con le necessità di faccia collettiva da parte della popolazione. In altre società non è così importante dovere giustificare il proprio operato perché la società accetta come naturale il loro agire perché si accetta il potere come fatto costitutivo delle differenze tra le persone. La legittimità non è importante perché la società non si identifica con il parlamento come luogo della rappresentazione della volontà generale.

La famiglia con la relazione tra genitori e figli rappresentano in piccolo la società. La presenza di una famiglia con rapporti alla pari consente di trattare tutti i membri della società come persone molto simili.
................................................................................................................................

Nessun commento:

Posta un commento