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domenica 22 settembre 2019

Commedia all'italiana


LEZIONE



Commedia all'italiana

                                                                     Commedia all'italiana

il vigile250px-SolitiIgnotiposter 1520249343153.jpg--nel_1965_vince_di_nuovo_de_sica0627_i_mostri


Lo stile chiamato "Commedia italiana" è nato in Italia negli anni cinquanta e si è evoluto fino alla fine degli anni settanta. Il nome di questo stile è ispirato a uno dei suoi film di maggior successo "Divorzio all'italiana" di Pietro Germi.
 Questo genere è caratterizzato dalla creazione di commedie brillanti, in cui il semplice umorismo è tuttavia sostituito da una satira sulle abitudini e i costumi della società italiana del dopoguerra. È una satira caratterizzata da una sostanziale amarezza, una satira “impegnata”, che nasconde, ma allo stesso tempo rivela, una profonda critica della società italiana dell'epoca.
 La commedia italiana non è una commedia leggera e disimpegnata simile a quella del cosiddetto "neorealismo rosa", ma è una commedia ispirata al neorealismo, che propone una narrazione di temi aderenti alla realtà, trattata ironicamente per sviluppare una satira critica sul evoluzione della società italiana in quegli anni.
 Il boom economico, i risultati sociali, il cambiamento di mentalità e costumi, la nascita di una nuova relazione con il potere e la religione, la ricerca di nuove forme di emancipazione economica e sociale, nel mondo del lavoro, della famiglia e del matrimonio, sono i temi tracciati nei film appartenenti a questo genere.
 Tra gli argomenti più discussi, c'è una critica delle istituzioni, della burocrazia, del nord e del sud, della persistenza della povertà e dell'emarginazione nonostante il risveglio economico: questi temi sono sempre trattati in chiave ironica.
Questo genere combina quindi elementi comici e drammatici, affrontando temi di interesse sociale e politico con un tono ironico, mettendo in luce le contraddizioni del paese e dei suoi cittadini.
 Questo stile incorpora anche la necessità per gli autori di staccarsi dal neorealismo, che sebbene fosse probabilmente "lo stile italiano" per eccellenza, poneva troppi limiti alla creatività dei registi.
Quindi tornano a utilizzare gli studi di Cinecittà, le parti nei film sono affidate a attori professionisti, che determinano il successo di questo stile, gli argomenti trattati sono più attuali, ma soprattutto i registi abbandonano la tipica narrazione pedagogica e drammatica del neorealismo.
 Questi cambiamenti sono stati molto apprezzati dal pubblico italiano che è tornato in massa nei cinema per godersi film divertenti che hanno sempre tenuto un riflesso critico della realtà.

 Dopo molti grandi successi, la commedia italiana iniziò a declinare verso la fine degli anni Settanta, sia per la scomparsa di quegli attori e registi che avevano decretato il loro successo sia, e soprattutto, per il cambiamento delle condizioni socio-economiche e politiche dell'Italia del tempo. La progressiva esacerbazione dello scontro politico e sociale in Italia negli anni Settanta, con l'irruzione del terrorismo, la crisi economica e un diffuso senso di insicurezza, finì infatti per estinguere il sorriso ironico della Commedia italiana all'inizio, per essere sostituito da una visione della realtà sempre più aspra e drammatica.

 Tra le prime opere più famose di questo tipo citiamo:

 I soliti ignoti, 1958, di Mario Monicelli; Il vedovo, 1959, di Dino Risi;  Il vigile 1960, di Luigi Zampa;  Divorzio all’italiana, 1961, di Pietro Germi;  La ragazza con la valigia, 1961,di Valerio Zurlini;  Il sorpasso, 1962, di Dino Risi; Ieri, oggi, domani 1963, di Vittorio De Sica;  Il boom, 1963, di Vittorio De Sica;  I compagni, 1963, di Mario Monicelli;  I mostri, 1963, di Dino Risi;  Sedotta e abbandonata, 1964, di Pietro Germi;  I complessi, 1965, di Luigi Filippo D’Amico, Dino Risi, Franco Rossi; Signore & signori, 1965, di Pietro Germi;  Made in Italy, 1965, di Nanni Loy;  La ragazza con la pistola, 1968, di Mario Monicelli;  Il medico della mutua, 1968, di Luigi Zampa; In nome del popolo italiano, 1971, di Dino Risi; Mimì metallurgico ferito nell’onore 1972, di Lina Wertmüller; Pane e cioccolata, 1973, di Franco Brusati; Amici miei, 1975, di Mario Monicelli.

Materiale tratto da:
 https://italythruitaliancinema.wordpress.com/special-topics/italian-commedy/


I soliti ignoti di Mario Monicelli

Film diretto da Mario Monicelli e sceneggiato dal regista con Age, Scarpelli e Suso Cecchi D'Amico. Interpreti: Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni, Renato Salvatori, Carla Gravina, Claudia Cardinale, Totò, Tiberio Murgia, Carlo Pisacane, Memmo Carotenuto. Storia di cinque "disgraziati" che sulla base di una soffiata organizzano un colpo al Monte di Pietà: prendono lezioni da uno scassinatore in pensione (Totò), scavano un tunnel per arrivare alla cassaforte, ma finiscono nella cucina di un appartamento dove si consolano con pasta e ceci. Capolavoro di Monicelli, il film "impose al cinema nazionale una svolta, inventando lo stile e i caratteri della commedia all'italiana attraverso un modo diverso di intendere l'umorismo, permeato di acredine e volto all'osservazione disincantata delle miserie umane e sociali. La visione della morte, la mancanza di un lieto fine, l'affiorare continuo dei problemi quotidiani raccontano il mondo della piccola criminalità, creando una koinè linguistica di irresistibile divertimento" (S. Della Casa, Treccani, 2004). La pellicola propose Gassman nel suo primo ruolo comico, lanciò gli esordienti Cardinale e Murgia, fu campione d'incassi in Italia e un successo anche negli Stati Uniti. Poco significativi furono invece i due seguiti, così come il remake americano firmato da Louis Malle nel 1986.

Al di là delle caratterizzazioni dei personaggi è importante definire quello che sarà un tema importante e ricorrente del genere, una costante che seppur trasformata rimarrà centrale nel corso della storia decennale della commedia all'italiana, dal suo nascere, alla fine degli anni cinquanta, sino al suo tramonto, alle metà degli anni settanta: la rappresentazione del sistema sociale attraverso le classi e la critica dura alla società del benessere, colta nei suoi scompensi e nelle sue contraddizioni.
I soliti ignoti da questo punto di vista è un grande mosaico storico che ci restituisce con leggerezza l'immagine complessa di un'epoca.[18] Un mondo di povertà urbana che resiste nei suoi valori tradizionali all'attacco della nuova società di massa della quale però sente un'attrazione sempre più forte. Società che viene nel film rappresentata esclusivamente dai miti di importazione americana: facile benessere economico, liberalizzazione dei costumi sessuali, comfort abitativi. La connotazione farsesca nasce sul modo di rapportarsi che i protagonisti hanno con questa doppia identità, divisi tra tradizione e innovazione. I valori tradizionali di riferimento rimangono sempre benevoli ed evidenti sullo sfondo della vicenda e sono rappresentati via via da quasi tutti i personaggi: da Carmelina Claudia Cardinale (la sicurezza del vero legame affettivo), dalla dolcissima Nicoletta Carla Gravina (l'innocenza) e dallo stesso Cruciani Totò (la saggezza della vecchiaia). Il gruppo rimane titubante per tutta la durata del film, nessuno riesce con convinzione ad abbracciare quello spirito nuovo che viene riflesso dalla società del benessere, nemmeno il protagonista, "il Pantera", che solitario in un'opera di autoconvincimento continua a ripetere: «È sc-sc-scientifico!», quindi moderno, quindi giusto, legale, morale.



                                                                     Commedia all'italiana

il vigile250px-SolitiIgnotiposter 1520249343153.jpg--nel_1965_vince_di_nuovo_de_sica0627_i_mostri


Lo stile chiamato "Commedia italiana" è nato in Italia negli anni cinquanta e si è evoluto fino alla fine degli anni settanta. Il nome di questo stile è ispirato a uno dei suoi film di maggior successo "Divorzio all'italiana" di Pietro Germi.
 Questo genere è caratterizzato dalla creazione di commedie brillanti, in cui il semplice umorismo è tuttavia sostituito da una satira sulle abitudini e i costumi della società italiana del dopoguerra. È una satira caratterizzata da una sostanziale amarezza, una satira “impegnata”, che nasconde, ma allo stesso tempo rivela, una profonda critica della società italiana dell'epoca.
 La commedia italiana non è una commedia leggera e disimpegnata simile a quella del cosiddetto "neorealismo rosa", ma è una commedia ispirata al neorealismo, che propone una narrazione di temi aderenti alla realtà, trattata ironicamente per sviluppare una satira critica sul evoluzione della società italiana in quegli anni.
 Il boom economico, i risultati sociali, il cambiamento di mentalità e costumi, la nascita di una nuova relazione con il potere e la religione, la ricerca di nuove forme di emancipazione economica e sociale, nel mondo del lavoro, della famiglia e del matrimonio, sono i temi tracciati nei film appartenenti a questo genere.
 Tra gli argomenti più discussi, c'è una critica delle istituzioni, della burocrazia, del nord e del sud, della persistenza della povertà e dell'emarginazione nonostante il risveglio economico: questi temi sono sempre trattati in chiave ironica.
Questo genere combina quindi elementi comici e drammatici, affrontando temi di interesse sociale e politico con un tono ironico, mettendo in luce le contraddizioni del paese e dei suoi cittadini.
 Questo stile incorpora anche la necessità per gli autori di staccarsi dal neorealismo, che sebbene fosse probabilmente "lo stile italiano" per eccellenza, poneva troppi limiti alla creatività dei registi.
Quindi tornano a utilizzare gli studi di Cinecittà, le parti nei film sono affidate a attori professionisti, che determinano il successo di questo stile, gli argomenti trattati sono più attuali, ma soprattutto i registi abbandonano la tipica narrazione pedagogica e drammatica del neorealismo.

 Questi cambiamenti sono stati molto apprezzati dal pubblico italiano che è tornato in massa nei cinema per godersi film divertenti che hanno sempre tenuto un riflesso critico della realtà.

 Dopo molti grandi successi, la commedia italiana iniziò a declinare verso la fine degli anni Settanta, sia per la scomparsa di quegli attori e registi che avevano decretato il loro successo sia, e soprattutto, per il cambiamento delle condizioni socio-economiche e politiche dell'Italia del tempo. La progressiva esacerbazione dello scontro politico e sociale in Italia negli anni Settanta, con l'irruzione del terrorismo, la crisi economica e un diffuso senso di insicurezza, finì infatti per estinguere il sorriso ironico della Commedia italiana all'inizio, per essere sostituito da una visione della realtà sempre più aspra e drammatica.

 Tra le prime opere più famose di questo tipo citiamo:

 I soliti ignoti, 1958, di Mario Monicelli; Il vedovo, 1959, di Dino Risi;  Il vigile 1960, di Luigi Zampa;  Divorzio all’italiana, 1961, di Pietro Germi;  La ragazza con la valigia, 1961,di Valerio Zurlini;  Il sorpasso, 1962, di Dino Risi; Ieri, oggi, domani 1963, di Vittorio De Sica;  Il boom, 1963, di Vittorio De Sica;  I compagni, 1963, di Mario Monicelli;  I mostri, 1963, di Dino Risi;  Sedotta e abbandonata, 1964, di Pietro Germi;  I complessi, 1965, di Luigi Filippo D’Amico, Dino Risi, Franco Rossi; Signore & signori, 1965, di Pietro Germi;  Made in Italy, 1965, di Nanni Loy;  La ragazza con la pistola, 1968, di Mario Monicelli;  Il medico della mutua, 1968, di Luigi Zampa; In nome del popolo italiano, 1971, di Dino Risi; Mimì metallurgico ferito nell’onore 1972, di Lina Wertmüller; Pane e cioccolata, 1973, di Franco Brusati; Amici miei, 1975, di Mario Monicelli.

Materiale tratto da:
 https://italythruitaliancinema.wordpress.com/special-topics/italian-commedy/

I soliti ignoti, scena della terrazza




 Il vigile 1960, di Luigi Zampa
 

Divorzio all'italiana:




Marcello Mastroianni

 

Il sorpasso di Dino Risi




I mostri di Dino Risi

 

Ieri, oggi e domani di Vittorio De Sica





https://www.youtube.com/watch?v=la6ywfzWFBA

https://www.youtube.com/watch?v=-z7KoEd-y0A

Scene di Amici miei 1975

https://www.youtube.com/watch?v=N-qpH-wDlNk


ALBERTO SORDI: Storia di un Italiano

 Generalmente Totò e Alberto Sordi sono considerati i più grandi attori comici del cinema italiano: questo perché essi soltanto hanno saputo imporre una “maschera”, un tipo così forte da rimanere impresso da più generazioni a questa parte nella memoria collettiva della cultura italiana di fatto però soltanto in essa, data l’inesportabilità della comicità troppo legata a caratteri prettamente nazionali di due uomini tanto conservatori nella vita quanto dirompenti nell’arte.La maschera del grande comico napoletano viveva però di luce propria, poiché le farse cinematografiche spesso intitolate a suo nome che gli hanno dato il successo popolare erano puri canovacci, semplici pretesti per permettergli di esibirsi nei suoi geniali frizzi e lazzi da Commedia dell’Arte: Totò infatti è un personaggio proverbiale, un modo di dire, ed è attorno alla sua figura che ruota tutto il film.La maschera del popolare attore romano, oggetto del mio lavoro, aveva al contrario la sua forza espressiva proprio perché inserita nella società italiana e nelle evoluzioni del suo costume. A Sordi va infatti riconosciuta la paternità della cosiddetta “commedia all’italiana” (“il neorealismo a sfondo satirico”, come ha giustamente sostenuto lui in più occasioni), il genere più popolare e di maggior successo commerciale del nostro cinema, per molti anni guardato con sospetto se non con disprezzo dalla critica.
 È Sordi, infatti, che ha inventato dal nulla un personaggio sostanzialmente negativo, che si è riscattato solo nella trilogia sulla guerra, l’armistizio e la Resistenza composta da quei tre capolavori assoluti della storia del cinema italiano che sono La grande guerra, Tutti a casa e Una vita difficile. Al contrario di Totò, che ha sempre impersonato una maschera positiva, gli italiani hanno fatto fatica ad accettare all’inizio quella di Sordi proprio per questo, non essendo abituati a ridere dei difetti, a maggior motivo se propri e ancor di più se mostrati in tutta la loro abiezione.Sordi ha continuato a interpretare solo commedia all’italiana. In questo simile a lui è stato Manfredi, il cui personaggio però aveva delle caratteristiche la maggior parte delle volte positive: si può dire che egli sia stato infatti l’unico eroe positivo della commedia all’italiana, e tuttavia proprio la sua ritrosia ad affrontare ruoli negativi non poteva metterlo sulla stessa posizione preminente di Sordi nel satireggiare i difetti degli italiani anche i più obbrobriosi.Ed è stato infatti sempre Alberto Sordi a portare alle estreme conseguenze la commedia all’italiana, in Un borghese piccolo piccolo, che ne segna appunto la fine nel 1977.

Presentazione

Commedia all'italiana

1 commento:

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