Archivio blog

domenica 29 settembre 2019

I complementi

I complementi

I complementi sono elementi della frase che hanno la funzione di completare, a vario titolo e in modi di versi, il significato dello schema di base della frase, costituito dal soggetto e dal predicato:

Alcuni di essi, come sappiamo, sono “argomenti” obbligatori del verbo, in quanto sono necessari per il significato stesso della frase (“Il nonno ha devoluto la pensione ai terremotati”); altri, invece, sono sintagmi che pur non essendo necessari al significato della frase, arricchiscono con espansioni o determinazioni uno degli elementi della frase (“Il nonno di Paolo ha devoluto la pensione
di novembre ai terremotati dell’India”) o l’intera frase (“ Il mese scorso, il nonno
ha devoluto la pensione ai terremotati”).

I complementi – necessari e non necessari – in base alla forma, o meglio al modo in cui si collegano all’elemento che “completano”, si distinguono in:

- complementi diretti, quando si uniscono direttamente all’elemento da cui dipendono senza l’aiuto di una preposizione: “Paolo legge un libro”;

- complementi indiretti, quando sono introdotti nella frase o si uniscono all’elemento da cui dipendono per mezzo di una preposizione, semplice o articolata:
“Paolo ha scritto una lettera alla nonna”; “Il babbo andrà a Roma con un collega”;

- complementi avverbiali, quando sono costituiti da avverbi o da locuzioni avverbiali
che completano il significato del verbo, dell’aggettivo, del nome o dell’avverbio cui si riferiscono precisandolo o modificandolo: “Luca ha salutato gli ospiti gentilmente”;
“Laura viene a trovarci spesso”; “Io vivo qui”.

Il complemento diretto per eccellenza è il complemento oggetto.


Il complemento diretto risponde alle domande:
chi? che cosa?

Il complemento oggetto è l’elemento della frase che completa il predicato verbale precisando l’oggetto dell’azione espressa dal verbo e unendosi al verbo direttamente, senza l’aiuto di alcuna preposizione:

Esso è il complemento essenziale dei verbi transitivi. Solo i verbi transitivi, infatti, permettono il passaggio diretto (il “transito”) dell’azione compiuta dal soggetto su un oggetto.
 La maggior parte dei verbi transitivi, anzi, ha bisogno come “2 argomento” di un complemento
oggetto per esprimere il proprio significato e dare un senso alla frase:

 Il leone afferrò (?).
Il leone afferrò * la preda.
I verbi intransitivi, invece, non possono avere il complemento oggetto perché in essi l’azione espressa dal verbo non può passare direttamente su alcun oggetto.
Tuttavia, alcuni verbi intransitivi possono reggere un complemento oggetto quando questo è rappresentato da un nome che ha la stessa radice del verbo o esprime un significato affine a quello del verbo: “Il nonno ha vissuto una vita serena”; “Il poveretto pianse lacrime amare”.
Questo particolare tipo di complemento oggetto è chiamato complemento dell’oggetto interno, in quanto rappresenta il contenuto stesso dell’azione.

 Per riconoscere con sicurezza il complemento oggetto di una frase basta provare a volgere la frase
dalla forma attiva a quella passiva.

Se la frase contiene effettivamente un complemento oggetto, la trasformazione è senz’altro possibile,
e quello che nella frase trasformata è diventato il soggetto nella frase attiva era il complemento oggetto: “Paolo ha mangiato una mela = Una mela è stata mangiata da Paolo”; “(Io) ho comprato dei
nuovi dischi = Dei nuovi dischi sono stati comprati da me”.


Il complemento oggetto è il complemento diretto per eccellenza e, quindi, si unisce direttamente al v erbo senza l’aiuto di alcuna
preposizione. Talvolta, però, esso è introdotto dalla preposizione di (del, dello,
della, dei, degli, delle) che funge da articolo partitivo e che dà all’oggetto un
senso indefinito o lo porta a indicare una quantità generica:
Ho invitato degli amici (= alcuni amici).
Paolo ha portato dell’uva (= un po’ di uva).

Complemento oggetto partitivo.

Il complemento oggetto partitivo, nonostante la preposizione di, non può essere confuso con il complemento di specificazione né con il complemento partitivo. Infatti, a parte la differenza di significato, il complemento oggetto dipende sempre da un verbo (“Mangio del pane”), mentre il complemento di specificazione dipende per lo più da un nome (“Mi piace il profumo del pane”) e il complemento partitivo indica il tutto di cui il nome o il pronome che lo regge indica una parte:
“Uno di voi deve uscire”.

Il predicativo dell’oggetto o complemento predicativo dell’oggetto è un aggettivo o un nome che serve a completare il significato del verbo, dicendo (“predicando”) qualcosa del complemento oggetto:

I critici considerano questo film un capolavoro

Hanno il predicativo dell’oggetto gli stessi verbi che, in forma passiva, reggono il predicativo del soggetto: i verbi appellativi (chiamare, soprannominare, definire ecc.); elettivi (eleggere, scegliere, nominare ecc.); estimativi (stimare, giudicare, ritenere ecc.); effettivi (rendere, ridurre, fare, far diventare ecc.):

I compagni hanno eletto Paolo capoclasse.

La costruzione del predicativo dell’oggetto si può avere anche con verbi che propriamente non rientrano nelle quattro categorie sopra ricordate. Ciò accade tutte le volte che il complemento oggetto è determinato da un aggettivo o da un nome che ne predicano qualcosa, cioè che dicono qualcosa su di esso:
Ti vedo stanco. Alessandro Magno ebbe come (oppure per) maestro Aristotele. Non prendere a (oppure come) modello Luca. La banca lo ha assunto in qualità di cassiere.

I complementi indiretti

I complementi indiretti sono numerosissimi e vari. Alcuni di essi sono o possono essere “argomenti” “obbligatori” del verbo, sono cioè elementi essenziali per dare un senso compiuto alla frase; altri, invece, sono semplici espansioni del soggetto, del predicato, di altri complementi o dell’intera frase.

Il complemento di specificazione


 Il complemento di specificazione risponde alle domande: di chi? di che cosa?

Il complemento di specificazione spiega o precisa il significato generico del nome da cui dipende. È introdotto dalla preposizione di, semplice o articolata:

 Il rapporto di specificazione che questo complemento stabilisce tra il nome da cui dipende e il nome che regge può assumere valori diversi:

L’insegnante di italiano è assente.

-  può esprimere possesso o appartenenza: “Siamo venuti con l’automobile di Piero”; “Questo libro è del nonno”;
-  può esprimere un rapporto di parentela: “Lo zio di Marco è un ingegnere elettronico”;

-  può equivalere a un aggettivo dal quale spesso può essere sostituito in funzione di attributo:

“Le feste di Natale (= le feste natalizie) sono ormai vicine”.


Oltre che da un nome retto dalla preposizione di, il complemento di specificazione può essere costituito dalla particella pronominale ne, che tra i suoi valori più frequenti ha appunto quello di specificazione (= di lui, di lei, di loro ecc.): “Hai voluto un cane: adesso devi averne cura (= avere cura di lui)”; “Te ne devi occupare tu (= Ti devi occupare tu della cosa)”.


Il complemento partitivo indica il tutto di cui la parola che lo regge indica una parte.

È introdotto dalle preposizioni di o tra (fra):

Uno di noi deve uscire. Pochi dei presenti hanno riso. Tra le ragazze, due o tre sono davvero brave.

Il complemento partitivo per lo più dipende:

Il complemento partitivo per lo più dipende:

-  da un nome indicante quantità: “La maggior par te degli insegnanti ha aderito allo sciopero”;

-  da un numerale: “Quattordici dei consiglieri hanno votato a favore”;

-  da un aggettivo di grado superlativo relativo: “Paolo è il più alto fra i suoi compagni”;

-  da un pronome interrogativo: “Chi di voi ha parlato?”;

- da un pronome indefinito: “Alcuni dei nostri amici sono già partiti”.


Il complemento di denominazione risponde alla domanda:

di quale nome?

Il complemento di denominazione determina con un nome specifico – per lo più un nome proprio – il nome generico che lo precede.

 È introdotto dalla preposizione di e determina per lo più:

-  un nome geografico, come città, isola, penisola, regno, repubblica, comune:
“La città di Roma”; “L’isola d’Elba”; “Il regno d’Olanda”;

-  un nome generico come nome, cognome, soprannome, pseudonimo, epiteto,
titolo: “Secondo Tranquilli è noto con lo pseudonimo di Ignazio Silone”;

“Il nonno ha ricevuto il titolo di cavaliere”;

-  il nome mese: “Il mese di febbraio è molto rigido”.

Il complemento di termine

Il complemento di termine indica la persona, l’animale o la cosa a cui è rivolta o destinata l’azione.
È introdotto sempre e soltanto dalla preposizione a:

Bisogna mettere delle toppe al maglione.

Il complemento di termine risponde alle domande:

a chi? a che cosa?

Il complemento di termine può dipendere:

- da verbi transitivi o intransitivi, di cui costituisce spesso il completamento obbligatorio come “3 argomento”: “Paolo ha regalato gli sci a Gino” o anche come “2 argomento”: “Quel libro appartiene a Laura”;
-  da aggettivi come caro, fedele, grato, contrario, dannoso, uguale, simile ecc.: “Quell’uomo è rimasto sempre fedele ai suoi ideali”.

Il complemento d’agente

 Il complemento d'agente rispondono alle domande:

da chi? da che cosa? a opera di chi?

Il complemento d'agente indica l’essere vivente –persona o animale – da cui viene compiuta l’azione
espressa da un verbo passivo:

Questo grattacielo è stato costruito dal nonno.
Quando l’azione viene compiuta da un essere inanimato, anziché di complemento
d’agente si parla più propriamente di complemento di causa efficiente:

Il tiro dell’attaccante fu respinto dal palo.

Come si vede dagli esempi, i complementi d’agente e di causa efficiente sono introdotti dalla preposizione da semplice o articolata. Essi possono anche essere costituiti dalla particella pronominale ne (= da esso, da essa, da essi ecc.):

 “Ho assistito alla scena e ne sono rimasto sconvolto”.


 Il complemento di causa

Il complemento di causa indica la causa di quanto è espresso dal verbo da cui dipende. È introdotto dalle preposizioni per, di, a, da, con o dalle locuzioni prepositive a causa di, a motivo di, a cagione di, per via di:

 Il complemento di causa può dipendere anche da nomi o da aggettivi di cui determina
il significato:

“L’ha stroncato la felicità per la recente promozione”;
“Sono felice per la tua guarigione”.

 Il complemento di fine o scopo

Risponde alle domande: per quale fine? con quale fine? con quale scopo?

Il complemento di fine o scopo indica l’obiettivo o lo scopo in vista del quale si compie l’azione espressa dal verbo. Esso è introdotto dalle preposizioni per e da e anche, più raramente, in, a, di oppure dalle locuzioni prepositive allo scopo di, a scopo di, in vista di, al fine di e simili:

 Lavoriamo per l’allestimento della mostra. Bisogna costruire uno sbarramento a protezione del centro abitato.


 Il complemento di mezzo o strumento indica il mezzo o lo strumento di cui ci si serve per compiere un’azione. Risponde alle domande: per mezzo di chi? per mezzo di che cosa?

È introdotto dalle preposizioni con, per, a, in, di, mediante, attraverso oppure dalle locuzioni prepositive per mezzo di, grazie a, per opera di:

 I ladri hanno forzato la finestra con una le va. Siamo arrivati in aereo. Quell’uomo vive di espedienti. Ho avuto sue notizie attraverso Antonio. Voglio essere pagato in contanti. Grazie a quella
cura, la sua salute è molto migliorata. La zia non ama viaggiare in treno. Paolo ha giocato al pallone tutto il giorno. Hai chiuso a chiave il portone? Ho visto una bella barca a vela. Quando hai
adottato l’illuminazione al neon? L’invenzione del motore a scoppio ha rivoluzionato i trasporti.


 Il complemento di compagnia

Il complemento di compagnia indica l’essere animato con cui ci si trova in una certa situazione o con cui si compie o si subisce una determinata azione. È introdotto dalla preposizione con o dalle locuzioni prepositive insieme con, assieme a, in compagnia di:

 Risponde alle domande: in compagnia di chi? insieme a chi?

Vado al cinema con Laura. Verrò insieme con mio fratello. Ho passato il pomeriggio in compagnia di Carlo ed Elena.


 Il complemento di rapporto o di relazione indica l’essere animato o la cosa con cui viene stabilito un
determinato rapporto. Dipende da v erbi indicanti relazioni reciproche (discutere, comunicare, litigare, allearsi, parlare, combattere, incontrarsi ecc.) e da nomi derivanti da tali verbi (accordo, riunione, incontro, comunicazione ecc.) ed è introdotto dalla preposizione con:


Il complemento di rapporto risponde alle domande: in rapporto con chi? con che cosa? tra chi? tra che cosa?

 Quell’uomo litiga con tutti. Ho parlato bene di te con Laura. Ho avuto una lunga discussione con mio padre a proposito delle chiavi di casa. La nostra ditta ha stabilito ottimi rapporti con la Cina.


 Spesso il complemento di rapporto indica due elementi o anche un intero gruppo di elementi tra i quali si stabilisce un determinato rapporto. In questo caso, il complemento è introdotto dalla preposizione tra (o fra): “Tra la pizza e la focaccia non c’è molta differenza”; “Fra colleghi queste cose non dovrebbero succedere”; “Tra i giocatori della squadra c’è molto affiatamento”;
“Abbiamo discusso la cosa fra noi”.

 Il complemento di unione

 Risponde alla domanda: in unione con che cosa?

Il complemento di unione indica la cosa insieme alla quale si compie un’azione alla quale un’altra cosa è fisicamente collegata o mescolata. È introdotto dalla preposizione con o dalle locuzioni prepositive insieme con, insieme a:

Paolo è partito con troppi bagagli. Vorrei una porzione di arrosto con patate.
Sono complementi di unione anche quelli introdotti dalla preposizione a in
espressioni come “pasta alle vongole”, “maccheroni al ragù”, “risotto ai funghi”, “tè al limone”. La preposizione a, infatti, in questo caso indica l’unione tra i due ingredienti del piatto o della bevanda. Diverso è, invece, il caso di espressioni come “spaghetti alla carbonara” o “risotto alla marinara”: in questo caso, infatti, la preposizione a indica il modo in cui i piatti sono cucinati.

 Il complemento di modo o maniera

Il complemento di modo o maniera indica il modo in cui si svolge un’azione o si verifica una circostanza. È introdotto dalle preposizioni con, di, a, per, da, secondo,
in oppure da locuzioni prepositive come alla maniera di, al modo di e simili:

Paolo studia con diligenza. Antonio fa sempre tutto di testa sua.
L’uomo camminava a passi lenti. Nel risotto alla milanese si mette
un po’ di zafferano. Studiate a memoria questa lirica di Leopardi.
Il pubblico assiste alla scena in silenzio.

Spesso il complemento di modo è espresso direttamente da un avverbio di
modo (bene, male, coraggiosamente, rapidamente ecc.) oppure da una locuzione
avverbiale di modo (alla rinfusa, alla carlona, alla chetichella, a malincuore
ecc.) che formano quello che propriamente si chiama un complemento
avverbiale di modo: “Il nonno ama mangiare bene”; “Questa notte ho
dormito malissimo”; “Non riporre gli abiti alla rinfusa”. Lo stesso complemento
di modo, del resto, è in genere sostituibile con un a vverbio di modo:
“Paolo studia con diligenza. Paolo studia diligentemente”.





Nessun commento:

Posta un commento