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lunedì 23 settembre 2019

Il cinema politico di Nanni Moretti

Il cinema di Nanni Moretti

 Nanni Moretti occupa da oltre venticinque anni un posto di assoluto rilievo nel panorama del cinema italiano. I suoi lavori, dagli esordi (La sconfitta e Paté de Bourgeois, 1973, Come Parli Frate?, 1974, Io Sono un Autarchico, 1976, Ecce Bombo, 1978) fino all'ultimo episodio (La Stanza del Figlio, 2001), hanno sempre provocato dibattiti e discussioni, analisi e controanalisi, apprezzamenti e polemiche, finendo comunque per ingigantire la figura di un autore (nel senso più completo del termine) che ha saputo modificare il vigente linguaggio cinematografico e ridare respiro ad una filmografia italiana che proprio negli anni '70 e '80 ha attraversato il suo momento di più acuta crisi. Molto è già stato detto, scritto e ripetuto riguardo alle accezioni sociologiche, socio-politiche e semifilosofiche delle sue opere, per cui non andremo qui a ribadire concetti già abbondantemente sviscerati nel campo critico del settore. Ci occuperemo invece di una caratteristica a nostro avviso ben presente e ben costante nel percorso artistico del regista di Brunico: l'inettitudine a vivere dei suoi personaggi.
  Moretti è stato importante per far nascere un nuovo modello di sviluppo nel cinema italiano. Egli ha dimostrato: 1) si può entrare nel cinema da una via che non sia quella tradizionale dell’industria e della professione. Moretti inizia con dei Super8 autoprodotti e poi lavora in 16 mm, non ha fatto il CSC, non ha cercato di imparare il mestiere né di imporsi nel cinema professionale. Il suo lavoro scaturisce dalla cinefilia “Nouvelle Vague” e dall’istruzione universitaria (il Damsdi Bologna). Realizza il suo primo lmnel primo anno di grande crisi del cinema italiano, il 1976 quello però di Cadaveri eccellenti di Rosi o Todomodo di Petri. 2) Moretti diventa subito il cineasta di riferimento di una intera generazione.
 Nei film di Moretti si ride per le battute e le situazioni ma non siamo dentro la commedia all’italiana. Inoltre il fondo tragico (o tragi-comico) e moralista dei suoi film lo ha portato lontano dall’esperienza artistica dei “nuovi comici”. Allo stesso Moretti si deve la formula per definire i propri lavori, quella del film “divertente che fa soffrire”.4) Al centro di un cinema dalla trama “debole” c’è sempre una forte tensione etico-politico.5) A differenza della generazione dei grandi registi “politici” del passato alle prese con grandi temi (la Mafia, il terzo mondo, la speculazione edilizia, l’autoritarismo nella polizia o nella fabbrica), Moretti parte dal privato e dal quotidiano, secondo un celebre slogan: “il personale è politico”.

Il caso del film " Caro Diario" (1993)

 I protagonisti del film sono: Nanni Moretti, Silvia Nono, Renato Carpentieri, Antonio Neiwiller.  

Trama:in tre episodi (In vespa, Isolee Medici), nel primo siamo a Roma in agosto e Moretti girovaga in moto. Dopo aver osservato delle coppie ballare, incontra per caso Jennifer Beals, poi va a vedere Henry-Pioggia di sangue (John McNaughton, 1999 ) che trova brutto e violento. Decide di fare un terzo grado a un critico che lo ha lodato, infine arriva sulla tomba di Pasolini a Ostia. In Isole, la parte più disimpegnata e divertente, incontra un amico che non ama la televisione. Girano le Eolie fino a quando la tranquillità e la solitudine non fanno esplodere l'amico, che si converte a Beautiful e a Chi l'ha visto? e fugge verso il continente. Medici è la cronistoria, con una ripresa iniziale autentica, della malattia contratta da Moretti. Diagnosi e medicine sbagliate, medici poco disposti ad ascoltare. Poi il paradosso finale: la presunta malattia della pelle era un tumore benigno i cui sintomi erano riportati in una semplice enciclopedia.Da molti considerato il suo capolavoro, in Caro diario(Premio per la regia al Festival di Cannes) si passa da un sentito omaggio a Pasolini e alla città di Roma, alla ironica critica del cinema e della tv, fino alla scoperta di un tumore benigno. La forma diaristica (cfr. il Wim Wenders di DerHimmelüberBerlin, 1987), già esplicita e dichiarata nel titolo, qui si mescola ad una sorta di autobiografia personale e politica. Moretti non straparla di sé come spesso accade, trovando una felice e originale forma di equilibrio filmico.

Contenuto del film

 Non un’autobiografia ma un vero e proprio diariocome promette il titolo cioè la realtà del proprio punto di vista raccontata attraverso il cinema (per questo non sono “episodi” i tre segmenti che compongono il film ma “capitoli”, come sono “capitoli” quelli che compongono la propria vita). La prospettiva è sì quella del regista-attore ma lo sguardo, nel primo segmento del film, che mostra una Roma inedita, raramente è il suo. “Che bello sarebbe” sogna il regista “un film fatto solo di case...”. Sono pochissime, però,le soggettive: Moretti, infatti, è sempre in scena e anche nelle lunghe gite a bordo della vespa lo sguardo è sempre quello di chi lo segue(e in caso di chi lo anticipa). Figurativamente, e narrativamente, è un invito a metterci in scia,ad accodarci, a guardare con lui.Forza centripeta del film, il regista/protagonista impegna la cornice del quadro secondo tutta la scala messa a disposizione dalla grammatica del cinema, dai campi lunghissimi ai primissimi piani.

La seconda dinamica mossa dal film riguarda il senso di svuotamento. In estate si svuota Roma, sì da consentire veloci spostamenti nelle strade deserte in totale libertà, ma anche le sale cinematografiche, che proiettano solo film orribili. Si svuotano di senso i percorsi esistenziali di una generazione che ha combattuto battaglie ideologiche in modo acritico e si votano al qualunquismo i loro discorsi e giudizi (i personaggi del film fittizio che piangono sul loro imborghesimento e sulla loro perdita d’ideali). Anche il Paese, con l’approssimarsi del nuovo secolo, soffre di vuoti e sente maggiormente le mancanze. 

Scene del film Caro Diario:






Film consigliato di Nanni Moretti: Palombella rossa, Ecce Bombo






 
 

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