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domenica 22 settembre 2019

Il neorealismo nel cinema italiano

 Il Neorealismo

Con il termine "Neorealismo" si indica una tendenza della cultura italiana tra la fine degli anni trenta e la metà degli anni cinquanta che ha avuto le sue principali espressioni nella letteratura e nel cinema. Il termine fu usato per la prima volta nel 1931 in riferimento al romanzo di Moravia Gli indifferenti, ma già alcune altre opere di quegli anni mostravano la tendenza a una riscoperta della realtà quotidiana e a uno stile che la ritraesse nel modo più credibile.Furono però la seconda guerra mondiale, la Resistenza e le condizioni dell'Italia nel secondo dopoguerra a dare l'impulso maggiore allo sviluppo del Neorealismo.

  Le tematiche principali del neorealismo nella produzione cinematografica erano :
 1)Rappresentazione della vita quotidiana, documentando ed esprimendo ciò che davvero rappresenta la realtà di quel periodo
 2)La borghesia durante il fascismo,indagando sulle problematiche interne alla classe borghese più che mettendo in luce le contraddizioni poste dal conflitto con la classe operaia e contadina.
 3)Il problema del meridione in Italia, di cui si erano occupati sia uomini politici e storici, come Nitti, Gramsci e altri, sia letterati di rilievo come Verga e il primo Pirandello, ebbe origine con la formazione stessa dello stato unitario e, fino alla Prima Guerra. Il fascismo, non solo non risolse le difficoltà della classe contadina del sud, ma le aggravò grazie ad una politica che favorì le classi al potere.

 4)La miseria durante il fascismo, la guerra e il dopoguerra. Nella migliore tradizione del verismo e del naturalismo ottocentesco, la stragrande maggioranza dei film e delle opere letterarie, qualunque fosse la loro tematica fondamentale, hanno toccato il problema della miseria materiale e spirituale della popolazione italiana negli anni difficili del fascismo, della guerra e del dopoguerra.
5)La problematica relativa all’impegno politico è uno dei temi più discussi ed importanti della storia del neorealismo perché coinvolse tutti gli intellettuali del tempo.
 6)La resistenza è stato l’ultimo e più drammatico atto della lotta contro il fascismo e l’antifascismo in Europa durante la Seconda Guerra Mondiale.c’è un forte desiderio corale di raccontare, dopo la fine della dittatura fascista, le esperienze vissute durante la guerra e l’esperienza partigiana, poi c’è un maggiore intensità nell’approfondimento dei valori umani e morali che sono stati alla base della resistenza, e infine l’espressione di una maggiore consapevolezza politica che ha portato molti intellettuali ad aderire al PCI che aveva avuto un ruolo fondamentale nella lotta per la liberazione. Anche la filmografia del neorealismo ha affrontato il problema della resistenza con opere di grande valore artistico, di cui alcune originali, come Roma città aperta e Paisà di Rossellini.

Estetica del neorealismo

 Il cinema Neorealista voleva fornire la riproduzione della realtà e dei fatti senza essere influenzato da pregiudizi o ideologie: questa è sicuramente una delle grandi illusioni del neorealismo. Questo obiettivo è stato perseguito attraverso un adattamento di tipo documentario del film.
Da qui il rifiuto dell'uso degli studi cinematografici (che riconduce alla finzione) e la preferenza per l'uso di attori non professionisti.
In realtà, il neorealismo con i suoi registi hanno mescolato immaginazione e realtà consapevoli di creare una nuova costruzione sociale della realtà.

Tuttavia, il cinema neorealista non ha mai catturato le grandi masse rimanendo un cinema di élite. 
Il neorealismo giocava con gli stereotipi del bene e del male mescolando tragedia e ironia con l'obiettivo di enfatizzare la tragedia della vita.
Inoltre, il neorealismo è stato fortemente criticato e ostacolato soprattutto dai leader del partito democratico cristiano (che ha governato dal dopoguerra e per i successivi 40 anni) che vedevano in questo cinema uno strumento pericoloso di propaganda comunista.


 I tre registi più importanti del neorealismo: De Sica, Rossellini, Visconti
 Si può affermare che le fondamenta del neorealismo sono state create da questi tre registi che vanno oltre ad ogni immaginazione.

Rossellini, il caso di " Roma città aperta"

 
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 Inizierei citando quello che forse è il manifesto del Neorealismo ovvero "Roma città aperta" prodotto dal grande Roberto Rossellini.
 Rossellini era uno sperimentatore che trova nel documentario una possibilità di espressione che lo attrae e che gli consente di divulgare temi culturali presso il pubblico di massa, dando vita a una sua idea, del tutto originale, di "televisione didattica". Rossellini voleva "che il cinema servisse come mezzo di conoscenza, che avesse un valore culturale, che fosse un’apertura della coscienza" e questo fu l'obiettivo di tutta la sua lunga carriera.
 Roma città aperta è uno dei film della storia del cinema italiano che più di tutti ha saputo coniugare impegno politico, riflessione storica e capacità artistiche. Fedele alla nuova politica del cinema in strada il film di Roberto Rossellini mette in campo tutte le figure del dopoguerra senza rinunciare ad una presa di posizione rigida: Marina per esempio (attrice collaborazionista espressione del cinema dei “telefoni bianchi”) che tradisce il suo uomo (partigiano) è a sua volta vittima del materialismo sterile del fascismo sottomesso all’autorità tedesca; l’insieme dei condomini come nucleo popolare si muove come in difesa dell’intera libertà nazionale; Pina (rappresentante della disperazione italiana) rifiuta di farsi sposare da un prete fascista (denuncia così il collaborazionismo tra alcune forme di cattolicesimo e il regime); Marcello (il figlio di Pina) che chiede a Francesco se il giorno dopo il matrimonio potrà chiamarlo papà, pone in luce le nuove radici del nuovo stato italiano liberato; i nazisti come esempi assurdi e grotteschi di un dominio ferreo ed inumano nel nostro paese (il contrasto tra gli ambienti, quello popolare e il salotto dei gerarchi) soprattutto di fronte all’impossibilità del maggiore Bergman nell'ottenere informazioni dagli interrogati. Roma città aperta è anche un film che ha il sapore del rinnovamento, non solo stilistico, ma anche ideologico, che quindi recupera una parte della Chiesa che durante il conflitto seppe prendere una posizione contraria al regime (la fucilazione di don Pietro) ma che esalta soprattutto la figura e l’impegno dei combattenti. Roma città aperta è un film che nonostante la sua tragedia guarda al futuro in maniera ottimistica: i figli del popolo che ritornano verso la città dopo la fucilazione del prete, una nuova marcia su Roma.

 


 2.2 Vittorio De Sica. Il caso ” Ladri di Biciclette”


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Vittorio De Sica, nato a Sora il 7 luglio 1901, oltre a essere un acclamato attore, è considerato insieme a Visconti e Rossellini uno dei padri del neorealismo italiano. I suoi film più famosi sono: "I bambini ci guardano - (1942)", "Sciuscià (1946)", "Ladri di biciclette (1948)", "Umberto D (1951)".

 Con “Ladri di biciclette” (1948), sceneggiato da Zavattini e interpretato da attori non professionisti, il linguaggio del neorealismo giunge a una piena maturazione. La storia dell’attacchino Antonio, derubato della sua bicicletta, che vagabonda per Roma insieme al figlioletto cercando di recuperarla, resta una pietra miliare nella cinematografia di tutti i tempi.
 Considerato il capolavoro assoluto di De Sica e tratto dal libro omonimo di Luigi Bartolini, il film fu sceneggiato da Cesare Zavattini. La Roma del 1948, non mero sfondo della vicenda bensì protagonista insieme ai personaggi principali, è una città devastata dalla guerra che ha iniziato appena il lento cammino verso la ricostruzione. Siamo a Val Melaina, estrema periferia, dove i nuovi fabbricati ospitano famiglie povere, sulle quali la ferita sociale della guerra si ripercuote in modo più forte. Antonio Ricci, operaio, padre di famiglia, dopo un lungo periodo di disoccupazione, ottiene finalmente un lavoro come attacchino municipale. Il lavoro richiede però l'uso della bicicletta che Antonio ha impegnato al Monte di pietà. Riscattata la bicicletta a prezzo delle lenzuola di casa, dalle quali la moglie Maria si separa sperando nello stipendio futuro del marito, Antonio fa appena in tempo ad attaccare il manifesto cinematografico di Rita Hayworth allorché due balordi gli rubano la bicicletta. Inizia così un mesto pellegrinaggio per Roma, in compagnia del figlioletto Bruno. Antonio s' imbatte nell'indifferenza generale, dapprima al commissariato dove gli agenti hanno tutt' altri problemi che ritrovare la bicicletta di un poveraccio, poi a Piazza Vittorio e a Porta Portese, mercati dellapovera gente, dove ognuno fa quel che può per arrangiarsi. A Porta Portese ad Antonio pare di vedere il ladro che parla con un mendicante, ma il giovane si dilegua mentre piove. Allora Antonio affronta il mendicante per farsi dire chi è il giovane, ma il mendicante, che visibilmente mente, gli dice di non conoscerlo e per questo lo insegue in chiesa, per la messa dei poveri, nella speranza di avere informazioni sulla sua bicicletta. Il mendicante riesce a dileguarsi..Il girovagare sommesso diventa disperato. Si reca
24persino dalla Santona, una donna che inganna il popolino con le sue previsioni. “O la trovi subito o non la trovi più”, gli dice appena esce dalla Santona s’imbatte subito nel ladro e allora comincia ad urlare che rivuole la bicicletta e che gli è stata rubata. Accorre anche una guardia, chiamata da Bruno (il figlio) ma l’omertà della gente di quella strada è enorme, tanto da sopraffare Antonio. Arrivato, poi, fuori dallo stadio, decide di rubare una bicicletta, ma viene inseguito e catturato dalla folla. Solo le lacrime di Bruno, che ha assistito all’inseguimento del padre da parte della folla, gli evitano il carcere. Antonio e Bruno si avviano verso la strada della disperazione, la città si fa buia e ostile.


 Luchino Visconti il caso” Ossessione”

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 Trama

L'ossessione è la storia di un disoccupato, Gino Costa, il quale si ferma in una casolare lungo il Po. Qui l'anziano Bragana gestisce uno spaccio con la giovane moglie Giovanna. La donna s'innamora del vagabondo e quando questi si rimette in viaggio, con un pretesto lo fa richiamare. Gino a sua volta fa allontanare con un trucco il Bragana, e diviene l'amante di Giovanna. Il marito non sospetta di nulla ed anzi offre a Gino una sistemazione. Gino non sopporta la situazione ed invita Giovanna a fuggire con lui; al suo rifiuto parte da solo per Ancona. Durante il viaggio fa amicizia con un girovago detto lo Spagnolo, che gli propone di unirsi a lui. Un giorno, il Bragana arriva ad Ancona con la moglie per esibirsi in un concorso come baritono dilettante, incontra Gino e lo invita a tornare con loro. Gino e Giovanna decidono di simulare un incidente stradale per liberarsi di lui. Il piano riesce ma, insospettisce la polizia. I rapporti tra Gino e Giovanna diventano tesi dopo il delitto. I due amanti si recano a Ferrara: qui
28Giovanna intasca l'assicurazione sulla vita del marito.Gino, credendosi strumentalizzato per interesse, lascia Giovanna per una ballerina, Anita. Quando Giovanna gli rivela d'essere incinta, i due si riconciliano e tentano la fuga. Ma la loro macchina finisce fuori strada: Giovanna muore nell'incidente, e Gino è raggiunto dalla polizia.

Caratteristiche del film

 
«Ossessione» è un film politico. Nelle intenzioni degli autori Gino doveva essere il simbolo stesso della libertà. Attraverso la descrizione realistica della vita di provincia, emerge il ritratto di quello squallido modello di esistenza piccolo-borghese rappresentato dal fascismo. Nel film non si allude mai al regime, né alcun indizio ci informa che la guerra è in atto. Tuttavia una serie di meschini personaggi minori (il prete, il controllore, i funzionari di polizia) rispecchiano una mentalità che è, in senso lato, fascismo. Lo stesso Bragana ne è il simbolo: non di autorità ma di mediocrità. È quel che si dice un «brav'uomo»: il suo atteggiamento verso Gino è improntato a cordialità e simpatia. Ma ciò nulla toglie a quei tratti ripugnanti che «giustificano» la sua uccisione: l'egoismo, il maschilismo, il paternalismo, il razzismo. Cioè le caratteristiche tipiche dell'uomo medio, che sono state il fondamento e l'eredità del ventennio. L'antifascismo di «Ossessione» riguarda soprattutto la qualità della vita.L'arrivo del vagabondo dà a Giovanna la sensazione di poter uscire dal suo stato di vessazione. Ma il loro sogno di «fuga» individuale e di ricomposizione del nucleo familiare con la nascita di un bambino, si risolve, come sempre avverrà in Visconti, in un fallimento. Toccava al personaggio dello Spagnolo il compito di aprire a Gino una diversa prospettiva di vita, sostituire la passione personale a quella politica. In realtà i suoi sforzi per distogliere Gino da Giovanna hanno più il sapore della gelosia, della relazione omosessuale, cui, quindi, Visconti attribuisce un significato contestatore, assimilandola inconsciamente al personaggio che vuole essere il portatore di valori positivi.Ugualmente portatrice di valori positivi, oltre che alternativa al triangolo familiare, sarà la ballerina-prostituta Anita.






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