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domenica 22 settembre 2019

Il cinema di Federico Fellini

Federico Fellini (Rimini 1920 - Roma 1993) è il più celebre regista italiano e uno dei maggiori autori dell'intera storia del cinema. Trasferitosi a Roma nel 1939, si distinse come collaboratore della rivista umoristica "Marc'Aurelio", dei programmi radiofonici dell'EIAR, dove conobbe Giulietta Masina (poi sua moglie e protagonista in vari dei suoi film), e di Aldo Fabrizi che lo introdusse nel mondo del cinema, coinvolgendolo nelle sceneggiature di "Avanti c'è posto" (1942) e "Campo de' fiori" (1943).
Nell'immediato dopoguerra collaborò come sceneggiatore ai film di Roberto Rossellini ("Roma città aperta", 1945, e "Paisà", 1946, per il quale fu anche aiuto-regista), Pietro Germi e Alberto Lattuada, insieme al quale diresse "Luci del varietà" (1950). La prima regia curata interamente da Fellini fu "Lo sceicco bianco" (1952), insolita commedia, amara e grottesca, sul mondo dei fotoromanzi, interpretata da Alberto Sordi, protagonista anche del successivo "I vitelloni" (1953), primo successo commerciale del maestro riminese. In seguito, ottenne consensi internazionali con due film interpretati magistralmente dalla Masina, "La strada" (1954) e "Le notti di Cabiria" (1957), e giunse alla consacrazione definitiva con "La dolce vita" (1960), viaggio nella mondanità romana letta come momento di crisi e passaggio verso una difficile modernità, fissato nella memoria collettiva anche grazie alla scena del bagno notturno di Anita Ekberg nella Fontana di Trevi.
Fellini firmò poi altri due capolavori della cinematografia mondiale con "8½" (1963), punto di riferimento del cinema di confessione e introspezione, e "Amarcord" (1974), acuta rilettura del periodo fascista che mescola i trasalimenti della memoria personale alla visionarietà onirica tipica del regista. Maestro insuperato nel fondere sogno e realtà, autobiografismo e deformazione grottesca, commozione e ironia, Fellini offrì la sua ultima prova con il melanconico "La voce della luna" (1990); premiato con l'Oscar già quattro volte per i film "La strada", "Le notti di Cabiria", "8½" e "Amarcord", vinse anche il quinto, quello alla carriera, nel 1993, pochi mesi prima della sua morte.

La Dolce Vita di Federico Fellini


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 Roma, fine anni Cinquanta. Marcello Rubini è l’annoiato cronista d’un noto rotocalco scandalistico, avvezzo a perlustrare gli affollati locali di Via Veneto in cerca dell’ennesimo scoop che coinvolga i divi della capitale. Accompagnato dal solerte Paparazzo, fotoreporter sfrontato, il giornalista vive immerso in una mondanità che, nella sua apparente dolcezza, illanguidisce sogni e aspirazioni. Incapace di realizzare i propri progetti di scrittore e d’investirsi anima e corpo nella sua relazione con Emma, l’uomo si lascia così trascinare dagli eventi del momento, crogiolandosi tra feste, ritrovi e avventure che durano lo spazio d’una notte e lo rendono sempre più stanco e insoddisfatto. A popolare questa colorita galleria d’incontri vi saranno, tra gli altri, una procace diva hollywoodiana, un intellettuale profondamente inquieto, un’instabile aristocratica e un’innocente ragazzina bionda, nel cui sorriso potrebbe celarsi il segreto di quella vita autentica cui Marcello aspira.

Contenuti del Film
 
La Dolce Vita è un film che racconta la trasformazione dell’Italia in un Paese che ha perso lo slancio della ricostruzione del dopoguerra, ha perso anche quella forza morale che gli veniva proprio dalla sconfitta e dalla necessità di rialzarsi e ricostruirsi. Quell’integrità che c'è nelle storie del neorealismo qui viene a mancare. Nei film neorealisti viene raccontata un’Italia povera ma che cerca di rialzarsi, mentre nel film di Fellini si racconta un senso di decadenza, di avvilimento morale che pervade un po’ tutti i personaggi. C’è un senso di realtà che sta cambiando, in un Paese che sta perdendo la propria innocenza e la propria voglia di riscatto; a livello generazionale, c’è un’innocenza perduta, un’impossibilità di tornare indietro e di recuperare certi errori.Un altro elemento importante è quello della fede contrapposta al tema della sessualità. Ci sono sequenze legate alla fede e molte situazioni e scene in cui Fellini racconta un nuovo modo di vivere la sessualità e l’amore che non era mai stato raccontato in maniera così esplicita come in questo film: fu uno di quei motivi per la pellicola ebbe un enorme successo.Il film racconta una società un po’ particolare che è fatta dal jet set romano, da attori e attrici che sfuggono alla moralità,alla religiosità e che vivono una vita senza regole a limite dell’immoralità; si parla di alta borghesia, nobiltà, giornalisti, ecc...Racconta la dolce vita a via Veneto: è un'immagine dell’Italia moderna, non più un’Italia chiusa, contadina, retriva ma un’Italia molto influenzata dai modelli americani.

Collegamento al film completo:

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