The art of teaching language.
What does teaching languages means?
My Answer to this question will be this list of this sentences:
loving our field
show signs hidden in the words
showing to the student in a more accessible code
interesting the student
interact with him with real questions and not rhetorical
have a voice and a desire to animate each statement of your student
give effect to the intentions of students
teach the how and the why of things and never teach only the quotations of things
always understand the general sense of things
also be able to be into a non visible position
Blog dedicato alla didattica della lingua e cultura italiana in senso antropologico, pragmatico e anche tradizionale.
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martedì 3 agosto 2010
L'art de l’enseignement de la langue.
L'art de l’enseignement de la langue.
Qu'est-ce que l'enseignement des langues?
A cette question je répond de cette façon:
l'amour pour sa matière
montrer les signes dissimulés dans les mots
montrer le code plus accessible aux étudiants
intéressé les étudiants
interagir avec lui, avec des questions très peu rhétoriques
avoir de la voix et un désir d'animer chaque énoncer des étudiants
donner du sens aux intentions des étudiants
enseigner le comment et le pourquoi des choses et ne pas se limite aux citations
toujours comprendre le sens général des choses
également savoir se mettre de coté
Qu'est-ce que l'enseignement des langues?
A cette question je répond de cette façon:
l'amour pour sa matière
montrer les signes dissimulés dans les mots
montrer le code plus accessible aux étudiants
intéressé les étudiants
interagir avec lui, avec des questions très peu rhétoriques
avoir de la voix et un désir d'animer chaque énoncer des étudiants
donner du sens aux intentions des étudiants
enseigner le comment et le pourquoi des choses et ne pas se limite aux citations
toujours comprendre le sens général des choses
également savoir se mettre de coté
INSEGNARE CHE VUOL DIRE?
L’arte dell’insegnamento linguistico.
Che cosa significa insegnare lingue?
A questa domanda rispondo in questo modo:
amare la propria materia
mostrare i segni nascosti nelle parole
mostrare in un codice più accessibile all’apprendente
interessare lo studente
interagire con lui con domande niente affatto retoriche
avere voce e voglia di animare ogni enunciato
dare senso alle intenzioni degli studenti
insegnare il come e il perché delle cose e mai limitarsi al citare le cose
comprendere sempre e comunque il senso generale delle cose
stare anche in disparte
Che cosa significa insegnare lingue?
A questa domanda rispondo in questo modo:
amare la propria materia
mostrare i segni nascosti nelle parole
mostrare in un codice più accessibile all’apprendente
interessare lo studente
interagire con lui con domande niente affatto retoriche
avere voce e voglia di animare ogni enunciato
dare senso alle intenzioni degli studenti
insegnare il come e il perché delle cose e mai limitarsi al citare le cose
comprendere sempre e comunque il senso generale delle cose
stare anche in disparte
mercoledì 28 luglio 2010
lunedì 26 luglio 2010
lunedì 19 luglio 2010
COSA CI RENDE DIVERSI
Modi di essere differenti
1. Che cosa sia educato o maleducato e come definiamo un comportamento appropriato
2. I giorni di feste e come vengono festeggiati
3. Come si mostra rispetto e come si mostra disprezzo per qualcuno
4. Cosa sia un comportamento umile o rischioso
5. Cosa ci rende orgogliosi e cosa ci mette in imbarazzo o ci causa un senso di vergogna
6. Cosa, quando e come mangiamo e beviamo
7. Cosa indossiamo, quando e dove li indossiamo
8. Cosa troviamo divertente o triste
9. Cosa vendiamo o compriamo,quando, come e con chi lo facciamo
10. Come vediamo e ci comportiamo di fronte alla malattia e alla salute
11. Quanto stiamo vicini fisicamente l’uno dall’altro
12. Come e quando ci tocchiamo l’uno con l’altro ( se si toccano le persone)
13. Come e quando si salutano le persone
14. Quante volte sorridiamo, a chi sorridiamo e cosa significa il nostro sorriso
15. Come, con chi e quante volte usciamo fuori per divertirci
16. Come e in quale situazioni dobbiamo fare la coda o aspettare il proprio turno
17. Quante volte cambiano lavoro o facciamo un trasloco e dove e perché
18. Come parliamo con una persona straniera, con un superiore o con un nostro subordinato, ecc.
19. Quale tipo di comportamento può dirsi etico e quale tipo di comportamento non è etico
20. Cosa significa essere amichevoli o non amichevoli
21. Il ruolo conferito alle tradizioni e ai riti
22. In cosa crediamo
23. Quali sono i nostri valori
24. Il nostro senso comune delle cose
25. Quali sono gli scopi della vita
26. Il ruolo di Dio e delle altre religioni
27. La capacità di una persona di dirigere la propria vita o se manca di determinazione
28. Il ruolo positivo o non positivo della “privacy”
29. Cosa e chi sono puliti o sporchi
30. Cosa è bello o brutta
31. Il ruolo della propria individualità
32. Il ruolo dell’uomo e della donna e come si devono comportare tra di loro
33. Il ruolo dell’armonia all’interno di un gruppo
34. La relazione e gli obblighi verso i membri della nuova famiglia e tra amici
35. Il ruolo della competitività tra le persone
36. Le classi sociali di appartenenza
37. I livelli di istruzioni
38. La gerarchia professionale nel lavoro
39. Chi decide e in quali circostanze
40. Come viene vissuto il tempo e utilizzato
41. La pianificazione del tempo è importante o non importante
42. L’importanza di pensare/preparare il futuro
43. Come viene vissuta l’anzianità e come viene valutata
44. Cosa si dovrebbe dire in modo diretto e cosa in modo indiretto
45. Quale tono di voce dobbiamo avere
46. Con chi parliamo e con chi non parliamo
47. L’espressione della faccia e i comportamenti non verbali e i gesti
48. Il tipo di conversazione in termini di formalità o informalità
49. Cosa si dovrebbe dire e cosa deve rimanere non detto
50. Quanto siamo aperti o chiusi a diffondere delle informazioni
Esistono tantissimi modo di differire l’uno con l’altro senza per forza appartenere ad un gruppo culturale differente.
Adattato da Global Competence: 50 training activities for succeeding in international business, Jonamay Lambert, Selma Myers and George Simons Editors Amherst, Mass.: HRD Press, 2000
1. Che cosa sia educato o maleducato e come definiamo un comportamento appropriato
2. I giorni di feste e come vengono festeggiati
3. Come si mostra rispetto e come si mostra disprezzo per qualcuno
4. Cosa sia un comportamento umile o rischioso
5. Cosa ci rende orgogliosi e cosa ci mette in imbarazzo o ci causa un senso di vergogna
6. Cosa, quando e come mangiamo e beviamo
7. Cosa indossiamo, quando e dove li indossiamo
8. Cosa troviamo divertente o triste
9. Cosa vendiamo o compriamo,quando, come e con chi lo facciamo
10. Come vediamo e ci comportiamo di fronte alla malattia e alla salute
11. Quanto stiamo vicini fisicamente l’uno dall’altro
12. Come e quando ci tocchiamo l’uno con l’altro ( se si toccano le persone)
13. Come e quando si salutano le persone
14. Quante volte sorridiamo, a chi sorridiamo e cosa significa il nostro sorriso
15. Come, con chi e quante volte usciamo fuori per divertirci
16. Come e in quale situazioni dobbiamo fare la coda o aspettare il proprio turno
17. Quante volte cambiano lavoro o facciamo un trasloco e dove e perché
18. Come parliamo con una persona straniera, con un superiore o con un nostro subordinato, ecc.
19. Quale tipo di comportamento può dirsi etico e quale tipo di comportamento non è etico
20. Cosa significa essere amichevoli o non amichevoli
21. Il ruolo conferito alle tradizioni e ai riti
22. In cosa crediamo
23. Quali sono i nostri valori
24. Il nostro senso comune delle cose
25. Quali sono gli scopi della vita
26. Il ruolo di Dio e delle altre religioni
27. La capacità di una persona di dirigere la propria vita o se manca di determinazione
28. Il ruolo positivo o non positivo della “privacy”
29. Cosa e chi sono puliti o sporchi
30. Cosa è bello o brutta
31. Il ruolo della propria individualità
32. Il ruolo dell’uomo e della donna e come si devono comportare tra di loro
33. Il ruolo dell’armonia all’interno di un gruppo
34. La relazione e gli obblighi verso i membri della nuova famiglia e tra amici
35. Il ruolo della competitività tra le persone
36. Le classi sociali di appartenenza
37. I livelli di istruzioni
38. La gerarchia professionale nel lavoro
39. Chi decide e in quali circostanze
40. Come viene vissuto il tempo e utilizzato
41. La pianificazione del tempo è importante o non importante
42. L’importanza di pensare/preparare il futuro
43. Come viene vissuta l’anzianità e come viene valutata
44. Cosa si dovrebbe dire in modo diretto e cosa in modo indiretto
45. Quale tono di voce dobbiamo avere
46. Con chi parliamo e con chi non parliamo
47. L’espressione della faccia e i comportamenti non verbali e i gesti
48. Il tipo di conversazione in termini di formalità o informalità
49. Cosa si dovrebbe dire e cosa deve rimanere non detto
50. Quanto siamo aperti o chiusi a diffondere delle informazioni
Esistono tantissimi modo di differire l’uno con l’altro senza per forza appartenere ad un gruppo culturale differente.
Adattato da Global Competence: 50 training activities for succeeding in international business, Jonamay Lambert, Selma Myers and George Simons Editors Amherst, Mass.: HRD Press, 2000
VALORI CULTURALI in intercultura
Valori culturali
Riflettete sull’importanza nella vostra cultura dei seguenti valori. Indicate con un doppio (V) i valori che ritenete importanti, un solo (V) quelli che ritenete di seconda importanza. Non mettete nessun (V) vicino a quelli che non ritenete importanti. Se volete potete anche aggiungere altri valori se non sono presenti nella seguente lista.
Individualismo
Classe sociale/gerarchia
Mascolinità
Soldi e beni materiali
Modestia e umiltà
Tempo e puntualità
Fede e destino
Aggressività
Responsabilità di gruppo
Rispetto per gli anziani
Ospitalità
Rispetto per la natura
Uguaglianza per le donne
Religione e spiritualità
Obbedienza alle autorità
Istruzione universitaria
Ordine
Eguaglianza
Consenso unanime
Riservatezza
Qualità
Fare da sé
Fiducia
Reputazione sociale
Competizione
Armonia nel gruppo
Successo di gruppo
Famiglia
Sicurezza
Onestà/sincerità
________________________
________________________
________________________
________________________
Alcuni risultati provenienti da partecipanti ad un seminario di intercultura:
Germania
•ordine
•formalità
•qualità
•meticolosità
•autorità
Stati Uniti
•fiducia in se stessi
•libertà
beni materiali
•competizione
•apertura
Francia
•istruzione universitaria
•autorità
•rispetto per le persone anziane
•qualità
•formalità
Inghilterra
•correttezza e giustizia
•tradizione
• Contributo per la comunità
•senso dell’umorismo
Spagna
according to published books:
Negociar a lo español, Villemoes,
Kjaerbeck, Bovet, et al
•la fiducia
•personalizzare
•la gerarchia
•l’improvvisazione
•il fattore tempo
Culture globali (testo di Gannon)
•lealtà verso la famiglia, gli amici, la propria città o villaggio o regione
•evitare l’incertezza
•apertura
•individualismo e orgoglio
• la qualità della vita
•passione e emozioni
Riflettete sull’importanza nella vostra cultura dei seguenti valori. Indicate con un doppio (V) i valori che ritenete importanti, un solo (V) quelli che ritenete di seconda importanza. Non mettete nessun (V) vicino a quelli che non ritenete importanti. Se volete potete anche aggiungere altri valori se non sono presenti nella seguente lista.
Individualismo
Classe sociale/gerarchia
Mascolinità
Soldi e beni materiali
Modestia e umiltà
Tempo e puntualità
Fede e destino
Aggressività
Responsabilità di gruppo
Rispetto per gli anziani
Ospitalità
Rispetto per la natura
Uguaglianza per le donne
Religione e spiritualità
Obbedienza alle autorità
Istruzione universitaria
Ordine
Eguaglianza
Consenso unanime
Riservatezza
Qualità
Fare da sé
Fiducia
Reputazione sociale
Competizione
Armonia nel gruppo
Successo di gruppo
Famiglia
Sicurezza
Onestà/sincerità
________________________
________________________
________________________
________________________
Alcuni risultati provenienti da partecipanti ad un seminario di intercultura:
Germania
•ordine
•formalità
•qualità
•meticolosità
•autorità
Stati Uniti
•fiducia in se stessi
•libertà
beni materiali
•competizione
•apertura
Francia
•istruzione universitaria
•autorità
•rispetto per le persone anziane
•qualità
•formalità
Inghilterra
•correttezza e giustizia
•tradizione
• Contributo per la comunità
•senso dell’umorismo
Spagna
according to published books:
Negociar a lo español, Villemoes,
Kjaerbeck, Bovet, et al
•la fiducia
•personalizzare
•la gerarchia
•l’improvvisazione
•il fattore tempo
Culture globali (testo di Gannon)
•lealtà verso la famiglia, gli amici, la propria città o villaggio o regione
•evitare l’incertezza
•apertura
•individualismo e orgoglio
• la qualità della vita
•passione e emozioni
methodology of Ron Scollon for intercultural research
Methodology : contrastive observation
Perhaps, the most crucial aspect of all studies of interdiscursive communication is that of contrastive observation. We want to know not only what do people do but also how might they have done otherwise. The surest way to learn how someone might have done otherwise is to contrast their action with the actions of people in other places, at other times, or in other groups.
We can have four type of data and he can be called:
1. Member's generalizations
2. Neutral observation
3. Individual member's experience
4. Observer's intentions with members
In the first case, the researcher is concerned with getting an answer to the question:
what do people in this group say is the meaning of this action? That is, the idea is to see what people themselves say about what they are doing. Of course, we are aware that people can easily give rationalizations of their actions and behaviour that are wide of the mark of reality. Nevertheless, it is crucial in intercultural communication to know how the ingroup, the members of the society or group, themselves characterize their own actions.
Perhaps, the most crucial aspect of all studies of interdiscursive communication is that of contrastive observation. We want to know not only what do people do but also how might they have done otherwise. The surest way to learn how someone might have done otherwise is to contrast their action with the actions of people in other places, at other times, or in other groups.
We can have four type of data and he can be called:
1. Member's generalizations
2. Neutral observation
3. Individual member's experience
4. Observer's intentions with members
In the first case, the researcher is concerned with getting an answer to the question:
what do people in this group say is the meaning of this action? That is, the idea is to see what people themselves say about what they are doing. Of course, we are aware that people can easily give rationalizations of their actions and behaviour that are wide of the mark of reality. Nevertheless, it is crucial in intercultural communication to know how the ingroup, the members of the society or group, themselves characterize their own actions.
etnopragmatica ed antropologia linguistica
Che cos'è l'antropologia linguistica?
L'invenzione dell'antropologia linguistica risale al 19 diciannovesimo secolo negli Stati Uniti dove nascono alcuni paradigmi di ricerca: emerge l'idea di Boaz del linguaggio come codice essenziale in quanto ci permette di avere una finestra sul mondo. L'antropologia vede nel linguaggio una modalità di accesso a quella parte invisibile nell'umano. Dopo, giunge un nuovo paradigma: il linguaggio come azione, e come forma di organizzazione della società.
Lo studio degli Speech events o eventi linguistici come indicatori del linguaggio pensato come azione. Da qui, esce fuori l'analisi conversazionale, la quale vede la conversazione come fare sociale. Il linguaggio viene visto come elemento dinamico e non come un mondo già prestabilito, piuttosto fa parte di un mondo sociale. Quindi, possiamo quasi vedere un'analisi sociale tramite l'impiego del linguaggio.
L'idea dell'etnopragmatica nasce dal desiderio dall'incontro di due pratiche culturali, ossia l'idea dell'etno dall'etnografia della comunicazione, ma anche dall'idea di etnoteoria, ossia la modalità di studiare un gruppo sociale di individui in una data comunità ma ricollegandosi all'idea di persona, alla teoria della propria vita sociale, come viene espresso dall'espressione inglese “what we are about”. Questo approccio antropologico al nostro essere sociale conferisce una modalità di indagare sul come le persone si pensano, si vedono e si percepiscono all'interno di una comunità.
Geertz e Mauss hanno introdotto il concetto del “le moi”, diventato dopo concetto di persona come maschera. Quindi, un ruolo importante riveste l'etnoteoria dell'azione, in quanto ogni cultura ha dei modi concreti e veri di capire come “essere al mondo”.
Praticamente, per giungere ad una maggiore comprensione del ruolo del linguaggio nella realtà sociale, bisogna compiere questo viaggio dell'andirivieni tra il famigliare e lo sconosciuto, portando ad essere strano quello che è famigliare e viceversa.
Husserl parla di “atteggiamento naturale” del mondo, ossia del come il mondo va da sé. Questo mondo è fatto di valori, di cose, di estranei, di nemici, di amici e di colleghi.
Quindi, la questione è di capire che cos'è che ci rende umano e allo stesso tempo ci distingue dall'essere al mondo tra italiani e francesi? Come si vedono o si percepiscono le persone all'interno della comunità linguistica italiana e francese(questo lo aggiungo io).
A questo punto emerge il concetto di “agency”, di agentività, vale a dire il nostro avere il controllo delle nostre azioni e parole, le quali hanno un riscontro sulle altre persone e sono oggetti di valutazione (praticamente), ossia il “fare” deve essere “efficienza” sulle cose.
Altro ruolo molto importante è quello svolto dalla pragmatica, la quale ha cambiato il modo di fare linguistica, in quanto ha portato alla ribalta la nozione del fare del linguaggio ( tralasciando forse l'aspetto estetico della lingua) (personalmente credo che lo studio dell'espressività nelle lingue sia un modo di occuparsi dal punto di vista estetico la lingua).
Con la pragmatica entrano in pieno canone le massime di Grice con il concetto di Face (faccia) di Goffman. Secondo Duranti, le mancanze della pragmatica sono da ricercare nel fatto che non indaghi il fenomeno del ' che cosa permette al linguaggio di fare quello che il linguaggio fa? Cosa rende possibile questo discorso (conferenza accademica, per esempio) . Se prendiamo l'esempio dei saluti, la domanda da porsi è: quali sono le condizioni che rendono possibili questo tipo di scambio? Quindi dal punto di vista antropologico, bisogna pensare al contesto, agli oggetti, al come veniamo guidati nel mondo. Una collocazione importante ricopre l'intersoggettività, in quanto rivela un concetto ampio dell'essere sociale e dell'essere insieme. Elementi come “la comprensione reciproca” o “la condivisione della comprensione” vanno da sé nel nostro mondo, mentre il solo studio della linguistica rende la lingua solitaria.
Possiamo dire che nei vari paradigmi che hanno caratterizzato il pensiero dell'antropologia linguistica, la costante ha visto il linguaggio come un medium non neutrale, il che ha portato alla relatività linguistica, dove la lingua non è mai neutra nel codificare l'azione.
Le domande al centro della riflessione di Duranti sono: In che modo la nostra disciplina di studio ci aiuta o ci ostacola nella nostra comprensione del nostro essere al mondo? Che cosa si nasconde dietro il linguaggio? Come possiamo utilizzare al meglio le teorie locali e quelle accademiche per capire le condizioni universali di quello che siamo?
L'intersoggettività, l'intenzionalità esistono come universali oppure esistono prima il conflitto e la diversità prima di giungere ad una certa normatività?
Quindi, il nostro punto di partenza vede sempre la lingua come rivelatore o specchio di un gruppo sociale in divenire.
L'invenzione dell'antropologia linguistica risale al 19 diciannovesimo secolo negli Stati Uniti dove nascono alcuni paradigmi di ricerca: emerge l'idea di Boaz del linguaggio come codice essenziale in quanto ci permette di avere una finestra sul mondo. L'antropologia vede nel linguaggio una modalità di accesso a quella parte invisibile nell'umano. Dopo, giunge un nuovo paradigma: il linguaggio come azione, e come forma di organizzazione della società.
Lo studio degli Speech events o eventi linguistici come indicatori del linguaggio pensato come azione. Da qui, esce fuori l'analisi conversazionale, la quale vede la conversazione come fare sociale. Il linguaggio viene visto come elemento dinamico e non come un mondo già prestabilito, piuttosto fa parte di un mondo sociale. Quindi, possiamo quasi vedere un'analisi sociale tramite l'impiego del linguaggio.
L'idea dell'etnopragmatica nasce dal desiderio dall'incontro di due pratiche culturali, ossia l'idea dell'etno dall'etnografia della comunicazione, ma anche dall'idea di etnoteoria, ossia la modalità di studiare un gruppo sociale di individui in una data comunità ma ricollegandosi all'idea di persona, alla teoria della propria vita sociale, come viene espresso dall'espressione inglese “what we are about”. Questo approccio antropologico al nostro essere sociale conferisce una modalità di indagare sul come le persone si pensano, si vedono e si percepiscono all'interno di una comunità.
Geertz e Mauss hanno introdotto il concetto del “le moi”, diventato dopo concetto di persona come maschera. Quindi, un ruolo importante riveste l'etnoteoria dell'azione, in quanto ogni cultura ha dei modi concreti e veri di capire come “essere al mondo”.
Praticamente, per giungere ad una maggiore comprensione del ruolo del linguaggio nella realtà sociale, bisogna compiere questo viaggio dell'andirivieni tra il famigliare e lo sconosciuto, portando ad essere strano quello che è famigliare e viceversa.
Husserl parla di “atteggiamento naturale” del mondo, ossia del come il mondo va da sé. Questo mondo è fatto di valori, di cose, di estranei, di nemici, di amici e di colleghi.
Quindi, la questione è di capire che cos'è che ci rende umano e allo stesso tempo ci distingue dall'essere al mondo tra italiani e francesi? Come si vedono o si percepiscono le persone all'interno della comunità linguistica italiana e francese(questo lo aggiungo io).
A questo punto emerge il concetto di “agency”, di agentività, vale a dire il nostro avere il controllo delle nostre azioni e parole, le quali hanno un riscontro sulle altre persone e sono oggetti di valutazione (praticamente), ossia il “fare” deve essere “efficienza” sulle cose.
Altro ruolo molto importante è quello svolto dalla pragmatica, la quale ha cambiato il modo di fare linguistica, in quanto ha portato alla ribalta la nozione del fare del linguaggio ( tralasciando forse l'aspetto estetico della lingua) (personalmente credo che lo studio dell'espressività nelle lingue sia un modo di occuparsi dal punto di vista estetico la lingua).
Con la pragmatica entrano in pieno canone le massime di Grice con il concetto di Face (faccia) di Goffman. Secondo Duranti, le mancanze della pragmatica sono da ricercare nel fatto che non indaghi il fenomeno del ' che cosa permette al linguaggio di fare quello che il linguaggio fa? Cosa rende possibile questo discorso (conferenza accademica, per esempio) . Se prendiamo l'esempio dei saluti, la domanda da porsi è: quali sono le condizioni che rendono possibili questo tipo di scambio? Quindi dal punto di vista antropologico, bisogna pensare al contesto, agli oggetti, al come veniamo guidati nel mondo. Una collocazione importante ricopre l'intersoggettività, in quanto rivela un concetto ampio dell'essere sociale e dell'essere insieme. Elementi come “la comprensione reciproca” o “la condivisione della comprensione” vanno da sé nel nostro mondo, mentre il solo studio della linguistica rende la lingua solitaria.
Possiamo dire che nei vari paradigmi che hanno caratterizzato il pensiero dell'antropologia linguistica, la costante ha visto il linguaggio come un medium non neutrale, il che ha portato alla relatività linguistica, dove la lingua non è mai neutra nel codificare l'azione.
Le domande al centro della riflessione di Duranti sono: In che modo la nostra disciplina di studio ci aiuta o ci ostacola nella nostra comprensione del nostro essere al mondo? Che cosa si nasconde dietro il linguaggio? Come possiamo utilizzare al meglio le teorie locali e quelle accademiche per capire le condizioni universali di quello che siamo?
L'intersoggettività, l'intenzionalità esistono come universali oppure esistono prima il conflitto e la diversità prima di giungere ad una certa normatività?
Quindi, il nostro punto di partenza vede sempre la lingua come rivelatore o specchio di un gruppo sociale in divenire.
venerdì 2 luglio 2010
code switching
La commutazione di codice come strategia interlinguistica di gestione della conversazione
Tra le funzioni più rilevanti dal punto di vista discorsivo da parte del code–switching vi è senz’altro la segnalazione di un cambiamento del numero dei partecipanti all’interazione; detto in altro modo, il passaggio da un sistema linguistico ad un altro rappresenta l’espediente più classico per segnalare la volontà di parlare con un altro interlocutore, diverso da quel con il quale si è parlato sin ora. Tale pratica è facilmente interpretabile, anche per parlanti con poche risorse linguistiche.
Per esempio, nel prossimo frammento di conversazione, la commutazione verso l’italiano indica un allargamento dei partecipanti anche alla intervistatrice, diventando lei la nuova destinatario del messaggio. Il code–switching è un meccanismo linguistico molto variabile che serve per allargare oppure restringere il numero dei partecipanti all’atto comunicativo. Tuttavia, sembra emergere nel corpus raccolto, una prevalenza per il cambio di destinatario del messaggio. Sarà sempre l’intervistatrice ad essere esclusa con l’uso della lingua twi, codice condiviso da parte di tutti gli altri partecipanti all’interazione. Quindi, la lingua twi riveste il ruolo di we–code, vale a dire di codice da impiegare per le relazioni interne alla comunità.(Gumpertz, 1982:66). L’italiano viene adoperato in modo ricorrente per comunicare con la cittadinanza bergamasca, e in tale situazione l’italiano serve per allargare la costellazioni dei partecipanti. Nel corpus, l’italiano sarà utilizzato per rendere diretta destinataria del messaggio la nostra intervistatrice, abbandonando in tal modo il suo ruolo di bystander. Avvolte, la commutazione di codice serve per evidenziare un commento, una sequenza secondaria da quelle più significative, rivelando un suo ruolo di organizzatrice della conversazione. Nel parlato monolingue si è soliti segnalare la presenza di sequenze secondarie per mezzo dell’intonazione o di altri tratti prosodici, ma presso il parlante plurilingue la possibilità di sfruttare l’effetto contrastivo derivante dall’accostamento di sistemi linguistici diversi rappresenta una strategia efficace ed accessibile. Il passaggio da un topic all’altro rientra spesso nella pratica del code–switching, rendendo più fluida il procedere dell’interazione. Spesso prevale nelle comunicazioni plurilingue, una commutazione in senso contrastivo rispetto all’andamento della conversazione. Per esempio, i temi afferenti l’arrivo in Italia e le pratiche per ottenere il permesso di soggiorno sono stati stipulati in lingua italiana, in quanto i nostri partecipanti hanno dovuto sviluppare una certa domestichezza con l’italiano, nell’assolvere a questi problemi. Per tutto ciò che riguarda lo stile di vita del paese originario, si riscontra un utilizzo del twi.
Anche se i nostri dati non ci permettono di determinare i topic tramite la lingua, sembra che l’inglese venga impiegato in modo neutro, vale a dire impiegato per quei argomenti che vengono vissuti come privi di coinvolgimenti emotivi.
Nell’ambito dei contesti, sembra che la commutazione di codice sia molto ricorrente sia all’inizio che alla fine degli episodi interattivi, il tutto durante i saluti di incontro o di commiato.
In questi casi, la lingua prescelta è il twi, la quale marca la differenza tra il momento della conversazione e quello del rituale dei saluti , momento decisivo nel definire i rapporti tra gli interlocutori; sembra che l’uso del twi accorci le distanze tra di loro, dimostrando che entrambi appartengono alla comunità ghanese o ne condividono gli stessi valori, e di conseguenza favorisce un rapporto di solidarietà.
Una delle coppie adiacenti che ritroviamo con molta frequenza sarà la domanda in twi “wo ho te sen? ( come stai?). letteralmente il tuo corpo come sta? Tale domanda rappresenta una formula di entrata ( Goffman, 1971; 1988), un saluto d’incontro per mezzo del quale due interlocutori confermano la reciproca disponibilità a dare inizio ad un’interazione una funzione che ha svuotato di significato il significato primo della domanda. Altro campo d’applicazione del code–switching è rappresentato dalla riproduzione di precedenti frammenti di conversazione in senso narrativo, vale a dire in modo da esplicitare la sequenza dei vari enunciati prodotti. Questo tratto permette di evidenziare la polifonia presente in ogni testo narrativo. ( Bachtin 1979).
La commutazione rende possibile il padroneggiare la conversazione, aggiungendosi già all’ampia scelta di strategie presenti per il monolingue e quindi diventa un asso nella manica del parlante plurilingue.
Tra le funzioni più rilevanti dal punto di vista discorsivo da parte del code–switching vi è senz’altro la segnalazione di un cambiamento del numero dei partecipanti all’interazione; detto in altro modo, il passaggio da un sistema linguistico ad un altro rappresenta l’espediente più classico per segnalare la volontà di parlare con un altro interlocutore, diverso da quel con il quale si è parlato sin ora. Tale pratica è facilmente interpretabile, anche per parlanti con poche risorse linguistiche.
Per esempio, nel prossimo frammento di conversazione, la commutazione verso l’italiano indica un allargamento dei partecipanti anche alla intervistatrice, diventando lei la nuova destinatario del messaggio. Il code–switching è un meccanismo linguistico molto variabile che serve per allargare oppure restringere il numero dei partecipanti all’atto comunicativo. Tuttavia, sembra emergere nel corpus raccolto, una prevalenza per il cambio di destinatario del messaggio. Sarà sempre l’intervistatrice ad essere esclusa con l’uso della lingua twi, codice condiviso da parte di tutti gli altri partecipanti all’interazione. Quindi, la lingua twi riveste il ruolo di we–code, vale a dire di codice da impiegare per le relazioni interne alla comunità.(Gumpertz, 1982:66). L’italiano viene adoperato in modo ricorrente per comunicare con la cittadinanza bergamasca, e in tale situazione l’italiano serve per allargare la costellazioni dei partecipanti. Nel corpus, l’italiano sarà utilizzato per rendere diretta destinataria del messaggio la nostra intervistatrice, abbandonando in tal modo il suo ruolo di bystander. Avvolte, la commutazione di codice serve per evidenziare un commento, una sequenza secondaria da quelle più significative, rivelando un suo ruolo di organizzatrice della conversazione. Nel parlato monolingue si è soliti segnalare la presenza di sequenze secondarie per mezzo dell’intonazione o di altri tratti prosodici, ma presso il parlante plurilingue la possibilità di sfruttare l’effetto contrastivo derivante dall’accostamento di sistemi linguistici diversi rappresenta una strategia efficace ed accessibile. Il passaggio da un topic all’altro rientra spesso nella pratica del code–switching, rendendo più fluida il procedere dell’interazione. Spesso prevale nelle comunicazioni plurilingue, una commutazione in senso contrastivo rispetto all’andamento della conversazione. Per esempio, i temi afferenti l’arrivo in Italia e le pratiche per ottenere il permesso di soggiorno sono stati stipulati in lingua italiana, in quanto i nostri partecipanti hanno dovuto sviluppare una certa domestichezza con l’italiano, nell’assolvere a questi problemi. Per tutto ciò che riguarda lo stile di vita del paese originario, si riscontra un utilizzo del twi.
Anche se i nostri dati non ci permettono di determinare i topic tramite la lingua, sembra che l’inglese venga impiegato in modo neutro, vale a dire impiegato per quei argomenti che vengono vissuti come privi di coinvolgimenti emotivi.
Nell’ambito dei contesti, sembra che la commutazione di codice sia molto ricorrente sia all’inizio che alla fine degli episodi interattivi, il tutto durante i saluti di incontro o di commiato.
In questi casi, la lingua prescelta è il twi, la quale marca la differenza tra il momento della conversazione e quello del rituale dei saluti , momento decisivo nel definire i rapporti tra gli interlocutori; sembra che l’uso del twi accorci le distanze tra di loro, dimostrando che entrambi appartengono alla comunità ghanese o ne condividono gli stessi valori, e di conseguenza favorisce un rapporto di solidarietà.
Una delle coppie adiacenti che ritroviamo con molta frequenza sarà la domanda in twi “wo ho te sen? ( come stai?). letteralmente il tuo corpo come sta? Tale domanda rappresenta una formula di entrata ( Goffman, 1971; 1988), un saluto d’incontro per mezzo del quale due interlocutori confermano la reciproca disponibilità a dare inizio ad un’interazione una funzione che ha svuotato di significato il significato primo della domanda. Altro campo d’applicazione del code–switching è rappresentato dalla riproduzione di precedenti frammenti di conversazione in senso narrativo, vale a dire in modo da esplicitare la sequenza dei vari enunciati prodotti. Questo tratto permette di evidenziare la polifonia presente in ogni testo narrativo. ( Bachtin 1979).
La commutazione rende possibile il padroneggiare la conversazione, aggiungendosi già all’ampia scelta di strategie presenti per il monolingue e quindi diventa un asso nella manica del parlante plurilingue.
questionario per classe di pragmatica
Scenario N.1: ridare soldi indietro
Immagina che una delle tue amiche che conosci già da alcuni anni ha l’abitudine di chiedere in prestito dei soldi e di restituirli solo dopo un certo periodo di tempo. Infatti, sembra che lei sia stata in ritardo non solo con te nel ridarti i soldi che gli avevi prestato, ma anche con altre persone. Due settimane fa, lei ti ha chiesto in prestito 20 euro e ancora una volta non ti ha ridato i soldi subito come ti aveva promessa. Hai deciso di aspettare ancora qualche giorno, ma adesso sei tu che ti trovi nella situazione ad avere veramente bisogno di soldi. Adesso devi chiedere alla tua amica di ridarti i soldi prestati.
Scenario N2: chiedere dei soldi in prestito
Immagina che tu abbia dimenticato di fare colazione e adesso ti prepari a fare pranzo presso la mensa dell’Università. Quando stai cercando i tuoi soldi per pagare, ti rendi conto che hai dimenticato di portare con te il tuo portafoglio. A causa del tuo impiego del tempo, hai giusto il tempo per mangiare ma non abbastanza tempo per poter tornare a casa e prendere i tuoi soldi prima della lezione. Proprio in quel momento, ti avvedi che c’è un tuo collega maschio del tuo corso che conosci già da qualche anno che si è seduto vicino. Hai deciso di chiedergli in prestito i soldi per il pranzo.
Scenario N3: prendersi un giorno di permesso
Immagina di essere un dottorando che lavora per un progetto di ricerca di un professore maschio con il quale hai avuto molte lezioni prima di fare questo progetto. Il tuo lavoro si dovrebbe svolgere nella stanza del professore ogni martedì e giovedì. Purtroppo, il prossimo martedì hai un importante colloquio con un eventuale datore di lavoro. Il colloquio di lavoro coincide con il tuo orario di lavoro, quindi devi prenderti un giorno di permesso per potere andare al colloquio. Tu devi chiedere al tuo professore il permesso di prenderti un giorno di permesso.
Scenario N 4: compiti a casa più lunghi del previsto
Immagina che tu abbia avuto un raffreddore la scorsa settimana. Quest’ultimo è stato abbastanza forte da farti rimanere a casa e farti riposare ma non abbastanza forte da farti andare a vedere un dottore. Sebbene il tuo raffreddore sia sparito ora, non ti sarà possibile consegnare in tempo il compito per domani di una tua lezione. Il tuo professore donna ha detto chiaramente che non ci saranno scuse valide per chi consegna in ritardo i compiti di casa senza una ragione valida. Sebbene, tu non hai un certificato medico per scusarti, non ti puoi permetterti di prendere uno zero per il tuo compito. Pensa che tu conosca il professore solo per le ore svolte in classe. Tu vuoi chiedere al professore donna di lasciarti consegnare il compito in ritardo.
Scenario N 5: Essere puntuali
Immagina che tu sei un professore all’università. Nella tua classe, l’attività di gruppo e la partecipazione attiva è un elemento importante. Dall’inizio del semestre, uno tuo studente maschio è continuamente in ritardo. Soltanto alcune volte è arrivato puntuale alla lezione. Altri studenti nella classe sembrano essere disturbati dai ritardi dello studente. Dopo la classe, tu devi chiedergli di arrivare puntuale alle prossime lezioni.
Scenario N 6: presentazione
Immagina che tu sei un professore all’università. Per il tuo corso, tu richiedi una presentazione personale sul materiale trattato in classe. La presentazione vale per 40% del voto finale e richiede anche la dimostrazioni di alcuni esperimenti. Oggi è il primo giorno delle presentazioni, ma a causa di un problema tecnico con il materiale da presentare, tu pensi che sarà necessario fare lezioni al posto delle presentazioni in modo da coprire il tempo prima di riprendere l’esame. Comunque, l’ultima a presentare i lavori è una studentessa la quale ha portato con se vari strumenti e attrezzatura elettronica. Quindi, tutto questo materiale non servirà per la presentazione di oggi.
Come professore, tu vuoi chiedere a lei di posticipare la presentazione per la prossima lezione.
Immagina che una delle tue amiche che conosci già da alcuni anni ha l’abitudine di chiedere in prestito dei soldi e di restituirli solo dopo un certo periodo di tempo. Infatti, sembra che lei sia stata in ritardo non solo con te nel ridarti i soldi che gli avevi prestato, ma anche con altre persone. Due settimane fa, lei ti ha chiesto in prestito 20 euro e ancora una volta non ti ha ridato i soldi subito come ti aveva promessa. Hai deciso di aspettare ancora qualche giorno, ma adesso sei tu che ti trovi nella situazione ad avere veramente bisogno di soldi. Adesso devi chiedere alla tua amica di ridarti i soldi prestati.
Scenario N2: chiedere dei soldi in prestito
Immagina che tu abbia dimenticato di fare colazione e adesso ti prepari a fare pranzo presso la mensa dell’Università. Quando stai cercando i tuoi soldi per pagare, ti rendi conto che hai dimenticato di portare con te il tuo portafoglio. A causa del tuo impiego del tempo, hai giusto il tempo per mangiare ma non abbastanza tempo per poter tornare a casa e prendere i tuoi soldi prima della lezione. Proprio in quel momento, ti avvedi che c’è un tuo collega maschio del tuo corso che conosci già da qualche anno che si è seduto vicino. Hai deciso di chiedergli in prestito i soldi per il pranzo.
Scenario N3: prendersi un giorno di permesso
Immagina di essere un dottorando che lavora per un progetto di ricerca di un professore maschio con il quale hai avuto molte lezioni prima di fare questo progetto. Il tuo lavoro si dovrebbe svolgere nella stanza del professore ogni martedì e giovedì. Purtroppo, il prossimo martedì hai un importante colloquio con un eventuale datore di lavoro. Il colloquio di lavoro coincide con il tuo orario di lavoro, quindi devi prenderti un giorno di permesso per potere andare al colloquio. Tu devi chiedere al tuo professore il permesso di prenderti un giorno di permesso.
Scenario N 4: compiti a casa più lunghi del previsto
Immagina che tu abbia avuto un raffreddore la scorsa settimana. Quest’ultimo è stato abbastanza forte da farti rimanere a casa e farti riposare ma non abbastanza forte da farti andare a vedere un dottore. Sebbene il tuo raffreddore sia sparito ora, non ti sarà possibile consegnare in tempo il compito per domani di una tua lezione. Il tuo professore donna ha detto chiaramente che non ci saranno scuse valide per chi consegna in ritardo i compiti di casa senza una ragione valida. Sebbene, tu non hai un certificato medico per scusarti, non ti puoi permetterti di prendere uno zero per il tuo compito. Pensa che tu conosca il professore solo per le ore svolte in classe. Tu vuoi chiedere al professore donna di lasciarti consegnare il compito in ritardo.
Scenario N 5: Essere puntuali
Immagina che tu sei un professore all’università. Nella tua classe, l’attività di gruppo e la partecipazione attiva è un elemento importante. Dall’inizio del semestre, uno tuo studente maschio è continuamente in ritardo. Soltanto alcune volte è arrivato puntuale alla lezione. Altri studenti nella classe sembrano essere disturbati dai ritardi dello studente. Dopo la classe, tu devi chiedergli di arrivare puntuale alle prossime lezioni.
Scenario N 6: presentazione
Immagina che tu sei un professore all’università. Per il tuo corso, tu richiedi una presentazione personale sul materiale trattato in classe. La presentazione vale per 40% del voto finale e richiede anche la dimostrazioni di alcuni esperimenti. Oggi è il primo giorno delle presentazioni, ma a causa di un problema tecnico con il materiale da presentare, tu pensi che sarà necessario fare lezioni al posto delle presentazioni in modo da coprire il tempo prima di riprendere l’esame. Comunque, l’ultima a presentare i lavori è una studentessa la quale ha portato con se vari strumenti e attrezzatura elettronica. Quindi, tutto questo materiale non servirà per la presentazione di oggi.
Come professore, tu vuoi chiedere a lei di posticipare la presentazione per la prossima lezione.
Educazione linguistica e potere
Educazione linguistica e potere
La capacità di padroneggiare gli strumenti linguistici di una data comunità linguistica necessita di una qualche forma di addestramento, che possiamo definire come educazione linguistica.
Il vero problema con l'educazione linguistica riguarda il suo accesso per i membri di una data comunità. In società fortemente stratificate e con classi sociali molto diversificate, le diversità linguistiche sono funzionali alla conservazione dei dislivelli interni, le classi o gruppi egemoni devono necessariamente esercitare un controllo sull'apprendimento linguistico.
Come aveva notato Gramsci nei suoi quaderni dal carcere (Quaderno 29, 1975), il parlante continua ad essere sottoposto ad un controllo linguistico, in quanto oltre alla “grammatica immanente di ogni linguaggio, esiste anche una grammatica non scritta detta grammatica “normativa”, ed è costituita dal controllo reciproco, dall'insegnamento reciproco, dalla “censura” reciproca, che si manifestano con domande come : “cosa hai inteso, o cosa vuoi dire?”, “ Spiegati meglio”, con la caricatura e la presa in giro; tutto questo complesso di azioni e reazioni confluiscono a determinare un conformismo grammaticale, vale a dire a stabilire “norme” e giudizi di correttezza o di scorrettezza, ecc”.
La capacità di padroneggiare gli strumenti linguistici di una data comunità linguistica necessita di una qualche forma di addestramento, che possiamo definire come educazione linguistica.
Il vero problema con l'educazione linguistica riguarda il suo accesso per i membri di una data comunità. In società fortemente stratificate e con classi sociali molto diversificate, le diversità linguistiche sono funzionali alla conservazione dei dislivelli interni, le classi o gruppi egemoni devono necessariamente esercitare un controllo sull'apprendimento linguistico.
Come aveva notato Gramsci nei suoi quaderni dal carcere (Quaderno 29, 1975), il parlante continua ad essere sottoposto ad un controllo linguistico, in quanto oltre alla “grammatica immanente di ogni linguaggio, esiste anche una grammatica non scritta detta grammatica “normativa”, ed è costituita dal controllo reciproco, dall'insegnamento reciproco, dalla “censura” reciproca, che si manifestano con domande come : “cosa hai inteso, o cosa vuoi dire?”, “ Spiegati meglio”, con la caricatura e la presa in giro; tutto questo complesso di azioni e reazioni confluiscono a determinare un conformismo grammaticale, vale a dire a stabilire “norme” e giudizi di correttezza o di scorrettezza, ecc”.
mercoledì 23 giugno 2010
schegge d'italia 2
Il cassetto dello zaino come artefatto culturale italiano: ossia come si media tra lo studente e lo spazio dello studio
Un’altra osservazione di tipo culturale nel mondo universitario italiano è la presenza in molti atenei di questi cassetti depositi per gli zaini degli studenti. A prima vista si potrebbe dire cosa c’entra il cassetto dello zaino nello spazio della biblioteca con un’analisi di tipo culturale? Questo oggetto rientra in pieno nei miei interessi in quanto si trova a mediare il rapporto tra il proprio momento dedicato allo studio e l’istituzione che offre questa possibilità, ossia l’università in questo caso. In altri termini, lo studente che intende recarsi in biblioteca è costretto a non portare con sé il proprio zaino di studio e di conseguenze tante cose utili per agevolare il proprio studio in quanto l’istituzione universitaria non ha fiducia o non si fida abbastanza del comportamento del suo maggiore e reale utente , vale a dire lo studente come una persona capace di responsabilità e non certo di atteggiamenti furtivi all’interno della biblioteca. Anche in questo caso si riproduce lo scarso senso di responsabilità presente nelle istituzioni italiane che detengono il potere e quelli che usufruiscono dei servizi, ossia i giovani. In conclusione, vorrei sostenere che questo cassetto deposito dello zaino rappresenta un esempio illuminante di artefatto burocratico e quindi culturale tutto italiano.
Un’altra osservazione di tipo culturale nel mondo universitario italiano è la presenza in molti atenei di questi cassetti depositi per gli zaini degli studenti. A prima vista si potrebbe dire cosa c’entra il cassetto dello zaino nello spazio della biblioteca con un’analisi di tipo culturale? Questo oggetto rientra in pieno nei miei interessi in quanto si trova a mediare il rapporto tra il proprio momento dedicato allo studio e l’istituzione che offre questa possibilità, ossia l’università in questo caso. In altri termini, lo studente che intende recarsi in biblioteca è costretto a non portare con sé il proprio zaino di studio e di conseguenze tante cose utili per agevolare il proprio studio in quanto l’istituzione universitaria non ha fiducia o non si fida abbastanza del comportamento del suo maggiore e reale utente , vale a dire lo studente come una persona capace di responsabilità e non certo di atteggiamenti furtivi all’interno della biblioteca. Anche in questo caso si riproduce lo scarso senso di responsabilità presente nelle istituzioni italiane che detengono il potere e quelli che usufruiscono dei servizi, ossia i giovani. In conclusione, vorrei sostenere che questo cassetto deposito dello zaino rappresenta un esempio illuminante di artefatto burocratico e quindi culturale tutto italiano.
schegge d'italia
Schegge d’Italia: La cultura dell’impiegato in Italia
L’analisi del comportamento fenomenologico dell’impiegato italiano si divide in due categorie: quella di chi si sente il padrone dell’ufficio e del mondo burocratico e quelli che inseguono il collega che appartiene alla prima categoria. Questa riflessione è il frutto di un’osservazione partecipata all’interno di un ufficio universitaria di un ateneo di piccole dimensioni situato nel centro nord dell’Italia.
Volendo partire dalla prima categoria di impiegati possiamo dire che sembrano delle persone molto soddisfatte di se stesse e di come gestiscono la loro vita. In altri termini, queste persone danno l’impressione di aver posto la centralità del proprio vivere all’ambito del privato a discapito del vivere professionale, inteso come ambito pubblico della propria persona.
L’altra categoria d’impiegati è quella rappresentata dalla figura dell’impiegato sempre affannato che insegue sempre qualche collega che sembra saperne di più oppure che si trova maggiormente implicato nei processi decisionali. Questa categoria di impiegati vive la condizione di chi sacrifica la qualità del proprio vivere privato in quanto è ansioso del proprio andamento lavorativo ma allo stesso tempo la sua condizione professionale non è delle migliori perché non riesce a dare il meglio del suo potenziale in quanto sempre teso tra quello che vorrebbe fare lui e quello che gli altri fanno perché incapace di sapere quello che ci si aspetta da lui.
Questa è una chiave di lettura tutta personale di un fatto culturale presente nell’Italia del primo decennio del duemila che salta agli occhi di un italiano che si sente de-etnicizzato, ossia un italiano che non ricollega la sua persona ad un patrimonio predefinito di conoscenze date come per certe come italiane, ma bensì aderisce all’idea di una rinegoziazione del patto identitario tramite una nuova identità italiana di tipo aperta e solidale. Questo genere di tradizione solidale ed umanistica deve riguardare anche il mondo della pubblica amministrazione. Questa identità, non certo presente per ora all’interno del mondo autoreferenziale del mondo impiegatizio, può essere una nuova modalità per discutere con gli altri sistemi della pubblica amministrazione europea e anche con i nuovi italiani, i quali ormai sono diventati anche loro maggiorenni e vaccinati.
L’analisi del comportamento fenomenologico dell’impiegato italiano si divide in due categorie: quella di chi si sente il padrone dell’ufficio e del mondo burocratico e quelli che inseguono il collega che appartiene alla prima categoria. Questa riflessione è il frutto di un’osservazione partecipata all’interno di un ufficio universitaria di un ateneo di piccole dimensioni situato nel centro nord dell’Italia.
Volendo partire dalla prima categoria di impiegati possiamo dire che sembrano delle persone molto soddisfatte di se stesse e di come gestiscono la loro vita. In altri termini, queste persone danno l’impressione di aver posto la centralità del proprio vivere all’ambito del privato a discapito del vivere professionale, inteso come ambito pubblico della propria persona.
L’altra categoria d’impiegati è quella rappresentata dalla figura dell’impiegato sempre affannato che insegue sempre qualche collega che sembra saperne di più oppure che si trova maggiormente implicato nei processi decisionali. Questa categoria di impiegati vive la condizione di chi sacrifica la qualità del proprio vivere privato in quanto è ansioso del proprio andamento lavorativo ma allo stesso tempo la sua condizione professionale non è delle migliori perché non riesce a dare il meglio del suo potenziale in quanto sempre teso tra quello che vorrebbe fare lui e quello che gli altri fanno perché incapace di sapere quello che ci si aspetta da lui.
Questa è una chiave di lettura tutta personale di un fatto culturale presente nell’Italia del primo decennio del duemila che salta agli occhi di un italiano che si sente de-etnicizzato, ossia un italiano che non ricollega la sua persona ad un patrimonio predefinito di conoscenze date come per certe come italiane, ma bensì aderisce all’idea di una rinegoziazione del patto identitario tramite una nuova identità italiana di tipo aperta e solidale. Questo genere di tradizione solidale ed umanistica deve riguardare anche il mondo della pubblica amministrazione. Questa identità, non certo presente per ora all’interno del mondo autoreferenziale del mondo impiegatizio, può essere una nuova modalità per discutere con gli altri sistemi della pubblica amministrazione europea e anche con i nuovi italiani, i quali ormai sono diventati anche loro maggiorenni e vaccinati.
lunedì 10 maggio 2010
Idee per la classe
Attività didattica: “ sai che cosa significa?”
Tipologia didattica: quiz o brainstorming
Tema: consapevolezza interculturale, stereotipi
Materiale: un orologio, matita e penne
Studenti: almeno 5 studenti di differenti nazionalità
Livello: A2-C2
Tempo: 5 minuti per ciascun studente
Finalità: alla fine dell’attività gli studenti potranno avvicinarsi al modo di pensare degli altri studenti partendo dalla propria cultura e potranno anche conoscere nuovi aspetti culturali presenti in altre culture.
Sfida: superare il fatto che gli studenti non si conoscono molto bene
Preparazione: classe con sedie e tavoli
Procedimento dell’attività didattica:
1. Ogni studente deve pensare ad un aspetto tipico della propria cultura (es: “fika” è il nome della pausa caffè della mattina in Svezia).
2. Questo termine “fika” deve essere scritto su un foglio in modo nascosto in modo tale che nessuno possa vederlo.
3. ogni studente ha 10 domande o 5 minuti per indovinare il tema. (es: è una cosa conosciuta in tutto il mondo? Viene fatta da adulti o da bambini, ecc).
4. le risposte devono aiutare gli altri studenti ad avere maggiori informazioni prima di fare la prossima domanda a proposito del comportamento delle persone mentre fanno questo “evento culturale”.
5.Dopo 10 domande o 5 minuti sarà il turno di un altro studente.
NB: per motivare gli studenti si può dare un piccolo premio (caramelle o frutta) al vincitore del gioco.
Tratto da “Teaching Culture!” progetto didattico europeo
Tipologia didattica: quiz o brainstorming
Tema: consapevolezza interculturale, stereotipi
Materiale: un orologio, matita e penne
Studenti: almeno 5 studenti di differenti nazionalità
Livello: A2-C2
Tempo: 5 minuti per ciascun studente
Finalità: alla fine dell’attività gli studenti potranno avvicinarsi al modo di pensare degli altri studenti partendo dalla propria cultura e potranno anche conoscere nuovi aspetti culturali presenti in altre culture.
Sfida: superare il fatto che gli studenti non si conoscono molto bene
Preparazione: classe con sedie e tavoli
Procedimento dell’attività didattica:
1. Ogni studente deve pensare ad un aspetto tipico della propria cultura (es: “fika” è il nome della pausa caffè della mattina in Svezia).
2. Questo termine “fika” deve essere scritto su un foglio in modo nascosto in modo tale che nessuno possa vederlo.
3. ogni studente ha 10 domande o 5 minuti per indovinare il tema. (es: è una cosa conosciuta in tutto il mondo? Viene fatta da adulti o da bambini, ecc).
4. le risposte devono aiutare gli altri studenti ad avere maggiori informazioni prima di fare la prossima domanda a proposito del comportamento delle persone mentre fanno questo “evento culturale”.
5.Dopo 10 domande o 5 minuti sarà il turno di un altro studente.
NB: per motivare gli studenti si può dare un piccolo premio (caramelle o frutta) al vincitore del gioco.
Tratto da “Teaching Culture!” progetto didattico europeo
quadro di riferimento per le lingue
un livello in base al Quadro Comune di Riferimento Europeo, di cui si riporta il Cap. 8.4.3, Tabella 6
Livello Base
A1 Comprende e usa espressioni di uso quotidiano e frasi basilari tese a soddisfare bisogni di tipo concreto. Sa presentare se stesso/a e gli altri ed è in grado di fare domande e rispondere su particolari personali come dove abita, le persone che conosce e le cose che possiede. Interagisce in modo semplice purché l'altra persona parli lentamente e chiaramente e sia disposta a collaborare.
A2 Comprende frasi ed espressioni usate frequentemente relative ad ambiti di immediata rilevanza (Es. informazioni personali e familiari di base, fare la spesa, la geografia locale, l'occupazione). Comunica in attività semplici e di routine che richiedono un semplice scambio di informazioni su argomenti familiari e comuni. Sa descrivere in termini semplici aspetti del suo background, dell'ambiente circostante sa esprimere bisogni immediati.
Livello Autonomo
B1 Comprende i punti chiave di argomenti familiari che riguardano la scuola, il tempo libero ecc. Sa muoversi con disinvoltura in situazioni che possono verificarsi mentre viaggia nel paese in cui si parla la lingua. E' in grado di produrre un testo semplice relativo ad argomenti che siano familiari o di interesse personale. E' in grado di descrivere esperienze ed avvenimenti, sogni, speranze e ambizioni e spiegare brevemente le ragioni delle sue opinioni e dei suoi progetti.
B2 Comprende le idee principali di testi complessi su argomenti sia concreti che astratti, comprese le discussioni tecniche nel suo campo di specializzazione. E' in grado di interagire con una certa scioltezza e spontaneità che rendono possibile un'interazione naturale con i parlanti nativi senza sforzo per l'interlocutore. Sa produrre un testo chiaro e dettagliato su un'ampia gamma di argomenti e spiegare un punto di vista su un argomento fornendo i pro e i contro delle varie opzioni.
Livello Padronanza
C1
Comprende un'ampia gamma di testi complessi e lunghi e ne sa riconoscere il significato implicito. Si esprime con scioltezza e naturalezza. Usa la lingua in modo flessibile ed efficace per scopi sociali, professionali e accademici. Riesce a produrre testi chiari, ben costruiti, dettagliati su argomenti complessi, mostrando un sicuro controllo della struttura testuale, dei connettori e degli elementi di coesione.
C2 Comprende con facilità praticamente tutto ciò che sente e legge. Sa riassumere informazioni provenienti da diverse fonti sia parlate che scritte, ristrutturando gli argomenti in una presentazione coerente. Sa esprimersi spontaneamente, in modo molto scorrevole e preciso, individuando le più sottili sfumature di significato in situazioni complesse.
Livello Base
A1 Comprende e usa espressioni di uso quotidiano e frasi basilari tese a soddisfare bisogni di tipo concreto. Sa presentare se stesso/a e gli altri ed è in grado di fare domande e rispondere su particolari personali come dove abita, le persone che conosce e le cose che possiede. Interagisce in modo semplice purché l'altra persona parli lentamente e chiaramente e sia disposta a collaborare.
A2 Comprende frasi ed espressioni usate frequentemente relative ad ambiti di immediata rilevanza (Es. informazioni personali e familiari di base, fare la spesa, la geografia locale, l'occupazione). Comunica in attività semplici e di routine che richiedono un semplice scambio di informazioni su argomenti familiari e comuni. Sa descrivere in termini semplici aspetti del suo background, dell'ambiente circostante sa esprimere bisogni immediati.
Livello Autonomo
B1 Comprende i punti chiave di argomenti familiari che riguardano la scuola, il tempo libero ecc. Sa muoversi con disinvoltura in situazioni che possono verificarsi mentre viaggia nel paese in cui si parla la lingua. E' in grado di produrre un testo semplice relativo ad argomenti che siano familiari o di interesse personale. E' in grado di descrivere esperienze ed avvenimenti, sogni, speranze e ambizioni e spiegare brevemente le ragioni delle sue opinioni e dei suoi progetti.
B2 Comprende le idee principali di testi complessi su argomenti sia concreti che astratti, comprese le discussioni tecniche nel suo campo di specializzazione. E' in grado di interagire con una certa scioltezza e spontaneità che rendono possibile un'interazione naturale con i parlanti nativi senza sforzo per l'interlocutore. Sa produrre un testo chiaro e dettagliato su un'ampia gamma di argomenti e spiegare un punto di vista su un argomento fornendo i pro e i contro delle varie opzioni.
Livello Padronanza
C1
Comprende un'ampia gamma di testi complessi e lunghi e ne sa riconoscere il significato implicito. Si esprime con scioltezza e naturalezza. Usa la lingua in modo flessibile ed efficace per scopi sociali, professionali e accademici. Riesce a produrre testi chiari, ben costruiti, dettagliati su argomenti complessi, mostrando un sicuro controllo della struttura testuale, dei connettori e degli elementi di coesione.
C2 Comprende con facilità praticamente tutto ciò che sente e legge. Sa riassumere informazioni provenienti da diverse fonti sia parlate che scritte, ristrutturando gli argomenti in una presentazione coerente. Sa esprimersi spontaneamente, in modo molto scorrevole e preciso, individuando le più sottili sfumature di significato in situazioni complesse.
Idee per la classe
Cosa ne sai?Cultura, affari e negoziazione
1. Se compariamo gli americani ad altri popoli, essi sembrano apprezzare delle argomentazioni di tipo:
A. Basate sulle emozioni
B. Basate sulla logica e il ragionamento
C. Basate su statistiche e dati di fatto
2. Il concetto di “faccia”, ossia l’immagine pubblica di una persona di fronte agli altri è importante in Cina e per via di questo fatto spesso:
a. Si preferisce fare affari con piccole aziende sconosciute
b. Non fare affari con amici o famigliari perché può causare una brutta reputazione
c. Non dire direttamente di “no” anche quando è veramente quello che si intende dire
3. Quando si tratta con un subordinato tedesco la nostra prima offerta deve essere generalmente:
a. Alta perché essi sono molto competitivi e vogliono vincere la negoziazione
b. Ragionevole perché non amano discutere troppo a lungo
c. Molto bassa, e solo in secondo tempo proveranno ad ottenere un prezzo migliore
4. Quale di queste affermazioni non è vera a proposito di “ricevere un regalo” in Colombia?
a. Non si apre il regalo di fronte alla persona che fa il regalo ( può sembrare come avaro di regalo).
b. Non fanno troppi ringraziamenti ( questione di orgoglio)
c. Non è cosa buona offrire della birra straniera ( producono un’eccellente birra in Colombia)
5. Vero o falso? È possibile che in Spagna le indiscrezioni e i pettegolezzi possono avere maggiore peso che le conversazioni formali? Devi dare importanza a queste conversazioni se vuoi avere una buona relazione con le persone.
6. Indica con una X quale di questi paesi ha la percentuale più elevata di donne come direttore di azienda:
a. Grecia
b. Giappone
c. Norvegia
d. Spagna
e. Stati Uniti
Risposta: Greece 0.4 (23rd of 23 countries) Japan 3.8 (20th) Norway 6.5 (12th , between Germany and France)
Spain 12,8 (4th) US 21,1 (1st)
7. In Giappone viene considerato come maleducazione scrivere su:
a. Un fazzoletto
b. Un biglietto da visita
c. Un orario di lavoro
d. Un giornale
8. Non fare complimenti ad un arabo sui propri beni personali potrebbe essere fonte di:
a. Pensare che sei invidioso
b. Pensare che stai cercando di lusingare la sua persona
c. Obbligare l’ospite ad offrire qualcosa a voi
d. Porta sfortuna fare questo tipo di complimenti
9. Se sei invitato ad una cena in una casa spagnola quali di questi due fiori non devono mai essere portati come regalo? Sai di quali fiori sto parlando?
A. Rose
B. Crisantemi
C. Dalia
D. Fiori di Lila
10.Conosci il significato di questi gesti presenti in queste fotografie? Discutete il significato di questi gesti con il vostro compagno di banco oppure all’interno del vostro gruppo di lavoro?
1. Se compariamo gli americani ad altri popoli, essi sembrano apprezzare delle argomentazioni di tipo:
A. Basate sulle emozioni
B. Basate sulla logica e il ragionamento
C. Basate su statistiche e dati di fatto
2. Il concetto di “faccia”, ossia l’immagine pubblica di una persona di fronte agli altri è importante in Cina e per via di questo fatto spesso:
a. Si preferisce fare affari con piccole aziende sconosciute
b. Non fare affari con amici o famigliari perché può causare una brutta reputazione
c. Non dire direttamente di “no” anche quando è veramente quello che si intende dire
3. Quando si tratta con un subordinato tedesco la nostra prima offerta deve essere generalmente:
a. Alta perché essi sono molto competitivi e vogliono vincere la negoziazione
b. Ragionevole perché non amano discutere troppo a lungo
c. Molto bassa, e solo in secondo tempo proveranno ad ottenere un prezzo migliore
4. Quale di queste affermazioni non è vera a proposito di “ricevere un regalo” in Colombia?
a. Non si apre il regalo di fronte alla persona che fa il regalo ( può sembrare come avaro di regalo).
b. Non fanno troppi ringraziamenti ( questione di orgoglio)
c. Non è cosa buona offrire della birra straniera ( producono un’eccellente birra in Colombia)
5. Vero o falso? È possibile che in Spagna le indiscrezioni e i pettegolezzi possono avere maggiore peso che le conversazioni formali? Devi dare importanza a queste conversazioni se vuoi avere una buona relazione con le persone.
6. Indica con una X quale di questi paesi ha la percentuale più elevata di donne come direttore di azienda:
a. Grecia
b. Giappone
c. Norvegia
d. Spagna
e. Stati Uniti
Risposta: Greece 0.4 (23rd of 23 countries) Japan 3.8 (20th) Norway 6.5 (12th , between Germany and France)
Spain 12,8 (4th) US 21,1 (1st)
7. In Giappone viene considerato come maleducazione scrivere su:
a. Un fazzoletto
b. Un biglietto da visita
c. Un orario di lavoro
d. Un giornale
8. Non fare complimenti ad un arabo sui propri beni personali potrebbe essere fonte di:
a. Pensare che sei invidioso
b. Pensare che stai cercando di lusingare la sua persona
c. Obbligare l’ospite ad offrire qualcosa a voi
d. Porta sfortuna fare questo tipo di complimenti
9. Se sei invitato ad una cena in una casa spagnola quali di questi due fiori non devono mai essere portati come regalo? Sai di quali fiori sto parlando?
A. Rose
B. Crisantemi
C. Dalia
D. Fiori di Lila
10.Conosci il significato di questi gesti presenti in queste fotografie? Discutete il significato di questi gesti con il vostro compagno di banco oppure all’interno del vostro gruppo di lavoro?
Idee per la classe
Modi di essere differenti
1. Che cosa sia educato o maleducato e come definiamo un comportamento appropriato
2. I giorni di feste e come vengono festeggiati
3. Come si mostra rispetto e come si mostra disprezzo per qualcuno
4. Cosa sia un comportamento umile o rischioso
5. Cosa ci rende orgogliosi e cosa ci mette in imbarazzo o ci causa un senso di vergogna
6. Cosa, quando e come mangiamo e beviamo
7. Cosa indossiamo, quando e dove li indossiamo
8. Cosa troviamo divertente o triste
9. Cosa vendiamo o compriamo,quando, come e con chi lo facciamo
10. Come vediamo e ci comportiamo di fronte alla malattia e alla salute
11. Quanto stiamo vicini fisicamente l’uno dall’altro
12. Come e quando ci tocchiamo l’uno con l’altro ( se si toccano le persone)
13. Come e quando si salutano le persone
14. Quante volte sorridiamo, a chi sorridiamo e cosa significa il nostro sorriso
15. Come, con chi e quante volte usciamo fuori per divertirci
16. Come e in quale situazioni dobbiamo fare la coda o aspettare il proprio turno
17. Quante volte cambiano lavoro o facciamo un trasloco e dove e perché
18. Come parliamo con una persona straniera, con un superiore o con un nostro subordinato, ecc.
19. Quale tipo di comportamento può dirsi etico e quale tipo di comportamento non è etico
20. Cosa significa essere amichevoli o non amichevoli
21. Il ruolo conferito alle tradizioni e ai riti
22. In cosa crediamo
23. Quali sono i nostri valori
24. Il nostro senso comune delle cose
25. Quali sono gli scopi della vita
26. Il ruolo di Dio e delle altre religioni
27. La capacità di una persona di dirigere la propria vita o se manca di determinazione
28. Il ruolo positivo o non positivo della “privacy”
29. Cosa e chi sono puliti o sporchi
30. Cosa è bello o brutta
31. Il ruolo della propria individualità
32. Il ruolo dell’uomo e della donna e come si devono comportare tra di loro
33. Il ruolo dell’armonia all’interno di un gruppo
34. La relazione e gli obblighi verso i membri della nuova famiglia e tra amici
35. Il ruolo della competitività tra le persone
36. Le classi sociali di appartenenza
37. I livelli di istruzioni
38. La gerarchia professionale nel lavoro
39. Chi decide e in quali circostanze
40. Come viene vissuto il tempo e utilizzato
41. La pianificazione del tempo è importante o non importante
42. L’importanza di pensare/preparare il futuro
43. Come viene vissuta l’anzianità e come viene valutata
44. Cosa si dovrebbe dire in modo diretto e cosa in modo indiretto
45. Quale tono di voce dobbiamo avere
46. Con chi parliamo e con chi non parliamo
47. L’espressione della faccia e i comportamenti non verbali e i gesti
48. Il tipo di conversazione in termini di formalità o informalità
49. Cosa si dovrebbe dire e cosa deve rimanere non detto
50. Quanto siamo aperti o chiusi a diffondere delle informazioni
Esistono tantissimi modo di differire l’uno con l’altro senza per forza appartenere ad un gruppo culturale differente.
Adattato da Global Competence: 50 training activities for succeeding in international business, Jonamay Lambert, Selma Myers and George Simons Editors Amherst, Mass.: HRD Press, 2000
1. Che cosa sia educato o maleducato e come definiamo un comportamento appropriato
2. I giorni di feste e come vengono festeggiati
3. Come si mostra rispetto e come si mostra disprezzo per qualcuno
4. Cosa sia un comportamento umile o rischioso
5. Cosa ci rende orgogliosi e cosa ci mette in imbarazzo o ci causa un senso di vergogna
6. Cosa, quando e come mangiamo e beviamo
7. Cosa indossiamo, quando e dove li indossiamo
8. Cosa troviamo divertente o triste
9. Cosa vendiamo o compriamo,quando, come e con chi lo facciamo
10. Come vediamo e ci comportiamo di fronte alla malattia e alla salute
11. Quanto stiamo vicini fisicamente l’uno dall’altro
12. Come e quando ci tocchiamo l’uno con l’altro ( se si toccano le persone)
13. Come e quando si salutano le persone
14. Quante volte sorridiamo, a chi sorridiamo e cosa significa il nostro sorriso
15. Come, con chi e quante volte usciamo fuori per divertirci
16. Come e in quale situazioni dobbiamo fare la coda o aspettare il proprio turno
17. Quante volte cambiano lavoro o facciamo un trasloco e dove e perché
18. Come parliamo con una persona straniera, con un superiore o con un nostro subordinato, ecc.
19. Quale tipo di comportamento può dirsi etico e quale tipo di comportamento non è etico
20. Cosa significa essere amichevoli o non amichevoli
21. Il ruolo conferito alle tradizioni e ai riti
22. In cosa crediamo
23. Quali sono i nostri valori
24. Il nostro senso comune delle cose
25. Quali sono gli scopi della vita
26. Il ruolo di Dio e delle altre religioni
27. La capacità di una persona di dirigere la propria vita o se manca di determinazione
28. Il ruolo positivo o non positivo della “privacy”
29. Cosa e chi sono puliti o sporchi
30. Cosa è bello o brutta
31. Il ruolo della propria individualità
32. Il ruolo dell’uomo e della donna e come si devono comportare tra di loro
33. Il ruolo dell’armonia all’interno di un gruppo
34. La relazione e gli obblighi verso i membri della nuova famiglia e tra amici
35. Il ruolo della competitività tra le persone
36. Le classi sociali di appartenenza
37. I livelli di istruzioni
38. La gerarchia professionale nel lavoro
39. Chi decide e in quali circostanze
40. Come viene vissuto il tempo e utilizzato
41. La pianificazione del tempo è importante o non importante
42. L’importanza di pensare/preparare il futuro
43. Come viene vissuta l’anzianità e come viene valutata
44. Cosa si dovrebbe dire in modo diretto e cosa in modo indiretto
45. Quale tono di voce dobbiamo avere
46. Con chi parliamo e con chi non parliamo
47. L’espressione della faccia e i comportamenti non verbali e i gesti
48. Il tipo di conversazione in termini di formalità o informalità
49. Cosa si dovrebbe dire e cosa deve rimanere non detto
50. Quanto siamo aperti o chiusi a diffondere delle informazioni
Esistono tantissimi modo di differire l’uno con l’altro senza per forza appartenere ad un gruppo culturale differente.
Adattato da Global Competence: 50 training activities for succeeding in international business, Jonamay Lambert, Selma Myers and George Simons Editors Amherst, Mass.: HRD Press, 2000
Idee per la classe
Continuità di valori
(proveniente dal lavoro di Robert Kohls)
Dove pensi che la tua cultura si colloca su questa linea di continuità? Dove tu ti collochi all’interno di questa linea di continuità dei valori?
Compito/tempo ……………..… relazioni
Controllo personale ……………..… destino/fede
Fare da sé ……………..… eredità/diritto di famiglia
(il successo si guadagna sul campo) ( il successo viene dalla famiglia)
Cambiamento ……………..…… tradizione
Futuro ……………..… passato
Individualismo/privacy ……………..… benessere del gruppo
Competizione ……………..… cooperazione
Uguaglianza ……………..… gerarchia
Informalità ……………..… formalità
Praticità/efficienza ……………..… idealismo
( i fini giustificano i mezzi) (fare è sempre la cosa buona)
Essere diretti ……………..… indiretti
Agire/fare ……………..… essere
(orientamento al risultato)
Materialismo ……………..… spiritualità
(successo esteriore) (successo interiore)
(proveniente dal lavoro di Robert Kohls)
Dove pensi che la tua cultura si colloca su questa linea di continuità? Dove tu ti collochi all’interno di questa linea di continuità dei valori?
Compito/tempo ……………..… relazioni
Controllo personale ……………..… destino/fede
Fare da sé ……………..… eredità/diritto di famiglia
(il successo si guadagna sul campo) ( il successo viene dalla famiglia)
Cambiamento ……………..…… tradizione
Futuro ……………..… passato
Individualismo/privacy ……………..… benessere del gruppo
Competizione ……………..… cooperazione
Uguaglianza ……………..… gerarchia
Informalità ……………..… formalità
Praticità/efficienza ……………..… idealismo
( i fini giustificano i mezzi) (fare è sempre la cosa buona)
Essere diretti ……………..… indiretti
Agire/fare ……………..… essere
(orientamento al risultato)
Materialismo ……………..… spiritualità
(successo esteriore) (successo interiore)
Idee per la classe
Consenso
Leggi ogni frase e se sei completamente d’accordo con la frase scrivi una “V” vicino al numero mentre se non sei completamente d’accordo scrivi una “X”. Confronta le tue risposte con il tuo gruppo di lavoro. Dove ci sono disaccordi con gli altri studenti provate a modificare la frase con lo scopo di raggiungere un accordo con tutti gli studenti.
__1. È cosa possibile fare delle generalizzazioni a proposito delle persone di altre culture.
__2. Gli europei del nord e gli americani rispettano le scadenze più facilmente delle persone provenienti dal sud europeo e dal Sud America.
__3. È veramente cosi: in molte situazioni, i francesi sono snob, i tedeschi troppo meccanici, i giapponesi indecifrabili, gli americani arroganti, spagnoli e sudamericani pigri, i catalani non amichevoli e di poche maniere.
__4. È il compito degli immigrati di adattarsi completamente al nuovo contesto culturale. La popolazione locale non ha nessuna obbligazione di adattarsi verso gli immigrati.
__5. Sono fortunato di essere nato in un paese ricco e con una lingua importante.
__6. La maggioranza dei paesi poveri potrebbe migliorare le condizioni di vita dei propri cittadini.
__7. Tutte le culture sono sullo stesso piano. Nessuna cultura è migliore di un’altra.
__8. Tutti siamo sempre uguali,in ogni momento e circostanze.
Adattato da : Developing Intercultural Awareness, Robert Kohls e John Knight
Leggi ogni frase e se sei completamente d’accordo con la frase scrivi una “V” vicino al numero mentre se non sei completamente d’accordo scrivi una “X”. Confronta le tue risposte con il tuo gruppo di lavoro. Dove ci sono disaccordi con gli altri studenti provate a modificare la frase con lo scopo di raggiungere un accordo con tutti gli studenti.
__1. È cosa possibile fare delle generalizzazioni a proposito delle persone di altre culture.
__2. Gli europei del nord e gli americani rispettano le scadenze più facilmente delle persone provenienti dal sud europeo e dal Sud America.
__3. È veramente cosi: in molte situazioni, i francesi sono snob, i tedeschi troppo meccanici, i giapponesi indecifrabili, gli americani arroganti, spagnoli e sudamericani pigri, i catalani non amichevoli e di poche maniere.
__4. È il compito degli immigrati di adattarsi completamente al nuovo contesto culturale. La popolazione locale non ha nessuna obbligazione di adattarsi verso gli immigrati.
__5. Sono fortunato di essere nato in un paese ricco e con una lingua importante.
__6. La maggioranza dei paesi poveri potrebbe migliorare le condizioni di vita dei propri cittadini.
__7. Tutte le culture sono sullo stesso piano. Nessuna cultura è migliore di un’altra.
__8. Tutti siamo sempre uguali,in ogni momento e circostanze.
Adattato da : Developing Intercultural Awareness, Robert Kohls e John Knight
domenica 9 maggio 2010
Idee per la classe
Città e campagna
Lavorate in coppia.
Identificate delle fotografie di città e di campagne e descrive al vostro compagno queste fotografie. Chiedete al vostro compagno se preferisce vivere in città o in campagna? E indovinate dove preferiscono vivere i vostri compagni di classe.
Leggi il testo a proposito di Città del Mexico e rispondi a queste domande.
a) Pensi che l’autore dell’articolo ami questa città?
b) Quante persone vivono in questa città?
c) Dove si trova questa città?
d) Cosa rende speciale questa città?
e) Cosa si può trovare intorno alla città?
f) Che cosa troviamo nel centro?
g) Quali sono i mezzi pubblici presenti i questa città?
h) A cosa dovete fare attenzione quando siete a città del Messico?
Testo
Città del Messico è una città piena di vita durante tutto la giornata. Anche le persone che amano vivere in campagna non possono resistere davanti al fascino di questa città brulicante di vita dove vivono più di 17 milioni di abitanti. La capitale del Messico è stata costruita 400 anni fa nel posto dove si trovava la città azteca, collocata in pieno centro del paese. È una città particolare perché è la città più in altura al mondo. La sua altitudine è di 2239 metri ed è circondata nei suoi tre lati dalla montagna . La crescita molto rapida della popolazione ha creato dei problemi di alloggio, di trasporto e di inquinamento. Inoltre, esiste un forte rischio di terremoto come l’ultimo terremoto avvenuto nel 1989. Nel centro della città si trova Zocalo, ossia la vecchia ubicazione del governo e del ministero spirituale degli Aztechi. Nelle vicinanze, possiamo vedere dei viali alberati in contrasto con le strade strette e i palazzi coloniali spagnoli. Al sud est , si trova il famoso giardino di Xochimilco dove ci sono i resti dell’antico lago. Ci sono dei parchi e piazze in tutte le zone limitrofe della città, nelle quali le popolazioni locali e le tradizioni europei si sono mescolate con la cultura contemporanea.
La maggioranza della città è costruito a modo di rete, con delle strade provenienti da nord a sud e da est ad ovest. I numeri delle case e delle strade possono cambiare da un vicinato all’altro.
Andare in giro per la città con la metropolitana e l’autobus è economico ed efficiente.
Molti taxi sono delle automobili Volkswagen beetles di colore giallo e ci sono anche dei mini-bus che possono prenderti e portarti ovunque tu voglia andare all’interno di una direzione di una tratta. Tuttavia devi stare attenti al furto di portafoglio all’interno degli autobus e per strada.
Rispondete alle domande riferite a Città del Messico pensando alla vostra città o regione.
Lavorate in coppia e discutete delle vostre risposte in merito a queste domande.
A) Dove vive la maggioranza della popolazione nel tuo paese?
B) Le persone vogliono vivere in campagna o in città?
C) Le persone che vivono in campagna vivono in piccoli villaggi oppure in comunità isolate?
D) Come riescono a guadagnarsi da vivere le persone che vivono in campagna?
E) Nel tuo paese è più rilevante il settore dell’agricoltura o dell’industria?
F) Nel tuo paese le persone cambiano spesso città? Oppure rimangono sempre nella stessa città?
G) Ci sono molti parchi nella tua città? Cosa fanno nei parchi? A te piace andare nei parchi?
Produzione orale
Lavorate in coppia. Discutete quali sono i vantaggi e gli svantaggi del vivere in città e in campagna. Potete utilizzare queste parole
Assenza di vita notturna pace e calma molti negozi industrie inquinamento brutti odori
Molte persone sicurezza personale case più economiche case folkloristiche
Lavorate in coppia.
Identificate delle fotografie di città e di campagne e descrive al vostro compagno queste fotografie. Chiedete al vostro compagno se preferisce vivere in città o in campagna? E indovinate dove preferiscono vivere i vostri compagni di classe.
Leggi il testo a proposito di Città del Mexico e rispondi a queste domande.
a) Pensi che l’autore dell’articolo ami questa città?
b) Quante persone vivono in questa città?
c) Dove si trova questa città?
d) Cosa rende speciale questa città?
e) Cosa si può trovare intorno alla città?
f) Che cosa troviamo nel centro?
g) Quali sono i mezzi pubblici presenti i questa città?
h) A cosa dovete fare attenzione quando siete a città del Messico?
Testo
Città del Messico è una città piena di vita durante tutto la giornata. Anche le persone che amano vivere in campagna non possono resistere davanti al fascino di questa città brulicante di vita dove vivono più di 17 milioni di abitanti. La capitale del Messico è stata costruita 400 anni fa nel posto dove si trovava la città azteca, collocata in pieno centro del paese. È una città particolare perché è la città più in altura al mondo. La sua altitudine è di 2239 metri ed è circondata nei suoi tre lati dalla montagna . La crescita molto rapida della popolazione ha creato dei problemi di alloggio, di trasporto e di inquinamento. Inoltre, esiste un forte rischio di terremoto come l’ultimo terremoto avvenuto nel 1989. Nel centro della città si trova Zocalo, ossia la vecchia ubicazione del governo e del ministero spirituale degli Aztechi. Nelle vicinanze, possiamo vedere dei viali alberati in contrasto con le strade strette e i palazzi coloniali spagnoli. Al sud est , si trova il famoso giardino di Xochimilco dove ci sono i resti dell’antico lago. Ci sono dei parchi e piazze in tutte le zone limitrofe della città, nelle quali le popolazioni locali e le tradizioni europei si sono mescolate con la cultura contemporanea.
La maggioranza della città è costruito a modo di rete, con delle strade provenienti da nord a sud e da est ad ovest. I numeri delle case e delle strade possono cambiare da un vicinato all’altro.
Andare in giro per la città con la metropolitana e l’autobus è economico ed efficiente.
Molti taxi sono delle automobili Volkswagen beetles di colore giallo e ci sono anche dei mini-bus che possono prenderti e portarti ovunque tu voglia andare all’interno di una direzione di una tratta. Tuttavia devi stare attenti al furto di portafoglio all’interno degli autobus e per strada.
Rispondete alle domande riferite a Città del Messico pensando alla vostra città o regione.
Lavorate in coppia e discutete delle vostre risposte in merito a queste domande.
A) Dove vive la maggioranza della popolazione nel tuo paese?
B) Le persone vogliono vivere in campagna o in città?
C) Le persone che vivono in campagna vivono in piccoli villaggi oppure in comunità isolate?
D) Come riescono a guadagnarsi da vivere le persone che vivono in campagna?
E) Nel tuo paese è più rilevante il settore dell’agricoltura o dell’industria?
F) Nel tuo paese le persone cambiano spesso città? Oppure rimangono sempre nella stessa città?
G) Ci sono molti parchi nella tua città? Cosa fanno nei parchi? A te piace andare nei parchi?
Produzione orale
Lavorate in coppia. Discutete quali sono i vantaggi e gli svantaggi del vivere in città e in campagna. Potete utilizzare queste parole
Assenza di vita notturna pace e calma molti negozi industrie inquinamento brutti odori
Molte persone sicurezza personale case più economiche case folkloristiche
petite reflexion etnophraseologique
“On va s'arranger” “ poi vedremo” o “si vedrà”: uno studio etnofraseologico
l'espressione italiana cosi come quella francese vede un elemento di impersonalità con il pronome”on” come anche il caso di “vedremo” che racchiude un noi generico oppure un io nascosto dietro il noi maiestatis cosi come il “si” rappresenta un elemento impersonale e quindi di deresponsabilizzazione del parlate di fronte al suo ascoltatore. Inoltre entrambe le forme italiane rimandano ad un tempo indeterminato la risoluzione del problema, in altri termini dal punto di vista della pragmatica potremmo suggerire una lettura di questo tipo:
si vedrà:
adesso non ho soluzione a questo problema
per me questo problema non è urgente o importante
penso che non sono io la persona che debba risolvere questo problema
forse non si parlerà più di questo problema
On va s'arranger:
so che esiste questo problema
so che tu vorresti risolverlo subito
so che adesso non abbiamo la possibilità di trovare una soluzione
sai che io ti offro la mia solidarietà nella futura risoluzione di questo problema
Quindi nella comparazione di questi due elementi fraseologici ricchi dal punto di vista della rilevanza culturale in quanto hanno una certa frequenza nella conversazione di queste due comunità linguistiche.
Questo metodo di lavoro si rifà all'etnopragmatica ed etnosintassi di Wierzbicka e Goddard e Peeters. Questo metodo intende esplicitare il senso di una o più espressione idiomatica appartenente ad universi linguistici distinti in vista di scoprire dietro l'uso di queste espressioni la presenza o meno di valori culturali tipici di una data società.
Potrebbero essere dei valori da scoprire in quanto del tutto insospettati oppure di valori culturali già ben conosciuti dove occorre soltanto capirli meglio.
On va s'arranger
Per cogliere al meglio il senso di questa espressione occorre ricorre al lavoro della lessicografia.
Interessante è capire il senso del pronome “on” prima di compiere delle ipotesi sul valore culturale di questa data espressione.
L'espressione francese “on va s'arranger” si adopera in determinate situazioni che meritano di essere analizzate. Ricordiamoci che On non rinvia ad una situazione oppure ad uno stato di cose personificate e mettere in rilievo l'uso del futuro immediato che può essere posto in contrasto con il futuro semplice ( on s'arrangera). La descrizione del senso di questa espressione sarà ricercato con l'aiuto di esempi concreti e non dall'ausilio di dizionari.
1. Il riferimento del pronome “on”
Il pronome “On” non riporta all'idea di un soggetto inanimato. Nella lingua di ogni giorno, “on” a invaso il campo del noi ed è diventato un vero pronome personale. Il valore indefinito tradizionale di questo pronome si è ritrovato molto indebolito
l'espressione italiana cosi come quella francese vede un elemento di impersonalità con il pronome”on” come anche il caso di “vedremo” che racchiude un noi generico oppure un io nascosto dietro il noi maiestatis cosi come il “si” rappresenta un elemento impersonale e quindi di deresponsabilizzazione del parlate di fronte al suo ascoltatore. Inoltre entrambe le forme italiane rimandano ad un tempo indeterminato la risoluzione del problema, in altri termini dal punto di vista della pragmatica potremmo suggerire una lettura di questo tipo:
si vedrà:
adesso non ho soluzione a questo problema
per me questo problema non è urgente o importante
penso che non sono io la persona che debba risolvere questo problema
forse non si parlerà più di questo problema
On va s'arranger:
so che esiste questo problema
so che tu vorresti risolverlo subito
so che adesso non abbiamo la possibilità di trovare una soluzione
sai che io ti offro la mia solidarietà nella futura risoluzione di questo problema
Quindi nella comparazione di questi due elementi fraseologici ricchi dal punto di vista della rilevanza culturale in quanto hanno una certa frequenza nella conversazione di queste due comunità linguistiche.
Questo metodo di lavoro si rifà all'etnopragmatica ed etnosintassi di Wierzbicka e Goddard e Peeters. Questo metodo intende esplicitare il senso di una o più espressione idiomatica appartenente ad universi linguistici distinti in vista di scoprire dietro l'uso di queste espressioni la presenza o meno di valori culturali tipici di una data società.
Potrebbero essere dei valori da scoprire in quanto del tutto insospettati oppure di valori culturali già ben conosciuti dove occorre soltanto capirli meglio.
On va s'arranger
Per cogliere al meglio il senso di questa espressione occorre ricorre al lavoro della lessicografia.
Interessante è capire il senso del pronome “on” prima di compiere delle ipotesi sul valore culturale di questa data espressione.
L'espressione francese “on va s'arranger” si adopera in determinate situazioni che meritano di essere analizzate. Ricordiamoci che On non rinvia ad una situazione oppure ad uno stato di cose personificate e mettere in rilievo l'uso del futuro immediato che può essere posto in contrasto con il futuro semplice ( on s'arrangera). La descrizione del senso di questa espressione sarà ricercato con l'aiuto di esempi concreti e non dall'ausilio di dizionari.
1. Il riferimento del pronome “on”
Il pronome “On” non riporta all'idea di un soggetto inanimato. Nella lingua di ogni giorno, “on” a invaso il campo del noi ed è diventato un vero pronome personale. Il valore indefinito tradizionale di questo pronome si è ritrovato molto indebolito
Idee per la classe
Simulazione culturale “ dentro il gruppo e esterni al gruppo”
Istruzioni (durata di 10-15 minuti per questa attività didattica)
Chiedi ad un numero preciso di ragazzi e ragazze di uscire dalla classe (metà classe rimane in classe). Nella classe formate due gruppi con due uomini per gruppi.
Manda fuori gli esterni al gruppo e spiega le regole del gioco
Gli interni al gruppo fanno parte di una cultura falsa. Hanno due norme da rispettare. Il vostro compito è quello di scoprire queste due norme culturali tramite:
a) L’osservazione e facendo delle domande soltanto di tipo vero o falso.
b) Facendo delle domande soltanto ad una persona (mai all’intero gruppo)
Quando pensate di avere capito la norma andate dal vostro Insegnante (arbitro) e chiedete a lui se la risposta è giusta. L’obiettivo è quello di porre il maggiore numero di domande.
Spiega le “norme culturali” agli interni al gruppo:
1) Un uomo può rispondere soltanto ad uomo e una donna può rispondere soltanto ad una donna.
2) Se la persona a chi fai la domanda risponde con il sorriso la risposta è negativa, se la persona a chi fai la domanda non sorride significa che la risposta è positiva.
( l’insegna prepara alcuni esempi per gli studenti per facilitare l’uso della norma nel gruppo).
Fai tornare dentro il gruppo esterno
Durata dell’interazione tra i membri interni al gruppo di 10/15 minuti. Se il tuo gruppo pensa di aver trovato le norme in questioni, i giocatori devono conservare nella loro testa la risposta fin quando non finisca il gioco.
Discussione all’interno dei gruppi diretta dall’insegnante
Interni al gruppo/esterni al gruppo
Se c’è uno studente che ha identificato le norme, occorre dirgli di non dire niente agli altri perché ci sono ancora molti studenti che non hanno capito quali siano le norme di questo gruppo.
Chiedi al gruppo esterno:
come si sente? (frustrato, annoiato, confuse, indeciso). (scrivi le risposte nella lavagna).
Come hai sentito di essere trattato dalla cultura dell’altro gruppo? (servizievoli, freddi, contenti di vederti soffrire, distanti, gentili, indifferente). (scrivi le risposte nella lavagna).
Come ti saresti sentito se tu fossi stato all’interno del gruppo? (rilassato, più sicuro, tranquillo).
Chiedi ai membri “interni” del gruppo:
cosa avete pensate di questi stranieri? (scrivi le risposte nella lavagna). Ad esempio: vi dispiace per loro
come vi sentite sul vostro modo di trattarli? ( li avete aiutati o li avete allontanati).
Come ti saresti sentito se tu fossi stato un membro esterno del gruppo? (confuso, ansioso, depresso).
Discussione in plenaria
Il compito di questo esercizio è di imparare a capire la cultura di un gruppo che cerca di comunicare con i membri di un altro gruppo.
L’insegnante potrebbe chiedere:
cosa vi è sembrato non realistico di questo esercizio? ( i membri interni del gruppo rispondono con un si o un no.
Cosa vi è sembrato reale in questo gioco?
Realistico potrebbe essere: un sentimento di frustrazione, isolamento dagli altri
Chiedi conferma agli studenti.
Chiedete agli studenti stranieri quale sarebbe stata la risposta culturalmente più accettabile quando si invita una persona a cena o per ricevere un regalo.
Esempi: dire di si in Korea per mantenere un rapporto di armonia con gli altri
In Francia si accetta subito l’invito dell’altro oppure negli Stati Uniti si dice “I’ll call you.” “Let’s get together soon.” per indicare la vera volontà di continuare questa conversazione.
Chiedete: Cosa modificate del tuo modo di comunicare quando dovete parlare con una persona di un’altra cultura?
Fatte maggiore attenzione alla comunicazione verbale o non verbale?
Cosa avete osservate durante questo esercizio che vi è sembrato differente?
Parlate con i membri esterni del gruppo per avere delle risposte alle vostre domande.
Trovate un membro dell’altro gruppo capace di spiegare le norme culturali del proprio gruppo e le aspettative presenti in quella società.
Esercizio: Crea una mappa della cultura nella quale vivi:
Cerca di capire quali sono i suoi divertimenti?
come si chiamano le strade vicine all’università per capire il valore dato all’università. Come si chiamano i nomi delle strade di questa città?
Spiega lo shock culturale scrivendo o disegnando sulla lavagna le cose che ti danno maggiore o minore ansietà.
Cosa pensi dell’adattamento culturale? è una cosa facile/difficile/utile/inutile
Istruzioni (durata di 10-15 minuti per questa attività didattica)
Chiedi ad un numero preciso di ragazzi e ragazze di uscire dalla classe (metà classe rimane in classe). Nella classe formate due gruppi con due uomini per gruppi.
Manda fuori gli esterni al gruppo e spiega le regole del gioco
Gli interni al gruppo fanno parte di una cultura falsa. Hanno due norme da rispettare. Il vostro compito è quello di scoprire queste due norme culturali tramite:
a) L’osservazione e facendo delle domande soltanto di tipo vero o falso.
b) Facendo delle domande soltanto ad una persona (mai all’intero gruppo)
Quando pensate di avere capito la norma andate dal vostro Insegnante (arbitro) e chiedete a lui se la risposta è giusta. L’obiettivo è quello di porre il maggiore numero di domande.
Spiega le “norme culturali” agli interni al gruppo:
1) Un uomo può rispondere soltanto ad uomo e una donna può rispondere soltanto ad una donna.
2) Se la persona a chi fai la domanda risponde con il sorriso la risposta è negativa, se la persona a chi fai la domanda non sorride significa che la risposta è positiva.
( l’insegna prepara alcuni esempi per gli studenti per facilitare l’uso della norma nel gruppo).
Fai tornare dentro il gruppo esterno
Durata dell’interazione tra i membri interni al gruppo di 10/15 minuti. Se il tuo gruppo pensa di aver trovato le norme in questioni, i giocatori devono conservare nella loro testa la risposta fin quando non finisca il gioco.
Discussione all’interno dei gruppi diretta dall’insegnante
Interni al gruppo/esterni al gruppo
Se c’è uno studente che ha identificato le norme, occorre dirgli di non dire niente agli altri perché ci sono ancora molti studenti che non hanno capito quali siano le norme di questo gruppo.
Chiedi al gruppo esterno:
come si sente? (frustrato, annoiato, confuse, indeciso). (scrivi le risposte nella lavagna).
Come hai sentito di essere trattato dalla cultura dell’altro gruppo? (servizievoli, freddi, contenti di vederti soffrire, distanti, gentili, indifferente). (scrivi le risposte nella lavagna).
Come ti saresti sentito se tu fossi stato all’interno del gruppo? (rilassato, più sicuro, tranquillo).
Chiedi ai membri “interni” del gruppo:
cosa avete pensate di questi stranieri? (scrivi le risposte nella lavagna). Ad esempio: vi dispiace per loro
come vi sentite sul vostro modo di trattarli? ( li avete aiutati o li avete allontanati).
Come ti saresti sentito se tu fossi stato un membro esterno del gruppo? (confuso, ansioso, depresso).
Discussione in plenaria
Il compito di questo esercizio è di imparare a capire la cultura di un gruppo che cerca di comunicare con i membri di un altro gruppo.
L’insegnante potrebbe chiedere:
cosa vi è sembrato non realistico di questo esercizio? ( i membri interni del gruppo rispondono con un si o un no.
Cosa vi è sembrato reale in questo gioco?
Realistico potrebbe essere: un sentimento di frustrazione, isolamento dagli altri
Chiedi conferma agli studenti.
Chiedete agli studenti stranieri quale sarebbe stata la risposta culturalmente più accettabile quando si invita una persona a cena o per ricevere un regalo.
Esempi: dire di si in Korea per mantenere un rapporto di armonia con gli altri
In Francia si accetta subito l’invito dell’altro oppure negli Stati Uniti si dice “I’ll call you.” “Let’s get together soon.” per indicare la vera volontà di continuare questa conversazione.
Chiedete: Cosa modificate del tuo modo di comunicare quando dovete parlare con una persona di un’altra cultura?
Fatte maggiore attenzione alla comunicazione verbale o non verbale?
Cosa avete osservate durante questo esercizio che vi è sembrato differente?
Parlate con i membri esterni del gruppo per avere delle risposte alle vostre domande.
Trovate un membro dell’altro gruppo capace di spiegare le norme culturali del proprio gruppo e le aspettative presenti in quella società.
Esercizio: Crea una mappa della cultura nella quale vivi:
Cerca di capire quali sono i suoi divertimenti?
come si chiamano le strade vicine all’università per capire il valore dato all’università. Come si chiamano i nomi delle strade di questa città?
Spiega lo shock culturale scrivendo o disegnando sulla lavagna le cose che ti danno maggiore o minore ansietà.
Cosa pensi dell’adattamento culturale? è una cosa facile/difficile/utile/inutile
Regard ouvert sur les cultures
Regard ouvert sur les cultures (extrait de Miroirs et fenêtres –
Manuel de communication interculturelle)
Martina Huber-Kriegler, Ildikó Lázár et John Strange
Adaptation française: Ildikó Lázár et Efrosyni Tofaridou
Nous appartenons tous à plusieurs cultures imbriquées les unes dans les autres, qui
nous forment et influent sur notre vision personnelle du monde, nos décisions et nos
interactions avec notre entourage. Cet approche interculturelle a pour objectif de vous aider à réfléchir sur votre propre culture et sur celle des autres, ainsi que sur leurs rapports mutuels; en
d'autres termes, vous devriez tout d'abord regarder votre propre culture dans un miroir
avant d'observer par la fenêtre les autres cultures qui vous intéressent ou avec lesquelles vous désirez entretenir des échanges.
Il serait trop facile d'imaginer que les cultures changent nécessairement au passage des
frontières nationales. Par le passé, l'Etat-nation avait bien plus d'influence qu'il n'en a
aujourd'hui. A en croire les cartes et les atlas, il était clair que votre pays et votre
continent étaient au centre du monde, et que tous les autres n'en formaient que la
périphérie. Il y a trente ans seulement, les différences apparentes et évidentes entre les
cultures nationales européennes étaient énormes. La façon de s'habiller, de manger et
de faire les courses était tellement caractéristique qu'elle permettait de reconnaître
immédiatement la nationalité. Cependant, il faut bien réaliser que, notamment au
contact des autres, les cultures changent parfois bien vite, et ceci à une vitesse et à une
fréquence jamais connues jusqu'à présent.
De nos jours, l'aménagement intérieur d'un McDonald’s est pratiquement toujours le
même où que vous vous trouviez; les clients sont habillés de la même façon, écoutent
en grande partie la même musique, utilisent les mêmes ordinateurs, se rendent sur les
mêmes sites Internet, et ils regardent les mêmes programmes de télévision (dans leurs
langues respectives, évidemment). Mais en fait, ces similitudes ne vont pas bien loin.
Aujourd'hui, les différences culturelles plus profondes sont aussi fortes et leur influence
est aussi capitale que par le passé, notamment pour ce qui est des attitudes, des
croyances et des comportements. Sans aucun doute, l'Europe développe sa propre
culture « internationale » dans certains domaines, mais heureusement, les cultures
conservent toutes leurs particularités distinctives. Dans ces restaurants rapides qui se
ressemblent comme deux gouttes d'eau sur toute notre planète, les gens continuent à
faire la queue, à passer des commandes, à discuter, à se plaindre et à nouer des amitiés
dans leur style bien à eux. Les histoires, les tâches et les exercices de ce livre entendent
illustrer et étudier en profondeur ce phénomène.
Dans la plupart des régions du monde, les normes culturelles varient considérablement
selon la position sociale affichée ou le niveau de richesse et de revenus manifestes.
Mais ces différences sont souvent insignifiantes, et les personnes qui se creusent la tête
pour savoir quelle tenue porter à un mariage ou quel couteau et fourchette utiliser ont
des soucis plutôt superficiels. De même, il importe vraiment peu qu'un ami hollandais
du sexe opposé vous donne trois bises alors que votre ami français ne vous en fait que
deux. Aussi superficielles qu'elles soient, ces habitudes ont toutefois leur fonction
comme moyen de différenciation entre les groupes. Une école, une famille, une
profession ou un club peuvent même tous avoir des normes et des valeurs culturelles
internes qui influent sur le comportement et les réactions des membres, à la fois à
l'intérieur et à l'extérieur de ces groupes.
Les cultures nationales marquent de leur empreinte les valeurs, les attitudes et les
comportements, et la plupart des exercices suivants pourront être abordés à ce niveau.
De nos jours, les personnes issues de cultures différentes doivent négocier, interagir,
comprendre et accepter le comportement et les réactions des autres. Et malgré tout, la
prise de conscience des différences culturelles revêt une importance cruciale, puisque
les groupes multiculturels sont de plus en plus fréquents dans les milieux
professionnels et aux quatre coins de la terre.
Lorsque vous émettez un avis sur les cultures, il vous faut bien sûr généraliser. Sans
cela, aucune discussion n'est possible. Vous devez, au départ, vous baser sur des
stéréotypes pour apprendre à découvrir le monde, mais il est important de poser sans
cesse des questions et d'accepter des informations qui pourraient venir contredire les
stéréotypes. Cet approche est fermement convaincus qu'il n'existe
absolument pas de valeurs ou de normes « justes » ou « fausses », du moins tant que les
droits de l'Homme sont respectés. Tous les exercices dans le blog vous encourageront à
réfléchir sur les différences culturelles dans le cadre de la préparation à des rencontres
interculturelles. Aucune rencontre ne ressemblera jamais à l'autre et que vous vous
adaptiez aux normes culturelles de la personne avec laquelle vous négociez ou à celles
d'une culture tierce, ou encore que vous fassiez des compromis, tout dépendra de votre
personnalité et de votre expérience, ainsi que de celles de votre interlocuteur.
L'essentiel, c'est que vous soyez conscient des différences culturelles et que vous soyez
préparé à les rencontrer sans porter de jugement. Il est tout naturel que vous vous
sentiez plus à l'aise dans votre propre culture. Mais ce qui est valable pour vous, l'est
également pour les autres; une fois que vous l'aurez réalisé, vous devriez bien vous
garder de rejeter leur culture.
Il est pratiquement sûr que vous ne serez pas capable de répondre à toutes les questions.
Ne vous découragez pas, elles sont là pour vous aider à découvrir et à
réfléchir sur les aspects de votre propre culture et de celle des autres, dont vous n'aviez
peut-être pas conscience jusqu'à maintenant. L'objectif n'est pas de trouver toutes les
réponses, mais de prendre plaisir aux images fascinantes que pourrait vous renvoyer
votre miroir et que vous pourriez intercepter aux nombreuses fenêtres ouvertes sur le
monde.
Manuel de communication interculturelle)
Martina Huber-Kriegler, Ildikó Lázár et John Strange
Adaptation française: Ildikó Lázár et Efrosyni Tofaridou
Nous appartenons tous à plusieurs cultures imbriquées les unes dans les autres, qui
nous forment et influent sur notre vision personnelle du monde, nos décisions et nos
interactions avec notre entourage. Cet approche interculturelle a pour objectif de vous aider à réfléchir sur votre propre culture et sur celle des autres, ainsi que sur leurs rapports mutuels; en
d'autres termes, vous devriez tout d'abord regarder votre propre culture dans un miroir
avant d'observer par la fenêtre les autres cultures qui vous intéressent ou avec lesquelles vous désirez entretenir des échanges.
Il serait trop facile d'imaginer que les cultures changent nécessairement au passage des
frontières nationales. Par le passé, l'Etat-nation avait bien plus d'influence qu'il n'en a
aujourd'hui. A en croire les cartes et les atlas, il était clair que votre pays et votre
continent étaient au centre du monde, et que tous les autres n'en formaient que la
périphérie. Il y a trente ans seulement, les différences apparentes et évidentes entre les
cultures nationales européennes étaient énormes. La façon de s'habiller, de manger et
de faire les courses était tellement caractéristique qu'elle permettait de reconnaître
immédiatement la nationalité. Cependant, il faut bien réaliser que, notamment au
contact des autres, les cultures changent parfois bien vite, et ceci à une vitesse et à une
fréquence jamais connues jusqu'à présent.
De nos jours, l'aménagement intérieur d'un McDonald’s est pratiquement toujours le
même où que vous vous trouviez; les clients sont habillés de la même façon, écoutent
en grande partie la même musique, utilisent les mêmes ordinateurs, se rendent sur les
mêmes sites Internet, et ils regardent les mêmes programmes de télévision (dans leurs
langues respectives, évidemment). Mais en fait, ces similitudes ne vont pas bien loin.
Aujourd'hui, les différences culturelles plus profondes sont aussi fortes et leur influence
est aussi capitale que par le passé, notamment pour ce qui est des attitudes, des
croyances et des comportements. Sans aucun doute, l'Europe développe sa propre
culture « internationale » dans certains domaines, mais heureusement, les cultures
conservent toutes leurs particularités distinctives. Dans ces restaurants rapides qui se
ressemblent comme deux gouttes d'eau sur toute notre planète, les gens continuent à
faire la queue, à passer des commandes, à discuter, à se plaindre et à nouer des amitiés
dans leur style bien à eux. Les histoires, les tâches et les exercices de ce livre entendent
illustrer et étudier en profondeur ce phénomène.
Dans la plupart des régions du monde, les normes culturelles varient considérablement
selon la position sociale affichée ou le niveau de richesse et de revenus manifestes.
Mais ces différences sont souvent insignifiantes, et les personnes qui se creusent la tête
pour savoir quelle tenue porter à un mariage ou quel couteau et fourchette utiliser ont
des soucis plutôt superficiels. De même, il importe vraiment peu qu'un ami hollandais
du sexe opposé vous donne trois bises alors que votre ami français ne vous en fait que
deux. Aussi superficielles qu'elles soient, ces habitudes ont toutefois leur fonction
comme moyen de différenciation entre les groupes. Une école, une famille, une
profession ou un club peuvent même tous avoir des normes et des valeurs culturelles
internes qui influent sur le comportement et les réactions des membres, à la fois à
l'intérieur et à l'extérieur de ces groupes.
Les cultures nationales marquent de leur empreinte les valeurs, les attitudes et les
comportements, et la plupart des exercices suivants pourront être abordés à ce niveau.
De nos jours, les personnes issues de cultures différentes doivent négocier, interagir,
comprendre et accepter le comportement et les réactions des autres. Et malgré tout, la
prise de conscience des différences culturelles revêt une importance cruciale, puisque
les groupes multiculturels sont de plus en plus fréquents dans les milieux
professionnels et aux quatre coins de la terre.
Lorsque vous émettez un avis sur les cultures, il vous faut bien sûr généraliser. Sans
cela, aucune discussion n'est possible. Vous devez, au départ, vous baser sur des
stéréotypes pour apprendre à découvrir le monde, mais il est important de poser sans
cesse des questions et d'accepter des informations qui pourraient venir contredire les
stéréotypes. Cet approche est fermement convaincus qu'il n'existe
absolument pas de valeurs ou de normes « justes » ou « fausses », du moins tant que les
droits de l'Homme sont respectés. Tous les exercices dans le blog vous encourageront à
réfléchir sur les différences culturelles dans le cadre de la préparation à des rencontres
interculturelles. Aucune rencontre ne ressemblera jamais à l'autre et que vous vous
adaptiez aux normes culturelles de la personne avec laquelle vous négociez ou à celles
d'une culture tierce, ou encore que vous fassiez des compromis, tout dépendra de votre
personnalité et de votre expérience, ainsi que de celles de votre interlocuteur.
L'essentiel, c'est que vous soyez conscient des différences culturelles et que vous soyez
préparé à les rencontrer sans porter de jugement. Il est tout naturel que vous vous
sentiez plus à l'aise dans votre propre culture. Mais ce qui est valable pour vous, l'est
également pour les autres; une fois que vous l'aurez réalisé, vous devriez bien vous
garder de rejeter leur culture.
Il est pratiquement sûr que vous ne serez pas capable de répondre à toutes les questions.
Ne vous découragez pas, elles sont là pour vous aider à découvrir et à
réfléchir sur les aspects de votre propre culture et de celle des autres, dont vous n'aviez
peut-être pas conscience jusqu'à maintenant. L'objectif n'est pas de trouver toutes les
réponses, mais de prendre plaisir aux images fascinantes que pourrait vous renvoyer
votre miroir et que vous pourriez intercepter aux nombreuses fenêtres ouvertes sur le
monde.
martedì 4 maggio 2010
Idee per la classe
Se (poesia di Kipling)
Analizzate questo testo, con l’ausilio del materiale tratto da Hofstede sulle quattro dimensioni della cultura, per scoprire l’orientamento culturale della poesia Se di Kipling. Dovete citare i brani della poesia per motivare le vostre ragioni.
• Se riesci a mantenere il controllo quando tutti intorno a te
• Perdono la testa e dicono che è colpa tua,
• Se ti fidi soltanto di te stesso quando tutti dubitano di te,
• Ma se tieni conto anche dei loro dubbi;
• Se sai aspettare senza stancarti dell'attesa,
• Non farti ingannare e tieniti lontano dalle bugie;
• Non farti odiare e non lasciarti trascinare dall'odio,
• Non apparire troppo buono e non fare il furbo:
•
• Se riesci a sognare… e a non fare del sogno il tuo padrone;
• Se riesci a pensare… e a non fare delle parole la tua meta
• Se puoi incontrare il Trionfo e il Disastro
• E trattare questi due impostori esattamente allo stesso modo;
• Se riesci a sopportare che il peso della tua verità
• Venga contorto da persone spregevoli che cercano di imbrogliare i più sciocchi,
• O guardare le cose cui hai donato la vita spezzarsi
• e piegarsi e ricostruirle con attrezzi sgangherati:
•
• Se riesci a mettere insieme tutte le tue vittorie
• E rischiarle in un colpo azzardato,
• e perdere, e ricominciare daccapo
• senza mai accennare alle tue sconfitte;
• Se riesci a dar forza al tuo cuore, ai tuoi nervi e alla tua tenacia
• Quando, dopo che gli altri hanno rinunciato, tocca a te,
• E tieni duro quando non ti è rimasto nient'altro
• Che la Volontà di dire:—Tieni duro!
•
• Se riesci a parlare alle folle e a mantenere la tua onestà
• O a passeggiare con i Re senza perdere la tua semplicità
• Se i nemici e nemmeno gli amici più cari possono ferirti,
• Se tutti contano su di te, ma nessuno oltre misura;
• Se riesci a riempire l'inesorabile minuto
• Con una corsa di sessanta secondi,
• Tua è la Terra e tutto quello che esiste
• E—ancor più—tu sei un uomo, figlio mio!
Analizzate questo testo, con l’ausilio del materiale tratto da Hofstede sulle quattro dimensioni della cultura, per scoprire l’orientamento culturale della poesia Se di Kipling. Dovete citare i brani della poesia per motivare le vostre ragioni.
• Se riesci a mantenere il controllo quando tutti intorno a te
• Perdono la testa e dicono che è colpa tua,
• Se ti fidi soltanto di te stesso quando tutti dubitano di te,
• Ma se tieni conto anche dei loro dubbi;
• Se sai aspettare senza stancarti dell'attesa,
• Non farti ingannare e tieniti lontano dalle bugie;
• Non farti odiare e non lasciarti trascinare dall'odio,
• Non apparire troppo buono e non fare il furbo:
•
• Se riesci a sognare… e a non fare del sogno il tuo padrone;
• Se riesci a pensare… e a non fare delle parole la tua meta
• Se puoi incontrare il Trionfo e il Disastro
• E trattare questi due impostori esattamente allo stesso modo;
• Se riesci a sopportare che il peso della tua verità
• Venga contorto da persone spregevoli che cercano di imbrogliare i più sciocchi,
• O guardare le cose cui hai donato la vita spezzarsi
• e piegarsi e ricostruirle con attrezzi sgangherati:
•
• Se riesci a mettere insieme tutte le tue vittorie
• E rischiarle in un colpo azzardato,
• e perdere, e ricominciare daccapo
• senza mai accennare alle tue sconfitte;
• Se riesci a dar forza al tuo cuore, ai tuoi nervi e alla tua tenacia
• Quando, dopo che gli altri hanno rinunciato, tocca a te,
• E tieni duro quando non ti è rimasto nient'altro
• Che la Volontà di dire:—Tieni duro!
•
• Se riesci a parlare alle folle e a mantenere la tua onestà
• O a passeggiare con i Re senza perdere la tua semplicità
• Se i nemici e nemmeno gli amici più cari possono ferirti,
• Se tutti contano su di te, ma nessuno oltre misura;
• Se riesci a riempire l'inesorabile minuto
• Con una corsa di sessanta secondi,
• Tua è la Terra e tutto quello che esiste
• E—ancor più—tu sei un uomo, figlio mio!
Spencer-Oatey : Relazione interpersonale e cultura
Spencer-Oatey : Relazione interpersonale e cultura
Nei lavori di Spencer-Oatey (2002) emerge l’idea che il rapporto idealmente armonioso tra le persone può essere minacciato da due fattori: il primo fattore si associa ad un comportamento minaccioso per la faccia e l’altro è un comportamento minaccioso per i nostri diritti. Quando le persone minacciano i nostri diritti, essi infrangono le nostre prerogative sociali; questo succede quando qualcuno ci spinge a fare qualcosa ma avvertiamo che non ha il diritto di chiederci di fare questo. In quel caso, l'altra persona sta minacciando i nostri diritti di uguaglianza. Allo stesso modo, se qualcuno ci parla in un modo troppo personale secondo il nostro giudizio, noi ci sentiamo come minacciati nel nostro diritto di associazione con gli altri.
Il risultato è che ci sentiamo offesi, in imbarazzo, irritati o arrabbiati, anche se non sentiamo necessariamente di aver perso la faccia. Appare come fondamentale nell'approccio di Spencer-Oatey il suo credere che la cortesia riguarda la (dis)-armonia nelle relazioni sociali e che la percezione di questo fenomeno è soggetto ai giudizi sociali.
Il compito centrale di questo approccio non è solo concentrato sulle strategie linguistiche ma anche nell’esplorare le basi sulle quali poggiano i giudizi sociali delle persone durante l'interazione.
Questo lavoro suggerisce che, mentre la faccia rimane un fattore cruciale, dobbiamo estendere la nostra comprensione della teoria di Brown e Levinson concettualizzando e aggiungendo altri elementi. In merito alla concettualizzazione della faccia, Spencer-Oatey ha messo in rilievo l'importanza di incorporare sia una prospettiva “personale/indipendente”e“sociale/interdipendente”, traducendosi in due diverse tipologie di facce: qualità della faccia e identità sociale della faccia (2000,2002). Per svolgere questo lavoro, Spencer-Oatey si è ricollegata al lavoro sui valori personali di Shalom Schwartz (1992,2001) collegandoli alla comprensione della faccia. La definizione di Goffman si rifà alla faccia come “ un valore sociale positivo che una persona effettivamente afferma per se stesso nei riguardi degli altri durante un particolare contatto”, in tal modo ci sarebbe da aumentare la nostra conoscenza tentando di esplorare la nostra comprensione dei valori. Schwartz ha sviluppato un quadro di riferimento per esplorare i valori delle persone che è stato testato su 44 diversi gruppi culturali. Alcuni dei valori incontrati sono basati sull'indipendenza, come la competenza, intelligenza, autonomia di iniziativa, libertà; altri valori sono tipicamente interdipendenti come lealtà, l’essere servizievole, giustizia, obbedienza. Altri valori sono un insieme di questi due gruppi di valori. Questo modello disegnato da Schwartz può aiutarci a concettualizzare le varie facce che le persone hanno in diversi contesti, in momenti diversi e ci permette di ottenere un quadro più completo di quello di Brown e Levinson.
Un ulteriore punto da ricordare è che le persone possono avere “faccia” non solo in relazione con se stessi come individui ma anche in relazione al gruppo di appartenenza. Ad esempio, maggiore sarà il mio senso di vicinanza con il “gruppo attaccato” più forte sarà il mio senso di minaccia per la mia faccia. Un elemento che colpisce le persone dal punto di vista del giudizio sociale nell'interazione è la percezione che le persone hanno dei diritti sociali e la distinzione tra questi diritti dalla loro faccia. L'obiettivo di questo approccio è di identificare i fattori chiavi che le persone utilizzano per compiere dei giudizi in riferimento all'armonia o al conflitto presente nella relazione interpersonale.
Questo approccio non si concentra soltanto sull'ascoltatore ma su entrambi i partecipanti dell'interazione. Infatti bisogna tenere presente nell'interazione non soltanto i propri diritti ma anche i diritti interazionali dell'interlocutore, così come i nostri doveri verso il nostro interlocutore.
Una buona gestione relazionale dipende dalla reciproca sensibilità e da un appropriato equilibrio tra gli interlocutori sui propri bisogni e quelli dell'altro interlocutore.
4.7.1 g) Che senso dare alla parola “cultura”?
La definizione della cultura secondo Spencer-Oatey è intesa come un insieme di attitudini, credenze, convenzioni comportamentali, supposizioni di base e valori che sono condivisi da un dato gruppo di persone e che influenza il comportamento di ogni membro così come l'interpretazione del “significato” del comportamento di altri gruppi di persone.
Spencer-Oatey afferma che per definizione la cultura si occupa delle regolarità all'interno di un gruppo di persone; tuttavia queste regolarità vanno di pari passo con la variabilità.
Le regolarità che costituiscono la cultura di un gruppo secondo Spencer-Oatey possono variare e includere i seguenti elementi:
- supposizioni di base e valori
- credenze, attitudini e ideologie
- leggi, regole, regolamenti
- scopi e missione
- obiettivi e strategie
- percezione del proprio ruolo nell'interazione, includendo i diritti e doveri collegati con loro
- riti comportamentali, le convenzioni, le routine (linguistiche e non linguistiche), la loro comprensione e interpretazione
- artefatti e prodotti
Nei lavori di Spencer-Oatey (2002) emerge l’idea che il rapporto idealmente armonioso tra le persone può essere minacciato da due fattori: il primo fattore si associa ad un comportamento minaccioso per la faccia e l’altro è un comportamento minaccioso per i nostri diritti. Quando le persone minacciano i nostri diritti, essi infrangono le nostre prerogative sociali; questo succede quando qualcuno ci spinge a fare qualcosa ma avvertiamo che non ha il diritto di chiederci di fare questo. In quel caso, l'altra persona sta minacciando i nostri diritti di uguaglianza. Allo stesso modo, se qualcuno ci parla in un modo troppo personale secondo il nostro giudizio, noi ci sentiamo come minacciati nel nostro diritto di associazione con gli altri.
Il risultato è che ci sentiamo offesi, in imbarazzo, irritati o arrabbiati, anche se non sentiamo necessariamente di aver perso la faccia. Appare come fondamentale nell'approccio di Spencer-Oatey il suo credere che la cortesia riguarda la (dis)-armonia nelle relazioni sociali e che la percezione di questo fenomeno è soggetto ai giudizi sociali.
Il compito centrale di questo approccio non è solo concentrato sulle strategie linguistiche ma anche nell’esplorare le basi sulle quali poggiano i giudizi sociali delle persone durante l'interazione.
Questo lavoro suggerisce che, mentre la faccia rimane un fattore cruciale, dobbiamo estendere la nostra comprensione della teoria di Brown e Levinson concettualizzando e aggiungendo altri elementi. In merito alla concettualizzazione della faccia, Spencer-Oatey ha messo in rilievo l'importanza di incorporare sia una prospettiva “personale/indipendente”e“sociale/interdipendente”, traducendosi in due diverse tipologie di facce: qualità della faccia e identità sociale della faccia (2000,2002). Per svolgere questo lavoro, Spencer-Oatey si è ricollegata al lavoro sui valori personali di Shalom Schwartz (1992,2001) collegandoli alla comprensione della faccia. La definizione di Goffman si rifà alla faccia come “ un valore sociale positivo che una persona effettivamente afferma per se stesso nei riguardi degli altri durante un particolare contatto”, in tal modo ci sarebbe da aumentare la nostra conoscenza tentando di esplorare la nostra comprensione dei valori. Schwartz ha sviluppato un quadro di riferimento per esplorare i valori delle persone che è stato testato su 44 diversi gruppi culturali. Alcuni dei valori incontrati sono basati sull'indipendenza, come la competenza, intelligenza, autonomia di iniziativa, libertà; altri valori sono tipicamente interdipendenti come lealtà, l’essere servizievole, giustizia, obbedienza. Altri valori sono un insieme di questi due gruppi di valori. Questo modello disegnato da Schwartz può aiutarci a concettualizzare le varie facce che le persone hanno in diversi contesti, in momenti diversi e ci permette di ottenere un quadro più completo di quello di Brown e Levinson.
Un ulteriore punto da ricordare è che le persone possono avere “faccia” non solo in relazione con se stessi come individui ma anche in relazione al gruppo di appartenenza. Ad esempio, maggiore sarà il mio senso di vicinanza con il “gruppo attaccato” più forte sarà il mio senso di minaccia per la mia faccia. Un elemento che colpisce le persone dal punto di vista del giudizio sociale nell'interazione è la percezione che le persone hanno dei diritti sociali e la distinzione tra questi diritti dalla loro faccia. L'obiettivo di questo approccio è di identificare i fattori chiavi che le persone utilizzano per compiere dei giudizi in riferimento all'armonia o al conflitto presente nella relazione interpersonale.
Questo approccio non si concentra soltanto sull'ascoltatore ma su entrambi i partecipanti dell'interazione. Infatti bisogna tenere presente nell'interazione non soltanto i propri diritti ma anche i diritti interazionali dell'interlocutore, così come i nostri doveri verso il nostro interlocutore.
Una buona gestione relazionale dipende dalla reciproca sensibilità e da un appropriato equilibrio tra gli interlocutori sui propri bisogni e quelli dell'altro interlocutore.
4.7.1 g) Che senso dare alla parola “cultura”?
La definizione della cultura secondo Spencer-Oatey è intesa come un insieme di attitudini, credenze, convenzioni comportamentali, supposizioni di base e valori che sono condivisi da un dato gruppo di persone e che influenza il comportamento di ogni membro così come l'interpretazione del “significato” del comportamento di altri gruppi di persone.
Spencer-Oatey afferma che per definizione la cultura si occupa delle regolarità all'interno di un gruppo di persone; tuttavia queste regolarità vanno di pari passo con la variabilità.
Le regolarità che costituiscono la cultura di un gruppo secondo Spencer-Oatey possono variare e includere i seguenti elementi:
- supposizioni di base e valori
- credenze, attitudini e ideologie
- leggi, regole, regolamenti
- scopi e missione
- obiettivi e strategie
- percezione del proprio ruolo nell'interazione, includendo i diritti e doveri collegati con loro
- riti comportamentali, le convenzioni, le routine (linguistiche e non linguistiche), la loro comprensione e interpretazione
- artefatti e prodotti
La cultura secondo Sapir
La cultura secondo Sapir
Sapir (1929) nell'ambito della riflessione sul rapporto tra lingua e cultura ha definito la lingua come il tramite per penetrare il legame tra l'individuo e la sua cultura. Il mondo reale non è interamente dato in maniera obiettiva, ma è “in gran parte costruito a partire dalle abitudini linguistiche del gruppo”. Sapir (1929) ha sostenuto che “non esistono due lingue tanto simili da poter esser considerate rappresentanti di una stessa realtà sociale. I mondi in cui vivono società diverse sono mondi diversi e non semplicemente lo stesso mondo con differenti etichette”.
Sulla stessa lunghezza d'onda ritroviamo il pensiero di Whorf (1941) che ha difeso l’idea che la lingua che parliamo modifica e modella interamente il nostro comportamento. Whorf cita l'esempio del fusto di benzina vuoto che non viene considerato da noi come pericoloso proprio perché è “vuoto”, anche se potrebbe esplodere per i vapori che contiene.
Analogie tra lingua e culture nel pensiero di Sapir
Dal lavoro di ricerca svolto da Sapir viene elencata una lista di analogie che possiamo ritrovare nel rapporto tra lingua e cultura. Ecco la lista prodotta dai lavori di Sapir:
a) la lingua e la cultura sono fenomeni selettivi in quanto la lingua utilizza solo certi suoni e la cultura solo certi tipi di comportamenti.
b) sia la lingua che la cultura hanno un'organizzazione fatta di strutture e di modelli (patterns).
c) molti di questi “patterns” sono inconsci;
d) ogni lingua, proprio come ogni cultura, costituisce una configurazione unica.
e) lingue e culture mutano secondo un “drift” (componenti);
f) non vi sono culture e lingue migliori e peggiori, sviluppate o primitive; le une e le altre sono sempre adeguate alle necessità di quel gruppo umano;
g) la grammatica è l'insieme dei modelli linguistici condivisi dalla comunità ( “shared speech-patterns”); così come la cultura è l'insieme dei comportamenti condivisi.
Sapir (1929) nell'ambito della riflessione sul rapporto tra lingua e cultura ha definito la lingua come il tramite per penetrare il legame tra l'individuo e la sua cultura. Il mondo reale non è interamente dato in maniera obiettiva, ma è “in gran parte costruito a partire dalle abitudini linguistiche del gruppo”. Sapir (1929) ha sostenuto che “non esistono due lingue tanto simili da poter esser considerate rappresentanti di una stessa realtà sociale. I mondi in cui vivono società diverse sono mondi diversi e non semplicemente lo stesso mondo con differenti etichette”.
Sulla stessa lunghezza d'onda ritroviamo il pensiero di Whorf (1941) che ha difeso l’idea che la lingua che parliamo modifica e modella interamente il nostro comportamento. Whorf cita l'esempio del fusto di benzina vuoto che non viene considerato da noi come pericoloso proprio perché è “vuoto”, anche se potrebbe esplodere per i vapori che contiene.
Analogie tra lingua e culture nel pensiero di Sapir
Dal lavoro di ricerca svolto da Sapir viene elencata una lista di analogie che possiamo ritrovare nel rapporto tra lingua e cultura. Ecco la lista prodotta dai lavori di Sapir:
a) la lingua e la cultura sono fenomeni selettivi in quanto la lingua utilizza solo certi suoni e la cultura solo certi tipi di comportamenti.
b) sia la lingua che la cultura hanno un'organizzazione fatta di strutture e di modelli (patterns).
c) molti di questi “patterns” sono inconsci;
d) ogni lingua, proprio come ogni cultura, costituisce una configurazione unica.
e) lingue e culture mutano secondo un “drift” (componenti);
f) non vi sono culture e lingue migliori e peggiori, sviluppate o primitive; le une e le altre sono sempre adeguate alle necessità di quel gruppo umano;
g) la grammatica è l'insieme dei modelli linguistici condivisi dalla comunità ( “shared speech-patterns”); così come la cultura è l'insieme dei comportamenti condivisi.
articolo di societa'
Il male francese: accettare che la sua identità passa attraverso un fantasma tutto africano
La Francia ha bisogno dell’Africa per riprodurre la sua idea di “potenza” modello nel campo sociale e culturale. Questa affermazione nasconde una verità scomoda per la Francia, ossia che la riproduzione del modello politico e culturale passa attraverso il riconoscimento implicito o esplicito da parte dei migranti africani intesi come maghrebini e africani sub-sahariani. Questi stranieri hanno in comune la conoscenza della lingua francese (almeno delle buone nozioni) ma soprattutto sono attratti dal modello sociale ed implicitamente culturale della Francia di stampo protettore in ambito sociale ed assimilazionista nel campo culturale. La presenza di persone straniere in Francia, di cultura non francofona, rende chiaro il senso di estraneità di queste persone al sistema sociale e culturale francese, basti pensare ai tanti portoghesi o polacchi (senza citare i tanti studenti stranieri che non fanno la CAF perché non la conoscono) che non sono certamente in Francia per godere delle prestazioni sociali del paese. All'opposto, le popolazione migranti provenienti dall’Africa francofona sembrano essere attratti da questo modello di vita come l’unico paradigma degno di interesse in Francia. Ovviamente la storia pregressa di assistenzialismo come nel caso algerino o di desiderio di ricongiungimento alla Francia “metropolitaine” da parte dei cittadini dell’Africa sub-sahariani sono tutte spiegazioni logiche e parzialmente corrette. Parzialmente corrette perché solo dall’affrancamento da questi sentimenti di infantilismo culturale e sociale ci sarà una via di uscita sia per questi migranti cosi come per le proprie patrie perdute.
La mia riflessione nasce dall’osservazione di un comportamento sociale presente in molti francesi, vale a dire di un sentimento “di ferita” quando non si era a conoscenza a del “loro” sistema sociale, in quanto i francesi continuano a pensare che il modello francese sia conosciuto fuori dal loro paese. Purtroppo, questa situazione di non conoscenza del contesto sociale e culturale francese è sempre più ricorrente in Francia data la presenza di cittadini europei non francofoni sul suolo francese e con lo sforzo- tentativo di impedire l’arrivo dei tanti migranti africani francofoni, i quali sono gli unici rimasti legati al concetto di modello sociale francese. Da questa contraddizione nasce il sentimento di ambiguità presente in Francia, in altri termini, da una parte coesiste un sentimento di “accoglienza” naturale di quella che venne denominata come la “miseria” del mondo mentre è presente un altrettanto sentimento di superiorità verso le popolazioni che usufruiscono di questo sistema protettivo voluto dai francesi per i francesi (?). Da qui il bisogno dei francesi di avere culturalmente ma anche sul piano economico la necessità identitaria dei migranti africani francofoni per riprodurre degli schemi culturali presenti dentro al paese, ossia l’idea di nazione potente, la specificità francese in termini di immigrazione e di accoglienza. Tutta questa attrezzatura ideologica e retorica, tuttavia, non rappresenta certamente la realtà effettiva del paese ma solo il “desiderabile” per una nazione con la storia francese che non sa apparentemente e culturalmente il “come” adeguarsi a questa nuova realtà socio-economica chiamata “globalizzazione”. Come conciliare questo paese tra il suo bisogno di splendore storico, culturale e sociale, ricercabile nei migranti francofoni come unico spazio reale per un tale sentimento di riconoscimento con le necessità dell’economia liberale (che ha già mostrato tutti i suoi limiti ma che rimane l’unico modello presente in Francia) e il bisogno di controllare il numero di ingresso di immigrati. Questa rimane una domanda di difficile risposta in un contesto come quello francese.
La Francia ha bisogno dell’Africa per riprodurre la sua idea di “potenza” modello nel campo sociale e culturale. Questa affermazione nasconde una verità scomoda per la Francia, ossia che la riproduzione del modello politico e culturale passa attraverso il riconoscimento implicito o esplicito da parte dei migranti africani intesi come maghrebini e africani sub-sahariani. Questi stranieri hanno in comune la conoscenza della lingua francese (almeno delle buone nozioni) ma soprattutto sono attratti dal modello sociale ed implicitamente culturale della Francia di stampo protettore in ambito sociale ed assimilazionista nel campo culturale. La presenza di persone straniere in Francia, di cultura non francofona, rende chiaro il senso di estraneità di queste persone al sistema sociale e culturale francese, basti pensare ai tanti portoghesi o polacchi (senza citare i tanti studenti stranieri che non fanno la CAF perché non la conoscono) che non sono certamente in Francia per godere delle prestazioni sociali del paese. All'opposto, le popolazione migranti provenienti dall’Africa francofona sembrano essere attratti da questo modello di vita come l’unico paradigma degno di interesse in Francia. Ovviamente la storia pregressa di assistenzialismo come nel caso algerino o di desiderio di ricongiungimento alla Francia “metropolitaine” da parte dei cittadini dell’Africa sub-sahariani sono tutte spiegazioni logiche e parzialmente corrette. Parzialmente corrette perché solo dall’affrancamento da questi sentimenti di infantilismo culturale e sociale ci sarà una via di uscita sia per questi migranti cosi come per le proprie patrie perdute.
La mia riflessione nasce dall’osservazione di un comportamento sociale presente in molti francesi, vale a dire di un sentimento “di ferita” quando non si era a conoscenza a del “loro” sistema sociale, in quanto i francesi continuano a pensare che il modello francese sia conosciuto fuori dal loro paese. Purtroppo, questa situazione di non conoscenza del contesto sociale e culturale francese è sempre più ricorrente in Francia data la presenza di cittadini europei non francofoni sul suolo francese e con lo sforzo- tentativo di impedire l’arrivo dei tanti migranti africani francofoni, i quali sono gli unici rimasti legati al concetto di modello sociale francese. Da questa contraddizione nasce il sentimento di ambiguità presente in Francia, in altri termini, da una parte coesiste un sentimento di “accoglienza” naturale di quella che venne denominata come la “miseria” del mondo mentre è presente un altrettanto sentimento di superiorità verso le popolazioni che usufruiscono di questo sistema protettivo voluto dai francesi per i francesi (?). Da qui il bisogno dei francesi di avere culturalmente ma anche sul piano economico la necessità identitaria dei migranti africani francofoni per riprodurre degli schemi culturali presenti dentro al paese, ossia l’idea di nazione potente, la specificità francese in termini di immigrazione e di accoglienza. Tutta questa attrezzatura ideologica e retorica, tuttavia, non rappresenta certamente la realtà effettiva del paese ma solo il “desiderabile” per una nazione con la storia francese che non sa apparentemente e culturalmente il “come” adeguarsi a questa nuova realtà socio-economica chiamata “globalizzazione”. Come conciliare questo paese tra il suo bisogno di splendore storico, culturale e sociale, ricercabile nei migranti francofoni come unico spazio reale per un tale sentimento di riconoscimento con le necessità dell’economia liberale (che ha già mostrato tutti i suoi limiti ma che rimane l’unico modello presente in Francia) e il bisogno di controllare il numero di ingresso di immigrati. Questa rimane una domanda di difficile risposta in un contesto come quello francese.
venerdì 30 aprile 2010
Idee per la classe
Formulare delle ipotesi. L’assimilazione culturale. (tratto da Cushner e Brislin, 1996)
Il comitato proveniente dal Kuwait
Analizzate il seguente incidente cultural valutando le spiegazioni offerte per questo problema e scegliendo la soluzione che sembra più appropriata per questa situazione. Dovete motivare le ragioni delle vostre scelte.
Tramite l’ausilio delle nuove tecnologie e la facilità di viaggiare da un paese all’altro, l’Islanda ha potuto nel giro di pochi decenni uscire dal suo isolamento geografico. L’influenza della globalizzazione ha fatto sentire possibile agli abitanti dell’Islanda la possibilità di poter avere tutti i giorni nei propri supermercati i prodotti freschi provenienti dai paesi più caldi.
Questa maggiore integrazione con il mondo esterno si è instaurata sia sul piano commerciale che politico con un numero maggiore di visite ufficiali da parte di politici stranieri diventate sempre più degli eventi normali ed attesi all’interno della pubblica amministrazione islandese.
Uno di questi eventi ha avuto luogo recentemente con la visita di un gruppo di parlamentari del Kuwait invitato ha rendere visita al parlamento islandese. L’incontro è stato organizzato nel palazzo del parlamento di Reykjavik da parte dei membri del comitato per le relazioni esterne del parlamento islandese. Questo comitato, composto da alcuni membri del parlamento, vede la presenza di alcune donne al suo interno dato il significativo aumento dell’influenza delle donne nella società islandese cosi come in tanti altri paesi occidentali.
In Islanda, stringere la mano quando si saluta una persona è una vecchia tradizione del paese, anche in questo periodo caratterizzato dalla rapidità e dalla superficialità degli incontri, gli islandesi preferiscono stringere la mano quando fanno conoscenza con uno sconosciuto, soprattutto durante le occasioni formali.
Il comitato kuwaitiano arrivato al parlamento è stato cordialmente salutato dalla sua controparte islandese con una vigorosa stretta di mano in sintonia con il vero stile islandese. Tuttavia, c’è stato un problema. Il comitato kuwaitiano, composto da soli uomini, ha gentilmente stretto la mano a tutti i membri maschili del comitato islandese ma ha ignorato di stringere la mano alle donne di questo comitato. Questo fatto ha fatto clamore nella popolazione islandese e ha rovinato l’atmosfera amichevole e fruttuosa di questo incontro cross-culturale.
Secondo voi perché il comitato kuwaitiano non ha stretto la mano alle donne del comitato islandese?
1. I kuwaitiani non hanno capito che le donne erano dei membri del comitato e hanno pensato che fossero delle segretarie.
2. I kuwaitiani hanno pensato che le donne stringono la mano per paura di avanze sessuali e quindi intendono evitare ogni forma di imbarazzo.
3. Stringere la mano non è un modo usuale di salutare in Kuwait e pertanto i kuwaitiani erano un po’ confusi e per disattenzione non hanno salutato tutti i membri del comitato islandese.
4. In Kuwait, gli uomini e le donne tendono ad essere separati perché è considerato immorale toccare “ la moglie di un altro uomo”.
Il comitato proveniente dal Kuwait
Analizzate il seguente incidente cultural valutando le spiegazioni offerte per questo problema e scegliendo la soluzione che sembra più appropriata per questa situazione. Dovete motivare le ragioni delle vostre scelte.
Tramite l’ausilio delle nuove tecnologie e la facilità di viaggiare da un paese all’altro, l’Islanda ha potuto nel giro di pochi decenni uscire dal suo isolamento geografico. L’influenza della globalizzazione ha fatto sentire possibile agli abitanti dell’Islanda la possibilità di poter avere tutti i giorni nei propri supermercati i prodotti freschi provenienti dai paesi più caldi.
Questa maggiore integrazione con il mondo esterno si è instaurata sia sul piano commerciale che politico con un numero maggiore di visite ufficiali da parte di politici stranieri diventate sempre più degli eventi normali ed attesi all’interno della pubblica amministrazione islandese.
Uno di questi eventi ha avuto luogo recentemente con la visita di un gruppo di parlamentari del Kuwait invitato ha rendere visita al parlamento islandese. L’incontro è stato organizzato nel palazzo del parlamento di Reykjavik da parte dei membri del comitato per le relazioni esterne del parlamento islandese. Questo comitato, composto da alcuni membri del parlamento, vede la presenza di alcune donne al suo interno dato il significativo aumento dell’influenza delle donne nella società islandese cosi come in tanti altri paesi occidentali.
In Islanda, stringere la mano quando si saluta una persona è una vecchia tradizione del paese, anche in questo periodo caratterizzato dalla rapidità e dalla superficialità degli incontri, gli islandesi preferiscono stringere la mano quando fanno conoscenza con uno sconosciuto, soprattutto durante le occasioni formali.
Il comitato kuwaitiano arrivato al parlamento è stato cordialmente salutato dalla sua controparte islandese con una vigorosa stretta di mano in sintonia con il vero stile islandese. Tuttavia, c’è stato un problema. Il comitato kuwaitiano, composto da soli uomini, ha gentilmente stretto la mano a tutti i membri maschili del comitato islandese ma ha ignorato di stringere la mano alle donne di questo comitato. Questo fatto ha fatto clamore nella popolazione islandese e ha rovinato l’atmosfera amichevole e fruttuosa di questo incontro cross-culturale.
Secondo voi perché il comitato kuwaitiano non ha stretto la mano alle donne del comitato islandese?
1. I kuwaitiani non hanno capito che le donne erano dei membri del comitato e hanno pensato che fossero delle segretarie.
2. I kuwaitiani hanno pensato che le donne stringono la mano per paura di avanze sessuali e quindi intendono evitare ogni forma di imbarazzo.
3. Stringere la mano non è un modo usuale di salutare in Kuwait e pertanto i kuwaitiani erano un po’ confusi e per disattenzione non hanno salutato tutti i membri del comitato islandese.
4. In Kuwait, gli uomini e le donne tendono ad essere separati perché è considerato immorale toccare “ la moglie di un altro uomo”.
Idee per la classe
La dimensione culturale in termini di distanza dal potere.( materiale tratto dal testo di Hofstede, “culture e organizzazioni” capitolo 2
A. Cercate in “google” la spiegazione del concetto di “ distanza dal potere” presente nel lavoro di Hofstede.
B. Con il sostegno delle vostre ricerche provate a rispondere a queste domande segnando con una X la risposta giusta secondo voi:
1. Gli artisti di successo e gli scienziati posseggono di solito:
- La salute
- Il potere
- Lo status
2. Nei paesi sviluppati di piccole dimensioni, la distanza affettiva tra il superiore e i subordinati sarà:
- Ampia
- piccola
- ostile
3. Nei paesi con un’ampia cultura della distanza dal potere, i bambini devono essere:
- Gentili
- Studiosi
- Obbedienti
4. Con l’aumentare del livello scolastico, la distanza dal potere tende a:
- Aumentare
- rimanere uguale
- diminuire
5. Nelle culture a bassa distanza dal potere, i subordinati tendono a:
- essere lasciati soli
- consultati
- aspettano che gli venga detto cosa fare
6. nelle culture dove la distanza dal potere è ampia, la classe media è di solito:
- molto ampia
- piccola
- assente
7. nelle culture a bassa distanza dal potere, l’ideologia politica prevalente si focalizza:
- sulla gerarchia
- sull’uguaglianza
- sulla stratificazione
8. nelle culture ad ampia distanza dal potere, le ineguaglianze tra le persone sono:
- attese
- minimizzate
- ignorate
9. nelle culture ad ampia distanza dal potere, i subordinate e i superiori considerano gli uni e gli altri come relativamente:
- intimi
- uguali
- distanti
10. nelle culture ad ampia distanza dal potere, l’apprendimento scolastico tende ad essere:
- focalizzato sull’insegnante
- focalizzato sui lavori a casa
- focalizzato sullo studente
C. discutete le vostre risposte con il vostro compagno di banco ed annotate le differenze nelle vostre risposte.
Discussione in classe
Quali di queste domande ha colpito maggiormente la vostra attenzione e motivate le ragioni del vostro interesse?
A. Cercate in “google” la spiegazione del concetto di “ distanza dal potere” presente nel lavoro di Hofstede.
B. Con il sostegno delle vostre ricerche provate a rispondere a queste domande segnando con una X la risposta giusta secondo voi:
1. Gli artisti di successo e gli scienziati posseggono di solito:
- La salute
- Il potere
- Lo status
2. Nei paesi sviluppati di piccole dimensioni, la distanza affettiva tra il superiore e i subordinati sarà:
- Ampia
- piccola
- ostile
3. Nei paesi con un’ampia cultura della distanza dal potere, i bambini devono essere:
- Gentili
- Studiosi
- Obbedienti
4. Con l’aumentare del livello scolastico, la distanza dal potere tende a:
- Aumentare
- rimanere uguale
- diminuire
5. Nelle culture a bassa distanza dal potere, i subordinati tendono a:
- essere lasciati soli
- consultati
- aspettano che gli venga detto cosa fare
6. nelle culture dove la distanza dal potere è ampia, la classe media è di solito:
- molto ampia
- piccola
- assente
7. nelle culture a bassa distanza dal potere, l’ideologia politica prevalente si focalizza:
- sulla gerarchia
- sull’uguaglianza
- sulla stratificazione
8. nelle culture ad ampia distanza dal potere, le ineguaglianze tra le persone sono:
- attese
- minimizzate
- ignorate
9. nelle culture ad ampia distanza dal potere, i subordinate e i superiori considerano gli uni e gli altri come relativamente:
- intimi
- uguali
- distanti
10. nelle culture ad ampia distanza dal potere, l’apprendimento scolastico tende ad essere:
- focalizzato sull’insegnante
- focalizzato sui lavori a casa
- focalizzato sullo studente
C. discutete le vostre risposte con il vostro compagno di banco ed annotate le differenze nelle vostre risposte.
Discussione in classe
Quali di queste domande ha colpito maggiormente la vostra attenzione e motivate le ragioni del vostro interesse?
Idee per la classe
La dimensione culturale in termini di distanza dal potere ( materiale tratto dal testo di Hofstede, “culture e organizzazioni” capitolo 2
Fate attenzione che per ogni domanda le risposte possono essere tutte corrette, alcune sbagliate oppure tutte sbagliate.
1. Gli inglesi e i tedeschi sembrano essere differenti nel tollerare:
- L’imprevedibile
- Il clima
- L’attesa
- L’imprecisione
- Le idee devianti
2. L’estrema incertezza crea un intollerabile:
- Ottimismo
- Ansietà
- Ambiguità
- Aggressione
- Idealismo
3. In molte società, il sentimento di certezza è fondato sulla:
- Religione
- Televisione
- Sulla conoscenza dei fatti degli altri
- La legge
- I giornali
4. Nelle culture a basso evitamento dell’incertezza, le persone tendono a privilegiare:
- Le grande teorie
- Il fondamentalismo religioso
- Conservatorismo
- Nazionalismo
- I grandi esperti
5. I sentimenti di incertezza sono:
- Ereditati
- Universali
- Imparati
- Non razionali
- Soggetti al cambiamento
6. L’indice di evitamento dell’incertezza calcola la tolleranza nei riguardi del:
- comportamento deviante
- l’ambiguità
- il confronto
- il ritardo negli appuntamenti
- situazioni di apprendimento di tipo informale
7. Le culture più espressive tendono ad essere:
- indifferente alle idee religiose
- si collocano spesso nel nord europeo
- diversificate
- facilmente influenzabile da parte di membri esterni
- essere molto tolleranti nei confronti dei bambini
8. Nei paesi con un forte IEI (indice evitamento incertezza), le persone possono sembrare agli stranieri come:
- Riservate
- Tranquille
- Aggressive
- Rigide
- Rilassate
9. Le culture che tendono ad evitare l’incertezza possono evidenziare una tendenza a:
- la xenofobia
- Orientamento al rispetto delle regole
- la repressione delle proprie emozioni
- la calma
- Basso consumo di alcol
10. I membri di una cultura a basso evitamento dell’incertezza:
- hanno bisogno di lavorare in modo intenso
- tendono a vivere comodamente se non nella pigrizia
- sono interessati alla sicurezza
- credono che il tempo sia denaro
- generalmente credono che le cose differenti sono curiose
Fate attenzione che per ogni domanda le risposte possono essere tutte corrette, alcune sbagliate oppure tutte sbagliate.
1. Gli inglesi e i tedeschi sembrano essere differenti nel tollerare:
- L’imprevedibile
- Il clima
- L’attesa
- L’imprecisione
- Le idee devianti
2. L’estrema incertezza crea un intollerabile:
- Ottimismo
- Ansietà
- Ambiguità
- Aggressione
- Idealismo
3. In molte società, il sentimento di certezza è fondato sulla:
- Religione
- Televisione
- Sulla conoscenza dei fatti degli altri
- La legge
- I giornali
4. Nelle culture a basso evitamento dell’incertezza, le persone tendono a privilegiare:
- Le grande teorie
- Il fondamentalismo religioso
- Conservatorismo
- Nazionalismo
- I grandi esperti
5. I sentimenti di incertezza sono:
- Ereditati
- Universali
- Imparati
- Non razionali
- Soggetti al cambiamento
6. L’indice di evitamento dell’incertezza calcola la tolleranza nei riguardi del:
- comportamento deviante
- l’ambiguità
- il confronto
- il ritardo negli appuntamenti
- situazioni di apprendimento di tipo informale
7. Le culture più espressive tendono ad essere:
- indifferente alle idee religiose
- si collocano spesso nel nord europeo
- diversificate
- facilmente influenzabile da parte di membri esterni
- essere molto tolleranti nei confronti dei bambini
8. Nei paesi con un forte IEI (indice evitamento incertezza), le persone possono sembrare agli stranieri come:
- Riservate
- Tranquille
- Aggressive
- Rigide
- Rilassate
9. Le culture che tendono ad evitare l’incertezza possono evidenziare una tendenza a:
- la xenofobia
- Orientamento al rispetto delle regole
- la repressione delle proprie emozioni
- la calma
- Basso consumo di alcol
10. I membri di una cultura a basso evitamento dell’incertezza:
- hanno bisogno di lavorare in modo intenso
- tendono a vivere comodamente se non nella pigrizia
- sono interessati alla sicurezza
- credono che il tempo sia denaro
- generalmente credono che le cose differenti sono curiose
Idee per la classe
La dimensione culturale del collettivismo a confronto con l’individualismo materiale tratto dal testo di Hofstede, “culture e organizzazioni” capitolo 2
A. Cercate in “google” la spiegazione del concetto di cultura “collettivista” ed “individualistica” presente nel lavoro di Hofstede.
Soltanto una delle risposte proposte per queste domande è corretta. Segna con una X la risposta corretta
1. Per avere successo nella negoziazione commerciale all’interno di una cultura di tipo collettivista è più importante:
- Avere un ottimo CV
- Dimostrare rapidità ed efficienza
- Essere accettato come membro in-group
2. Il tipo di famiglia più comune nelle culture individualistiche sono:
- Le famiglie allargate
- La famiglia nucleare
- La famiglia dei genitori
3. Una delle seguenti risposte è uno “scopo importante” all’interno di una cultura collettivista:
- Tempo personale
- Sfide
- Le condizioni fisiche
4. Una delle seguenti risposte è uno “scopo importante” all’interno di una cultura individualistica:
- libertà
- formazione
- utilizzo delle proprie abilità
5. Le culture di tipo individualistiche tendono ad essere:
- povere
- ricche
- non preoccupate dai soldi
6. Nel mondo contemporaneo, il collettivismo è:
- la regola generale
- l’eccezione
- obsoleto
7. all’interno di una cultura di tipo collettivista è un valore chiave essere:
- sincero
- puntuale
- in armonia con gli altri
8. all’interno di una cultura di tipo individualistica, le persone sono infastidite da lunghi:
- discorsi
- periodi di silenzio
- cene di lavoro
9. In una cultura di tipo collettivista, un manager tende a privilegiare gli impiegati che sono
- ricchi di esperienza
- vicini alla sua persona/ imparentato con lui
- con una grossa formazione
10. nelle culture di tipo individualistiche, le persone mostrano una forte preferenza per
- la libertà
- l’uguaglianza
- il nepotismo
A. Cercate in “google” la spiegazione del concetto di cultura “collettivista” ed “individualistica” presente nel lavoro di Hofstede.
Soltanto una delle risposte proposte per queste domande è corretta. Segna con una X la risposta corretta
1. Per avere successo nella negoziazione commerciale all’interno di una cultura di tipo collettivista è più importante:
- Avere un ottimo CV
- Dimostrare rapidità ed efficienza
- Essere accettato come membro in-group
2. Il tipo di famiglia più comune nelle culture individualistiche sono:
- Le famiglie allargate
- La famiglia nucleare
- La famiglia dei genitori
3. Una delle seguenti risposte è uno “scopo importante” all’interno di una cultura collettivista:
- Tempo personale
- Sfide
- Le condizioni fisiche
4. Una delle seguenti risposte è uno “scopo importante” all’interno di una cultura individualistica:
- libertà
- formazione
- utilizzo delle proprie abilità
5. Le culture di tipo individualistiche tendono ad essere:
- povere
- ricche
- non preoccupate dai soldi
6. Nel mondo contemporaneo, il collettivismo è:
- la regola generale
- l’eccezione
- obsoleto
7. all’interno di una cultura di tipo collettivista è un valore chiave essere:
- sincero
- puntuale
- in armonia con gli altri
8. all’interno di una cultura di tipo individualistica, le persone sono infastidite da lunghi:
- discorsi
- periodi di silenzio
- cene di lavoro
9. In una cultura di tipo collettivista, un manager tende a privilegiare gli impiegati che sono
- ricchi di esperienza
- vicini alla sua persona/ imparentato con lui
- con una grossa formazione
10. nelle culture di tipo individualistiche, le persone mostrano una forte preferenza per
- la libertà
- l’uguaglianza
- il nepotismo
mercoledì 28 aprile 2010
articolo di societa'
Da dove viene la Lega?
Figlia della frustrazione democristiana e del fisco oppressore dello stato, figlia di una cultura contadina chiusa al discorso del politichese, alleata contro il pagamento delle tasse. Sfrutta lo Stato come si è stati storicamente sfruttati dallo Stato. Tutto questo mondo culturale condiviso in modo omogeneo è diventato un peso molto forte all’interno di una classe politica italiana frantumata, divisa e dalle infinite “correnti”.
La loro unità e semplicità verso il burocratese, il loro sentimento di essere “in-group” di fronte al resto del paese visto come “out-group”, il loro dialetto come elemento di chiusura e non ponte verso la comprensione della comunità locale. Invece, la Lega dovrebbe impiegare il dialetto per facilitare i rapporti e non per chiudere in faccia il bisogno di interazione delle persone straniere con la popolazione locale.
Dato che la lega e sfortunatamente molta popolazione italiana intende soltanto il criterio economista, allora possiamo sostenere la tesi che questo clima di chiusura e di rigetto del “prossimo” (tanto per usare una categoria tanto cara ai cattolici come amano dirsi i leghisti) o dell’”altro” ( se vi sentite dei laici non tolleranti) sono dei clamorosi autogol clamorosi per lo sviluppo economico di tutta l’area geografica interessata dal voto leghista. In pratica, come volete ad esempio che l’università di Padova e le sue tante imprese innovative possano attrarre uno straniero per un lavoro di lungo periodo se poi si trova a vivere in un contesto di cultura di “chiusura” lontana dalla cultura dell’informalità e della “coolness” che si diffonde in tutto il mondo “mondializzato” tramite uno stile comunicativo inclusivo. Invece, da noi appare evidente uno stile d’interazione di tipo differenzialista e diffidente verso tutto quello che non appare collegato al territorio locale. Questo esempio dell’università di Padova può essere allargato a quasi tutte le realtà italiane. In pratica possiamo prendere l’esempio del calcio europeo dove le squadre migliori sono quelle che si sono internazionalizzate maggiormente come indice di eccellenza ma anche come un indicatore dell’andamento storico dell’umanità. Le squadre che si sono aperte agli inserimenti dei tanti stranieri hanno fatto emergere con il loro modello lo sviluppo del calcio spettacolo cosi tanto di moda oggigiorno. Quindi solo i territori disposti ad aprirsi e a modificare le proprie abitudini come unica speranza di raccogliere questa avventura dell’incontro con gli stranieri sia nella vita civile che professionale.
Il dilemma che tocca la Lega è quello di aderire in pieno a questo modello economico liberista ma allo stesso tempo, questo partito è alla ricerca di un’identità forte per affrontare l’ingegneria sociale che permea i territori dove abitano i leghisti. Purtroppo, occorre avvertire che questa identità forte non si ottiene seguendo dei moduli universitari per avere dei “crediti” per prendere una laurea e diventare “flessibile e poco esigente sul mercato del lavoro” ma non sono per niente utili per analizzare e inventare delle soluzioni per vivere meglio la complessità sociale. Quindi, da un lato abbiamo la Dea sicurezza che cerca di incutere paura ma allo stesso tempo questa Dea sicurezza si scontra con il modello economico di tipo liberista che spinge le persone a muoversi e cercare un futuro migliore in quei posti capaci di creare dei posti di lavori ad alto valore aggiunto. Queste grosse contraddizioni stanno emergendo in pieno in tutta Europa e nel nord del paese e malauguratamente non riesco a vedere nessun partito e/o uomo politico capace di analizzare questa situazione da questo punto di vista per il futuro dell’umanità.
In Italia, le derive xenofobe ed identitarie hanno il campo libero data l’assenza totale di “opposizione” culturale e di idee politiche nel contesto politico-culturale italiano troppo preoccupato a sopravvivere che a pensare al vivere dei propri cittadini.
Quello che sconforta chi scrive è il fatto che la risposta europea data per la crisi della Grecia sarà probabilmente la stessa per il paese che vivrà lo scontro interraziale come credo che avverrà nel prossimo futuro nello spazio europeo.
Figlia della frustrazione democristiana e del fisco oppressore dello stato, figlia di una cultura contadina chiusa al discorso del politichese, alleata contro il pagamento delle tasse. Sfrutta lo Stato come si è stati storicamente sfruttati dallo Stato. Tutto questo mondo culturale condiviso in modo omogeneo è diventato un peso molto forte all’interno di una classe politica italiana frantumata, divisa e dalle infinite “correnti”.
La loro unità e semplicità verso il burocratese, il loro sentimento di essere “in-group” di fronte al resto del paese visto come “out-group”, il loro dialetto come elemento di chiusura e non ponte verso la comprensione della comunità locale. Invece, la Lega dovrebbe impiegare il dialetto per facilitare i rapporti e non per chiudere in faccia il bisogno di interazione delle persone straniere con la popolazione locale.
Dato che la lega e sfortunatamente molta popolazione italiana intende soltanto il criterio economista, allora possiamo sostenere la tesi che questo clima di chiusura e di rigetto del “prossimo” (tanto per usare una categoria tanto cara ai cattolici come amano dirsi i leghisti) o dell’”altro” ( se vi sentite dei laici non tolleranti) sono dei clamorosi autogol clamorosi per lo sviluppo economico di tutta l’area geografica interessata dal voto leghista. In pratica, come volete ad esempio che l’università di Padova e le sue tante imprese innovative possano attrarre uno straniero per un lavoro di lungo periodo se poi si trova a vivere in un contesto di cultura di “chiusura” lontana dalla cultura dell’informalità e della “coolness” che si diffonde in tutto il mondo “mondializzato” tramite uno stile comunicativo inclusivo. Invece, da noi appare evidente uno stile d’interazione di tipo differenzialista e diffidente verso tutto quello che non appare collegato al territorio locale. Questo esempio dell’università di Padova può essere allargato a quasi tutte le realtà italiane. In pratica possiamo prendere l’esempio del calcio europeo dove le squadre migliori sono quelle che si sono internazionalizzate maggiormente come indice di eccellenza ma anche come un indicatore dell’andamento storico dell’umanità. Le squadre che si sono aperte agli inserimenti dei tanti stranieri hanno fatto emergere con il loro modello lo sviluppo del calcio spettacolo cosi tanto di moda oggigiorno. Quindi solo i territori disposti ad aprirsi e a modificare le proprie abitudini come unica speranza di raccogliere questa avventura dell’incontro con gli stranieri sia nella vita civile che professionale.
Il dilemma che tocca la Lega è quello di aderire in pieno a questo modello economico liberista ma allo stesso tempo, questo partito è alla ricerca di un’identità forte per affrontare l’ingegneria sociale che permea i territori dove abitano i leghisti. Purtroppo, occorre avvertire che questa identità forte non si ottiene seguendo dei moduli universitari per avere dei “crediti” per prendere una laurea e diventare “flessibile e poco esigente sul mercato del lavoro” ma non sono per niente utili per analizzare e inventare delle soluzioni per vivere meglio la complessità sociale. Quindi, da un lato abbiamo la Dea sicurezza che cerca di incutere paura ma allo stesso tempo questa Dea sicurezza si scontra con il modello economico di tipo liberista che spinge le persone a muoversi e cercare un futuro migliore in quei posti capaci di creare dei posti di lavori ad alto valore aggiunto. Queste grosse contraddizioni stanno emergendo in pieno in tutta Europa e nel nord del paese e malauguratamente non riesco a vedere nessun partito e/o uomo politico capace di analizzare questa situazione da questo punto di vista per il futuro dell’umanità.
In Italia, le derive xenofobe ed identitarie hanno il campo libero data l’assenza totale di “opposizione” culturale e di idee politiche nel contesto politico-culturale italiano troppo preoccupato a sopravvivere che a pensare al vivere dei propri cittadini.
Quello che sconforta chi scrive è il fatto che la risposta europea data per la crisi della Grecia sarà probabilmente la stessa per il paese che vivrà lo scontro interraziale come credo che avverrà nel prossimo futuro nello spazio europeo.
articolo di societa'
Il potere di risvegliare la propria coscienza
Quando intravedo quali sono gli intenti della Ministra della Pubblica Istruzione mi rendo sempre più conto dell’abisso culturale e sociale nel quale si trova inabissata l’Italia. Questa premessa nasce dal dibattito incentrato sulla realizzazione di graduatorie regionali per il personale insegnante per la scuola pubblica italiana. La mia critica si incentra sul fatto che fare delle graduatorie regionali senza fare dei concorsi per stabilizzare il personale docente nella scuola italiana è un modo “political correct” (traduzione non esistente in italiano) di sostenere una politica di reclutamento razzista e di estromissione nei confronti dei docenti meridionali costretti per svolgere il loro lavoro di lasciare il loro territorio per andare a supplire alle mancanze locali. Questo approccio è figlio della politica culturalmente chiusa della lega Nord, la quale vede nella diversità un attacco all’identità provinciale dei territori del nord, prigioniere di un modello di “star insieme” incapace di includere i tanti nuovi modi di star insieme presenti sul territorio. L’unico anti-corpo a questa situazione secondo la mia analisi è costituita dalla presenza dei figli dei immigrati presenti da numerosi in Italia. Questa seconda generazione definita in modo erroneo “generazione Ballotelli” , intesa come generazione che non si fa etichettare come ribella, sportiva e modaiola mentre il suo comune denominatore nell’etica dello sforzo e del sacrificio nel proprio impegno scolastico o lavorativo sempre spinti a dare il meglio di loro nella loro vita quotidiana. In questi nuovi cittadini riesco a porre qualche brandello di speranza all’interno di un corpo malato chiamato “Italia”, la quale trova una sua strada di speranza nel ripiegamento di se stessa e nell’evitare ogni forma di relazione interculturale con i suoi nuovi italiani, unici cittadini ancora avidi di “italianità”.
Davanti a questo barlume di speranza che intravedo in questi ragazzi, la risposta della Lega tramite l’intermediazione della Ministra Gelmini si dirige in modo paradossale verso una strada da razzismo del differenzialismo come nella tradizione un po’ germanica e quella peggiore di stampo segregazionista alla sudafricana detta “apartheid”. Davanti allo scempio quotidiano perpetrato dalla cecità politica del governo Berlusconi dobbiamo anticipare delle risposte alternative nel campo dell’Istruzione. In altri termini, le regioni del Sud, implicitamente attaccate come la causa della mobilità del loro corpo docente verso le regioni del Nord, dovrebbero puntare a stabilizzare sul proprio territorio i tanti docenti affinché di creare un vasto cantiere di sviluppo della conoscenza nei loro territorio come modalità di risposta alla competizione mondiale nel quale ogni territorio è immerso. Mi rendo conto che tale “messa in atto” è di tipo storica ed immane per una programmazione economica che passi per l’investimento del capitale umano come unica via di salvezza per un mezzogiorno indietro nella battaglia mondiale del progresso umano ed economico. In pratica, questa attuazione di un modello economico in linea con il capitale umano occorre investire nella qualità della comunicazione tra le persone appartenenti a gruppi sociali diversi affinché tutti possano riconoscersi in un obbiettivo più grande di loro, ossia mettere a tacere la Lega con una programmazione economica di ampio respiro nel campo culturale ed economico mettendo al centro dell’”attenzione mondiale il Mezzogiorno per ottenere quella rispettabilità e forza che ti permette di parlare a “testa alta” con i politici settentrionali.
Questo lavoro è immane ma va fatto con la “calma forza” di chi sa qual è il suo cammino da percorrere facendo del mezzogiorno il luogo di benessere culturale ed economico fondato sulla qualità dell’ospitalità, della convivialità e dell’economia ecologica.
Quando intravedo quali sono gli intenti della Ministra della Pubblica Istruzione mi rendo sempre più conto dell’abisso culturale e sociale nel quale si trova inabissata l’Italia. Questa premessa nasce dal dibattito incentrato sulla realizzazione di graduatorie regionali per il personale insegnante per la scuola pubblica italiana. La mia critica si incentra sul fatto che fare delle graduatorie regionali senza fare dei concorsi per stabilizzare il personale docente nella scuola italiana è un modo “political correct” (traduzione non esistente in italiano) di sostenere una politica di reclutamento razzista e di estromissione nei confronti dei docenti meridionali costretti per svolgere il loro lavoro di lasciare il loro territorio per andare a supplire alle mancanze locali. Questo approccio è figlio della politica culturalmente chiusa della lega Nord, la quale vede nella diversità un attacco all’identità provinciale dei territori del nord, prigioniere di un modello di “star insieme” incapace di includere i tanti nuovi modi di star insieme presenti sul territorio. L’unico anti-corpo a questa situazione secondo la mia analisi è costituita dalla presenza dei figli dei immigrati presenti da numerosi in Italia. Questa seconda generazione definita in modo erroneo “generazione Ballotelli” , intesa come generazione che non si fa etichettare come ribella, sportiva e modaiola mentre il suo comune denominatore nell’etica dello sforzo e del sacrificio nel proprio impegno scolastico o lavorativo sempre spinti a dare il meglio di loro nella loro vita quotidiana. In questi nuovi cittadini riesco a porre qualche brandello di speranza all’interno di un corpo malato chiamato “Italia”, la quale trova una sua strada di speranza nel ripiegamento di se stessa e nell’evitare ogni forma di relazione interculturale con i suoi nuovi italiani, unici cittadini ancora avidi di “italianità”.
Davanti a questo barlume di speranza che intravedo in questi ragazzi, la risposta della Lega tramite l’intermediazione della Ministra Gelmini si dirige in modo paradossale verso una strada da razzismo del differenzialismo come nella tradizione un po’ germanica e quella peggiore di stampo segregazionista alla sudafricana detta “apartheid”. Davanti allo scempio quotidiano perpetrato dalla cecità politica del governo Berlusconi dobbiamo anticipare delle risposte alternative nel campo dell’Istruzione. In altri termini, le regioni del Sud, implicitamente attaccate come la causa della mobilità del loro corpo docente verso le regioni del Nord, dovrebbero puntare a stabilizzare sul proprio territorio i tanti docenti affinché di creare un vasto cantiere di sviluppo della conoscenza nei loro territorio come modalità di risposta alla competizione mondiale nel quale ogni territorio è immerso. Mi rendo conto che tale “messa in atto” è di tipo storica ed immane per una programmazione economica che passi per l’investimento del capitale umano come unica via di salvezza per un mezzogiorno indietro nella battaglia mondiale del progresso umano ed economico. In pratica, questa attuazione di un modello economico in linea con il capitale umano occorre investire nella qualità della comunicazione tra le persone appartenenti a gruppi sociali diversi affinché tutti possano riconoscersi in un obbiettivo più grande di loro, ossia mettere a tacere la Lega con una programmazione economica di ampio respiro nel campo culturale ed economico mettendo al centro dell’”attenzione mondiale il Mezzogiorno per ottenere quella rispettabilità e forza che ti permette di parlare a “testa alta” con i politici settentrionali.
Questo lavoro è immane ma va fatto con la “calma forza” di chi sa qual è il suo cammino da percorrere facendo del mezzogiorno il luogo di benessere culturale ed economico fondato sulla qualità dell’ospitalità, della convivialità e dell’economia ecologica.
articolo di societa'
La teoria della prostituzionalizzazione della società
Questa teoria della Prostituzionalizzazione (d’ora in avanti “teoria della P”) è la diretta conseguenza dell’ideologia sociale presente nel mondo contemporaneo. La “teoria della P” serve nel consolidamento del modello economico liberista e precarizzante insito nella società di oggigiorno.
La mia premessa intende sostenere che il comportamento sociale delle persone inserite in date strutture professionali ed economiche devono impiegare ogni energia della propria vita per il successo economico della propria azienda che diventa in seguito quello della propria persona. Tale modello professionale spinge, coscientemente o incoscientemente, a non avere/ricercare la disponibilità di tempo e di risorse mentali per vivere o investire all’interno di una relazione affettiva ed amorosa con una persona “cara” ed “altra” dal proprio sé.
Da questa scelta professionale, dettata dalla combinazione di un modello egemonico dell’economia liberista e dal culto dell’immagine, questa persona si ritrova a non avere tempo ed energia da dedicare per avere un rapporto ricco e fecondo con un’altra persona. Da qui il passaggio alla “coseficazione” della persona e del suo “corpo” come unico residuo utile per soddisfare i miei istinti sessuali, percepiti come ultimo baluardo della mia pulsione alla ricerca del piacere attraverso un’altra persona e non soltanto nell’autarchia del mio egocentrismo . Dato il contesto culturale, vediamo che queste persone ai vertici dell’economia e della politica, si trovano come obbligati a “comprare” la prestazione sessuale per assecondare il loro appetito sessuale ed egocentrico. Tale situazione è resa facilmente gestibile in termini economici e psicologici per via della notevole disponibilità economica, la quale sancisce in termini di “marchio forte” anche il valore simbolico e monetizzato della propria “conquista amorosa” tramite un lauto compenso.
Tale modello sociale, veicolato dalla combinazione diabolica tra l’economia e i media (che sono sinonimi necessari per la riproduzione dell’”homo consumatore” vitale per la prosperità di questa società),ha creato negli ultimi anni una vera e propria tempesta di immagini con la finalità di inondare la sempre più indifesa “società civile”, sempre più esposta a questi corpi maschili e femminili perfettamente ritoccati (con il Photoshop) ma difficilmente raggiungibili ed incontrati nella propria vita sociale.
La società civile è diventata consumatrice di corpi da vetrina in allestimento, apparentemente, disponibili intorno a sé ma che nella realtà ti spingono ad allontanarti nella vita quotidiana quando ti trovi troppo vicino ad un corpo fatto in carne ed ossa.
Questa situazione di bombardamento mediatico e di slogan iconografico spinge le persone ad una perenne insoddisfazione nella ricerca attiva o passiva di un “partner” per dare senso al proprio vissuto, in quanto ogni “incontro” non è mai all’altezza delle tue “malriposte” aspettative o delle tue “buone” intenzioni.
Questa situazione emozionale crea nella società un sentimento di frustrazione molto forte e allo stesso tempo, crea in molti cittadini la figura del perfetto consumatore pronto ad appagare tutte le sue frustrazione all’interno di un supermercato per sentirsi di “esistere” e di “combattere”, in maniera del tutto superficiale questo sentimento di insoddisfazione. L’uscita da questa situazione è tremendamente difficile anche per le persone coscienti di questi meccanismi socio-psicologici.
Il primo ostacolo da mettere in conto è la storico-culturale necessità della “bellezza” all’interno della coppia che viene dalla storia antica, dove il bello era sinonimo di buono ( forse anche per questo si dice che “la sposa deve essere bella, non ho mai sentito questo per lo sposo) mentre oggi è essenziale per fare nascere quell’alchimia fisica tra le persone. Ad un secondo piano ci troviamo sullo sfondo la questione della famosa “ intesa mentale” come condimento essenziale (una volta superata lo scoglio della bellezza) per poter dare un seguito alla ricerca di una “persona partner” che possa fare nascere un rapporto duraturo e solido.
Tuttavia, prima di proseguire questa disamina dell’interazione tra mondo esterno e ricerca della “persona partner” da amare, occorre sapere quale sia il proprio modello di “intesa mentale” che stiamo cercando attraverso un’altra persona. In altre parole, dobbiamo sapere cosa cerchiamo : l’amore passionale o la tenerezza affettiva, l’intelligenza emotiva o l’intellettualità, un’infermiere/a dell’anima o un programmatore della propria vita.
Da questo piccolo elenco vediamo come la semplice individuazione del proprio modello di partner rende complessa questa ricerca e pertanto molto più facile la scorciatoia della “teoria della P”.
A tutta questa descrizione cacofonica amorosa (possiamo usare finalmente questo termine) va tenuto in mente il periodo odierno di transizione della questione mai risolta del genere, inteso come ruolo o maschera sociale da adoperare per realizzare le proprie azioni sociali. In altri termini, è necessario potere parlare di una riformulazione dei rapporti tra uomini e donne, visti come persone socializzate all’interno di un genere di appartenenza reso sempre più fluido ed aperto negli ultimi decenni. Tuttavia, secondo il mio parere, questo modello è ancora prigioniero di schemi tradizionali o da modelli famigliari tradizionali abbastanza positivi dalla prospettiva dei figli oppure di modelli famigliari completamenti fallimentari sempre dal punto di vista dei figli.
Quando parlo di modelli famigliari tradizionali sottintendo la coppia marito/moglie retta da una cultura della coppia o dalla cultura della reciproca o maggiore femminile “sopportazione” davanti alle difficoltà del vivere insieme. Per modello fallimentare intendo dire il modello di marito/moglie che mettono in scena quotidianamente il loro odio reciproco davanti ai figli-telespettatori di questo triste spettacolo.
Da tutta questa storia antecedente dei rapporti affettivi e amorosi traggono spunto le nostre aspettative sempre più variegate e contraddittorie nella loro concreta applicazione con la “persona partner” da individuare.
A prima vista, sembra che l’uomo sia eternamente interessato e colpito dal corpo e dalla bellezza della donna, mentre, spesso nel suo intimo vorrebbe trovare una donna naturale con la quale instaurare un facile e buon rapporto comunicativo dove il “parlarsi” risulta essere facile e naturale.
In breve, l’uomo è prigioniero del “tutto corpo e bellezza” mentre le sue richieste profonde sono di tipo comunicative e di comprensione della propria persona con lo scopo di condividere con qualcuno il suo modo di vedere e sentire il mondo e la vita.
Parlando delle donne, mi paiono essere diventate molto indipendente e libere nella loro ricerca di vita affettiva. La parola indipendente in questo contesto significa essere capace di prendere delle decisioni autonome in funzione dei propri interessi senza farsi influenzare da scelte fatte da terzi. Mentre la parola “libere” significa prendere le distanze da ogni costrizione dovuta alla pressione sociale di un dato contesto, emancipando il proprio destino da quello degli altri membri simili di una eventuale comunità di appartenenza.
Questa posizione delle donne, secondo il mio avviso, sembra mascherare un’insoddisfazione dovuta da una supplenza da parte delle donne, le quali rivestono un di più di ruolo nei confronti dell’uomo per colmare in un certo modo la mancanza di decisionismo da parte dell’uomo. Data questa situazione, la donna colma questa situazione con un aumento delle proprie richieste con l’intenzione velata e neppure tanto di nascondere il perché si trova “privata” di un uomo.
In questa analisi dei generi sembra che le donne siano incapace di “interpretare” il comportamento linguistico di un uomo, rimanendo di fatto vittima di una doppia categorizzazione degli uomini, ossia quelli che “ci provano” e/o “ è proprio scemo” oppure entrambe le categorie come ventaglio di possibilità offerto per una donna di interpretare il comportamento linguistico di un uomo.
Questo scenario è percepito come molto frustrante da parte degli uomini che hanno l’intenzione di aver un comportamento linguistico di tipo liberale e senza retro pensiero nell’iniziare una conversazione con una persona che non si conosce in precedenza. Questa situazione di stallo mette in crisi molti uomini che cominciano ad essere stanchi da questa interpretazione semplicistica del proprio comportamento verso la donna, con delle forme di ripiegamento che possono andare dalla ricerca di partner di culture diverse alla famigerata “teoria della P” citata come titolo.
Da alcune osservazioni realizzate in luoghi pubblici come negozi, centri commerciali o supermercati, mi è parso di intuire che le donne vorrebbero degli uomini capaci di raccogliere i segnali emessi dalla donna tramite l’ausilio dello sguardo oppure durante una conversazione quando vengono lanciate alcune frasi piene di senso secondo la prospettiva femminile. Purtroppo, accade spesso che l’uomo è troppo concentrato sul contenuto del messaggio e pertanto non riesce a cogliere i tanti segnali emessi in modo non verbale dalla donna in questione. In altre situazioni, vediamo che l’uomo ha intravisto questi segnali ma comincia a porsi delle domande sul “senso” reale di questi segnali. In altre parole, può pensare che stia parlando con una persona molto socievole, simpatica ed aperta e che tali segnali non vanno interpretati come necessariamente una forma di interessamento da parte della donna in questione. In seguito esiste la situazione di chi intende bene i segnali della donna ma si sente impreparato a gestire questo genere di situazione con una persona che potrebbe interessarla oppure non. Non va dimenticato il vecchio fantasma sempre pronto a riapparire che vede come l’intraprendenza femminile di male occhio quando viene indirizzata alla sua persona.
Questi scenari, analizzati in modo succinto, sono alcuni dei motivi del “perché” non stia funzionando la relazione e l’intercomprensione tra gli uomini e donne.
Un punto di speranza è da ravvisare nelle risorse affettive e comunicative investite da entrambe le parti, purtroppo ancora in modo separato, per giungere ad una maggiore comprensione reciproca e capacità di “inferire” il senso effettivo delle parole provenienti da una donna o da un uomo di nostro interesse.
La mia soluzione è di tipo pragmatico-pedagogico, ossia una capacità di agire con le parole per ottenere un qualche risultato o effetto sul proprio interlocutore, tenendo come punto fermo la capacità di esplicitare il proprio sistema valoriale, emotivo, affettivo e comunicativo offrendo alla persona interessata il “senso” inteso come la chiave di lettura del proprio messaggio comunicativo. Questo esercizio va esercitato, anche a fatica, con la persona di nostro interesse e provare a ridurre l’uso del telefonino, degli amici vari e di facebook per ottenere queste preziose “inferenze”. E dal virtuale all’inferenza che dobbiamo passare.
Questa teoria della Prostituzionalizzazione (d’ora in avanti “teoria della P”) è la diretta conseguenza dell’ideologia sociale presente nel mondo contemporaneo. La “teoria della P” serve nel consolidamento del modello economico liberista e precarizzante insito nella società di oggigiorno.
La mia premessa intende sostenere che il comportamento sociale delle persone inserite in date strutture professionali ed economiche devono impiegare ogni energia della propria vita per il successo economico della propria azienda che diventa in seguito quello della propria persona. Tale modello professionale spinge, coscientemente o incoscientemente, a non avere/ricercare la disponibilità di tempo e di risorse mentali per vivere o investire all’interno di una relazione affettiva ed amorosa con una persona “cara” ed “altra” dal proprio sé.
Da questa scelta professionale, dettata dalla combinazione di un modello egemonico dell’economia liberista e dal culto dell’immagine, questa persona si ritrova a non avere tempo ed energia da dedicare per avere un rapporto ricco e fecondo con un’altra persona. Da qui il passaggio alla “coseficazione” della persona e del suo “corpo” come unico residuo utile per soddisfare i miei istinti sessuali, percepiti come ultimo baluardo della mia pulsione alla ricerca del piacere attraverso un’altra persona e non soltanto nell’autarchia del mio egocentrismo . Dato il contesto culturale, vediamo che queste persone ai vertici dell’economia e della politica, si trovano come obbligati a “comprare” la prestazione sessuale per assecondare il loro appetito sessuale ed egocentrico. Tale situazione è resa facilmente gestibile in termini economici e psicologici per via della notevole disponibilità economica, la quale sancisce in termini di “marchio forte” anche il valore simbolico e monetizzato della propria “conquista amorosa” tramite un lauto compenso.
Tale modello sociale, veicolato dalla combinazione diabolica tra l’economia e i media (che sono sinonimi necessari per la riproduzione dell’”homo consumatore” vitale per la prosperità di questa società),ha creato negli ultimi anni una vera e propria tempesta di immagini con la finalità di inondare la sempre più indifesa “società civile”, sempre più esposta a questi corpi maschili e femminili perfettamente ritoccati (con il Photoshop) ma difficilmente raggiungibili ed incontrati nella propria vita sociale.
La società civile è diventata consumatrice di corpi da vetrina in allestimento, apparentemente, disponibili intorno a sé ma che nella realtà ti spingono ad allontanarti nella vita quotidiana quando ti trovi troppo vicino ad un corpo fatto in carne ed ossa.
Questa situazione di bombardamento mediatico e di slogan iconografico spinge le persone ad una perenne insoddisfazione nella ricerca attiva o passiva di un “partner” per dare senso al proprio vissuto, in quanto ogni “incontro” non è mai all’altezza delle tue “malriposte” aspettative o delle tue “buone” intenzioni.
Questa situazione emozionale crea nella società un sentimento di frustrazione molto forte e allo stesso tempo, crea in molti cittadini la figura del perfetto consumatore pronto ad appagare tutte le sue frustrazione all’interno di un supermercato per sentirsi di “esistere” e di “combattere”, in maniera del tutto superficiale questo sentimento di insoddisfazione. L’uscita da questa situazione è tremendamente difficile anche per le persone coscienti di questi meccanismi socio-psicologici.
Il primo ostacolo da mettere in conto è la storico-culturale necessità della “bellezza” all’interno della coppia che viene dalla storia antica, dove il bello era sinonimo di buono ( forse anche per questo si dice che “la sposa deve essere bella, non ho mai sentito questo per lo sposo) mentre oggi è essenziale per fare nascere quell’alchimia fisica tra le persone. Ad un secondo piano ci troviamo sullo sfondo la questione della famosa “ intesa mentale” come condimento essenziale (una volta superata lo scoglio della bellezza) per poter dare un seguito alla ricerca di una “persona partner” che possa fare nascere un rapporto duraturo e solido.
Tuttavia, prima di proseguire questa disamina dell’interazione tra mondo esterno e ricerca della “persona partner” da amare, occorre sapere quale sia il proprio modello di “intesa mentale” che stiamo cercando attraverso un’altra persona. In altre parole, dobbiamo sapere cosa cerchiamo : l’amore passionale o la tenerezza affettiva, l’intelligenza emotiva o l’intellettualità, un’infermiere/a dell’anima o un programmatore della propria vita.
Da questo piccolo elenco vediamo come la semplice individuazione del proprio modello di partner rende complessa questa ricerca e pertanto molto più facile la scorciatoia della “teoria della P”.
A tutta questa descrizione cacofonica amorosa (possiamo usare finalmente questo termine) va tenuto in mente il periodo odierno di transizione della questione mai risolta del genere, inteso come ruolo o maschera sociale da adoperare per realizzare le proprie azioni sociali. In altri termini, è necessario potere parlare di una riformulazione dei rapporti tra uomini e donne, visti come persone socializzate all’interno di un genere di appartenenza reso sempre più fluido ed aperto negli ultimi decenni. Tuttavia, secondo il mio parere, questo modello è ancora prigioniero di schemi tradizionali o da modelli famigliari tradizionali abbastanza positivi dalla prospettiva dei figli oppure di modelli famigliari completamenti fallimentari sempre dal punto di vista dei figli.
Quando parlo di modelli famigliari tradizionali sottintendo la coppia marito/moglie retta da una cultura della coppia o dalla cultura della reciproca o maggiore femminile “sopportazione” davanti alle difficoltà del vivere insieme. Per modello fallimentare intendo dire il modello di marito/moglie che mettono in scena quotidianamente il loro odio reciproco davanti ai figli-telespettatori di questo triste spettacolo.
Da tutta questa storia antecedente dei rapporti affettivi e amorosi traggono spunto le nostre aspettative sempre più variegate e contraddittorie nella loro concreta applicazione con la “persona partner” da individuare.
A prima vista, sembra che l’uomo sia eternamente interessato e colpito dal corpo e dalla bellezza della donna, mentre, spesso nel suo intimo vorrebbe trovare una donna naturale con la quale instaurare un facile e buon rapporto comunicativo dove il “parlarsi” risulta essere facile e naturale.
In breve, l’uomo è prigioniero del “tutto corpo e bellezza” mentre le sue richieste profonde sono di tipo comunicative e di comprensione della propria persona con lo scopo di condividere con qualcuno il suo modo di vedere e sentire il mondo e la vita.
Parlando delle donne, mi paiono essere diventate molto indipendente e libere nella loro ricerca di vita affettiva. La parola indipendente in questo contesto significa essere capace di prendere delle decisioni autonome in funzione dei propri interessi senza farsi influenzare da scelte fatte da terzi. Mentre la parola “libere” significa prendere le distanze da ogni costrizione dovuta alla pressione sociale di un dato contesto, emancipando il proprio destino da quello degli altri membri simili di una eventuale comunità di appartenenza.
Questa posizione delle donne, secondo il mio avviso, sembra mascherare un’insoddisfazione dovuta da una supplenza da parte delle donne, le quali rivestono un di più di ruolo nei confronti dell’uomo per colmare in un certo modo la mancanza di decisionismo da parte dell’uomo. Data questa situazione, la donna colma questa situazione con un aumento delle proprie richieste con l’intenzione velata e neppure tanto di nascondere il perché si trova “privata” di un uomo.
In questa analisi dei generi sembra che le donne siano incapace di “interpretare” il comportamento linguistico di un uomo, rimanendo di fatto vittima di una doppia categorizzazione degli uomini, ossia quelli che “ci provano” e/o “ è proprio scemo” oppure entrambe le categorie come ventaglio di possibilità offerto per una donna di interpretare il comportamento linguistico di un uomo.
Questo scenario è percepito come molto frustrante da parte degli uomini che hanno l’intenzione di aver un comportamento linguistico di tipo liberale e senza retro pensiero nell’iniziare una conversazione con una persona che non si conosce in precedenza. Questa situazione di stallo mette in crisi molti uomini che cominciano ad essere stanchi da questa interpretazione semplicistica del proprio comportamento verso la donna, con delle forme di ripiegamento che possono andare dalla ricerca di partner di culture diverse alla famigerata “teoria della P” citata come titolo.
Da alcune osservazioni realizzate in luoghi pubblici come negozi, centri commerciali o supermercati, mi è parso di intuire che le donne vorrebbero degli uomini capaci di raccogliere i segnali emessi dalla donna tramite l’ausilio dello sguardo oppure durante una conversazione quando vengono lanciate alcune frasi piene di senso secondo la prospettiva femminile. Purtroppo, accade spesso che l’uomo è troppo concentrato sul contenuto del messaggio e pertanto non riesce a cogliere i tanti segnali emessi in modo non verbale dalla donna in questione. In altre situazioni, vediamo che l’uomo ha intravisto questi segnali ma comincia a porsi delle domande sul “senso” reale di questi segnali. In altre parole, può pensare che stia parlando con una persona molto socievole, simpatica ed aperta e che tali segnali non vanno interpretati come necessariamente una forma di interessamento da parte della donna in questione. In seguito esiste la situazione di chi intende bene i segnali della donna ma si sente impreparato a gestire questo genere di situazione con una persona che potrebbe interessarla oppure non. Non va dimenticato il vecchio fantasma sempre pronto a riapparire che vede come l’intraprendenza femminile di male occhio quando viene indirizzata alla sua persona.
Questi scenari, analizzati in modo succinto, sono alcuni dei motivi del “perché” non stia funzionando la relazione e l’intercomprensione tra gli uomini e donne.
Un punto di speranza è da ravvisare nelle risorse affettive e comunicative investite da entrambe le parti, purtroppo ancora in modo separato, per giungere ad una maggiore comprensione reciproca e capacità di “inferire” il senso effettivo delle parole provenienti da una donna o da un uomo di nostro interesse.
La mia soluzione è di tipo pragmatico-pedagogico, ossia una capacità di agire con le parole per ottenere un qualche risultato o effetto sul proprio interlocutore, tenendo come punto fermo la capacità di esplicitare il proprio sistema valoriale, emotivo, affettivo e comunicativo offrendo alla persona interessata il “senso” inteso come la chiave di lettura del proprio messaggio comunicativo. Questo esercizio va esercitato, anche a fatica, con la persona di nostro interesse e provare a ridurre l’uso del telefonino, degli amici vari e di facebook per ottenere queste preziose “inferenze”. E dal virtuale all’inferenza che dobbiamo passare.
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