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mercoledì 17 gennaio 2018

I capolavori dell'Italia unita: Pinocchio e Cuore

Nel contesto della storia italiana, la letteratura per infanzia nasce solo alla fine dell'Ottocento per colpa di una lenta acculturazione di massa che verrà avviata in modo più organico dal 1861 con la legge Casati ( 1859) e la legge Coppino ( 1877) con la stesura dei primi programmi per le scuole elementari, la fondazione di organismi preposti a coadiuvare l'unità della lingua italiana e a proporre i mezzi per diffonderli. Il ruolo centrale nel corredo scolastico di un paese con forte analfabetismo sarà ricoperto da libri di grammatica e di lettura. Da qui nascerà un mercato librario prima inesistente tutto da costruire e portatore di grossi guadagni. In quel periodo il mondo esterno alla scuola, spinge Collodi a scrivere Pinocchio sotto le pressioni di Guido Biagi per conto di " Giornale per i bambini"; De Amicis scrisse con dovuta intuizione il libro Cuore per fare vedere agli editori del tempo " come si spreme il pianto dei cuori di dieci anni". Salgari addossò tutta la responsabilità della sua morte ai propri committenti. Questi tre autori, con minori pretese, sono diventati dei miti per generazioni di giovani. La genesi occasionale non ha impedito la nascita di opere di eccezionale valore come Le avventure di Pinocchio nel 1883 indiscusso capolavoro e best-seller mondiale nel genere. Il libro Cuore di Edmondo De Amicis (1886) avrà molta fortuna fino agli anni sessanta per rappresentare nel mondo la letteratura italiana. Questi due libri hanno avuto un ruolo importanti sia come veicoli di modelli linguistici così come portatori dei valori patriottici presenti nel paese.
La portata di questi due libri si deve inquadrare nell'ambito dell'impegno dello Stato per ridurre l'analfabetismo. Ad esempio, in quel periodo si consuma il fallimento del progetto manzoniano superato dalla visione di Ascoli con una più spontanea crescita culturale del paese. Nello stesso periodo Gentile lancia la sua concezione estetica della lingua in ampia dissonanza con il didascalismo grammaticale praticato da De Amicis. Insomma in quel periodo, il dibattito intellettuale si polarizza attorno a due ipotesi in cui la visione di Ascoli e Croce è più libertaria in polemica con le imposizioni dall'alto mentre l'altra ipotesi Manzoni-De Amicis si concentra sulla scuola e i libri scolastici, ossia i mezzi più funzionali per ottenere un'acculturazione paritaria nel paese. Da tale contesto nasce anche la fortuna di questi due libretti dalle intenzioni modeste inizialmente.
La genesi delle Avventure di Pinocchio vede una stesura originaria denominata " Storia di un burattino" sul Giornale per i bambini" tra il 1881 e il 1883. Il gradimento di Pinocchio è sicuramente da attribuire alla naturale grazia della scrittura dovuto alla conoscenza del fiorentino di Collodi. Il contingente lessicale toscano è ampio: berciare " gridare", boccuccia" di gusti difficili nel mangiare, chetarsi " tacere", dolce di sale " sciocco", garbare " piacere", moccichini ( fazzoletto), trappolare " ingannare". Il capolavoro di Collodi appare un testo di fiorentino di tono medio eletto a modello da Manzoni, auspicato come lingua nazionale, nei fatti incoraggiato nella politica scolastica.
Molto del tono brillante e familiare così caratteristico del libro è affidato alle numerose espressioni idiomatiche ed alcuni tratti ascrivibili al registro parlato che non propriamente al vernacolo, come le dislocazioni ( ma la casacca non l'aveva più), le ridondanze pronominale ( a me l'amaro non mi piace), le concordanze a senso ( come ce n'è tanti); La felicità delle soluzioni espressive e narrative ha favorito la fortuna di personaggi e luoghi passati in proverbio come " il grillo parlante", " il gatto e la volpe", " il paese dei balocchi".
Allargando il punto di vista, il successo dell'opera si spiega nei vari livelli di lettura che suggerisce. L'atmosfera fiabesca, l'indeterminatezza di luogo e tempo, i toponimi di fantasia, i personaggi surreali, a cominciare dal protagonista inverosimile consentono di vedere comunque " la piccola Italia onestà del re Umberto" ( Pancrazi, 1946) con le sue piccole case e buone famiglie, del lavoro artigianale umile, di una delinquenza minore e campestre fatta da gente disonesta e vagabondi. Insomma, un paese non antico ma neppure moderno, in via di trasformazione in marcia verso il progresso come simboleggia il percorso complicato del protagonista. Molto arguta sarà la mossa comunicativa di rivolgersi ai giovani per educare stia invece ammiccando gli adulti per ironizzare e dissacrare il loro comportamento come nei pedanti discorsi del Grillo parlante, nelle battute del medico, nell'agire paradossale di alcuni magistrati e forze dell'ordine. Collodi traccia con un " protagonista immorale una trama di moralità" ( Castellani Pollidori 1983). A guardare bene, le avventure di Pinocchio sono in realtà disavventure punitive per il suo essere svogliato e figlio poco devoto. L'immoralità si fa per dire si colloca nell'istintiva simpatia dell'autore trasmessa ai lettori con il suo sfortunato burattino. Questo è una forma di sarcasmo verso l'amara ironia sugli ingenui vessati dai furbi. Le avventure di Pinocchio sono uno straordinario romanzo di formazione dove si compie la metamorfosi da burattino a persona, da monello a bambino perbene, offrendo la possibilità di riscatto. Inoltre vediamo il cammino di un intero popolo che matura attraverso il dolore e la sventura pur senza rinunciare a contemplare questa fase di passaggio ( Asor Rosa, 1975). Questo capolavoro consegna una vera ricerca di identità nazionale nata nell'Ottocento.

Le fortune del libro Cuore.

Il libro Cuore di De Amicis compie con il suo tratto moralistico una sintesi perfetta dei valori e delle speranze dell'Italia postunitaria realisticamente rappresentata in quest'opera. La comparazione tra Pinocchio e Cuore è quasi inevitabile data la contiguità cronologica. In Pinocchio abbiamo una favolosa e acronica ambientazione mentre in Cuore si vede una precisa topografica con la Torino preindustriale piena di nostalgia sabaude. Il periodo storico è precisato nell'anno scolastico 1881-82 con una scansione del tempo di tipo diaristica nei suoi punti salienti. Ai movimenti avventurosi dell'irrequieto burattino, si contrappongono le statiche avventure del buon Enrico Bottini, scolaro medio di un'Italia media, capace per questo motivo di concentrare in sé le richieste di identificazione dei suoi coetanei e di una nazione intera. Tra le poche somiglianze fra i due libri ritroviamo la presenza del mondo scolastico: per Pinocchio è un luogo da evitare mentre per Cuore è il centro narrativo dove la classe diventa un microcosmo delle varie indole. Anche in Cuore la lingua è quella toscana nei suoi atteggiamenti, garbata, colloquiale con una diffusa ricerca del tono medio con qualche alleggerimento di natura orale come l'anacoluto che accompagna la descrizione di Crossi " quello coi capelli rossi, che ha un braccio morto, e sua madre vende erbaggi" e le frequenti strutture paratattiche " Garrone è più alto e il più forte della classe, alza un banco con una mano, mangia sempre, è buono". Questo testo, pur con i suoi limiti in termini di retorica lacrimosa, è stato uno strumento molto potente di unificazione morale e culturale della nazione con l'ausilio di una persistente presenza sui banchi di scuola. Per capire i modelli proposti dal libro Cuore costituiti dalla ferrea disciplina del sacrificio, il netto classismo paternalistico mitigato dall'esortazione alla solidarietà, il rigido pedagogismo occorre pensare al carattere pionieristico della scolarizzazione, con maestri privi di esperienza, classi sovraffollate, ambienti angusti e insani in cui si faceva lezione, ad una gioventù di tipo randagia, inabituata al lavoro mentale, socialmente e regionalmente composita e disomogenea per età, attitudini e indole. In quel dato contesto pedagogico risultava impraticabile una forma di pedagogia più moderna incentrata sullo scolaro. Analogamente, la macchietta del ragazzo calabrese " tutto nero" accolto nella classe a Torino con applausi e inni alla patria è un tentativo di incoraggiare l'integrazione nella nuova regione.
Nella sostanza, l'etica umanitarista del romanzo con i suoi eccessi di paternalismo, resta tra i contributi più onesti per il progresso del paese nel suo insieme, senza pensare troppo alle differenze sociali e sulla solidarietà fra gli uomini. Sul piano stilistico, i modelli retorici ripetitivi sono dovuti al pubblico prescelto per favorire la comprensione e la partecipazione emotiva con i meccanismi di coesione testuale. I tratti sono pochi e reiterati, con la penna rossa della brava maestrina, il corpo grande del magnanimo Garrone sono bastati per immortalare momenti di vita quotidiana.



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