In questo lavoro di Cheng ( 2003) riprendiamo l'analisi della diversa organizzazione preferenziale del disaccordo condotta sullo stesso corpus di dati. Questo corpus è composto da 25 conversazioni per una durata di 13 ore con la presenza di due parlanti provenienti dal mondo anglosassone e dal mondo cinese. In questo caso si potrà visionare la produzione del disaccordo tra parlanti nativi di lingua inglese e l'interlocutore di madrelingua cinese con una competenza in inglese come L2.
Il disaccordo non è sempre necessariamente una seconda parte dispreferita nelle coppie complementari. Ad esempio nel caso del complimento, in una cultura più modesta il replicare con un disaccordo può essere la risposta preferita. Tuttavia il disaccordo è certamente dispreferito nel caso di un'asserzione. Cheng ha studiato il disaccordo quando è l'opzione dispreferita per verificare delle ipotesi culturali. Infatti, il disaccordo è un atto che minaccia la faccia dell'interlocutore; sia quella positiva poiché il parlante non condivide il suo punto di vista; sia quella negativa perché impone un punto di vista diverso o contrario. In alcune culture si tende ad evitare o a ripararlo con maggiore lavoro discorsivo. Le tre ipotesi di lavoro di Cheng ( 2003) sono le seguenti:
- i cinesi esprimono il disaccordo nei confronti degli anglo-celti meno spesso di quanto gli anglo-celti nei loro confronti;
- i cinesi, paragonati agli anglo-celti, nell'esprimere il disaccordo usano minore numero di strategie esplicite senza rimedio;
- i cinesi, paragonati agli anglo-celti, nell'esprimere il disaccordo usano maggiore lavoro rimediale.
Per compiere questo lavoro occorre osservare il modello di analisi adottato da Cheng e in modo particolare la teoria della cortesia di Brown e Levinson ( 1987), la quale si fonda su tre assunti:
- gli esseri umani sono agenti razionali e scelgono il modo migliore per raggiungere lo scopo;
- basandosi sulla nozione di faccia di Goffman ( 1971) si considera fondamentale la sua gestione;
- prendendo in considerazione i vari atti linguistici, Cheng sostiene che alcuni atti minacciano la faccia degli interlocutori più di altri ( proteste, disaccordo). La domanda è: Qual è allora il modo migliore per salvare la faccia dell'interlocutore nel compiere un atto minatorio?
Secondo Brown e Levinson si possono scegliere 5 strategie principali:
- compi l'atto esplicitamente senza lavoro rimediale;
- compi l'atto esplicitamente con azione rimediale di cortesia positiva
- compi l'atto esplicitamente con azione rimediale di cortesia negativa
- compi l'atto implicitamente
- non compiere l'atto
Da queste strategie si intende che minore è la stima del rischio di perdere la faccia minore è la cortesia e più diretto sarà l'atto. Più minaccioso è l'atto e più il parlante vorrà scegliere una strategia che lo minimizza.
Per esempio, se voglio che qualcuno si metta la crema da sole, se stimo che il rischio di perdere la faccia è minimo userò un atto linguistico del tipo " mettiti la crema" ossia una strategia esplicita senza lavoro rimediale. Se il rischio è elevato potrei dire " è uscito il sole" ossia una strategia implicita. Se il rischio è massimo non compio l'atto minatorio.
Oltre al calcolo del rischio nel pronunciare l'atto occorre prendere in considerazione la distanza sociale tra il parlante e l'ascoltatore, il potere relativo del parlante sull'ascoltatore e il livello assoluto di imposizione presente in quel dato contesto.
Nel lavoro di Cheng questi elementi non sono presenti perché sono delle conversazioni tra pari, ossia colleghi di pari grado e amici.
L'esempio è tratto da una conversazione tra due ufficiali di polizia di Hong Kong uno anglofono A e l'altro sinofono C con inglese L2. L'argomento è una marcia organizzata a scopo di beneficenza per la quale la polizia deve garantire la sicurezza.
A: that will be very boring
c: right exactly
a four kilometres with nothing to look at
c right
a I dont envy you if you're going on the walk yourself
c but if
a very uninteresting
c I totaly agree and then after the walk I mean after the tunnel it it would it become quite interesting because it will be the Tsing Gu Bridge and a lot of you know to see
a oh you're going that way through
c yea from Yuen Long out to er Tsing Yi
a uh uhh
c so it's er it's actually a nice walk half and half the first bit is nice
a where will you you'll miss so much of Tai Tam country park
c ahh well there is no comparison between the two I think but anyway I think people are are really upset with er so many walk for million these days. so last sunday it was a very very boring one.
a I always find that to be or rather sterile
Qui il primo disaccordo viene espresso da A immediatamente ed esplicitamente non solo senza attenuazioni di lavoro rimediale ma anche calcando la mano due volte con l'avverbio ( very boring e very uninteresting) e con due elementi negativi ( nothing e un-). Nella terminologia di Brown e Levinson, A compie l'atto che minaccia la faccia esplicitamente senza azione rimediale. Il secondo disaccordo che incontriamo nell'estratto viene espresso da C, il quale non condivide l'opinione negativa di A sul tragitto. C sostiene che la seconda parte del tragitto è bella dove " quite" premesso a " a nice walk" aggiunge un elemento di cortesia negativa sul disaccordo. A esprime un nuovo disaccordo sull'opinione di C riguardo alla seconda parte del tragitto, e lo fa adducendone la ragione che andando da Yuen Long verso Tsing Yi si perderà molto del parco Tai Tam. Anche in questo disaccordo C produce parecchio lavoro rimediale, cioè ahh e dal riso, well che segnala che quel che segue potrebbe non essere quello che l'ascoltatore vorrebbe sentire. Il parlante C cerca di spostare l'attenzione sul terreno in comune e rappresentata una strategia di evitamento di tipo 5.
Le osservazioni su questa conversazione si possono riassumere con il fatto che l'ufficiale inglese tende ad esprimere il disaccordo direttamente senza mitigatori e senza segnalare nessun desiderio di convergenza, l'ufficiale cinese pur senza cedere si adopera con mosse preparatorie e con rimedi successivi a curare la faccia del suo interlocutore minimizzando la minaccia contenuta nell'espressione del disaccordo.
Nel corpus di Cheng emerge contrariamente alle aspettative, i cinesi interloquendo con amici e colleghi anglo-celti esprimono il disaccordo nei loro confronti un numero di volte leggermente superiore rispetto a quanto non facciano gli anglo-celti con loro. La strategia esplicita senza lavoro rimediale ricorre più del doppio tra gli anglo-celti mentre tra i cinesi sono più frequenti le due strategie con la mitigazione rimediale. Secondo Cheng, questi dati si possono interpretare alla luce di due stili differenti che riflettono due mentalità diverse:
si dice che le culture asiatiche sostengano la " concezione interdipendente del sé" ( Marcus e Kitayama, 1991) più delle culture occidentali. L'io interdipendente è più probabile che presti attenzione al gruppo quando forma delle opinioni e atteggiamenti, che dia importanza a mantenere la propria faccia e quella dell'altro, e che cerchi l'armonia e la cooperazione nel gruppo. La cultura occidentale sostiene la " concezione indipendente di sé" più delle culture asiatiche. L'io indipendente è più probabile che sia disposto a confrontarsi e competere, a criticare esplicitamente e a esprimere opinioni individuali e imprevedibili.
Questo lavoro ha la forza di volere offrire delle spiegazioni di natura culturali sui tanti fenomeni conversazionali presenti all'interno di una comunicazione interculturale.
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