Le varianti culturali presenti nella
comunicazione interculturale
Partendo dal materiale del sociologo
Claudio Baraldi in merito al tema della comunicazione interculturale,
ho pensato di adoperare le categorie della dimensione culturale o
varietà culturale come quadro di riferimento per capire quali siano
gli elementi culturali in questione in palio nella promozione della
comunicazione interculturale all'interno del sistema socioculturale
italiano. La comunicazione interculturale presenta delle controversie
perché il sistema culturale italiano sente come fonte di minaccia
questa comunicazione interculturale perché il sistema culturale è
incentrato sull'orientamento temporale a breve termine perché le
tradizioni o prassi di lavoro sono sacrosante così come un alto
grado di distanza sociale è da preservare all'interno della società
ospitante perché la gerarchia sociale va percepita come di tipo
esistenziale, bisogno di mantenere il principio che vede gli altri
come “ in-group” o “ out-group”. I lavori del sociologo
Baraldi mettono in luce come la comunicazione sia incentrata sulla
presenza delle differenze come presupposte con l'ausilio del concetto
di variabilità culturale e con la costruzione delle differenze. In
pratica, il mondo odierno costruisce le differenze senza esplicitare
le varianti culturali che sono alla base di tali differenze. La
costruzione delle differenze in questo modo diventa più facile da
realizzare data l'assenza di sottolineatura dei vari presupposti
culturali. In questo modo, la dimensione culturale di forte
evitamento dell'incertezza viene garantita tramite il principio in
cui la differenza è vista come pericolosa. La costruzione della
differenza consente di enfatizzare l'appartenenza ad un dato gruppo
con la creazione di un “ noi di tipo coscienzioso”.
Questo punto è molto rilevante per
evidenziare il bisogno di esplicitazione ed analisi della variabilità
culturale in modo da evitare o ridurre la costruzione di queste
differenze culturali durante la comunicazione tra persone di varie
culture. In questo modo si aumenta il peso della dimensione culturale
di “ debole evitamento dell'incertezza” poiché i cittadini sono
percepiti come competenti nel loro agire quotidiano. Inoltre viene
incrementata la dimensione temporale a lungo termine con il principio
di adattarsi alle circostanze comunicative.
Baraldi mette in luce come il concetto
di comunicazione interculturale contenga un grado di ambivalenza
dovuto ad un'oscillazione tra positività ( forma di arricchimento
per la società) e problema ( perché bisogna modificare le
tradizioni presenti in quella data forma di comunicazione). Questa
ambivalenza si inscrive pienamente nella dimensione di debole
evitamento dell'incertezza perché si deve accettare di vivere con
calma e poco stress il proprio tempo, con una tolleranza verso le
persone e le idee differenti e in definitiva essere a proprio agio
con ambiguità e caos.
In modo operativo, la comunicazione
interculturale comporta sapere distinguere gli aspetti linguistici da
quelli culturali. Gli aspetti linguistici più immediati da
neutralizzare nell'incontro interculturale sono ad esempio: il tono,
la prosodia, l'accento, l'ordine delle parole o sintassi, la cortesia
linguistica. Le dimensioni culturali o varianti culturali sono
costituite da tratti noti nella letteratura: individualismo vs
collettivismo; basso\ elevato grado di gerarchia nelle relazioni;
mascolinità\ femminilità; basso\ elevato grado di tolleranza per
l'incertezza; basso\ elevato grado di contestualizzazione della
comunicazione; riferimento al presente\ al futuro.
Questi tratti della variabilità
culturale fanno parte della descrizione offerta da Hofstede a
proposito delle dimensioni culturali e vengono adoperate in questo
lavoro per compiere un lavoro di meta-riflessione sull'operato della
comunicazione interculturale all'interno di un dato sistema.
La comunicazione interculturale è “
positiva” quando riesce ad evitare i potenziali conflitti presenti
all'interno della relazione interpersonale tra persone portatori di
varie culturali. In altre parole, la “ positività” si può
interpretare come potenziamento della dimensione di “ debole
evitamento dell'incertezza” tramite un controllo di sé e bassa
ansietà, un orientamento a lungo termine tramite il parametro che
vede esser al servizio degli altri come parametro importante. Anche
la dimensione di tipo “ soddisfatto” è presente con una
sensazione di controllo della propria vita.
La lingua e la cultura sono un binomio
imprescindibile perché la lingua è espressione della cultura, in
altre parole si può dire che la lingua è come lo specchio della
cultura di un popolo. In termini di dimensioni culturali si può
affermare che lingua e cultura rientrano nella dimensione di tipo “
collettivismo” perché il loro rapporto è essenziale e fanno parte
di una stessa famiglia allargata.
Per citare alcuni esempi, le forme
pronominali, gli aggettivi, i diminutivi, i tempi verbali mettono in
avanti la gerarchizzazione del reale compiuta linguisticamente da
quella data comunità di parlanti. Per capire meglio questo punto è
utile introdurre il concetto di “ indicatori di
contestualizzazione” proveniente dai lavori di Gumpertz in cui si
teorizza la capacità di interpretare il proprio coinvolgimento e di
valutare quello che viene inteso in quella data comunicazione. Questi
dati contestuali mettono in luce le aspettative rilevanti dai valori
di riferimento, con i contributi dei partecipanti. Questi elementi
contestuali di Gumpertz offrono l'opportunità di aderire ad una
dimensione di “ forte evitamento dell'incertezza” con il
parametro di chiarezza e di strutturazione dell'evento linguistico.
Gli esempi di “ indicatori di
contestualizzazione” si possono trovare nella lingua con l'uso di
alcuni pronomi, di particelle o tempi verbali. Baraldi mette in
rilievo come la comunicazione sia un sistema e la comprensione dei
presupposti presenti in un dato sistema comunicativo risulta molto
utile per capire le varietà culturali. In altri termini si possono
analizzare gli “ indicatori contestualizzazione” come compresenza
sia della dimensione culturale di “ forte evitamento
dell'incertezza” così come di “ collettivismo” per consentire
una comprensione dell'azione dialogica in atto.
Nel sistema interculturale possiamo
avere delle comunicazioni dove le differenze sono collegate a dei
valori culturali, quali ad esempio delle persone con un discorso di
tipo salutista ed altre in sintonia con un sentimento di malattia.
Per altri potrebbe essere il fallimento vs la realizzazione nella
propria vita. La comprensione di queste differenze culturali rientra
nel tentativo di adesione ad un “ forte evitamento
dell'incertezza”.
Nei vari sistemi di comunicazione, le
persone hanno diversi modi di partecipare agli eventi comunicativi (
ad es: il ruolo del medico e del paziente è diverso nelle varie
culture, così come tra docente-studente, poliziotto-cittadino). In
queste relazioni ci sono delle differenze nelle aspettative di
risultato all'interno di queste relazioni. Di fatto la natura delle
aspettative è cruciale nella comunicazione interculturale. Detto in
altre parole, tale analisi consente di rientrare nella dimensione di
“ forte evitamento dell'incertezza” con il bisogno di chiarezza e
struttura.
Nel pensiero di Baraldi, la diversità
culturale è intesa come la comprensione dei valori dei partecipanti,
dei loro contributi e delle aspettative per il risultato.
Gli indicatori linguistici di tipo
verbale e non verbale fanno capire se e come si produce la
comunicazione interculturale. Il ruolo della comunicazione
interculturale è di incorporare la diversità della comunicazione
dove i conflitti vengono incorporati all'interno della comunicazione.
In questo modo rientra nella dimensione di “ forte evitamento
dell'incertezza” come bisogno essenziale per la comunità e quindi
in collegamento con la dimensione di tipo “ collettivismo”perché
il mantenimento dell'armonia diventa essenziale a questo punto.
In modo particolare è utile evitare i
conflitti distruttivi per cercare di avere dei conflitti produttivi
per rimanere in sintonia con la dimensione di tipo “ collettivismo”
tramite un'enfatizzazione di un'appartenenza territoriale piuttosto
che far leva sul bisogno di tipo “ individualismo” presente nel
parametro parlare per sé.
Le forme di gestione dei conflitti
interculturali possono prendere varie forme:
- etnocentrismo normativo (
noi vs loro)
- etnocentrismo modernista ( civilizzazione, progresso)
- multiculturalismo ( riconoscimento delle minoranze)
- transculturalità ( ibridazione, identità multiculturale)
L'etnocentrismo di tipo normativo è
essenziale incentrato sulla dimensione culturale di tipo “
collettivismo” dove gli altri sono percepiti come “ out-group”
automaticamente senza conoscere la loro storia individuale. Esiste di
fondo una forma di lealtà con il proprio gruppo di riferimento.
L'etnocentrismo di tipo modernista si
rifà ad una dimensione culturale con un “ orientamento temporale a
lungo termine” dove i fatti più importanti per una persona o
gruppo umano devono avvenire nel futuro, le tradizioni si possono
modificare e cercare di imparare dagli altri è cosa buona.
L'etnocentrismo di tipo multiculturale mette in avanti il
riconoscimento delle minoranze come forma di adesione ad una società
con bassa distanza sociale con il potere dato che il proprio potere
va legittimato anche davanti agli occhi delle minoranze, si cerca di
trattare alla pari le persone, la gerarchia sociale è solo
un'ineguaglianza dei ruoli ed è stabilita per convenienza. Tale
approccio consente un debole evitamento dell'incertezza perché si
vive con poco stress l'inerente incertezza della vita, con una
tolleranza verso le persone o idee differenti, le persone sono viste
come competenti. Tale gestione ha il limite di essenzialismo perché
le persone sono percepite come gruppi allargati, con un parametro di
tipo “in-group vs out-group”, il pronome “ io” viene spesso
eliminato come parametro. Tale gestione consente di aderire ad una
dimensione di tipo “ orientamento temporale a lungo termine”
perché ciò che bene o male dipende dalle circostanze, le tradizioni
sono modificabili. Tuttavia la dimensione di orientamento a breve
termine è presente con il parametro che vede come parametro essere
al servizio degli altri. La gestione di tipo multiculturale consente
una forma di adesione ad una dimensione di tipo “ soddisfatti”
perché si prova una sensazione di controllo della propria vita. La
gestione di tipo transculturale contiene gli stessi elementi della
gestione multiculturale aumentando la dimensione di tipo “
soddisfatti” perché la consapevolezza del proprio agire è più
pronunciato con la libertà di parola come fatto importante e con la
tendenza a ricordare le emozioni positive come tratto rilevante.
La gestione fondata sul concetto di
diritto “ torto o ragione” mette in campo la dimensione di tipo “
collettivismo” perché la risposta sarà di tipo “ in-group o
out-group” e il mantenimento dell'armonia è prevalente può ledere
i diritti di una parte degli attori coinvolti in questa gestione. La
gestione auspicata è sicuramente quella di mediazione per innescare
l'ipotesi di multiculturalismo e transculturalità. La mediazione
interculturale avviene quando una terza parte si occupa del
coordinamento delle parti in conflitto per ottenere un apprezzamento
reciproco e al soddisfacimento delle reciproche aspettative. Tale
reciprocità di apprezzamento e soddisfazione equivale al
raggiungimento di una mediazione dialogica. Questo tratto principale
della mediazione interculturale sembra aderire ad una dimensione di
tipo “ femminilità” perché si mettono in avanti il bisogno di
gestire i fatti e le emozioni nello stesso tempo.
Questo dialogo è una forma di
comunicazione con più partecipanti. L'azione dialogica deve
promuovere opportunità di dialogo nella comunicazione. In altre
parole, il dialogo consente di aumentare la dimensione di tipo “
collettivismo” ponendo in rilievo la relazione come elemento più
importante del compito. Il successo comunicativo nel dialogo dipende
dalla comprensione e nell'accettazione dell'interlocutore. L'azione
dialogica si costituisce di varie azioni:
- la verifica della percezione o visione della realtà
- retroazioni ( feedback) sugli effetti della propria azione
- asserzioni di sostegno e conferma ( ascolto selettivo)
- informazioni inclusive ( espressioni di stereotipi\ pregiudizi)
- formulazioni dei significati dell'azione dell'interlocutore
- apprezzamento ( valutazioni)
- narrazioni in prima persona
In sintesi il dialogo significa
verificare, confermare, formulare, apprezzare e narrare.
La pratica del dialogo serve per creare
ibridazione e non eliminazione delle differenze. Detto in altro modo
si può vedere nel dialogo l'introduzione della dimensione di “
debole evitamento dell'incertezza” perché si è a proprio agio
nell'ambiguità provenienti dall'alterità delle persone.
Il dialogo non consente di superare le
differenze ma bensì una rilettura delle differenze. La mediazione
dialogica deve consentire la promozione della partecipazione, una
riflessione sui significati della comunicazione e costruzione di
soddisfazione reciproca.
La mediazione dialogica apre nuovi
orizzonti per la comunicazione interculturale ancora del tutto
imprevedibile mostrandosi in ampia sintonia con la dimensione di “
debole evitamento dell'incertezza” così come di un aumento della
dimensione di tipo “ collettivismo” mettendo la relazione al
centro dell'intervento di mediazione.
Conclusioni non conclusive
I valori presenti nella comunicazione
interculturale mettono in rilievo l'osservazione delle interazioni di
natura conversazionale tra gli interlocutori. Questo dato mette in
luce l'utilità del sapere proveniente dalle scienze del linguaggio e
dalle scienze sociali in modo complessivo. La comunicazione
interculturale promuove la partecipazione di “ chi non ha voce”
per una maggiore efficacia sociale e culturale del vivere insieme in
società. L'intercultura vede il primato della relazione positiva tra
le culture, ossia esiste un passaggio dal valore della differenza al
valore della relazione. Questa visione implica contemporaneamente sia
l'accettazione che la riduzione delle differenze. La comprensione dei
presupposti e i modi della comunicazione nei sistemi operativi è
fondamentale per il successo della comunicazione interculturale. Gli
elementi di problematicità della comunicazione interculturale sono
legati al concetto di “ essenzialismo” dove la differenza “
pre-costruita” o innerente tra i gruppi è alla base della
comunicazione. Tale “ essenzialismo” viene costruito all'interno
del significato sociologico della comunicazione. Nella comunicazione
emerge questo concetto normativo di tipo “ noi\loro”, in cui gli
individui sono percepiti come membri di un gruppo e non come persone
individuali. Oggi, nel contesto culturale italiano esistono delle
aspettative normative legate al mantenimento della cultura intesa
come tradizioni, costumi e abitudini. L'etnocentrismo è diventato
una forma di comunicazione, creando come effetti degli stereotipi e
pregiudizi, vale a dire un aumento del parametro che vede gli altri
come “ out-group” all'interno della propria società. La
comunicazione interculturale crea nello stesso tempo ibridazione
intesa come mescolamento capace di determinare un rinnovamento
culturale. Nello stesso tempo, la comunicazione interculturale fa
emergere un etnocentrismo, il quale comporta una separazione per il
solo fatto di ribadire questo concetto. Per tale motivo la
comunicazione interculturale innesca una presa di coscienza del
proprio grado di adesione alla dimensione di tipo “ collettivismo”
presente nel proprio agire sociale.
Storicamente, l'ibridazione è stata
odiata mentre oggi viene amata da alcuni ma è sostanzialmente poco
praticata nella realtà. Tale cambiamento può avvenire con una
comunicazione di tipo dialogica per creare delle interdipendenze e
ibridazioni all'interno della società. Il dialogo di natura
interculturale promuove prospettive personali e non è direttamente
collegato alle differenze culturali. La comunicazione interculturale
promuove un processo di personalizzazione dell'identità culturale
dove il principio cardine è quello di tenere conto del significato
della comunicazione. Tuttavia tale dialogo sarà possibile solo con
un aumento della sensibilità nei riguardi del dialogo all'interno
della società occidentale nel suo complesso. É le domande di tipo
conclusive possono essere di tipo: è realizzabile una comunicazione
dialogica? È possibile una comunicazione dialogica senza uno statuto
chiaro all'interno dell'organizzazione sociale. Quale grado di
efficacia assicura una mediazione interculturale dialogica.
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