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venerdì 23 marzo 2018

Le varianti culturali presenti nella comunicazione interculturale

Le varianti culturali presenti nella comunicazione interculturale

Partendo dal materiale del sociologo Claudio Baraldi in merito al tema della comunicazione interculturale, ho pensato di adoperare le categorie della dimensione culturale o varietà culturale come quadro di riferimento per capire quali siano gli elementi culturali in questione in palio nella promozione della comunicazione interculturale all'interno del sistema socioculturale italiano. La comunicazione interculturale presenta delle controversie perché il sistema culturale italiano sente come fonte di minaccia questa comunicazione interculturale perché il sistema culturale è incentrato sull'orientamento temporale a breve termine perché le tradizioni o prassi di lavoro sono sacrosante così come un alto grado di distanza sociale è da preservare all'interno della società ospitante perché la gerarchia sociale va percepita come di tipo esistenziale, bisogno di mantenere il principio che vede gli altri come “ in-group” o “ out-group”. I lavori del sociologo Baraldi mettono in luce come la comunicazione sia incentrata sulla presenza delle differenze come presupposte con l'ausilio del concetto di variabilità culturale e con la costruzione delle differenze. In pratica, il mondo odierno costruisce le differenze senza esplicitare le varianti culturali che sono alla base di tali differenze. La costruzione delle differenze in questo modo diventa più facile da realizzare data l'assenza di sottolineatura dei vari presupposti culturali. In questo modo, la dimensione culturale di forte evitamento dell'incertezza viene garantita tramite il principio in cui la differenza è vista come pericolosa. La costruzione della differenza consente di enfatizzare l'appartenenza ad un dato gruppo con la creazione di un “ noi di tipo coscienzioso”.
Questo punto è molto rilevante per evidenziare il bisogno di esplicitazione ed analisi della variabilità culturale in modo da evitare o ridurre la costruzione di queste differenze culturali durante la comunicazione tra persone di varie culture. In questo modo si aumenta il peso della dimensione culturale di “ debole evitamento dell'incertezza” poiché i cittadini sono percepiti come competenti nel loro agire quotidiano. Inoltre viene incrementata la dimensione temporale a lungo termine con il principio di adattarsi alle circostanze comunicative.
Baraldi mette in luce come il concetto di comunicazione interculturale contenga un grado di ambivalenza dovuto ad un'oscillazione tra positività ( forma di arricchimento per la società) e problema ( perché bisogna modificare le tradizioni presenti in quella data forma di comunicazione). Questa ambivalenza si inscrive pienamente nella dimensione di debole evitamento dell'incertezza perché si deve accettare di vivere con calma e poco stress il proprio tempo, con una tolleranza verso le persone e le idee differenti e in definitiva essere a proprio agio con ambiguità e caos.

In modo operativo, la comunicazione interculturale comporta sapere distinguere gli aspetti linguistici da quelli culturali. Gli aspetti linguistici più immediati da neutralizzare nell'incontro interculturale sono ad esempio: il tono, la prosodia, l'accento, l'ordine delle parole o sintassi, la cortesia linguistica. Le dimensioni culturali o varianti culturali sono costituite da tratti noti nella letteratura: individualismo vs collettivismo; basso\ elevato grado di gerarchia nelle relazioni; mascolinità\ femminilità; basso\ elevato grado di tolleranza per l'incertezza; basso\ elevato grado di contestualizzazione della comunicazione; riferimento al presente\ al futuro.
Questi tratti della variabilità culturale fanno parte della descrizione offerta da Hofstede a proposito delle dimensioni culturali e vengono adoperate in questo lavoro per compiere un lavoro di meta-riflessione sull'operato della comunicazione interculturale all'interno di un dato sistema.
La comunicazione interculturale è “ positiva” quando riesce ad evitare i potenziali conflitti presenti all'interno della relazione interpersonale tra persone portatori di varie culturali. In altre parole, la “ positività” si può interpretare come potenziamento della dimensione di “ debole evitamento dell'incertezza” tramite un controllo di sé e bassa ansietà, un orientamento a lungo termine tramite il parametro che vede esser al servizio degli altri come parametro importante. Anche la dimensione di tipo “ soddisfatto” è presente con una sensazione di controllo della propria vita.
La lingua e la cultura sono un binomio imprescindibile perché la lingua è espressione della cultura, in altre parole si può dire che la lingua è come lo specchio della cultura di un popolo. In termini di dimensioni culturali si può affermare che lingua e cultura rientrano nella dimensione di tipo “ collettivismo” perché il loro rapporto è essenziale e fanno parte di una stessa famiglia allargata.
Per citare alcuni esempi, le forme pronominali, gli aggettivi, i diminutivi, i tempi verbali mettono in avanti la gerarchizzazione del reale compiuta linguisticamente da quella data comunità di parlanti. Per capire meglio questo punto è utile introdurre il concetto di “ indicatori di contestualizzazione” proveniente dai lavori di Gumpertz in cui si teorizza la capacità di interpretare il proprio coinvolgimento e di valutare quello che viene inteso in quella data comunicazione. Questi dati contestuali mettono in luce le aspettative rilevanti dai valori di riferimento, con i contributi dei partecipanti. Questi elementi contestuali di Gumpertz offrono l'opportunità di aderire ad una dimensione di “ forte evitamento dell'incertezza” con il parametro di chiarezza e di strutturazione dell'evento linguistico.
Gli esempi di “ indicatori di contestualizzazione” si possono trovare nella lingua con l'uso di alcuni pronomi, di particelle o tempi verbali. Baraldi mette in rilievo come la comunicazione sia un sistema e la comprensione dei presupposti presenti in un dato sistema comunicativo risulta molto utile per capire le varietà culturali. In altri termini si possono analizzare gli “ indicatori contestualizzazione” come compresenza sia della dimensione culturale di “ forte evitamento dell'incertezza” così come di “ collettivismo” per consentire una comprensione dell'azione dialogica in atto.
Nel sistema interculturale possiamo avere delle comunicazioni dove le differenze sono collegate a dei valori culturali, quali ad esempio delle persone con un discorso di tipo salutista ed altre in sintonia con un sentimento di malattia. Per altri potrebbe essere il fallimento vs la realizzazione nella propria vita. La comprensione di queste differenze culturali rientra nel tentativo di adesione ad un “ forte evitamento dell'incertezza”.
Nei vari sistemi di comunicazione, le persone hanno diversi modi di partecipare agli eventi comunicativi ( ad es: il ruolo del medico e del paziente è diverso nelle varie culture, così come tra docente-studente, poliziotto-cittadino). In queste relazioni ci sono delle differenze nelle aspettative di risultato all'interno di queste relazioni. Di fatto la natura delle aspettative è cruciale nella comunicazione interculturale. Detto in altre parole, tale analisi consente di rientrare nella dimensione di “ forte evitamento dell'incertezza” con il bisogno di chiarezza e struttura.
Nel pensiero di Baraldi, la diversità culturale è intesa come la comprensione dei valori dei partecipanti, dei loro contributi e delle aspettative per il risultato.
Gli indicatori linguistici di tipo verbale e non verbale fanno capire se e come si produce la comunicazione interculturale. Il ruolo della comunicazione interculturale è di incorporare la diversità della comunicazione dove i conflitti vengono incorporati all'interno della comunicazione. In questo modo rientra nella dimensione di “ forte evitamento dell'incertezza” come bisogno essenziale per la comunità e quindi in collegamento con la dimensione di tipo “ collettivismo”perché il mantenimento dell'armonia diventa essenziale a questo punto.
In modo particolare è utile evitare i conflitti distruttivi per cercare di avere dei conflitti produttivi per rimanere in sintonia con la dimensione di tipo “ collettivismo” tramite un'enfatizzazione di un'appartenenza territoriale piuttosto che far leva sul bisogno di tipo “ individualismo” presente nel parametro parlare per sé.
Le forme di gestione dei conflitti interculturali possono prendere varie forme:

- etnocentrismo normativo ( noi vs loro)
  • etnocentrismo modernista ( civilizzazione, progresso)
  • multiculturalismo ( riconoscimento delle minoranze)
  • transculturalità ( ibridazione, identità multiculturale)

L'etnocentrismo di tipo normativo è essenziale incentrato sulla dimensione culturale di tipo “ collettivismo” dove gli altri sono percepiti come “ out-group” automaticamente senza conoscere la loro storia individuale. Esiste di fondo una forma di lealtà con il proprio gruppo di riferimento.
L'etnocentrismo di tipo modernista si rifà ad una dimensione culturale con un “ orientamento temporale a lungo termine” dove i fatti più importanti per una persona o gruppo umano devono avvenire nel futuro, le tradizioni si possono modificare e cercare di imparare dagli altri è cosa buona. L'etnocentrismo di tipo multiculturale mette in avanti il riconoscimento delle minoranze come forma di adesione ad una società con bassa distanza sociale con il potere dato che il proprio potere va legittimato anche davanti agli occhi delle minoranze, si cerca di trattare alla pari le persone, la gerarchia sociale è solo un'ineguaglianza dei ruoli ed è stabilita per convenienza. Tale approccio consente un debole evitamento dell'incertezza perché si vive con poco stress l'inerente incertezza della vita, con una tolleranza verso le persone o idee differenti, le persone sono viste come competenti. Tale gestione ha il limite di essenzialismo perché le persone sono percepite come gruppi allargati, con un parametro di tipo “in-group vs out-group”, il pronome “ io” viene spesso eliminato come parametro. Tale gestione consente di aderire ad una dimensione di tipo “ orientamento temporale a lungo termine” perché ciò che bene o male dipende dalle circostanze, le tradizioni sono modificabili. Tuttavia la dimensione di orientamento a breve termine è presente con il parametro che vede come parametro essere al servizio degli altri. La gestione di tipo multiculturale consente una forma di adesione ad una dimensione di tipo “ soddisfatti” perché si prova una sensazione di controllo della propria vita. La gestione di tipo transculturale contiene gli stessi elementi della gestione multiculturale aumentando la dimensione di tipo “ soddisfatti” perché la consapevolezza del proprio agire è più pronunciato con la libertà di parola come fatto importante e con la tendenza a ricordare le emozioni positive come tratto rilevante.

La gestione fondata sul concetto di diritto “ torto o ragione” mette in campo la dimensione di tipo “ collettivismo” perché la risposta sarà di tipo “ in-group o out-group” e il mantenimento dell'armonia è prevalente può ledere i diritti di una parte degli attori coinvolti in questa gestione. La gestione auspicata è sicuramente quella di mediazione per innescare l'ipotesi di multiculturalismo e transculturalità. La mediazione interculturale avviene quando una terza parte si occupa del coordinamento delle parti in conflitto per ottenere un apprezzamento reciproco e al soddisfacimento delle reciproche aspettative. Tale reciprocità di apprezzamento e soddisfazione equivale al raggiungimento di una mediazione dialogica. Questo tratto principale della mediazione interculturale sembra aderire ad una dimensione di tipo “ femminilità” perché si mettono in avanti il bisogno di gestire i fatti e le emozioni nello stesso tempo.
Questo dialogo è una forma di comunicazione con più partecipanti. L'azione dialogica deve promuovere opportunità di dialogo nella comunicazione. In altre parole, il dialogo consente di aumentare la dimensione di tipo “ collettivismo” ponendo in rilievo la relazione come elemento più importante del compito. Il successo comunicativo nel dialogo dipende dalla comprensione e nell'accettazione dell'interlocutore. L'azione dialogica si costituisce di varie azioni:

  • la verifica della percezione o visione della realtà
  • retroazioni ( feedback) sugli effetti della propria azione
  • asserzioni di sostegno e conferma ( ascolto selettivo)
  • informazioni inclusive ( espressioni di stereotipi\ pregiudizi)
  • formulazioni dei significati dell'azione dell'interlocutore
  • apprezzamento ( valutazioni)
  • narrazioni in prima persona

In sintesi il dialogo significa verificare, confermare, formulare, apprezzare e narrare.
La pratica del dialogo serve per creare ibridazione e non eliminazione delle differenze. Detto in altro modo si può vedere nel dialogo l'introduzione della dimensione di “ debole evitamento dell'incertezza” perché si è a proprio agio nell'ambiguità provenienti dall'alterità delle persone.
Il dialogo non consente di superare le differenze ma bensì una rilettura delle differenze. La mediazione dialogica deve consentire la promozione della partecipazione, una riflessione sui significati della comunicazione e costruzione di soddisfazione reciproca.
La mediazione dialogica apre nuovi orizzonti per la comunicazione interculturale ancora del tutto imprevedibile mostrandosi in ampia sintonia con la dimensione di “ debole evitamento dell'incertezza” così come di un aumento della dimensione di tipo “ collettivismo” mettendo la relazione al centro dell'intervento di mediazione.

Conclusioni non conclusive


I valori presenti nella comunicazione interculturale mettono in rilievo l'osservazione delle interazioni di natura conversazionale tra gli interlocutori. Questo dato mette in luce l'utilità del sapere proveniente dalle scienze del linguaggio e dalle scienze sociali in modo complessivo. La comunicazione interculturale promuove la partecipazione di “ chi non ha voce” per una maggiore efficacia sociale e culturale del vivere insieme in società. L'intercultura vede il primato della relazione positiva tra le culture, ossia esiste un passaggio dal valore della differenza al valore della relazione. Questa visione implica contemporaneamente sia l'accettazione che la riduzione delle differenze. La comprensione dei presupposti e i modi della comunicazione nei sistemi operativi è fondamentale per il successo della comunicazione interculturale. Gli elementi di problematicità della comunicazione interculturale sono legati al concetto di “ essenzialismo” dove la differenza “ pre-costruita” o innerente tra i gruppi è alla base della comunicazione. Tale “ essenzialismo” viene costruito all'interno del significato sociologico della comunicazione. Nella comunicazione emerge questo concetto normativo di tipo “ noi\loro”, in cui gli individui sono percepiti come membri di un gruppo e non come persone individuali. Oggi, nel contesto culturale italiano esistono delle aspettative normative legate al mantenimento della cultura intesa come tradizioni, costumi e abitudini. L'etnocentrismo è diventato una forma di comunicazione, creando come effetti degli stereotipi e pregiudizi, vale a dire un aumento del parametro che vede gli altri come “ out-group” all'interno della propria società. La comunicazione interculturale crea nello stesso tempo ibridazione intesa come mescolamento capace di determinare un rinnovamento culturale. Nello stesso tempo, la comunicazione interculturale fa emergere un etnocentrismo, il quale comporta una separazione per il solo fatto di ribadire questo concetto. Per tale motivo la comunicazione interculturale innesca una presa di coscienza del proprio grado di adesione alla dimensione di tipo “ collettivismo” presente nel proprio agire sociale.
Storicamente, l'ibridazione è stata odiata mentre oggi viene amata da alcuni ma è sostanzialmente poco praticata nella realtà. Tale cambiamento può avvenire con una comunicazione di tipo dialogica per creare delle interdipendenze e ibridazioni all'interno della società. Il dialogo di natura interculturale promuove prospettive personali e non è direttamente collegato alle differenze culturali. La comunicazione interculturale promuove un processo di personalizzazione dell'identità culturale dove il principio cardine è quello di tenere conto del significato della comunicazione. Tuttavia tale dialogo sarà possibile solo con un aumento della sensibilità nei riguardi del dialogo all'interno della società occidentale nel suo complesso. É le domande di tipo conclusive possono essere di tipo: è realizzabile una comunicazione dialogica? È possibile una comunicazione dialogica senza uno statuto chiaro all'interno dell'organizzazione sociale. Quale grado di efficacia assicura una mediazione interculturale dialogica.

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