Archivio blog

venerdì 8 gennaio 2021

Il discorso di insediamento del Presidente Pertini del 9 Luglio 1978

Analisi del discorso di Pertini durante l'insediamento come Presidente della Repubblica nel giorno 9 Luglio 1978. 

 

Questo lavoro vuole mettere in luce le dimensioni culturali di Hofstede per analizzare il discorso di Pertini durante il suo insediamento del 9 Luglio 1978. Questo discorso inizia con il riconoscimento dei propri interlocutori di questo suo discorso nella persona dei senatori, deputati e delegati regionali per segnalare una forma di gerarchizzazione sociale dei vari ruoli all'interno delle istituzioni italiane. L'inizio del discorso del Presidente Pertini viene formulato il seguente enunciato: " nella mia tormentata vita mi sono trovato più volte di fronte a situazioni difficili e le ho sempre affrontate con animo sereno". Con questo enunciato si segnala un modo per affermare come il Presidente Pertini abbia dovuto aderire molte volte nella sua vita ad una dimensione culturale di " debole evitamento dell'incertezza" accettando ogni giorno così come viene. E allo stesso tempo si è ritrovato spesso nella dimensione culturale di tipo " vincolati" perché le cose non dipendono dal mio volere e con poca propensione nel ricordare delle emozioni positive. Pertini segnala di aver affrontato con " animo sereno" come tratto in assonanza con la dimensione culturale di "debole evitamento dell'incertezza" come una tendenza ad essere tranquillo, con una propensione allo star bene perché sapeva che il prezzo delle sue scelte sarebbe stato pagato solo da Pertini in ampia sintonia con la dimensione culturale di tipo " individualismo" in cui prevale un " io di tipo coscienzioso" e dove parlare per sé è cosa buona. 

All'opposto da questo questo discorso, le azioni del Presidente si trasformano passando dalla dimensione culturale di tipo " individualismo" verso una dimensione culturale di tipo " collettivismo" perché le azioni del Presidente rappresentano la faccia collettiva positiva ( bisogno di riconoscimento) da parte degli italiani. Da questo primo enunciato del Presidente prevale un " noi di tipo coscienzioso" mettendo in luce l'enfatizzazione dell'appartenenza come tratto della dimensione di tipo " collettivismo". Per conquistare faccia positiva, Pertini deve rispettare la Costituzione come altro dato di un " noi di tipo coscienzioso" senza vedere sempre gli altri come "in-group" vs " out-group" ma come un "popolo sovrano" inteso come difesa dinnanzi a futuri costi inflitti di fronte alla faccia collettiva degli italiani come elemento in sintonia con la dimensione " collettivismo". Nel suo discorso, Pertini enuncia che dovrà difendere l'unità e l'indipendenza della nazione negli impegni internazionali e delle sue alleanze come modalità per difendere la faccia collettiva del paese di fronte agli altri " out-group". Gli impegni del paese Italia sul piano internazionale sono un modo per trasformare la dimensione di tipo " vincolati"dovuto al conflitto bellico mondiale ad una dimensione di tipo " soddisfatti" con una maggiore sensazione di controllo della propria vita. Per l'Italia è importante integrarsi al meglio in Europa, ovvero l'Italia deve aderire ad una famiglia allargata come l'Europa in cambio di lealtà per creare un " noi di tipo coscienzioso" sempre più forte e con una maggiore enfatizzazione dell'appartenenza come tratto della dimensione culturale di tipo " collettivismo". L'Europa con il suo Parlamento europeo diventa un " in-group" sempre più allargato per difendere il bisogno di faccia collettiva di tutti i cittadini europei. La visione dell'Italia di Pertini è quella di un paese portatore di pace nel mondo, vale a dire un paese che vede nel mantenimento dell'armonia tra i paesi un dato più importante e dove le relazioni tra i paesi sono punti cruciali per implementare la dimensione di tipo " collettivismo". Per il neo Presidente Pertini, l'Italia è un popolo generoso che si sente fratello di tutti i popoli della terra, in altri termini l'Italia non vuole un mondo in cui prevale la gerarchizzazione del potere ma è una nazione che vuole una società con un " basso indice di distanza sociale" tra le nazioni per creare un senso di "enfatizzazione dell'appartenenza" come strada per l'Italia nel mondo per raggiungere la pace. Nel contesto culturale italiano è importante nonostante le varie ideologie raggiungere una concordia nel paese, ovvero l'obiettivo di Pertini è quello di spingere all'armonia dentro il mondo politico italiano. Pertini vede nel "vivere in democrazia" una prassi per aderire ad una società con un " basso indice di distanza sociale" in cui i governi sono pluralistici e cambiano in modo pacifico senza violenza. Per fare questo è necessario conoscere il proprio " io di tipo coscienzioso" per agire come Presidente dentro i limiti della dimensione di tipo " vincolati" con l'ausilio della costituzione come dato della dimensione culturale di tipo " collettivismo" perché l'Unità nazionale deve rafforzarsi per aderire maggiormente ad una famiglia allargata in cambio di lealtà all'unità nazionale del paese. Questa unità è l'antidoto per non finire nella dimensione di tipo " vincolati" perché il paese non potrebbe dirsi felice, con la libertà di parola meno importante e con poca propensione nel ricordare delle emozioni positive. L'unità nazionale è vista come l'orizzonte per potere aderire ad una dimensione culturale di tipo " soddisfatti" per avere un maggiore controllo della vita del paese. Il discorso di Pertini sottolinea come il paese abbia riguadagnato faccia positiva dopo la dittatura fascista e la folla guerra con l'aiuto dell'unità nazionale voluta dalle forze politiche democratiche del paese. Questo è un modo per dire che se l'Italia ha potuto aderire ad una dimensione culturale di tipo "orientamento temporale a lungo termine" collocando i fatti più importanti nel futuro è stato possibile tramite le " forze democratiche" come prassi per fare parte di una dimensione di tipo " soddisfatti". Dopo la guerra, il paese era sceso nell'abisso, ossia si è ritrovato a vivere pienamente nella dimensione di tipo " vincolati" perché il paese era abbandonato a se stesso, infelice e con poca propensione nel ricordare le emozioni positive in quel dato periodo storico. Le riforme del lavoro, la possibilità di avere un lavoro sono possibili con questa unità nazionale che si traduce nell'agire del parlamento, ossia con la possibilità di fare guadagnare faccia positiva alla popolazione italiana dopo aver subiti molti costi per via dell'assenza delle riforme e del lavoro. Il Parlamento diventa sinonimo di "unità nazionale" e pertanto di faccia collettiva degli italiani in sintonia con la dimensione di tipo " collettivismo" in cui si rende possibile una " enfatizzazione dell'appartenenza". In definitiva, la possibilità di aderire ad una dimensione del tipo "orientamento temporale a lungo termine" di tipo " soddisfatti" è possibile per Pertini soltanto con l'attuazione dell'Unità nazionale come modalità di ridare faccia positiva alla popolazione italiana. Nel discordo di Pertini, il tema della disoccupazione viene collegato alla disperazione, vale a dire nell'assenza di una dimensione culturale costruita intorno ad un "orientamento temporale a lungo termine" con la disoccupazione che spinge le persone nella dimensione culturale di tipo " vincolati". La disperazione costringe alcune parti della popolazione a vivere nella dimensione culturale di " forte evitamento dell'incertezza" perché la vita diventa una permanente minaccia che va combattuta, in cui si vive con molto stress, ansietà e nervosismo. Questa scena culturale della disoccupazione spinge verso una dimensione culturale di tipo " individualismo" perché si è costretti a parlare per sé e il mondo esterno si configura come di tipo " in-group" o " out-group", vale a dire ci sono delle persone che sentiamo come vicini o distanti dal nostro modo di sentire la vita. Proseguendo la sua prolusione, Pertini mette in luce come il vivere in esilio abbia spinto la sua persona nel conoscere la condizione di " operaio" per potere vivere onestamente, in altri termini per mantenere la dignità come "faccia pubblica di una persona" in sintonia con la salvaguardia della propria faccia negativa ha dovuto accettare di vivere nella dimensione di tipo " vincolati" mostrando una massima di qualità in questo enunciato perché si evidenzia la sincerità del proprio dire. Nell'allocuzione del Presidente Pertini, la disoccupazione spinge le persone ad essere emarginati e disperati nella società, in cui aumenta molti possono diventare dei violenti o vittime di corruttori senza scrupoli.

In altre parole, la dimensione culturale di tipo " vincolati" di molti giovani spinge alla non adesione alla dimensione culturale di tipo " collettivismo" perché risulta più forte l'assenza di un "orientamento temporale a lungo termine" così come una sintonia con la dimensione culturale di "forte evitamento dell'incertezza" perchè si vive la vita come una minaccia permanente che ci spinge a vivere con molto stress, ansietà e con forte intolleranza verso le persone, le idee divergenti e dove la differenza degli altri è vista come pericolosa. Per Pertini è molto chiaro come la possibilità di una casa per ogni famiglia rappresenti una modalità concreta di aderire ad una dimensione culturale di "forte evitamento dell'incertezza" perché occorre chiarezza e struttura nella vita, così come la creazione di un "orientamento temporale a lungo termine" perché si vede nel futuro un momento importante per la propria vita e con la possibilità di aderire ad una dimensione di tipo " soddisfatti" perché le persone possono dirsi felice e più propensi a ricordare le emozioni positive. Nell'allocuzione del Presidente si menziona la tutela della salute di ogni cittadino come modalità per conferire faccia positiva ad un popolo che ha subito molti costi dopo il secondo conflitto mondiale. Infatti, la tutela della salute è un modo per fare aderire il paese ad un "orientamento temporale a lungo termine" e questo renderebbe il paese in sintonia con la dimensione culturale di tipo " soddisfatti" con una maggiore sensazione di controllo della propria vita. Questo tema della tutela della salute porterebbe il paese verso un "debole evitamento dell'incertezza" con una maggiore tendenza al benessere personale e allo star bene. 

 In seguito, il Presidente Pertini affronta il tema della crisi della scuola, vale a dire una scuola in piena adesione con la dimensione culturale di tipo "vincolati" perché la scuola deve essere " universale", libera per tutti, ricca di intelligenza ( dimensione individualismo) ma poveri di mezzi ( dimensione di tipo vincolati). La scuola deve ampliare la sua adesione alla dimensione culturale di tipo " collettivismo" con un " noi di tipo coscienzioso" con un basso indice di distanza sociale con l'istruzione incentrata sullo studente, in cui il potere va legittimato e la gerarchia significa una ineguaglianza dei ruoli stabilita solo per convenienza. La scuola deve essere ricca di intelligenza collocandosi in assonanza con la dimensione culturale di tipo " individualismo" dove gli altri sono considerati come individui e dove i compiti sono più importanti delle relazioni. Inoltre, Pertini segnala sfortunatamente come la scuola sia povera di mezzi, ossia si ritrova ad accettare la dimensione culturale di tipo " vincolati" con un sentimento di abbandono perché le cose non dipendono dagli attori presenti nella scuola. Per il Presidente della Repubblica, l'Italia deve promuovere la ricerca e la cultura e non può rimanere in questi ambiti all'interno della dimensione di tipo " vincolati" in cui la libertà di parola non è di prima necessità. Purtroppo l'Italia disattende questi punti rimanendo nella dimensione culturale di tipo " vincolati" facendo pagare molti costi per la difesa della faccia negativa da parte di tanti negativi. Lo Stato deve incoraggiare la partecipazione popolare con la valorizzazione delle autonomie locali. Da questo punto nasce una riduzione di distanza sociale con un'adesione ad una società a "basso indice di distanza sociale" con la possibilità di legittimare le proprie scelte politiche ai criteri del bene o male, con cittadini che si aspettano di essere consultato. Il discorso di Pertini è una forma di esortazione per un maggiore senso di " collettivismo" con delle persone che aderiscono a una famiglia allargata ( lo stato regione) in cambio di lealtà, con un " noi di tipo coscienzioso" la partecipazione popolare è un modo per aderire alla dimensione culturale di tipo " soddisfatti" con una maggiore sensazione di controllo della propria vita. Per Pertini, la libertà va consolidata in Italia per consolidare una società con meno distanza sociale perché il potere va legittimato, con una gerarchia non più di tipo esistenziale, la libertà implica un'adesione ad un "debole evitamento dell'incertezza" con una maggiore tolleranza verso le persone e le idee divergenti, in cui la differenza viene intesa come curiosità, con un maggiore agio nell'ambiguità e nel caos. Il concetto di libertà significa "parlare per sé come cosa cosa buona" e  dove le opinioni personali sono ricercate. La libertà significa una maggiore adesione ad un "orientamento temporale a lungo termine" perché il bene o il male può dipendere dalle circostanze. Inoltre, la libertà spinge all'adesione alla dimensione culturale di tipo " soddisfatti" in cui la libertà di parola è un fatto importante e con una maggiore tendenza a ricordare le emozioni positive. Il Presidente Pertini vuole una fraterna solidarietà per coloro che sono perseguitati per le loro idee, in altri termini l'Italia deve ampliare il suo " in-group" per proteggere coloro che sono costretti a vivere nella dimensione culturale di tipo " vincolati" perché la libertà di parola non è molto importante e si è poco propensi nel ricordare le emozioni positive. Il binomio essenziale della visione politica di Pertini si incarna nel binomio "libertà e giustizia sociale" come modalità per conferire faccia positiva ad un popolo che ha subito molti costi alla sua faccia negativa in questo periodo degli " anni di Piombo". Questo binomio consente di raggiungere la dimensione culturale di tipo " soddisfatti" perché si crea una tendenza a ricordare le emozioni positive e con una sensazione di controllo della propria vita e con la libertà di parola come un fatto importante. In altri termini, il concetto di libertà viene legata alla dimensione di tipo " individualismo" in cui esiste un " io di tipo coscienzioso" necessario per ancorarsi anche ad un " noi di tipo coscienzioso" come indica la giustizia all'interno della dimensione di tipo " collettivismo". Secondo il Presidente Pertini, per fare sentire l'Italia come propria ad ogni cittadini occorre una Repubblica giusta, incorrotta, forte e umane. Per avere questa giustizia è necessario che il paese sia in sintonia con una dimensione culturale di " forte evitamento dell'incertezza" dove l'incertezza presente in Italia va combattuta, con intolleranza verso l'ingiustizia e pronti a difendere l'Italia senza considerare il proprio benessere e lo star bene. Contro la violenza che spinge il paese nella dimensione culturale di tipo " vincolati" in cui l'Italia per ritrovare riconoscimento (faccia positiva) deve lottare contro questa violenza in sintonia con un "forte evitamento dell'incertezza" perché tale minaccia va combattuta in modo permanente, con forte intolleranza verso queste persone violenti. Questa dimensione di tipo " vincolati" dovuta alla violenza spinge il paese a non potere vivere ed aderire alla dimensione fondamentale per una nazione, ossia la dimensione " collettiva" con la creazione di un'enfatizzazione dell'appartenenza ad una nazione e con il mantenimento dell'appartenenza come tratto cruciale per il vivere civile del popolo italiano. 

L'Italia di Pertini considera come " in-group" tutti coloro che sono vittime di questa violenza politica presente nel paese adoperando la dimensione di tipo " collettivismo". Dopo la morte di Aldo Moro ricordata da Pertini come momento difficile per il paese che ha spinto molti stranieri a giudicare in modo ingiusto l'Italia. Quindi il discorso di Pertini ha ricopre anche la funzione di difendere la faccia negativa collettiva degli italiani per colpi subiti da parte dei media stranieri. L'Italia ha resistito nella bufera, vale a dire la difesa della faccia negativa degli italiani restando nella dimensione culturale di tipo " vincolati" per la non possibilità di dirsi felice, vivendo un lungo periodo di vivere senza ricordare emozioni positive e dove la libertà di parola non è stata di prima necessità. Alla fine dell'allocuzione di Pertini vengono menzionate la forza dell'ordine come rappresentati della difesa della "faccia negativa" collettiva degli italiani nei confronti di un ipotetico attacco da parte di un " out-group" come tratto della dimensione di tipo " collettivismo". La presenza delle forze armate sono un elemento di adesione ad una dimensione culturale di tipo " orientamento temporale a breve termine" perché le forze dell'ordine sono orgogliose di essere al servizio del paese e sono in ampia sintonia con la dimensione di tipo " collettivismo" con la presenza delle forze armate portatrici di " opinioni dettate dall'appartenenza al proprio in-group". La Patria nel discorso di Pertini è il valore supremo per ottenere "faccia positiva" ( riconoscimento) per enfatizzare l'appartenenza ad una famiglia allargata denominata "Italia". Continuando la prolusione, Pertini menziona gli italiani all'estero per dare faccia positiva a coloro che hanno subito costi notevoli per la loro faccia negativa vivendo all'estero in una dimensione di tipo " vincolati", in cui è difficile dirsi felice, la libertà di parola non è di prima necessità, con poca importanza al tempo libero e con poca propensione nel ricordare le emozioni positive. 

Gli italiani all'estero non hanno accettato di continuare a vivere nella dimensione culturale di "debole evitamento dell'incertezza" in cui si accetta in modo " rassegnato" l'inerente incertezza della vita. Questa dimensione è superata per raggiungere una dimensione di "forte evitamento dell'incertezza" tramite il trasferimento all'estero hanno combattuto l'incertezza della vita come minaccia permanente spingendoli a vivere una vita piena di stress e nervosismo, con poca considerazione per il proprio benessere per raggiungere questo bisogno di chiarezza e struttura del proprio vivere negata a coloro che non fanno parte del buon " in-group" per affrontare la vita sociale ed economica del paese. Di fondo, in un paese dove le relazioni sono più importanti dei compiti prevalgono alcuni " in-group" nei confronti di altri " out-group" destinati ad andare a vivere all'estero per potere realizzare la propria persona. In seguito, Pertini conferisce faccia positiva ai vari Presidenti della Repubblica per il loro lavoro svolto per il bene dell'Italia, in altre parole il Presidente è il garante dell'enfatizzazione dell'appartenenza ad una famiglia allargata. Il Presidente è portatore della difesa della faccia positiva di un " noi di tipo coscienzioso". All'interno della sua allocuzione, Il presidente Pertini conferisce faccia positiva al proprio percorso esistenziale con il conferimento simultaneo di faccia positiva ai " patrioti" che hanno fatto la lotta antifascista e della resistenza. In definitiva, la presenza dei patrioti consente di raggiungere la dimensione culturale di tipo " soddisfatti" dopo un lungo periodo storico trascorso per molto tempo nella dimensione culturale di tipo " vincolati". Il Presidente Pertini riconosce l'importanza di essere " uomo libero" in ampia sintonia con la dimensione culturale di tipo " individualismo" in cui esiste un " io di tipo coscienzioso" con le opinioni personali ricercate. Tutto questo percorso è stato possibile tramite l'esempio di alcuni modelli politici collegati alla dimensione di tipo " individualismo" per cui parlare per sé è cosa buona, le opinioni personali sono ricercate e i compiti sono più importanti delle relazioni per ottenere un ideale importante come la libertà. I modelli culturali di Pertini sono: Giacomo Matteotti, Giovanni Amendola, Piero Gobetti, Carlo Rosselli, Don Minzoni e Antonio Gramsci. Questo per Pertini è motivo di orgoglio non di risentimento, ossia sono il suo modo di aderire ad un "orientamento temporale a breve termine" perché questi grandi pensatori rappresentano i fatti più importanti della propria vita, rappresentano delle linee universali di pensiero, sono una tradizione sacrosanta per Pertini ed è per questi modelli che vale la pena di essere orgoglioso del proprio paese ed essere al servizio degli altri. Questo discorso di Pertini segnala la fine di "uomo di parte", ossia membro di un dato " in-group" ma diventa difensore della faccia negativa collettiva di tutti gli italiani con il bisogno di enfatizzare la comune appartenenza e un " noi di tipo coscienzioso" e con una rinnovata adesione ad una dimensione culturale di tipo " collettivismo". I valori di Pertini sono libertà in sintonia con l'individualismo e la giustizia sociale (riduzione di distanza sociale e forte riduzione della gerarchia nella vita sociale). La giustizia sociale consente una maggiore adesione ad un "forte evitamento dell'incertezza" per potere portare il popolo italiano nel vivere la dimensione culturale di tipo " soddisfatti" in modo da spingere la Nazione nel ricordare delle future emozioni positive con una maggiore sensazione di controllo della propria vita. Il discorso termina con " Viva l'Italia" come forma di imperativo di adesione alla dimensione di tipo " collettivismo", con un forte evitamento dell'incertezza e con un orientamento tempo a breve termine come forma di esortazione rivolta a tutti gli Italiani.



 

 

Il discorso di insediamento del Presidente Pertini del 9 Luglio 1978


 Il giorno 9 luglio 1978, Pertini tenne il suo discorso di insediamento. Ecco il testo integrale.

Onorevoli senatori, onorevoli deputati, signori delegati regionali, nella mia tormentata vita mi sono trovato più volte di fronte a situazioni difficili e le ho sempre affrontate con animo sereno, perché sapevo che sarei stato solo io a pagare, solo con la mia fede politica e con la mia coscienza.

Adesso, invece, so che le conseguenze di ogni mio atto si rifletteranno sullo Stato, sulla nazione intera. Da qui il mio doveroso proposito di osservare lealmente e scrupolosamente il giuramento di fedeltà alla Costituzione, pronunciato dinanzi a voi, rappresentanti del popolo sovrano. Dovrò essere il tutore delle garanzie e dei diritti costituzionali dei cittadini. Dovrò difendere l’unità e l’indipendenza della nazione nel rispetto degli impegni internazionali e delle sue alleanze, liberamente contratte.

Dobbiamo prepararci ad inserire sempre più l’Italia nella comunità più vasta, che è l’Europa, avviata alla sua unificazione con il Parlamento europeo, che l’anno prossimo sarà eletto a suffragio diretto. L’Italia, a mio avviso, deve essere nel mondo portatrice di pace: si svuotino gli arsenali di guerra, sorgente di vita per milioni di creature umane che lottano contro la fame. Il nostro popolo generoso si è sempre sentito fratello a tutti i popoli della terra. Questa la strada, la strada della pace che noi dobbiamo seguire.

Ma dobbiamo operare perché, pur nel necessario e civile raffronto fra tutte le ideologie politiche, espressione di una vera democrazia, la concordia si realizzi nel nostro paese. Farò quanto mi sarà possibile, senza tuttavia mai valicare i poteri tassativamente prescrittimi dalla Costituzione, perché l’unità nazionale, di cui la mia elezione è un’espressione, si consolidi, si rafforzi. Questa unità è necessaria, e se per disavventura si spezzasse, giorni tristi attenderebbero il nostro paese.

Non dimentichiamo, onorevoli deputati, onorevoli senatori, signori delegati regionali, che se il nostro paese è riuscito a risalire dall’abisso in cui fu gettato dalla dittatura fascista e da una folle guerra, lo si deve anche e soprattutto all’unità nazionale realizzata allora da tutte le forze democratiche. È con questa unità nazionale che tutte le riforme, cui aspira da anni la classe lavoratrice, potranno essere attuate. Questo è compito del Parlamento.

Bisogna sia assicurato il lavoro ad ogni cittadino. La disoccupazione è un male tremendo che porta anche alla disperazione. Questo, chi vi parla, può dire per personale esperienza acquisita quando in esilio ha dovuto fare l’operaio per vivere onestamente. La disoccupazione giovanile deve soprattutto preoccuparci, se non vogliamo che migliaia di giovani, privi di lavoro, diventino degli emarginati nella società, vadano alla deriva, e disperati, si facciano strumenti dei violenti o diventino succubi di corruttori senza scrupoli.

Bisogna risolvere il problema della casa, perché ogni famiglia possa avere una dimora dignitosa, dove poter trovare un sereno riposo dopo una giornata di duro lavoro.

Deve essere tutelata la salute di ogni cittadino, come prescrive la Costituzione.

Anche la scuola conosce una crisi che deve essere superata. L’istruzione deve essere davvero universale, accessibile a tutti, ai ricchi di intelligenza e di volontà di studiare, ma poveri di mezzi. L’Italia ha bisogno di avanzare in tutti i campi del sapere, per reggere il confronto con le esigenze della nuova civiltà che si profila. Gli articoli della Carta costituzionale che si riferiscono all’insegnamento e alla promozione della cultura, della ricerca scientifica e tecnica, non possono essere disattesi. Il dettato costituzionale, che valorizza le autonomie locali e introduce le regioni, è stato attuato. Ne è derivata una vasta partecipazione popolare che deve essere incoraggiata.

Questo diciamo, perché vogliamo la libertà, riconquistata dopo lunga e dura lotta, si consolidi nel nostro paese. E vada la nostra fraterna solidarietà a quanti in ogni parte del mondo sono iniquamente perseguitati per le loro idee.

Certo noi abbiamo sempre considerato la libertà un bene prezioso, inalienabile. Tutta la nostra giovinezza abbiamo gettato nella lotta, senza badare a rinunce per riconquistare la libertà perduta. Ma se a me, socialista da sempre, offrissero la più radicale delle riforme sociali a prezzo della libertà, io la rifiuterei, perché la libertà non può mai essere barattata. Tuttavia essa diviene una fragile conquista e sarà pienamente goduta solo da una minoranza, se non riceverà il suo contenuto naturale che è la giustizia sociale.

Ripeto quello che ho già detto in altre sedi: libertà e giustizia sociale costituiscono un binomio inscindibile, l’un termine presuppone l’altro: non vi può essere vera giustizia sociale senza libertà, come non vi può essere vera libertà senza giustizia sociale. Di qui le riforme cui ho accennato poc’anzi. Ed è solo in questo modo che ogni italiano sentirà sua la Repubblica, la sentirà madre e non matrigna. Bisogna che la Repubblica sia giusta e incorrotta, forte e umana: forte con tutti i colpevoli, umana con i deboli e i diseredati. Così l’hanno voluta coloro che la conquistarono dopo venti anni di lotta contro il fascismo e due anni di guerra di liberazione, e se così sarà oggi, ogni cittadino sarà pronto a difenderla contro chiunque tentasse di minacciarla con la violenza. Contro questa violenza nessun cedimento. Dobbiamo difendere la Repubblica con fermezza, costi quel che costi alla nostra persona.. Siamo decisi avversari della violenza, perché siamo strenui difensori della democrazia e della vita di ogni cittadino. Basta con questa violenza che turba il vivere civile del nostro popolo, basta con questa violenza consumata quasi ogni giorno contro pacifici cittadini e forze dell’ordine, cui va la nostra solidarietà.

Ed alla nostra mente si presenta la dolorosa immagine di un amico a noi tanto caro, di un uomo onesto, di un politico dal forte ingegno e dalla vasta cultura: Aldo Moro. Quale vuoto ha lasciato nel suo partito e in questa Assemblea! Se non fosse stato crudelmente assassinato, lui, non io, parlerebbe oggi da questo seggio a voi. Ci conforta la constatazione che il popolo italiano ha saputo prontamente reagire con compostezza democratica, ma anche con ferma decisione, a questi criminali atti di violenza. Ne prendano atto gli stranieri spesso non giusti nel giudicare il popolo italiano. Quale altro popolo saprebbe rispondere e resistere alla bufera di violenza scatenatesi sul nostro paese come ha saputo e sa rispondere il popolo italiano?

Onorevoli senatori, onorevoli deputati, signori delegati regionali invio alle forze armate il mio saluto caloroso. Esse oggi, secondo il dettato della Costituzione, hanno il solo nobilissimo compito di difendere i confini della patria se si tentasse di violarli. Noi siamo certi che i nostri soldati e i nostri ufficiali saprebbero con valore compiere questo alto dovere.

Il mio saluto deferente alla magistratura: dalla Corte costituzionale a tutti i magistrati ordinari e amministrativi cui incombe il peso prezioso e gravoso di difendere la vita altrui. Ma devono essere meglio apprezzate ed avere condizioni economiche più dignitose.

Vada il nostro riconoscente pensiero a tutti i connazionali che fuori delle nostre frontiere onorano l’Italia con il loro lavoro.

Rendo omaggio a tutti i miei predecessori per l’opera da loro svolta nel supremo interesse del paese. Il mio saluto al senatore Giovanni Leone, che oggi vive in amara solitudine.

Non posso, in ultimo, non ricordare i patrioti coi quali ho condiviso le galere del tribunale speciale, i rischi della lotta antifascista e della Resistenza. Non posso non ricordare che la mia coscienza di uomo libero si è formata alla scuola del movimento operaio di Savona e che si è rinvigorita guardando sempre ai luminosi esempi di Giacomo Matteotti, di Giovanni Amendola e Piero Gobetti, di Carlo Rosselli, di don Minzoni e di Antonio Gramsci, mio indimenticabile compagno di carcere. Ricordo questo con orgoglio, non per ridestare antichi risentimenti, perché sui risentimenti nulla di positivo si costruisce, né in morale, né in politica.

Ma da oggi io cesserò di essere uomo di parte. Intendo essere solo il Presidente della Repubblica di tutti gli italiani, fratello a tutti nell’amore di patria e nell’aspirazione costante alla libertà e alla giustizia. Onorevoli senatori, onorevoli deputati, signori delegati regionali, viva l’Italia!

Nessun commento:

Posta un commento