La teoria degli atti linguistici parte dal fatto che la lingua non informa solo di qualcosa all'ascoltatore, non si asserisce solamente, ma si possono realizzare azioni diverse ( per es in " sai che ore sono?, da domani mi impegno coi compiti, uno a cinque che vincono i rossi, dichiaro guerra, il parlante rispettivamente avanza una richiesta, fa una promessa o una scommessa o apre le ostilità ( se ha l' autorità per farlo). In Austin ( 1962) e Searle ( 1969) il parlante si può intendere come colui che realizza degli atti linguistici, delle attività che compie con l'intento di produrre nell'ascoltatore una reazione, un cambiamento di stato mentale o un comportamento".
Abbiamo la categoria dei verbi performativi o di verbi con funzione di eseguire, vale a dire quei verbi che in determinate condizioni non descrivono un'azione ma la compiono: ad es scommettere, battezzare, promettere, scusarsi, ringraziare, condannare, congratularsi, proclamare, ecc.
La forma canonica è rappresentata dalla prima persona, con il modo all'indicativo del tempo presente e la diatesi attiva del verbo ( dichiaro aperta la seduta, il presidente ha dichiarato aperta la seduta, ma anche la forma vietato fumare, chiudere la porta, i viaggiatori sono pregati di sedersi del sottopassaggio, verrò! senza performativo esplicito ma con chiara forza illocutoria.
Condizioni di felicità sono l'insieme di vincoli e circostanze appropriate ( tra cui, nel caso di atti con alto grado di convenzionalizzazione, precisi rituali: si possono sposare due persone solo se si ha l'autorità per farlo, se le due persone non sono già coniugate: si può emettere una condanna se si è un giudice, in un'aula di tribunale e alla fine di un processo).
Le condizioni di felicità dell'atto della promessa sono un parlante che necessita di un ascoltatore e la possibilità di compiere un atto nel futuro e di fare una frase che contiene una proposizione.
- servono le normali condizioni di emissione e ricezione
- condizioni per il contenuto proposizionale: il parlante esprime la proposizione che il parlante compie nell'enunciazione di una frase.
- condizioni per il contenuto proposizionale nell'esprimere che la proposizione del parlante predichi un futuro atto del parlante stesso.
- Condizioni preparatoria: L'ascoltatore preferirebbe che il parlante facesse piuttosto che non facesse l'atto futuro e il parlante ritiene l'ascoltatore preferirebbe il suo fare un atto nel futuro piuttosto che non farlo.
Condizioni preparatoria: non è ovvio né per il parlante né per l'ascoltatore che per il parlante farebbe l'atto futuro nel normale corso degli eventi.
Condizioni di sincerità: il parlante intende fare l'atto nel futuro.
- Il parlante vuole che l'enunciazione della frase lo metta in obbligo di compiere questo atto nel futuro.
Il parlante vuole produrre nell'ascoltatore la conoscenza che l'enunciazione della frase deve contare come l'imposizione della preposizione di compiere l'atto futuro.
Le regole semantiche della lingua parlata dal parlante e dall'ascoltatore sono tali che la preposizione è enunciata correttamente e sinceramente se e solo se sussistono le condizioni elencate sopra.
Condizioni di felicità:
-asserzioni ( Mastrogiacomo è liberato): Il parlante è sincero, ciò che dice è plausibile e non si contraddice.
domande ( dove abiti?) Il parlante non conosce la risposta: il parlante presuppone che l'ascoltatore sia in grado di rispondere.
le richieste ( passami il sale) l'ascoltatore è in grado di fare ciò che è richiesto.
La struttura dell'atto linguistico è composta da
a) un livello locutorio, vale a dire il parlante produce una sequenza di foni.
b) il livello locutivo dove il parlante esprime dei significati, fa riferimento a entità, eventi o situazioni.
c) il livello illocutivo: si manifestano intenzioni e si perseguono scopi ( per es in il museo riapre alle 14h30 lo scopo è trasmettere un'informazione, in ti restituirò i soldi entro la fine del mese, lo scopo è assumere l'impegno di fare qualcosa, in mi passi il sale per favore? lo scopo è richiedere.
d) il livello perlocutivo: l'effetto anche non verbale, la conseguenza dell'enunciato; esso può anche non corrispondere alle intenzioni dell'atto illocutivo.
Le corrispondenze tra livello locutorio, locutivo e illocutivo
livello locutorio livello locutivo livello illocutivo
la gamba mi fa male provo dolore in modo preciso lamentarsi
Ahia provo dolore lamentarsi
basta non ne posso più provo dolore insopportabile lamentarsi
mi fa male la gamba provo dolore in modo preciso lamentarsi
attento ti avverto di un pericolo imminente avvertire
abbassati ti avverto e ti induco ad agire di conseguenza avvertire
un serpente meglio allontanarsi avvertire
un serpente c'è un serpente rappresentare la realtà
La tassonomia di atti linguistici secondo Austin è composta da 5 classi di atti molto generali:
- Verdettivi riguardano un verdetto o un giudizio ( giudico, condanno, classifico)
- esercitivi riguardano l'esercizio del potere, del diritto e di influenza ( ordino, raccomando, licenzio)
- commissivi riguardano la promessa o prendere un impegno per il futuro ( prometto, scommetto, giuro)
- comportativi hanno a che fare con atteggiamenti e comportamento sociale, con le reazioni del parlante ai comportamenti degli altri ( mi scuso, mi congratulo, mi lamento);
- espositivi: impiegati come atti di esposizione per illustrare opinioni e argomentazioni o portare avanti discussioni ( affermo, cito, nego, spiego).
La tassonomia secondo Searle contiene le seguenti classi di verbi:
- rappresentativi ( scopo): impegnare il parlante all'effettivo darsi di qualcosa e alla verità del contenuto proposizionale; direzione d'adattamento con le parole che si adattano al mondo; lo stato psicologico con la credenza ( asserisco che proposizione): mi vanto, mi lamento, deduco, descrivo, classifico;
direttivi ( scopo): tentativi di grado diverso del parlante di indurre l'ascoltatore a fare qualcosa: la direzione d'adattamento con il mondo che si adatta alle parole; stato psicologico: il desiderio o volere con verbi come " comando, chiedo, consiglio, invito, supplico".
commissivi (scopo) impegnare il parlante ad assumere un certo comportamento nel futuro; direzione d'adattamento con il mondo che si adatta alle parole; stato psicologico l'intenzione con performativi come prometto, giuro, mi rifiuto;
Espressivi ( scopo) esprimere lo stato psicologico specificato nella condizione di sincerità riguardante le circostanze specifiche del contenuto proposizionale; la direzione di adattamento ( nessuna); stato psicologico ( vario) con verbi come: ringrazio, chiedo scusa, mi congratulo;
dichiarazioni ( scopo): la felice esecuzione; condizione d'adattamento: duplice, ossia dal mondo alle parole e dalle parole al mondo con performativi come ( mi dimetto, ti battezzo, vi proclamo).
Le dimensioni di variazione che determinano gli atti linguistici diversi
- scopo o ragione d'essere di un atto: per es. in un ordine ( atti direttivi) lo scopo è il tentativo di far fare qualcosa all'ascoltatore; in un'asserzione ( rappresentativi) lo scopo è dare una rappresentazione della realtà; in una promessa ( commissivi) lo scopo è l'assunzione del parlante di un impegno a fare qualcosa.
- differenze relative alla direzione del vettore d'adattamento tra parole e mondo: nelle asserzioni ( rappresentativi) si adattano le parole ( contenuto proposizionale) al mondo ( realtà); in una promessa ( commissivi) o in una richiesta ( direttivi) invece si vuole adattare il mondo alle parole;
- differenze relative agli stati psicologici espressi: qualcuno che asserisce, afferma, sostiene, spiega ( atti rappresentativi) esprime la certezza del parlante, chi fa voto, minaccia, promessa ( commissivi) esprime l'intenzione, chi ordina, comanda o richiede ( direttivi) esprime il desiderio;
- differenze relative all'energia o intensità con cui è presentato lo scopo illocutivo: per es. si può attenuare o meno un atto sia che si tratti di un'asserzione ( credo che Paolo abbia 30 anni vs so che Paolo ha 30 anni; azzardo l'ipotesi che sia stato Luca a rubare i soldi vs giuro sul mio onore che non sono stato io a rubare i soldi) sia che si tratti di un'intenzione ( voglio assolutamente andare al cinema vs proporrei di andare al cinema).
- Influsso che le differenze relative allo status o posizione del Parlante o Ascoltatore possono esercitare sulla forza illocutoria dell'enunciato: per es una richiesta o un comando hanno una diversa forza illocutoria, pur appartenendo alla stessa classe dei direttivi, hanno un diverso peso se a proferirli è il generale al soldato o se è un collega a un altro collega in una relazione simmetrica;
- differenze tra gli atti che possono essere eseguiti al di fuori di istituzioni extralinguistiche e quelli che le richiedono: per battezzare, scomunicare, sposare ( dichiarazioni) è necessario occupare una posizione riconosciuta, ufficiale in una data istituzione.
Atti linguistici indiretti sono atti " in cui la forza illocutiva è espressa in modo traslato, cioè viene usata una forza linguistica tipica di una certa forza illocutiva per esprimere un'altra forza illocutiva" con una corrispondenza tra forma e atto linguistico non biunivoca.
Oh per favore! Ci sono dei giunchi profumati - esclamò Alice in un improvviso trasporto di gioia: eccoli là... e come sono belli!
E' inutile che tu dica per favore a me disse la Pecora. Non ce li ho messi io, e nemmeno m'impiccerò di toglierli.
No ma io volevo dire.... per favore, possiamo fermarci per raccoglierne un po'?
in autobus: scusi, scende?
L'atto linguistico indiretto è molto spesso realizzato tramite il riferimento a una delle condizioni di felicità ( per es condizioni preparatorie)
scusi, può spegnere la sigaretta?
sa l'ora?
alta convenzionalità di alcuni atti linguistici indiretti:
- scusi, può spegnare la sigaretta?
no, non posso
sa l'ora?
sì, la so.
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