Molti lettori mi scrivono con quesiti su come imparare correttamente a usare le doppie consonanti . L’italiano è una lingua abbastanza facile ma con regole grammaticali a volte complesse per gli stranieri e l’apprendimento dell’ortografia è una sfida nelle classi d’italiano. Le lettere che raddoppiano in alcune parole e non in altre,
come la “t” in “sette” o la “g” in “reggia”, possono essere un ostacolo
non solo per gli stranieri ma anche per gli italiani. Però, per chi
studia l’italiano, le doppie rappresentano un vero problema e
soprattutto una sfida per gli studenti di madre lingua spagnola.
A parte gli errori di ortografia, le
doppie lettere sono anche una questione di pronuncia. Infatti, in altre
lingue le consonanti doppie non hanno una pronuncia diversa da quelle
singole e molti stranieri non si rendono conto dell’importanza di
pronunciare le doppie lettere bene. Per questo, spiegare che le doppie
consonanti si pronunciano con una durata maggiore rispetto a quelle semplici e con suono leggermente più forte, è fondamentale per la comprensione di alcune parole italiane. In più, per
distinguere le doppie dalle singole bisogna avere buon orecchio, fare
molta pratica e sottolineare le consonanti per favorire l’acquisizione e
l’apprendimento di questi termini apparenti facili ma complessi. La
pratica si può fare anche con la musica; un ottimo esercizio è fare
pratica delle doppie consonanti cantando o recitando filastrocche con un ritmo a piacere. A volte in classe ci sono studenti molto creativi che inventano ritmi piacevoli e divertenti.
Per lingua italiana le doppie sono fondamentali anche
perché servono a distinguere quelle parole che si confonderebbero, come
nei casi delle “coppie minime”: “Note e notte” (in note la vocale o è molto lunga e si pronuncia noote, mentre in notte si pronuncia NoTTe, e la o è corta). Altri esempi sono: “Fata e fatta”, (in faata, la a è lunga, mentre in FaTTa la a è corta); seta e setta (in seeta la e è lunga, ma in SeTTa la e invece è corta). Ci sono simili pronunce con il raddoppio delle lettere nelle seguenti parole: ala ~ alla, bela ~ bella, dita ~ ditta, casa ~ cassa, camino ~ cammino, capelli ~ cappelli, caro ~ carro, coro ~ corro, mese ~ messe, moto ~ motto, nono ~ nonno, pala ~ palla, papa ~ pappa, pani ~panni, pena ~ penna, peli ~pelli, polo ~ pollo, poro ~porro, rosa ~ rossa, sete ~ sette, sera ~ serra, sono ~ sonno.
Pertanto, come si nota, la doppia consonante nella lingua italiana
serve anche a distinguere le parole ‘identiche’ con significato diverso.
Consiglio attività visive per facilitare
l’apprendimento corretto di queste e altre parole apparentemente simili
ma con significato diverso. Per motivare gli studenti includo anche sue
divertenti filastrocche:
La pala non è palla
e l’orsacchiotto balla
la casa non è cassa
un nano ride e passa
la sera non è serra
la pace non è guerra
la rena non è renna
la torre non è antenna
la sete non è sette
chi sbaglia ci rimette
la fola non è folla
il chiodo non è molla
il caro non è carro
al sole sta il ramarro
il nono non è nonno
l’aringa non è tonno
le note non son note
il tino non è botte.
La ballata delle doppie
La pala è per spalare
e la palla è per giocare.
Il Papa è per pregare
e la pappa è per mangiare
Con la penna si scrive
chi è in pena non ride.
I pani dal fornaio e i panni dal merciaio.
La sera è dopo il mattino
e la serra è nel giardino.
La rosa ha più di un colore,
a volte è rossa ed ha sempre odore.
Alle sette mi levo
e se ho sete bevo.
Sette note per cantare
e la notte per sognare.
Nono vien dopo l’ottavo
e mio nonno si chiama Gustavo.
Dubbi e incertezze, quando vanno usate?
Sull’uso delle consonanti doppie è necessario rispettare alcune regole, anche se non ci sono prescrizioni precise. Tuttavia, le regole dicono che la consonante iniziale di una parola raddoppia quando si unisce alle congiunzioni e, né, se, o, come negli esempi: e- eppure, ebbene; né– nemmeno, neppure; se-semmai, sebbene, seppure; o- oppure, ovvero. Alle preposizioni a, da, fra, su: a- alla, apprendere, arrossire, attendere; da- dabbene, dapprima, dappertutto; fra- frattempo, frapporre; su-supplementi e suddetto. Agli avverbi là, più, sì, così: là- lassù; più– piuttosto; sì- siffatto; così– cosiddetto. Ai prefissi sopra, sovra, contra: sovra-sovraccaricare, sopra- soprattutto; contra- contraddire e contrapporre. Altri esempi sono: ra-raggruppare, rappresentare, raccogliere; so-soccorrere, sorridere, soprattutto, sopravvivere, soprammobile, sovrabbondante, sovrappeso; da-dapprima; i- irreparabile; tra– tracimare.
Altre regole: la lettera q raddoppia solo nella parola “soqquadro” (che vuol dire “confusione”), e mai con la combinazione delle consonanti cq, acquario, acquatico, acqua; non si ha raddoppiamento dopo i prefissi contro-, pre-, tra-, sotto-, intra- (controbattere, controluce, prevedere, precedere, trapiantare, sottoporre, sottobosco, sottovento, intravedere, intramuscolare).
Non raddoppiano mai: La consonante b davanti al suffisso –bile: abile, adorabile, agibile, inabile, imitabile, indelebile, incedibile, bevibile, leggibile, preferibile, amabile, mobile, nobile, automobile, flebile, imitabile, impossibile, visibile. La c davanti a vocale u e un’altra vocale non raddoppia mai, a parte con la parola taccuino. Le lettere z e g non raddoppiano mai davanti a parole che finiscono in –ione: automazione, azione, collezione, eccezione, emozione, lezione, interruzione, moltiplicazione, ripetizione, promozione, stazione, guarigione, damigiana, cortigiana, ragione, parmigiano, partigiano, stagione. Con i nomi terminanti in –zia, – zie, –zio: amicizia, egiziano, malizia, negozio, grazia, pazienza, polizia, giudizio, ospizio, prozio giustiziere, e i loro derivati, poliziesco, giudiziario ecc.. Non raddoppia la consonante z davanti alle terminazioni –ia, -ie, io, es. furbizia, spezie, ospizio. Bensì, a questa regola generale ci sono alcune eccezioni: si scrivono con zz le parole pazzia, razzia, razziale, carrozziere, tappezziere, corazziere, mazziere; la z si scrive sempre doppia nelle parole composte con i suffissi: –ozzo, –uzzo, –izzare, e nei loro derivati: predicozzo, peluzzo, organizzare, organizzatore, e i loro derivati pazzo, razzia, e aizzare. Le parole con suffisso -iere vogliono la doppia z: corazziere, tappezziere, biscazziere.
Come abbiamo notato, nelle parole composte, l’iniziale
della seconda parola raddoppia. Da + prima diventa “dapprima”; sopra +
vivere si scrive “sopravvivere”. In ogni caso dipende sempre dal
prefisso, ad esempio “dapprima” raddoppia, ma contro + vento diventa “controvento”, e in questo caso non raddoppia. Contra
+ passo si scrive “contrappasso” e qui invece “contra” raddoppia. Un
altro esempio, ri- + vederci diventa rivederci, ma “ri” raddoppia con a- + rivederci che si scrive “arrivederci”. Non raddoppia sotto + pagato = sottopagato, ma raddoppia sovra + prezzo (sovrapprezzo), ma non con sovra + stimato (sovrastimato) perché la combinazione “sst” non esiste in italiano.
La sillaba –zio- non raddoppia in razione, rimozione, promozione, grazioso, rimozione, e via di seguito, anche se nel parlato la Z è pronunciata con maggior forza non è scritta con la doppia “zz”. Le parole che contengono zia e zie, come grazia, pazienza non raddoppiano, ad eccezione di pazzia e razzia
La sillaba –zio- non raddoppia in razione, rimozione, promozione, grazioso, rimozione, e via di seguito, anche se nel parlato la Z è pronunciata con maggior forza non è scritta con la doppia “zz”. Le parole che contengono zia e zie, come grazia, pazienza non raddoppiano, ad eccezione di pazzia e razzia
Per finire, non c’è una regola precisa per il raddoppio delle consonanti. L’uso corretto delle doppie è anche legato alla capacità di compiere la divisione sillabica. Per questo, per riconoscere se una consonante raddoppia, oppure no, ci vuole molta pratica, tempo, orecchio, tanta pazienza e creatività.
tratto da:
https://www.lavocedinewyork.com/arts/lingua-italiana/2017/03/15/attenti-alle-doppie-la-trappola-della-lingua-italiana
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