Introduzione al cinema italiano dal periodo del fascismo agli anni novanta
Una breve introduzione del cinema italiano può iniziare con la segnalazione di due eventi che hanno dato un impulso cruciale per lo sviluppo del cinema italiano. Questi due eventi sono l’istituzione della Mostra di Venezia nel 1932 e la costruzione di Cinecittà nel 1937.
Il fascismo vede nel cinema una forma di promozione internazionale tramite i vari segnali di modernità tecnologica ( ad esempio come l'invenzione della radio di Marconi) presenti in tutti i film
come in quel cinema denominato dei “telefoni bianchi. Il nome proviene dalla presenza di telefoni bianchi nelle sequenze di
alcuni film prodotti in questo periodo, sintomatica di benessere
sociale: uno status symbol atto a marcare la differenza dai telefoni
neri, maggiormente diffusi.
Sono personaggi che si muovono all’interno di un ambiente ricco e
spesso influenzato da mode straniere. Un incontro tra un ragazzo e una
ragazza di ceti sociali diversi, con un happy-end ( finale a lieto fine) che sancisce la
scalata sociale.Il regime non è interessato alla propaganda in senso stretto, quanto alla realizzazione di pellicole che possano competere con quelle hollywoodiane. A parte poche opere di propaganda come
Scipione l’Africano (1937) di Gallone la maggior parte dei film sono opere di intrattenimento, come le commedie di Camerini ( Gli uomini che mascalzoni, Grandi magazzini ).
Verso la fine del ventennio su alcune riviste di cinema si comincia a discutere su un “ritorno a Verga”come elemento per segnalare i primi germi del neorealismo con dei film intitolati: "Quattro passi tra le nuvole di Blasetti, I bambini ci guardano di De Sica e Ossessione di Visconti.
Commedia dei telefoni bianchi
Le commedie dei telefoni bianchi intendono raffigurare delle scene eleganti per fare vedere un' Italia moderna in ambienti sofisticati, eleganti e colti.
Estratto dal film di propaganda fascista "Scipione l'Africano" con la retorica tipica dell'oratoria mussoliniana.
Luchino Visconti: Ossessione
Video con scene che esemplificano il contesto in cui si svolge questa relazione.
Rossellini : Roma città aperta
Film completo
Il neorealismo di Paisà - Rossellini -
Scene di dialogo tra soldato americano di colore e ragazzino di Napoli
Il successo di "Ladri di biciclette"
L’Italia non perdona alla coppia di avere semplicemente rappresentato l’allora reale situazione del paese. Fotografare la disgregazione sociale del dopoguerra era considerato fortemente eversivo dalla classe dirigente, ma il film ottenne l’Oscar nel 1947 come miglior film straniero.
Film completo
La modernità nel segno della commedia
Due soldi di speranza inaugura la commedia, ma ben presto, con "Pane, amore e fantasia" (1953, Comencini) si ritorna a una sorta di fenomeno divistico ( Lollobrigida) e con ambientazione cittadina. Con Pane, amore e…(1955, Risi) la commedia diventa nomade migrando di continuo essendo sia cittadina che paesana. Altro film noto è
Poveri ma belli (dal 1956 di Risi) con ambientazione nei quartieri popolari romani. Ma la commedia paesana continua parallela la sua strada (ad esempio
La bella mugnaia di Camerini). L’asse città e campagna si amplifica con la serie di
racconti balneari (una domenica d’agosto
, 1950, Emmer,
Tempo di villeggiatura, 1956, Racioppi, La spiaggia, 1953, Lattuada). La commedia ricopre anche diverse fasi della vita quotidiana: dal lavoro al tempo libero alle vacanze. Ma spesso la commedia esprime valori opposti (ad esempio la concezione contraddittoria del matrimonio). Viene anche provata la formula a episodi (Tempi nostri di Blasetti), L’oro di Napoli (De Sica) con un racconto diversificato che prospetta diverse storie in un solo film. Commedia all’inizio degli anni Sessanta presenterà le
caratteristiche di stereotipia presenti nella commedia all’italiana, e farà leva su un gruppo di attori (Manfredi, Sordi, Gassman, Tognazzi). Si aprono nuove strategie di narrazione che porteranno alla modernità: narrazione non lineare, senza nessi causali o spazio-temporali necessari (ad esempio
Il sorpasso , 1962, Risi). Commedia favorisce inoltre i racconti plurifocali ( I soliti ignoti). Infine:
i finali diventano amari( La grande guerra, Monicelli)
Due soldi di speranza
Scena finale
Film completo
Il fenomeno della commedia all'italiana
Il via viene dato da Luigi Zampa e Renato Castellani, che sulla scia dell’esempio di Mario Camerini, realizzano, a partire dal 1945, numerosi film che si inseriscono nella prospettiva di una lettura umoristica della realtà italiana. Zampa firma Vivere in pace, del 1947 e Anni difficili, dello stesso anno; Castellani lancia nel 1946 Mio figlio professore, e nel 1951 Due soldi di speranza, che sarà Palma d’oro al Festival di Cannes.
I due registi sviluppano uno stile da commedia che si armonizza bene con l’atmosfera dell’epoca: collocazione sociale ed economica, personaggi modesti, scenari naturali, messaggio finale di fraternità. Sono gli elementi di base del neorealismo presentati attenuati, con una ironia qualche volta feroce, a volte grottesca, che modifica completamente l’inquietudine del soggetto.
Si ritrovano così insieme vecchi artigiani del cinema come Blasetti e Gallone, nuovi autori come, Fellini, Bolognini, Rossellini e De Sica, sceneggiatori come Amidei, De Concini, Age e Scarpelli, e attori come Totò, Fabrizi e De Filippo, e tutti insieme lavorano costituendo un crogiolo fatto di influenze così diverse da non permettere al genere di costituire un insieme uniforme e immutabile.
Una figura emblematica domina la commedia all’italiana: Antonio de Curtis, alias Totò, che raggiungerà i vertici del suo successo proprio in questo decennio.
Pur avendo sperperato il suo talento in molti film mediocri, a partire dal 1949 appare in film che gli conferiscono una immagine più drammatica, testimoniando la sua integrazione in quella commedia all’italiana che descrive la miseria del tempo, la durezza dei rapporti sociali, l’iniquità del sistema giudiziario o l’invadenza della burocrazia. Pensiamo a Totò cerca casa (1949) e Guardie e ladri (1951), del duo Steno – Monicelli, a Napoli milionaria (1950) di Eduardo De Filippo, Dov’è la libertà…? (1952) di Roberto Rossellini, Totò e Carolina (1955) di Monicelli. Tutti questi film mostrano come Totò si sia ammirevolmente insinuato nel ruolo dell’italiano miserabile, incline alla disoccupazione, alla piccola delinquenza, alla penuria di case, e sempre alla ricerca di un po’ di dignità umana.
Scene tratte dal film Totò cerca casa
Scena tratta da Miseria e Nobilita'
Totò Tube - Miseria e nobiltà - film completo
Scene tratte dal Film Signori si nasce.
Scene tratte da Toto' turco
I grandi protagonisti della commedia all'italiana
Prendiamo Alberto Sordi, il piccolo borghese romano, piagnucoloso e ipocrita, vile e fanfarone, che interpreta film molto diversi da loro, ma che sono ai vertici del cinema italiano: Lo sceicco bianco (1952) e I vitelloni (1953) di Fellini, Un americano a Roma (1954) di Steno, Il marito (1958) di Loy e Puccini, La grande guerra (1959) di Monicelli.
E poi Gassman il mattatore, Manfredi il povero buffone, De Sica l’uomo démodé. Tutti dimostrano come la commedia all’italiana basi il suo strepitoso successo sulla presenza di attori ai quali permette di esibire il loro grandissimo talento.
Il grande successo della commedia porterà l’industria cinematografica a sfruttare a fondo il filone, dando vita a stereotipi macchiettistici che finiranno per impoverire il fenomeno.
In questo filone si inserisce, in parte, la fortunata serie di Don Camillo, con Fernandel e Gino Cervi, che offriva una versione sorridente e rassicurante dell’aspro scontro tra comunisti e democristiani, qui diluito nelle semi serie schermaglie del sindaco Peppone e del parroco Don Camillo.
Un’altra serie incontra all’epoca grande successo: Pane, amore e fantasia con De Sica e Gina Lollobrigida.
Seguiranno Lo scapolo (1956) di Antonio Pietrangeli e Il bigamo (1958) di Luciano Emmer, che inaugurano una serie di film che si svilupperanno poi negli anni ’60, incentrati sui comportamenti sessuali, in un’Italia asfissiata dal clericalismo. Ciò spiega come la commedia all’italiana consenta agli autori di affrontare temi che sarebbero altrimenti banditi dalla censura. La commedia all’italiana avrà importanti risultati fino agli anni ’70; poi, subirà un lento calo.
Il mattatore con Vittorio Gassman
Film completo il Mattatore con Vittorio Gassman Regia Dino Risi
Scene tratte dal Film La Grande di guerra di Monicelli
Scene tratte dal film I Vitelloni di Fellini
Lo spaghetti western : Sergio Leone
Altro genere che si impone fortemente durante gli anni ’60 del cinema italiano, è sicuramente il western, rimodellato secondo nuovi canoni, spogliato del mito della leggenda dell’Ovest americano, con una accentuata violenza, e quasi sempre girato in Almeria o in Spagna. In poche parole, lo spaghetti – western. Ultimo grande maestro del western all’italiana è Sergio Leone, che in molti casi utilizza interpreti statunitensi, e che qualche volte finisce per spingersi fin negli USA per le riprese in esterni. Il capostipite è Per un pugno di dollari, del 1964. Qui Leone manda in mille pezzi i canoni arcinoti del mito della frontiera, degli indiani, degli eroi senza macchia e senza paura, delle storie d’amore, lanciando nello schermo una realtà dove di casa sono solamente la violenza, il tradimento, la vendetta e la disperata, amorale lotta per la sopravvivenza. Seguiranno Per qualche dollaro in più, Il Buono, il Brutto e il Cattivo, e naturalmente il capolavoro C’era una volta il West, che è una sorta di antologia western in negativo. Leone portò nel genere western (e non solo) grandi novità, e il suo stile è ancora influente oggi. Nei western tradizionali statunitensi, tanto gli eroi, quanto i cattivi tendono a avere dei tratti caratteriali idealizzati e stereotipati. Al contrario i personaggi di Leone presentano elementi di marcato realismo e verità: raramente sono sbarbati e appaiono sporchi e talvolta rozzi. Si presentano in genere come antieroi, personaggi dalle personalità complesse, astuti e spesso senza alcuno scrupolo. Questi elementi di crudo realismo continuano a vivere in alcuni western odierni.
"Da C'era una volta il West in poi il sogno americano di Leone inventa una delle più entusiasmanti avventure di emigrazione intellettuale di un europeo verso gli Stati Uniti degli ultimi cinquant'anni. Lo sguardo si allarga e il regista, pur mantenendo la capacità analitica di scomposizione dell'azione e di arresto del tempo, conquista il senso dello sguardo fordiano, il piacere di far cavalcare l'occhio entro coordinate geografiche conosciute".
In una sua ultima intervista il regista Leone confessa che la sua fonte di ispirazione principale sia stato Omero, il poeta della classicità per eccellenza. I personaggi dell'Illiade e dell'Odissea sono i suoi prototipi perfetti per il suo cinema: il guerriero, il pistolero e i conflitti privati sullo sfondo di vicende collettive.
sergio-leone-opere-vita
Per un pugno di dollari - "Al mio mulo"
Il buono, il brutto e il cattivo
Il cinema della vera storia, Rossellini e Monicelli
Rosselini.
Il generale Della Rovere, di Rossellini, ambientato sul finire dell’occupazione tedesca in Italia, con un gigionesco De Sica che recita la parte del truffatore che diventa eroe. Un film neorealista studiato a tavolino per piacere ad intellettuali e massa.
Film completo Il generale Della Rovere
Monicelli
La Grande Guerra, di Monicelli, ambientato durante la prima guerra mondiale. Si trovano sul fronte due soldati che avevano fatto di tutto per imboscarsi: Oreste Jacovacci (Sordi), romano furbo e scansafatiche, e Giovanni Busacca (Gassman), milanese burbero ma dal cuore d’oro.
Dopo alcuni scontri iniziali i due si chiariscono, stringono amicizia e insieme cercano di sopravvivere alla dura vita militare, fatta di trincea, attacchi alla baionetta, missioni difficili e rari svaghi sentimentali, in uno dei quali fanno conoscenza della prostituta Costantina (Mangano). Dopo la disfatta di Caporetto, i due si fanno sorprendere da un battaglione di austriaci senza la divisa dell’esercito italiano. Vista la derisione e il disprezzo degli austriaci nei loro confronti essi ritrovano la loro dignità di combattenti, rifiutano di fornire informazioni e vengono fucilati. “La Grande Guerra”, vincitore del Leone d’oro a Venezia, è considerato il capolavoro di Mario Monicelli. Il film ha il merito di aver affrontato per la prima volta un tema come quello della prima guerra mondiale in maniera non retorica, con un approccio non eroico, facendo risaltare l’inutilità dei massacri compiuti, con un rifiuto di molti miti militari e patriottici, che allora sembravano intoccabili. La migliore qualità del film è nel perfetto equilibrio raggiunto tra le caratteristiche più genuine della commedia all’italiana e lo sfondo drammatico e corale della guerra. L’andamento collettivo della storia ci permette di apprezzare una quantità di personaggi e di figure memorabili, che riempiono il film di umorismo a volte sarcastico a volte amaro. Si parla di generali ottusi e di soldati mandati a morire per occupare pochi metri di terra. Le polemiche furono infinite.
I Vitelloni di Federico Fellini
Nel primo Moraldo, Riccardo, Leopoldo, Fausto e Alberto sono cinque "vitelloni" di Rimini, vale a dire una compagnia di trentenni sfaccendati che trascorre i giorni al bar, dove s'incontra per parlare di piccole faccende, di ragazze e di grandiose aspettative destinate a spegnersi. Per uno di loro, senza preavviso, le cose stanno però per cambiare: nell'incanto di una festa che saluta la stagione estiva, durante un'esibizione canora di Riccardo, Fausto apprende di aspettare un bambino da Sandra, sorella di Moraldo. Riluttante, accetta le nuove responsabilità e inizia a lavorare presso un negozio di articoli sacri. Nel frattempo, i suoi amici continuano a vivere l'illusione di un tempo immobile, ove la vita non inizia mai; soprattutto Alberto, il più dissennato, che campa mantenuto dal lavoro della sorella e si burla di chi fatica per sopravvivere. Al contrario, Moraldo sente di non appartenere più al provincialismo del suo mondo e comincia a distaccarsi dai compagni. Nel frattempo Fausto, che non è in grado di rinunciare alle proprie abitudini, intraprende una rischiosa relazione con la moglie del suo capo. Durante un veglione di Carnevale, cui partecipano tutti gli amici, Sandra viene a conoscenza del fatto e fugge dal padre di lui, tra le lacrime, portando il figlio con sé. Il giovane, aperti gli occhi sulla sua inettitudine, corre pentito a chiedere il perdono della moglie; ma ad attenderlo c'è anche il padre che, furibondo, lo punisce duramente prendendolo a cinghiate. Il giorno seguente, la vita ricomincia e mentre i due sposi tentano di ricongiungersi, gli altri tornano alla quotidianità con le loro miserie, il loro abbandono, la loro ingenua spensieratezza. Soltanto Moraldo, una mattina, partirà in silenzio su di un treno, con il pensiero rivolto alla vita e alle persone che si sta lasciando alle spalle.
Il mito di La dolce vita - F. Fellini -
Scene tratte da La Dolce vita di Fellini
Scene tratte da La Dolce vita di Fellini
Otto e mezzo - F. Fellini -
Scene tratte da Otto e Mezzo di Fellini
l cinema di Pier Paolo Pasolini, Accattone
Tra i grandi cineasti emersi durante questo decennio, Pasolini è
sicuramente il più controverso, nonché quello che ha maggiormente
suscitato scalpore, fin dopo la sua morte, avvenuta brutalmente, e per
cause mai chiaramente definite, nel 1975. Pasolini lo si definisce
solitamente come un comunista ossessionato dal sacro. La sua carriera
cinematografica inizia a quarant’anni, realizzando, sulla scia del
neorealismo, due opere particolarmente significative: Accattone (1961) e
Mamma Roma (1962).
Accattone
Primo film di Pasolini, Accattone porta sul grande schermo i motivi dei romanzi pasoliniani. Come nella sua produzione narrativa Pasolini incentra la storia sulla quotidianità povera e derelitta di un giovane sbandato, che vive tra altri ragazzi di strada tra bravate di vario genere, furti, sbronze e prostituzione. Il film, che ebbe ottime critiche al Festival di Venezia, ha un'apparenza di realismo solo nel soggetto. Pasolini realizza la pellicola con uno stile plastico e forti richiami alla pittura manierista. Allo stesso modo utilizza come sottofondo musicale, con un certo effetto straniante, musiche di Bach e impiega il dialetto parlato dai personaggi con metodo filologico. Alla stesura dei dialoghi collaborò anche l'attore protagonista Sergio Citti. Accattone è un personaggio epico nella sua stessa natura di emarginato. Vittorio Cataldi, detto Accattone, vive nella periferia romana e trascorre il suo tempo tra le catapecchie della borgata e il bar nel quale si ritrovano i papponi del quartiere. Non lavora e per sopravvivere si fa mantenere da Maddalena, una prostituta. Maddalena finisce in prigione e Accattone si ritrova a soffrire la fame. Un giorno recandosi sul posto di lavoro della moglie abbandonata, incontra una giovane donna: Stella. Tenta di portarla alla prostituzione; ma, innamoratosi di lei, si convince a trovare un lavoro onesto. Purtroppo il tentativo dura poco, Accattone non riesce ad adattarsi ad una vita normale e ricomincia a rubare. Durante un furto fuggendo dalla polizia, ha un incidente in motocicletta e muore.
Accattone
Primo film di Pasolini, Accattone porta sul grande schermo i motivi dei romanzi pasoliniani. Come nella sua produzione narrativa Pasolini incentra la storia sulla quotidianità povera e derelitta di un giovane sbandato, che vive tra altri ragazzi di strada tra bravate di vario genere, furti, sbronze e prostituzione. Il film, che ebbe ottime critiche al Festival di Venezia, ha un'apparenza di realismo solo nel soggetto. Pasolini realizza la pellicola con uno stile plastico e forti richiami alla pittura manierista. Allo stesso modo utilizza come sottofondo musicale, con un certo effetto straniante, musiche di Bach e impiega il dialetto parlato dai personaggi con metodo filologico. Alla stesura dei dialoghi collaborò anche l'attore protagonista Sergio Citti. Accattone è un personaggio epico nella sua stessa natura di emarginato. Vittorio Cataldi, detto Accattone, vive nella periferia romana e trascorre il suo tempo tra le catapecchie della borgata e il bar nel quale si ritrovano i papponi del quartiere. Non lavora e per sopravvivere si fa mantenere da Maddalena, una prostituta. Maddalena finisce in prigione e Accattone si ritrova a soffrire la fame. Un giorno recandosi sul posto di lavoro della moglie abbandonata, incontra una giovane donna: Stella. Tenta di portarla alla prostituzione; ma, innamoratosi di lei, si convince a trovare un lavoro onesto. Purtroppo il tentativo dura poco, Accattone non riesce ad adattarsi ad una vita normale e ricomincia a rubare. Durante un furto fuggendo dalla polizia, ha un incidente in motocicletta e muore.
Scene tratte da Accattone di Pasolini
Uccellacci e Uccellini - Pasolini -
Scene tratte da Uccellaci e Uccellini di Pasolini
Il vangelo secondo Matteo (1964) - Pasolini -
L'idea Pasoliniana del Vangelo, cioè, non partiva dalla volontà di mettere in discussione dogmatismi o miti, ma si riferiva anche e in primo luogo all'idea della morte, uno dei temi fondamentali dell'impegno intellettuale del Poeta: "È dunque assolutamente necessario morire, perché, finché siamo vivi, manchiamo di senso, e il linguaggio della nostra vita (con cui ci esprimiamo, e a cui dunque attribuiamo la massima importanza) è intraducibile: un caos di possibilità, una ricerca di relazioni e di significati senza soluzione di continuità"..
Non casualmente – come già nelle opere cinematografiche precedenti – Pasolini affida a un linguaggio sonoro raffinato tutte le vicende più significative narrate nel film. Per una sensibilità quale quella del Poeta, il ricorso alla bachiana Passione secondo Matteo è quasi d'obbligo. Ma, in particolare, alla morte di Gesù, egli associa la Musica funebre massonica, che è a sua volta una delle più alte creazioni di Mozart, che in essa ha anche espresso la propria immagine della morte: nessuna titanica lotta contro il destino ineluttabile. La morte non lo spaventa: Mozart la chiama perfino "cara amica"; nella musica stessa si percepisce il dolore per la separazione, a cui Mozart si dà, senza tuttavia lasciarsene sopraffare. Vi è un solo momento della lunga sequenza della crocefissione e della morte in cui il racconto non è affidato al solo indivisibile binomio "immagini-musica": è quello in cui Cristo pronuncia queste ultime parole: "Voi udrete con le orecchie ma non intenderete e vedrete con gli occhi ma non comprenderete, poiché il cuore di questo popolo si è fatto insensibile e hanno indurito le orecchie e hanno chiuso gli occhi per non vedere con gli occhi e non sentire con le orecchie".. Per rimanere ancora un momento nell'ambito delle scelte musicali effettuate da Pasolini nel Vangelo: ho trovato straordinario l'accostamento delle ultime immagini del film (Maria – che è qui, non casualmente, la stessa madre di Pasolini – si reca con altri alla tomba del Figlio; il sepolcro si apre e Cristo non è più avvolto nel sudario: è risorto!) al Gloria di una messa cantata congolese. Nel canto, il testo è in latino e la musica ha tutti gli accenti, gli strumenti e i ritmi del folclore africano, quasi a sottolineare l'universalità di un profondo sentimento religioso.
Scene tratte da Il vangelo secondo Matteo di Pasolini
Teorema e la classe borghese - Pasolini -
Scene tratte da Teorema di Pasolini
Il cinema di Bernardo Bertolucci
Il Conformista - B. Bertolucci
Scene tratte da Il conformista di Bertolucci
Novecento di B. Bertolucci
Scene tratte da Novecento di Bertolucci
Il cinema di Marco Bellocchio
Sbatti il mostro in prima pagina
Film del 1972. L'8 marzo del 1972, alla vigilia delle elezioni, poco dopo un attentato subito da "Il Giornale" ad opera di frange politiche della sinistra, il corpo senza vita di Maria Grazia giovane di quindici anni, figlia del professor Italo Martini, viene trovato in un prato alle porte di Milano. La ragazza è stata violentata e poi strangolata. Seguendo il consiglio dell'ingegner Montelli, finanziatore del quotidiano, il capo redattore Bizanti affida il caso ad un giornalista principiante, Roveda, affiancandogli il più esperto collega Lauri. Nel frattempo Bizanti segue da solo alcune tracce. Avendo stretto amicizia con Rita Zigai (amante di Mario Boni, uomo della sinistra extraparlamentare) egli entra in possesso del diario della ragazza uccisa. Bizanti con la complicità di Lauri, manipola gli indizi per poter accusare Mario Boni. Le prove vengono presentate alla polizia, alla magistratura e all'opinione pubblica, tramite Roveda. Egli però ha dei dubbi sulla veridicità dei fatti. Continuando le sue ricerche, avvicina il bidello della scuola frequentata da Maria Grazia e scopre che questi è il responsabile del delitto. Scioccato dalla mistificazione, Roveda vorrebbe denunciare l'errore ma Bizanti lo licenzia. Il capo redattore, nuovamente sotto suggerimento del finanziatore Montelli, preferisce infatti tenere lo scoop sulla verità per il dopo elezioni, sfruttandone al meglio le possibilità politiche.Scene tratte da Sbatti il mostro in prima pagina di Bellocchio
Consiglio vivamente la visione del film La meglio gioventù di Bellocchio
Il cinema di Ettore Scola
C’eravamo tanto amati
Film del 1974. Tre amici, Gianni, Nicola e Antonio, sono tutti ex-partigiani. Dopo la guerra, nonostante l'affetto che li unisce, ognuno di loro prende una strada diversa: Gianni, che non ha mai nascosto le sue ambizioni, studia duramente per diventare avvocato e si trasferisce a Milano; Antonio, uomo semplice e spontaneo, passa da un impiego all'altro, fino a quando non ne trova uno stabile come portantino; Nicola, mediocre intellettuale, tenta di affermarsi come critico cinematografico, ma resta ancorato a lavori saltuari, vivendo con la famiglia a Nocera Inferiore. Passa il tempo e Gianni, conclusa la sua esperienza milanese, torna alla capitale dove rincontra Antonio, ora fidanzato con un'avvenente attricetta di nome Luciana. Accecato da suo amore per la ragazza e dalla fiducia nel suo amico, Antonio non si avvede della passione che matura tra i due, esplodendo in un attacco furibondo non appena gli viene rivelata. Ma Gianni, che desidera più di ogni altra cosa affermarsi, tradisce anche Luciana e l'abbandona per unirsi alla figlia di un industriale ricco e volgare. Intanto, anch'egli nuovamente a Roma, Nicola partecipa al telequiz "Lascia o raddoppia" come storico del cinema, fallendo il suo obiettivo a causa di una domanda ambigua e mal posta, che diverrà per lui una vera ossessione. Molti anni separeranno ancora i tre amici. Quando si troveranno di nuovo, Antonio avrà infine sposato Luciana: sarà l'unico a poter fare le somme della propria vita senza aver paura di guardarsi indietro.Scene tratte da C'eravamo tanto amati di Ettore Scola
Brutti, sporchi e cattivi - 1976
Il film è ambientato nel mondo delle "baraccopoli" ai margini delle grandi città (in questo caso, Roma). Descrive impietosamente le miserie materiali e morali di cui soffrono i poveri che abitano le baracche. Scola collabora anche al soggetto e alla sceneggiatura. È un lavoro interessante segnato da momenti umoristici e grotteschi e da altri poetici e drammatici.
Scene tratte da Brutti, sporchi e cattivi di Ettore Scola
Una giornata particolare
Film del 1977. 6 maggio 1938. La Roma fascista è in festa per l'arrivo del Führer in visita al duce. In un edificio popolare Antonietta, una bella donna distrutta dalle gravidanze e dalle fatiche, moglie di un fanatico fascista, conosce (rincorrendo un pappagallo scappato dalla gabbia) il coinquilino Gabriele. È un ex annunciatore della radio, rimosso dall'incarico perché omosessuale. I due fanno amicizia e si confidano i rispettivi problemi. Avranno anche una fugace esperienza amorosa, poi tutto tornerà come prima: lei riprenderà la sua vita di casalinga frustrata, mentre lui sarà inviato al confino. È sottile la linea di demarcazione tra la dimensione del privato e quella dell’impegno sociale e politico.
Scene tratte da Una giornata particolare di Ettore Scola
Il cinema italiano degli anni '80
Pupi Avati in una Gita scolastica
La giovane promessa : Nanni Moretti
La crisi e Nanni Moretti
Alla fine degli anni 70 e soprattutto negli anni 80 e 90 si rivela la giovane promessa Nanni Moretti. Uomo indipendente, scontroso, amato all’estero, lontano dal contesto nazionale, Moretti ha sviluppato un percorso cinematografico originale che inizia con il grido di rabbia, forte e pregnante, di Io sono un autarchico, film del 1976. Uno spaccato al vetriolo delle delusioni di un post – sessantottino sfortunato. Dell’anno successivo è Ecce bombo, ritratto del disagio esistenziale di una gioventù senza mete e orizzonti, pervasa dal conformismo dei luoghi comuni e dalla banalità del quotidiano.
Sogni d'oro - Nanni Moretti
Sogni d’oro, 1981.
Nanni è Michele Apicella, giovane regista emergente alle prese con critici cinematografici camaleontici, aspiranti registi invadenti, un film in lavorazione intitolato "La mamma di Freud", un rapporto difficile con la madre, un odioso regista rivale che gira un musical sul '68, dei sogni che si fanno sempre più ossessivi ... Le fobie che attanagliano Michele lo spingono sempre di più verso l'esasperazione. La lavorazione del film procede a rilento, e Michele si innervosisce con tutti gli attori, facendo loro ripetere le scene decine di volte. Perde la calma con la madre, che picchia senza ragione. Intanto continua a sognare di essere un professore di lettere, innamorato di una sua allieva, Silvia (Laura Morante), che lo ha aspramente criticato. Mentre sprofonda nella depressione, viene invitato ad una singolare trasmissione televisiva, nella quale affronta in una serie di "prove" il regista rivale Gigio Cimino. Si va dallo sproloquio verbale ad una prova canora, ed infine ad una prova fisica di resistenza (vestiti da pinguini e attaccati ad un elastico, i registi devono avanzare su una passerella mentre il pubblico li prende a secchiate d'acqua). Michele perde all'ultima prova, e in seguito i suoi incubi si fanno sempre più reali e ossessionanti. All'anteprima del suo film "La mamma di Freud", Michele ha ancora una visione: mentre Silvia gli dice al ristorante che ha deciso di partire per il Sud America, Michele si trasforma in licantropo e la insegue ululando per i boschi.
Bianca - Nanni Moretti
Lo scenario cinematografico italiano degli anni '80 /'90
Tornatore e Salvatores; Benigni e Pieraccioni
Altri due registi sono di peso negli anni 80 – 90: Giuseppe Tornatore e Gabriele Salvatores. Il vero esordio di Tornatore è nel 1986 con Nuovo cinema Paradiso, improntato alla nostalgia e alla cinefilia più marcata. Tornatore è dotato di una eccellente preparazione tecnica, degna dei migliori maestri di cinema italiani. Seguono altri film tra i quali citiamo L’uomo delle stelle, Una pura formalità e La leggenda del pianista sull’oceano. Gabriele Salvatores ottiene l’oscar nel 1991 con Mediterraneo e firma il primo vero film italiano di fantascienza, almeno in senso tecnico: Nirvana, del 1996. Lo ricordiamo anche per Marrakech Express, unico vero road – movie italiano. Compaiono anche Leonardo Pieraccioni e Roberto Benigni, che contribuiscono a rendere protagonista, in campo cinematografico, la toscanità, dopo gli anni della romanità della commedia all’italiana.
Nuovo cinema paradiso di Giuseppe Tornatore
Scene tratte da Mediterraneo di Salvatores
Scene tratte da Marrakech express di Salvatores
Il ciclone di Pieraccioni
Johnny Stecchino di Roberto Benigni
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