- Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
- e questa siepe che da tanta parte
- dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
- Ma sedendo e mirando, interminati
- Spazi di là da quella, e sovrumani
- Silenzi, e profondissima quiete
- Io nel pensier mi fingo, ove per poco
- Il cor non si spaura.E come il vento
- odo stormir tra queste piante io quello
- Infinito silenzio e questa voce
- Vo’ comparando: e mi sovvien l’eterno,
- e le morte stagioni e la presente
- e viva e il suon di lei. Così tra questa
- Immensità s’annega il pensier mio:
- e il naufragar m’è dolce in questo mare.
Ma (avversativa, si contrappone a ‘esclude’ del verso precedente: la siepe cioè esclude lo sguardo, non l’immaginazione) sedendo e guardando (mirando = è un guardare fantasticando) gli sterminati (interminati ) spazi al di là della siepe (di là da quella), nella mente (nel pensier) mi raffiguro (fingo = immagino), silenzi che non si trovano della dimensione umana (sovrumani silenzi - iperbole) e profondissima quiete (anastrofe), in modo tale che in quegli spazi e in quel silenzio (ove) per poco il cuore (cor = sinonimo di “sentimento, animo”) non si turba e si smarrisce (si spaura - nel percepire l’infinito vi è una sorta di smarrimento). E non appena (come) odo stormire (onomatopea) il vento tra queste piante paragono (vo’ comparando) l’infinito silenzio di quegli spazi a questo rumore (voce – il frusciare del vento fra le piante): e mi viene in mente (mi sovvien) l’idea dell’eternità [dell’infinito nel tempo], ed il passato (le morte stagioni = le età passate) e il presente che si fa sentire nelle sue manifestazioni reali (viva e il suon di lei). In questo modo (Così = comparando l’effimero con l’eterno) in questo infinito (immensità) il mio pensiero sprofonda (s’annega = si smarrisce fino ad annullarsi): ed è dolce naufragare in questo mare (naufragar…mare = la metafora del naufragio rende l’idea di un annichilimento che è però uno smarrimento piacevole. Per il poeta è fonte di dolcezza annullare la sua coscienza nella vastità dell’infinito- naufragar m’è dolce = ossimoro).
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