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venerdì 1 dicembre 2017

Infinito di Leopardi Gassman



  1. Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
  2. e questa siepe che da tanta parte
  3. dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
  4. Ma sedendo e mirando, interminati
  5. Spazi di là da quella, e sovrumani
  6. Silenzi, e profondissima quiete
  7. Io nel pensier mi fingo, ove per poco
  8. Il cor non si spaura.E come il vento
  9. odo stormir tra queste piante io quello
  10. Infinito silenzio e questa voce
  11. Vo’ comparando: e mi sovvien l’eterno,
  12. e le morte stagioni e la presente
  13. e viva e il suon di lei. Così tra questa
  14. Immensità s’annega il pensier mio:
  15. e il naufragar m’è dolce in questo mare.
Questa collina (colle = il monte Tabor, non lontano da casa Leopardi) solitaria (ermo = solitario aggettivo molto poetico e ricercato della tradizione letteraria) mi fu da sempre cara (anastrofe) ed anche questa siepe (siepe = per il poeta rappresenta la divisione fra i suoi pensieri e l’eternità) che impedisce la vista (il guardo esclude) dell’orizzonte più lontano (ultimo = estremo secondo l’accezione latina).
Ma (avversativa, si contrappone a ‘esclude’ del verso precedente: la siepe cioè esclude lo sguardo, non l’immaginazione) sedendo e guardando (mirando = è un guardare fantasticando) gli  sterminati (interminati ) spazi al di là della siepe (di là da quella), nella mente (nel pensier) mi raffiguro (fingo = immagino), silenzi che non si trovano della dimensione umana (sovrumani silenzi - iperbole) e profondissima quiete (anastrofe), in modo tale che in  quegli spazi e in quel silenzio (ove) per poco il cuore (cor = sinonimo di “sentimento, animo”) non si turba e si smarrisce (si spaura - nel percepire l’infinito vi è una sorta di smarrimento). E non appena (come) odo stormire (onomatopea) il vento tra queste piante paragono (vo’ comparando) l’infinito silenzio di quegli spazi a questo rumore (voce – il frusciare del vento fra le piante): e  mi viene in mente (mi sovvien) l’idea dell’eternità [dell’infinito nel tempo], ed il passato (le morte stagioni = le età passate) e il presente che si fa sentire nelle sue manifestazioni reali (viva e il suon di lei). In questo modo (Così = comparando l’effimero con l’eterno) in questo infinito (immensità) il mio pensiero sprofonda (s’annega = si smarrisce fino ad annullarsi): ed è dolce naufragare in questo mare (naufragar…mare = la metafora del naufragio rende l’idea di un annichilimento che è però uno smarrimento piacevole. Per il poeta è fonte di dolcezza annullare la sua coscienza nella vastità dell’infinito- naufragar m’è dolce = ossimoro).

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