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sabato 29 febbraio 2020

Attività per rompere il ghiaccio

Primo modulo: Un nuovo viaggio  “È più facile resistere all'inizio che alla fine”

 Leonardo Da Vinci
 Per iniziare: 

  Pensa: sei d’accordo con la frase di Leonardo Da Vinci? ☺☺☺☺ La classe viene divisa in due. Commenta: Condividi la frase dell’autore quando afferma che è sempre difficile cominciare qualcosa? Racconta se ti è successo di cominciare qualcosa che poi non hai voluto finire! In plenum: Esponete i risultati!

 Attività 1: Conosciamo i passeggeri... Prima di cominciare un viaggio bisogna conoscere il personale della nave!!! Prendi un pezzo di carta bianca e disegna qualcosa che ti rappresenti, poi fallo vedere alla classe e racconta perché hai scelto quell’oggetto/persona/animale, ecc. Alla fine di’ il tuo nome, età, interessi e perché hai deciso di iniziare questo corso d’italiano.  


Attività 2: Un viaggio è... Che cosa è per te un viaggio? E per il tuo compagno? E per il resto del gruppo?


 https://coccolinaedizioni.com/files/Inizio_del_corso_Autonomiait.pdf

TASK COMUNICATIVI LIVELLO B1-B2

S@alve! Task: creare un sito internet.

  Stimolare la comunicazione tra i compagni di classe• Conoscere i nostri compagni di classe•  Descrivere le caratteristiche fisiche e psicologiche degli altri• Individuare i motivi per cui si studia l’italiano, stabilire gli interessi del gruppo e effettuare la valutazione• Proporre tecniche per l’apprendimento delle lingue straniere.

 Grande fratello scolastico Task: produrre un reality show.

  Esprimere i propri gusti e preferenze• Raccontare esperienze avvenute nel passato• Conoscere i diversi tipi di reality show• Elaborare un’intervista• Stabilire le caratteristiche necessarie per assumere una persona• Prendere appunti durante un’intervista


 Perdere per vincere Task: organizzare un Obesity Day

  Imparare a dare consigli per perdere peso• Conoscere alcuni aspetti positivi della nutrizione e dello sport• Capire le funzioni dei macronutrienti e dei micronutrienti• Ascoltare i problemi di peso delle altre persone e provare a dare un consiglio• Individuare i propri problemi alimentari• Conoscere alcune malattie derivate da una cattiva alimentazione.

 Un pianeta di riserva Task: elaborare un contratto con il pianeta.

  Imparare a esprimere desideri• Individuare le cause e gli effetti del riscaldamento globale• Imparare ad elaborare opinioni personali sul riscaldamento globale• Prendere appunti• Esprimere azioni future• Fare supposizione

 Mi mancherai Task: fare una cerimonia per consegnare gli Oscar.

  A descrivere le attività che svolgiamo durante il fine settimana. • A prendere in considerazione o a rifiutare proposte.• A fare inviti, a inventare scuse ed esprimere desideri.• A raccontare la trama di film già visti.•  paragonare

 Vorrei diventare ricco!Task: produrre un video e una rivista che parleranno della felicità e della fortuna.

  Riflettere sul valore della felicità.• Esprimere il possesso.• Fare supposizioni e inferenze.• Parlare di credenze, rituali e superstizioni.• Parlare di rimedi per vincere la superstizione.• Imparare a leggere la mano.

 All’abbordaggio! Task: elaborare un manuale d’amore

 Riconoscere le caratteristiche fisiche e psicologiche che interessano agli altri.• Riflettere sul valore della verità e della sincerità.• Analizzare dei proverbi italiani e poi confrontarli con quelli della mia cultura.• Ordinare e dare consigli.• Individuare le fasi dell’amore.

 Consigli di vita Task: scrivere “l’angolo delle risposte” di una rivista.

 Esprimere pareri e giudizi.• Utilizzare l’imperativo formale.• Esprimere valutazioni e prendere decisioni.• Riflettere su alcuni valori morali ed esprimere la propria opinione al riguardo.• Elaborare un manuale per attivare la creatività e la fantasia.

 S.O.S Salviamo gli animali!Task: elaborare un dibattito sulla tutela e sulla protezione degli animali.


Informarci sulle specie a rischio nei nostri paesi di origine.• Elaborare un depliant per invitare altri compagni al dibattito.• Fare un dibattito su come salvare gli animali.• Elaborare un progetto per salvare un animale.• Elaborare un cartellone con il decalogo per salvare gli animali.• Presentare un dibattito sulla protezione animale.

 Il mondo è bello perché è vario Task: produrre una puntata del famoso programma Jeopardy!

 Riconoscere alcuni fatti della nostra cultura e poi metterli a confronto con altre culture. • Riconoscere i vantaggi e gli svantaggi legati all’immigrazione.• Essere più flessibili.• Conoscere un po’ di cultura italiana.• Elaborare le domande del nostro gioco.• Riconoscere atteggiamenti ritenuti razzisti







TASK COMUNICATIVI LIVELLO A1-A2

Il primo giorno a scuola Task: preparare una carta di identità e una rubrica telefonica.
  

Salutare in italiano.• Dare e ricevere informazioni sul nostro nome, città di provenienza, nazionalità, numero di telefono e indirizzo.• Congedarsi

 Italiani famosi Task: presentare alcuni personaggi italiani famosi.

 Chiedere come va la salute.• Informarci delle lingue che parlano gli altri.• Fare conoscenza e presentare altre persone.• Dire la propria professione e i diversi luoghi di lavoro.


 Vogliamo andare in vacanza Task: preparare un viaggio a una città italiana.

  Parlare di gusti e preferenze.• Manifestare desideri.• Esprimere, confrontare e motivare una scelta in base ai propri gusti.• Prendere una decisione in comune.


 C’è un ragazzo che mi piace Task: fare un’agenda e un’intervista per un telegiornale

 Descrivere persone.• Organizzare e descrivere la propria giornata e le proprie abitudini.• Inserire attività non previste nella propria giornata.• Parlare di attività fisiche e della salute fisica.• Esprimere necessità


 Cosa le prepariamo?Task: organizzare una cena e presentare la dieta del nostro paese.

 Parlare di alimenti e ingredienti.• Preparare un piatto seguendo una ricetta.• Parlare della propria dieta.• Dire a qualcuno che cosa si preferisce bere e mangiare.Casa: Ordinare al bar e al ristorante

 Una notizia!Task: Elaborare un piccolo giornale

 Riconoscere il ruolo dei leader nella società attuale.• Individuare le caratteristiche di un leader.• Leggere notizie che parlano di un fatto avvenuto nel passato.• Parlare di altre persone e delle cose che hanno fatto nel passato.• Raccontare fatti avvenuti nel passato. • Elaborare una notizia.

 Viva l’Italia! Task: Iscriversi a un corso
 Raccontare un viaggio.• Iscriversi a un corso qualsiasi.• Fare prenotazioni

 Così si vestono nel mio paese Task: Presentazione dei capi di abbigliamento tipici del nostro paese

 Fare acquisti nei negozi giusti.• Informarsi dei prezzi.• Indicare quali sono i gusti propri e altrui.• Regalare qualcosa a qualcuno in base ai gusti e alle possibilità economiche.• Organizzare una festa a sorpresa.• Parlare di quantità.


 Ma che musica maestro!Task: L’elaborazione di un dossier della vita in Italia negli anni 60, 70, 80 e 90.
 Capire un’intervista.• Raccontare fatti importanti della nostra vita.• Raccontare aneddoti.• Descrivere situazioni, abitudini e desideri del passato.• Parlare di mode passate.




 Amore mio infinito Task: Elaborazione di un CV e della lettera di accompagnamento.


 Esprimere le proprie opinioni rispetto al processo di apprendimento.• Prevedere e recitare la fine di una storia incompleta.• Descrivere il proprio sistema scolastico.• Capire offerte di lavoro.• Scegliere un’offerta di lavoro in base allo stipendio, ai benefits e ai requisiti.• Scrivere un Curriculum Vitae all’italiana.• Scrivere una lettera di accompagnamento.• Scusarsi e chiedere perdono

venerdì 28 febbraio 2020

I 30 migliori film comici italiani

Un’Italia tutta da ridere

L’Italia è una Repubblica fondata sulla comicità.
Siamo un popolo celebre per la propria proverbiale vis comica, la stessa che ha fatto grandi nel mondo nomi come Totò, Peppino e Roberto Benigni.
Il nostro modo di gesticolare, parlare, mimare e infervorarci ci ha aiutato non poco a diventare molto più di semplici macchiette, con una verve tale che tutto il mondo ci invidia.
E il grande schermo, da sempre specchio deformante nonché gigante dei pregi e difetti dell’uomo, riflette chiaramente questa caratteristica così spiccata della personalità italica.
Da che mondo è mondo (anzi: da che Italia è Italia), il made in Italy più prestigioso è quello umano, fatto di geni della risata come il Principe sopracitato, Alberto Sordi, Paolo Villaggio, Renato Pozzetto, Lino Banfi…
La lista potrebbe continuare all’infinito, sciorinando un intero albero genealogico che ha reso illustre il blasone della comicità del Belpaese.
Sono tantissimi i titoli cinematografici che hanno reso i suddetti nomi veri e propri paladini del riso all’italiana.
Per una full immersion nella settima arte tricolore che vi assicurerà singhiozzi e lacrime non certo funerei, ecco una selezione di trenta film che nessun italiano potrebbe dirsi tale senza averne visto la totalità!
Alla nostra Nazionale di calcio si perdona di non conoscere le parole dell’Inno di Mameli ma solo perché sappiamo per certo che potrebbero recitare a memoria tutte le battute dell’epopea fantozziana così come i masterpieces di Verdone e le citazioni più amate di Renato Pozzetto.

Le 30 migliori pellicole comiche italiane

30. Non ci resta che il crimine (2019)

Regia: Massimiliano Bruno
Attori: Ilenia Pastorelli, Marco Giallini, Massimiliano Bruno, Edoardo Leo, Alessandro Gassman, Gianmarco Tognazzi
Un trio di amici a caccia dell’idea per riuscire a svoltare, si ritrova catapultato in qualche modo al tempo in cui a Roma imperversava la Banda della Magliana. Hanno così modo di vivere al loro fianco, rischiando la vita, ma soprattutto trovandosi protagonisti di mille avventure incredibili, tentando di tornare al loro tempo.

29. Italiano medio (2015)

Regia: Maccio Capatonda
Attori: Maccio Capatonda, Luigi Luciano, Lavinia Longhi, Barbara Tabita
Il film dell’enfant prodige Maccio Capatonda fa ridere e al contempo riflettere: il protagonista è Giulio Verme, un fanatico dell’ambiente e dell’educazione civica che vive in maniera a dir poco integralista. Cittadino modello, irreprensibile in tutto e per tutto, commetterà il primo illecito di una lunga serie accettando una pasticca che dovrebbe aiutarlo a usare ben più di quel 20% del cervello che solitamente utilizzano gli esseri umani. Ma in realtà la pillola riduce notevolmente l’uso cerebrale, portandolo a un 2% che trasforma Giulio nel perfetto italiano medio.
Un concentrato di gag, battute, situazioni al limite del paradossale e siparietti collegati tra loro da quel mattatore di Maccio, uno dei personaggi televisivi più amati dai giovani che, muovendo i primi passi sul web, si è fatto strada anche nei media più tradizionali.

28. Qualunquemente (2011)

Regia: Giulio Manfredonia
Attori: Antonio Albanese, Sergio Rubini, Lorenza Indovina, Davide Giordano, Veronica Da Silva, Salvatore Cantalupo, Luigi Maria Burruano
Antonio Albanese dà il meglio di se stesso plasmando e impersonando Cetto La Qualunque, mafioso calabrese che dopo un lungo periodo di latitanza torna all’ovile e decide di candidarsi alle elezioni a sindaco. Userà ogni becero escamotage per perseguire il suo bieco obiettivo: intimidazioni, regali, tangenti, mazzette…
In un affresco che, oltre a fare ridere a crepapelle, fa anche sorridere molto amaramente e riflettere sulle brutture del nostro Belpaese, questo film è senza dubbio un titolo che non va omesso nella storia dei film comici italiani più divertenti di sempre.

27. Boris (2011)

Regia: Luca Vendruscolo, Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre
Attori: Francesco Pannofino, Caterina Guzzanti, Antonio Catania, Ninni Bruschetta, Pietro Sermonti, Valerio Aprea, Carolina Crescentini, Alessandro Tiberi, Massimo De Lorenzo, Andrea Sartoretti, Giorgio Tirabassi, Paolo Calabresi
La fortunatissima serie italiana che ha divertito tutto lo Stivale approda al cinema sia diegeticamente sia extradiegeticamente: in questo film il regista René Ferretti dice addio al piccolo schermo per approdare al grande. Anzi, per lui grandissimo dato che dalla sua odiata soap opera Gli occhi del cuore può finalmente dedicarsi a un film in pellicola, serio, profondo e di denuncia. Si tratta dell'adattamento del saggio La Casta che racconta di sprechi, scandali e privilegi della classe politica italiana, un vero boccone succulento per René dopo anni di insoddisfazione artistica. Ma dalla televisione al cinema sarà un po’ come dalla padella alla brace…
Un film esilarante, perfetto per chi già ha amato il mondo di Boris sul piccolo schermo. Con personaggi divertentissimi e situazioni create ad arte, questo lungometraggio rende onore alla serie che è diventata di culto nel panorama italiano.

26. Sole a catinelle (2013)

Regia: Gennaro nunziante
Attori: Checco Zalone, Robert Dancs, Aurore Erguy, Miriam Dalmazio, Valeria Cavalli
Il genio della comicità Checco Zalone ha conquistato il pubblico con questo tormentone cinematografico, campione d’incassi di tutti i tempi.
E a giusta ragione, a giudicare dal livello di sonore risate che rimbomberanno tra le pareti domestiche durante la visione.
Checco è un trentenne che per lavoro aspira la polvere negli alberghi di lusso. Proprio qui si avvicinerà agli agi e allo sfarzo, facendosi attirare inesorabilmente dal sogno italiano di fare gran soldoni. Dall’aspirare polvere all’aspirare ai soldi fino a fare soldi vendendo aspirapolveri il passo è breve e sarà così che Checco si ritroverà in quel lusso che prima era solo abituato a riordinare e pulire.
Una pellicola che fa della risata la vera e unica protagonista. Oltre al sole, a catinelle vedrete riversarsi anche le lacrime.

25. Perfetti sconosciuti (2016)

Regia: Paolo Genovese
Attori: Marco Giallini, Kasia Smutniak, Anna Foglietta, Edoardo Leo, Giuseppe Battiston, Valerio Mastandrea, Alba Rohrwacher
Un gruppo di amici decide di mettere i propri cellulare sul tavolo durante una cena di gruppo. Tutti potranno leggere i messaggi degli altri e ascoltare le loro telefonate. Dalle risate iniziali si passerà a dei durissimi scontri. Gli smartphone infatti rivelano i segreti più profondi di ognuno di loro.

24. Eccezzziunale veramente (1982)

Regia: Carlo Vanzina
Attori: Diego Abatantuono, Ugo Conti, Massimo Boldi, Teo Teocoli, Stefania Sandrelli
Un cult della cinematografia italiana, un film che è diventato un vero e proprio inno.
A fare da mattatore è qui Diego Abatantuono che interpreta tre mitici personaggi: Donato, capo degli ultrà milanisti; Felice detto Tirzan, camionista tifoso della Juventus; Franco, venditore di auto e interista. Il primo picchia un interista e lo manda all’ospedale, intrattenendosi poi con la fidanzata di quest’ultimo. Il secondo scambia il proprio veicolo con un collega rumeno e si ritrova a Parigi dove gli ruberanno il camion. Infine l’ultimo viene preso in giro dagli amici che gli fanno credere di avere vinto un montepremi da capogiro con una schedina vincente che in realtà è falsa.
Una pellicola che vi farà ridere dall’inizio alla fine, con battute fenomenali che sono entrate a far parte del vocabolario cinematografico e non solo.

23. Il ragazzo di campagna (1984)

Regia: Franco Castellano, Pipolo
Attori: Donna Osterbuhr, Renato Pozzetto, Sandra Ambrosini, Massimo Boldi, Clara Colosimo, Enzo Cannavale
Renato Pozzetto interpreta il suo personaggio più indimenticabile, quello del giovane campagnolo che decide di cambiare radicalmente vita e trasferirsi dalla campagna alla città.
Radicalmente nel vero senso del termine, dato che abbandona le sue radici fatte da vanghe diveltrici e parte all’avventura, alla volta di uno degli spaventapasseri più tremendi di chi abita a contatto con la natura: Milano.
Approdando in un monolocale funzionale ma delle dimensioni di un loculo nonché a una dimensione per lui totalmente inedita, con questo film Pozzetto raggiunge l’apogeo della sua vis comica.
Un capolavoro diventato a tutti gli effetti un importante capitolo della commedia all’italiana.

22. Un americano a Roma (1954)

Regia: Steno
Attori: Alberto Sordi, Maria Pia Casilio, Carlo Delle Piane, Galeazzo Benti
Nando è un giovane romano totalmente innamorato dell’America e del suo stile di vita. Trasferirsi negli USA è la sua massima aspirazione. Intanto però vive in Italia e porta qui gli usi e costumi statunitensi. Ripete frasi sentite nei film e imita l’americano medio, al lavoro come nella vita privata.

21. Pane, amore e… (1955)

Regia: Dino Risi
Attori: Vittorio De Sica, Sophia Loren, Antonio Cifariello, Tina Pica, Mario Carotenuto, Lea Padovani
Il fascinoso maresciallo Carotenuto si invaghisce di Sofia, pescivendola che occupa la casa di cui lui e suo fratello sono proprietari. Si ritrova a frapporsi tra lei e un giovane del posto, perdutamente innamorato di Sofia. Lei è vedova ma, dopo tanto tempo, è tornata a provare un forte sentimento. Lei però è testarda e, pur di non farsi controllare da alcun uomo, rinuncia a questa storia, limitandosi a farlo ingelosire col maresciallo.

20. Totò, Peppino e la… malafemmina (1956)

Regia: Camilo Mastrocinque
Attori: Totò, Peppino De Filippo, Dorian Gray, Teddy Reno, Vittoria Crispo, Nino Manfredi, Mario Castellani
Non poteva mancare nella lista dei film comici italiani più divertenti un titolo della filmografia del Principe della Risata! Questa pellicola è una delle più amate di Totò che qui fa coppia con Peppino interpretando lo zio di uno studente universitario che verrà a loro avviso irretito da una ballerina. La ragazza ha una bruttissima nomea, quella di malafemmina appunto, ma alla fine riuscirà a mostrarsi per ciò che in realtà è e a conquistare i cuori dei due zii del suo ragazzo.
Un capolavoro del cinema italiano che non si può non vedere almeno una volta nella vita! Totò è qui insuperabile per non parlare del suo collega Peppino, che se non proprio Principe è perlomeno il Duca della Risata.

19. I soliti ignoti (1958)

Regia: Mario Monicelli
Attori: Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni, Claudia Cardinale, Renato Salvatori, Memmo Carotenuto, Tiberio Murgia, Carlo Pisacane
Una folle banda di ladri, composta da Mario, Tiberio, Peppe e Ferribotte, decidono di rubare l’idea per un furto a tal Cosimo, bloccato in carcere. La teoria però risulterà ben più facile della pratica. Il colpo riesce, in qualche modo, ma questo sgangherato gruppo si ritrova a fare i conti con la polizia.

18. Il medico della mutua (1968)

Regia: Luigi Zampa
Attori: Alberto Sordi, Ida Galli, Bice Valori, Sara Franchetti, Pupella Maggio
Alberto Sordi veste il camice di un giovane dottore disposto a tutto pur di fare i soldi. Circuirà la vedova di un collega per farsi passare il suo immenso bacino di mutuati, lascerà la fidanzata per sposare la figlia di un riccone… insomma: farà di tutto per diventare un pezzo grosso.
Un titolo importantissimo della filmografia di Sordi e della filmografia italiana in generale.
Le risate sono assicurate e il marchio di garanzia è di certo lui: il mitico Albertone!

17. Benvenuti al Sud (2010)

Regia: Luca Miniero
Attori: Alessandro Siani, Claudio Bisio, Valentina Lodovini, Angela Finocchiaro, Nando Paone, Giacomo Rizzo
Un’accoppiata che fa faville: Claudio Bisio e Alessandro Siani sono i due poli opposti ma che si attraggono di questo film che ha sbancato il botteghino.
Bisio interpreta Alberto, un responsabile delle poste della Brianza che sogna da anni di essere trasferito nella sua amatissima Milano. Tuttavia il tanto agognato trasferimento sfuma perché è stata data la precedenza a un collega disabile così lui decide di tentare un’ultima carta: fingersi portatore di handicap per non perdere la possibilità di lavorare nel centro di Milano.
Scoperta la truffa, ad Alberto verrà inflitta una punizione ben più temibile del licenziamento: viene trasferito al Sud, in Campania, in un piccolo paese del Cilento.
L’idea di vivere due anni in quella che a suo avviso è una terra di aborigeni, selvaggia e pericolosa come una giungla, lo fa precipitare in un incubo. Ma tutti i preconcetti e i pregiudizi che animavano le sue paure spariranno non appena Alberto avrà modo di conoscere quella nuova terra fatta di abbracci, sorrisi, partite a calcio e a biliardino e caffè a ogni ora del giorno.
Una pellicola divertente e commovente, un film che qualsiasi abitante del Nord Italia dovrebbe vedere per imparare qualcosa in materia di filosofia di vita dal tacco del nostro Stivale.

16. Bianco rosso e verdone (1981)

Regia: Carlo Verdone
Attori: Carlo Verdone, Irina Sanpiter, Elena Fabrizi, Angelo Infanti, Mario Brega, Milena Vukotiv
Carlo Verdone interpreta tre personaggi che percorrono l'autostrada del Sole in direzione Roma per andare alle urne a votare. Si tratta di un emigrato meridionale, di un padre di famiglia e di un giovanotto assieme alla nonna. Ne succederanno di tutti i colori, o meglio: ne succederanno di bianco, rosso e Verdone!
Un film che fa del tricolore una vera bandiera, un vessillo da sventolare a testa alta.
Qui Verdone dà il meglio di sé, dimostrandosi un mattatore da chapeau.

15. L’allenatore nel pallone (1984)

Regia: Sergio Martino
Attori: Lino Banfi, Urs Althaus, Giuliana Calandra, Andrea Roncato, Camillo Milli, Stefania Spugnini, Licinia Lentini
Non si poteva non includere un nome della comicità nostrana come quello di Lino Banfi (che in realtà è lo pseudonimo di Pasquale Zagaria). In questo film entrato nel cuore dei tifosi di calcio come in quello dei tifosi della risata, Banfi impersona Oronzo Canà, un allenatore altamente sfortunato, impacciato e pasticcione che fa divertire chiunque, arbitri compresi.
Da vedere prima di accompagnare i figli all’allenamento per essere poi più indulgenti con il coach…

14. Grandi Magazzini (1986)

Regia: Castellano e Pipolo
Attori: Nino Manfredi, Enrico Montesano, Lino Banfi, Renato Pozzetto, Laura Antonelli, Paolo Villaggio, Massimo Boldi, Christian De Sica, Ornella Muti, Michele Placido, Alessandro Haber, Leo Gullotta, Teo Teocoli, Heather Parisi, Massimo Ciavarro, Sabrina Salerno
Una giornata trascorsa ai grandi magazzini tra gag, scivoloni, qui pro quo, fraintendimenti e scherzi da prete. Da Renato Pozzetto a Enrico Montesano, Nino Manfredi, Laura Antonelli, Michele Placido, Lino Banfi, Christian De Sica, Ornella Muti e Massimo Boldi, non sembra mancare nessuno all’appello: un cast davvero stellare che ha riunito tutti i nomi più celebri della commedia italiana in un unico strepitoso set.
Preparatevi a ridere a crepapelle.

13. Così parlò Bellavista (1984)

Regia: Luciano De Crescenzo
Attori: Luciano De Crescenzo, Benedetto Casillo, Riccardo Pazzaglia, Marina Confalone, Renato Scarpa, Sergio Solli
Due uomini molto diversi tra loro ma nel profondo anche assai simili: sono i protagonisti di questo film tratto dall'omonimo romanzo di De Crescenzo. Si tratta del napoletano Bellavista e del milanese Cazzaniga, inizialmente molto distanti sia per provenienze geografiche sia per modo di pensare ma in realtà assai simili. A renderli tali sarà la meravigliosa cornice sulla quale si staglia questa storia diventata di culto: Napoli. Una Napoli che non è solo mera ambientazione bensì vera e propria protagonista.
A rendere questa pellicola godibile e divertentissima è soprattutto il corollario di macchiette e personaggi esilaranti che gravitano attorno a Bellavista e alla sua casa.
Un film da gustare appieno sia se si adora Napoli sia se si apprezza il divertimento semplice e insieme filosofico.

12. Johnny Stecchino (1991)

Regia: Roberto Benigni
Attori: Roberto Benigni, Nicoletta Braschi, Paolo Bonacelli
Roberto Benigni è il regista e il protagonista di questo capolavoro della comicità nostrana.
Il terribile boss mafioso Johnny Stecchino, costretto alla latitanza, trova per caso un proprio sosia che, eccezion fatta per un neo sotto l’occhio, è la sua copia fedele. L’amante di Johnny decide così, assieme al boss, di incastrare il povero sosia, portandolo nel cuore della Sicilia e facendolo passare per il capomafia che tutti vogliono morto a ogni costo.
Un film tra i più divertenti di Benigni, ricco di gag e situazioni che vi faranno piangere dal ridere.

11. Chiedimi se sono felice (2000)

Regia: Aldo, Giovanni e Giacomo e Massimo Venier
Attori: Aldo, Giovanni e Giacomo, Marina Massironi, Silvana Fallisi, Paola Cortellesi, Giuseppe Battiston
Aldo, Giovanni e Giacomo sono tre aspiranti attori, tutti con lavori più che precari. La loro vita amorosa è un disastro ma, mentre lavorano per un nuovo spettacolo amatoriale, qualcosa cambia per sempre. Giacomo bacia la ragazza di Giovanni, il che porta alla fine di una storica amicizia, o almeno così sembrerebbe.

10. Vacanze di Natale (1983)

Regia: Carlo Vanzina
Attori: Christian De Sica, Karina Huff, Jerry Calà, Claudio Amendola, Stefania Sandrelli, Guido Nicheli
In Casa Vanzina questo è un classico che ha fatto storia e che ha aperto la strada (anzi: la pista, data la materia innevata) a una vera e propria saga che ha riscosso negli anni un enorme successo. Girato dopo Sapore di mare, questo classico della comicità italiana che ha dato i natali al neologismo “cinepanettone” ha tutti gli ingredienti giusti per ridere di gusto.
Gag, qui pro quo, corna, intrallazzi e tanta voglia di divertirsi animano questa pellicola imperdibile per chi ha il palato avvezzo al divertimento spensierato.

9. Il marchese del Grillo (1981)

Regia: Mario Monicelli
Attori: Alberto Sordi, Flavio Bucci, Paolo Stoppa, Riccardo Billi, Marina Confalone
Uno dei titoli più celebri di Alberto Sordi nonché uno dei film più famosi del genere comico italiano.
Il nostro è qui calato nei panni del marchese Onofrio del Grillo guardia nobile dello stato papale che agli inizi del XIX secolo fa molto parlare di sé per le sue frequentazioni di bettole, bische e prostitute. Tra vizi, lazzi, scherzi ed edonismo all’ennesima potenza, il marchese messo a titolo è uno dei personaggi meglio riusciti di Sordi.
Un film da vedere e rivedere senza sosta, ridendo a crepapelle a ogni sequenza memorabile.

8. Smetto quando voglio (2014)

Regia: Sydney Sibilia
Attori: Edoardo Leo, Stefano Fresi, Valerio Aprea, Libero De Rienzo, Pietro Sermonti, Paolo Calabresi, Valeria Solarino
Pietro, Mattia, Arturo, Bartolomeo, Andrea, Giorgio e Alberto sono dei ricercatori universitari. Esperti nel loro campo, rispettati a livello mondiale ma non in Italia, dove ha la meglio soltanto chi ha le giuste conoscenze. Hanno tutti bisogno di soldi e decidono di creare una banda, così da mettere in vendita una nuova droga, con una formula non ancora illegale.

7. Quo Vado (2016)

Regia: Gennaro Nunziante
Attori: Checco Zalone, Eleonora Giovanardi, Sonia Bergamasco, Maurizio Micheli, Ludovica Modugno, Ninni Bruschetta
Checco, dopo essere stato catturato da una tribù di indigeni africani, racconta loro la sua storia, spiegando come sia finito lì. Giunto a 40 anni, poteva dirsi soddisfatto. Servito e riverito a casa dei suoi genitori, ha da sempre evitato l’indipedenza. Ha soprattutto conquistato il tanto ambito “posto fisso”, che non intende abbandonare a nessun costo. Quando però la politica italiana impone dei tagli, gli viene proposto un assegno in cambio del suo licenziamento. Checco rifiuta e accetta qualsiasi trasferimento. Paese dopo Paese, la sua vita cambierà e anche il suo modo di concepirla.

6. Tre uomini e una gamba (1997)        

Regia: Aldo, Giovanni e Giacomo e Massimo Venier
Attori: Aldo, Giovanni e Giacomo, Marina Massironi, Carlo Croccolo, Luciana Littizzetto
Il film-manifesto del trio comico più amato del Belpaese. Aldo, Giovanni e Giacomo hanno stupito pubblico e critica con questo loro lungometraggio scritto, diretto e recitato in maniera ineccepibile, tanto da battere al botteghino un capolavoro del calibro de La vita è bella.
Giacomo sta per sposarsi e viene accompagnato al Sud dai suoi due inseparabili amici per recapitare una costosissima opera moderna (la gamba messa a titolo) al suocero.
Durante questa avventura on the road ne succederanno di tutti i colori.
Un film che è diventato sinonimo della comicità del trio, un inno alla loro risata allegra e salutare.
Un antidepressivo efficacissimo e più rapido di qualsiasi medicinale in commercio.

5. Fantozzi (1975)

Regia: Luciano Salce
Attori: Paolo Villaggio, Anna Mazzamauro, Gigi Reder, Liù Bosisio, Plinio Fernando
Il capostipite della saga comica più longeva del cinema italiano è un must.
Primissimo film che vede Paolo Villaggio vestire i panni del proverbiale ragioniere sfortunato e pasticcione, il primo appuntamento con Ugo e la sua famiglia composta dalla moglie Pina e dalla figlia Mariangela è da non perdere.
Nel caso remotissimo voi non l’aveste ancora visto, riparate immediatamente al danno e preparatevi a ridere e a sorridere benevolmente delle disgrazie esilaranti di colui che farebbe fare all’italiano medio un figurone da gran signore.

4. Ricomincio da tre (1981)

Regia: Massimo Troisi
Attori: Massimo Troisi, Lello Arena, Fiorenza Marchegiani
Il fortunatissimo debutto di Massimo Troisi che lo catapultò immediatamente sul podio dei migliori attori comici della nostra illustre tradizione.
In questo film diventato un must della cinematografia tricolore interpreta Gaetano, un giovane che da San Gregorio a Cremano decide di trasferirsi a Firenze a casa della zia. L’arrivo in città del suo amico di vecchia data Lello (interpretato dalla sua spalla Lello Arena) sarà la ciliegina su questa torta già assai succulenta…
Un titolo da non perdere per dirsi italiani veri.

3. Febbre da cavallo (1976)

Regia: Steno
Attori: Gigi Proietti, Enrico Montesano, Catherine Spaak, Francesco De Rosa, Mario Carotenuto, Nikki Gentile
Bruno, Armando e Felice sono tre amici dipendenti dalle scommesse sui cavalli. Ogni loro giornata è incentrata su nuove tipologie di truffe, atte a trovare i soldi necessari per scommettere ancora, nella speranza di diventare ricchi.

2. Non ci resta che piangere (1984)

Regia: Massimo Troisi e Roberto Benigni
Attori: Massimo Troisi, Roberto Benigni, Amanda Sandrelli, Iris Peynado, Carlo Monni, Paolo Bonacelli
Una delle coppie più indimenticabili del nostro schermo: quella formata da Massimo Troisi e Roberto Benigni, calati nei panni di Mario e Saverio, rispettivamente un bidello e un maestro delle elementari che si ritrovano a imboccare una strada secondaria a bordo della stessa vettura per non dover aspettare che passi il treno presso un passaggio a livello.
Ma nel mezzo del cammin della loro vita i due si ritroveranno in una selva oscura, resa tale da un’incredibile tempesta che li catapulterà dall’anno 1984 al 1492.
Un flashback storico in tutti i sensi: oltre a toccare temi, avvenimenti e personaggi della Storia, con le loro esilaranti gag Troisi e Benigni hanno fatto la storia del cinema italiano.
Un capolavoro da vedere e rivedere, un gioiello prezioso che si avvale di due delle gemme più lucenti del nostro schermo.

1. Amici miei (1975)

Regia: Mario Monicelli
Attori: Ugo Tognazzi, Gastone Moschin, Adolfo Celi, Franca Tamantini, Philippe Noiret, Milena Vukotic
Film incentrato su quattro amici inseparabili: il conte Raffaele Mascetti, l’architetto Rambaldo Melandri, il redattore Giorgio Perozzi e Guido Necchi. Sono tutti alla soglia dei 50 anni ma non lasciano andar via la propria gioia di vivere come dei ragazzacci, tra scherzi e burle di ogni genere.

 https://tg24.sky.it/spettacolo/cinema/top/2020/02/19/migliori-film-comici-italiani.html

I migliori film italiani del ventunesimo secolo

Non essere cattivo di Claudio Caligari (2015)

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Ostia, 1995. Tra confessioni, eccessi e avventure vissute insieme, Vittorio e Cesare trascorrono le loro giornate nell’ozio dell’inettitudine, vendendo “cocaina frizzantina”. Con il passare dei tempi e dopo aver conosciuto Linda, ragazza di cui si innamora, Vittorio sente il bisogno di cambiare, di dare un senso ai propri giorni, fino ad allora consumati nell’attesa del piacere. Abbandonando la passività dell’inerzia e allontanandosi da Cesare, trova un lavoro, ricomincia a vivere.
Seguendo la linea tracciata attraverso la trilogia ideale composta da Amore tossico (1983) e da L’odore della notte (1998), Claudio Caligari offre allo spettatore uno squarcio di un’Italia abbandonata, distrutta dall’inedia, massacrata dal vizio.
Non essere cattivo, mostrando in modo realistico e intenso la cruda realtà di chi vive ai margini, si sofferma a delineare esistenze pasoliniane che, fatalmente destinate all’autodistruzione, si perdono tra le periferie romane, smarrite e scombussolate. Esistenze che sognano la monotonia della vita della gente normale. 

Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese (2016)

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Cosa potrebbe succedere se, durante una cena, si chiedesse innocentemente di mettere sul tavolo i cellulari? Cosa potrebbe succedere se un gruppo di amici eliminasse ogni barriera, smettendo di mantenere segreti, terminando di nascondere i dettagli più intimi? Cosa potrebbe succedere se ognuno avesse il diritto di controllare le rubriche degli altri, leggere i messaggi degli altri, telefonare i contatti degli altri? Nulla, se non vi è nulla da nascondere. Teoricamente.
Lontano dalla volgarità della più becera banalità, muovendosi attraverso stereotipi e cliché, Paolo Genovese costruisce Perfetti Sconosciuti, un film scoppiettante che riesce pienamente nel suo intento di travalicare la mediocrità del solito cinema italiano. 
Perfetti sconosciuti si presenta allo spettatore come una pellicola che, sfruttando nella loro totalità le potenzialità degli modelli della tipica commedia italiana, rappresenta attraverso una prospettiva fortemente ironica — ed autoironica — il carattere profondamente tragico della quotidianità di una società superficiale, dove l’intimità è andata perduta, cedendo il proprio posto all’indifferenza. L’indifferenza, unica dominatrice dei rapporti interpersonali tra esistenza sconosciute, impossibili da conoscere.

Nico, 1988 di Susanna Nicchiarelli (2017)

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Musa di Andy Warhol. Voce dei Velvet Underground. Bellissima e magnetica, Christa Päffgen si presenta giunonica sul palco, circondata da occhi adoranti che la celebrano, che la divinizzano, che la invocano. Bocche estasiate pronunciano il suo nome, ripetutamente: Nico.
Percorrendo in modo originale la vita della carismatica Christa Päffgen, Susanna Nicchiarelli compone un film biografico anarchico e anticonvenzionale, privo dell’intento celebrativo della più scontata agiografia.
Senza soffermarsi in modo eccessivo sulla lunga e celebre parentesi con i Velvet Underground di Lou Reed, la regista italiana decide di mostrare un lato inedito della cantante tedesca, presentando al pubblico la quotidianità della donna dopo l’esperienza con la band, ricostruendone la vita sia dal punto di vista privato che da quello pubblico, tessendo un ritratto minuzioso di una delle personalità più complesse del panorama musicale.

Dogman di Matteo Garrone (2018)

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In una periferia sospesa tra realtà e finzione, tra fiaba e contemporaneità, Marcello trascorre le proprie giornate nella più becera monotonia, fatta di famiglia e lavoro, momenti sott’acqua trascorsi con la figlia Sofia e ore passate in un negozio di toelettatura. Nei margini di una metropoli degradata immersa nella desolazione del panorama costiero, dove vige la legge del più forte, si scontra con Simoncino, ex pugile che, terrorizzando l’intera comunità, instaura con l’uomo un rapporto ambiguo, di affetto e di subordinazione.
Ispirandosi ad una vicenda tratta dalle pagine della cronaca giornalistica, Matteo Garrone plasma Dogman, una riflessione sulla condizione umana e sulla desolazione dei rapporti interpersonali, un’analisi esistenziale dal carattere fortemente pessimistico.
In un continuo crescendo di guaiti, violenze e tensione, la pellicola si caratterizza come un’opera straniante, distante dall’estetizzazione della violenza tipica della società in cui viviamo, un film in cui l’apice dell’emotività viene raggiunto attraverso la messinscena del non detto, del non visto, del non identificabile. La violenza della non violenza.
Di derivazione esplicitamente pasoliniana, il prodotto artistico del regista romano è perennemente dominato da un’atmosfera caratterizzata dalla forte presenza di un timore reverenziale, tipico della più severa ed austera religiosità. Si allontana, quindi, dall’essere pura e semplice esposizione didascalica di un drammatico fatto di cronaca nera, trasformandosi in una narrazione desueta che assume un aspetto universale, simbolico, quasi surreale.

Lazzaro felice di Alice Rohrwacher (2018)

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Alice Rohrwacher continua a realizzare una sua idea di cinema “personale” e fuori dalle solite correnti proposte dal nostro paese, perseguendo le sue idee come fa una vera autrice.
Così ci regala questo Lazzaro felice, una fiaba la cui storia narra di un villaggio di contadini dove il tempo si è fermato alla mezzadria tiranneggiato dalla marchesa (Braschi) che dispone a piacimento di cose e persone. Tra la famiglia di contadini vi è Lazzaro (straordinario Adriano Tardioli) un ragazzo ingenuamente buono, sempre disposto ad aiutare il prossimo. Durante una visita della marchesa, Lazzaro conoscerà il figlio di quest’ultima, Tancredi, con il quale spezzerà la fiaba rivelando il “grande inganno”.
Così i paesaggi caldi e solari della campagna lasciano il posto a quelli più grigi e decadenti di un ambiente urbano contemporaneo, dove la prigionia della mezzadria si sostituirà a quella dei moderni emarginati la cui unica salvezza è nella speranza di un ritorno alla terra e alla natura. Solo Lazzaro rimarrà tale, immutabile.
Un film coinvolgente e originale girato con abilità dalla Rohrwacher che riesce a emozionare e a far riflettere, affascinando lo spettatore anche grazie al surplus della fotografia. Imperdibile.


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Gli anni 2000: 20 film memorabili del cinema italiano moderno.



1. Pane e tulipani (Italia 2000, col, 110 min.), regia di Silvio Soldini. Con Licia Maglietta, Bruno Ganz, Giuseppe Battiston, Antonio Catania, Marina Massironi.
Trama: Dimenticata in un autogrill dalla famiglia in gita, la casalinga pescarese Rosalba ( Licia Maglietta ) finisce a Venezia, dove l’amicizia del timido cameriere Fernando ( Bruno Ganz) le fa sperare di poter cambiare vita: ma fino a quando posso durare i sogni?
• Venduto in tutto il mondo ( negli Usa rimase in cartellone per oltre sei mesi ) e campione di incassi in patria, “Pane e tulipani” venne osannato come il film che segnava la “rinascita del cinema italiano”. E in effetti, ha tracciato la strada, poi intraprese da altri autori e attori nel corso degli anni a venire. La Venezia di “Pane e tulipani” è un’isola irreale e utopica, dove i sogni si realizzano e la tecnologia non esiste: una danza cavalleresca ballata in punta di piedi. Strepitosa la prova di Licia Maglietta, che rende credibile un personaggio realistico ( la casalinga tradita dal marito e frustrata nelle proprie aspirazioni ) calato in un contesto fuori dal tempo. Azzeccata atmosfera favolistica.

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Licia Maglietta nel film “Pane e tulipani”(2000).
2. L’ultimo bacio ( Italia 2001, col.117 min. ), regia di Gabriele Muccino. Con Stefano Accorsi, Giovanna Mezzogiorno, Martina Stella, Claudio Santamaria, Sabrina Impacciatore, Stefania Sandrelli.
Trama: Tradimenti, matrimoni, fughe e rientri coinvolgono cinque amici con le rispettive consorti: su tutte spicca la storia di Carlo (Stefano Accorsi) e Giulia ( Giovanna Mezzogiorno ): lei al terzo mese di gravidanza, lui sedotto “per l’ultima volta” da una diciottenne ( Martina Stella ).
• “L’ultimo bacio” diventa da subito simbolo di una generazione, quella dei trentenni, restia a diventare adulta, incapace sia di adagiarsi all’interno degli schemi dettati dalle regole sociali sia di romperli per sostituirli con principi nuovi. Giovani cresciuti all’interno di famiglie normali, perennemente in corsa, affetti da depressione cronica e alla ricerca disperata di un sentimento d’amore che dovrebbe porre fine a ogni forma di frustrazione. Modello da prendere in esame, per lo studio della “nuova” commedia all’italiana, grazie ad una perfetta descrizione sociologica dei tempi attuali e ad un montaggio serrato, che rendono la pellicola particolarmente efficace e toccante.

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Stefano Accorsi e Giovanna Mezzogiorno nel film “L’ultimo bacio”(2001).
3. Le fate ignoranti ( Italia 2001, col. 106 min.), regia di Ferzan Ozpetek. Con Margherita Buy, Stefano Accorsi, Andrea Renzi, Serra Yilmaz, Rosaria De Cicco, Gabriel Garko.
Trama: Rimasta vedova, la borghese Anna ( Margherita Buy ) scopre con grande sconcerto che suo marito Massimo ( Andrea Renzi ) aveva un amante, Michele (Stefano Accorsi). E piano piano viene coinvolta nel mondo variopinto, multietnico e multisessuale che Massimo frequentava in gran segreto.
• Girato a Roma, quello di Ozpetek, è un film che osa parecchio e offre uno spaccato inedito di una capitale abitata da immigrati, omosessuali, emarginati di ogni colore ed età, ancora oggetto di imbarazzo nell’Italia conformista dei primi anni del XXI secolo. Ma porta anche alla luce con delicatezza e con intelligente parsimonia nell’uso dei cliché storie d’amore, di malattia, di morte. Si riflette sulle differenze culturali e sui valori della famiglia tradizionale, ormai in profonda crisi di fronte alle trasformazioni storiche e sociali e sulla ormai dilagante globalizzazione delle razze umane. Nastri d’argento sia per Margherita Buy, che per Stefano Accorsi.

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Stefano Accorsi e Margherita Buy nel film “Le fate ignoranti”(2001).
4. La stanza del figlio ( Italia 2001, col, 99 min. ), regia di Nanni Moretti. Con Nanni Moretti, Laura Morante, Jasmine Trinca, Silvio Orlando, Giuseppe Sanfelice.
Trama: La vita normale dello psicoanalista Giovanni ( Nanni Moretti ) è sconvolta dall’improvvisa morte del figlio ( Giuseppe Sanfelice ) durante un’immersione, mettendo in crisi anche il rapporto con la moglie ( Laura Morante ) e la figlia (Jasmine Trinca ). L’improvvisa visita di un’amica del figlio innesca tutta una serie di eventi che permetteranno alla famiglia di elaborare il lutto.
• Una commedia amara, amarissima, probabilmente la migliore di Nanni Moretti, che racconta gli effetti che la morte di un figlio provoca in una famiglia medioborghese. La sceneggiatura, molto efficace, libera la trama da qualsiasi lacrimevole retorica, affrontando in modo originale, più vero e niente affatto scontato, un tema molto abusato. Sensi di colpa, solitudine, incapacità di comunicare, Nanni Moretti orchestra tutti questi elementi, con la sagacia del grande regista e vince la Palma d’Oro al Festival di Cannes.

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Nanni Moretti sul set del film “La stanza del figlio”(2001), Palma d’Oro al Festival di Cannes.
5. L’ora di religione (Italia 2002, col, 102 min.), regia di Marco Bellocchio. Con Sergio Castellitto, Piera Degli Esposti, Jacqueline Lustig, Chiara Conti, Gigio Alberti.
Trama: Ernesto Picciafuoco ( Sergio Castellito ), pittore e illustratore di fiabe per bambini, riceve la visita del segretario di un cardinale che gli annuncia il processo di beatificazione della madre, uccisa in un momento di follia da Egidio, fratello pazzo del protagonista e bestemmiatore incallito. Ernesto deve allora far fronte all’intrusione nel suo mondo laico di personaggi che vivono e praticano la religione come forma di assicurazione per l’eternità, mentre rimane affascinato dalla maestra di religione del figlio.
• Uno dei migliori film italiani degli ultimi trentanni, L’ora di religione, sorretto da un Sergio Castellito da applausi, getta lo sguardo sul presente e sulla società italiana contemporanea. Il regista Marco Bellocchio, riprendendo idealmente i temi del suo primo film, I pugni in tasca, del 1965, si interroga sul senso e sulla forza di scelte che si danno per scontate e che invece devono essere quotidianamente ribadite: proprio come è costretto a fare il protagonista, che vede riemergere un passato che credeva superato e che invece tutti sembrano disposti a tradire. La chiave scelta è quella del grottesco, che aggira i limiti del racconto realistico e permette di affrontare tutti i temi sul tavolo- le azioni dettate dal tornaconto, l’arroganza delle istituzioni, le ambiguità della Chiesa- senza cadere nel cinismo o nell’autoconsolazione. Incetta di premi nazionali e internazionali: menzione speciale a Cannes, Oscar europeo a Sergio Castellitto, Nastri d’argento a Bellocchio e Castellito, David di Donatello a Piera Degli Esposti. Capolavoro.

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la locandina originale del film di Marco Bellocchio, “L’ora di religione”(2002), con splendido protagonista Sergio Castellitto, Oscar europeo come miglior interprete maschile.
6. Respiro ( Italia 2002, col, 100 min. ), regia di Emanuele Crialese. Con Valeria Golino, Vincenzo Amato, Francesco Casisa, Filippo Pucillo, Elio Germano.
Trama: Grazia ( Golino ) è una giovane madre di tre figli, ha un marito che fa il pescatore e un lavoro nella fabbrica del pesce vicino al porto. Creatura inquieta, dai comportamenti incomprensibili, Grazia è vista con sospetto e diffidenza dagli abitanti dell’isola di Lampedusa. Quando il marito cerca di convincerla a lasciare l’isola per andare a curarsi a Milano, la donna scappa dal paese e si rifugia, con la complicità del figlio maggiore, in una grotta: verrà creduta morta da tutti. Ma così non rinuncia alla sua personale idea di libertà.
• Film memorabile, Respiro afferma un’idea di cinema come viaggio, come incontro con culture diverse, come sforzo di svelare la realtà al di là degli stereotipi. Valeria Golino, la musa di Crialese, recita con un gruppo di attori scelti tra gli abitanti di Lampedusa, e si muove in fusione perfetta nel paesaggio aspro e splendente dell’isola. Il suo personaggio vive di scatti luminosi e sorprendenti, così come di buie depressioni e di chiusure improvvise. Respiro è una risalita verso il passato ( gli anni ’60 ) che rilegge i nodi fondanti del mito mediterraneo: l’infanzia, la femminilità, la terra immersa in uno splendore solare e marino che acceca, che sorregge un incantato desiderio di vita e di libertà. Premio speciale della Critica a Cannes e Nastro d’argento come migliore attrice protagonista per la Golino.

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Valeria Golino sul set del film “Respiro”(2002), girato sull’isola di Lampedusa.
7. La meglio gioventù ( Italia 2003, col. 354 min. ), regia di Marco Tullio Giordana. Con Luigi Lo Cascio, Alessio Boni, Adriana Asti, Sonia Bergamasco, Fabrizio Gifuni.
Trama: Diviso in quattro puntate e prodotto originariamente per la televisione, il film uscì al cinema in due atti. Ritratto di un’epoca che va dagli anni ’60 ad oggi, il film di Giordana mette in scena il Bel Paese attraverso lo sguardo di Nicola e Matteo Carati ( Lo Cascio e Boni ), uniti nella fratellanza, divisi nelle intenzioni, diversi nel destino.
• “La meglio gioventù” è un’opera nella quale ci si guarda alle spalle e si tenta un bilancio: come Novecento (1976) di Bertolucci, il film compie una lunga panoramica che abbraccia enormi porzioni della nostra storia recente. La pellicola prova a rintracciare nella storia i segni premonitori di ciò che siamo, le forme ancora in incubazione della crisi sociale contemporanea e il buono che, nonostante tutto, continua ad esserci. Opera colossale e smisurato romanzo di formazione, La meglio gioventù segna un punto fermo nella recente storia del cinema italiano, anche grazie allo splendido apporto dei due giovani protagonisti. Identità nazionale e sentimenti di appartenenza alla propria terra, sono le chiavi di lettura per godere del film, ispirato all’omonima raccolta di poesie di Pier Paolo Pasolini.

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Luigi Lo Cascio e Alessio Boni, i due giovani protagonisti de “La meglio goventù”(2003).
8. Le conseguenze dell’amore ( Italia 2004, col, 100 min. ), regia di Paolo Sorrentino. Con Toni Servillo, Olivia Magnani, Adriano Giannini, Antonio Ballerio, Nino D’Agata.
Trama: Contabile della mafia, da dieci anni in Svizzera per riciclare denaro sporco, Titta Di Girolamo ( Servillo ) si innamora della barista ( Magnani ) dell’hotel in cui risiede, e per regalarle un’auto usa soldi non suoi. Quando due killer cercano di derubarlo, lui fa sparire l’ingente refurtiva: ma il mancato incontro con la ragazza lo spinge ad accettare passivamente la punizione dei suoi “datori di lavoro”.
• Opera seconda di Paolo Sorrentino, per la seconda volta insieme a Toni Servillo, suo alter-ego cinematografico, nel film si avverte già la capacità del regista napoletano di lavorare sulle convenzioni nostrane- in questo caso il film di mafia-sabotandole, quasi facendole implodere, trasformandole in qualcosa di nuovo e mai visto. “Le conseguenze dell’amore” è un noir interiore e imprevedibile, in cui si fondo stile e tragedia dell’assurdo, con un finale impossibile da dimenticare. A sorpresa 5 David di Donatello: miglior film, regia, sceneggiatura, attore protagonista e fotografia.

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Olivia Magnani e Toni Servillo in una scena tratta dal film “Le conseguenze dell’amore”(2004), di Paolo Sorrentino.
9. La seconda notte di nozze ( Italia 2005, col. 103 min. ), regia di Pupi Avati. Con Antonio Albanese, Katia Ricciarelli, Neri Marcoré, Marisa Merlini, Angela Luce.
Trama: Avati, splendido direttore d’attori, mette insieme un trio di protagonisti tanto bizzarro, quanto sorprendentemente efficace: Neri Marcorè, che offre al suo personaggio tratti di luciferina cialtronaggine; Katia Ricciarelli, al suo debutto d’attrice, che colpisce per misura e naturalezza; ma soprattutto la commovente interpretazione di Antonio Albanese, nei panni del tenero personaggio di Giuliano, possidente del sud appena uscito dal manicomio. Un’idiota dai tratti quasi pirandelliani che nella sua ingenuità assume su di sé parte del senso della vita di un’Italia che usciva dalla Seconda Guerra Mondiale e cercava (con forza ma senza troppo illudersi) una “pulizia” interiore. 
• Amaro affresco dell’Italia meridionale del secondo dopoguerra, il film di Pupi Avati tocca le corde della poesia, per la sua delicatezza dei percorsi della memoria, e per quelle note sottili e ripiegate della malinconia, dosate al punto giusto. Antonio Albanese, vero mattatore della pellicola, regala al regista un’interpretazione tanto trattenuta quanto intensa, capace di toccare le corde della poesia e della commozione senza cadere nel patetico. La dimostrazione della grande sensibilità interpretativa dell’attore, nonchè della capacità più unica che rara di vestire una parte così difficile e intensa al tempo stesso. Un film avventuroso, elegiaco e bello che con delicatezza malinconica capovolge le idee convenzionali e dice cose dure, anche se non originali: che l’essere umano può diventare abietto, quando è affamato o alimentato da pregiudizi. Applausi scroscianti al Festival di Venezia, dove però non si aggiudica alcun premio.

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Magistrale interpretazione di Antonio Albanese, per il Maestro Pupi Avati nel film “La seconda notte di nozze” (2005): è il fragile e ingenuo Giordano che aiuta i contadini disinnescando gli ordigni inesplosi della seconda Guerra Mondiale.
10. Il caimano ( Italia 2006, col. 112 min. ), regia di Nanni Moretti. Con Silvio Orlando, Margherita Buy, Jasmine Trinca, Nanni Moretti, Elio De Capitani, Michele Placido.
Trama: Una giovane regista ( Trinca ) vorrebbe fare un film sull’ascesa al potere del Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi; propone il copione al proprio produttore ( Orlando ), che accetta, pur roso dai dubbi. Gli ostacoli sono molti e non solo di natura personale. Le difficoltà comunque, non impediscono di girare almeno la lunga sequenza finale, in cui Berlusconi viene condannato a sette anni di reclusione.
• De Il caimano si è parlato molto già prima che uscisse. Il film, infatti, riguarda Berlusconi, e la sua uscita a ridosso delle elezioni del 2006 ha fatto molto rumore. Il personaggio pubblico viene però isolato all’interno di una finzione debitrice di Borges e Pirandello, e di un labirinto di specchi narrativi a tratti vertiginoso. Di pirandelliano, infatti, nel film c’è proprio il personaggio di Berlusconi, interpretato da diversi attori: quello immaginato dalla protagonista ( De Capitani ); quello interpretato da Michele Placido; quello vero nelle sequenze di repertorio; e c’è infine quello cui lo stesso Moretti offre il suo volto. L’autore “divora” l’immagine del suo nemico sostituendosi a lui nell’ultima apocalittica sequenza. Grottesca pazzia per un film da vedere.

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La locandina originale del film “Il caimano”(2006), diretto da Nanni Moretti.
11. Gomorra ( Italia 2008, col. 135 min.), regia di Matteo Garrone. Con Toni Servillo, Gianfelice Imparato, Maria Nazionale, Salvatore Cantalupo, Gigio Morra.
• L’impresa di trasformare in film il testo di Roberto Saviano sembrava impossibile. Gomorra letterario è infatti un romanzo tuttora indecifrabile per come ha saputo mescolare l’impianto giornalistico, la scrittura d’inchiesta e la narrativa. Epica e informazione, nello stile dello scrittore, diventano un tutt’uno e il magma di avvenimenti, personaggi, folklore e descrizione politico-economica costituiscono un nucleo difficilmente scomponibile. Il regista Matteo Garrone ha invece compiuto il miracolo, con una descrizione che si avvale dell’adesione ai classici canoni del modello neorealista. I dialoghi sono recitati in napoletano stretto, sottotitolati in italiano; gli ambienti sono quelli autentici dei quartieri di Vele e di Scampia; gli attori provengono dal capoluogo campano e in alcuni casi persino dalla strada; quel che viene raccontato affonda le radici nella cronaca del libro. Il risultato è eclatante, anche grazie all’interpretazione di attori come Toni Servillo, Gianfelice Imparato e Maria Nazionale. Molti premi, tra cui spicca il Gran Premio della Giuria a Cannes, segnale di rinascita del cinema italiano in ambito internazionale.

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La locandina originale di “Gomorra”(2008), di Matteo Garrone, Premio della Giuria al Festival di Cannes.
12. Il divo ( Italia 2008, col.111 min. ), regia di Paolo Sorrentino. Con Toni Servillo, Anna Bonaiuto, Giulio Bosetti, Flavio Bucci, Carlo Buccirosso.
• Al suo quarto lungometraggio il giovane regista napoletano Paolo Sorrentino si conferma autore di razza, confezionando un film interessante e innovativo nel panorama italiano contemporaneo. Lo stile barocco e sontuoso che caratterizza il film può rivelarsi a tratti disturbante, e infatti non ha mancato di suscitare qualche rimostranza da parte dei critici, ma il film ha comunque riscosso grande successo, anche a livello internazionale, ammaliando il pubblico e vincendo il Premio della Giuria al Festival di Cannes, del 2008. Il divo  è un affresco epocale, un pò biografia, un pò film inchiesta, un pò opera rock il cui indiscusso protagonista è lo strepitoso Toni Servillo nel ruolo del divino Giulio Andreotti, l’uomo che ha partecipato in prima persona a tutti gli eventi più importanti della storia della Repubblica italiana.

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L’Andreotti surreale di Toni Servillo nel film “Il divo”(2008), di Paolo Sorrentino.
13. Basilicata coast to coast ( Italia 2010, col. 105 min. ), regia di Rocco Papaleo. Con Rocco Papaleo, Giovanna Mezzogiorno, Alessandro Gassman, Max Gazzé, Paolo Briguglia, Claudia Potenza.
Trama: La storia del picaresco viaggio di quattro amici ( Papaleo, Gassman, Gazzè, Briguglia ), ai quali si aggiunge una giornalista figlia di onorevole ( Mezzogiorno) , che decidono di attraversare la Basilicata a piedi, da Maratea a Scanzano Jonico, per partecipare ad un festival della canzone. Ognuno ha i suoi problemi, e il viaggio errante avrà per tutti un valore terapeutico. L’avventura servirà a loro per ritrovare se stessi e per riacquistare fiducia nelle proprie capacità.
• Prendendo come modello L’Armata Brancaleone, di Mario Monicelli, il lucano Rocco Papaleo al suo esordio da regista, costruisce un film, diventato fin da subito un cult del cinema italiano contemporaneo, nonché una delle pellicole più apprezzate degli ultimi anni. Considerato un vero e proprio “inno al meridione italiano”, Basilicata coast to coast, ha ottenuto unanimi dichiarazioni di consenso, presso la critica specializzata: il Manifesto lo ha definito «Un’idea bella e commovente»; Il Messaggero «Non esplosivo ma dolce»; L’Unità «ben recitato, ben girato e pieno di magnifiche musiche» oltreché «struggente, randagio, emozionante»; il Corriere della Sera «Film vitale, simpatico, con qualcosa di prolisso e didascalico, ma pieno di una genuina voglia di cinema e racconto»; La Stampa «un piccolo film che trova con spontaneità una sua intonata forma artistica». Tre David di Donatello e due Nastri d’argento, tra cui quelli come miglior regista esordiente a Rocco Papaleo.

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Il cast del film “Basilicata coast to coast”(2010), di Rocco Papaleo. Da sinistra a destra: Alessandro Gassman, Paolo Briguglia, Rocco Papaleo, Max Gazzé e Giovanna Mezzogiorno.
14. Senza arte ne parte ( Italia 2011, col, 90 min. ), regia di Giovanni Albanese. Con Vincenzo Salemme, Donatella Finocchiaro, Giuseppe Battiston, Hassani Shapi, Paolo Sassanelli, Giulio Beranek.
Trama: La storiadi Enzo (Vincenzo Salemme),Carmine (Giuseppe Battiston) e Bandula (Hassani Shapi),tre operai che lavorano in un pastificio nel salento, improvvisamente licenziati per far spazio a nuovi macchinari pronti a sostituirli. Alla fine l’occasione per ricominciare viene data loro proprio dal vecchio datore di lavoro (Paolo Sassanelli) che li assume per fare la guardia ad alcune opere di arte contemporanea,acquistate per esser rivendute al miglior offerente.Dopo aver scoperto che le opere potevano essere riprodotte con facilità, si ingegnano per rifarle così da poter rimpiazzare quelle originali che, avrebbero venduto per conto loro. Imprevisti e guai a non finire. Lieto fine.
• Piccolo film del regista emergente Giovanni Albanese, Senza arte ne parte emerge grazie ad una trama piuttosto svelta, a dialoghi molto divertenti e alla vérve degli interpreti. I personaggi di   Salemme e Battiston sono entrambi riusciti,l’umorismo del primo, in particolare, ha libero sfogo, ed ha modo di emergere. Il film a sorpresa ha ricevuto la nomination come miglior commedia ai Nastri d’argento del 2011. Una commedia all’italiana in pieno stile, quasi una Banda degli onesti dei giorni nostri, comunque tra le commedie più gradevoli e originali, della pletora di film mediocri che abbondano nel nostro cinema contemporaneo.

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La storia di tre operai, licenziati dalla fabbrica cui lavoravano, che organizzano una bizzarra truffa, “Senza arte ne parte”(2011) è una delle commedie più interessanti degli ultimi anni. Quasi una “Banda degli onesti” dei tempi nostri, con Vincenzo Salemme, Giuseppe Battiston e Hassani Shapi.
15. L’intrepido ( Italia 2013, col, 104 min. ), regia di Gianni Amelio. Con Antonio Albanese, Livia Rossi, Gabriele Rendina, Sandra Ceccarelli.
Trama: La storia racconta la vita di Antonio, un 48enne che fa la professione di tappabuco, ovvero il “rimpiazzo”, sostituendo a lavoro quelli che, per qualche ora o qualche giorno, non possono andare a lavorare, ed allora il lavoro di Antonio diventa il lavoro di tutti: da operaio a guidatore di tram, da venditore di rose a muratore, in una Milano in cui viene esaltata l’impersonalità, grazie alla fotografia efficace di Luca Bigazzi. 
• Non è un film sul lavoro l’ultima opera del Maestro Gianni Amelio, ma è proprio il lavoro che crea una diga, che divide due generazioni. Quella di Antonio, il protagonista, magistralmente interpretato dal grande Antonio Albanese; e quella di suo figlio e di una giovane ragazza sua amica ( Gabriele Rendina e Livia Rossi ). Il regista coglie appieno l’atteggiamento di due diverse generazioni rispetto al mondo del lavoro, modellando sul protagonista un personaggio irreale, stralunato, candido, quasi sospeso in un limbo. Albanese sembra infatti, uno “Charlot dei tempi moderni”, mentre i due giovani vivono l’incapacità di comunicare, come un nemico invincibile. Questo film rende il tema del lavoro il suo personaggio principale a cui Antonio Albanese fa da spalla nella migliore interpretazione della sua carriera. Presentato alla 70esima edizione del festival di Venezia, il film non vince, ma viene profondamente e convintamente applaudito da pubblico e critica; come peraltro, ne viene lodata la perfetta interpretazione di Antonio Albanese definito “un personaggio chapliniano nell’Italia d’oggi”.

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La locandina originale del capolavoro drammatico di Gianni Amelio, interpretato magistralmente da Antonio Albanese, definito il “Charlot dei tempi moderni”.
16. La grande bellezza ( Italia 2013, col, 142 min. ), regia di Paolo Sorrentino. Con Toni Servillo, Sabrina Ferilli, Carlo Verdone, Isabella Ferrari, Carlo Buccirosso, Iaia Forte.
Trama: Roma si offre indifferente e seducente agli occhi meravigliati dei turisti, è estate e la città splende di una bellezza inafferrabile e definitiva. Jep Gambardella ( Toni Servillo ) ha sessantacinque anni e la sua persona sprigiona un fascino che il tempo non ha potuto scalfire. È un giornalista affermato che si muove tra cultura alta e mondanità in una Roma che non smette di essere un santuario di meraviglia e grandezza. Intorno a lui tutta una serie di personaggi che si muovono nella Roma bene dei decadenti anni 2000. La grande bellezza di Roma, riesce comunque a fuoriuscire, come un bagliore accecante in mezzo ai problemi dei tempi nostri.
• Il film che riconsegna l’Oscar come miglior film straniero all’Italia, 16 anni dopo La vita è bella, è quello che consegna il sodalizio Sorrenti-Servillo alla storia del cinema mondiale.Forse l’opera più ambiziosa di Sorrentino fino ad oggi, La grande bellezza è un film che vive delle stesse contraddizioni che racconta, di eccessi barocchi e intimità commoventi, momenti di un surrealismo concretissimo come di puro e cristallino godimento estetico essenziale, di una crepuscolarità costante e ininterrotta perfino dalla luce del giorno e momenti di straordinaria lucidità su sé stessi e sul mondo.
Un film opulento per ragionata necessità, ma nel quale il regista trova perfino, niente affatto paradossalmente, lo spazio per calmierare la scalmatezza della sua vorticosa macchina da presa.  Strepitoso Toni Servillo e ottimi i co-protagonisti a partire da Sabrina Ferilli e Carlo Verdone. Pletora di premi nazionali e internazionali.

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Toni Servillo, alias Jep Gambardella, alter-ego di Paolo Sorrentino, nel film “La grande bellezza”, premio Oscar 2014.
17. Il nome del figlio ( Italia 2015, col, 94 min. ), regia di Francesca Archibugi. Con Alessandro Gassman, Valeria Golino, Rocco Papaleo, Micaela Ramazzotti, Luigi Lo Cascio.
• La Archibugi , ispirandosi alla commedia francese “Cena fra amici” realizza una commedia ‘orecchiabile’, uno scavo nel passato (gli anni Settanta), con cui il film mantiene una relazione dialettica, per interrogarsi sul presente e provare a immaginare un futuro, ‘generato’ nell’epilogo. Il nome del figlio è un vaudeville sociologico, visto che la prosa è alternata da strofe cantate e conosciute, che si tuffa nel cuore dei suoi personaggi portando il film verso territori nuovi e riportandolo dentro i confini nazionali, dentro la nostra storia, le nostre vite cariche di preconcetti e pregiudizi. Sempre empatica nei confronti dei propri personaggi, la regista romana dirige un gruppo di attori intelligenti che, come ‘canta’ Dalla nel film, sono arrivati “alle porte dell’universo ognuno con i suoi mezzi e ognuno in modo diverso, magari arrivando a pezzi”. Attori-autori, Valeria Golino, Luigi Lo Cascio, Rocco Papaleo e Alessandro Gassmann contribuiscono alla creazione del film, intrecciando una tensione emotiva ed estetica che raggiunge l’acme sulle note di “Telefonami tra vent’anni”. Con loro ma fuori campo, fuori tempo rispetto al flusso di musica e di coscienza, fuori salotto e al di là della finestra, si (ri)leva Micaela Ramazzotti: uno straordinario assolo di cinque grandi interpreti, su tutti Gassman che ai Nastri d’argento si aggiudicherà il premio come miglior attore protagonista dell’annata; e la Ramazzotti che vincerà meritatamente nella categoria “miglior attrice non protagonista”. La miglior pellicola italiana dell’annata 2015, e una delle migliori degli ultimi vent’anni: grande film che rasenta il capolavoro.

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Il cast del film di Francesca Archibugi, “Il nome del figlio”, miglior film italiano della stagione 2015. Da sinistra a destra: Luigi Lo Cascio, Micaela Ramazzotti, Alessandro Gassman, Valeria Golino e Rocco Papaleo.
18. Per amor vostro ( Italia 2015, col, 110 min. ), regia di Giuseppe M. Gaudino. Con Valeria Golino, Massimiliano Gallo, Adriano Giannini, Elisabetta Mirra.
• Gaudino affida alle poderose spalle interpretative di Valeria Golino le innumerevoli sfaccettature di una persona che si fa presente/passato e forse anche futuro e ne viene ripagato quasi che il nome di finzione che le attribuisce volesse, più o meno inconsciamente, far correre il pensiero a una ‘grande’ del cinema come Anna Magnani. Se la colonna sonora musicale riesce a far confluire in un magma di suoni e di stili, il rapporto tra gli inferi urbani e un cielo che a tratti si fa quasi più ctonio degli inferi stessi, la messa in parallelo della vita quotidiana della protagonista e il mondo ‘della’ e ‘da’ soap opera in cui lavora e si innamora suona un po’ didascalico. Ma quando si ha a disposizione una ‘vera’ attrice anche questo ostacolo può essere superato. E il paragone con Anna Magnani non è azzardato: Valeria Golino è di gran lunga infatti la miglior attrice italiana del cinema moderno, e al festival del cinema di Venezia trionferà con un consenso quasi unanime. Vincerà infatti la Coppa Volpi come miglior interprete femminile della prestigiosa kermesse veneziana ( la seconda in carriera ). Massimo Bertarelli de Il Giornale loda l’interpretazione di Valeria Golino, che giudica abbia meritato la Coppa Volpi, “spicca in un bel ritratto di donna orgogliosa e sensibile”. Su L’espresso, Emiliano Morreale ha apprezzato il film e l’interpretazione di Valeria Golino “meritatissima Coppa Volpi a Venezia”. Cristina Piccino su Il Manifesto, parla addirittura di interpretazione epocale di Valeria Golino, definendo il personaggio da lei interpretato “unico nel cinema italiano”. Pellicola memorabile, accolta però con freddezza nelle sale.

Per amor vostro di Beppe Gaudino
Una intensa immagine di Valeria Golino, nel film “Per amor vostro”(2015). Premio miglior interpretazione femminile al Festival di Venezia per la Golino.
19. Lo chiamavano Jeeg Robot ( Italia 2016, col, 112 min.), regia di Gabriele Mainetti. Con Claudio Santamaria, Luca Marinelli, Ilenia Pastorelli, Stefano Ambrogi, Maurizio Tesei.
• Quello realizzato da Gabriele Mainetti è un superhero movie classico, con la struttura, le finalità e l’impianto dei più fulgidi esempi indipendenti statunitensi. Pensato come una “origin story” da fumetto americano degli anni ’60, girato come un film d’azione moderno e contaminato da moltissima ironia che non intacca mai la serietà con cui il genere è preso di petto, Lo chiamavano Jeeg Robot si muove tra Tor Bella Monaca e lo stadio Olimpico, felice di riuscire a tradurre in italiano la mitologia dell’uomo qualunque che riceve i poteri in seguito a un incidente e che, attraverso un percorso di colpa e redenzione, matura la consapevolezza di un obbligo morale. Il risultato è riuscito oltre ogni più rosea aspettativa, somiglia a tutto ma non è uguale a niente, si fa bello con un cast in gran forma scelto con la cura che merita ma ha anche la forza di farlo lavorare per il film e non per se stesso. Claudio Santamaria è il protagonista, outsider da tutto, un po’ rintronato e selvaggio, avido, alimentato a film porno, pieno di libido ma anche dotato della dirittura morale migliore; Luca Marinelli è la sua nemesi, piccolo boss eccentrico e sopra le righe, spaventoso e sanguinario con i suoi occhi piccoli e iniettati di follia ma anche malato di immagine (ha partecipato a Buona Domenica anni fa e sogna di diventare famoso e rispettato con il crimine), l’anello di congiunzione tra la borgata di Roma e il Joker. Intorno a loro un trionfo di comprimari tra i quali spicca (per adeguatezza alla parte e physique du role) Ilenia Pastorelli. 7 David di Donatello, tutti quelli agli attori, per quello che è, probabilmente, il film italiano di fantasy più bello di tutti i tempi.

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Intensa immagine di Claudio Santamaria nel film “Lo chiamavano Jeeg Robot”, film rivelazione dell’anno 2016.
20. Perfetti sconosciuti ( Italia 2016, col, 97 min.), regia di Paolo Genovese. Con Valerio Mastrandrea, Kasia Smutniak, Giuseppe Battiston, Anna Foglietta, Marco Giallini, Edoardo Leo.
Trama: Quante coppie si sfascerebbero se uno dei due guardasse nel cellulare dell’altro? È questa la premessa narrativa dietro la storia di un gruppo di amici di lunga data che si incontrano per una cena destinata a trasformarsi in un gioco al massacro. E la parola gioco è forse la più importante di tutte, perché è proprio l’utilizzo “ludico” dei nuovi “facilitatori di comunicazione” – chat, whatsapp, mail, sms, selfie, app, t9, skype, social – a svelarne la natura più pericolosa: la superficialità con cui (quasi) tutti affidano i propri segreti a quella scatola nera che è il proprio smartphone (o tablet, o pc) credendosi moderni e pensando di non andare incontro a conseguenze, o peggio ancora, flirtando con quelle conseguenze per rendere tutto più eccitante.
• David di Donatello come miglior film della stagione 2015/2016, la pellicola di Paolo Genovese ha avuto un incredibile successo di pubblico, oltre 20 milioni di euro di incassi, secondo solo al film nazional-popolare di Checco Zalone. Lodato anche dalla critica, quasi incondizionatamente, il film è una commedia all’italiana a tutti gli effetti, sui falsi miti dei tempi attuali e mantiene un tono narrativo adeguato dal primo all’ultimo secondo:non melodrammatico (alla L’ultimo bacio), non romanticamente nostalgico (alla Il nome del figlio), non farsesco, non cinico, ma comico al punto giusto, con sfumature sarcastiche e iniezioni di dolore. Questa “cena delle beffe” attinge a molto cinema francese e americano, ma la declinazione dei rapporti fra i commensali è italiana, con continui riferimenti a un presente in cui il lavoro è precario, i legami fragili e i sogni impossibili. La scrittura è crudele, precisa, disincantata, e ha il coraggio di lasciare appese alcune linee narrative, senza la compulsione televisiva a chiudere ogni scena. C’è anche una coda alla Sliding Doors che mostra come il “gioco” (prima che diventi al massacro) sia gestibile solo con l’ipocrisia e l’accettazione di certe regole non scritte: ed è questa la strada che più spesso scelgono gli esseri “frangibili”. Azzeccato il cast.  

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La locandina originale del film di Paolo Genovese, “Perfetti sconosciuti”(2016), David di Donatello come miglior film della stagione 2015/2016.

Domenico Palattella

https://associazioneladolcevita.wordpress.com/2016/12/31/gli-anni-2000-20-pellicole-memorabili-del-cinema-italiano/