ATTI LINGUSITICI
Gli atti linguistici [speech acts] rappresentano il fulcro della pragmatica linguistica, la base dello studio dell’uso della lingua in circostanze concrete (Sbisà, 1978, 1984). Essi costituiscono l’unità fondamentale del parlare, considerato come attività convenzionale inserita in contesti precisi, in cui il dire equivale sempre al fare. La teoria dell’atto linguistico si identifica con lo studio dell’azione linguistica, cioè con l’analisi dei vari modi in cui dire qualcosa corrisponde a fare qualcosa. Infatti allorché gli esseri umani prendono la parola, non soltanto pronunciano frasi dotate di struttura grammaticale e semantica, ma compiono dei veri e propri atti governati da regole che sottostanno al principio dell’“appropriatezza”, principio che associa i fattori squisitamente situazionali con le co-noscenze condivise dagli interlocutori dello scambio comunicativo. Una richiesta, una constatazio-ne, una promessa, un ringraziamento, un ordine, una dichiarazione, ecc. sono atti linguistici, vale a dire sono autentiche azioni che vengono compiute universalmente in tutte le occasioni di interazio-ne e di negoziazione.
Dobbiamo al filosofo analitico oxoniense J.L. Austin (1962), tra il 1951 e il 1955, la teorizzazione sistematica e la prima classificazione degli usi del linguaggio, la cui unità d’analisi viene appunto definita “atto linguistico”, del quale egli fornisce tre livelli di descrizione: atto locutorio, atto illocu-torio, atto perlocutorio. Sono state proposte successive tassonomie degli atti linguistici, per esempio da J. Habermas nel 1967 e da J.R. Searle nel 1969, che in questa sede però non vengono delibera-tamente prese in considerazione
ATTO LOCUTORIO
L’atto locutorio è dominato dalla locuzione [locution] e si definisce come atto linguistico formal-mente inteso, nel modo in cui esso si presenta espresso fonologicamente o graficamente. L’atto lo-cutorio è semplicemente l’atto di dire qualcosa, cioè il proferire espressioni appartenenti a un certo lessico e combinate secondo una specifica sintassi (Recanati, 1980). L’atto locutorio è quindi costi-tuito dalla produzione di determinati suoni (atto fonetico), organizzati in parole e dotati di una strut-tura sintattica (atto fatico), in grado di esprimere un senso e un riferimento (atto retico).
8.4.2 ATTO ILLOCUTORIO
L’atto illocutorio, dominato dalla illocuzione [illocution], evidenzia palesemente l’idea del lin-guaggio come azione. Mentre l’atto locutorio si esaurisce nella dimensione sintattica e semantica, quello illocutorio va oltre questi ambiti, collocandosi specificamente nella dimensione pragmatica e nelle dinamiche interazionali: produce qualcosa nel dire qualcosa. L’atto illocutorio si delinea come un atto linguistico che veicola la forza con cui il parlante presuppone che il proprio interlocutore in-terpreti ciò che viene detto, trasmettendo così il fine, lo scopo (ends) implicato nel discorso. Mentre questo atto – che può essere anche indiretto – viene definito illocutorio, la sua forza è esplicitabile mediante un verbo, detto performativo (Recanati, 1973; Morpurgo-Tagliabue, 1980), il quale è e-spresso alla prima persona singolare del presente indicativo (es. io prometto, io ordino, io giuro, io accetto, io asserisco, ecc.).
Gli atti linguistici, classificati da Austin (1962 [1987: 108-120]) in base alla loro forza illocutoria, sono i cinque seguenti, che, sebbene la tassonomia austiniana li descriva separatamente, nella reale pratica comunicativa umana, sono molto spesso interrelati:
ATTI VERDETTIVI
ATTI ESERCITIVI
ATTI COMMISSIVI
ATTI COMPORTATIVI
ATTI ESPOSITIVI
ATTI VERDETTIVI
Gli atti verdettivi formulano un verdetto, un giudizio, emessi da una giuria, un arbitro, un giudice per esprimere una sentenza di assoluzione o di condanna, oppure, meno categorici, per enunciare una valutazione, un apprezzamento. In tale classe di atti compaiono verbi come assolvere, condan-nare, giudicare, decretare che, stimare, apprezzare, valutare, diagnosticare, ecc. Gli atti verdettivi generalmente operano in contesti e situazioni molto formali nei quali si realizza una disparità tra gli status dei partecipanti allo speech event.
Contestualizzazioni didattiche
L’insegnante sceglie un articolo di cronaca riguardante un atto illegale o una serie di reati, come ad es., il plagio, la truffa, la falsificazione, la violazione dei diritti (d’autore, della privacy, ecc.).
- Si effettua un brainstorming sull’articolo di cronaca e sull’ambito semantico definito da parole come processo, reato, pena, violazione dei diritti, condanna, ecc. Si procede quindi alla crea-zione di una rete di idee o di richiami semantici attraverso la trascrizione del seguente schema alla lavagna, volto alla riflessione sulla situazione contestuale tipica di questi atti:
o Chi? – risposte possibili: i ladri, i truffatori, la difesa, l’accusa, il giudice, la giuria.
o Cosa? – tipologia dei reati rintracciabili nell’articolo di cronaca. Risposte possibili: per plagio, per truffa, a causa di una falsificazione, per una violazione di diritti (d’autore, della privacy, ecc.).
o Dove? – risposte possibili: in tribunale, in un’aula giudiziaria.
o Quando? – risposta possibile: durante il processo.
o Come? – risposte possibili: attraverso una sentenza, tramite l’assolvere, con il condanna-re.
o Perché? – risposte possibili: di vario genere.
- Con le parole-repertorio fornite dal brainstorming e scritte su un tabellone si possono svolgere diverse attività:
o Per alcuni gruppi di alunni, di altra lingua madre e cultura e a livello principiante o in-termedio:
attività di arricchimento lessicale – gli alunni di altra lingua e cultura ricopiano le parole, ricavano il significato dalle spiegazioni fornite dall’insegnante o da un compagno-tutor, oppure le traducono nella lingua di origine, grazie a un vocabo-lario;
raccolta delle parole in mappe semantiche;
attività di cloze-test:
• elicitare gli atti verdettivi nell’articolo di cronaca;
• fornire una lista con i verbi all’infinito;
• chiedere agli allievi di riempire lo spazio vuoto con il verbo appropriato, coniugato correttamente.
o Nel caso ci si trovi nel biennio della scuola secondaria superiore si suggerisce la seguen-te attività:
Si simula che gli allievi siano accusati di un’azione illegale (es. aver manomesso i registri con i voti durante la notte, aver rubato la telecamera, aver scaricato ille-galmente files musicali dal computer della scuola, ecc.). Eventualmente chiedere agli studenti di scegliere il capo d’accusa.
In gruppo vengono impersonati i ruoli dell’imputato, del pubblico ministero, del giudice e dell’avvocato difensore. Il pubblico ministero leggerà i capi d’accusa alla classe, l’imputato e l’avvocato difensore tenteranno brevemente di discolpar-
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si, portando un alibi plausibile. Il giudice esprimerà il verdetto di condanna o di assoluzione.
ATTI ESERCITIVI
Gli atti esercitivi accompagnano l’esercizio del potere o di un’influenza legittimato dal diritto di un’auctoritas al comando, attraverso dunque l’espressione di una dominanza. I verbi presenti in questa categoria di atti sono molto numerosi; tra quelli maggiormente rappresentativi annoveriamo: comandare, ordinare, annullare, designare, nominare, licenziare, multare, rivendicare, perdonare, esortare (nell’accezione retorico-galateica della trasmissione di un ordine), sospendere (in qualità di ordine al negativo), consigliare (molto retorico ed eufemistico nel momento in cui costituisce un or-dine), avvertire, supplicare, dichiarare aperta una seduta nell’ambito di un evento ritualizzato (l’atto implica l’inizio della seduta stessa e dunque è un’azione), ecc.
Contestualizzazioni didattiche
L’insegnante prepara un tabellone in cui lessicalizza un ordine conosciuto, un divieto noto, eviden-zia il ruolo di chi impartisce l’ordine, il luogo dove si concretizza il divieto e la sua ragione, come nel seguente schema:
Esempi di divieti*
Dove?
Chi lo dice?
Perché?
“Non si devono buttare i ri-fiuti per terra!”
Nel parco, in aula, in strada, ecc.
I genitori, la maestra, un cartello, ecc.
Inquinano, sporca-no, ecc.
* Il docente può scegliere o meno di fissare il tipo di formula prescrittiva da usare: si deve/non si deve, gli studenti devono/non devono, bisogna, è necessario, occorre/non occorre, oppure l’infinito verbale con valore deontico.
- Si procede alla costruzione di un tabellone in cui verrà inserita una serie di divieti, proposta dai discenti. L’attività può essere svolta a gruppi o in coppia. Il cartellone principale diviene la mappa delle regole da seguire condivise dall’intera classe.
- Si assegna agli allievi la seguente consegna: facendo riferimento alle frasi presenti sul cartello-ne, individualmente o a coppie, si devono trascrivere sul quaderno cinque regole, selezionate tra quelle che abitualmente si seguono in casa, cinque divieti scelti nell’ambito del regolamento della scuola, infine cinque comportamenti da evitare in strada.
In conclusione si propone agli studenti una riflessione stimolata dalle seguenti domande: quali sono le regole più semplici da seguire? Quali sono le più difficili? Perché? Quali regole sono comune-mente ritenute più importanti? Perché? Chi impartisce i divieti? Perché? Le risposte vengono tra-scritte su un cartellone e successivamente organizzate in mappe concettuali.
ATTI COMMISSIVI
Gli atti commissivi obbligano il soggetto parlante ad una determinata condotta. L’enunciatore si impegna, promette di compiere particolari atti, si vincola ad una certa azione, attraverso una dichia-razione finalizzata a manifestare le sue intenzioni. L’interlocutore è testimone dell’impegno che il parlante assume sia verso di lui che verso se stesso. Gli atti commissivi comprendono anche dichia-razioni e annunci di proprie intenzioni, che non sono delle promesse vere e proprie. Alcuni verbi e sintagmi verbali, oltre al classico promettere, che è il verbo più rappresentativo degli atti commissi-vi, sono i seguenti: avere il proposito di, impegnarsi a, garantire, dare la propria parola, farsi garante di, avere l’intenzione di, dirsi e dichiararsi pronto a, consacrarsi a, scommettere.
Contestualizzazioni didattiche
L’insegnante presenta una situazione quotidiana, in cui uno dei due interlocutori deve convincere o persuadere l’altro della serietà di una proposta o della bontà delle proprie intenzioni, assumendosi un impegno tramite promesse, assicurazioni, dichiarando la propria disponibilità a fare qualcosa.
- A coppie o individualmente, gli studenti vengono invitati a scrivere una lettera a un amico, in cui, per esempio, si pianifica e si prendono accordi precisi per un’escursione o un viaggio da ef-fettuare in gruppo. Gli studenti utilizzano le espressioni avere il proposito di, avere l’intenzione di, scommettere che, dirsi pronto a, per convincere l’interlocutore della serietà della proposta.
- L’insegnante ha preparato l’attività, servendosi di opuscoli informativi e di una serie di immagi-ni riguardanti, ad es., l’ambiente, i parchi, le oasi verdi, gli itinerari naturali. Su un tabellone in-tanto ha già trascritto quelle parole-serbatoio emerse durante il primo brainstorming effettuato in fase di motivazione. Tali parole servono a costruire in gruppo un breve itinerario e per fornire indicazioni dettagliate da inserire all’interno della lettera stessa.
ATTI COMPORTATIVI
Gli atti comportativi esprimono, anche come reazione a condotte altrui, un atteggiamento psicolo-gico e costituiscono una classe molto aperta di atti che veicolano comportamenti sociali (scuse, au-guri, condoglianze, felicitazioni, ecc.), o manifestazioni di sentimenti (esibizione della gamma degli stati d’animo dell’essere umano). Alcuni dei verbi specifici degli atti comportativi sono: ringraziare, congratularsi, salutare, dare il benvenuto, augurare, brindare, benedire o maledire, bere alla salute di, lamentarsi, criticare, protestare, provocare, sfidare.
Contestualizzazioni didattiche
L’insegnante costruisce insieme agli studenti una mappa di espressioni possibili per i verbi più fre-quenti, quali salutare, ringraziare, augurare e scusarsi, elaborando un tabellone con le proposte sug-gerite dai discenti, secondo queste coordinate:
o come salutare: chi, dove, quando, perché;
o come ringraziare: chi, dove, quando, perché;
o come augurare: a chi, dove, quando, perché;
o come scusarsi: con chi, dove, quando, perché.
- Gli allievi scelgono dal tabellone una particolare forma di saluto, di ringraziamento, di auguri, di scuse e a coppie sviluppano brevemente i seguenti esempi:
o incontrare alcuni amici dei vostri genitori per salutarli prima della loro partenza per un lungo viaggio;
o telefonare / scrivere ad un amico residente in altra città per ringraziarlo del regalo che vi ha fatto;
o telefonare / scrivere ad un lontano parente malato per augurargli una pronta guarigione;
o incontrarsi, per scusarsi dopo un litigio, con un vostro vicino di casa.
- In cerchio si invitano gli studenti a turno a riformulare, variando il tono, le posture e il tipo di destinatario, ognuna delle formule scelte di saluti, di ringraziamento, di auguri e di scuse.
Dopo questa attività si propone di effettuare una riflessione scritta o orale in classe secondo le se-guenti domande-stimolo: esiste un solo modo per salutare, ringraziare, augurare e scusarsi? Quali sono i fattori principali di cui dobbiamo tenere conto (le persone con cui parliamo, il contesto di si-tuazione, lo scopo comunicativo)? Quanto influisce il cambiamento di intonazione e di gestualità sul significato delle parole e dell’intero messaggio? Tale attività può inoltre essere utilizzata come spunto per una successiva ricerca in diverse lingue sulle espressioni relative ad atteggiamenti e comportamenti sociali (saluti, scuse, auguri, ringraziamenti, condoglianze, congratulazioni, esibi-zione dei propri stati d’animo, ecc.).
ATTI ESPOSITIVI
Gli atti espositivi vengono usati allo scopo di fare il resoconto di opinioni, di pareri, di fatti, per i quali si ricorre alle forme concettuali e linguistiche dell’analisi o della sintesi. Tali atti spiegano e interpretano gli argomenti, spesso combinati con le procedure e i meccanismi del tipo testuale ar-gomentativo, attraverso cui si presentano i propri giudizi e si prende posizione in merito a un pro-blema e a una questione controversa. Nell’interazione verbale l’impiego degli atti esercitivi coin-volge particolarmente la capacità epistemica e giudicante dei partecipanti all’evento comunicativo. I verbi più rappresentativi di questa classe sono: accettare, dichiarare, sostenere, definire, domandare, affermare, negare, dubitare, obiettare, replicare, interpretare, analizzare. La maggior parte dei verbi metalinguistici e dei verba dicendi appartiene alla categoria degli espositivi.
Contestualizzazioni didattiche
A livello didattico normalmente gli atti linguistici espositivi si usano soprattutto per l’esposizione dei contenuti attinenti ai diversi campi disciplinari; quindi possono essere oggetto di utili attività in classe per potenziare l’italiano per lo studio. Data la ridotta capacità linguistica degli studenti nell’esposizione sia degli argomenti delle materie curricolari sia delle opinioni personali e dei pro-pri punti di vista, si consiglia all’insegnante di predisporre diverse occasioni di apprendimento par-tendo proprio da quei generi testuali e discorsivi adottati dai media in cui i verbi afferenti alla classe degli espositivi siano particolarmente visibili. A tale riguardo, si prestano opportunamente materiali come gli editoriali e i commenti sulla stampa nazionale, i telegiornali dove protagonisti sono appun-to i molteplici dibattiti su questioni cruciali italiane e straniere.
La ricorrenza dei verbi afferenti alla categoria degli atti espositivi è molto visibile anche nelle pro-duzioni argomentative, sia orali che scritte, produzioni che, per svariate e note ragioni, vengono pra-ticate troppo limitatamente nell’insegnamento della lingua italiana e delle lingue straniere. Al fine di sviluppare nei discenti una buona abilità espositivo-argomentativa, si ritiene che possa essere proficuo promuovere da parte dei docenti una serie di percorsi didattici improntati ad incentivare negli alunni la capacità di discernere e dominare i tratti semantici e le valenze pragmatiche dei verbi espositivi, quali fondamento della funzione euristica e metalinguistica che la scuola ha l’obbligo di incrementare.
ATTO PERLOCUTORIO
L’atto perlocutorio è dominato dalla perlocuzione [perlocution] e si delinea come atto linguistico improntato agli effetti da ottenere sul ricevente, intenzionalmente o meno. Esso mira a suscitare sentimenti, a stimolare pensieri, a produrre azioni in chi ascolta per mezzo del dire qualcosa. Alcuni esempi di atti perlocutori sono: persuadere, disturbare, ostacolare, dissuadere, ecc. Interessante è os-servare l’atto perlocutorio in alcuni contesti situazionali ritualizzati e stereotipati (chiese, riti magi-ci, tribunali, ecc.), o come operino le modalità deontiche (relative al dovere) sugli effetti da conse-guire. In quest’ultimo caso l’emittente, che implicita ordini nel proprio atto linguistico, deve fare at-tenzione ai meccanismi di difesa di un interlocutore avveduto, che, per non assumere chiaramente un ruolo enunciativo di opposizione, si troverà a porre in essere strategie di evitamento, ad esempio, attraverso la dichiarata non comprensione dell’implicito. In tali occasioni spesso si ricorre alla stra-tegia di simulare di non comprendere l’atto perlocutorio quando per vari motivi di interdizione lin-guistica o di divieto socio-culturale si è nell’impossibilità di esprimere un rifiuto esplicito. L’emittente deve quindi in alcuni casi ricorrere a manovre di auto-riparazione per correggere atti perlocutori che minano la propria “faccia” enunciativa.
Blog dedicato alla didattica della lingua e cultura italiana in senso antropologico, pragmatico e anche tradizionale.
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