Archivio blog

sabato 1 febbraio 2020

CONTENUTI LINGUISTICI corso di italiano

IO PARLO ITALIANO”
Corso di Italiano per Immigrati
Lezione 1 – Puntata 3

CONTENUTI LINGUISTICI

parliamo di…

L'infinito dei verbi
I verbi italiani hanno un modo verbale che si chiama infinito. I verbi si dividono in tre coniugazioni sulla base di come terminano al modo infinito.

Queste tre coniugazioni sono:
- i verbi in -are (prima coniugazione)
Es.: amare

- i verbi in -ere (seconda coniugazione)
Es.: scrivere

- i verbi in -ire (terza coniugazione)
Es.: proibire


I pronomi personali
I pronomi personali servono per sostituire il nome in una frase.

maschile
femminile
io
io
tu
tu
egli - lui - esso
ella - lei - essa
noi
noi
voi
voi
essi - loro
esse - loro


FAI ATTENZIONE: in italiano l'uso dei pronomi è facoltativo.


Il presente indicativo dei verbi essere, avere e fare
Presentiamo il tempo presente del modo indicativo di tre verbi molto usati in italiano: essere, avere e fare.

Ti consigliamo di imparare molto bene queste forme verbali perché ti possono essere molto utili.



Indicativo presente di essere
io
sono
tu
sei
lui - lei
è
noi
siamo
voi
siete
loro
sono

Es.: io sono italiano.

Indicativo presente di avere
io
ho
tu
hai
lui - lei
ha
noi
abbiamo
voi
avete
loro
hanno

Es.: io ho dieci anni.

FAI ATTENZIONE: controlla bene l'indicativo presente di avere e ricorda ho, hai, ha, hanno iniziano con la lettera h.
Indicativo presente di fare
io
faccio
tu
fai
lui - lei
fa
noi
facciamo
voi
fate
loro
fanno

Es.: io faccio il medico.


chiedere e dire il nome
Per dire il tuo nome a una persona e chiedere il nome ad una persona devi utilizzare l'indicativo presente di chiamarsi.

Osserva la tabella.

io
mi chiamo
Mario / Maria
tu
ti chiami
Mario / Maria?
lui
si chiama
Mario / Maria
lei


noi
ci chiamiamo
Rossi
voi
vi chiamate
Bianchi?
loro
si chiamano
Rossi
Per chiedere il nome di una persona puoi utilizzare questa espressione:
- Tu come ti chiami?

Es.:
Domanda: Tu come ti chiami?
Risposta: Mi chiamo Carlo.

Esistono in italiano altri modi per chiedere e dire il nome. Questo che ti abbiamo mostrato è il più frequente.


L'alfabeto italiano
Questo sono le lettere dell'alfabeto italiano.
a, b, c, d, e, f, g, h, i, k, l, m, n, o, p, q, r, s, t, u, w, x, y, z


Le formule di saluto
Queste sono alcune parole che puoi utilizzare per salutare:

Quando arrivi in un luogo:
buongiorno (quando è giorno);
buonasera (quando è sera);
ciao (quando parli a persone che conosci);
salve (quando parli a persone che conosci poco o non conosci).

Quando vai via da un luogo:
ciao (quando parli a persone che conosci);
arrivederci (puoi utilizzare questa parola sempre);
buonanotte (quando è molto tardi).

IO PARLO ITALIANO”
Corso di Italiano per Immigrati
Lezione 2 – Puntata 4

CONTENUTI LINGUISTICI

Parliamo di…

Il presente indicativo di venire, andare e stare
VENIRE
Io
vengo
Tu
vieni
lui - lei
viene
Noi
veniamo
Voi
venite
Loro
vengono

Es.: io vengo con te alla festa.

ANDARE
Io
vado
Tu
vai
lui - lei
va
Noi
andiamo
Voi
andate
Loro
vanno

Es.: io vado a casa.

STARE
io
sto
Tu
stai
lui - lei
sta
Noi
stiamo
voi
state
Loro
stanno

Es.: noi stiamo a casa.

L'aggettivo maschile, femminile, singolare e plurale
Osserva la tabella:

singolare
esempio
plurale
esempio
maschile
Buon-o
il pane è buono
buon-i
i bambini sono buoni.
femminile
Buon-a
la pizza è buona.
buon-e
le bambine sono buone.
maschile
Facil-e
questo lavoro è facile.
facil-i
Questi lavori sono facili.
femminile




maschile
Giornalist-a
Carlo è giornalista.
giornalist-i
Franco e Pietro sono giornalisti.
femminile
Giornalist-a
Laura è giornalista.
giornalist-e
Laura e Carla sono giornaliste.

L'articolo determinativo
L'articolo è una parte del discorso che si usa insieme al nome.

MASCHILE SINGOLARE: il, lo, l'
il
Francese
lo
svizzero
l'
albero

Libro

spagnolo

olandese

Giornale

studente

italiano

Gatto



amico

MASCHILE PLURALE: i, gli
i
Francesi
gli
svizzeri
gli
alberi

Libri

spagnoli

olandesi

Giornali

studenti

italiani

Gatti



amici

FEMMINILE SINGOLARE: la, l'
la
Francese
l'
aula

Spagnola

opera

Studentessa

italiana

Gatta

amica

FEMMINILE PLURALE: le
le
Francesi
le
aule

Spagnole

opere

Studentesse

italiane

Gatte

amiche


Uso delle forme c'è, ci sono
Quando vuoi esprimere l'esistenza di qualcuno o qualcosa devi utilizzare la forma c'è (se è una sola) o ci sono (se sono più di una).

Es.:
c'è
il gatto

l'amica

il libro

ci sono
i gatti

gli amici

i libri


La frase interrrogativa
Per chiedere una informazione puoi usare:

- dove?
Esempio: dove è la tua casa?

- quando?
Esempio: quando arrivi a casa?

- come?
Esempio: come arrivi a casa?


FAI ATTENZIONE: in italiano la frase interrogativa nel parlato si riconosce dalla intonazione (come hai sentito nel filmato). Nello scritto la frase interrogativa si riconosce dal segno ? messo al termine della frase.


Alcuni avverbi di luogo
Qui di seguito presentiamo alcune parole che puoi utilizzare per indicare la posizione di qualcuno e qualcosa.

  • vicino lontano
*********************
sopra
sotto
*********************
sinistra • destra
*********************
in alto
in basso
*********************


fuori



Le lettere maiuscole dell'alfabeto
Nella lingua scritta in alcuni casi le lettere devono essere scritte in maiuscolo. Ad esempio i nomi di persona devono essere scritti con la lettera iniziale maiuscola, oppure dopo il punto devi scrivere la lettera iniziale della parola successiva in maiuscolo.

Queste sono le lettere maiuscole della lingua italiana:
A, B, C, D, E, F, G, H, K, I, L, M, N, O, P, Q, R, S, T, U, W, X, Y, Z


Vendesi e affittasi
Nella lingua scritta quando vogliamo scrivere un annuncio su un giornale o un cartello da mettere fuori il portone per vendere o affittare la nostra casa utilizziamo la forma vendesi (per vendere) e affittasi (per affittare).


I numeri
Ti presentiamo i numeri in italiano da 0 a 50
1
Uno
25
venticinque
2
Due
26
ventisei
3
Tre
27
ventisette
4
Quattro
28
ventotto
5
Cinque
29
ventinove
6
Sei
30
trenta
7
sette
31
trentuno
8
otto
32
trentadue
9
nove
33
trentatré
10
dieci
34
trentaquattro
11
undici
35
trentacinque
12
dodici
36
trentasei
13
tredici
37
trentasette
14
quattordici
38
trentotto
15
quindici
39
trentanove
16
sedici
40
quaranta
17
diciassette
41
quarantuno
18
diciotto
42
quarantadue
19
diciannove
43
quarantatré
20
venti
44
quarantaquattro
21
ventuno
45
quarantacinque
22
ventidue
46
quarantasei
23
ventitré
47
quarantasette
24
ventiquattro
48
quarantotto


49
quarantanove


50
cinquanta

"IO PARLO ITALIANO"
Corso di italiano per immigrati
Lezione 3 - Puntata 5

CONTENUTI LINGUISTICI


Parliamo di…

Le frasi interrogative con quanto e quale
Per chiedere informazioni puoi utilizzare.

  • quanto?
Esempio: quanto costa questo vestito?

  • quale?
Esempio: quale è la strada per arrivare a Roma?

Quando vuoi chiedere informazioni sul prezzo puoi usare quanto. Ecco alcuni modi utili per chiedere il prezzo di qualcosa:
  • quanto costa?
oppure
  • quanto viene?
oppure
  • quanto fa?
oppure
  • quant'è?


Uso di questo e quello
Questo e quello servono per indicare qualcuno o qualcosa.
Quando qualcuno o qualcosa sono vicini devi usare questo.
Quando qualcuno o qualcosa sono lontani devi usare quello.

Es.: questa pianta è bella.
Oppure
Es.: quella casa in fondo alla strada è bianca.

Uso dell'indicativo presente della forma verbale di piacere
Per esprimere o per chiedere il gradimento su qualcuno o qualcosa puoi utilizzare la forma verbale piacere:

mi piace mangiare il pesce.
Ti piace mangiare il pesce?
Gli piacele piace mangiare il pesce.
Ci piace mangiare il pesce.
Vi piace mangiare il pesce?
Gli piace mangiare il pesce?


Uso del condizionale presente di volere
Quando vuoi chiedere qualcosa in modo cortese puoi utilizzare questa forma del verbo volere: io vorrei.

Es.: io vorrei un piatto di spaghetti.

Uso dell'articolo indeterminativo

SINGOLARE MASCHILE: un - uno
un
americano
amico
libro
francese
tedesco
giornale
uno
spagnolo
studente
scoglio

FEMMINILE SINGOLARE: un' - una
una
americana
svizzera
lavagna
francese
tedesca
giornalista
un'
amica
olandese
italiana


Uso di qui, qua e , là
Quando vuoi collocare nello spazio qualcuno o qualcosa puoi utilizzare qui, qua e , .

Qui e qua hanno lo stesso significato e servono per qualcuno o qualcosa che è vicino.
Es.: qui c'è la mia scuola.

e hanno lo stesso significato e servono per qualcuno o qualcosa che è lontano.
Es.: c'è la mia scuola.

FAI ATTENZIONE: e si scrivono con l'accento.


Il presente indicativo di entrare, uscire, salire e scendere
Qui di seguito presentiamo il presente indicativo di alcuni verbi irregolari molto usati.

Indicativo presente di entrare
Io
entro
Tu
entri
Lui - lei
entra
Noi
entriamo
Voi
entrate
Loro
entrano
Es.: noi entriamo in casa.

Indicativo presente di uscire
Io
esco
Tu
esci
Lui - lei
esce
Noi
usciamo
Voi
uscite
Loro
escono

Es.: voi uscite presto da casa.

Indicativo presente di salire
Io
salgo
Tu
sali
Lui - lei
sale
Noi
saliamo
Voi
salite
Loro
salgono

Es.: loro salgono le scale.

Indicativo presente di scendere
Io
scendo
Tu
scendi
Lui - lei
scende
Noi
scendiamo
Voi
scendete
Loro
scendono

Es.: io scendo le scale.

I numeri per indicare i prezzi in lire
La moneta italiana è la Lira (£.).

Questi sono una lista di numeri espressi in Lire molto usati:
50
cinquanta Lire
100
cento Lire
1000
mille Lire
10000
diecimila Lire
50000
cinquantamila Lire
100000
centomila Lire
500000
cinquecentomila Lire
1000000
un milione


FAI ATTENZIONE: dal primo gennaio 2001 la moneta italiana sarà l’euro (€).


Alcuni nomi di atttività commerciali e di professioni
Nel filmato hai sentito e visto alcuni nomi che ti servono per indicare negozi o professioni.

Ti ricordiamo che:
- il negozio dove trovi da mangiare si chiama alimentari,
- il negozio dove trovi i vestiti si chiama abbigliamento,
- la benzina la trovi dal benzinaio,
- i francobolli per spedire le lettere o le cartoline li trovi dal tabaccaio.


Per ringraziare
In questa sezione ti presentiamo alcune parole o espressioni utili per ringraziare una persona o per rispondere ad un ringraziamento.

Per ringraziare puoi dire:
grazie
grazie mille
grazie tanto
grazie infinite

Per rispondere ad un ringraziamento puoi dire:
Prego


Alcuni colori
Qui di seguito presentiamo i nomi di alcuni colori molto usati.

rosso

verde

nero

giallo

blu

bianco

"IO PARLO ITALIANO"
Corso di Italiano per immigrati
Lezione 4 - Puntata 6

CONTENUTI LINGUISTICI


Parliamo di…

Dall'infinito al participio passato dei verbi regolari
Quando devi parlare di un'azione che si è già conclusa puoi utilizzare il participio passato della forma verbale.

Queste sono le forme regolari del participio passato:
coniugazione
verbi in -are
verbi in -ere
verbi in -ire
Infinito
cambi-are
vend-ere
part-ire
Participio passato
cambi-ato
vend-uto
part-ito


FAI ATTENZIONE: esistono anche delle forme verbali con il participio passato irregolare che presenteremo nelle prossime lezioni.


Le preposizioni semplici
Le preposizioni semplici servono per collegare le varie componenti della frase:
  • la casa di Mario è bella
  • io torno a casa
  • io vengo da Roma
  • noi facciamo una gita in campagna
  • io mangio una gelato con la panna
  • io dormo su questo letto
  • il treno per Milano è in ritardo
  • questa è una cena fra amici
  • io ascolto un dialogo tra due persone

Uso dell’aggettivo + nome
L'aggettivo si collega al nome. Perciò se il nome è maschile (singolare o plurale) l'aggettivo deve essere usato al maschile (singolare o plurale), se il nome è femminile (singolare o plurale) l'aggettivo deve essere usato al femminile (singolare o plurale).

Aggettivo maschile singolare -o
il museo
famoso
il vino
buono
il cane
nero
Aggettivo maschile plurale -i
i musei
famosi
i vini
buoni
i cani
neri

Aggettivo femminile singolare -a
La ragazza
bella
La macchina
rossa
La gatta
buona

Aggettivo femminile plurale -e
Le ragazze
belle
Le macchine
rosse
Le gatte
buone

Aggettivo maschile e femminile singolare -e
il lago
grande
l'attore
celebre
La macchina
veloce

Aggettivo maschile e femminile plurale -i
i laghi
grandi
Gli attori
celebri
Le macchine
veloci

alcuni usi dell'apostrofo
Quando usi l'articolo determinativo lo e la e dopo usi una parola che inizia con una vocale (a - e - i - o - u) devi togliere la vocale dall'articolo. Questa cancellazione si segnala nello scritto attraverso il segno ' (apostrofo).

Esempi:
  • l'amica,
  • l'uomo,
  • l'articolo,
  • l'angelo,
  • l'erba,
  • l'osteria.

Alcuni prefissi e suffissi
In alcuni casi le parole possono essere modificate con l'aggiunta di un suffisso alla fine o di un prefisso all'inizio.

I suffissi o i prefissi possono essere utilizzati per stabilire il significato di una parola in relazione alla dimensione (grande - piccolo):

Es.: paese → paesino / paesone,

o in base al valore (positivo - negativo)

Es.: paese → paesino / paesaccio.

Qui di seguito presentiamo alcuni suffissi:
-aio / -aia
-ico
-etto / -etta
-ino / -ina
-accio

Qui di seguito presentiamo alcuni prefissi:
super-
semi-
mega-
iper-

Alcuni nomi di mestieri
Con il suffisso -aio puoi formare il nome di molti mestieri.

Ad esempio:
orologio → orologiaio
benzina → benzinaio
forno → fornaio
fiore → fioraio
giornale → giornalaio

"IO PARLO ITALIANO"
Corso di Italiano per Immigrati
Lezione 5 - Puntata 7

CONTENUTI LINGUISTICI


Parliamo di…

Uso dei verbi dovere, potere, volere
Quando vuoi esprimere una possibilità devi utilizzare il verbo potere.

Es.: Sì, posso venire al cinema.

Quando vuoi esprimere una volontà devi utilizzare il verbo volere.

Es.: Io voglio venire al cinema.

Quando vuoi esprimere una necessità devi utilizzare il verbo dovere.

Es.: Io devo partire domani.

Adesso ti presentiamo le forme dell'indicativo presente di questi tre verbi.


FAI ATTENZIONE: questi verbi sono molto usati, ma sono verbi irregolari.


VOLERE
io
voglio
tu
vuoi
lui, lei
vuole
noi
vogliamo
voi
volete
loro
vogliono


POTERE
io
posso
tu
puoi
lui, lei
può
noi
possiamo
voi
potete
loro
possono


DOVERE
io
devo
tu
devi
lui, lei
deve
noi
dobbiamo
voi
dovete
loro
devono

Frasi interrogative con che cosa
Quando vuoi chiedere informazioni puoi utilizzare la forma che cosa,
Es.: che cosa vuoi per cena?


FAI ATTENZIONE: alcune volte puoi usare la forma più semplice cosa senza cambiare il significato della domanda.
Es.: cosa vuoi per cena?


I pronomi diretti lo, la, li, le
Lo, la, li e le sono pronomi diretti.

Osserva questi esempi.

Conosci Francesco? Sì, lo conosco.
Conosci questo libro? Sì, lo conosco.

Conosci Maria? Sì, la conosco.
Conosci questa città? Sì, la conosco.

Conosci Marco e Pietro? Sì, li conosco.
Conosci questi paesi? Sì, li conosco.

Conosci Carla e Monica? Sì, le conosco.
Conosci queste piante? Sì, le conosco.


FAI ATTENZIONE: il pronome diretto lo può stare anche al posto di un'intera frase. Es.: sai in quale classe sta Mario? Sì lo so.


FAI ATTENZIONE: i pronomi diretti lo e la davanti della prima persona del presente indicativo del verbo avere diventano l'.
Es.: hai letto questo libro? Sì, l'ho letto.


Alcune forme irregolari di participio passato
Ti ricordiamo le forme regolari del participio passato regolare:
-are / -ato; -ere / -uto; -ire / -ito

Però non tutti i verbi formano il participio passato in questo modo.
Ad esempio il verbo essere diventa stato.

Questi sono alcuni dei verbi con il participio passato irregolare più usati:

  • aprire aperto
  • bere bevuto
  • chiedere chiesto
  • correre corso
  • dire detto
  • fare fatto
  • giungere giunto
  • leggere letto
  • nascere nato
  • rispondere risposto
  • prendere preso
  • scegliere scelto
  • scrivere scritto
  • spegnere spento
  • spendere speso
  • succedere successo
  • vedere visto
  • venire venuto
  • vincere vinto
  • vivere vissuto


Altri usi di perché
Perché può essere utilizzato, oltre che per fare domande o per rispondere a domande, anche quando vuoi mettere in relazione due frasi per esprimere la causa di un fatto.

IL FATTO
LA CAUSA
Io non mangio
perché non ho fame
Io non vengo
perché sono stanco


Uso del tu e del Lei
Quando parli con un amico o una persona che conosci puoi utilizzare la forma verbale con il tu.

Es.: tu sei simpatico.

Quando parli con una persona che non conosci devi usare la forma verbale con il Lei.

Es.: Lei è simpatica.

Questa distinzione è molto importante in italiano.


Alcune parole complesse
In questa puntata hai ascoltato alcune parole complesse come ad esempio marca da bollo.

Questi gruppi di parole sono particolari perché devono essere considerati come un'unica parola.

Il significato di marca da bollo infatti non è la somma dei significati delle parole marca, da e bollo, ma è qualcosa di diverso.
Nella lingua italiana esistono molti gruppi di parole che si comportano in questo modo.
Ad esempio: ferro da stiro, camera da letto, titolo di viaggio ecc.


Alcune parole del linguaggio burocratico
In questa puntata hai sentito alcune parole che appartengono al linguaggio burocratico.

L'espressione linguaggio burocratico si usa per indicare tutte quelle parole (nomi, verbi, modi di dire) utilizzati prevalentemente nelle situazioni come quelle mostrate nel filmato (uffici pubblici, comunali ecc.).

Il linguaggio burocratico è utilizzato soprattutto nel linguaggio scritto.

Qui di seguito presentiamo una lista di alcune di queste parole. Utilizza il dizionario per scoprire il loro significato:

- comma
- delega
- ente
- esercente
- modalità
- norma
- obliterare
- redigere
- residenza
- stilare
"IO PARLO ITALIANO"
Corso di italiano per immigrati
Lezione 6 - Puntata 8

CONTENUTI LINGUISTICI


Parliamo di…

Uso del passato prossimo indicativo
Il passato prossimo di un verbo serve per indicare un'azione che si è svolta nel passato.

PRESENTE
PASSATO
Sono le ore 12 e Carlo mangia.
Ieri Carlo ha mangiato alle 12.

Il passato prossimo si forma con il presente dei verbi essere o avere più il participio passato del verbo.

Es.: io ho lavorato fino a mezzanotte.
Io sono andato a casa con la macchina.


Uso dei verbi ausiliari essere e avere per formare il passato prossimo dei verbi
Hanno il passato prossimo formato con il verbo essere + participio passato le seguenti categorie di verbi:

  • i verbi che presuppongono un punto di partenza o di arrivo come:

partire - arrivare (giungere)
Es.: il treno è partito dalla stazione di Roma.
il treno è arrivato a Milano alle sei.

andare - venire
Es.: domenica io e Antonio siamo andati allo stadio.
Franca è venuta a casa molto tardi.

tornare
Es.: ieri sono tornato a casa molto tardi.

entrare - uscire
Es.: le ragazze sono entrate nel negozio di vestiti.
i ragazzi sono usciti da scuola.

salire - scendere
Es.: ieri sono salito al piano di sopra di questo negozio.
ieri sono sceso al piano inferiore di questo negozio.

cadere
Es.: questa notte è caduta molta pioggia.


  • alcuni verbi di stato in luogo come:

stare
Es.: ieri sono stato a casa di Laura.

rimanere
Es.: lei è rimasta a casa tutto il giorno.

restare
Es.: loro sono restati seduti.

  • alcuni verbi intransitivi come:

essere Sei stato fortunato.
nascere Dove sei nato?
morire Il personaggio di questo film è morto in guerra.
succedere Che cosa è successo ieri?
costare Quanto è costato questo giubbotto?
piacere Ti è piaciuta la festa di Paolo?
riuscire Oggi sono riuscito a venire in macchina.
sembrare Luigi è molto preoccupato per l'esame di italiano.
diventare Carlo è diventato molto bravo in italiano.

Gli altri verbi hanno il passato prossimo formato da avere + participio passato.


L'indicativo presente dei verbi sapere e dare
I verbi sapere e dare sono molto usati, ma sono verbi irregolari.

Qui di seguito presentiamo il presente indicativo di queste forme verbali

SAPERE
Io
so
Tu
sai
lui - lei
sa
Noi
sappiamo
Voi
sapete
Loro
sanno

Es.: tu sai molte regole dell'italiano.

DARE
Io
do
Tu
dai
lui - lei
da
Noi
diamo
Voi
date
Loro
danno

Es.: Luca da molti consigli per superare l’esame di italiano.

Alcuni usi del se
Quando vuoi esprimere la conseguenza di un'ipotesi puoi utilizzare l'indicativo presente dei verbi e la parola se.


IPOTESI = PRESENTE INDICATIVO
CONSEGUENZA = PRESENTE INDICATIVO
Se
parti presto,
non trovi traffico.

vuoi,
puoi venire con noi.

Dormiamo qui,
è più bello.


Gli avverbi in -mente
La maggioranza degli avverbi si forma aggiungendo il suffisso -mente a:

  • la forma femminile degli aggettivi
Es.: vera - veramente, certa - certamente

  • l'unica forma singolare degli aggettivi in -e
Es. : grande - grandemente, forte - fortemente


FAI ATTENZIONE: se l'ultima sillaba dell'aggettivo contiene una l o una r, la e cade e abbiamo ad esempio: facile - facilmente, anteriore – anteriormente.



"IO PARLO ITALIANO"
Corso di italiano per immigrati
Lezione 7 - Puntata 9

CONTENUTI LINGUISTICI

Parliamo di…

Gli aggettivi possessivi

io
tu
lui, lei
il mio bambino
il tuo bambino
il suo bambino
la mia bambina
la tua bambina
la sua bambina
i miei bambini
i tuoi bambini
i suoi bambini
le mie bambine
le tue bambine
le sue bambine

Lei
il Suo bambino
la Sua bambina
i Suoi bambini
le Sue bambine

noi
voi
loro
il nostro bambino
il vostro bambino
il loro bambino
la nostra bambina
la vostra bambina
la loro bambina
i nostri bambini
i vostri bambini
i loro bambini
le nostre bambine
le vostre bambine
le loro bambine

Esempi:
  • Questo è il cane di Roberto. È il suo cane.
  • Questo è il cane di Carla. È il suo cane.
  • Questo è il cane di Roberta e Carla. È il loro cane.


L'imperfetto indicativo
Qui di seguito presentiamo l’imperfetto indicativo dei verbi delle tre coniugazioni.

Verbi in -are
LAVORARE
io
lavor-avo
tu
lavor-avi
lui, lei
lavor-ava
noi
lavor-avamo
voi
lavor-avate
loro
lavor-avano

Es.: io lavoravo in fabbrica.

Verbi in -ere
SAPERE
io
sap-evo
tu
sap-evi
lui, lei
sap-eva
noi
sap-evamo
voi
sap-evate
loro
sap-evano

Es.: io sapevo cucinare la pasta.

Verbi in -ire
PARTIRE
io
part-ivo
tu
part-ivi
lui, lei
part-iva
noi
part-ivamo
voi
part-ivate
loro
part-ivano

Es.: Io partivo sempre in treno.

Adesso presentiamo l'imperfetto indicativo dei verbi essere, fare e dire.

FAI ATTENZIONE: L'imperfetto indicativo di questi verbi è irregolare.

ESSERE
io
ero
tu
eri
lui, lei
era
noi
eravamo
voi
eravate
loro
erano

Es.: io ero molto stanco.

FARE
io
facevo
tu
facevi
lui, lei
faceva
noi
facevamo
voi
facevate
loro
facevano

Es.: io facevo il muratore.

DIRE
io
dicevo
tu
dicevi
lui, lei
diceva
noi
dicevamo
voi
dicevate
loro
dicevano

Es.: io dicevo molte cose.


Uso del pronome partitivo ne
Ti presentiamo alcuni usi del pronome partitivo ne.

  • Alberto, bevi tutta quell'acqua?
No, non la bevo tutta, ne bevo solo un bicchiere.

  • Alberto, mangi tutti quegli spaghetti?
No, non li mangio tutti, ne mangio un piatto.

  • Alberto, fai tutta la strada a piedi?
No, non la faccio tutta a piedi, ne faccio un po' a piedi e un po' in macchina.

  • Alberto, conosci tutte queste ragazze?
No, non ne conosco nessuna.

TUTTO UNA PARTE O NIENTE
LO bevo tutto
LA mangio tutta
LI mangio tutti
LE conosco tutte

NE bevo un bicchiere
NE mangio un po'
NE mangio un piatto
NE conosco poche

LO bevo tutto


NE bevo
un bicchiere
poco
molto

NON
NE bevo
per niente

LE conosco tutte


NE conosco
due
poche
tante

NON
NE conosco
nessuna


Quando usare l'imperfetto e quando usare il passato prossimo
Si usa l'imperfetto per indicare un'azione in atto nel passato e non conclusa.

Es.: alle otto di sera guardavo ancora la televisione.

Si usa il passato prossimo per indicare un'azione in atto nel passato e conclusa.
Es.: ho guardato la televisione fino alle otto di sera.

Si usa l'imperfetto per indicare due azioni svolte nel passato e contemporanee.
Es.: mentre lavoravo, ascoltavo musica.

Si usa il passato prossimo per indicare due azioni svolte nel passato in successione.
Es.: prima ho studiato e poi sono uscito con gli amici.

Si usa l'imperfetto per indicare azioni abituali del passato.
Es.: Da bambino andavo in vacanza al mare.

Si usa contemporaneamente l'imperfetto e il passato prossimo per indicare due azioni passate, una delle quali (espressa al passato prossimo) è accaduta mentre l'altra (espressa all'imperfetto) era in svolgimento.
Es.: mentre studiavo, è arrivato un mio amico.


Gli aggettivi numerali
Qui di seguito presentiamo la lista degli aggettivi numerali dei numeri da 1 a 20.

Per formare l'aggettivo numerale dal numero 11 in poi devi utilizzare il suffisso
-esimo.


FAI ATTENZIONE: il numerale perde la vocale davanti al suffisso -esimo. Es.: ventuno - ventunesimo

FAI ATTENZIONE: I numeri composti con il tre non perdono la vocale. Es.: ventitre - ventitreesimo


1
primo
2
secondo
3
terzo
4
quarto
5
quinto
6
sesto
7
settimo
8
ottavo
9
nono
10
decimo
11
undicesimo
12
dodicesimo
13
tredicesimo
14
quattordicesimo
15
quindicesimo
16
sedicesimo
17
diciassettesimo
18
diciottesimo
19
diciannovesimo
20
ventesimo

Questi aggettivi si usano generalmente prima del nome a cui si riferiscono.

Es.: il primo amore.


Alcuni termini usati alla posta
In questa lezione ti abbiamo mostrato alcuni termini che puoi ascoltare in un ufficio postale. Ad esempio: bolletta, telegramma, sportello ecc.

Approfondisci con l'aiuto dell'insegnante l'uso ed il significato di queste parole.


I nomi di parentela
Qui di seguito presentiamo alcune parole utili per indicare i parenti.

  • famiglia
  • nonno
  • nonna
  • padre o papà
  • madre o mamma
  • figlio
  • figlia
  • fratello
  • sorella
  • zio
  • zia
  • cugino
  • cugina


Alcuni prefissi
In questa sezione ti presentiamo il significato di alcuni prefissi molto diffusi in italiano.

in-
si usa per indicare negazione di qualcosa o privazione di qualcosa.
Es.: felice - infelice;

mini-
si usa per indicare qualcosa di piccolo formato
Es.: gonna – minigonna;

semi-
Si usa per indicare 'in parte’ o 'non completamente’.
Es.: pieno – semipieno.

"IO PARLO ITALIANO"
Corso di italiano per immigrati
Lezione 9 - Puntata 11

CONTENUTI LINGUISTICI

Parliamo di…

Comparativi e superlativi regolari
Il grado comparativo di un aggettivo serve a mettere in relazione due termini, secondo l'intensità di una qualità posseduta da entrambi,
nella stessa misura

Es.: Maria è bella come Flavia.

Oppure in misura diversa

Es.: Maria è meno bella di Flavia - Maria è più bella di Flavia.


Comparativo di maggioranza e di minoranza
I comparativi di maggioranza e di minoranza servono per mettere a confronto qualità possedute in maniera diversa dai due termini di paragone.
Il comparativo di maggioranza si forma aggiungendo l'avverbio più all'aggettivo.

Il comparativo di minoranza si forma aggiungendo l'avverbio meno all'aggettivo.

Il secondo termine di paragone può essere introdotto utilizzando di, del, dell', della o che.

Es.: Giovanni è meno bello di Carlo.
Questo quaderno è più costoso del mio.
Questo regalo è più costoso che utile.


Comparativo di uguaglianza
Il comparativo di uguaglianza serve a mettere a confronto qualità possedute in misura uguale da entrambi i termini di paragone.
Il secondo termine di paragone è introdotto da quanto o come.

Es.: Giovanni è bravo quanto te.
Giovanni è bravo come te.

FAI ATTENZIONE: quando si mettono a confronto due qualità dello stesso oggetto devi introdurre il primo termine di paragone con tanto o con così.
Es.: questa camicia è tanto comodo quanto bella.



Il superlativo relativo
Il grado superlativo relativo di un aggettivo serve per esprimere il massimo livello possibile di intensificazione della qualità posseduta, in relazione ad altre grandezze, persone, cose.

Nel superlativo relativo, così come abbiamo visto nei comparativi di maggioranza e di minoranza, troviamo più e meno per indicare la modificazione dell'aggettivo.
A differenza del comparativo di maggioranza e di minoranza, più e meno sono preceduti dall'articolo determinativo.

Es.: Mario è il più bello.
Carla è la meno anziana.

Quando il secondo termine di paragone è espresso, esso è introdotto da di o, più raramente, da fra e tra.

Es.: Mario è il più bello di tutti.
Carla è la meno anziana di tutti.


Comparativo e superlativo relativo di buono, cattivo e molto
Gli aggettivi buono e cattivo possono formare il comparativo di maggioranza ed il superlativo relativo in modo irregolare.
Il comparativo di maggioranza e il superlativo relativo dell'aggettivo molto è sempre irregolare.
In questa tabella ti presentiamo i vari modi di formare i comparativi di maggioranza ed il superlativo relativo di questi aggettivi.



COMPARATIVO DI MAGGIORANZA
SUPERLATIVO RELATIVO
buono
migliore
più buono
il migliore
il più buono
cattivo
peggiore
più cattivo
il peggiore
il più cattivo
molto
più
il più


Uso degli avverbi di quantità
Gli avverbi di quantità servono per definire senza precisione una quantità.
Essi possono indicare:
- scarsità:
  • poco
  • meno
  • appena

- abbondanza:
  • troppo
  • più
  • molto


Riparliamo di…

Forme di presente indicativo irregolare
In questa sezione presentiamo il presente indicativo di alcuni verbi italiani molto diffusi.


FAI ATTENZIONE: questi verbi sono irregolari.


DARE
Io
do
Tu
dai
Lui, lei
Noi
diamo
Voi
date
Loro
danno

Es.: tu dai le chiavi di casa a Carlo.

ANDARE
Io
vado
Tu
vai
Lui, lei
va
Noi
andiamo
Voi
andate
Loro
vanno

Es.: io vado a casa.

FARE
Io
faccio
Tu
fai
Lui, lei
fa
Noi
facciamo
Voi
fate
Loro
fanno

Es.: noi facciamo una festa.

DOVERE
Io
devo
Tu
devi
Lui, lei
deve
Noi
dobbiamo
Voi
dovete
Loro
devono

Es: io devo fare i compiti.

RIMANERE
Io
rimango
Tu
rimani
Lui, lei
rimane
Noi
rimaniamo
Voi
rimanete
Loro
rimangono

Es.: loro rimangono a casa.

APRIRE
Io
apro
Tu
apri
Lui, lei
apre
Noi
apriamo
Voi
aprite
Loro
aprono

Es.: lei apre la porta.

SALIRE
Io
salgo
Tu
sali
Lui, lei
sale
Noi
saliamo
Voi
salite
Loro
salgono

Es.: voi salite le scale.
IO PARLO ITALIANO”
Corso di lingua italiana per immigrati
Lezione 10 – Puntata 12

CONTENUTI LINGUISTICI

Parliamo di...

Uso del futuro semplice
Quando vuoi parlare di un’azione che ancora si deve svolgere puoi utilizzare il futuro.

Es.: domani pioverà.

FAI ATTENZIONE: Il futuro può essere sostituito dal presente indicativo. Es.: domani piove.


Qui di seguito presentiamo il futuro regolare dei verbi delle tre coniugazioni.

Verbi in -are
GUARDARE
io
Guard-ERÒ
tu
Guard-ERAI
lui, lei
Guard-ERÀ
noi
Guard-EREMO
voi
Guard-ERETE
loro
Guard-ERANNO

Es.: questa sera guarderò la televisione.

Verbi in -ere
LEGGERE
io
legg-ERÒ
tu
legg-ERAI
lui, lei
legg-ERÀ
noi
legg-EREMO
voi
legg-ERETE
loro
legg-ERANNO

Es.: io leggerò questo libro la prossima settimana.

Verbi in -ire
PARTIRE
io
part-IRÒ
tu
part-IRAI
lui, lei
part-IRÀ
noi
part-IREMO
voi
part-IRETE
loro
part-IRANNO

Es.: noi partiremo domani mattina.


Il futuro dei verbi essere e avere
I verbi essere e avere sono verbi che hanno il futuro irregolare.

Qui di seguito ti presentiamo il futuro dei verbi essere e avere.


ESSERE
io
sarò
tu
sarai
lui, lei
sarà
noi
saremo
voi
sarete
loro
saranno

Es.: io sarò al cinema alle otto di questa sera.

AVERE
io
avrò
tu
avrai
lui, lei
avrà
noi
avremo
voi
avrete
loro
avranno

Es.: noi avremo poco tempo per andare a fare la spesa.

FAI ATTENZIONE: molti verbi formano il futuro in modo irregolare.


Avverbi di tempo
Gli avverbi di tempo servono per indicare il tempo di svolgimento di un’azione.

Ti mostriamo innanzitutto gli avverbi di tempo che hanno come unità di misura la durata di un giorno (situando l’azione nella giornata in corso, in quella precedente o seguente a quella in corso ecc.).

L’altro ieriieri ← → domanidopodomani


Per indicare azioni molto lontane nel passato puoi usare l’espressione: … giorni fa.

Es.: tre giorni fa ho preso il treno

Quando vuoi collocare l’azione nel corso della giornata puoi usare questi avverbi di tempo:
mattina, pomeriggio, sera, notte.

Quando si vuole parlare di azioni che si svolgono nella giornata in corso si usa oggi, ma questa (o la forma abbreviata sta-) in questa mattina (stamattina), questa sera (stasera), questa notte (stanotte).

FAI ATTENZIONE: quando vuoi parlare di un’azione che si svolge nel pomeriggio devi dire oggi pomeriggio.

Per parlare di un’azione che si svolge domani puoi dire domani mattina (oppure domattina), domani pomeriggio, domani sera, domani notte.

Per parlare di un’azione che si è svolta ieri puoi dire ieri mattina, ieri sera, ieri notte.

Per indicare l’anno precedente a quello in corso puoi utilizzare l’anno scorso, un anno fa, l’altr’anno.
Es.: io sono venuto in Italia l’anno scorso.

Per indicare un numero superiore di anni si adoperano le espressioni con fa.
Es.: io sono venuto in Italia due anni fa.

FAI ATTENZIONE: l’espressione l’altro giorno significa ‘qualche giorno fa’ e non ‘ieri’.

Es.: qualche giorno fa ho iniziato il corso di italiano.

Per indicare l’anno successivo a quello in corso puoi dire l’anno prossimo, fra un anno.
Es.: Fra un anno farò una bella vacanza al mare.

Altri avverbi di tempo molto utilizzati sono:

Ora: si usa per indicare principalmente un’azione che si svolge nel tempo presente.
Es.: che cosa fai ora?

Mai: si usa per indicare un evento che non si svolge in nessun tempo.
Es.: lui non è mai venuto a cena a casa mia.

Ancora: indica la continuità di un’azione.
Es.: ancora non ho finto di mangiare la pasta.

Spesso: si usa per indicare un evento che si ripete in modo abbastanza frequente.
Es.: io vado spesso in vacanza in montagna.

Sempre: si usa per indicare un’azione che si svolge in maniera continuata e senza fine.
Es.: io abiterò sempre a Roma.


Uso di perché e siccome
Quando volgiamo indicare la causa che ha causato un evento possiamo utilizzare le forme perché o siccome usando la forma verbale che segue all’indicativo.

CONSEGUENZA
CAUSA
Non vengo al cinema perché
devo studiare.

Perché è la forma più utilizzata per esprimere una causa legata ad un determinato evento.

Quando vogliamo indicare prima la causa e poi la conseguenza possiamo utilizzare siccome.

CAUSA
CONSEGUENZA
Siccome devo studiare
non vengo al cinema.

Siccome è in forte espansione specialmente nelle espressioni informali della lingua parlata.


Riparliamo di…

Possessivi

SINGOLARE
MASCHILE
FEMMINILE
mio
mia
tuo
tua
suo, Suo
sua, Sua
nostro
nostra
vostro
vostra
loro
loro


PLURALE
MASCHILE
FEMMINILE
miei
mie
tuoi
tue
suoi, Suoi
sue, Sue
nostri
nostre
vostri
vostre
loro
loro


FAI ATTENZIONE: i possessivi Suo e Sua, Suoi e Sue si scrivono con l’iniziale maiuscola nelle forme di cortesia.
Es.: Cara professoressa la Sua lezione di italiano è stata molto interessante.

In italiano si usa l’articolo anche con il possessivo.

Es.: la mia casa.


I possessivi con i nomi di parentela
Quando il nome di parentela è al plurale è obbligatorio usare l’articolo prima del possessivo.

Es.: le nostre madri.

Anche con il possessivo loro è necessario usare l’articolo.

Es.: il loro fratello.

Con padre, madre, figlia e figlio l’articolo non si usa.

Es: mio padre è un dottore.

L’articolo si usa prima del possessivo con i nomi di parentela alterati, come ad esempio sorellina, nonnina, mammina, fratellino, papino ecc.

Es.: la mia sorellina è molto bella.

Con i termini che indicano un rapporto sentimentale che non rientra ancora nei rapporti di parentela (es. fidanzato o ragazzo, fidanzata o ragazza) si usa l’articolo prima del possessivo.

Es.: la mia ragazza (fidanzata) è alta.

L’articolo si usa prima di un nome di parentela preceduto da un aggettivo.

Es.: il mio caro zio.
IO PARLO ITALIANO”
Corso di italiano per immigrati
Lezione 11 – Puntata 13

CONTENUTI LINGUISTICI

Parliamo di…

Uso dell’imperativo informale positivo e negativo

L’imperativo informale positivo
L’imperativo serve per esprimere un ordine, un’esortazione o una preghiera.

Es.: Fermati!
Ascoltami!

L’imperativo ha solo il tempo presente.

FAI ATTENZIONE: nell’italiano scritto dopo la forma verbale dell’imperativo devi sempre mettere il segno “!”.

Qui di seguito ti presentiamo le forme di imperativo informale e regolare delle tre coniugazioni.


TU
NOI
VOI
girare
gira!
giriamo!
girate!
leggere
leggi!
leggiamo!
leggete!
partire
parti!
partiamo!
partite!

FAI ATTENZIONE: nell’imperativo non esiste la prima persona singolare.

Qui di seguito ti presentiamo le forme di imperativo informale dei verbi essere e avere che sono due verbi irregolari.


TU
NOI
VOI
essere
sii!
siamo!
siate!
avere
abbi!
abbiamo!
abbiate!


L’imperativo informale negativo
L’imperativo negativo si usa per proibire o evitare che qualcuno faccia qualcosa.
Nell’imperativo negativo non si usa la seconda persona, ma si usa la forma verbale all’infinito.

Es.: Parla! – Non parlare!

Qui di seguito ti presentiamo le forme di imperativo negativo dei verbi regolari delle tre coniugazioni



TU
NOI
VOI
girare
non girare!
non giriamo!
non girate!
leggere
non leggere!
non leggiamo!
non leggete!
partire
non partire!
non partiamo!
non partite!

Anche i verbi essere e avere formano l’imperativo alla seconda persona singolare utilizzando l’infinito.

Es.: Sii buono! - Non essere cattivo!
Abbi pazienza! - Non avere fretta!


Uso di mentre, durante, prima di + infinito
Quando vogliamo mettere in relazione due azioni che si svolgono nello stesso momento possiamo utilizzare le forme mentre e durante e mettere le forme verbali all’indicativo presente.

Esempio: mentre prepari il sugo, metti il pesce nel forno.
Durante la lavorazione della pasta puoi apparecchiare la tavola.

Quando vogliamo indicare una relazione di anteriorità tra la proposizione reggente e la proposizione subordinata possiamo utilizzare l’espressione prima di e la forma verbale all’infinito.

Es.: prima di cuocere gli spaghetti prepara il sugo.


Superlativo assoluto
Il superlativo assoluto serve per esprimere il massimo grado di intensificazione della qualità posseduta da qualcuno, qualcosa o da un concetto.


Il superlativo assoluto si forma aggiungendo il suffisso –issimo all’aggettivo.


Es.: bello - bellissimo




FAI ATTENZIONE: non tutti gli aggettivi possono essere usati per formare il superlativo assoluto. In generale possono formare il superlativo assoluto solo gli aggettivi che indicano una qualità che può essere accresciuta o diminuita. Gli aggettivi che hanno un significato molto preciso che non può essere modificato intensivamente hanno solo il grado positivo. Ad esempio: immortale, quadrato, chimico, marmoreo ecc.




Alcuni aggettivi molto usati possono avere il superlativo assoluto irregolare.
Qui di seguito ti presentiamo il superlativo assoluto irregolare di questi aggettivi.


GRADO POSITIVO
SUPERLATIVO ASSOLUTO
Buono
Ottimo
Cattivo
Pessimo
Grande
Massimo
Piccolo
Minimo


FAI ATTENZIONE: esistono altri aggettivi che hanno il superlativo assoluto irregolare.




Riparliamo di…


Pronomi diretti
Molto utilizzati sono i pronomi diretti lo, la, li, le.


Lo e li si usano quando dobbiamo parlare di qualcuno o qualcosa di genere maschile. Lo per il singolare e li per il plurale.

Es.: tu mangi il dolce? Sì, lo mangio.
Lei mangia gli spaghetti? Sì, li mangia.

La e le si usano quando dobbiamo parlare di qualcuno o qualcosa di genere femminile. La per il singolare e le per il plurale.

Es.: voi mangiate la carne? Sì, la mangiamo.
Lui mangia le mele? Sì, le mangia.


Posizione dei pronomi diretti con l’imperativo informale positivo e negativo
Nelle frasi con l’imperativo informale positivo, i pronomi diretti (lo, la, li, le) si legano alla forma verbale all’imperativo in posizione finale.

Es.: Prendilo! – Guardalo! – Cercala! – Mettile!

Nelle frasi con l’imperativo informale negativo, i pronomi diretti (lo, la, li, le) si possono mettere o dopo il non e prima della forma verbale all’infinito (Es. Non lo prendere!), oppure si possono legare alla forma verbale all’infinito in posizione finale (Es. Non prenderlo!).

FAI ATTENZIONE: Quando leghiamo il pronome diretto alla forma verbale all’infinito in posizione finale, il verbo perde l’ultima lettera.
Es.: prendere: prenderla - prenderlo - prenderla - prenderli - prenderle.


Eccolo, eccola, eccoli, eccole
L’avverbio ecco si usa per annunciare, mostrare, indicare o presentare un evento, qualcuno o qualcosa.

Es.: ecco il treno.

Ecco si collega con i pronomi diretti lo, la, li, le in questo modo:

eccolo
Es.: quando arriva il treno?
Eccolo.

eccola
Es.: è pronta la pasta?
Eccola.

eccoli
Es.: quando arrivano i tuoi amici?
Eccoli.

eccole
Es.: quando arrivano le tue amiche?
Eccole.
IO PARLO ITALIANO”
Corso di italiano per immigrati
Lezione 12 – Puntata 14

CONTENUTI LINGUISTICI

Parliamo di…

Preposizioni articolate
Quando una preposizione semplice (a, di,da, in, su) incontra una articolo determinativo
(il, lo, la, l’, i, gli e le) nasce una nuova forma detta preposizione articolata.

Qui di seguito presentiamo il quadro delle preposizioni articolate obbligatorie.



ARTICOLI
PREPOSIZIONI
SINGOLARI
PLURALI

IL
LO
LA (L’)
I
GLI
LE
A
al
allo (all’)
alla (all’)
ai
agli
alle
DI
del
dello (dell’)
della (dell’)
dei
degli
delle
DA
dal
dallo (dall’)
dalla (dall’)
dai
dagli
dalle
IN
nel
nello (nell’)
nella (nell’)
nei
negli
nelle
SU
sul
sullo (sull’)
sulla (sull’)
sui
sugli
sulle

FAI ATTENZIONE: le preposizioni semplici fra e per non hanno la forma articolata.
La preposizione con può formare in maniera facoltativa le preposizioni articolate coi (oppure con i), col (oppure con il), cogli (oppure con gli) e colle (oppure con le).


Uso delle preposizioni articolate come partitivi
Le preposizioni articolate del, dello, della, dell’, dei, degli, delle sono usate anche per indicare una parte o una quantità imprecisata di qualcosa. In questo caso si chiamano partitivi.

Es.: io vorrei del pane.
Io ho dei dolori allo stomaco.

FAI ATTENZIONE: il partitivo singolare (del, dello, della, dell’) non può essere usato con quei sostantivi che indicano un singolo oggetto o un concetto indivisibile (libro, casa ecc.). Inoltre, è molto raro con sostantivi che indicano qualcosa di astratto (es. paura, amicizia ecc.).

I partitivi possono essere sostituiti con l’espressione un po’ di.

Es.: Io vorrei un po’ di pane
Io ho un po’di dolori allo stomaco.

Uso di per + infinito
Quando vogliamo indicare il fine, lo scopo, l’intenzione di un’azione o di un comportamento possiamo usare la forma per e mettere la forma verbale all’infinito.

Es.: lui è andato dal medico per controllare il suo stomaco.

Alle volte possiamo sostituire la costruzione per + infinito con a + infinito.

Es.: lui è andato dal medico a controllare il suo stomaco.


Riparliamo di…

Preposizioni semplici
Le preposizioni semplici sono di, a, da, in, con, su, per, fra, tra.

Esempi:
  • Io sono fratello di Laura.
  • Io vado a casa di Giovanni.
  • Io vengo da Milano.
  • Io sono in casa tutto il giorno.
  • Io sono a cena con Maria.
  • Io salgo su al piano di sopra.
  • Io parto per Genova alle sette.
  • Io abito tra Venezia e Mestre.
  • Io vengo a casa fra le otto e le dieci.

FAI ATTENZIONE: gli usi delle preposizioni semplici sono tanti non solo quelli mostrati negli esempi. Ti devi esercitare molto prima di conoscere bene tutti i loro significati.


Uso delle preposizioni a, da, in, di
In questa sezione mostriamo gli usi principali di alcune preposizioni semplici molto usate.

- a

Termine
Es.: dici a me?

Moto verso luogo
Es.: io vado a Cagliari.

Stato in luogo
Es.: a Firenze ci sono molti monumenti.

Età determinata
Es.: a dodici anni sono andato in Francia.

Tempo determinato
Es.: ieri sono andato via a mezzanotte.

Prezzo e misura
Es.: io vendo tutto a mille lire.

- da

Moto da luogo
Es.: io vengo da Lecce.

Moto a luogo specie con nomi di persona
Es.: io vado da Carlo.

Stato in luogo specie con nomi di persona
Es.: stasera sto da Carlo.

Origine
Es.: Per molti studiosi l’Universo è nato da una gigantesca esplosione.

Determinazione di tempo:
Es.: da quando? Da lunedì.

Dissomiglianza e differenza
Es.: io sono diverso da mio fratello.

Prezzo
Es.: questo è un vestito da duecentomila Lire.

- in

Stato in luogo
Es.: io lavoro in centro.

Moto a luogo specie con nomi di regione o nazione
Es.: lui è andato in America.

Moto in luogo
Es.: io entro in casa.

Tempo determinato
Es.: io sono nato in agosto.

Materia
Es.: questo è un orologio in acciaio.

Mezzo o strumento
Es.: io sono venuto in macchina.

Trasformazione o mutamento di condizione o di stato fisico
Es.: il bruco dopo un po’ di tempo si trasforma in farfalla.

- di

Specificazione
Es.: il mio corso di lingua è molto interessante.

Denominazione
Es.: la città di Roma è bella.

Argomento
Es.: io parlo di medicina.

Causa
Es.: io tremo di paura.

Moto da luogo
Es.: io esco di casa alle sette.

Moto a luogo
Es.: io vado di là a prendere una cosa.

Origine e provenienza
Es.: io sono di Palermo.

Determinazioni di tempo
Es.: io parto di lunedì.

IO PARLO ITALIANO”
Corso di italiano per immigrati
Lezione 13 – Puntata 15

CONTENUTI LINGUISTICI

Parliamo di…
Pronomi indiretti
I pronomi indiretti si dividono in deboli e forti.

Qui di seguito presentiamo la lista dei pronomi indiretti deboli.
Mi piace il mare.
Ti piace il mare.
Gli piace il mare.
Le piace il mare.
Ci piace il mare.
Vi piace il mare.
Gli piace il mare.

FAI ATTENZIONE: i pronomi indiretti deboli possono essere usati anche legati ad alcuni verbi in posizione finale.
Es.: guardami, parlaci ecc.

Qui di seguito presentiamo la lista dei pronomi indiretti forti.
A
Me
piace
il mare

Te



Lui



Lei



Noi



Voi



Loro



FAI ATTENZIONE: nella lingua parlata si usano quasi sempre i pronomi indiretti deboli. I pronomi indiretti forti si usano quando si vuole sottolineare maggiormente a chi è rivolta l’azione.
Es.: il professore parla a te e non a me.


Alcuni avverbi di luogo specie quelli composti
Gli avverbi di luogo possono essere usati per specificare il luogo di un’azione, la collocazione di una persona o di un oggetto nello spazio e la distanza di una persona o di un oggetto rispetto a chi parla o a chi ascolta.

Rispetto ad un luogo conosciuto, o anche sconosciuto, gli avverbi di luogo possono indicare ad esempio se qualcosa o qualcuno si trovano dentro o fuori, sopra o sotto, dietro o davanti vicino o lontano ecc.


Qui di seguito presentiamo una lista dei principali avverbi di luogo.




Fuori



Sopra
Sotto


Vicino Lontano


SinistraDestra


- Via
L’avverbio di luogo via serve per indicare in modo generico l’allontanamento da un luogo.
Esempio: è in casa Luigi?
No, è andato via.

- In giro
L’avverbio di luogo in giro serve per indicare un luogo in maniera indeterminata.
Esempio: ho visto molta gente in giro.


Alcuni avverbi di luogo sono usati per evidenziare quale è la distanza di un luogo o di un oggetto rispetto a chi parla o a chi ascolta. Essi sono:

- qui e qua
servono per indicare un luogo vicino a chi parla e meno vicino o lontano a chi ascolta.

Quaggiù, qui sotto, qua sotto, qui sopra, qua sopra, sono avverbi di luogo composti con qui e qua e sono usati sempre per indicare un luogo vicino a chi parla e meno vicino o lontano a chi ascolta.

FAI ATTENZIONE: qui (e i suoi composti) è usato preferibilmente per indicare un luogo ben definito, mentre qua (e i suoi composti) è usato preferibilmente per indicare un area senza una determinazione precisa.

- e
servono per indicare un luogo lontano da chi parla e da chi ascolta.

FAI ATTENZIONE: esi scrivono con l’accento.

laggiù, lassù, lì giù, li su sono avverbi di luogo composti con li e e sono usati sempre per indicare un luogo lontano da chi parla e da chi ascolta.

FAI ATTENZIONE: (e i suoi composti) è usato preferibilmente per indicare un luogo ben definito, mentre (e i suoi composti) è usato preferibilmente per indicare un area o un punto non precisati.


La posizione dell’aggettivo
Un aggettivo che esprime una qualità particolare (l’aspetto, il colore, la forma, la grandezza ecc.) del nome a cui si riferisce appartiene alla categoria degli aggettivi qualificativi.

L’aggettivo qualificativo si colloca di norma immediatamente vicino del nome a cui si riferisce.
La posizione più naturale di un aggettivo qualificativo è subito dopo il nome a cui si riferisce.

Es.: lei è una ragazza con gli occhi neri.

In alcuni casi possiamo usare l’aggettivo qualificativo prima del nome. Quando un aggettivo qualificativo precede il nome esso indica di solito una maggiore soggettività di giudizio da parte di chi parla o di chi scrive o una particolare enfasi nell’esprimere il giudizio.

Es.: i neri occhi di quella ragazza mi hanno fatto impazzire.

In alcuni casi il cambiamento di posizione di un aggettivo può comportare il suo cambiamento di significato.

Ad esempio nella frase:
diverse ragioni mi hanno spinto a comprare questo tavolo,
l’aggettivo diverse significa “varie” “più di una” ecc.

Mentre nella frase:
ragioni diverse mi hanno spinto a comprare questo tavolo,
l’aggettivo diverse significa “altre”.


Riparliamo di…

Il passato prossimo
Il passato prossimo indica un’azione del passato, ma che perdura anche nel presente. Il passato prossimo si forma con il presente del verbo ausiliare essere o avere e il participio passato della forma verbale.

Esempio: Io ho comprato la casa da poco tempo.


Qui di seguito presentiamo il passato prossimo regolare delle tre coniugazioni costruito con l’ausiliare avere
Io
ho
amato – ricevuto - capito
Tu
hai
amato – ricevuto - capito
Lui, lei
ha
amato – ricevuto - capito
Noi
abbiamo
amato – ricevuto - capito
Voi
avete
amato – ricevuto - capito
Loro
hanno
amato – ricevuto - capito


Qui di seguito presentiamo il passato prossimo costruito con l’ausiliare essere
Io
sono
andato/a – seduto/a - partito/a
Tu
sei
andato/a – seduto/a - partito/a
Lui, lei
è
andato/a – seduto/a - partito/a
Noi
siamo
andati/e – seduti/e - partiti/e
Voi
siete
andati/e – seduti/e - partiti/e
Loro
sono
andati/e – seduti/e - partiti/e

Ricordiamo che si usa l’ausiliare essere con
- i verbi che hanno un punto di partenza o di arrivo (es. arrivare, tornare, partire ecc.).
Esempio: ieri io sono tornato alle sette di sera.

- i verbi essere, stare e rimanere.
Esempio: ieri io sono stato a casa tutto il giorno.

- i verbi nascere, vivere, morire, diventare.
Esempio: io sono nato a Roma.

- i verbi piacere, sembrare, succedere.
Esempio: ieri io sono sembrato scortese perché ero molto stanco.

- i verbi riflessivi e pronominali (es. alzarsi, chiamarsi).
Esempio: io mi sono alzato alle sette.

Si usa l’ausiliare avere con gli altri verbi.

Concordanza del participio passato con il soggetto
Se il passato prossimo è costruito con l’ausiliare essere allora il participio passato si accorda con il soggetto in genere e numero e prende le terminazioni –o, -a, -i, -e.

Esempi: io sono andato al cinema – io sono andata al cinema
lei è andata al cinema – lui è andato al cinema
noi siamo andati al cinema – noi siamo andate al cinema

In alcuni casi il participio passato non si accorda con il soggetto della frase, ma si accorda con il genere ed il numero dell’oggetto.
Ad esempio, con il verbo piacere il participio passato si accorda con il genere ed il numero della cosa che piace.

Esempi: ti è piaciuta la casa?
ti sono piaciuti i mobili della casa?
ti è piaciuto il salotto della casa?
ti sono piaciute le tende della casa?
IO PARLO ITALIANO”
Corso di italiano per immigrati
Lezione 14 – Puntata 16

CONTENUTI LINGUISTICI


Parliamo di…

Forme impersonali
In alcuni casi non esiste un soggetto specifico della frase e il verbo non si riferisce ad una persona determinata.

Per esprimere la forma impersonale si può utilizzare il pronome si con un verbo utilizzato alla terza persona.

Es.: si dicesi giunge ecc.

Oppure si può utilizzare un pronome indefinito (vedi più avanti) come soggetto generico con un verbo alla terza persona.

Es.: uno non può mai stare tranquillo.

FAI ATTENZIONE: alcuni verbi sono sempre impersonali e non presentano generalmente nessun costrutto. Questi verbi sono soprattutto quelli che indicano un fenomeno atmosferico.
Es.: oggi piove molto.


Pronomi indefiniti
I pronomi indefiniti servono per indicare qualcuno o qualcosa in modo non specifico e non determinato.

Qui di seguito presentiamo la lista dei pronomi indefiniti più diffusi

MASCHILI
FEMMINILI
MASCHILI E FEMMINILI
NEUTRI
Uno
una
chiunque
tutto
Ognuno
ognuna
qualunque
niente
Nessuno
nessuna
qualsiasi
qualsiasi
Qualcuno
qualcuna



- I pronomi indefiniti niente e qualcosa sono di solito seguiti dalle preposizioni di e da.
Es.: c’è niente di nuovo?
c’è qualcosa da fare?

- Il pronome indefinito tutto può essere usato anche come aggettivo. In questo caso è seguito dall’articolo determinativo (il, lo, la, le).
Es.: io lavoro tutto il giorno.

- I pronomi indefiniti niente, nessuno e nessuna seguono il verbo che è preceduto da non.
Es.: non ti ha cercato nessuno.

- I pronomi indefiniti niente, nessuno e nessuna precedono il verbo alla forma affermativa
Es.: nessuno ti ha cercato


Riparliamo di…

Imperfetto
L’imperfetto serve per indicare un’azione passata le cui coordinate (momento di inizio, conclusione ecc.) restano non espresse.

Es.: io fumavo molto.

Qui di seguito presentiamo la coniugazione regolare dell’imperfetto delle tre coniugazioni.

Verbi in –are
PARLARE
Io
parl-AVO
Tu
parl-AVI
Lui, lei
parl-AVA
Noi
parl-AVAMO
Voi
parl-AVATE
Loro
parl-AVANO

Es.: ieri io e Carlo parlavamo di te.

Verbi in -ere
SCRIVERE
Io
scriv-EVO
Tu
scriv-EVI
Lui, lei
scriv-EVA
Noi
scriv-EVAMO
Voi
scriv-EVATE
Loro
scriv-EVANO

Es.: quando ero giovane io scrivevo molte lettere.

Verbi in -ire
PARTIRE
Io
part-IVO
Tu
part-IVI
Lui, lei
part-IVA
Noi
part-IVAMO
Voi
part-IVATE
Loro
part-IVANO

Es.: loro partivano tutte le estati.

Qui di seguito presentiamo le coniugazioni irregolari di tre verbi molto usati.
Questi verbi sono fare, dire e porre.

FAI ATTENZIONE: con il verbo porre (che significa “mettere”) si possono costruire molti altri verbi diffusi in italiano.

Es.: comporre, disporre, imporre


FARE
DIRE
PORRE
Io
facevo
dicevo
ponevo
Tu
facevi
dicevi
ponevi
Lui, lei
faceva
diceva
poneva
Noi
facevamo
dicevamo
ponevamo
Voi
facevate
dicevate
ponevate
Loro
facevano
dicevano
ponevano

- Per esprimere la presenza o l’assenza di qualcuno o qualcosa è molto usata la forma verbale essere preceduta da ci.

FAI ATTENZIONE: il verbo essere è un verbo irregolare. Inoltre, quando utilizziamo ci prima delle forme di essere che cominciano con una vocale dobbiamo usare l’apostrofo ed eliminare la lettera i.
Es.: c’erano.

Qui di seguito presentiamo la coniugazione dell’imperfetto del verbo essere che è irregolare.

ESSERE
Io
ero
Tu
eri
Lui, lei
era
Noi
eravamo
Voi
eravate
Loro
erano

Es.: io c’ero.
Alla festa non c’era nessuno.

Uso dell’imperfetto per esprimere un desiderio
L’imperfetto può essere utilizzato per esprimere azioni che non sono state realizzate e sono rimaste un desiderio o un progetto.

Es.: ieri volevo andare al mare, ma non ho potuto.
IO PARLO ITALIANO”
Corso di italiano per immigrati
Lezione 15 – Puntata 17

CONTENUTI LINGUISTICI

Parliamo di…

Uso di che
La parola che è una delle parole più usate in italiano e può avere molti valori. È una parola invariabile.

- Che può essere usato come pronome relativo.

I pronomi relativi, come tutti i pronomi, si usano al posto di un nome ed inoltre servono a mettere in relazione due frasi facendole diventare un’unica frase.

Es.: sono andato da Antonio che abita in campagna.

In questo esempio, il pronome che è usato per sostituire il nome Antonio, in modo da non ripeterlo due volte, e per unire le frasi:

Sono andato da Antonio.
Antonio abita in campagna.

Il pronome relativo che può essere utilizzato sia come soggetto che come complemento oggetto della frase.

Es.: Karl è un ragazzo che segue il corso di italiano (soggetto).
Karl è un ragazzo che ho conosciuto oggi (complemento oggetto).

Il pronome relativo che non può essere mai preceduto da preposizioni e quindi nei complementi indiretti è sostituito da cui o dalle forme giuste di quale.

Es.: la ragazza a cui ho dato il libro è mia sorella.
La ragazza alla quale ho dato il libro è mia sorella.

Inoltre, che non può seguire subito la parola tutto. Tra le parole tutto e che dobbiamo usare quello o ciò.

Es.: tutto quello che mi dici è vero.
Tutto ciò che mi dici è vero.

Quando non è sufficientemente chiaro a quale nome si riferisce il pronome relativo che, dobbiamo usare i pronomi relativi il quale, la quale, i quali, le quali.

Osserva questa frase:
ho visto il figlio di Piero che vive a Genova.

In questo caso non è chiaro chi vive a Genova: Piero o suo figlio?
Allora è meglio dire:
ho visto il figlio di Piero, il quale vive a Genova.

FAI ATTENZIONE: il pronome quale è variabile:
il quale – maschile singolare
la quale – femminile singolare
i quali – maschile plurale
le quali – femminile plurale

- Che può essere usato per introdurre una frase interrogativa

Es.: che treno prendi?

- Che può essere usato per fare una esclamazione. In questi casi si usa specialmente davanti ad un aggettivo.

Es.: che bello!


Uso di ne
Ne è un pronome di terza persona singolare e plurale e significa:

- “di lui”
Es.: Giovanni ha un cane e ne parla spesso.

- “di lei”,
Es.: Giovanni ha un’amica e ne parla spesso

- “di loro”,
Es.: Giovanni ha 3 figli e ne parla spesso.

- “di questo – questa – questi - queste”,
Es.: io non ne so niente.

- “da qui”,
Es.: io me ne vado perché è tardi.

FAI ATTENZIONE: mi importa di questome ne importa
parlo di questo → ne parlo

Ricorda, Ne può essere usato anche con valore di partitivo.

Es.: tu mangi tutta quella pasta? No, ne mangio solo un po’.
Tu quante lingue conosci? Ne conosco tre.



Riparliamo di…

Uso degli articoli determinativi e indeterminativi
Ricordiamo che l’articolo è la parte del discorso che si associa al nome con il quale concorda in genere e numero.

L’articolo può essere determinativo o indeterminativo.

Si usa l’articolo determinativo per indicare una classe di persone, oggetti o animali, mentre si usa l’articolo indeterminativo per indicare il singolo individuo, oggetto o animale che fa parte di quella classe.
Inoltre, si usa l’articolo determinativo in una frase per indicare ciò che è noto, mentre si usa l’articolo indeterminativo per indicare ciò che è nuovo.

Qui di seguito presentiamo le forme dell’articolo determinativo e indeterminativo.



DETERMINATIVO
INDETERMINATIVO

MASCHILE
FEMMINILE
MASCHILE
FEMMINILE
SINGOLARE
il, lo, l’
la, l’
un, uno
una, un’
PLURALE
i, gli
le




Uso degli articoli determinativi
Gli articoli determinativi il e i si usano davanti a sostantivi di genere maschile che cominciano per consonante (tranne x, y, z, gn, ps, s + consonante).

Es.: il campo, i campi ecc.

Gli articoli determinativi la, le si usano davanti a tutti i sostantivi di genere femminile singolare (la) e plurale (le).

Es.: la figlia, le bambine ecc.

Gli articoli determinativi lo e gli si usano davanti a sostantivi maschili singolari (lo) e plurali (gli) che cominciano con i+vocale (Es.: lo iugoslavo) o con gn, ps, s+consonante, x, y, z.

L’articolo determinativo l’ si usa davanti a sostantivi maschili e femminili che cominciano per vocale.

Es.: l’orso, l’erba ecc.

FAI ATTENZIONE: gli articoli determinativi non si usano davanti ai nomi di città.
Es.: Genova è una bella città.


Uso degli articoli indeterminativi
L’articolo indeterminativo un si usa davanti a sostantivi maschili e singolari che iniziano per consonante (tranne x, y, z, gn, ps, s+consonante) e per vocale (tranne i+vocale).

Es.: un cantante, un amico ecc.

L’articolo indeterminativo uno si usa davanti a sostantivi maschili che cominciano per i+vocale, gn, ps, s+consonante, x, y, z.

L’articolo indeterminativo una si usa davanti a tutti i sostantivi femminili singolari che iniziano per consonante.

Es.: una casa, una giacca ecc.

L’articolo indeterminativo un’ si usa davanti a tutti i sostantivi femminili singolari che iniziano per vocale.
Es.: un’amica.

FAI ATTENZIONE: come hai visto nella tabella l’articolo indeterminativo non ha plurale.

Per fare il plurale degli articoli indeterminativi puoi:
  1. usare dei per i sostantivi maschili (Es.: io ho dei biglietti del treno) e delle per i sostantivi femminili (Es.: io ho delle amiche italiane).
  2. usare alcuni per i sostantivi maschili (Es.: io ho alcuni biglietti del treno) e alcune per i sostantivi femminili (Es.: io ho alcune amiche italiane).
  3. non usare l’articolo indeterminativo davanti al sostantivo (Es.: io ho biglietti del treno)


Forme di quello e bello anteposte ai nomi
Osserva il comportamento di quello e bello davanti ai nomi

SINGOLARE
PLURALE
MASCHILE
FEMMINILE
MASCHILE
FEMMINILE
Il cane
Un bel cane
Quel cane
La casa
Una bella casa
Quella casa
I cani
Dei bei cani
Quei cani
Le stazioni
Delle belle stazioni
Quelle stazioni
Lo scaffale
Un bello scaffale
Quello scaffale
La stazione
Una bella stazione
Quella stazione
Gli scaffali
Dei begli scaffali
Quegli scaffali

L’accendino
Un bell’accendino
Quell’accendino
L’idea
Una bell’idea – Una bella idea
Quell’idea
Gli accendini
Dei begli accendini
Quegli accendini



FAI ATTENZIONE: l’aggettivo bello dopo il nome ha solo le forme bello e belli (maschile singolare e plurale) e bella e belle (femminile singolare e plurale).
Es.: il cane bello – i cani belli
la casa bella – le case belle.

"IO PARLO ITALIANO"
Corso di italiano per immigrati
Lezione 16 - Puntata 18

CONTENUTI LINGUISTICI

Parliamo di…

Verbi riflessivi
I verbi riflessivi sono quei verbi dove soggetto e oggetto dell'azione coincidono.

Es.: io mi lavo.

I verbi riflessivi si formano con i pronomi riflessivi (la lista dei pronomi riflessivi è presentata più avanti).

Qui di seguito presentiamo un esempio di presente indicativo e di passato prossimo fatto con il verbo riflessivo alzarsi.

PRESENTE
io
mi
alzo
tu
ti
alzi
lui, lei
si
alza
noi
ci
alziamo
voi
vi
alzate
loro
si
alzano

PASSATO PROSSIMO
io
mi sono
alzato, alzata
tu
ti sei
alzato, alzata
lui, lei
si è
alzato, alzata
noi
ci siamo
alzati, alzate
voi
vi siete
alzati, alzate
loro
si sono
alzati, alzate


FAI ATTENZIONE: nelle forme verbali al passato prossimo la forma verbale al participio passato varia a seconda se il soggetto è maschile o femminile.

Altri verbi riflessivi molto usati sono lavarsi, vestirsi, sedersi.


Verbi riflessivi reciproci
I verbi riflessivi reciproci esprimono un'azione che due o più persone compiono nello stesso momento e la subiscono contemporaneamente.

Es.: Giovanni e Franco si salutano.

Pronomi riflessivi
I pronomi riflessivi si usano per indicare che l'azione compiuta dal soggetto si riflette sul soggetto stesso.

Es.: io mi vesto.

Qui di seguito presentiamo la lista dei pronomi riflessivi.

Io
mi
Tu
ti
Lui, lei
si
Noi
ci
Voi
vi
Loro
si

I pronomi riflessivi hanno un'unica forma per il maschile e per il femminile.

Quando vuoi dare un particolare risalto al pronome si, singolare o plurale, è possibile sostituirlo con la forma (puoi anche aggiungere stesso).

Es.: Giovanni difende con forza e i miei amici.
Giovanni difende con forza sé stesso e i miei amici.

FAI ATTENZIONE: il passato prossimo dei verbi preceduti da un pronome riflessivo si forma sempre con l'ausiliare essere.

Es.: Luca si è alzato.

I pronomi ci, vi e si quando si uniscono con certi verbi possono avere anche valore reciproco.

Es.: ho parlato con Luca e dopo ci siamo salutati.


Uso di anche se + indicativo
Quando vogliamo introdurre un elemento inatteso nel rapporto tra una causa ed un effetto si può utilizzare anche se e mettere la forma verbale che segue all'indicativo.

Es.: domani è il mio compleanno anche se non tutti lo sanno.


Riparliamo di…

Usi di mi, ti, ci, vi
Le forme mi, ti, ci, vi sono pronomi che possono essere usati per indicare sia l’elemento su cui termina l’azione espressa dal verbo (complemento di termine) che l’elemento della frase che subisce l’azione espressa dal verbo (complemento oggetto).

Es.: ti devo dire una cosa (complemento di termine).
Ti ama (complemento oggetto).

Questi pronomi presentano un’unica forma sia per il maschile che per il femminile.

Quando si vuole dare maggiore rilievo al pronome (usato come complemento di termine) nella frase si deve utilizzare la preposizione a + le forme me (al posto di mi) – te (al posto di ti) – noi (al posto di ci) – voi (al posto di vi).

Es.: devo dire una cosa a te.
"IO PARLO ITALIANO"
Corso di italiano per immigrati
Lezione 17 - Puntata 19

CONTENUTI LINGUISTICI


Parliamo di…

Il condizionale semplice dei verbi regolari e modali, di essere e avere
Il modo condizionale serve per:

  • esprimere un desiderio
Esempio: mi piacerebbe tanto andare al cinema.

  • chiedere qualcosa in modo gentile
Esempio: mi scusi, aprirebbe la finestra?

  • dare consigli
Esempio: io ti consiglierei di vedere questo film perché è molto bello.


Il condizionale dei verbi regolari
Qui di seguito presentiamo il condizionale semplice regolare delle tre coniugazioni.

Verbi in -are
PARLARE
io
Parl-EREI
tu
Parl-ERESTI
lui, lei
Parl-EREBBE
noi
Parl-EREMMO
voi
Parl-ERESTE
loro
Parl-EREBBERO


Verbi in -ere
SCRIVERE
io
Scriv-EREI
tu
Scriv-ERESTI
lui, lei
Scriv-EREBBE
noi
Scriv-EREMMO
voi
Scriv-ERESTE
loro
scriv-EREBBERO



Verbi in -ire
PARTIRE
io
part-IREI
tu
part-IRESTI
lui, lei
part-IREBBE
noi
part-IREMMO
voi
part-IRESTE
loro
part-IREBBERO


Il condizionale dei verbi modali
I verbi potere, volere, dovere, sapere sono molto usati al condizionale.

FAI ATTENZIONE: i verbi potere, volere, dovere e sapere sono irregolari.

Qui di seguito ti presentiamo il condizionale semplice dei verbi modali.

POTERE
io
potrei
tu
potresti
lui, lei
potrebbe
noi
potremmo
voi
potreste
loro
potrebbero

Es.: tu potresti accompagnare mio fratello a casa con la macchina?

VOLERE
Io
vorrei
Tu
vorresti
lui, lei
vorrebbe
Noi
vorremmo
Voi
vorreste
Loro
vorrebbero

Es.: loro vorrebbero venire al cinema con voi.

DOVERE
Io
dovrei
Tu
dovresti
lui, lei
dovrebbe
Noi
dovremmo
Voi
dovreste
Loro
dovrebbero

Es.: voi dovreste studiare di più.


SAPERE
Io
saprei
Tu
sapresti
lui, lei
saprebbe
Noi
sapremmo
Voi
sapreste
Loro
saprebbero

Es.: loro saprebbero come aiutare te.


Il condizionale di essere e avere
I verbi essere e avere sono verbi irregolari.

Qui di seguito presentiamo il condizionale di questi due verbi.

ESSERE
Io
sarei
Tu
saresti
lui, lei
sarebbe
noi
saremmo
voi
sareste
loro
sarebbero

AVERE
io
avrei
tu
avresti
lui, lei
avrebbe
noi
avremmo
Voi
avreste
Loro
avrebbero


Riparliamo di…

Volere, potere, dovere
I verbi volere, potere e dovere si usano insieme ad un altro verbo, usato all’infinito, aggiungendo a questo verbo alcune sfumature di significato.

Il verbo potere serve per esprimere vari significati:

  1. avere la possibilità di fare qualcosa.
Es.: io posso aiutare tuo fratello.

  1. riuscire a fare qualcosa.
Es.: io posso correre per ore senza stancarmi mai.

  1. avere il diritto di fare qualcosa.
Es.: qui possiamo parlare liberamente.

  1. avere o dare il permesso per fare qualcosa.
Es.: tu puoi entrare.


Il verbo volere serve per esprimere vari significati:

  1. avere la volontà di fare qualcosa.
Es.: io voglio finire i compiti prima di andare in discoteca.

  1. avere il desiderio di fare qualcosa.
Es.: io voglio andare in vacanza perché sono molto stanco.


Il verbo dovere serve per esprimere vari significati:

  1. avere l’obbligo di fare qualcosa.
Es.: io devo fare i compiti.

  1. avere la necessità di fare qualcosa.
Es.: io devo andare a letto perché sono stanchissimo.


Uso di volere, dovere, potere con pronomi diretti e indiretti
Osserva la posizione dei pronomi diretti e indiretti con i verbi modali:

  • Mi puoi dire cosa ti ha detto Carlo?
  • Puoi dirmi cosa ti ha detto Carlo?
  • Lo vuoi prendere il gelato?
  • Vuoi prenderlo il gelato?
"IO PARLO ITALIANO"
Corso di italiano per immigrati
Lezione 18 - Puntata 20

CONTENUTI LINGUISTICI

In questa lezione non vengono presentati nuovi contenuti linguistici (e relativi esercizi di rinforzo). L’insegnante è invitato a riprendere quelli presentati nelle lezioni di questo secondo modulo e riproporli in classe sulla base delle esigenze relative ai propri corsisti.
"IO PARLO ITALIANO"
Corso di italiano per immigrati
Lezione 19 - Puntata 21

CONTENUTI LINGUISTICI


Parliamo di…
Imperativo formale
L’imperativo si usa per esprimere un ordine, un invito, un’esortazione, una preghiera o una proibizione.

Es.: ascolta!

Quando vogliamo usare l’imperativo in contesti formali (ad esempio, quando ci rivolgiamo ad una o più persone che non conosciamo bene o non conosciamo per niente) dobbiamo usare la terza persona singolare (lui, lei), la terza plurale (loro). In questi casi l’imperativo si definisce formale.

Qui di seguito presentiamo l’imperativo formale regolare delle tre coniugazioni.

FAI ATTENZIONE: l’imperativo formale si costruisce con le forme verbali al congiuntivo.

Verbi in -are
GUARDARE
lui, lei
guard-I
essi
guard-INO

Verbi in –ere
PRENDERE
lui, lei
prend-A
essi
prend-ANO

Verbi in –ire
SERVIRE
lui, lei
serv-A
essi
serv-ANO

In alcuni verbi il congiuntivo serve anche per formare l’imperativo della seconda persona singolare (tu) e della seconda persona plurale (voi).

Qui di seguito presentiamo l’imperativo di sapere e volere che sono due verbi molto usati e usano il congiuntivo per fare l’imperativo.

SAPERE
tu
Sappi
voi
Sappiate

VOLERE
tu
Voglia
voi
Vogliate

Ti ricordiamo che anche essere e avere formano l’imperativo in modo irregolare.

Qui di seguito presentiamo l’imperativo della seconda persona singolare (tu) e della seconda persona plurale (voi) di questi due verbi.

ESSERE
tu
Sii
voi
Siate

AVERE
tu
Abbi
voi
Abbiate


Chi interrogativo e chi relativo
Chi è un pronome che, a seconda dei contesti, può essere usato come pronome interrogativo o come pronome relativo.

chi interrogativo
Chi può essere usato per fare una domanda.

Es.: chi parla?

Il pronome interrogativo chi si riferisce solo a essere animati.

FAI ATTENZIONE: in alcuni casi chi può essere rafforzato con mai o diavolo. Es.: chi mai sarà?
Es.: chi diavolo sarà?
L’espressione chi diavolo è molto colloquiale e può essere usata solo in contesti informali.


chi relativo
Il pronome relativo chi è solo maschile singolare.

Es.: chi mangia troppo ingrassa.

Questo pronome può essere preceduto da una preposizione, ma non dall’articolo.

Es.: il voto più alto andrà a chi farà il compito migliore.

FAI ATTENZIONE: il pronome relativo chi non segue mai un nome o un altro pronome.

Spesso il pronome relativo chi si trova nei proverbi.

Es.: chi dorme non piglia pesci.
Chi va piano, va sano e va lontano.
Ride bene chi ride per ultimo.


Riparliamo di…

L’imperativo informale con le forme tronche
Alcuni verbi molto diffusi hanno la seconda persona dell’imperativo irregolare.

Qui di seguito presentiamo i verbi andare, dare, dire, fare, stare che sono molto usati, ma sono irregolari perché hanno la forma tronca dell’imperativo.

INFINITO
IMPERATIVO 2A PERSONA SINGOLARE
andare
va’, vai, va
dare
da’, dai, dà
dire
di, di’
fare
fa’, fa, fai,
stare
sta, stai, sta’


FAI ATTENZIONE: puoi scegliere qualsiasi forma di imperativo tra quelle che ti abbiamo presentato. Sono tutte valide.


"IO PARLO ITALIANO"
Corso di italiano per immigrati
Lezione 20 - Puntata 22

CONTENUTI LINGUISTICI

Parliamo di…

Stare + gerundio
Quando si vuole parlare di un'azione che è in corso di svolgimento possiamo usare il verbo stare (coniugato alle forme di tempo e persona adeguate) + il gerundio del verbo.

Es.: mi dispiace non posso venire perché sto mangiando.

Qui di seguito presentiamo il gerundio regolare delle forme verbali delle tre coniugazioni.

Verbi in -are
CANTARE
INFINITO
cant-ARE
GERUNDIO
cant-ANDO

Verbi in -ere
LEGGERE
INFINITO
legg-ERE
GERUNDIO
legg-ENDO

Verbi in -ire
PARTIRE
INFINITO
part-IRE
GERUNDIO
part-ENDO


FAI ATTENZIONE: esistono alcuni gerundi irregolari.


Qui di seguito presentiamo una lista di alcune forme verbali molto usate che hanno il gerundio irregolare:
fare
dire
bere
tradurre
condurre
ritrarre
-
-
-
-
-
-

facendo
dicendo
bevendo
traducendo
conducendo
ritraendo




Il verbo stare è un verbo irregolare.
Qui di seguito presentiamo le forme di presente indicativo (utile per descrivere un'azione al presente) e di imperfetto indicativo (utile per descrivere un'azione al passato) di questo verbo.

PRESENTE INDICATIVO
io
sto
tu
stai
lui, lei
sta
noi
stiamo
voi
state
loro
stanno

Es.: la riunione sta iniziando in questo momento.

IMPERFETTO INDICATIVO
io
stavo
tu
stavi
lui, lei
stava
noi
stavamo
voi
stavate
loro
stavano

Es.: loro stavano facendo i compiti quando io sono entrato nella stanza.

La costruzione con stare + gerundio può essere sostituita dalla forma semplice del presente o dell'imperfetto indicativo.

Es.: la riunione inizia in questo momento.
Es.: loro facevano i compiti quando io sono entrato nella stanza.

Se si sceglie di usare la costruzione stare + gerundio si sottolinea maggiormente che l'azione si svolge proprio in quel momento e non in un momento successivo.


Stare per + infinito
Quando si vuole parlare di un'azione che è in preparazione possiamo usare il verbo stare (coniugato alle forme di tempo e persona adeguate) + la preposizione per + la forma verbale all'infinito del verbo.

Es.: sbrigati perché il treno sta per partire.

Oppure,

Es.: ci siamo sbrigati perché il treno stava per partire.


Ce l'ho, ce li ho ecc.
Quando si vuole rispondere a domande che chiedono il possesso di qualcosa, si può usare le espressioni ce + i pronomi diretti lo, la, li e le + la forma adeguata del verbo avere.
Quando si parla di una cosa singola bisogna usare il pronome diretto lo (per il maschile) e la (per il femminile).




FAI ATTENZIONE: i pronomi diretti lo e la davanti al verbo avere perdono la lettera "o" o "a" e prendono l'apostrofo.
Es.: hai il biglietto per il treno? Sì ce l'ho.
avete il biglietto per il treno? Sì ce l'abbiamo.



Quando si parla di più cose bisogna usare i pronomi diretti li (per il maschile) o le (per il femminile).

Es.: hai i biglietti per il teatro? Sì ce li ho.
avete le macchinette fotografiche? Si ce le abbiamo.


Riparliamo di…

Usi di ci
La particella ci può essere usata per esprimere diversi significati.

- avverbio di luogo
Ci può essere usato come avverbio di luogo specie con verbi tipo andare, venire, stare, essere.

  1. Stato in luogo
Es.: io vivo a Roma e ci sto bene.

  1. Moto a luogo
Es.: al mare ci vado domani perché oggi devo lavorare.

  1. Moto attraverso luogo
Es.: in ufficio ci passo domani.

Con il verbo essere la particella ci serve per esprimere l'esistenza di qualcuno o qualcosa.

Es.: ci sono le sedie per tutti gli ospiti?




FAI ATTENZIONE: ricorda che davanti alle forme di essere che iniziano con una vocale la particella ci perde la lettera "i" e prende l'apostrofo.
Es.: c'è molta neve sulla strada.


La particella ci esprime anche il significato di “a questo”, “su questo”, “in questo”.

Es.: chi pensa ai biglietti per il concerto? Ci penso io.
Es.: tu credi a quello che ha detto Giovanni? Sì ci credo.
Es.: ho letto le spiegazioni grammaticali, ma non ci ho capito niente.

La particella ci è usata anche con i verbi tipo vederci, sentirci, parlarci ecc.

Es.: mi avvicino all’insegnante perché da questo posto non ci vedo molto bene.

La particella ci è molto usata con i verbi volerci, metterci e impiegarci per indicare il tempo necessario per fare qualcosa.

Es.: per andare da Roma a Milano ci metto circa cinque ore.




FAI ATTENZIONE: per motivi stilistici la particella ci può essere sostituita in alcuni casi dalla particella vi.
Es.: in questa città vi sono molte cose da vedere.



Il ne, in particolare nell’uso partitivo.
La particella ne può essere usata per indicare una parte o niente in relazione ad una quantità. Può essere usata sia per il maschile che per il femminile e sia per il singolare che per il plurale.

Es.: quanto vino bevi a cena? Ne bevo un bicchiere.
Es.: quanto vino bevi a cena? Non ne bevo.

Altri usi di ne sono:

  • con il significato di “moto da luogo”:
Es.: è entrato in casa e ne è uscito dopo un’ora.

  • con il significato di “di lui”, “di lei”, “di loro” o “di esso” e “di essi”:
Es.: la mia amica è partita ed io ne sento già la mancanza.

  • con il significato di “di questo”, “di ciò”:
Es.: Alberto è un appassionato di calcio e ne parla in continuazione.

FAI ATTENZIONE: insieme alla particella ne bisogna usare me come pronome personale di prima persona singolare.
Esempio: mi interesso molto di cinema, invece di teatro non me ne importa niente.

"IO PARLO ITALIANO"
Corso di italiano per immigrati
Lezione 21 - Puntata 23

CONTENUTI LINGUISTICI

Parliamo di…
Il trapassato prossimo
Il trapassato prossimo si usa per parlare di un’azione passata rispetto ad altri fatti già passati.

Esempio: ieri ero stanco perché avevo lavorato molto.

Il trapassato prossimo può essere usato insieme all’imperfetto o al passato prossimo.

Il trapassato prossimo si forma con la forma al participio passato del verbo più gli ausiliari essere o avere coniugati all’imperfetto.

FAI ATTENZIONE: la scelta tra l’uso dell’ausiliare essere o avere è la stessa che si deve fare per le forme verbali al passato prossimo.

Qui di seguito presentiamo le forme di trapassato prossimo con il verbo ausiliare essere e con il verbo ausiliare avere.

Verbi che richiedono l’uso del verbo ausiliare essere (ad esempio andare).

ANDARE
io
ero andato/a
tu
eri andato/a
lui, lei
era andato/a
noi
eravamo andati/e
voi
eravate andati/e
loro
erano andati/e

Verbi che richiedono l’uso del verbo ausiliare avere (ad esempio dormire).

DORMIRE
io
avevo dormito
tu
avevi dormito
lui, lei
aveva dormito
noi
avevamo dormito
voi
avevate dormito
loro
avevano dormito




Uso degli ausiliari nei tempi composti dei verbi modali
I verbi modali sono volere, potere, dovere.

Volere, potere e dovere possono coniugare i tempi composti (passato prossimo e trapassato prossimo) sia con il verbo ausiliare essere che con il verbo ausiliare avere.
L’uso dell’ausiliare essere o avere dipende dal verbo all’infinito che segue.

Alcuni verbi tollerano sia la forma con essere che quella con avere.

Qui di seguito presentiamo le coniugazioni dei tempi composti di questi tre verbi.

VOLERE
PASSATO PROSSIMO
io
ho voluto - sono voluto/a
tu
hai voluto - sei voluto/a
lui, lei
ha voluto – è voluto/a
noi
abbiamo voluto – siamo voluti/e
voi
avete voluto – siete voluti/e
loro
hanno voluto – sono voluti/e

TRAPASSATO PROSSIMO
io
avevo voluto – ero voluto/a
tu
avevi voluto – eri voluto/a
lui, lei
aveva voluto – era voluto/a
noi
avevamo voluto – eravamo voluti/e
voi
avevate voluto – eravate voluti/e
loro
avevano voluto – erano voluti/e


POTERE
PASSATO PROSSIMO
io
ho potuto - sono potuto/a
tu
hai potuto - sei potuto/a
lui, lei
ha potuto - è potuto/a
noi
abbiamo potuto - siamo potuti/e
voi
avete potuto – siete potuti/e
loro
hanno potuto – sono potuti/e

TRAPASSATO PROSSIMO
io
avevo potuto – ero potuto/a
tu
avevi potuto – eri potuto/a
lui, lei
aveva potuto – era potuto/a
noi
avevamo potuto – eravamo potuti/e
voi
avevate potuto – eravate potuti/e
loro
avevano potuto – erano potuti/e


DOVERE
PASSATO PROSSIMO
io
ho dovuto - sono dovuto /a
tu
hai dovuto - sei dovuto/a
lui, lei
ha dovuto - è dovuto/a
noi
abbiamo dovuto - siamo dovuti/e
voi
avete dovuto – siete dovuti/e
loro
hanno dovuto – sono dovuti/e

TRAPASSATO PROSSIMO
io
avevo dovuto – ero dovuto/a
tu
avevi dovuto – eri dovuto/a
lui, lei
aveva dovuto – era dovuto/a
noi
avevamo dovuto – eravamo dovuti/e
voi
avevate dovuto – eravate dovuti/e
loro
avevano dovuto – erano dovuti/e

Con le forme composte (passato prossimo e trapassato prossimo) dei verbi volere, potere e dovere la posizione dei pronomi personali atoni o deboli mi, ti, ci, gli - lo, le - la, vi, lile può variare.

FAI ATTENZIONE: quando colleghi il pronome personale atono o debole alla forma verbale all’infinito devi usare il verbo ausiliare avere per formare la forma composta del verbo modale. Quando usi il pronome personale atono o debole prima della forma composta del verbo modale devi usare il verbo ausiliare essere.
Osserva.
Questa mattina ho dovuto comprarmi un nuovo paio di pantaloni.
Questa mattina mi sono dovuto comperare un nuovo paio di pantaloni.



Riparliamo di…

Relazione tra passato prossimo e imperfetto
Qui di seguito presentiamo alcune indicazioni utili per conoscere quando usare l’imperfetto e quando usare il passato prossimo.

Quando si parla di un’azione che si è svolta nel passato ed è stata conclusa si deve usare il passato prossimo.

Es.: ieri ho lavorato tutta la mattina.

Quando si parla di un’azione in corso di svolgimento nel passato si deve usare l’imperfetto.

Es.: alle sette lavoravo ancora.

Quando si parla di due o più azioni compiute contemporaneamente nel passato si usa l’imperfetto.

Es.: ieri mentre lavoravo, ascoltavo un po’ di musica dalla radio.

Quando si parla di azioni svolte una dopo l’altra nel passato si usa il passato prossimo.

Es.: ieri prima ho lavorato e dopo ho ascoltato un po’ di musica dalla radio.

Quando si parla di due azioni svolte nel passato, una delle quali si è svolta mentre l’altra era in già in svolgimento si usa l’imperfetto (per quella già in svolgimento) e il passato prossimo (per quella che si svolge dopo).

Es.: ieri mentre lavoravo, è arrivato Pietro.
"IO PARLO ITALIANO"
Corso di italiano per immigrati
Lezione 22 - Puntata 24

CONTENUTI LINGUISTICI

Parliamo di…

Cenni sulla concordanza dei tempi all’indicativo
In questa sezione presentiamo alcune indicazioni per la concordanza di tempi verbali tra due frasi.


Sono sicuro che Franco
(domani) viene

(domani) verrà

(oggi) viene

(oggi) verrà

(ieri) è venuto

Ero sicuro che Franco
(il giorno dopo) veniva

(il giorno dopo) sarebbe venuto

(quel giorno) veniva

(quel giorno) sarebbe venuto

(il giorno prima) era venuto


Futuro composto
Il futuro composto serve per indicare un’azione futura ipotizzata come già avvenuta in relazione ad un’altra azione sempre collocata al futuro.

Esempio: quando sarai arrivato mi chiamerai.

Il futuro composto si forma con il futuro semplice dei verbi ausiliari essere e avere più il participio passato del verbo.

Qui di seguito presentiamo due esempi di futuro composto. Uno con il verbo ausiliare essere e l’altro con il verbo ausiliare avere.

ANDARE
io
sarò
andato/a
tu
sarai
andato/a
lui, lei
sarà
andato/a
noi
saremo
andati/e
voi
sarete
andati/e
loro
saranno
andati/e




CANTARE
io
avrò
cantato
tu
avrai
cantato
lui, lei
avrà
cantato
noi
avremo
cantato
voi
avrete
cantato
loro
avranno
cantato

Qui di seguito presentiamo il futuro composto delle forme verbali essere e avere.

ESSERE
io
sarò
stato/a
tu
sarai
stato/a
lui, lei
sarà
stato/a
noi
saremo
stati/e
voi
sarete
stati/e
loro
saranno
stati/e

AVERE
io
avrò
avuto
tu
avrai
avuto
lui, lei
avrà
avuto
noi
avremo
avuto
voi
avrete
avuto
loro
avranno
avuto


FAI ATTENZIONE: l’uso del futuro composto non è obbligatorio e può essere sostituito dal futuro semplice.

Esempio: quando arriverai mi chiamerai.

Come il futuro semplice, anche il futuro composto può essere usato per esprimere un’ipotesi.

Es.: Dov’è Marco? Sarà andato al cinema.


Uso di appena e non appena
Appena e non appena possono essere usati per indicare che l’azione espressa dalla frase principale è posteriore rispetto all’azione espressa dalla frase secondaria.

Es.: arriverò a casa non appena avrò terminato.
Es.: appena arrivi chiamami.


FAI ATTENZIONE: l’uso di appena e non appena sottolinea che le due azioni avvengono o devono avvenire in maniera molto ravvicinata.


Riparliamo di…

Futuro semplice, anche nel senso ipotetico
Il futuro semplice serve per parlare di un’azione che non è ancora avvenuta.

Es.: Carlo arriverà domani a Napoli.

Qui di seguito presentiamo le forme di futuro semplice regolare dei verbi delle tre coniugazioni.

Verbi in –are
ARRIVARE
io
arriv-erò
tu
arriv-erai
lui, lei
arriv-erà
noi
arriv-eremo
voi
arriv-erete
loro
arriv-eranno

Verbi in -ere
PRENDERE
io
prend-erò
tu
prend-erai
lui, lei
prend-erà
noi
prend-eremo
voi
prend-erete
loro
prend-eranno

Verbi in -ire
PARTIRE
io
part-irò
tu
part-irai
lui, lei
part-irà
noi
part-iremo
voi
part-irete
loro
part-iranno

FAI ATTENZIONE: al posto del futuro semplice può essere usato il presente indicativo. Es.: Carlo arriva domani a Napoli.

Il futuro semplice può essere usato anche per esprimere un’ipotesi.

Es.: dov’è Marco? Starà al cinema con gli amici.
FAI ATTENZIONE: quando il futuro semplice è usato per esprimere un’ipotesi non può essere sostituito con il presente indicativo.

Altre forme irregolari di futuro
Alcuni verbi hanno il futuro semplice irregolare.
Qui di seguito presentiamo il futuro semplice di alcuni verbi irregolari molto usati.
FARE
io
farò
tu
farai
lui, lei
farà
noi
faremo
voi
farete
loro
faranno

DARE
io
darò
tu
darai
lui, lei
darà
noi
daremo
voi
darete
loro
daranno

STARE
io
starò
tu
starai
lui, lei
starà
noi
staremo
voi
starete
loro
staranno

BERE
io
berrò
tu
berrai
lui, lei
berrà
noi
berrete
voi
berremo
loro
berranno

SAPERE
io
saprò
tu
saprai
lui, lei
saprà
noi
sapremo
voi
saprete
loro
sapranno

"IO PARLO ITALIANO"
Corso di italiano per immigrati
Lezione 23 - Puntata 25

CONTENUTI LINGUISTICI

Parliamo di…
Pronomi combinati
I pronomi sono la parte variabile del discorso che sostituisce un nome o un altro elemento usato come nome.

Es.: ieri ho conosciuto Isabella. Tu la conosci? = conosci Gabriella.

In alcuni casi possiamo usare più di un pronome nella stessa frase. In questo caso si definiscono pronomi combinati.

Es.: ti ricordi che domani è il mio compleanno?
me lo ricordo.

Qui di seguito presentiamo il quadro generale dei pronomi combinati.

mi
+
oggetto maschile singolare
=
me lo




oggetto femminile singolare


me la




oggetto maschile plurale


me li




oggetto femminile plurale


me le




oggetto indefinito


me ne
Es.: Giuseppe mi compra il giornale = Giuseppe me lo compra

ti
+
oggetto maschile singolare
=
te lo




oggetto femminile singolare


te la




oggetto maschile plurale


te li




oggetto femminile plurale


te le




oggetto indefinito


te ne
Es.: Ti consiglio una gita = Te la consiglio

ci
+
oggetto maschile singolare
=
ce lo




oggetto femminile singolare


ce la




oggetto maschile plurale


ce li




oggetto femminile plurale


ce le




oggetto indefinito


ce ne
Es.: Andrea ci compra alcuni biglietti = Ce ne compra alcuni

vi
+
oggetto maschile singolare
=
ve lo




oggetto femminile singolare


ve la




oggetto maschile plurale


ve li




oggetto femminile plurale


ve le




oggetto indefinito


ve ne
Es.: Luca vi compra i libri = Luca ve li compra


FAI ATTENZIONE: i pronomi diretti mi, ti, ci, vi cambiano la vocale “i” in “e” quando si uniscono ai pronomi diretti lo, la, li, le e alla particella ne.


(a lui) gli
+
oggetto maschile singolare
=
glielo




oggetto femminile singolare


gliela




oggetto maschile plurale


glieli




oggetto femminile plurale


gliele




oggetto indefinito


gliene
Es.: a lui gli regalo un libro = a lui glielo regalo


FAI ATTENZIONE: il pronome le si trasforma in glie quando si unisce ai pronomi diretti lo, la, li, le e alla particella ne.


(a lei) le
+
oggetto maschile singolare
=
glielo




oggetto femminile singolare


gliela




oggetto maschile plurale


glieli




oggetto femminile plurale


gliele




oggetto indefinito


gliene
Es.: a lei le compro una borsa = a lei gliela compro

(a Lei) Le
+
oggetto maschile singolare
=
glielo




oggetto femminile singolare


gliela




oggetto maschile plurale


glieli




oggetto femminile plurale


gliele




oggetto indefinito


gliene
Es.: a Lei professoressa Le presto la penna = a Lei professoressa gliela presto


FAI ATTENZIONE: il pronome gli si trasforma in glie quando si unisce ai pronomi diretti lo, la, li, le e alla particella ne formando con essi una sola parola.


(a loro) gli
+
oggetto maschile singolare
=
glielo




oggetto femminile singolare


gliela




oggetto maschile plurale


glieli




oggetto femminile plurale


gliele




oggetto indefinito


gliene
Es.: a loro gli presto alcuni dischi = a loro gliene presto alcuni


Riparliamo di…

I pronomi diretti e indiretti
I pronomi diretti
I pronomi diretti sono:
lo (maschile singolare),
Es.: conosci questo paese? Sì lo conosco.

la (femminile singolare),
Es.: conosci questa città? Sì la conosco.

FAI ATTENZIONE: il pronome diretto la si usa anche nelle forme di cortesia quando ci rivolgiamo con rispetto ad una persona. In questi casi il pronome vale sia per il maschile che per il femminile. In questi casi si scrive con la lettera iniziale maiuscola.
Es.: signora professoressa La prego di ripetere quello che ha detto.
Oppure
Es.: signor professore La prego di ripetere quello che ha detto.

li (maschile plurale)
Es.: conosci questi libri? Sì li conosco.
le (femminile plurale)
Es.: conosci queste ragazze ? Sì le conosco.


FAI ATTENZIONE: i pronomi diretti lo e la di fronte alle forme verbali del verbo avere perdono la vocale “o” o “a” e prendono l’apostrofo.
Es.: l’ho comprato - l’avevo vista ecc.


I pronomi indiretti
I pronomi indiretti possono essere atoni (deboli) o tonici (forti).


I pronomi indiretti atoni sono:


MASCHILE
FEMMINILE
I persona singolare
mi
mi
II persona singolare
ti
ti
III persona singolare
gli, lo
le, la
I persona plurale
ci
ci
II persona plurale
vi
vi
III persona plurale
loro, gli, li
loro, gli, le

I pronomi atoni si usano spesso per anticipare il complemento oggetto.

Es.: lo vuoi il gelato?

Il pronome loro è generalmente usato dopo il verbo a cui si riferisce.

Es.: non devi giudicare loro.

I pronomi indiretti tonici sono:


MASCHILE
FEMMINILE
I persona singolare
me
me
II persona singolare
te
te
III persona singolare
lui
lei
I persona plurale
noi
noi
II persona plurale
voi
voi
III persona plurale
loro
loro

Quando il pronome è in funzione di complemento oggetto o complemento di termine si può usare sia la forma atona che quella tonica.

Es.: Roberto mi ha salutato.

Oppure

Es.: Roberto ha salutato me.

La forma tonica però si usa per dare maggiore rilievo al pronome.

Es.: Roberto ha salutato me = Roberto ha salutato proprio me e non un’altra persona.

Quando il pronome è preceduto da una preposizione, la forma tonica è obbligatoria.

Es.: ho fatto tutto questo per te.

La forma di cortesia è Lei (forma tonica) e Le (forma atona) per il singolare, sia maschile che femminile, e Voi (forma tonica) e Vi (forma atona) per il plurale.

FAI ATTENZIONE: nello scritto i pronomi nelle forme di cortesia sono scritti con la lettera iniziale maiuscola.
"IO PARLO ITALIANO"
Corso di italiano per immigrati
Lezione 24 - Puntata 26

CONTENUTI LINGUISTICI

Parliamo di…

Il pronome relativo cui
Il pronome relativo cui è un pronome invariabile per genere (maschile e femminile) e numero (singolare e plurale).

Es.: il treno in cui viaggiavo era pieno di gente.
I treni in cui viaggiavamo erano pieni di gente.

Cui è generalmente preceduto da una preposizione (di, a, da, in, con, su, per, tra, fra).

FAI ATTENZIONE: davanti al pronome cui usato come complemento di termine la preposizione “a” è facoltativa.
Es.: quella è la persona a cui sono più legato.
Oppure
Es.: quella è la persona cui sono più legato.


Il pronome relativo il quale
Il quale è un pronome variabile per genere (il quale, la quale) e numero (i quali, le quali). Può essere usato al posto dei pronomi relativi che e cui.

Es.: ieri ho incontrato Maria, la quale vuole partire per la montagna.
Oppure
Es: ieri ho incontrato Maria, che vuole partire per la montagna.

Es.: ci sono fatti sui quali è meglio riflettere.
Oppure
Es.: ci sono fatti su cui è meglio riflettere.

FAI ATTENZIONE: quando il pronome relativo variabile il quale sostituisce il pronome relativo cui, deve variare anche la preposizione che precede il pronome.

Qui di seguito presentiamo la tabella riassuntiva delle varie forme di il quale.



singolare
plurale


maschile
femminile
maschile
femminile
a
al quale
alla quale
ai quali
alle quali
di
del quale
della quale
dei quali
delle quali
da
dal quale
dalla quale
dai quali
dalle quali
in
nel quale
nella quale
nei quali
nelle quali
con
con il quale
con la quale
con i quali
con le quali
su
sul quale
sulla quale
sui quali
sulle quali
per
per il quale
per la quale
per i quali
per le quali
fra o tra


fra (tra) i quali
fra (tra) le quali


Riparliamo di…

Il pronome relativo che
Che è il pronome relativo più usato, tanto nella lingua scritta quanto in quella parlata.
È una delle parole italiane più usate.

Che è invariabile per genere e numero; si usa per persona, animale o cosa. Si usa al posto del soggetto o del complemento oggetto.

la donna che mangia (femminile, singolare, soggetto);
le donne che ho conosciuto (femminile, plurale, complemento oggetto);
l’animale che mangia (maschile, singolare, soggetto);
gli animali che vedi (maschile, plurale, complemento oggetto).


Quando si deve usare che, il quale e quando cui?
Come soggetto e, soprattutto, come complemento oggetto il pronome relativo che è molto più frequente della forma il quale.

Il pronome relativo il quale è più usato, generalmente, nei contesti formali e nell’italiano scritto.

Il pronome relativo il quale può essere preferito alla forma che nei casi in cui è utile eliminare possibili equivoci sul genere grammaticale.

Es.: ho parlato con la sorella di Giuseppe che ha una laurea in lettere.

In questo caso chi è che ha una laurea in lettere? Giuseppe o sua sorella? Per chiarire, allora, è meglio usare la forma variabile il quale (se la laurea è di Giuseppe) o la quale (se la laurea è della sorella di Giuseppe).

Cui è molto più usato della forma variabile il quale nel linguaggio giuridico.

Es.: il giudice ha imputato il signor Rossi del reato di cui all’articolo 10 del Codice Civile.


FAI ATTENZIONE: la tendenza attuale della lingua italiana è quella di usare sempre il pronome relativo che riducendo al minimo l’uso degli altri pronomi relativi.


"IO PARLO ITALIANO"
Corso di italiano per immigrati
Lezione 25 - Puntata 27

CONTENUTI LINGUISTICI


Parliamo di…

Condizionale composto
Il condizionale si forma unendo il condizionale semplice del verbo essere o avere con il participio passato del verbo.

Qui di seguito ripresentiamo il condizionale semplice delle forme verbali essere e avere.

ESSERE
io
sarei
tu
saresti
lui, lei
sarebbe
noi
saremmo
voi
sareste
loro
sarebbero

AVERE
io
avrei
tu
avresti
lui, lei
avrebbe
noi
avremmo
voi
avreste
loro
avrebbero

FAI ATTENZIONE: il condizionale composto si usa per esprimere azioni non realizzate o non realizzabili per motivi reali e oggettivi. Serve anche, però, per esprimere azioni che per motivi soggettivi vogliamo presentare come non realizzate o non realizzabili.

Qui di seguito presentiamo i vari contesti dove possiamo usare il condizionale composto.

Azione voluta ma non realizzata nel passato

Es.: io sarei partito in treno, ma c’era lo sciopero.

Azione non realizzabile sia nel passato che nel futuro

Es.: ieri sera sarei andato al cinema, ma purtroppo dovevo studiare.
Oppure
Es.: stasera sarei andato volentieri al cinema, ma purtroppo devo studiare.

Azione che si è svolta al passato e successiva ad un’altra azione sempre passata. In pratica è un modo per esprimere il futuro nel passato

FAI ATTENZIONE: in questo caso il condizionale composto è presente in una frase dipendente e dipende sempre da una forma verbale al passato non legato al presente. Es.: ho saputo con moto ritardo che Carlo non sarebbe venuto alla festa ieri sera.


Riparliamo di…

Condizionale semplice, anche nell’uso giornalistico di notizia non confermata
Qui di seguito ricordiamo gli usi del condizionale semplice.

Fare richieste, rispondere o dare consigli in modo gentile

Es.: scusa, potresti aprire la finestra?
Oppure
Es.: secondo me dovresti telefonare a tua sorella.

Fare supposizioni

Es.: a quest’ora il treno dovrebbe stare in stazione.

Esprimere incertezze

Es.: non saprei cosa scegliere.

Esprimere un desiderio o un intenzione

Es.: per andare alla festa di Paola mi piacerebbe comperare un vestito nuovo.
Oppure
Es.: quest’anno vorrei fare un corso di italiano.

Il condizionale semplice o composto è molto usato nei titoli dei giornali per presentare una notizia non confermata.

Il condizionale semplice si usa per azioni che potrebbero avvenire in futuro.

Es.: il calciatore brasiliano firmerebbe un contratto con il Napoli per due anni.

Il condizionale composto, invece, si usa per azioni che dovrebbero essere già avvenute.

Es.: il calciatore brasiliano avrebbe firmato già il contratto con il Napoli.

Qui di seguito presentiamo il condizionale semplice regolare delle tre coniugazioni.



Verbi in -are
CHIAMARE
Io
chiam-EREI
Tu
chiam-ERESTI
lui, lei
chiam-EREBBE
Noi
chiam-EREMMO
Voi
chiam-ERESTE
Loro
chiam-EREBBERO

Verbi in –ere
CORRERE
Io
corr-EREI
Tu
corr-ERESTI
lui, lei
corr-EREBBE
Noi
corr-EREMMO
Voi
corr-ERESTE
Loro
corr-EREBBERO

Verbi in –ire
PARTIRE
Io
part-IREI
Tu
part-IRESTI
lui, lei
part-IREBBE
Noi
part-IREMMO
Voi
part-IRESTE
Loro
part-IREBBERO

Qui di seguito presentiamo le forme di condizionale semplice di alcuni verbi irregolari molto usati.

Dire
io
tu
lui, lei
noi
voi
loro
di-
rei
resti
rebbe
remmo
reste
rebbero
Dare


da-

Fare


fa-

Stare


sta-

Potere


pot-

Sapere


sap-

Dovere


dov-

Vedere


ved-

Andare


and-


Bere
io
tu
lui, lei
noi
voi
loro
be-
rrei
rresti
rrebbe
rremmo
rreste
rrebbero
Tenere


te-

Venire


ve-

Volere


vo-

Rimanere


rima-


"IO PARLO ITALIANO"
Corso di italiano per immigrati
Lezione 26 - Puntata 28

CONTENUTI LINGUISTICI

Parliamo di…

Alcuni usi dipendenti del congiuntivo (penso che…, mi sembra che…)
Quando vogliamo esprimere una preghiera, un’aspettativa, un’opinione, una speranza, un desiderio, un’emozione dobbiamo usare il congiuntivo.

Es.: io penso che tu abbia ragione.

Qui di seguito presentiamo il congiuntivo presente regolare dei verbi delle tre coniugazioni.

Verbi in –are
CANTARE
che
io
cant-i


tu
cant-i


lui, lei
cant-i


noi
cant-iamo


voi
cant-iate


loro
cant-ino

Verbi in -ere
PERDERE
che
io
perd-a


tu
perd-a

lui, lei
perd-a


noi
perd-iamo


voi
perd-iate


loro
perd-ano

Verbi in -ire
PARTIRE
che
io
part-a


tu
part-a

lui, lei
part-a


noi
part-iamo

voi
part-iate

loro
part-ano

Qui di seguito presentiamo il congiuntivo presente irregolare di essere e avere.

ESSERE
che
io
sia


tu
sia


lui, lei
sia


noi
siamo


voi
siate


loro
siano

AVERE
che
io
abbia


tu
abbia


lui, lei
abbia


noi
abbiamo


voi
abbiate


loro
abbiano

Qui di seguito presentiamo una serie di situazioni comunicative che richiedono l’uso del congiuntivo.

Per esprimere una OPINIONE
Io credo che tu …
Io penso che tu …
Io immagino che …
Io suppongo che …
Io direi che …

Per esprimere una IPOTESI
Può darsi che …
Pare che …
Sembra che …

Per esprimere una SPERANZA
Io mi auguro che …
Io spero che …
Io mi aspetto che …

Per esprimere un DESIDERIO
Io voglio che …
Io preferisco che …
Io pretendo che …
Io desidero che …
Bisogna che …

Per esprimere una EMOZIONE
Io ho paura che …
Io sono contento che …
Io temo che …

FAI ATTENZIONE: quando il soggetto della frase principale è lo stesso della frase secondaria possiamo evitare l’uso del congiuntivo e possiamo usare di + infinito.
Es.: io penso di partire domani mattina presto.


Riparliamo di…

Comparativi e superlativi irregolari
Alcuni aggettivi formano il grado comparativo e superlativo in modo irregolare.

Qui di seguito presentiamo il quadro dei più diffusi comparativi e superlativi irregolari.



COMPARATIVO DI MAGGIORANZA
SUPERLATIVO RELATIVO
SUPERLATIVO ASSOLUTO
buono
migliore
il migliore
ottimo
cattivo
peggiore
il peggiore
pessimo
grande
maggiore
il maggiore
massimo
piccolo
minore
il minore
minimo
molto
più
il più
il più


FAI ATTENZIONE: questi aggettivi mantengono anche la forma regolare con più per il comparativo di maggioranza (es.: più buono), il più per il superlativo relativo (es.: il più buono) e l’aggiunta di -issimo (per il maschile singolare), -issima (per il femminile singolare), -issimi (per il maschile plurale) e -issime (per il femminile plurale) per il superlativo assoluto (es.: buonissimo).

Insieme al superlativo assoluto formato aggiungendo all’aggettivo il suffisso –issimo, possiamo usare altri modi:

L’aggettivo può essere preceduto da un avverbio di quantità (soprattutto molto e assai).

Es.: lui è molto bello (= bellissimo).

L’aggettivo può essere ripetuto.

Es.: ho sentito un grido forte forte (= fortissimo).

L’aggettivo può essere preceduto dagli avverbi davvero, veramente, proprio. In questo caso solo il contesto ci può dire se gli avverbi sono usati con il significato letterale di “realmente”, “veramente”, o se invece hanno la funzione di segnali del superlativo (con il significato di “in massimo grado”).

Es.: lei è veramente bella (= bellissima).

L’aggettivo può essere usato insieme ai prefissi arci-, stra-, super-, extra- ecc.

Es.: quella donna è straricca (= ricchissima).
"IO PARLO ITALIANO"
Corso di italiano per immigrati
Lezione 27 - Puntata 29

CONTENUTI LINGUISTICI


Parliamo di…

Forme verbali al passivo
Quando vogliamo mettere in risalto l’elemento che subisce l’azione possiamo usare la forma passiva.

Es.: il corso di italiano è seguito da molti studenti.

Per fare la forma passiva dei verbi si usa l’ausiliare essere (coniugato nel modo, tempo e persona della corrispondente forma attiva) con il participio passato del verbo.

Es.: Carlo mangia gli spaghettigli spaghetti sono mangiati da Carlo.

In alcuni casi l’ausiliare essere può essere sostituito dal verbo venire.

Es.: il gelato è mangiato da tutti il gelato viene mangiato da tutti.

Non sempre il significato della forma passiva è uguale a quello della corrispondente forma attiva.


FAI ATTENZIONE: l’uso della forma passiva è obbligatorio quando non viene indicato chi fa o chi ha fatto l’azione.
Es.: il cantante è stato applaudito per molto tempo.


Qui di seguito presentiamo il quadro riassuntivo della forma passiva.

FORMA PASSIVA AL SINGOLARE
Il campo
è
viene
arato
dal contadino


Sarà
Verrà



La pianta


potata



Fu
Venne





è stato/a





FORMA PASSIVA AL PLURALE
I campi
sono
vengono
arati
dai contadini


saranno
verranno



Le piante


potate



furono
vennero





sono stati/e





Il si passivante
La forma passiva può essere realizzata anche con l’uso del pronome atono (o debole) si combinato con la terza persona singolare o plurale di un verbo.

Es.: in questo palazzo si affitta un appartamento = in questo palazzo è (viene) affittato un appartamento.

Oppure

Es.: in questo quartiere si affittano molti magazzini = in questo quartiere sono (vengono) affittati molti magazzini.

FAI ATTENZIONE: il si passivante si usa soprattutto quando non è espresso chi fa o ha fatto l’azione e anche quando il soggetto è un essere non animato.


Riparliamo di…

Altri usi di si
Il si può essere usato anche in questi casi.

  • Quando vogliamo esprimere un’azione che non rimanda ad una persona determinata.

Es.: con questa strada si arriva vicino Roma.

Oppure

Es.: senza lavorare non si può vivere.

FAI ATTENZIONE: in questi casi si può essere sostituito da uno.

Es.: con questa strada uno arriva vicino Roma

Oppure

Es.: senza lavorare uno non può vivere.

  • Quando vogliamo indicare che l’azione è rivolta verso il soggetto della frase.

Es.: ogni mattina mia moglie si alza prima delle sette.


I verbi riflessivi
Quando soggetto e oggetto dell’azione coincidono abbiamo le forme di verbo riflessivo.

Es.: io mi lavo.

Il verbo riflessivo si coniuga insieme al pronome personale atono (o debole).

Qui di seguito ripresentiamo il quadro dei pronomi personali atoni (o deboli) insieme alle corrispondenti forme del pronome personale soggetto.

Pronome personale
Pronome personale atono o debole
io
mi
tu
ti
lui, lei
si
noi
ci
voi
vi
loro
si

Una categoria di verbi riflessivi sono i verbi riflessivi reciproci.
I verbi riflessivi reciproci esprimono un’azione che due o più soggetti compiono nello stesso momento e contemporaneamente subiscono.

Es.: Luca e Carla si telefonano tutte le sere.


FAI ATTENZIONE: i verbi riflessivi reciproci ammettono solo l’uso del plurale.


Forma impersonale
La forma impersonale si usa per indicare un’azione compiuta da un soggetto non determinato.

La forma impersonale si costruisce così:

uno + verbo alla terza persona singolare

Es.: in casa propria uno mangia meglio.

Oppure

si + verbo alla terza persona singolare

Es.: in casa propria si mangia meglio.

FAI ATTENZIONE: con la forma impersonale e il si il passato prossimo di tutti i verbi si costruisce con l’ausiliare essere.
Es.: la scorsa settimana si è lavorato molto.


Forma impersonale con un verbo riflessivo
La forma impersonale con un verbo riflessivo si forma in questo modo:

uno + si + verbo alla terza persona singolare.

Es.: al cinema uno si diverte sempre.

Oppure

ci + si + verbo alla terza persona singolare.

Es.: al cinema ci si diverte sempre.


FAI ATTENZIONE: anche in questi casi il passato prossimo di tutti i verbi si costruisce con l’ausiliare essere.
Es.: la scorsa settimana ci si è divertiti molto.


"IO PARLO ITALIANO"
Corso di italiano per immigrati
Lezione 29 - Puntata 31

CONTENUTI LINGUISTICI

Parliamo di…
Il gerundio semplice
Il gerundio è un modo verbale che può avere molte funzioni.

In genere il gerundio è collegato ad una frase principale che ha un verbo di modo finito e con essa condivide il soggetto.

Es.: entrando in casa ho salutato tutti.

Qui di seguito presentiamo il gerundio semplice regolare delle tre coniugazioni.

Verbi in –are
-are → -ando
Es.: abitare → abitando

Verbi in –ere
-ere → -endo
Es.: vedere → vedendo

Verbi in –ire
-ire → -endo
Es.: partire → partendo

Qui di seguito presentiamo il gerundio semplice irregolare di alcuni verbi molto usati:

avere → avendo
essere → essendo
dire → dicendo
fare → facendo

Qui di seguito presentiamo alcuni usi del gerundio semplice.

  • Modale (come?)
Es.: parlando s’impara.

  • Causale (poiché…)
Es.: avendo il passaporto francese siamo venuti in Italia senza problemi.

  • Temporale (quando…, mentre…)
Es.: tornando a casa comprerò il latte.

  • Condizionale (se…)
Es.: conoscendo l’italiano troverai più facilmente lavoro.

Il gerundio usato insieme alla congiunzione pur ha il significato di “anche se…”, “nonostante…”.
Es.: pur conoscendo l’italiano non ho trovato lavoro.

- L’uso della particella ci e dei pronomi atoni (o deboli) con il gerundio
Il gerundio si lega direttamente alla particella ci e ai pronomi atoni (o deboli) formando con loro una sola parola.

Es.: andandoci spesso conosco molto bene Milano.

Oppure

Es.: conoscendolo non mi sono mai preoccupato per lui.


Il gerundio composto
Il gerundio composto si forma con il gerundio semplice dei verbi ausiliari essere o avere + il participio passato del verbo.

Con l’ausiliare essere
Es.: andare → essendo andato/a/i/e

Con l’ausiliare avere
Es.: abitare → avendo abitato

Il gerundio composto si usa per indicare un’azione anteriore rispetto all’azione principale.
Anche il gerundio composto condivide generalmente il soggetto con l’azione principale.

Es.: essendo uscito tardi non sono potuto passare a trovare mio padre.

L’uso principale del gerundio composto è:

  • causale (poiché…, a causa del fatto che …)

Es.: essendo arrivati in ritardo non potremo scegliere i posti migliori per vedere il film.

FAI ATTENZIONE: l’uso del gerundio composto è oggi molto raro e limitato soprattutto alla lingua scritta.

"IO PARLO ITALIANO"
Corso di italiano per immigrati
Lezione 30 - Puntata 32

CONTENUTI LINGUISTICI

Parliamo di…
Il congiuntivo imperfetto
Il congiuntivo è un modo verbale che serve per presentare come incerto, sperato, ipotizzabile, dubbio ciò che è espresso dal verbo.

Es.: vorrei che tu studiassi di più.

Qui di seguito presentiamo il congiuntivo imperfetto regolare delle tre coniugazioni.

Verbi in –are
CANTARE
io
cant-ASSI
tu
cant-ASSI
lui, lei
cant-ASSE
noi
cant-ASSIMO
voi
cant-ASTE
loro
cant-ASSERO

Es.: Giovanni vorrebbe che lei cantasse una bella canzone.

Verbi in -ere
PRENDERE
io
prend-ESSI
tu
prend-ESSI
lui, lei
prend-ESSE
noi
prend-ESSIMO
voi
prend-ESTE
loro
prend-ESSERO

Es.: mia madre vorrebbe che voi prendeste il treno per venire da noi.

Verbi in -ire
PARTIRE
io
part-ISSI
tu
part-ISSI
lui, lei
part-ISSE
noi
part-ISSIMO
voi
part-ISTE
loro
part-ISSERO

Es.: Luca vorrebbe che noi partissimo prima di cena.

Qui di seguito presentiamo il congiuntivo imperfetto di alcuni verbi irregolari molto usati.

ESSERE
io
fossi
tu
fossi
lui, lei
fosse
noi
fossimo
voi
foste
loro
fossero

Es.: Marco credeva che io fossi al concerto.

AVERE
io
avessi
tu
avessi
lui, lei
avesse
noi
avessimo
voi
aveste
loro
avessero

Es.: Antonia sperava che tu avessi i biglietti per il concerto.

FARE
io
facessi
tu
facessi
lui, lei
facesse
noi
facessimo
voi
faceste
loro
facessero

Es.: loro pensavano che io facessi meno cose durante il giorno.

DIRE
io
dicessi
tu
dicessi
lui, lei
dicesse
noi
dicessimo
voi
diceste
loro
dicessero

Es.: ero convinto che voi diceste sempre la verità ed invece mi sbagliavo.


Usi del congiuntivo imperfetto

Con gli indefiniti
Es.: nessuno sapeva che tu cantassi così bene.

Con alcuni verbi
Es.:
Credevo
che tu giocassi bene a pallone.
Pensavo

Ritenevo


Con alcune locuzioni o forme verbali seguite da che
Es.:
Sarebbe utile
che
studiasse di più.
Bisognerebbe



Sarebbe il caso




Con alcune congiunzioni (es.: nonostante, a patto che ecc.)
Es.: Luigi ha lavorato nonostante avesse la febbre.

FAI ATTENZIONE: il congiuntivo imperfetto ha gli stessi usi del congiuntivo presente, ma in dipendenza di un verbo al tempo passato o condizionale.
Es.: pensavo che tu fossi alla festa.


Il periodo ipotetico
Il periodo ipotetico serve per esprimere la condizione da cui dipende o potrebbe dipendere ciò che viene espresso nella frase reggente.

Il periodo ipotetico viene generalmente introdotto dalla parola se.

Es.: se gli affitti fossero meno cari, cambierei casa volentieri.

Il periodo ipotetico può esprimere:

Un ipotesi reale. In questo caso si usano le forme verbali all’indicativo.
Es.: se ami il teatro guarda questo spettacolo.
Oppure
Es.: se verrai domani da me ti porterò ad uno spettacolo teatrale molto bello.

Un ipotesi possibile o immaginaria. In questi casi si usa il congiuntivo imperfetto per indicare l’ipotesi e il condizionale per indicare la conseguenza.
Es.: se venissi presto potremmo fare una passeggiata insieme. (ipotesi possibile)
Oppure
Es.: se io fossi un grande attore reciterei in un grande teatro. (ipotesi irreale)

La costruzione se + congiuntivo imperfetto + condizionale oltre a esprimere ipotesi possibili o irreali serve anche per esprimere:

Suggerimenti
Es.: se fossi in te prenderei l’autobus per andare al lavoro.

Rimproveri
Es.: se leggessi il giornale sapresti molte più cose.
"IO PARLO ITALIANO"
Corso di italiano per immigrati
Lezione 31 - Puntata 33

CONTENUTI LINGUISTICI

Parliamo di…

Il passato remoto
Il passato remoto serve per indicare un’azione collocata nel passato e priva di legami, obiettivi o psicologici, con il presente.

Es.: il grande poeta Dante nacque a Firenze nel 1265.

Il passato remoto si usa non solo per indicare un’azione lontana ma anche per indicare un’azione vicina nel tempo che, però, si vuole presentare come un evento compiuto e guardato con distacco.

Es.: ieri sera ricevemmo la visita di alcuni amici.

Qui di seguito presentiamo il passato remoto regolare delle tre coniugazioni.

FAI ATTENZIONE: in alcuni casi della seconda coniugazione (verbi in –ere) le forme esatte sono più di una.

Verbi in –are
RECITARE
io
recit-ai
tu
recit-asti
lui, lei
recit-ò
noi
recit-ammo
voi
recit-aste
loro
recit-arono

Es.: alla festa di Paolo, tanti anni fa, recitai una bella poesia di un poeta del mio paese.

Verbi in –ere
CREDERE
io
cred-etti (-ei)
tu
cred-esti
lui, lei
cred-ette (-é)
noi
cred-edemmo
voi
cred-edeste
loro
cred-ettero
( - erono)
Es.: egli credette (o credé) di non arrivare in tempo allo spettacolo teatrale.

Verbi in -ire
PARTIRE
io
part-ii
tu
part-isti
lui, lei
part-ì
noi
part-immo
voi
part-iste
loro
part-irono
Es.: quel giorno Luca partì per le vacanze.

Qui di seguito presentiamo il passato remoto dei verbi essere e avere.

ESSERE
io
fui
tu
fosti
lui, lei
fu
noi
fummo
voi
foste
loro
furono
Es.: dieci anni fa noi fummo assunti in una compagnia teatrale.

AVERE
io
ebbi
tu
avesti
lui, lei
ebbe
noi
avemmo
voi
aveste
loro
ebbero
Es.: quando ero giovane ebbi la fortuna di vedere un concerto dei Beatles.

Qui di seguito presentiamo il passato remoto di alcuni verbi irregolari molto usati.



STARE
DARE
VEDERE
RIPONDERE
BERE
DIRE
io
stetti
diedi (detti)
vidi
risposi
bevvi
dissi
tu
stesti
desti
vedesti
rispondesti
bevesti
dicesti
lui, lei
stette
diede (dette)
vide
rispose
bevve
disse
noi
stemmo
demmo
vedemmo
rispondemmo
bevemmo
dicemmo
voi
steste
deste
vedeste
rispondeste
beveste
diceste
loro
stettero
diedero (dettero)
videro
risposero
bevvero
dissero


CHIUDERE
FARE
METTERE
LEGGERE
VENIRE
CORRERE
io
chiusi
feci
misi
lessi
venni
corsi
tu
chiudesti
facesti
mettesti
leggesti
venisti
corresti
lui, lei
chiuse
fece
mise
lesse
venne
corse
noi
chiudemmo
facemmo
mettemmo
leggemmo
venimmo
corremmo
voi
chiudeste
faceste
metteste
leggeste
veniste
correste
loro
chiusero
fecero
misero
lessero
vennero
corsero

Quando usare il passato prossimo e quando il passato remoto?
Il passato prossimo si usa per esprimere un’azione passata che però ha ancora effetti sul presente.

Es.: ieri ho studiato molto per questo adesso posso andare al concerto.

Il passato remoto si usa per indicare un’azione passata che non ha più nessun legame, obiettivo o psicologico, con il presente.

Es.: dieci anni fa vidi un bellissimo concerto di musica classica nel teatro della mia città.

FAI ATTENZIONE: la tendenza attuale è quella di usare sempre il passato prossimo anche nei casi dove è previsto l’uso del passato remoto.

Es.: mio nonno nacque nel 1898.

Oppure

Es.: mio nonno è nato nel 1898.

Il passato remoto è ancora molto usato nella lingua scritta.
"IO PARLO ITALIANO"
Corso di italiano per immigrati
Lezione 32 - Puntata 34

CONTENUTI LINGUISTICI

Parliamo di…
L’uso dei connettivi causali, finali, concessivi, temporali
I connettivi sono parole o espressioni che servono per legare insieme elementi o blocchi di testo per esprimere legami logici o sintattici di vario tipo.

CAUSALI
Quando vogliamo indicare la causa, il movente o la ragione che determina il fatto espresso dalla frase principale possiamo usare i connettivi causali.
I connettivi causali sono:

  • Perché
Es.: vado a casa perché sono stanco.

  • Poiché
Es.: vado a casa poiché sono stanco.

  • Siccome
Es.: siccome sono stanco vado a casa.

  • Dato che
Es.: dato che sono stanco vado a casa.

  • Visto che
Es.: visto che sono stanco vado a casa.

  • Dal momento che
Es.: dal momento che sono stanco vado a casa.

FINALI
Quando vogliamo indicare il fine, lo scopo della frase principale possiamo usare i connettivi finali.
I connettivi finali sono:

Perché
Es.: ti lascio i soldi perché tu faccia il regalo per papà.

Affinché
Es.: ti lascio i soldi affinché tu faccia il regalo per papà.

FAI ATTENZIONE: come hai visto, i connettivi finali perché e affinché devono essere seguiti dalla forma verbale al congiuntivo presente.

CONCESSIVI
Quando vogliamo introdurre un elemento non atteso rispetto al logico rapporto di causa-effetto tra la frase principale e la frase secondaria possiamo usare i connettivi concessivi.
I connettivi concessivi sono:

  • Anche se
Es.: anche se è tardi, non ho voglia di andare a casa.
  • Sebbene
Es.: sebbene sia tardi, non ho voglia di andare a casa.

  • Benché
Es.: benché sia tardi, non ho voglia di andare a casa.

  • Quantunque
Es.: quantunque sia tardi, non ho voglia di andare a casa.


FAI ATTENZIONE: come hai visto, i connettivi sebbene, benché, quantunque devono essere seguiti da una forma verbale al congiuntivo presente.


TEMPORALI
Quando vogliamo indicare la relazione di tempo esistente tra la frase principale e la frase secondaria possiamo usare i connettivi temporali.

Per indicare un’azione contemporanea a quella espressa dalla secondaria possiamo usare:

  • Quando
Es.: quando vai a casa passa a fare il regalo per Paola.

  • Mentre
Es.: mentre vai a casa passa a fare il regalo per Paola.

  • Durante
Es.: durante il tuo ritorno a casa passa a fare il regalo per Paola.

Per indicare un’azione posteriore a quella espressa dalla secondaria possiamo usare:

  • Quando
Es.: quando avrai fatto il regalo per Antonio torna a casa.

  • Dopo
Es.: dopo aver fatto il regalo per Antonio torna a casa.

  • Dopo che
Es.: dopo che hai fatto il regalo per Antonio torna a casa.

Per indicare un’azione anteriore a quella espressa dalla secondaria possiamo usare:

  • Prima di
Es.: prima di andare a casa passa a fare il regalo per Luca.

  • Prima che
Es.: prima che il negozio chiuda passa a fare il regalo per Luca.


FAI ATTENZIONE: come hai visto, il connettivo prima che deve essere seguito dalla forma verbale al congiuntivo presente.

IO PARLO ITALIANO"
Corso di italiano per immigrati
Lezione 33 - Puntata 35

CONTENUTI LINGUISTICI

Parliamo di…

L’uso dei connettivi che e di.
I connettivi che e di possono essere usati per introdurre le frasi oggettive.

Le frasi oggettive svolgono la funzione di complemento oggetto della frase principale.
Possono avere forma esplicita o forma implicita.

Le oggettive esplicite sono introdotte da che e il verbo può essere, a seconda dei casi, all’indicativo o al congiuntivo.

Es.: ti dico che non lo conosco.

Oppure

Es.: credo che sia partito per Palermo.

Richiedono il congiuntivo soprattutto i verbi che esprimono un ordine, una preghiera, un permesso un desiderio, un timore, un sospetto, un’opinione o un convincimento.

Ad esempio: accettare, amare, aspettare, credere, chiedere, desiderare, immaginare, negare, ordinare, preferire, pregare, ritenere, sospettare, sperare, temere, volere.

Richiedono l’indicativo soprattutto i verbi di giudizio o di percezione.

Ad esempio: accorgersi, affermare, dire, dimostrare, dichiarare, insegnare, promettere, ricordare, riflettere, rispondere, sapere, scoprire, sostenere, spiegare, vedere.


FAI ATTENZIONE: in alcuni casi un oggettiva esplicita si può costruire con il condizionale. Es.: penso che faresti bene a parlare con il tuo amico.


Le oggettive implicite sono introdotte da di e hanno il verbo all’infinito.

Es.: penso di venire a cena da te.


FAI ATTENZIONE: in alcuni casi il di può mancare. Es.: sento squillare il telefono.


L’uso di il che e di il cui
L’espressione il che può essere usata con il significato di “questo fatto”, “questo” o “ciò”.

Es.: domani devo partire per Milano, il che mi dispiace.

il pronome relativo il (la, i, le) cui può avere il valore di possessivo. In questo caso può essere usato come sinonimo del pronome del (della, dei, delle) quale.

Qui di seguito ti diamo alcuni esempi di uso dei due pronomi:

Luigi, la cui macchina (la macchina del quale) è rotta, viene in autobus.

Maria, il cui figlio (il figlio della quale) si chiama Antonio, viene al parco con me.

Le famiglie, le cui case (le case delle quali) sono vicine, spesso diventano amiche.

I ragazzi, i cui genitori (i genitori dei quali) sono stranieri, spesso capiscono poco l’italiano.

Come hai visto, il pronome il (la, i, le) cui precede il nome dell’oggetto mentre il pronome del (della, dei, delle) quale segue il nome dell’oggetto.

Inoltre, nel pronome il (la, i, le) cui l’articolo si accorda nel genere e nel numero con l’oggetto mentre nel pronome del (della, dei, delle) quale l’articolo si accorda nel genere e nel numero con il soggetto della frase.
IO PARLO ITALIANO"
Corso di italiano per immigrati
Lezione 34 - Puntata 36

CONTENUTI LINGUISTICI

Parliamo di…

Dal discorso diretto al discorso indiretto
Quando in un discorso si vuole riferire il pensiero o le parole pronunciate da noi o da un’altra persona si può usare o il discorso diretto o il discorso indiretto.

Il discorso diretto è la riproduzione fedele (o che si vuole presentare come fedele) di quel che è, è stato o sarà detto da noi o da altre persone.

Es.: Pietro disse all’improvviso: “Vado via”.

Oppure

Es.: a un certo punto ho detto: “Vado via”.

FAI ATTENZIONE: nella lingua scritta le parole pronunciate dalla persona e riportate nel discorso diretto devono essere racchiuse tra virgolette e precedute dai due punti.

Il discorso indiretto riferisce il pensiero o le parole di una persona (o le nostre) attraverso il racconto fatto da un narratore.

Es.: Pietro disse all’improvviso che voleva andare via.

Per passare dal discorso diretto al discorso indiretto si devono eseguire delle trasformazioni di tempo, e qualche volta di modo, della la forma verbale.

Qui di seguito presentiamo alcune trasformazioni della forma verbale nel passaggio dal discorso diretto al discorso indiretto.

Alcune trasformazioni con il verbo principale al presente
DISCORSO DIRETTO
DISCORSO INDIRETTO
La ragazza dice: “L’italiano è una lingua facile”.
La ragazza dice che l’italiano è una lingua facile.
La ragazza dice: “Ho bisogno di lezioni di italiano”.
La ragazza dice che ha bisogno di lezioni di italiano.
La ragazza dice: “Ho fatto l’esercizio di italiano”.
La ragazza dice che ha fatto l’esercizio di italiano.
La ragazza dice: “Farei volentieri un'altra lezione di italiano”.
La ragazza dice che farebbe volentieri un’altra lezione di italiano.
La ragazza dice: “Farò un’altra lezione di italiano”.
La ragazza dice che farà ancora un’altra lezione di italiano.
Alcune trasformazioni con il verbo principale al passato
DISCORSO DIRETTO
DISCORSO INDIRETTO
La ragazza disse: “L’italiano è una lingua facile”.
La ragazza disse che l’italiano era una lingua facile.
La ragazza disse: “Ho bisogno di lezioni di italiano”.
La ragazza disse che aveva bisogno di lezioni di italiano.
La ragazza disse: “Ho fatto l’esercizio di italiano”.
La ragazza disse che aveva fatto l’esercizio di italiano.
La ragazza disse: “Farei un'altra lezione di italiano”.
La ragazza disse che avrebbe fatto un’altra lezione di italiano.
La ragazza ha detto: “Farò un’altra lezione di italiano”.
La ragazza ha detto che farà (avrebbe fatto) ancora un’altra lezione di italiano.
La ragazza disse: “Aspetta!
La ragazza disse di aspettare.

Nella trasformazione dal discorso diretto al discorso indiretto può essere necessario fare delle trasformazioni anche dei pronomi personali, degli aggettivi possessivi e dimostrativi, degli avverbi ecc.
Qui di seguito presentiamo alcuni esempi di passaggi dal discorso diretto al discorso indiretto con trasformazione di altri elementi oltre al verbo.

Trasformazione dei pronomi personali
DISCORSO DIRETTO
DISCORSO INDIRETTO
Il ragazzo disse: “Questo l’ho fatto io”.
Il ragazzo disse che questo lo aveva fatto lui.

Trasformazione dell’avverbio di luogo
DISCORSO DIRETTO
DISCORSO INDIRETTO
Il ragazzo disse: “Resta qui”.
Il ragazzo disse di restare lì.

Trasformazione dell’avverbio di tempo
DISCORSO DIRETTO
DISCORSO INDIRETTO
Il ragazzo disse: “Torno tra poco”.
Il ragazzo disse che sarebbe tornato poco dopo.

Trasformazione dell’aggettivo dimostrativo e dell’aggettivo possessivo
DISCORSO DIRETTO
DISCORSO INDIRETTO
Il ragazzo disse: “Questo quaderno è mio”.
Il ragazzo disse che quel quaderno era suo.

FAI ATTENZIONE: le formule di saluto (es.: buon giorno, ciao, buonanotte ecc.) sono intraducibili nel passaggio dal discorso diretto al discorso indiretto.
Es.: il ragazzo disse: “Buon giorno” → il ragazzo salutò.

Dal discorso diretto al discorso indiretto di una frase interrogativa
DISCORSO DIRETTO
DISCORSO INDIRETTO
Il ragazzo mi disse: “Sei stanco?
Il ragazzo mi disse se ero stanco.

Dal discorso diretto al discorso indiretto di una frase esclamativa
Con la frase esclamativa il passaggio dal discorso diretto al discorso indiretto non è automatico e si devono fare alcune trasformazioni più o meno ampie.
Es.: il ragazzo urlò: “Vieni con me!” → il ragazzo mi ordinò di andare con lui.

Nessun commento:

Posta un commento