MESSAGGIO DI SANDRO PERTINI AL PARLAMENTO DOPO L'ELEZIONE A PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Onorevoli senatori, onorevoli deputati,
signori delegati regionali, nella mia tormentata vita mi sono trovato
più volte di fronte a situazioni difficili e le ho sempre affrontate con
animo sereno, perché sapevo che sarei stato solo io a pagare, solo con
la mia fede politica e con la mia coscienza.
Adesso, invece, so che le conseguenze di ogni mio atto si rifletteranno
sullo Stato, sulla nazione intera.
Da qui il mio doveroso proposito di osservare lealmente e
scrupolosamente il giuramento di fedeltà alla Costituzione, pronunciato
dinanzi a voi, rappresentanti del popolo sovrano.
Dovrò essere il tutore delle garanzie e dei diritti costituzionali dei
cittadini. Dovrò difendere l'unità e l'indipendenza della nazione nel
rispetto degli impegni internazionali e delle sue alleanze, liberamente
contratte.
Dobbiamo prepararci ad inserire sempre più l'Italia nella comunità più
vasta, che è l'Europa, avviata alla sua unificazione con il Parlamento
europeo, che l'anno prossimo sarà eletto a suffragio diretto.
L'Italia, a mio avviso, deve essere nel mondo portatrice di pace: si
svuotino gli arsenali di guerra, sorgente di vita per milioni di
creature umane che lottano contro la fame. Il nostro popolo generoso si è
sempre sentito fratello a tutti i popoli della terra. Questa la strada,
la strada della pace che noi dobbiamo seguire.
Ma dobbiamo operare perché, pur nel necessario e civile raffronto fra
tutte le ideologie politiche, espressione di una vera democrazia, la
concordia si realizzi nel nostro paese.
Farò quanto mi sarà possibile, senza tuttavia mai valicare i poteri
tassativamente prescrittimi dalla Costituzione, perché l'unità
nazionale, di cui la mia elezione è un'espressione, si consolidi, si
rafforzi. Questa unità è necessaria, e se per disavventura si spezzasse,
giorni tristi attenderebbero il nostro paese.
Non dimentichiamo, onorevoli deputati,, onorevoli senatori, signori
delegati regionali, che se il nostro paese è riuscito a risalire
dall'abisso in cui fu gettato dalla dittatura fascista e da una folle
guerra, lo si deve anche e soprattutto all'unità nazionale realizzata
allora da tutte le forze democratiche.
E' con questa unità nazionale che tutte le riforme, cui aspira da anni
la classe lavoratrice, potranno essere attuate. Questo è compito del
Parlamento.
Bisogna sia assicurato il lavoro ad ogni cittadino. La disoccupazione è
un male tremendo che porta anche alla disperazione. Questo, chi vi
parla, può dire per personale esperienza acquisita quando in esilio ha
dovuto fare l'operaio per vivere onestamente. La disoccupazione
giovanile deve soprattutto preoccuparci, se non vogliamo che migliaia di
giovani, privi di lavoro, diventino degli emarginati nella società,
vadano alla deriva, e disperati, si facciano strumenti dei violenti o
diventino succubi di corruttori senza scrupoli.
Bisogna risolvere il problema della casa, perché ogni famiglia possa
avere una dimora dignitosa, dove poter trovare un sereno riposo dopo una
giornata di duro lavoro.
Deve essere tutelata la salute di ogni cittadino, come prescrive la Costituzione.
Anche la scuola conosce una crisi che deve essere superata.
L'istruzione deve essere davvero universale, accessibile a tutti, ai
ricchi di intelligenza e di volontà di studiare, ma poveri di mezzi.
L'Italia ha bisogno di avanzare in tutti i campi del sapere, per
reggere il confronto con le esigenze della nuova civiltà che si profila.
Gli articoli della Carta costituzionale che si riferiscono
all'insegnamento e alla promozione della cultura, della ricerca
scientifica e tecnica, non possono essere disattesi. Il dettato
costituzionale, che valorizza le autonomie locali e introduce le
regioni, è stato attuato. Ne è derivata una vasta partecipazione
popolare che deve essere incoraggiata.
Questo diciamo, perché vogliamo la libertà, riconquistata dopo lunga e
dura lotta, si consolidi nel nostro paese. E vada la nostra fraterna
solidarietà a quanti in ogni parte del mondo sono iniquamente
perseguitati per le loro idee.
Certo noi abbiamo sempre considerato la libertà un bene prezioso,
inalienabile. Tutta la nostra giovinezza abbiamo gettato nella lotta,
senza badare a rinunce per riconquistare la libertà perduta. Ma se a me,
socialista da sempre, offrissero la più radicale delle riforme sociali a
prezzo della libertà, io la rifiuterei, perché la libertà non può mai
essere barattata. Tuttavia essa diviene una fragile conquista e sarà
pienamente goduta solo da una minoranza, se non riceverà il suo
contenuto naturale che è la giustizia sociale. Ripeto quello che ho già
detto in altre sedi: libertà e giustizia sociale costituiscono un
binomio inscindibile, l'un termine presuppone l'altro: non vi può essere
vera giustizia sociale senza libertà, come non vi può essere vera
libertà senza giustizia sociale. Di qui le riforme cui ho accennato
poc'anzi. Ed è solo in questo modo che ogni italiano sentirà sua la
Repubblica, la sentirà madre e non matrigna. Bisogna che la Repubblica
sia giusta e incorrotta, forte e umana: forte con tutti i colpevoli,
umana con i deboli e i diseredati. Così l'hanno voluta coloro che la
conquistarono dopo venti anni di lotta contro il fascismo e due anni di
guerra di liberazione, e se così sarà oggi, ogni cittadino sarà pronto a
difenderla contro chiunque tentasse di minacciarla con la violenza.
Contro questa violenza nessun cedimento. Dobbiamo difendere la
Repubblica con fermezza, costi quel che costi alla nostra persona..
Siamo decisi avversari della violenza, perché siamo strenui difensori
della democrazia e della vita di ogni cittadino. Basta con questa
violenza che turba il vivere civile del nostro popolo, basta con questa
violenza consumata quasi ogni giorno contro pacifici cittadini e forze
dell'ordine, cui va la nostra solidarietà.
Ed alla nostra mente si presenta la dolorosa immagine di un amico a noi
tanto caro, di un uomo onesto, di un politico dal forte ingegno e dalla
vasta cultura: Aldo Moro. Quale vuoto ha lasciato nel suo partito e in
questa Assemblea! Se non fosse stato crudelmente assassinato, lui, non
io, parlerebbe oggi da questo seggio a voi.
Ci conforta la constatazione che il popolo italiano ha saputo
prontamente reagire con compostezza democratica, ma anche con ferma
decisione, a questi criminali atti di violenza. Ne prendano atto gli
stranieri spesso non giusti nel giudicare il popolo italiano. Quale
altro popolo saprebbe rispondere e resistere alla bufera di violenza
scatenatesi sul nostro paese come ha saputo e sa rispondere il popolo
italiano?
Onorevoli senatori, onorevoli deputati, signori delegati regionali
invio alle forze armate il mio saluto caloroso. Esse oggi, secondo il
dettato della Costituzione, hanno il solo nobilissimo compito di
difendere i confini della patria se si tentasse di violarli. Noi siamo
certi che i nostri soldati e i nostri ufficiali saprebbero con valore
compiere questo alto dovere.
Il mio saluto deferente alla magistratura: dalla Corte costituzionale a
tutti i magistrati ordinari e amministrativi cui incombe il peso
prezioso e gravoso di difendere la vita altrui. Ma devono essere meglio
apprezzate ed avere condizioni economiche più dignitose.
Vada il nostro riconoscente pensiero a tutti i connazionali che fuori
delle nostre frontiere onorano l'Italia con il loro lavoro.
Rendo omaggio a tutti i miei predecessori per l'opera da loro svolta
nel supremo interesse del paese. Il mio saluto al senatore Giovanni
Leone, che oggi vive in amara solitudine.
Non posso, in ultimo, non ricordare i patrioti coi quali ho condiviso
le galere del tribunale speciale, i rischi della lotta antifascista e
della Resistenza. Non posso non ricordare che la mia coscienza di uomo
libero si è formata alla scuola del movimento operaio di Savona e che si
è rinvigorita guardando sempre ai luminosi esempi di Giacomo Matteotti,
di Giovanni Amendola e Piero Gobetti, di Carlo Rosselli, di don Minzoni
e di Antonio Gramsci, mio indimenticabile compagno di carcere.
Ricordo questo con orgoglio, non per ridestare antichi risentimenti,
perché sui risentimenti nulla di positivo si costruisce, né in morale,
né in politica.
Ma da oggi io cesserò di essere uomo di parte. Intendo essere solo il
Presidente della Repubblica di tutti gli italiani, fratello a tutti
nell'amore di patria e nell'aspirazione costante alla libertà e alla
giustizia.
Onorevoli senatori, onorevoli deputati, signori delegati regionali,
viva l'Italia!
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9 LUGLIO 1978. MESSAGGIO DI SANDRO PERTINI AL PARLAMENTO DOPO L'ELEZIONE A PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
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