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giovedì 10 dicembre 2020

ANALISI PRAGMATICO-CULTURALE DELL'ARTICOLO "Studenti più soli ma la scuola a distanza piace agli italiani "

 

 

Questo lavoro prende le mosse da un articolo di Ilvo Diamanti del 7 Dicembre 2020 scritto per il giornale La Repubblica con il titolo " Studenti più soli ma la scuola a distanza piace agli italiani". Il titolo mette in luce la condizione di " studenti soli" come dato da prendere in analisi dal punto di vista della cortesia linguistica come una forte minaccia al bisogno di potenziare la faccia positiva collettiva " degli studenti" come possibilità di riconoscimento e apprezzamento per tale "in-group". Questo aggettivo " soli" rappresenta un aggettivo portatore di un forte grado d'imposizione da subire sempre da parte della faccia collettiva della popolazione studentesca nel suo complesso. Quindi, gli studenti, intesi come un gruppo sociale, sono costretti a vivere all'interno della dimensione culturale di tipo " vincolati" perché viene aumentato fortemente nei loro confronti il sentimento di abbandono perché la possibilità di " studiare" non dipende più dal mio volere riducendo in tal modo la mia libertà di parola e spingendo a vivere con scarsa propensione a ricordare le emozioni positive legate alla mia condizione di " studente". In pratica, la società esercita una forte violazione sul mio diritto allo studio adoperando una netta violazione della massima di tatto con una massimizzazione dei benefici per la società e una minimizzazione completa dei benefici per gli studenti. In altri termini, sin dal titolo si mette in rilievo come i costi subiti da parte della faccia collettiva degli studenti non sono visti come una informazione di tipo rilevante alla luce della seconda parte del titolo in cui la società intesa come " in-group" è capace di vedere gli studenti come " out-group" perché tale società può aderire ad una dimensione di tipo " soddisfatti" con il parametro di una sensazione di controllo sulla vita degli studenti intesi come " out-group" del resto della società. In definitiva si chiede agli studenti di aderire acriticamente alla famiglia allargata " non studentesca" come forma di un " noi coscienzioso" enfatizzando l'appartenenza senza porre nessun elemento di mitigazione al bisogno di " socialità" degli studenti nonostante il periodo complicato con il covid. In pratica, gli studenti hanno il dovere di aderire alle misure prese dal governo in adesione alla dimensione di tipo " collettivismo" senza dare rilievo ai costi subiti da parte degli studenti come portatori di una dimensione culturale sostanziale come un " orientamento temporale a lungo termine" poiché gli studenti collocano tutti i fatti rilevanti della propria vita nel futuro. In termini di dimensioni culturali, si può notare come la popolazione scolastica sia vittima delle dimensioni culturali prevalenti nel sistema paese Italia, ossia un "debole evitamento dell'incertezza" e un "orientamento temporale a breve termine". La società italiana ritiene irrilevante in termini di massima di relazione i bisogni di socialità dei più giovani del paese Italia di fronte al concetto di " legame sociale" come un dato non abbastanza forte di fronte al concetto di " sicurezza" ricercato dalla maggioranza della popolazione italiana. Il concetto di " legame sociale" richiama il diritto degli studenti di aderire alla massima di tatto con la possibilità di massimizzare la propria faccia collettiva del gruppo " studenti". Al contrario, il concetto di "sicurezza" predicato dal resto della popolazione richiede una sospensione di qualsiasi benefici per gli studenti per collocarli soltanto nel campo dei compiti e della violazione della massima di relazioni con gli studenti per ritrovarsi nel mondo degli adulti ( out-group) incentrato sull'elevata distanza sociale e con un forte grado di imposizione come solitamente avviene nel mondo esterno agli studenti. Il legame sociale rappresenta la possibilità di vivere la libertà di parola tra pari con la possibilità di ricordare le emozioni positive come tratto tipico dell'esperienza scolastica. Il mondo scolastico rappresenta un contesto sociale in cui prevale una scena culturale caratterizzata da un basso indice di distanza sociale, vale a dire un contesto sociale con scarsa presenza gerarchica e di essere trattati alla pari tra compagni di scuola. In questo periodo della pandemia, gli studenti sono obbligati ad aderire di una dimensione culturale di tipo " individualismo" in cui si è costretti a badare a se stessi mentre gli adolescenti hanno bisogno di un continuo confronto per costruire la propria personalità nei confronti degli altri. Il non rispetto della socialità degli studenti da parte della maggioranza della società rappresenta una forma di adesione alla massima di denigrazione conferita a questo dato " out-group". La società affermando un tale atto direttivo vuole che il gruppo studente non compia una certa richiesta, vale a dire la richiesta categorica del ritorno a scuola in presenza " senza se e senza ma" come forma di imperativo alla socialità. In definitiva, la società impone al mondo della scuola " non dire ciò che non puoi provare" con l'ausilio della massima di qualità e di relazione ( non sei pertinente) in questo dato momento storico. Il covid sta cambiando la nostra vita e il mondo intorno a noi rappresenta un atto linguistico di tipo assertivo perché impone le sue verità al mondo della scuola inteso come luogo di apprendimento e di socializzazione con la creazione di amicizie, di incontri e di relazioni presenti in quel dato contesto. 

 In modo particolare, ricopre un ruolo importante la socializzazione nel periodo scolastico delle scuole  superiori con le amicizie che orientano molto la personalità della popolazione studentesca. Nell'articolo di Diamanti viene messo in luce come la didattica a distanza ( dad) stia aumentando le diseguaglianze nell'apprendimento degli studenti di ceto sociale più basso. Purtroppo, queste diseguaglianze non sembrano preoccupare il 75% degli italiani secondo un sondaggio menzionato da Ilvo Diamanti. Infatti, molti cittadini esprimono un giudizio positivo per la dad, la quale permette di condurre e seguire le lezioni a distanza a casa propria da solo per sintetizzare la situazione della scuola in Italia nel suo complesso. Per Ilvo Diamanti, le ragioni del successo della Dad devono essere ricercate nella preoccupazione per il contagio del covid, ossia la scuola viene eliminata perché viene ritenuto come un contatto sociale non necessario per chi è impegnato a limitare i contagi. La scuola è percepito come il luogo per antonomasia del contatto. Ad alimentare le diseguaglianze sociali ci sono anche gli strumenti tecnologici fondamentali per la dad, i quali non sono diffusi in modo omogeneo all'interno delle famiglie italiane collocandole nella dimensione culturale di tipo " vincolati" perché la scuola resta una istituzione importante per molti italiani. Nonostante il periodo complicato per la scuola, quest'ultima rimane una istituzione con un livello di fiducia elevata. Pertanto, la scuola è da intendersi non solo come un luogo di insegnamento ma anche di socialità, di incontri e di relazioni tra studenti e con i docenti. La scuola a distanza ci abitua a vivere da soli, in cui il digitale sostituisce il contatto personale creando una società fatte da persone sole e di conseguenza difficilmente possono dirsi felici come narra la dimensione culturale di tipo " vincolati". Il distanziamento sociale annuncia il declino della società mentre la didattica in presenza è opportuna per contrastare il virus della solitudine con l'onnipresenza della dimensione culturale di tipo " individualismo". La presenza del covid come tema dilagante nella cronaca diventa come un atto linguistico di tipo " dichiarativo" perché il covid esercita un suo potere all'interno di una scena culturale come quella odierna, ossia il covid impone una massima di relazione perennemente violata dal fatto che niente è rilevante di fronte alla forza perlocutoria e al grado di imposizione insito nella parola " covid" come forma di attacco violentissimo di fronte al bisogno degli studenti di non essere impediti in termini di faccia negativa. Adesso con il perdurare della situazione di crisi sanitaria si è imposto come una fortissima minaccia al bisogno di riconoscimento in termini di faccia positiva da parte della faccia collettiva di numerosi cittadini. Il covid viene vissuto prevalentemente come un'adesione a controvoglia alla dimensione culturale di tipo " vincolati" perché la nostra vita non dipende più da noi e non possiamo più propendere a ricordare le emozioni positive. Il covid ci spinge a vivere nella dimensione culturale di "orientamento temporale a breve termine" perché i fatti nella nostra vita sembrano tutti legati soltanto al passato. Il covid spinge a vivere nella dimensione culturale di "forte evitamento dell'incertezza" spingendosi a vivere con molto stress e ansietà. Il tema della crisi pandemica da covid-19 deve essere per Diamanti legato ad altri temi di primaria importanza come la scuola, intesa come luogo di insegnamento e di socializzazione di rilevanza cruciale per la formazione sociale ed intellettuale dei giovani. La scuola è un luogo in cui prevale un orientamento temporale a lungo termine dove la dimensione di tipo " collettivismo" è prevalente come modalità per ottenere faccia positiva da parte dei giovani. Questo è una modalità per aderire alla dimensione di tipo " soddisfatti" con la possibilità di avere libertà di parola e una sensazione di controllo della propria vita. L'apprendimento è legato ad una dimensione culturale incentrato sull'orientamento temporale a breve termine. Nel mondo scolastico è possibile fare crescere delle relazioni umane e delle amicizie perché prevale una dimensione di basso grado di distanza sociale, con un debole evitamento dell'incertezza come tratti utili per vivere con un certo benessere personale e allo star bene. Questi sentimenti sono legati ad una dimensione culturale con un "orientamento temporale a lungo termine" perché i fatti più importanti della vita devono succedere nel futuro.

Le relazioni servono per accordare diritti e benefici alla faccia positiva collettiva degli " studenti" mettendo in luce il bisogno di aderire ad una massima di relazione poiché la scuola è la scena culturale che rende rilevante l'esperienza esistenziale. Tale ruolo svolto dalle relazioni sociali significa volere compiere un atto espressivo in cui lo studente ( in senso ampio) intende esprimere il suo orientamento psichico per stabilire e mantenere dei contatti sociali. Al contrario, la dad ha aumentato le diseguaglianze  collocando molti italiani giovani a vivere questo confinamento in sintonia con la dimensione culturale di tipo " individualismo" in cui tutti sono tenuti a badare a se stessi e dove parlare per sé è cosa buona. La dad spinge ad una dimensione culturale con maggiore distanza sociale all'interno della società italiana poiché la pandemia spinge a non dare rilevanza alla perdita della dimensione culturale di tipo " collettivismo" perché tale richiesta non è pertinente con la violazione della massima di relazione alla luce del valore supremo della sicurezza e del timore della morte. Questi sono diventati dei doveri collettivi da parte di molta parte della popolazione perché la tendenza ad un forte evitamento dell'incertezza diventa l'unica dimensione culturale essenziale per riguadagnare " faccia" in questo periodo covid. La tutela estrema della propria faccia negativa è l'unica soluzione possibile per aderire alla massima di maniera ( sii perspicace) e massima di relazione ( sii rilevante). In definitiva, la relazione con gli altri è tenuta a distanza in sintonia con una dimensione di "forte evitamento dell'incertezza" con gli altri interlocutori. La soddisfazione da parte della popolazione è possibile perché prevale un orientamento di tutela della propria faccia negativa nella società italiana così come una dimensione culturale di forte " individualismo" quando si è di fronte ad una situazione eccezionale come la pandemia del covid dove complessivamente per la società risulta non pertinente qualsiasi tentativo di ridurre l'impatto del concetto di sicurezza nella situazione italiana. La dimensione culturale di "forte evitamento dell'incertezza" con la sua forte presenza di stress e ansietà nei rapporti sociali diventa il modello culturale centrale nelle relazioni nel paese. In definitiva, la società deve inclinarsi di fronte alla supremazia dell'individuo con la sua dimensione culturale di tipo " individualismo" a discapito delle altre dimensioni culturali. Il covid diventa un modo per sancire la morte del concetto di "faccia collettiva" da parte dei tanti giovani studenti. La solitudine come via d'uscita alla pandemia in sintonia con la dimensione di tipo " individualismo" e di "forte evitamento dell'incertezza" segnalando una scarsa considerazione collettiva per il proprio benessere e lo star bene in ampia adesione alla dimensione culturale di tipo " vincolati". Questa è una grossa minaccia al bisogno di faccia collettiva fondamentale per costruire una società umana fatta da relazioni ed amicizie  in sintonia con la dimensione di tipo " collettivismo".

Studenti più soli ma la scuola a distanza piace agli italiani

La maggior parte dei cittadini è favorevole all’insegnamento da remoto, ma così i ragazzi perdono il legame sociale

07/12/2020
la Repubblica

Ilvo Diamanti

Il Covid sta cambiando la nostra vita e il mondo intorno a noi. È una considerazione ovvia. Io stesso l’ho espressa in diverse occasioni, su Repubblica . Eppure, continuo a ripeterlo, anzitutto a me stesso. Ogni volta che mi trovo ad affrontare questioni di importanza prioritaria. Come la scuola. L’istituzione a cui sono affidati il nostro sistema educativo, la promozione della ricerca e della conoscenza. Ma, al tempo stesso, forse: ancor prima, luogo di socializzazione. Perché a scuola si formano amicizie e relazioni che attraversano la nostra vita. Infatti, penso che tutti noi abbiamo amici incontrati durante il periodo scolastico. In particolare, alle “superiori”. Una fase biografica che orienta la nostra personalità. Anche per questo i provvedimenti del governo che prevedono la “Didattica a Distanza” (DaD) alle “superiori” appaiono importanti. Perché incidono sul presente e, ancor più, sul futuro della nostra società. Tito Boeri e Roberto Perotti, nei giorni scorsi, sulle pagine di questo giornale, hanno sottolineato come la chiusura delle scuole, insieme alla DaD, accentueranno, inevitabilmente, le diseguaglianze nell’apprendimento. Soprattutto a svantaggio degli studenti che appartengono a famiglie di ceto — e con livello di istruzione — più basso. Si tratta di un effetto di-mostrato da alcune ricerche condotte in Europa. Fra l’altro, in Germania, Belgio e Olanda. Mentre in Italia un’indagine condotta dal Censis, nello scorso aprile, mostra come vi sia un divario significativo, nell’accesso alla DaD, a svantaggio degli studenti del Mezzogiorno. Un’indagine recente, condotta nelle scorse settimane da Demos per Repubblica sull’atteggiamento degli italiani verso la DaD alle “superiori”, sottolinea, però, come la diffusione di questa pratica non preoccupi i cittadini. Al contrario. Quasi i due terzi del campione intervistato (rappresentativo dell’intera popolazione) esprime, infatti, un giudizio “positivo” di questa tecnica, che permette di condurre e seguire le lezioni “a distanza”. Appunto. Ciascuno a casa propria. Da solo. Come, dall’altra parte dello schermo e del collegamento, il professore. Si tratta, peraltro, di un orientamento generalizzato. Attraversa tutte le fasce d’età e tutte le categorie sociali. Anche se le persone direttamente interessate alla questione, cioè gli studenti delle superiori, costituiscono una piccola frazione del campione. Tuttavia, la DaD viene svolta anche altrove. In particolare: all’Università (lo dico per esperienza diretta). E sono, probabilmente, molte le persone intervistate che hanno figli adolescenti. Studenti alle superiori o all’università. Per questo è significativo osservare come la DaD ottenga maggior favore proprio fra le categorie maggiormente coinvolte. Anzitutto: gli studenti. E, comunque, fra le persone con un livello di istruzione elevato: medio-alto. Peraltro, il giudizio risulta molto positivo anche fra gli operai. I quali, spesso, hanno figli che studiano.

È probabile, dunque, che le ragioni a sostegno di questo metodo di insegnamento siano diverse. Anzitutto, la preoccupazione generata dal Covid, che spinge tutti, in misura più o meno elevata, a limitare i contatti con persone esterne alla cerchia familiare. Per limitare i rischi di contagio. E la scuola è, sicuramente, un luogo di contatto. In ambienti, talora, non adeguati, per carenza di aule che permettano di mantenere le distanze di sicurezza. Una preoccupazione che coinvolge i giovani, gli studenti. Ma anche le loro famiglie.

Naturalmente, la DaD richiede strumenti, tecnologie e competenze digitali non sempre diffusi in modo omogeneo. Per questo l’età e il livello d’istruzione costituiscono condizioni favorevoli, anche se non necessarie.

Tuttavia, è significativo osservare come la scuola mantenga, fra gli italiani, un livello di fiducia elevato. Anzi: maggioritario (superiore al 50%). La DaD, peraltro, appare tanto più apprezzata quanto maggiore è la fiducia verso la scuola. E ciò suggerisce come il valore dell’insegnamento prevalga su altre valutazioni. Proprio per questo, però, è opportuno qualche avvertenza. Perché, come si è detto, la scuola non è solo luogo di insegnamento. Ma di socialità. Di incontro. Di relazioni. Con altri studenti, con altri giovani. E con altre figure meno giovani. Con i docenti. Infatti, a scuola si va per apprendere. Testi, metodi, storie e storia. E per conoscere gli altri. Persone, non solo docenti e studenti. La “scuola a distanza”, per quanto utile (e, in questa fase, necessaria), ci abitua ad agire e a vivere “da soli”. Sostituendo il “digitale” al “contatto personale”. Con il rischio di costruire una società di “persone sole”. E “da soli” è difficile essere felici. Di certo, il “distanziamento” annuncia il “declino” del “legame sociale”. Cioè, della società. Il ritorno della didattica in presenza, previsto a partire dal prossimo gennaio, dunque, è opportuno. Per contrastare il Virus della solitudine. A condizione, ovviamente, di non liberare…il Corona-Virus.

 

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