Analisi pragmatica dell'articolo un " PD in cerca di se stesso" di Ivo Diamanti.
" Un pd in cerca di se stesso" è un articolo scritto da Ilvo Diamanti il 20 Gennaio 2020 sul giornale la Repubblica. L'intento esplicito da parte di Ilvo Diamanti di mappare il paese per ridare un senso perduto all'Italia può essere inteso come una forma di minaccia per il bisogno di faccia negativa per il PD mentre per l'autore Diamanti è un modo per massimizzare la faccia positiva di colui che offre uno strumento di analisi per il Pd. "Un pd in cerca di se stesso" è un titolo con la presenza di un articolo indeterminato come forma di minaccia al bisogno di faccia positiva della dirigenza del partito democratico che vuole immaginare la presenza di un unico pd. Il titolo crea una scena culturale nuova enunciando con questo titolo un atto linguistico di tipo "espressivo" raccontando la sua realtà in merito al pd.
All'inizio dell'articolo viene affermato che il dibattito nel pd è aperto, acceso come modalità per massimizzare il bisogno di faccia positiva di un partito avvezzo da tanti anni a subire molti costi di fronte al suo bisogno "perenne" di difesa della sua faccia collettiva negativa come partito. La faccia collettiva del pd come riconoscimento del suo operato è messo in crisi dal fatto che anche una regione " rossa" come l'Emilia-Romagna è in bilico. Quindi il bisogno di aderire ad una dimensione culturale con un "forte evitamento dell'incertezza" da parte del Pd è un fenomeno in crisi perché ormai i cittadini preferiscono in politica guadagnare faccia positiva aderendo ad una dimensione culturale con un debole evitamento dell'incertezza. Questo cambiamento culturale ha reso il Pd un partito incerto, in altri termini è un partito capace di vivere a pieno agio nell'ambiguità strategica del palazzo ma incapace di muoversi sul terreno pratico del confronto politico con la cittadinanza. Questo colloca il partito democratico in una dimensione culturale di tipo "vincolati" perché non riesce a rinnovarsi per creare una dimensione culturale con un orientamento temporale a lungo termine. Il Pd come partito è incerto su tutto anche a casa sua ossia in Emilia-Romagna. Questo enunciato formulato da Ilvo Diamanti mette in discussione la stessa adesione ad una dimensione di tipo " collettivismo" come tratto tipico delle cosiddette "regioni rosse". Il partito democratico viola costantemente la massima di relazione ( sii rilevante) e soprattutto la massima di qualità ( dici il vero). Ad esempio, nell'ambito dell'immigrazione, la politica del pd non è sicura dei suoi valori. Per valori intendiamo una sinistra come possibilità di ridistribuzione delle ricchezze come prassi per riguadagnare faccia positiva in un contesto culturale come quello italiano fondato storicamente sulla dimensione culturale di "forte evitamento dell'incertezza" e di mantenimento del mio " in-group" come tratto tipico della dimensione di tipo " collettivismo". I messaggi politici della sinistra sembrano come una violazione della Massima di relazione ( sii rilevante) perché questi messaggi non sono pertinenti per gli elettori di sinistra. Il tema culturale dei "confini" nella vita politica italiana significano prevalentemente come il paese sia diviso in gruppi di tipo " in-group - out-group" come tratto tipico di un paese aderente ad una dimensione culturale di tipo " collettivismo". Il confine della sinistra mette in luce un'adesione ad una massima di maniera ( sii perspicace) e una massima di quantità ( sii informativo). Questo confine è sicuramente una minaccia per il bisogno di faccia positiva del Pd perché non consente il passaggio verso una dimensione culturale con un orientamento temporale a lungo termine poiché si resta sempre nella stessa dimensione temporale a breve termine. In termini storici, il partito democratico rappresenta il riassunto dell'incontro tra post-comunisti e post-democristiani, il quale viene vissuto oggi con grande disorientamento da parte della sua classe dirigenziale così come da parte del suo elettorato. Da questo disorientamento nasce un Pd in sintonia soltanto con un "orientamento temporale a breve termine" perché il passato è stato importante per mostrare la presenza di un passato del Pd capace di abbinare una dimensione culturale con un orientamento temporale a lungo termine mostrando una capacità di adattamento nelle varie circostanze. Questo incontro tra ex Pc e ex Dc è stato un modo per riconquistare una difesa del loro bisogno di faccia negativa per manifestare una capacità di valorizzare apparentemente il loro bisogno di faccia positiva da parte delle entrambe classi dirigenziali. Oggi il Pd è in sintonia con la dimensione culturale di tipo "vincolati" perché non riesce a collegarsi nuovamente con un orientamento temporale a lungo termine perché vige una poca propensione alla perseveranza per raggiungere obiettivi veri a lungo termine. In definitiva, manca una capacità di compiere degli investimenti su se stessi e soprattutto sulle future generazioni. Insomma, il partito democratico non recepisce il bisogno di rispettare la massima di quantità perché il Pd non rende il suo contributo informativo e viola costantemente la massima di relazione perché il suo apporto è irrilevante.In questo modo paga costi molto elevati nel tentativo vano di proteggere la sua faccia negativa di fronte ai suoi numerosi elettori. Il disorientamento è stato possibile perché il pd si è abituato a vivere nella dimensione di debole evitamento dell'incertezza diventando un partito a proprio agio nell'ambiguità e caos all'interno delle istituzioni. Con questi presupposti risulta difficile passare ad una dimensione culturale sia di forte evitamento dell'incertezza e soprattutto con un orientamento temporale a lungo termine. Il Pd è prigioniero di se stesso come sostiene Diamanti, ossia il problema del pd è il pessimo rapporto con il territorio perché questo partito di sinistra vive in piena adesione con una dimensione culturale fatta di alta distanza sociale tra il potere politico e la popolazione. Questo dato è possibile perché il pd non sente il bisogno di legittimare il proprio potere e la gerarchia sociale è da percepire come di tipo esistenziale perché anche il Pd si può capire come un partito di tipo autocratico e fondato sulla cooptazione.
La politica si mostra come intollerante verso il territorio perché le sue istanze non coincidono con i bisogni dei gruppi economici che mantengono in piedi il sistema partitocratico italiano. In questi ultimi anni, il pd ha sentito di perdere il suo dovere di difendere la sua faccia negativa evitando la relazione con il territorio. Insomma questo pessimo rapporto con il territorio segnala una grossa crisi di identità perché il pd si colloca nella massima di maniera ( sii perpiscace) perché il pd non evita l'oscurità né l'ambiguità in un partito che vuole rimanere legato ad un debole evitamento dell'incertezza come tratto di un partito in sintonia con la dimensione culturale con un orientamento temporale a breve termine in cui il partito vuole essere sempre uguale a se stesso come unico modo per mantenere faccia positiva di fronte ai suoi veri elettori o "grandi elettori".
Nell'articolo di Ilvo Diamanti viene esplicitato come "la sinistra" non abbia valori mentre "la destra" domina la scena con la sua comunicazione politica. In altri termini, la sinistra perde la possibilità di guadagnare faccia positiva e rimane nel non rispetto della massima di relazione perché il pd non è rilevante agli occhi dei suoi potenziali elettori. Il pd non è capace di esprimere un atto linguistico di tipo " commissivo" in modo da impegnarsi per un nuovo futuro. La paura della promessa è la resa della politica poiché avere dei valori significa aderire ad una dimensione culturale fatta di "forte evitamento dell'incertezza" perché c'è bisogno di chiarezza e di strutturare il proprio agire politico. Di fondo, occorre creare un " noi di tipo coscienzioso" per creare delle regole come tratto della dimensione di tipo " collettivismo" con l'aggiunta dei "valori" per creare un orientamento temporale a lungo termine costituito dalla capacità di adattarsi alle nuove circostanze e di perseverare nello sforzo collettivo di investimento per il futuro del paese. Al contrario, Il pd come partito vive continuamente nella dimensione di tipo " vincolati" perché ha il sentimento che le cose non dipendono da lui e possiede poca volontà per creare delle future emozioni positive da parte della sua parte politica. La destra si colloca nel campo della comunicazione come modalità di ottenere velocemente benefici per la sua faccia collettiva di tipo positiva. La sua comunicazione viene realizzata con un grosso grado di imposizione e pertanto fa pagare dei costi molti elevati al bisogno di tutela della propria faccia negativa da parte del pd. La massima di quantità ( sii informativo) nel campo della destra viene rispettata perché rende il suo contributo informativo quanto richiesto dal suo elettorato con una sua comunicazione capace di generare un atto linguistico di tipo " assertivo" e "dichiarativo" perché capace di creare la realtà in funzione di ciò che si crede vero. In pratica, la destra risulta capace di esercitare un suo potere all'interno di un determinato ambito della comunicazione politica e istituzionale. Questa comunicazione è incentrata sulla presenza di un "altro" per creare un "out-group" come tratto tipico della dimensione di tipo "collettivismo" perché si cerca l'adesione al proprio messaggio in cambio di lealtà, enfatizzando l'appartenenza e dividendo il mondo tra " in-group e out-group". Questa comunicazione ha la possibilità di creare un orientamento temporale a lungo termine perché si adatta sempre alle varie circostanze. Questa capacità porta a collocare questa comunicazione nella dimensione di tipo " soddisfatti" perché si crea falsamente una sensazione di controllo della propria vita, con una tendenza a ricordare delle emozioni positive. Questo stile comunicativo è molto potente in un quotidiano costituito da temi quali la sfiducia e la paura verso gli altri come strumenti per instaurare nuovi confini. Queste emozioni, disponibili per la comunicazione della destra, sono legate al bisogno di riconquistare faccia positiva da parte di tanta classe medio-bassa italiana dopo avere pagati tanti costi per il loro semplice bisogno di tutela della loro faccia negativa. Tutto questo contesto istituzionale è reso possibile dalla presenza di una eccessiva distanza sociale tra il ceto politico in generale e i cittadini meno rappresentati, con una massima di relazione ( sii rilevante ai miei occhi) quasi sempre violata perché il loro contributo è sempre irrilevante in termini di ricostruzione della fiducia, serenità e tranquillità come parametri culturali per ridare faccia positiva collettiva alla popolazione italiana. Questa stessa popolazione, in senso ampio, denuncia con l'uso di atti linguistici di tipo "espressivo" il suo orientamento psichico per ristabilire i contatti sociali all'interno di una comunità che intende a modo suo aderire ad una dimensione culturale di tipo forte evitamento dell'incertezza perché vive il suo quotidiano con molto stress, nervosismo, intolleranza verso le idee altrui e poca considerazione al proprio star bene. In questo modo, In Italia prevale nella società una dimensione culturale di tipo " individualismo" perché tutti sono tenuti a badare a se stessi e si vuole difendere la propria privacy ad ogni costo per non perdere la faccia negativa come ultimo baluardo della propria dignità di " persona". Inoltre, in questo contesto, spesso gli altri sono percepiti come " out-group" come tratto in sintonia con una dimensione di tipo " collettivismo". Nella società italiana prevale un orientamento temporale a breve termine perché tutto sembra essere avvenuto già nel passato, in cui la stabilità della persona come sempre uguale a se stesso è una cosa buona e ricercata da tanti ( leggesi un paese di anziani sin da giovanissimi). Di fondo, la società accetta di vivere nella dimensione di tipo " vincolata" perché pochi si dicono felici, le cose non dipendono da noi, con poca propensione nel ricordare le emozioni positive e la libertà di parola non è molto importante. All'interno di un tale contesto culturale si collocano "i social media" come strumenti tecnologici usati contro le mediazioni della politica intesa come democrazia rappresentativa. Purtroppo, l'uso dei social media spinge a creare che si parli sempre con gli altri ma in definitiva si rimane sempre da solo. In sintesi, viviamo una dicotomia in questo mondo odierno: da un lato abbiamo l'assenza di mediazione tra la cittadinanza e il mondo dei social mentre dall'altra parte si è sempre in connessione con gli altri ma rimanendo da solo. In questo mondo virtuale si pensa di ottenere faccia positiva perché si è attore della propria comunicazione come forma di potenziamento delle persone rendendo il proprio contributo rilevante in termini di massima di relazione ma con una scarsa attenzione al valore informativo dai propri enunciati, ossia con una forma di violazione della massima di quantità. L'assenza di mediazione risulta dalla volontà di ridurre la distanza sociale tra la gente e la politica perché la cittadinanza cerca una forma di legittimità in modo da diventare competente agli occhi della politica come tratto presente nella dimensione culturale detta di "debole dell'evitamento dell'incertezza".
Questa assenza di mediazione consente di aderire ad una dimensione culturale di tipo "soddisfatti" perché si ha l'impressione di avere il controllo della propria vita e si offre una maggiore libertà di parola con l'uso dei social media. La contraddizione risiede nel vivere apparentemente sempre nella dimensione di tipo " collettivismo" ma alla fine si finisce per essere sempre di più in una dimensione di tipo " individualismo" dove si rimane individui senza realmente fare nascere un " noi coscienzioso". Questo rapporto con i social media rappresenta una grossa minaccia al bisogno di faccia positiva dei cittadini. In conclusione, il pd potrebbe ritrovare faccia positiva cercando di riallacciare il rapporto con il territorio per ridurre la distanza sociale tra il potere e il ceto politico nei vari territori vicini alla storia del pd. Se questa capacità di riguadagnare faccia positiva per ridare forza alla massima di relazione non verrà realizzata allora sarebbe meglio secondo Ilvo Diamenti perdere totalmente la faccia collettiva del pd violando tutti i principi di cooperazione e collocandosi effettivamente nella dimensione di tipo " vincolati" per rinascere " altro" e " altrove" per creare una vera adesione ad una dimensione culturale fatta da "un orientamento temporale a lungo termine" per ridare uno spazio politico e di senso al popolo della sinistra italiana. Questo sarebbe il modo più pregnante per aderire nuovamente ad una massima di cooperazione valida tra la politica e gli elettori di sinistra.
webgrafia
https://www.c3dem.it/wp-content/uploads/2020/01/un-pd-in-cerca-di-se-stesso-i.diamanti.pdf
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