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lunedì 9 marzo 2020

Le interruzioni nell'analisi della conversazione

Partendo dai lavori dell'analisi della conversazione presenti nel testo di Bettoni ' Usare un'altra lingua'. Guida alla pragmatica interculturale ( 2006) prendiamo in esame il fenomeno dell'interruzione all'interno dell'interazione verbale.
Nella coreografia della conversazione, il posto centrale viene occupato dal cambio di turno tra chi partecipa allo scambio linguistico. Questo cambio avviene ad un punto denominato come Punto di rilevanza transizionale (PRT) identificabile tramite elementi sintattici, semantici, intonativi in cui un parlante smette di parlare e l'altro incomincia a farlo. La regola d'oro sarebbe un parlante per volta anche se le violazioni sono molto numerose. Le ragioni di queste violazioni possono dipendere dalle culture e dalle situazioni all'interno della stessa cultura.
Volendo occuparsi del discorso simultaneo o sovrapposto si e' osservato un'analisi del tema legato alle questioni del potere, di genere, ansietà sociale o di loquacità. Infatti persiste l'opinione che interrompere voglia dire in generale mancanza di cura per la faccia positiva e negativa dell'interlocutore, atteggiamento ostile, violazione del diritto alla parola ( Brown e Levinson, 1987; Hutchby, 1992; Bilmes, 1997). Al contrario per Fergusson (1977), il discorso simultaneo può essere un'espressione di entusiasmo collegato ad una questione di tipo affettiva ed emotiva di partecipazione ( Bazzanella, 1994; Tannen, 1987).
Queste opinioni divergenti trovano una spiegazione nel fatto che il discorso simultaneo varia anche strutturalmente in tre modalità:

- lunghezza della sovrapposizione
- la sua posizione
- e l'effetto che produce

Nell'ambito del discorso sovrapposto risulta frequente distinguere tra sovrapposizioni e interruzioni. Le prime avvengono spesso vicino al PRT mentre le seconde avvengono più lontane dal PRT.
Per Zorzi (1990), il termine ' sovrapposizione' e' di tipo descrittivo, mentre quello di ' interruzione' e' più interpretativo con implicazioni di diritti e obblighi da parte degli interlocutori. Secondo Bazzanella ( 1991) esisterebbe una distinzione tra interruzioni supportive e interruzioni competitive.
Tutti questi elementi non sono dati a priori ma vengono negoziati dagli interlocutori in modo ' interattivo'. I parlanti intendono la conversazione con il loro interlocutore in modo collaborativo o competitivo. Bazzanella prova ad elencare i parametri oggettivi e contestuali per capire meglio il discorso sovrapposto.
I parametri oggettivi sono:
- altezza del tono/volume della voce
- durata della sovrapposizione
- insistenza o arrendevolezza
-distanza dal PRT
- presenza o assenza di modalizzatori
-accordo o disaccordo proposizionale
- mantenimento o cambio di argomento

Ad esempio, in italiano ' guardi', 'ecco' sono modalizzatori usati come meccanismi di interruzione.
' ecco' può essere anche un ' back-channel' che conferma l'accordo con il contenuto proposizionale proposto nel turno precedente. 'bene' accompagnato con 'no, no' introduce spesso un disaccordo mentre cambiare argomento nella conversazione e' un modo per evitare il disaccordo.

I parametri contestuali sono quelli il cui valore viene stabilito dalle specifiche circostanze dell'enunciazione. Infatti Bazzanella elenca i seguenti parametri:

- il rapporto di status tra interlocutori
- lo scopo dell'interazione
- l'urgenza psicologica
-la causa di forza maggiore
- lo stile individuale
- l'abitudine culturale

Ad esempio, quando una madre dice ai propri figli ' no, basta' risulta un modo chiaro per esplicitare gli status tra gli interlocutori. Tutti questi parametri incidono non in modo singolare ma globalmente, come una configurazione di tratti. Dalla correlazione di questi tratti sarà possibile stabilire il grado di competitività, disturbo psicologico, conflitto, minaccia della faccia oppure grado di attenzione alla faccia, partecipazione, coinvolgimento, cooperazione, incoraggiamento. Diventa chiaro come il parametro culturale sia molto rilevante in questo genere di analisi poiché e' chiaro che la cultura può cambiare l'interpretazione di ogni parametro oggettivo e contestuale.
Nella letteratura contrastiva ed interculturale abbiamo gli studi di Tannen ( 1982,1984, 2005) sullo stile conversazionale degli ebrei di New York che viene definito ' a mitraglietta'.
Nell'ambito della comunità ebraica di New York questo stile rappresenta un fenomeno sociale espressivo di convinto interesse per l'argomento e di pieno coinvolgimento interpersonale. Tuttavia, fuori da quella comunità, questi parlanti possono apparire come aggressivi. Tannen ( 2005) ha constatato come sia generale la tendenza ad estrapolare la personalità individuale da uno stile conversazionale ' sociale'. A tal proposito sono noti gli studi sui finlandesi che tollerano un silenzio più lungo tra i turni e interrompono poco ( Halmari, 1993, Clyne, 1994). Per gli arabi egiziani, la situazione e' abbastanza simile con una scarsa competizione tra le parti per la presa del turno, minima sovrapposizione e più silenzio ( Hafez, 1991). Per Murata ( 1994) la cultura giapponese sottoscrive l'imperativo territoriale in cui si pone maggiore enfasi sul diritto del parlante di finire il proprio turno, anziché sottoscrivere l'imperativo cooperativo che cura il bisogno di coinvolgimento sociale.
Nel lavoro di Cheng ( 2003) sui cinesi di Hong-Kong si potrà osservare come i cinesi presentano meno casi di discorso simultaneo. Quando viene realizzato lo fanno più spesso al PRT o nelle sue vicinanze, cedono il turno più prontamente, indipendentemente dalla posizione in cui il discorso sovrapposto e' iniziato, cosi come se stanno parlando loro e vengono interrotti o se stanno interrompendo loro.
Uno studio contrastivo tra parlanti italiani e inglesi di Testa (1988) mostra come i motivi più frequenti per iniziare a parlare prima che l'interlocutore abbia finito sono rappresentati dalla predicibilità del turno non finito e dalla conoscenza condivisa di quello che si sta per dire. Gli italiani cosi come gli inglesi quando partono nell'interazione premettono dei modificatori che hanno una doppia funzione: da un lato servono per accaparrarsi il turno in termini interazionali mentre sul piano testuale servono per controllare l'argomento della conversazione. La grossa differenza tra gli inglesi e gli italiani e' il diverso impiego degli elementi lessicali usati nel discorso sovrapposto. Gli inglesi interrompono usando ' well, yes, yea' e poco 'but' mentre gli italiani usano molto 'ma' all'inizio dell'interazione e poco ' be, bene'. In questo modo la percezione di maggiore aggressività degli italiani può essere dovuta non tanto al numero di interruzioni quanto dalla scelta lessicale.  In breve, gli italiani interrompono con ' ma, non' mentre gli inglesi con ' yes, well'.

Inoltre per Tannen, le differenze sono anche da imputare alla differenza di genere in quanto gli uomini e le donne hanno stili conversazionali molto diversi.
Gli uomini si focalizzano più letteralmente sul messaggio , mentre le donne si focalizzano sulla relazione o sul metamessaggio. L'uomo si aspetta che l'ascoltatore ascolti in quiete e attento e con una donna che offre molti back-channel e segni di assensi, l'interlocutore maschile potrebbe pensare che tale donna sia troppo loquace come ascoltatore.
Ad una donna che si aspetta che l'ascoltatore sia attivo ed entusiasta nel mostrare interesse, un uomo che ascolta in silenzio sembrerà di non ascoltare e di vagare con il pensiero altrove ( Tannen, 1990). Per quel che riguarda lo stile conversazionale italiano notiamo uno stile incalzante e conflittuale e pertanto servirà trovare una convergenza quando si e' di fronte ad una persona con uno stile conversazionale più attento alla cura del suo spazio interazionale e della faccia altrui.
Tutto questo conferma che nell'analisi conversazionale delle interruzioni risulta essenziale distinguere all'interno della configurazione di tratti quali siano quelli di natura linguistica, situazionale e culturale all'interno di un ampio sistema in cui coerentemente tout se tient.










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