Archivio blog

mercoledì 4 marzo 2020

LE MINACCE COME ATTO DI LINGUA

Le minacce

Le minacce sono state descritte come "una promessa non gradita" (Grant, 1949: 362). In questo senso, una minaccia è un atto linguistico commissivo il cui scopo illocutorio è una conseguenza futura per il destinatario in una determinata condizione al fine di incoraggiare l'ascoltatore a non rendere tale condizione vera (Searle, 1969; Blanco Salgueiro, 2010). Contrariamente alle promesse, l'azione futura non va a beneficio di chi ascolta e la proposizione può essere scortese. Le minacce sono in genere fornite come avvertimenti o come reazioni (Brenes Peña, 2009: 43-44). Le minacce mostrano potere quando l'ascoltatore non ha fatto nulla per giustificare la minaccia, come nel caso di un bullo che prende di mira un pari (Blanco Salgueiro, 2010: 217). Inoltre, le minacce possono indicare possibili atti di vendetta, che avrebbero l'effetto perlocutorio di far subire al destinatario l'anticipazione di un evento sfavorevole.


Struttura della minaccia

Per quanto riguarda la sua struttura, le minacce sono simili alle promesse in quanto possono essere espresse direttamente (ad esempio, "(lo prometto) ti ucciderò!"; "Se mi fanno capo del dipartimento, ti renderò la tua vita impossibile "(Blanco Salgueiro, 2010). Mentre le promesse condizionalmente o incondizionatamente impegnano il parlante a fare qualcosa, le minacce fungono da direttive per l'ascoltatore di non fare esprimendo la conseguenza promessa data una data condizione. Pertanto, le minacce possono apparire solo come un tipo condizionale di atto commissivo.


Alcuni esempi in italiano:

se ti vedo ti ammazzo.

se ti prendo ti faccio vedere

 

 https://pragmatics.indiana.edu/speechacts/threats.html

Nessun commento:

Posta un commento