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venerdì 6 dicembre 2019

Il mito di Celentano

 Adriano Celentano è un simbolo, e con i simboli non è mai facile confrontarsi. Polemico di professione, ”santone“ controverso, il più celebre cantante italiano dell'epoca recente (200 milioni di dischi in tutto il mondo) ovviamente Molleggiato: il suo nome è sinonimo di innovatore, rivoluzionario, irraggiungibile sia per il relativo isolamento in cui vive da qualche anno, che nel senso di inarrivabile. Celentano è quello che ci tormenta dalla radio con i suoi smielati duetti con Mina, ma ora che compie 80 anni (che cosa incredibile, considerato che a parte i capelli che si diradano, è sempre uguale a se stesso da decenni a questa parte) è molto più che un cantante appassionato e “vecchio stile” che piace alle nostre mamme. Per i non iniziati, ecco 10 caratteristiche che ne fanno una leggenda, una delle poche prodotte dalla cultura popolare del nostro paese. Anche solo per questo lo abbracciamo virtualmente e lo celebriamo, nei suoi pregi come nei suoi difetti. Perché di ragazzi così non ne fanno più.

1. È stato rock prima di te

Ci sono tanti racconti diversi su chi abbia introdotto il rock 'n' roll in Italia. Nessuno dei potenziali precursori ha avuto però l'impatto mediatico e l'influenza di Celentano, anche per la sua scelta di cantare in italiano un genere che con la nostra lingua faceva a cazzotti. E non si dica che fu scelta obbligata perché non sapeva l'inglese: Adriano vide una porta socchiusa e la sfondò con tutto il peso dei suoi vent'anni. E se vogliamo dirla tutta, non solo è stato rock prima di tutti, ma anche un discografico indipendente prima che il concetto diventasse popolare e diffuso – all'estero come da noi. Il Clan Celentano rimane un'operazione stravagante e di portata eccezionale, anche oggi che continua a esistere e resistere in un mondo della musica sempre più incasinato.

2. È il re degli ignoranti (e non lo nasconde)

Sa di non sapere (ha la quinta elementare) e, se non se ne vanta, nemmeno se ne vergogna. Pochi, anzi pochissimi sono disposti a mettersi in discussione e a tornare sulle proprie posizioni, anche quando si tratta di saltellare da una nicchia politica a un'altra. Celentano no. E se è stancante stare appresso ai suoi cambi di casacca, e anche se non esiste un fan che non abbia avuto tentennamenti davanti a questa sua mercurialità, tanto di cappello per aver gestito queste evoluzioni sempre alla luce del sole, senza mai ”smentire la smentita“.

3. Vanta innumerevoli tentativi di imitazione

I talent show che continuano a imperversare hanno detto addio al tentativo di costruire un nuovo Celentano: impossibile produrre una nuova star che canti, balli, reciti, scriva, rifletta ad alta voce e lo faccia in maniera così solida, convincente, efficace. Per un attimo è sembrato che il suo erede potesse essere Jovanotti, toccato personalmente dalla celentanità attraverso il rapporto sentimentale con Rosita. A oggi non ne siamo più così sicuri. Di Adriano, sembra sempre di più, ce n'è uno solo.

4. È un'icona di stile

Ci sono capi di abbigliamento che dicono Celentano tanto quanto il suo timbro vocale caldo o la sua silhouette. Le maglie a rete, con il muscolo pettorale guizzante in trasparenza, ora sono simboli della comunità LGBT ma sono state sdoganate prima di tutto da Adriano, così come i Chelsea boot o gli occhiali da sole con la lente tonda.

5. Piace agli americani

Di quanti cantanti italiani possiamo dire che abbiano sfondato oltreoceano? Si contano sulle dita di due mani, a voler essere generosi, e in qualche caso la soddisfazione è stata pure postuma (si veda Lucio Battisti in Master of None). Magari il rap ante litteram Prisencolinensinainciusol, anno di grazia 1972, conta in maniera relativa: dopotutto non è nemmeno cantata in italiano. Però ha contribuito non poco a sfondare il soffitto di cristallo dell'americanocentrismo, svelando agli anglosassoni che anche noi possiamo essere, oltre a santi e navigatori, anche pionieri.

6. Il renaissance man de' noantri

L'espressione squisitamente anglofona descrive Celentano passando per altri miti italiani, come il poliedrico Leonardo, per il quale fu inventata. Per essere un cantante, infatti, il nostro ha fatto tantissimo in campi che con la musica non c'entrano affatto: addirittura più film che album in studio (40 contro 29). Ed è stato sceneggiatore, imitatore, scrittore. E orologiaio, la passione di una vita. Eppure le seconde e terze carriere di Celentano sembrano sempre poca cosa rispetto alla sua colossale presenza nel mondo del discografia. A torto, perché ha cambiato i connotati anche alla commedia all'italiana e alla prima serata televisiva (per fare solo due esempi).

7. È la coscienza dell'Italia

Una popstar che non si fa i fatti suoi è cosa rara nel nostro paese, dove Celentano ha vestito spesso i panni dell'ammonitore facendo leva e sulla propria enorme popolarità per trasmettere dei messaggi etici importanti. Per esempio, ha protestato in maniera assai sonora contro le grandi navi a Venezia, in un momento in cui non ne parlava ancora nessuno o quasi, o contro l'accesso dei condannati in Parlamento. E rimane famoso il monologo vegetariano-animalista, quello del cosiddetto “figlio della foca”, nel 1988: non facile, in un momento in cui in Italia si pensava a tutto ma non all'alimentazione etica. Naturalmente ogni tanto sbaglia bersaglio, o abbraccia la campagna sbagliata (come quando difendeva Corona). Ma la sua passione gli fa onore.

8. A colpi di scandali ha modernizzato la nazione

A proposito di battaglie morali e politiche, si diceva che non sempre Celentano ha colto il segno. Spesso e volentieri invece sì: il messaggio del suo Serafino scandalizzò la CEI all'epoca dell'uscita del film, ma chi si straccerebbe le vesti oggi davanti alla storia di un uomo che decide di vivere con una prostituta madre di figli non suoi? Proprio in pochi. E chi batterebbe ciglio per un'esibizione spalle al pubblico, come successe nel 1961 quando a Sanremo presentò 24mila baci? Se siamo in epoca di Sia, di cantanti variamente mascherati, di drag su e giù dal palco lo dobbiamo anche al Molleggiato.

9. Ha tanti nemici

Ce l'ha a morte con i sindacati (ricordate la sua letteraccia a Landini? Ma se la prendeva con loro anche all'epoca di Chi non lavora non fa l'amore, nel lontanissimo 1970, oppure nel suo stesso film Joan Lui); non gli piacciono i politici, da ultracattolico conservatore trova troppo morbida la Chiesa attuale. Si potrebbe andare avanti, perché Geppo il folle ne ha per tutti. Ma anche quando non piace quello che dice, rimane straordinario e straordinariamente amato.

10. Ha inventato (suo malgrado) la celebrity culture

La famiglia Celentano è la cosa più simile a dei reali che abbiamo in Italia: il livello di ossessione verso Adriano, sua moglie, i suoi problemi coniugali e i perché e i percome delle figlie e del figlio sono stati inediti nell'Italia di qualche decennio fa, con un equivalente semmai solo nelle telenovele di casa Carrisi/Power. Parliamo, dopotutto, di un personaggio che si è dovuto sposare di nascosto, nel 1964, per sfuggire all'attenzione dei media. Kardashian chi?

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