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venerdì 6 dicembre 2019

Totti, l'inizio del mito

Totti, l'inizio del mito

Il 28 marzo del 1993 faceva il suo debutto in Serie A un sedicenne che avrebbe cambiato la storia della Roma

Roma, metà degli anni Ottanta, San Giovanni. Anzi, più esattamente Porta Metronia. Facciamo i pignoli: Via Vetulonia 18, casa Totti. Francesco, un angelo dai capelli biondo accecante e con gli occhi azzurri color cielo della Capitale, ha un’ossessione: il calcio. Per giocarci non ha neanche bisogno della palla. A volte basta un sasso, che nel tragitto fino alla scuola Manzoni diventa il suo migliore amico. Slalomeggia tra le macchine, salta tutto quello che trova sul suo percorso, senza mai perdere il controllo di qualsiasi cosa abbia tra i piedi. Si vede che ha qualcosa in più. Lo sanno i suoi familiari, i suoi amici, i suoi allenatori della Fortitudo. Totti ha un sogno: esordire in Serie A con la maglia della Roma. E, se possibile, restarci a vita e diventare l’orgoglio della città.
BATTIMURO Francesco gioca le prime partite nel cortile di scuola, ma prima dell’inizio di ogni sfida c’è una routine da svolgere, come se fosse un compito per il giorno dopo: il battimuro. Il ragazzetto biondino passa sempre una decina di minuti da solo con la sua amica palla ad affinare la tecnica su qualche muretto. Solo dopo può sentirsi pronto per dimostrare di essere il più forte, nonostante fisicamente sia il più piccolo di tutti. A volte è il fratello che non lo vuole far giocare con i più grandi, ma basta vederlo palleggiare per rendersi conto che uno così, in campo, è necessario. Dalla finestra di casa, intanto, mamma Fiorella controlla tutto e non perde mai di vista il suo biondissimo angelo. Qualcuno lo paragona a un demonio travestito da bravo ragazzo, perché fermo non ci riesce a stare e, spesso, ha il vizio di rubare i palloni ai suoi amici. Nell’indifferenza più totale li riporta nella sua stanza, dove sul muro c’è appeso il poster del suo idolo Roberto Mancini, e a fine mese si ritrova tra i venti e i trenta palloni in cameretta.
Un giorno nella storia: l'esordio in serie A di Francesco Totti

TOTTI E LA ROMA: 26 ANNI FA L'INIZIO DI TUTTO
CRESCITA – Francesco a 13 anni è nella Roma, ma è diverso da tutti gli altri. Gioca con la Primavera insieme ai sedicenni, ai diciassettenni e a qualche maggiorenne. Un giorno la prima squadra affronta quella di Totti e il biondo con gli occhi azzurri e il piede fatato è in panchina. Anzi, neanche. È a bordo campo a palleggiare con serenità, spensierato, insieme a un altro ragazzo. Non entra nemmeno in campo in quell’occasione, ma qualcuno lo vede palleggiare e nota che ha qualcosa in più. Da quel giorno in poi, gli dicono che sarebbe rimasto a Trigoria e che si sarebbe allenato con la squadra di Vujadin Boskov.
LA PRIMA VOLTA – Per la trasferta al Rigamonti di Brescia, l’allenatore della Roma deve rinunciare a Thomas Haessler e ad Andrea Carnevale. Il solito Roberto Muzzi è a disposizione, ma per completare il reparto offensivo serve un’altra pedina. Ecco che Boskov pesca dal mazzo Francesco Totti: il biondino ha sedici anni e da mesi si allena con i più grandi. Tra l’altro, il giorno prima ha deciso l’incontro della Primavera contro l’Ascoli ed è convinto che sia lì in panchina solo per fare da cornice. Non pensa di dover entrare. Mihajlovic è il protagonista assoluto dell’incontro: serve l’assist per l’1-0 di Caniggia e, ovviamente su punizione, sigla il 2-0. Il difensore, però, non si limita solo a questo. Il debutto in Serie A di Totti è il frutto di un dialogo tra due serbi: a pochi minuti dalla fine, Sinisa si avvicina a Boskov e dice: «Mister, fai entrare il ragazzino». L’allenatore si gira ed esclama: «Scaldati!». Francesco non capisce, è confuso. È convinto che Boskov ce l’abbia con Muzzi, che gli sta accanto, ma è proprio l’attaccante che lo guarda e dice: «Guarda che ce l’ha con te!». L’emozione è talmente tanta che Totti non riesce nemmeno a fare i normali esercizi di riscaldamento. Quando mancano tre minuti al 90’ ecco che si presenta con la maglia numero 16 dentro i pantaloncini e prende il posto di Ruggiero Rizzitelli. È il 28 marzo del 1993, tutto il resto è storia.

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