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mercoledì 11 dicembre 2019

La competenza culturale e le sue diverse componenti nell'attuazione della prospettiva azionale.

La competenza culturale e le sue diverse componenti nell'attuazione della prospettiva azionale.

Introduzione

Questo lavoro di ricognizione a proposito dell'approccio azionale in ambito della didattica delle lingue nasce dalla recensione di due conferenze tenute dal didatta Christian Puren. La presa di posizione di Puren a proposito della competenza culturale prende spunto dal bisogno di avere un modello di competenza culturale in sintonia con il nostro periodo storico. In altri termini tale componente necessita l'integrazione di altre componenti, ossia la competenza interculturale, la competenza pluriculturale e co-culturale. L'aggiunta di queste componenti sono necessarie per essere in sintonia con le richieste del Qcer per affrontare le sfide del contesto europeo, vale a dire il vivere insieme e l'agire insieme in un Europa multilingue e multiculturale.

Dalla rappresentazione alla concezione

Nell'articolo di Chrstian Puren viene proposto un modello per definire la competenza culturale con le sue varie componenti, ossia la competenza interculturale intesa come la capacita' di individuare le varie incomprensioni che appaiono durante i primi contatti con persone di altre culture, per via delle sue precedenti rappresentazioni e per via delle sue interpretazioni legate al proprio vissuto culturale. L'ambito privilegiato per analizzare la componente interculturale sono le rappresentazioni durante un incontro comunicativo. Queste rappresentazioni si ritrovano solitamente nel metodo comunicativo.
Nel contesto educativo europeo è stata proposta una didattica del plurilinguismo dal periodo degli anni 90 fino al 2000 con la tematica della componente pluriculturale, ossia la capacita' di vivere armoniosamente in una società multiculturale, con persone di varie culture. Questa e' una forma di attitudine/comportamento che si sviluppa con la competenza pluriculturale. Il tema del " vivere insieme" invece nell'ultima decade diventa l'obiettivo finale. Dal 2000 in poi, Puren osserva la necessita' per una componente co-culturale, vale a dire la capacità di agire efficacemente per un lungo periodo con delle persone con culture molto o parzialmente diverse dalla nostra, e pertanto di adottare o creare una cultura di azione condivisa ( co-culturale). Insomma, Per Puren appare chiaro come la prospettiva sia quella di agire insieme dopo una prima fase di ricognizione e accettazione delle differenze culturali presenti tra i membri del gruppo ( tale a priori rimane ancora molto contestabile data l'assenza di riconoscimento delle differenze nello spazio sociale).

Critiche alla componente interculturale

Spesso c'è un approccio di tipo oppositivo tra competenza culturale e competenza interculturale dimenticando il fatto che esiste già molta interculturalita' all'interno di una stessa cultura. Ogni cultura vive procedimenti di interculturazione, cosi come ogni cultura nazionale e' composta da varie sottoculture, soprattutto per quel che riguarda la cultura di genere, generazionale, professionale, regionale e straniere tanto per riprendere i concetti espressi da Porcher e Abdallah-Pretceille ( 1996, p.18).
Puren esemplifica esprimendo il fatto che per avere dei contatti interculturali occorrono delle culture diverse e pertanto una situazione di tipo multiculturale, dove tali contatti per durare nel tempo necessitano che ci sia un minimo di interesse in comune, il quale rinvia ad un minimo di valori condivisi, come ad esempio l'apertura verso l'altro e l'arricchimento tramite la scoperta dell'altro. Questi valori rientrano nella componente transculturale.
In dissonanza con Puren si può sostenere come la dimensione interculturale sia il dialogo delle differenze, vale a dire il riconoscimento per l'altro del diritto di mantenere delle differenze nei confronti dell'altra cultura. Questo punto, invece, per Puren coincide con la dimensione " multiculturale".

- Un altro importante di criticità verso l'intercultura per Puren è il fatto che l'incontro tra due persone non necessariamente si svolgerà nel riferirsi alla propria cultura d'origine per parlare di se stessi.
 Nel mondo occidentale, gli individui sono diventati molto autonomi e vivono delle esperienze cosi diverse che la loro cultura diventa un " crogiolo" personale di elementi differenti che scelgono loro per creare una propria identità originale. In questa dimensione possiamo citare i lavori del sociologo Bernard Lahire " L'homme pluriel" (1998) e " la culture des individus: dissonances culturelles et distinction de soi" ( 2004).
Per Porcher e Abdallah-Pretceille bisogna considerare l'incontro tra due persone di varie culture come principalmente un dialogo intersoggettivo dove le persone faranno ricorso sia a elementi culturali e linguistici per caratterizzarsi individualmente. Da questi lavori emerge come le persone usino la cultura per raccontarsi e per dirsi e non tanto la cultura come modo di determinare il proprio comportamento. In altre parole bisogna superare il concetto di strategie identitarie tra le persone per raggiungere un concetto di strategie relazionali durante lo scambio tra le persone.

Approccio azionale

Nell'ambito dell'approccio azionale, il compito dell'insegnamento sarà quello di definire delle strategie collettive di insegnamento-apprendimento per favorire l'agire insieme.
Per Puren, il mutamento avvenuto per questo passaggio di componente nella didattica si colloca sul piano macro-situazionale, ossia negli anni 70 l'approccio comunicativo era funzionale al dialogo tra paesi stranieri dove ci si recava per viaggi brevi, ma ora il contesto educativo europeo prevede un'Europa multilingue e multiculturale dove gli studenti dovranno vivere. Pertanto e' stato ottenuto un cambiamento di " agire sociale di riferimento". Oggi lo studente va preparato non soltanto a brevi e occasionali incontri con l'altro, ma a "vivere e agire insieme" con gli altri in una prospettiva temporale di ampia durata. La prospettiva odierna è quella di tipo ripetitiva, durativa, imperfettiva e collettiva. Il quadro di riferimento esplicita che la prospettiva privilegiata vede l'utente e l'apprendente di una lingua come attori sociali capaci di compiere dei compiti, e questi compiti possono essere molto semplici o complessi: ad esempio come spostare un armadio, scrivere un libro in classe, fare prevalere la mia decisione nella negoziazione del contratto, fare una partita di carte, ordinare un piatto al ristorante, tradurre un testo in lingua straniera o preparare in gruppo un giornale di classe. Questi esempi di compiti vengono ripresi dai vari ambiti educativi del quadro europeo.
Per il vivere insieme, gli autori del quadro introducono due competenze specifiche, una di tipo linguistica ( competenza multilingue), l'altra culturale ( competenza pluriculturale) e aggiungono una nuova competenza linguistica e culturale, la mediazione.
Per Puren ( 2011) per essere culturalmente competente tramite un agire di lunga durata come avviene nel " vivere in società" con altri cittadini in situazione quali il lavoro o la formazione permanente, sarà necessario nell'apprendimento collettivo di una lingua-cultura straniera creare una co-cultura d'azione comune per aderire ad una dimensione di tipo co-culturale. Pertanto bisogna mettersi d'accordo sulle attitudini e comportamenti accettabili per tutti per essere in sintonia con una dimensione di tipo pluriculturale. Rimane sempre molto utile prendere le distanze nei confronti della propria cultura e di essere attenti alle incomprensioni e interpretazioni erronee sempre possibili tra persone di varie culture. Questa e' la competenza interculturale che va accompagnata dall' avere delle buone conoscenze sulle altre culture ( metaculturale) per poi cercare di condividere dei valori universali che esulano dai valori specifici utilizzati nell'agire insieme. Quest'ultimo traguardo viene detto come dimensione di tipo transculturale. Per Puren, le classi di lingue sono a loro volte delle micro-società, con il loro multilinguismo e multiculturalismo dove gli apprendenti devono imparare a vivere e lavorare insieme, e il modo migliorare di formare alle competenze culturali in un mondo complesso è sicuramente quello di organizzare dei corsi in modo tale che le classi non siano soltanto un ambiente di preparazione alla società esterna ma anche un mondo di allenamento immediato a delle componenti che sono presenti nelle varie culture.

Cultura sociale e cultura professionale del docente

Per Puren, nell'approccio azionale bisogna intendere la cultura d'insegnamento e la cultura di apprendimento come due culture professionali. Un corso di lingua è a tutti gli effetti un lavoro in comune, un progetto di tipo " collettivo". L'approccio azionale prevede di superare il concetto di rappresentazione dell'altro per arrivare ad una " concezione" dell'azione nello spazio sociale, vale a dire un insieme operativo di valori, finalità, obiettivi, principi, regole, norme, modi e criteri di valutazione dell'agire nello spazio sociale. Nella prospettiva azionale diventa essenziale per lavorare con l'altro adottare un insieme di concezioni comune per compiere l'azione di tipo collettiva.
In un'aula sarà necessario una cultura didattica, nel senso di una cultura comune di apprendimento-insegnamento tra l'insegnante e gli studenti. Questa cultura didattica deve essere l'insieme di concezione condivise tra insegnante e apprendenti. Puren propone uno schema per rispondere alla domanda: da dove viene la cultura di un insegnante?
Per provare a rispondere a tale quesito, Puren offre un modello in cui entrano in gioco, la cultura sociale dell'insegnante, ossia la società in cui è cresciuto, la sua formazione iniziale, le sue esperienze personali di apprendimento e le sue caratteristiche personali ( personalità, carattere).
Tutto questo può essere definito di cultura " ereditato" o " cultura prodotto". In un secondo momento, il modello di Puren per definire la cultura dell'insegnante parla di " cultura procedimento", ossia i momenti di formazione permanente ( spesso occasionali) ma soprattutto si fa spesso l'esperienza sulla propria pelle dei confronti tra cultura d'insegnamento e cultura di apprendimento. Questo aspetto di ricorsività per dirla alla Edgar Morin è molto presente nel lavoro di insegnante, il quale deve essere capace di insegnare e di osservare gli effetti del suo insegnamento sull'apprendimento in modo da modificare il suo insegnamento.

L'agire educativo come agire sociale

Nell'approccio azionale, gli apprendenti sono considerati ormai come dei veri attori sociali nel loro apprendimento in aula, intesa come una reale microsocietà a tutti gli effetti.
L'approccio azionale è realizzato da compiti intesi come " azioni collettive" da compiere tramite degli atti linguistici durante delle attività linguistiche in un dato contesto sociale, il quale è l'unico luogo capace di conferire pienamente significato alle nostre azioni.
Tuttavia Puren lamenta l'assenza nella prassi educativa della componente co-culturale, ossia la possibilità di avere un progetto in comune come società. Questo aspetto si trova ad essere ampiamente in sintonia con la concezione francese della società. in cui non è sufficiente " vivere insieme" ma occorre un progetto in comune, un " fare insieme".
Questa concezione del " fare insieme" si trova in un periodo di grossa criticità per via del dilagare di un modello di società sempre più individualista e comunitario. Questo approccio azionale ha la sua forza nella sua intenzione di definire "insieme" la nostra concezione di società, degli stranieri, della scuola, del lavoro, dello sciopero, della politica e pertanto dello star insieme.

Conclusione

Il lavoro di Puren ha messo in luce i punti di forza dell'approccio azionale come nuovo orizzonte didattico in cui collocare l'apprendimento di una lingua straniera. Allo stesso modo ha reso esplicito il superamento della predominanza di un approccio di tipo interculturale fondato sulla conoscenza e valorizzazione delle differenze tra le varie culture per arrivare ad un metodo didattico incentrato sull'agire insieme per trasformare collettivamente la società. Tale approccio ha sicuramente una valenza molto positiva ma corre il rischio, a mio modo di vedere, di archiviare troppo velocemente il bisogno di competenze meta-culturali all'interno della società. Resta lodevole l'obiettivo di vivere in armonia tra gruppi sociali che purtroppo si percepiscono e si vivono come gruppi sociali portatori di relazioni profondamente asimmetriche.
Questo riconoscimento delle differenze culturali non è veramente preso in conto ancora oggi e pertanto il suo superamento mi pare un'azione didattica certamente non pacifica.



Sitografia

https://ler.letras.up.pt/uploads/ficheiros/13060.pdf

http://www.rpkansai.com/bulletins/pdf/024/073_087_Puren.pdf

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