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domenica 8 dicembre 2019

IL MITO DEI POOH

Pooh, gli ‘highlander’ del pop travolgono Ferrara

Tutto esaurito l'altra sera al teatro Nuovo per il concerto della celebre band

Tra piccoli gioielli e album fotocopia il mito dei Pooh insiste e resiste. Come se si trattasse degli highlander della musica italiana, gli immortali del pop. Capaci sempre e comunque di emozionare stuoli di fan, di ogni età, che con encomiabile fedeltà affollano i loro concerti. Come l’altra sera in un Teatro Nuovo che ha fatto registrare il sold out e dove i Pooh hanno dato vita alla seconda tappa (la prima è stata a Senigallia) del nuovo tour teatrale ““Dove comincia il sole”. Proprio dal brano che dà il nome all’ultimo album della band, il primo realizzato dai Pooh senza lo storico batterista Stefano D’Orazio, la serata ferrarese ha preso le mosse catapultando sul palco un’insolita formazione a sei.
Oltre al trio ben noto, composto da Roby Facchinetti, Dodi Battagli e Red Canzian, si sono trovati Danilo Ballo alle tastiere, Ludovico Vagnone  alla seconda chitarra e Phil Mer alla batteria. Un insieme di musicisti ben assortito, che nel corso del concerto ha affrontato canzoni recenti e del passato mostrando di saper “svecchiare” il sound dei Pooh e rivitalizzarlo con particolare attenzione alla ritmica e, soprattutto, alla pulizia del suono. Feeling immediatamente stabilito con gli spettatori ferraresi grazie all’energia del trio storico e all’ottimo supporto delle ‘seconde linee’, con una prima parte di serata affidata alle tracks del nuovo album, da “L’aquila e il falco” a “Musica”, da “Amica mia” a “Un anno in più che non hai”, fino alla romantica “Isabel”.
Poi, quasi senza soluzione di continuità – dopo un breve saluto degli artisti a Ferrara e a un ricordo di Dodi Battaglia riferito alle origini emiliano romagnole dei suoi familiari – gli ‘evergreen’ dei Pooh hanno fatto capolino sia sotto forma di ‘medley’ che di intere esecuzioni cariche di energia. I brani più melodici e cantabili come “Canterò per te”, “Io sono vivo” e “Chi fermerà la musica” l’hanno fatta da padroni, ma i Pooh sono anche quegli affreschi orchestrali de “Il tempo, una donna, la città” e del “Parsifal” che provengono dal periodo del pop-rock sinfonico anni Settanta, che aveva avvicinato la band al ‘prog’ internazionale di quegli anni. Solo una parentesi, ma forse la più interessante, di un momento che a livello creativo è risultato felice e più ‘impegnato’, appena fuori dalle logiche che hanno fatto dei Pooh una vera industria musicale.
Un’industria che sembra non avere ancora intravisto la fine. La forma fisica permette ancora a Facchinetti-Canzian-Battaglia di reggere oltre due ore di concerto live, di non risparmiarsi nei bis e di affrontare tour estenuanti. La forma e, evidentemente, l’entusiasmo per il loro lavoro. Il momento della ‘pensione’, insomma, sembra ancora lontano.

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