Adriano
Celentano è un simbolo, e con i simboli non è mai facile confrontarsi.
Polemico di professione, ”santone“ controverso, il più celebre cantante
italiano dell'epoca recente (200 milioni di dischi in tutto il mondo)
ovviamente Molleggiato: il suo nome è sinonimo di innovatore,
rivoluzionario, irraggiungibile sia per il relativo isolamento in cui
vive da qualche anno, che nel senso di inarrivabile. Celentano è quello
che ci tormenta dalla radio con i suoi smielati duetti con Mina, ma ora
che compie 80 anni (che cosa incredibile, considerato che a parte i
capelli che si diradano, è sempre uguale a se stesso da decenni a questa
parte) è molto più che un cantante appassionato e “vecchio stile” che
piace alle nostre mamme. Per i non iniziati, ecco 10 caratteristiche che
ne fanno una leggenda, una delle poche prodotte dalla cultura popolare
del nostro paese. Anche solo per questo lo abbracciamo virtualmente e lo
celebriamo, nei suoi pregi come nei suoi difetti. Perché di ragazzi
così non ne fanno più.
1. È stato rock prima di te
Ci
sono tanti racconti diversi su chi abbia introdotto il rock 'n' roll in
Italia. Nessuno dei potenziali precursori ha avuto però l'impatto
mediatico e l'influenza di Celentano, anche per la sua scelta di cantare
in italiano un genere che con la nostra lingua faceva a cazzotti. E non
si dica che fu scelta obbligata perché non sapeva l'inglese: Adriano
vide una porta socchiusa e la sfondò con tutto il peso dei suoi
vent'anni. E se vogliamo dirla tutta, non solo è stato rock prima di
tutti, ma anche un discografico indipendente prima che il concetto
diventasse popolare e diffuso – all'estero come da noi. Il Clan
Celentano rimane un'operazione stravagante e di portata eccezionale,
anche oggi che continua a esistere e resistere in un mondo della musica
sempre più incasinato.
2. È il re degli ignoranti (e non lo nasconde)
Sa
di non sapere (ha la quinta elementare) e, se non se ne vanta, nemmeno
se ne vergogna. Pochi, anzi pochissimi sono disposti a mettersi in
discussione e a tornare sulle proprie posizioni, anche quando si tratta
di saltellare da una nicchia politica a un'altra. Celentano no. E se è
stancante stare appresso ai suoi cambi di casacca, e anche se non esiste
un fan che non abbia avuto tentennamenti davanti a questa sua
mercurialità, tanto di cappello per aver gestito queste evoluzioni
sempre alla luce del sole, senza mai ”smentire la smentita“.
3. Vanta innumerevoli tentativi di imitazione
I
talent show che continuano a imperversare hanno detto addio al
tentativo di costruire un nuovo Celentano: impossibile produrre una
nuova star che canti, balli, reciti, scriva, rifletta ad alta voce e lo
faccia in maniera così solida, convincente, efficace. Per un attimo è
sembrato che il suo erede potesse essere Jovanotti, toccato
personalmente dalla celentanità attraverso il rapporto sentimentale con
Rosita. A oggi non ne siamo più così sicuri. Di Adriano, sembra sempre
di più, ce n'è uno solo.
4. È un'icona di stile
Ci
sono capi di abbigliamento che dicono Celentano tanto quanto il suo
timbro vocale caldo o la sua silhouette. Le maglie a rete, con il
muscolo pettorale guizzante in trasparenza, ora sono simboli della
comunità LGBT ma sono state sdoganate prima di tutto da Adriano, così
come i Chelsea boot o gli occhiali da sole con la lente tonda.
5. Piace agli americani
Di
quanti cantanti italiani possiamo dire che abbiano sfondato
oltreoceano? Si contano sulle dita di due mani, a voler essere generosi,
e in qualche caso la soddisfazione è stata pure postuma (si veda Lucio
Battisti in Master of None). Magari il rap ante litteram Prisencolinensinainciusol,
anno di grazia 1972, conta in maniera relativa: dopotutto non è nemmeno
cantata in italiano. Però ha contribuito non poco a sfondare il
soffitto di cristallo dell'americanocentrismo, svelando agli
anglosassoni che anche noi possiamo essere, oltre a santi e navigatori,
anche pionieri.
6. Il renaissance man de' noantri
L'espressione
squisitamente anglofona descrive Celentano passando per altri miti
italiani, come il poliedrico Leonardo, per il quale fu inventata. Per
essere un cantante, infatti, il nostro ha fatto tantissimo in campi che
con la musica non c'entrano affatto: addirittura più film che album in
studio (40 contro 29). Ed è stato sceneggiatore, imitatore, scrittore. E
orologiaio, la passione di una vita. Eppure le seconde e terze carriere
di Celentano sembrano sempre poca cosa rispetto alla sua colossale
presenza nel mondo del discografia. A torto, perché ha cambiato i
connotati anche alla commedia all'italiana e alla prima serata
televisiva (per fare solo due esempi).
7. È la coscienza dell'Italia
Una
popstar che non si fa i fatti suoi è cosa rara nel nostro paese, dove
Celentano ha vestito spesso i panni dell'ammonitore facendo leva e sulla
propria enorme popolarità per trasmettere dei messaggi etici
importanti. Per esempio, ha protestato in maniera assai sonora contro le
grandi navi a Venezia, in un momento in cui non ne parlava ancora
nessuno o quasi, o contro l'accesso dei condannati in Parlamento. E
rimane famoso il monologo vegetariano-animalista, quello del cosiddetto
“figlio della foca”, nel 1988: non facile, in un momento in cui in
Italia si pensava a tutto ma non all'alimentazione etica. Naturalmente
ogni tanto sbaglia bersaglio, o abbraccia la campagna sbagliata (come
quando difendeva Corona). Ma la sua passione gli fa onore.
8. A colpi di scandali ha modernizzato la nazione
A
proposito di battaglie morali e politiche, si diceva che non sempre
Celentano ha colto il segno. Spesso e volentieri invece sì: il messaggio
del suo Serafino scandalizzò la CEI all'epoca dell'uscita del
film, ma chi si straccerebbe le vesti oggi davanti alla storia di un
uomo che decide di vivere con una prostituta madre di figli non suoi?
Proprio in pochi. E chi batterebbe ciglio per un'esibizione spalle al
pubblico, come successe nel 1961 quando a Sanremo presentò 24mila baci? Se siamo in epoca di Sia, di cantanti variamente mascherati, di drag su e giù dal palco lo dobbiamo anche al Molleggiato.
9. Ha tanti nemici
Ce l'ha a morte con i sindacati (ricordate la sua letteraccia a Landini? Ma se la prendeva con loro anche all'epoca di Chi non lavora non fa l'amore, nel lontanissimo 1970, oppure nel suo stesso film Joan Lui);
non gli piacciono i politici, da ultracattolico conservatore trova
troppo morbida la Chiesa attuale. Si potrebbe andare avanti, perché
Geppo il folle ne ha per tutti. Ma anche quando non piace quello che
dice, rimane straordinario e straordinariamente amato.
10. Ha inventato (suo malgrado) la celebrity culture
La
famiglia Celentano è la cosa più simile a dei reali che abbiamo in
Italia: il livello di ossessione verso Adriano, sua moglie, i suoi
problemi coniugali e i perché e i percome delle figlie e del figlio sono
stati inediti nell'Italia di qualche decennio fa, con un equivalente
semmai solo nelle telenovele di casa Carrisi/Power. Parliamo, dopotutto,
di un personaggio che si è dovuto sposare di nascosto, nel 1964, per
sfuggire all'attenzione dei media. Kardashian chi?
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