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domenica 24 maggio 2020

Che fatica capire l'Italia di Giorgio Bocca


Che fatica capire l'Italia

I torinesi che la fanno da padroni a Detroit. La frenesia delle donne di rifarsi naso e corpo. La passione per gli omicidi misteriosi, da Sarah a Yara. Nel nostro paese l'unica distrazione vera ormai sembra essere la politica

Che fatica capire l'Italia

Alcune cose che non riesco capire di questo tempo. La Fiat che compra la Chrysler, per cominciare. La pulce italiana, i pigmei di Torino, che la fanno da padroni a detroit. Inspiegabile. La Fiat di oggi e di un prossimo futuro non sembrava proprio avviata a conquistare il mondo. La sua industrializzazione del sud non era stato un successo: chiuso l'impianto di Termini Imerese, in crisi quello di Pomigliano d'Arco, lento ricambio dei modelli sul mercato fermo. E invece con l'arrivo di un oriundo italo canadese come sergio Marchionne è un fiorire di successi e di progetti: nuovi impianti in Serbia e Polonia, l'acquisto della Chrysler, uno dei giganti di Detroit, lodi generali al supermanager che sa abbinare l'automazione alla finanza.

Chi ha fatto il miracolo? Nessuno risponde, è uno di quei momenti in cui l'azienda non si sa bene perché e come si mette a correre verso imprevedibili successi. Probabilmente il miracolo l'hanno fatto le banche, la finanza mondiale che hanno riconosciuto in Marchionne uno dei suoi cavalli di razza, di quelli che sanno come si salta sulla cresta dell'onda. I menagrami dicono che alla fine della fiera la Fiat sarà una delle poche grandi aziende italiane a passare il mare e andare negli Stati Uniti, paradiso del capitalismo. Impressionante comunque il reverente silenzio con cui tutta la stampa accetta il fatto che John Elkann sia il nuovo re dell'auto.

La seconda cosa che non capisco di questa nostra Italia che cambia è lo straordinario successo della chirurgia plastica, quella che rifà nasi e bocche, e che ha portato al governo Daniela Santanchè (cognome da nubile Garnero), separata dal chirurgo omonimo. Le italiane sembrano dominate dalla frenesia di farsi rifare faccia e corpo. È un'illusione costosa e rischiosa. Spesso i connotati corretti o rifatti sono peggio di quelli originali, spessissimo i nuovi tessuti collassano e incomincia un calvario per riparare quelli che hanno ceduto e comunque vada quelle che si sono rifatte sono riconoscibilissime. Di alcune ci si chiede perché l'abbiano fatto. Perché tante attrici e cantanti si sono fatte mettere delle bocche enormi e puttanesche?

Un'altra strana passione italica è quella delle indagini sui delitti irrisolvibili e i misteri processuali, il cui capostipite è la vicenda Bruneri-Canella, dello smemorato conteso da due signore torinesi. Delitti inspiegabili, o stupidi e proprio per questo impuniti, come quello della giovane Sarah nel profondo sud o della ragazzina Yara a Bergamo, sono una manna per le televisioni sempre a corto di immagini da bruciare nella fornace. Che cosa c'è di meglio per la televisione di indagini strampalate a cui partecipano gli esperti esibizionisti, dove tutti possono dire la loro, che più ridicola è meglio è?

La questione non è nuova. Quando entrai nel giornalismo erano di moda i processi fiume, non sullo schermo luminoso ma sulla carta stampata. Processi seguiti da milioni di persone che non si stancavano di schierarsi pro o contro la colpevolezza o l'innocenza dei processati. E si andava avanti per decenni, per generazioni, come nel caso di Ettore Grande, un diplomatico la cui moglie era stata uccisa a rivoltellate a Bangkok, e famosi criminologi arrivarono, al suo secondo processo, a dire per difenderlo che la colpa era dell'Amok, la follia che coglieva gli indigeni nei giorni delle grandi piogge. Con gli avvocati che per far assolvere i loro clienti usavano la tecnica tutti colpevoli nessun colpevole, tutti rei confessi nessuno condannabile.

Il grande Silvio Berlusconi ha portato una novità in questo gioco di processi senza fine, per la platea popolare annoiata in cerca di emozioni. Per vari anni l'Italia intera si è incantata alle sue gaffe e ai suoi difetti; fra un po', quando se ne sarà andato, li rimpiangerà, e andrà in cerca di qualcosa di inutile su cui discutere. I politici sono già all'opera per creare nuovi vaniloqui.

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https://espresso.repubblica.it/opinioni/archivio/2011/07/28/news/che-fatica-capire-l-italia-br-1.33688

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