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venerdì 22 maggio 2020

ORFANI DELLA SCUOLA: ANALISI DELL'ARTICOLO DI MASSIMO CACCIARI

 ORFANI DELLA SCUOLA: ANALISI DELL'ARTICOLO DI MASSIMO CACCIARI

Orfani della scuola è il titolo di un articolo di Massimo Cacciari incentrato sulla mancata missione della scuola in Italia. Questo articolo è apparso sulla rivista Espresso nel Dicembre 2017.
Sin dal titolo vediamo apparire il sostantivo " orfano" per indicare una contraddizione con la scuola intesa come luogo deputato alla creazione di un " noi di tipo coscienzioso" all'interno della società mentre la scuola diventa un luogo dove "ognuno deve badare a se stesso", in cui "IO è una parola indispensabile nel mio linguaggio". La scuola interpreta il suo ruolo in una forma di lassismo come maniera tutta erronea di aderire ad una dimensione di " debole evitamento dell'incertezza" e di " basso indice di distanza sociale" al suo interno. Infatti, sempre più l'istruzione è incentrata sullo studente come modalità di deresponsabilizzare del sistema scuola, con la finalità di rendere "felice" ossia "soddisfatti" in termini di dimensione culturale i suoi utenti senza per questo creare un elemento di legittimità del suo operato. La scuola accetta di aderire alla dimensione culturale di " debole evitamento dell'incertezza", vale a dire di ritrovarsi a vivere ad agio e nell'ambiguità legislativa-burocratica in cui si ritrova da tantissimi anni.
Cacciari parte dall'affermazione " che è la famiglia in gran parte a influenzare la formazione dei giovani, ciò significa che la scuola sta mancando alla propria missione. Il fallimento della scuola della scuola è il segno inequivocabile della decadenza di un'intera cultura.
La scuola come ente creatore di " appartenenza" e di formazione di un " in-group" non sta avvenendo perché tutti questi compiti sono delegati nelle mani della famiglia, vale a dire i giovani aderiscono alla propria famiglia in cambio di lealtà o protezione di fronte agli eventi esterni presenti nella vita quotidiana. In sostanza nella scuola si rimane ancorati ad una propria dimensione di tipo " individualismo" e non si crea un senso di appartenenza come tipico parametro della dimensione di tipo " collettivismo". La formazione collegata alla famiglia spinge il concetto di formazione ad aderire ad una dimensione culturale incentrata sull'"orientamento temporale a breve termine" perché il successo scolastico dipende dalla fortuna di avere una " buona" famiglia sul piano culturale ed economico. Questo implica la presenza di una dimensione culturale a "basso indice di distanza sociale" nella famiglia perché i figli sono trattati alla pari e questo implica che i genitori non possono avere tutte le risposte e pertanto si aderisce ad una dimensione culturale con un "debole evitamento dell'incertezza". Questo può spingere i più fortunati nella dimensione di tipo "soddisfatti" perché crea una sensazione di controllo della propria vita mentre per coloro non fortunati crea un sentimento di abbandono perché le cose non dipendono dal mio volere. Questo agevola una società in generale con maggiore distanza sociale tra i suoi membri perché avere una buona famiglia diventa una forma di ineguaglianza di tipo esistenziale e purtroppo la famiglia rimane una non scelta.
 La famiglia in ultima istanza non ha bisogno di legittimarsi. Questa situazione colloca gli studenti "de facto" nella dimensione culturale di "debole evitamento dell'incertezza" per tutti anche quando tale dimensione non viene accettata. Infatti la dimensione di "debole evitamento dell'incertezza" può essere vissuta anche totalmente dentro la dimensione di " forte evitamento dell'incertezza" da parte degli studenti che vivono questa situazione come una permanente minaccia, con stress e poca considerazione per il loro benessere. Questo avviene per il semplice fatto di essere rilegato al proprio " in-group" naturale come unico pilastro della società odierna in Italia. Questa descrizione dei fatti rappresenta una forte minaccia al bisogno di faccia negativa da parte del mondo culturale italiano, il quale si mostra incapace di creare un senso di appartenenza come dato tipico della dimensione di tipo " collettivismo" con l'ausilio degli strumenti della dimensione culturale di tipo " individualismo". Questa è la peculiarità della scuola che ha bisogno di un " noi di tipo coscienzioso" tramite la capacità di imparare ad imparare, con il diritto a parlare per sé, dove gli altri sono considerati come individui e non gruppi, dove è utile ricercare la proprio opinione personale, dove " io" è una parola indispensabile del nostro linguaggio. Tutti questi parametri di tipo " individualismo" devono consentire il potenziamento della propria faccia collettiva positiva del gruppo " classe" collocandosi in definitiva nella dimensione di tipo " collettivismo" con un " noi di tipo coscienzioso". Per Cacciari, questi elementi di assenza nella scuola sono grosse minacce per il bisogno di proteggere la propria faccia negativa da parte dei giovani. Purtroppo tali mancanze sono il risultato di un paese soltanto per vecchi, con molta disoccupazione e precarietà il quale regala ai giovani una forte dipendenza economica e marginalità politica.  Per il filosofo Cacciari, la vera minaccia per il bisogno di faccia positiva da parte dei giovani risiede nell'accettare di vivere in un futuro vecchio e decadente come i giorni presenti che attraversiamo tuttora. I giovani in Italia sembrano avere abbracciato pienamente la dimensione di tipo "orientamento temporale a breve termine" dove i fatti più rilevanti sono tutti collocati in questo periodo. Questo posizionamento è per l'autore dell'articolo un vero e proprio suicidio per i giovani, i quali non devono accettare la " scala dei valori" dei vecchi con le loro chiusure verso lo ius soli, la comprensione di nuove civiltà e l'integrazione dei migranti. Queste chiusure sono tutti macigni da superare se si vuole garantire un certo benessere economico. Come è possibile costruire benessere economico in un paese dove tanti sono pensionati e dove i bambini non se ne fanno più. Accettare i valori " conservatori" degli anziani è un vero suicidio per i giovani.
Il mondo degli anziani ha pienamente accettato la dimensione di tipo " vincolati" nel suo vivere quotidiano perché non riesce a capire il mondo circostante e pertanto si sente abbandonato, poco propenso a ricordare le emozioni positive e con poca propensione nel dirsi felici. Vivono dentro una dimensione culturale di "forte evitamento dell'incertezza" con una presenza elevata di stress e nervosismo e con una intolleranza verso le persone divergenti. Il loro mondo è soltanto il proprio " in-group" di riferimento in termini di formazione di identità all'interno della dimensione di tipo " collettivismo" rimanendo saldamente ancorati alla dimensione di un "orientamento temporale a breve termine". Questa dimensione si esplicita con il fatto che gli eventi della propria vita sono tutti collocati nel passato, la stabilità della persona come sempre uguale è un fatto importante, le tradizioni sono sacrosante e la propria vita famigliare viene guidata da imperativi. I giovani per creare un futuro in Italia devono rovesciare l'idea della gerarchia sociale intesa come ineguaglianza esistenziale e dove la legittimità del vivere delle altre persone è irrilevante. I giovani sono obbligati ad aderire ad una dimensione culturale di "debole evitamento dell'incertezza" perché è necessario aumentare la tolleranza verso le persone divergenti per accettare la differenza culturale, così come essere a proprio agio con ambiguità e caos per avere un maggiore benessere complessivo. I giovani devono " integrare" e così facendo possono aumentare la presenza di " collettivismo" all'interno della società italiana con una maggiore enfatizzazione dell'appartenenza e con un ampliamento del proprio " in-group". Questi elementi di ampliamento della dimensione di tipo " collettivismo" sono portatori di " un orientamento temporale a lungo termine "poiché collocano i fatti più rilevanti nella vita nel futuro, con una rinnovata capacità di adattarsi alle circostanze, con la capacità di modificare le tradizioni, con il cercare di imparare dagli altri e la perseveranza intesi come obiettivi veri. Questo nuovo orizzonte da costruire è un modo per raggiungere la dimensione di tipo " soddisfatti" con una tendenza a ricordare le emozioni positive. Queste sono le precondizioni per cercare di riconquistare "faccia positiva" da parte dei giovani dopo tanti anni di costi molto elevati per la loro faccia negativa intesa come accettazione della precarietà lavorativa, dipendenza economica e marginalità politica. Questi fattori sono come tanti ostacoli per ritornare verso una dimensione di tipo " soddisfatti". Questa precarietà lavorativa è stata possibile perché culturalmente il "paese istituzionale" non ha creduto e non crede nel suo futuro. Pertanto ha condannato i più giovani nel vivere perennemente dentro una dimensione culturale di tipo "orientamento temporale a breve termine" e nell'accettare la vita così come viene. La dipendenza economica ha aumentato la dimensione di "distanza sociale" all'interno della società perché la gerarchia sociale viene sentita come una ineguaglianza esistenziale. In aggiunta la mia vita si ritrova in sintonia con un " forte evitamento dell'incertezza" perché c'è poca considerazione per il proprio benessere e lo star bene.
Questa dipendenza economica non mi consente di aderire" de facto" a nessun tipo di " in-group" di riferimento perché questa situazione di " dipendenza economica" è vissuta come un sentimento di vergogna e pertanto sono costretto ad aderire negativamente ai valori di tipo " individualismo" perché vivo nella mia difesa di privacy ad oltranza, in cui parlare per sé è cosa buona e il mio " io" è coscienzioso della propria situazione. Pertanto la dimensione di tipo " mascolinità" si impone perché l'assenza di lavoro spinge le persone a vivere ponendo il lavoro in primo piano nella vita personale e famigliare all'interno di una cornice culturale di tipo " orientamento temporale a breve termine".
Allo stesso tempo mi ritrovo a vivere nella dimensione di tipo " vincolati" perché sento un sentimento di abbandono, il mio tempo libero non conta più di tanto, le emozioni positive sono poche e pertanto risulta difficile dirsi felice in questa situazione.
La marginalità politica per i gruppi giovani della società italiana si è tradotta in un mancato riconoscimento in termini di appartenenza ad un proprio "in-group" inteso come adesione di opinioni, non c'è un "noi di tipo coscienzioso" ma soltanto "individualismo" inteso come " io è una parola indispensabile nel nostro linguaggio" e al mio diritto alla privacy.
Per Cacciari manca in Italia l'idea che la qualità\energia della scuola sia decisivo per il futuro di un popolo. L'autore afferma: " La famiglia per il giovane non potrà mai essere il luogo di confronto critico, libero e polemico con le idee, la storia, i linguaggi e le tragedie del suo tempo e che condizionano il suo avvenire."
Questi concetti espressi da Cacciari possono trovare una traduzione in termini di dimensione culturale con il concetto di " in Italia" percepita come " famiglia allargata" incapace di sviluppare nessuna dimensione di tipo " individualismo" collocando la capacità di imparare come un valore supremo, dove sia importante ricercare la propria opinione e sviluppare l'idea del parlare per sé come cosa buona. La scuola è vittima dell'assenza di futuro per eccellenza perché la scuola è un ente incentrato totalmente sulla dimensione "temporale a lungo termine" collocando i fatti nel futuro, valorizzando lo sforzo e l'impegno personale come veri obiettivi di crescita.
Dentro la scuola, l'adesione alla dimensione di "debole evitamento dell'incertezza" è avvenuta sul piano burocratico non certamente sul piano dell'impostazione filosofica-metodologica.
La scuola come luogo per imparare a navigare nella vita viene sostituito dalla famiglia in Italia, ossia viene scambiata protezione in cambio di lealtà come tipico atteggiamento della dimensione di tipo " collettivismo". Questo passaggio rappresenta una minaccia molto forte al bisogno di tutelare la propria faccia negativa da parte della scuola come faccia collettiva di un paese. In definitiva, la scuola ha il compito di sviluppare questa dimensione culturale di " individualismo" con lo sviluppo di un " io di tipo coscienzioso", dove è necessario difendere la propria opinione personale e i compiti sono più importanti delle relazioni per antonomasia. La famiglia come gruppo legato alla dimensione di tipo " collettivismo" mette in avanti il ruolo delle relazioni come fatto più importanti dei compiti. Questo spiegherebbe l'impoverimento culturale presente nel paese da alcuni decenni.
 La comprensione delle ragioni dell'adesione a questo "orientamento temporale a breve termine" sono tutte da analizzare nella dimensione di tipo " individualismo" per potere ricreare le basi di un "orientamento temporale a lungo termine" per la scuola e per il paese in generale. Ritrovare una capacità di sforzo, di perseveranza come unica modalità di successo è la chiave di volta per fare rinascere un sano " collettivismo" dentro la società, in cui i meritevoli vanno avanti e gli altri vengono sostenuti per trovare la propria vocazione.
Questo fallimento rappresenta il fallimento di un'intera cultura italiana di tipo prettamente decadente. La scuola deve insegnare a discutere seriamente e in modo competente dei problemi della globalizzazione da affrontare. La casa non potrà mai essere la città come luogo in cui i giovani dovranno abitare e lottare. Purtroppo oggi si pensa che il web sia il luogo della formazione mentre il web resta il luogo delle informazioni spesso utili per evitare di perdere tempo.
Questo pensiero può essere interpretato come l'essenza di un sano " individualismo" da parte dei giovani, i quali preferiscono la sicurezza della propria famiglia come luogo di non discussione in cambio di lealtà o sostegno per affrontare le sfide della vita. In questo modo, il confronto con la realtà privo dell'arena della scuola diventa un ostacolo per vivere con un " noi coscienzioso" lo spazio della città.
Oggi si pensa spesso che la rete possa sostituire questa funzione formativa ed educativa della scuola come luogo dove ridisegnare la tolleranza verso le idee altrui, con la difesa delle proprie opinioni personali dentro una rinnovata cornice di un " noi di tipo coscienzioso". Invece il web non consente questi passaggi verso una dimensione di consapevolezza di un noi di tipo coscienzioso ma rimane ancorato sugli aspetti meno produttivi dell'individualismo come " tutti sono tenuti a badare a se stessi" come parametro da seguire in ogni occasione.
Grazie alla rete, oggi il giovane dispone di più tempo e quindi di libertà ma saperla usare è il compito della scuola. La scuola deve insegnare uno spietato vaglio critico verso ogni buono o cattivo senso comune, ogni tradizione familistica, ogni dogma o credenza tradizionale. Dentro questo quadro, per Cacciari il figlio diventa forza rigeneratrice se la sua mente si plasma aprendosi agli altri e al mondo. Tutto questo sembra l'esperienza di una piccola minoranza di giovani oggi in Italia e questo rappresenta l'indice più grave dell'impotenza culturale e politica di chi li ha generati.
Per Cacciari, ritrovare un legame con una dimensione culturale incentrata sul " lungo termine" per i giovani è possibile con una forza rigeneratrice capace di creare un futuro, con una rinnovata capacità di imparare dagli altri, con un approccio sereno e tollerante verso la diversità e l'ambiguità presente nel mondo odierno.
L'assenza di tali esperienze per la stragrande maggioranza dei giovani è la prova di una totale adesione da parte della politica e cultura italiana ad una dimensione di tipo " orientamento temporale a breve termine" dove non esiste nessun orizzonte per il futuro e dove c'è solo scarsa attenzione per lo sviluppo individuale dei ragazzi.


https://espresso.repubblica.it/opinioni/parole-nel-vuoto/2017/12/06/news/orfani-della-scuola-1.315515

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