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martedì 12 maggio 2020

Fine vita Il fine vita e lo ius soli come segni dell'assenza di un orientamento temporale a lungo termine in Italia.

Il fine vita e lo ius soli come segni dell'assenza di un orientamento temporale a lungo termine in Italia.

L'articolo di Saviano " Fine vita e ius soli, manca il coraggio" del 7 Ottobre 2019 apparso sull'Espresso mette in luce come la politica italiana abbia paura di decidere su tematiche come il fine vita, lo ius soli o le adozioni gay. Questi temi non sono prioritari per la politica perché sono percepiti come antagonisti alle questioni sociali.
Il tema del morte delle persone è stato vissuto tradizionalmente nella società all'interno di una dimensione culturale del tipo " con debole evitamento dell'incertezza" mentre il tema del " fine vita" come modo per "darsi la morte" vuole spingere la società ad aderire ad una dimensione di " forte evitamento dell'incertezza" perché si cerca di " morire" con una maggiore chiarezza e con maggiore bisogno di benessere personale. Il tema della morte dovrebbe uscire da una dimensione di tipo " vincolati" con il fatto che la morte non è nelle mie mani per andare verso una forma di controllo della propria vita fino alla morte, con la possibilità di viverla come un'emozione positiva e per fare questo la libertà di parola diventa un fatto importante. Insomma, il "fine vita" fa passare la morte dalla dimensione prettamente " vincolati" per andare alla ricerca di una dimensione del tipo " soddisfatti". Nell'articolo di Saviano viene menzionato il tema dello " ius soli" inteso come la possibilità di concedere la cittadinanza italiana a tutti coloro che sono nati in Italia da genitori che vivono in Italia da 5 anni come una necessità per il paese. Infatti tale legge potrebbe rappresentare un modo per creare un orientamento temporale a lungo termine in un paese guidato soltanto dal concetto di "emergenza" e quindi legato alla dimensione di un "orientamento temporale a breve termine" in cui prevale l'idea di un paese sempre uguale a se stesso, dove i fatti più importanti sono sempre collocati nel passato. In Italia, la nozione di futuro è sostanzialmente scomparsa perché non ci crede più nessuno nel futuro perché l'Italia si mostra incapace di modificare le proprie tradizioni nell'ambito della cittadinanza in funzione dei cambiamenti presenti nella società. Per l'autore di Gomorra, la causa di questi mancati cambiamenti è da ricercare nell'assenza di coraggio, ossia l'assenza di un "orientamento temporale a lungo termine", assenza di una determinazione per uscire dalla dimensione culturale di tipo " vincolati" in cui è incastrato il paese. Il coraggio è possibile con un " noi di tipo coscienzioso" che non ritroviamo in una società centrata soltanto sul proprio " io" di tipo coscienzioso per il proprio "in-group" nel caso della cittadinanza.
Nel sottotitolo posto da Saviano nel suo articolo si afferma come la politica ( intesa come la faccia collettiva istituzionale del paese) abbia paura di certi temi, vale a dire il paese legale si ritrova ad essere in piena adesione ad una dimensione di tipo "vincolati" con poca propensione a ricordare le emozioni positive, in cui la paura è molto legata al tema del " forte evitamento dell'incertezza" perché si vive il cambiamento come una minaccia da combattere perché la sua presenza comporta stress e ansietà. La differenza fa paura è pertanto prevale il timore perché il valore supremo da custodire è la presunta stabilità della società in senso tradizionale come sempre uguale a se stessa.
 Ad esempio il tema delle adozioni gay è un tema che rimette in causa il senso di famiglia all'interno della dimensione di tipo " mascolinità" in cui la differenza di genere è elevata in termini di ruoli sociali ed emozionali, con i padri responsabili di gestire i fatti e le madri pronte a gestire le emozioni mentre il mondo delle adozioni gay è legato maggiormente alla dimensione di tipo " femminilità" perché ci sarebbe una differenza di genere più bassa in termini emozionali. Questo genere di cambiamento con il tema delle adozioni gay è un modo per creare una società con una dimensione culturale con un "debole evitamento dell'incertezza" con la finalità di aumentare la dimensione di tipo " soddisfatti" da parte delle nuove forme di genitorialità e soprattutto dei bambini. In altri termini, occorre un paese più tollerante e curioso verso la diversità intesa come un dato da vivere con poco stress per potere consentire a tanti bambini di dirsi felice e pertanto di aderire a sua volta alla dimensione di tipo " soddisfatti", con la presenza di una dimensione a lungo termine perché il paese mostrerebbe la sua capacità di modificare le tradizioni in funzione dei cambiamenti. Per Saviano, la politica percepisce come antagonisti i temi dei diritti civili alle questioni sociali, ossia i diritti civili riguardano la dimensione di tipo " individualismo"con un diritto alla privacy e gli altri sono considerati come individui. Al contrario il mondo politico predilige la dimensione di tipo " collettivismo" perché cerca sempre di parlare ad un potenziale " elettorato" dove sia più facile enfatizzare l'appartenenza creando un " noi di tipo coscienzioso" dei propri bisogni. In definitiva, la politica preferisce creare un " in-group" versus un " out-group" come avviene più facilmente con le questioni sociali, le quali sono problematiche che riguardano molte persone.
Alla luce di queste premesse, l'inizio dell'articolo di Saviano rappresenta una forma di contestualizzazione per potere ottenere un effetto di mitigazione e potenzialmente dei benefici nei confronti del suo diritto\dovere di difendere la causa del Dj Fabo. In questo modo si cerca di consolidare la faccia positiva del Dj Fabo descrivendolo come una persona amante della vita per non creare intorno a lui una "cultura del suicidio" intesa come una minaccia alla faccia negativa di molti italiani per il loro sostanziale disaccordo sulla vicenda. L'evento dell'incidente con la conseguenza di aver reso Dj Fabo tetraplegico e cieco ha eliminato del tutto il concetto di vita nella vittima di quell'incidente. L'ultimo modo per riconquistare un po' di "faccia positiva" da parte di Dj Fabo è quello di congedarsi dalla vita salutando tutti in una festa per compiere una sintesi efficace della sua esistenza precedente all'incidente.
Il racconto di Saviano evidenzia come Dj Fabo fosse in ampia sintonia con la dimensione di tipo " soddisfatti" con la sua voglia di dirsi felice, di ricordare emozioni positive nella sua vita. Questi sono i benefici concessi alla "faccia positiva" di Dj Fabo e poi arriva l'evento dell'incidente che modifica questa dimensione costringendo Dj Fabo a slittare dalla dimensione di tipo " soddisfatti" verso quella permanente di tipo " vincolati" in cui diventa per lui impossibile dirsi felice, con la perdita del controllo sulla propria vita e con l'assenza totale di propensione a ricordare le emozioni positive.
Di fronte a questo evento tragico dell'incidente, Dj Fabo ha reagito aderendo ad una dimensione di " forte evitamento dell'incertezza" perché questa nuova vita è diventata una minaccia permanente da combattere dove non c'è più spazio per lo star bene. Per la vittima, in questo caso vediamo come l'evento diventa il momento di adesione ad una dimensione di tipo " individualismo" come dato culturale in cui " io" è la parola più importante, con un " io di tipo coscienzioso" per le decisioni da prendere. Questo incidente obbliga Dj Fabo a vivere nella dimensione "temporale a breve termine" dove tutto è avvenuto nel passato e dove prevale l'immagine di una persona sempre uguale a se stessa e dove era importante avere una vita socialmente ricca. La dimensione di tipo " vincolati" è in sostanza inaccettabile nella sua interezza perché rappresenta la fine di ogni possibile ripristino di faccia positiva per la vittima dell'incidente. La morte diventa per Dj Fabo l'unico modo per ridarsi o riprendersi una"faccia positiva" dopo l'incidente.
Per aumentare il suo bisogno di faccia positiva, con l'intento di mitigare i costi per la faccia positiva di tanti italiani che non hanno lo stesso approccio sulla questione del " fine vita", Saviano racconta dell'incontro tra Dj Fabo e Marco Cappato ( esponente politico della galassia radicale) in cui racconta la sua visione della vita in sintonia con quanto descritto precedentemente con l'aggiunta del tema della qualità e non quantità di vita, in sintonia con una dimensione culturale con un "orientamento temporale a breve termine" in cui vivere la vita in pieno è cruciale per potersi dire felice all'interno della dimensione di tipo " soddisfatti" dove è molto importante ricordare le emozioni positive. Dj Fabo afferma la sua volontà con il passato prossimo del verbo decidere " ho deciso" in sintonia con la dimensione di " forte evitamento dell'incertezza" dove la propria vita è diventata una minaccia alla memoria di se stesso insopportabile. L'intento di Dj Fabo e delle persone vicino a lui è quello di ampliare il loro piccolo " in-group" verso altre persone per potere aumentare la possibilità di ottenere forme di " riconoscimento alla propria faccia positiva". In sostanza hanno bisogno di un " in-group" più solido perché i rischi di subire dei costi per la loro faccia collettiva negativa ( Dj Fabo e cari) sono molto elevati così come il rischio di vivere a lungo nella dimensione culturale del tutto " vincolati" e con un "debole evitamento dell'incertezza" insostenibile per Dj Fabo. Per questo motivo hanno bisogno del sostegno di Saviano per difendere questa causa ancora molto minoritaria in Italia.
I dubbi di Saviano mettono in luce come in Italia sia importante il concetto che " la vita è sempre vita" ossia è una tautologia che si rafforza con l'avverbio " sempre" per indicare il concetto di " vita" come par excellence aderente ad una dimensione di " debole evitamento dell'incertezza" perché la vita va accettata così come viene. Quindi Saviano prima di difendere questa " posizione" di Dj Fabo ha molti dubbi e ripensamenti, in altri termini possiamo interpretare come la visione del reale così com'è tenda ad imporsi con il suo "orientamento temporale a breve termine" dove ci sono delle linee universali su ciò che è bene o male nelle situazioni, in cui le tradizioni sono in fondo sacrosante soprattutto in questo ambito etico della vita. Per potenziare la faccia positiva dello scrivente, Saviano ricorda la rilevanza che hanno avuto per lui la presenza di storie note sul tema del " fine vita" mettendo in luce come tali storie abbiamo in comune di aver preso delle decisioni che sono " atti di amore profondo", vale a dire sono un tentativo di riconsegnare una possibilità alle persone in fine vita di rientrare nella dimensione di tipo " soddisfatti" cercando di rendere felice le persone colpite anche a costo di dovere subire dei costi molti elevati per il bisogno di tutelare la propria faccia negativa come gruppo di famigliari vicini a queste persone. Quindi i famigliari ratificando questa dimensione di tipo " individualismo" nella posizione di fine vita del malato si mettono in rilievo il suo diritto alla privacy come unico modo per riconquistare faccia positiva dopo un lungo periodo di costi " immensi" subiti per la propria faccia negativa in qualità di malato. Gli esempi presi da Saviano, come quello di Eluana Englaro e Piegiorgio Welby, hanno lo scopo di contestualizzare la sua scelta per potere rientrare all'interno di una tradizione " nobile" tutta italiana della difesa dell'auto-determinazione del malato come modalità per aderire a questo forte bisogno di evitare troppa sofferenza (intesa come incertezza inutile). Per Saviano, la domanda è di capire quale sia il limite tra una vita che possiamo vivere e una vita che ci toglie tutto, in altri termini è possibile accettare una vita che sia soltanto collocata nella dimensione di tipo " vincolata" senza offrire delle possibilità di uscita da tale dimensione soprattutto alla luce della mia vita precedente profondamente ancorata nella dimensione di tipo " soddisfatti" e con un "orientamento temporale a breve termine" come criteri essenziali per essere in sintonia con il bisogno di vita di queste persone. E' interessante osservare il tentativo di definizione del concetto di vita da parte di Saviano fatto in questi termini:
 " la vita significa cercare un lavoro e trovarne uno che ti rende infelice, significa non trovare il senso in una storia d'amore, significa provare amore e rancore per i propri genitori. Vita è uscire con gli amici per una birra, litigare, tradirsi e dimenticare. Vita è uscire con il cane, vita è stare sotto le coperte, vita è silenzio,  vita è complicità, battute e scherzi."
Questo elenco ci consente di capire come il significato della vita sia per Saviano collocato ampiamente all'interno di una dimensione di " debole evitamento dell'incertezza" perché si accetta la vita così come viene nella sua imperfezione, si vive tutto questo con poco stress e con tolleranza verso gli altri per potere vivere pienamente questa esperienza. Ormai tutto questo elenco è precluso per Dj Fabo, il quale vede l'unica possibilità di vita nella frase " Vita è dare una festa per i propri 40 anni per salutare tutti e congedarsi dalla vita". In altre parole per Dj Fabo, la vita è diventata l'attesa per la ricostruzione di un concetto di "famiglia allargata" attraverso una festa alla quale chiedere "lealtà" verso la sua decisione, ossia un " noi coscienzioso" di fronte alle scelte di un " io coscienzioso" di tipo " individualismo" intorno alla scelta di morte di Dj Fabo.
E' utile notare come prima dell'incidente tutto ciò che era sinonimo di vita era collegato ad una dimensione di " debole evitamento dell'incertezza" mentre dopo l'incidente per Dj Fabo il sinonimo di vita è diventato un'adesione ad una dimensione di " forte evitamento dell'incertezza" di fronte a questa enorme minaccia di vivere nella dimensione di tipo " vincolati" con l'eterna esclusione alle emozioni positive. " Congedarsi" dalla vita come ultima possibilità per riconquistare faccia positiva da parte di Dj Fabo sembra il progetto finale di questa operazione.
Di fronte al clamore di questo caso, la risposta della corte costituzionale è stata quella di non considerare " reato" l'aiuto ad una morte dignitosa, in altre parole l'aiuto offerto da una comunità con il suo " noi coscienzioso" come modalità per potere ridare dignità e pertanto felicità alla vittima in sintonia con una dimensione di tipo " soddisfatti" non viene percepito dallo Stato come una minaccia inaccettabile come avviene dentro la dimensione di "forte evitamento dell'incertezza" quando l'atto è percepito come un " reato".  In questo caso, la Corte Costituzionale ha voluto mettere in rilievo il bisogno di aderire in questa sfera della vita privata ad una dimensione di "debole evitamento dell'incertezza" con una maggiore tendenza a vivere tutto questo con maggiore serenità.
A questo punto Saviano si domanda cosa farà una politica capace di operare dopo questa sentenza della Corte costituzionale, in altri termini cosa fa una politica capace di guadagnarsi "faccia positiva" quando si tratta di diritti civili. Per Saviano è chiaro come in tutte quelle occasioni il coraggio politico sui diritti civili inteso come orientamento "temporale a lungo termine" sia mancato perché la politica italiana è ancorata al presente e non riesce ad immaginare orizzonti nuovi perché il suo unico orizzonte è quello delle prossime elezioni con i suoi temi classici come il pane, il lavoro e le tasse. Di fatto, la politica vive in ampia sintonia con il suo bisogno di trattare temi legati alla dimensione di tipo " collettivismo" non certo quelli di natura " individualismo" come il fine vita. Le altre tematiche menzionate precedentemente da Saviano come lo "ius soli" o le adozioni per gay sono temi molto insidiosi perché la stessa società sembra non essere all'altezza delle sfide per il futuro perché è abituata al presente e l'adesione a questa dimensione "temporale a lungo termine" come per esempio con lo "ius soli", le adozioni per gay o la riforma delle carceri sembra totalmente fuori dalla portata della società italiana in questo periodo storico. Sfortunatamente, viviamo in un mondo che ha bisogno di risposte a lungo termine per la sua mera sopravvivenza mentre il mondo politico è legato soltanto alle contingenze del breve termine e non riesce ad ancorarsi ad un orientamento a lungo termine.
Per Saviano, la sua posizione è quella di non porre in contraddizioni i diritti civili con i diritti sociali, ossia il bisogno di faccia positiva dello Stato tramite dei temi legati alla dimensione di tipo " collettivismo" non deve rappresentare un ostacolo per aderire allo stesso tempo ad una dimensione di tipo " individualismo" in cui le persone sono considerate come singoli individui e dove parlare per sé è cosa buona. La tesi profondamente giusta offerta da Saviano è quella di vedere la difesa della faccia negativa dei richiedenti diritti civili come un dato che non deve affatto intaccare il bisogno di fornire risposte a tutti coloro in cerca di diritti sociali in Italia.




 

 

 

Fine vita e ius soli, manca il coraggio

La politica ha paura di decidere su temi come questi, così come sulle adozioni gay. Ma i diritti civili non sono alternativi alle questioni sociali

Fine vita e ius soli, manca il coraggio

Dicembre 2016, passeggiavo tra i viali fantasma di Cinecittà mentre mi raccontavano di Fabiano Antoniani, dj Fabo. Fabiano era un uomo pieno di vita fino a un incidente stradale che lo aveva reso tetraplegico e cieco. A febbraio 2017 avrebbe compiuto 40 anni, voleva dare una festa e salutare tutti gli amici. Voleva congedarsi da una vita che non riusciva più a considerare vita.

Quando per la prima volta Fabiano Antoniani incontra Marco Cappato, gli dice: «Avevo una vita bellissima, la più bella del mondo, la più bella che potessi desiderare. Fino all’incidente. Ora ho dolori insopportabili e sono immobile e, siccome io la vita la misuro in qualità e non in quantità, ho deciso che così non voglio più viverla».

Quando mi spiegarono ciò che stavano vivendo Fabiano e le persone che gli erano accanto - la sua compagna Valeria e sua madre Carmen - mi chiesero di sostenere la sua battaglia, una battaglia che Fabiano stava ancora decidendo se combattere o meno. Immaginate i dubbi, i ripensamenti, le paure: per quanto una vita possa essere insopportabile, è sempre vita e non è facile decidere di separarsene. Non è facile per nessuno.

Forse vale la pena partire da questo, per capire che tutto ciò che viene dopo la decisione è un atto di amore, di amore profondo. Fu un atto di amore quello tra Mina e Piergiorgio Welby. Fu un atto di amore profondo, paterno, immenso, quello di Beppino Englaro che decise di rispettare il desiderio di sua figlia Eluana, che mai avrebbe tollerato di vivere come un vegetale. Ha senso chiedersi come fossero le vite di Fabiano Antoniani e di Eluana Englaro prima dell’incidente? Come quelle di Piero Welby e Dominique Velati prima della malattia? Forse sì, ha senso, perché ci renderemmo conto che le loro vite erano uguali alle nostre, vite bellissime perché imperfette, reali, vite piene anche di sofferenza. Ma esiste un limite tra una vita che possiamo vivere e una vita che ci toglie tutto?

Vita significa cercare un lavoro e trovarne uno che magari ti rende infelice, significa non trovare più il senso in una storia d’amore, significa provare rancore verso i propri genitori, rancore e amore insieme. Vita è uscire con gli amici per una birra, litigare, tradirsi e dimenticare. Vita è portare il cane giù a pisciare, vita è abbracciarsi sotto le coperte, vita è il silenzio, vita è la complicità, le battute, gli scherzi. Vita è dare una festa per i propri 40 anni per salutare tutti e congedarsi dalla vita.

Su anni di disobbedienza civile e su un lavoro costante, titanico, eroico dell’Associazione Luca Coscioni e dei tanti amici che hanno sempre sostenuto Marco Cappato, Filomena Gallo, Mina Welby e tutti gli attivisti, si innesta la pronuncia della Corte Costituzionale che ha stabilito che chi si trova nella condizioni di dj Fabo ha diritto a essere aiutato, che l’aiuto a una morte dignitosa, in determinate condizioni, non è reato. L’Associazione Luca Coscioni, da quando è nata, non si è spesa solo per aiutare chi legittimamente decide di voler interrompere una vita di sofferenza e immobilità, tenuta in piedi artificialmente, ma si occupa di sostenere il progresso scientifico per la procreazione assistita che alle nostre latitudini resta incredibilmente ancora un tabù. L’Associazione Luca Coscioni è accanto alle migliaia di coppie che non riescono ad avere figli, quindi non morte ma vita, e vita dignitosa.

E ora - qualcuno si chiederà - dopo la sentenza della Corte Costituzionale, che cosa dovrebbe accadere? In un Paese dove la politica lavora davvero, ci si aspetterebbe una legge e ci si aspetterebbe coraggio. Il coraggio che è mancato, e manca ancora, nel votare lo ius soli/ius culturae, che è mancato nel varare i decreti attuativi che avrebbero dato concretezza alla riforma delle carceri, che è mancato sulle adozioni per coppie gay. Che manca ogni qual volta ci sono decisioni che si possono posticipare con la scusa che non si tratta di pane, lavoro e tasse.

Sì, perché spero che una cosa sia chiara a voi che state leggendo queste mie righe e a chi ci governa: i diritti civili non sono alternativi ai diritti sociali. I governi si devono occupare di tasse e di lavoro ma tasse e lavoro non possono essere un paravento per smettere di occuparsi del resto.





 
 https://espresso.repubblica.it/opinioni/l-antitaliano/2019/10/06/news/fine-vita-ius-soli-roberto-saviano-1.339484

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