Indicatori linguistici di Tipo di polarità positiva o negativa:
Termini emotivi e connotati: suffissi diminutivi o vezzeggiativi; “bambinetta- nipotino”, “riposino”
Caratteristiche
Prossimità Vicino/lontano Prossimità spaziale (es. “hai invitato quella lì
a cena?”) Prossimità temporale (es. racconto al passato) Prossimità
sociale per regolare distanze interpersonali (vocativi: es. “esco,
Paola” vs. “esco”) e sociali (allocutivi: es. uso di “signora Maria
Chiara” invece di “Maria Chiara”) Prossimità selettiva: a livello
discorsivo regolano le distanze tra i concetti.
Topicalizzazione Dislocazione a sinistra o a destra Foregrounding Tema-rema Ordine di comparsa di un elemento nell’enunciazione
Topicalizzazione Dislocazione a sinistra o a destra Foregrounding Tema-rema Ordine di comparsa di un elemento nell’enunciazione
Caratteristiche Specificità Chiaro/Vago Chiamare per nome o evocarlo in modo indiretto (es. “ti ho comprato quella cosa” vs. “ti ho comprato quel libro”). Uso di: referente specifico vs. referente generico (articolo definito vs. art. indefinito) una parte vs. il tutto (“era buona la cena” vs. “era buono l’antipasto”) Riferirsi ad un interlocutore specifico vs. un interlocutore generico (es. “tu puoi” vs. “qualcuno può aiutarmi”).
Caratteristiche
Evidenzialità Sicuro/dubbioso Sottoscrivere alla verità, attendibilità,
correttezza, validità di ciò che è espresso. Uso di: verbi modali
avverbi ed espressioni parentetiche hedge commitment al contenuto
proposizionale espressioni per indicare evidenzialità forme di
identificazione con l’argomento in corso
Caratteristiche Volitività Assertivo/non- assertivo Scelte del parlante per porre se stesso o l’interlocutore in un ruolo attivo o passivo. Uso di: pronome di prima persona vs. altre persone (es. “io voglio uscire” vs. “tu vuoi uscire?”) forma attiva o passiva del verbo (es. “ho deciso” vs. “è stato deciso”) modo del verbo (es. “voglio quel libro” vs. “potrei avere quel libro?” vs. “dammi quel libro”).
Caratteristiche
Quantità Più/meno scelte linguistiche di intensificazione e mitigazione
quantitativa, tra le quali: allungamenti vocalici enfasi prosodica
ripetizioni avverbi di grado (es. “sono abbastanza/molto/ del tutto
contento del mio lavoro”) aggettivi enfatizzanti (es. “è stata una
vera/ completa/totale catastrofe”)
29
Il modello si fonda sullo stretto legame esistente tra la
comunicazione e le emozioni e sul proposito di definire la varietà di
modi tramite la quale gli stati affettivi si riflettono sul piano
strettamente linguistico (lessicale e sintattico) e paralinguistico
(tratti prosodici e soprasegmentali). La classificazione costituisce una
guida all’inferenza di significati attraverso le strutture, la
costruzione della frase e i tratti paralinguistici, ecc. da
un’angolazione pragmatica. Non tiene conto, volutamente, delle modalità
extralinguistiche, cioè delle espressioni facciali, della posizione del
corpo, ecc., attraverso le quali l’ “emotività” può manifestarsi. 2. Gli
indicatori linguistici per la comunicazione degli stati affettivi
30
L’applicabilità sul piano didattico della classificazione richiede
cautela. Essendo a carattere pragmatico e psicologico essa non consente
di stabilire un rapporto biunivoco tra le singole forme e la loro
funzione “emotiva”. Ad esempio, il dimostrativo “quella” rafforzato dal
deittico “lì” nell’enunciato “Hai invitato quella lì a cena?” è un
indicatore di prossimità ma può avere una valenza negativa verso il
referente nel caso in cui gli interlocutori, pur conoscendo il nome
della persona da invitare, evitano di nominarla e la indicano in termini
generici, creando distanza. Ma che dire se lo stesso enunciato venisse
accompagnato da un segnale di ammiccamento, come una strizzata d’occhio,
e riferito ad una ragazza gradevole e attraente? 2. Gli indicatori
linguistici per la comunicazione degli stati affettivi
31
La classificazione di Caffi (2000) ha permesso di vedere in che modo
l’apprendimento della capacità espressiva, del proprio “stile”, delle
personali emozioni viene affrontato in alcuni corsi di italiano L2.
Abbiamo analizzato alcuni testi di italiano L2 per studenti di livello
intermedio/intermedio avanzato: Viaggio nell’italiano, Due, Rete,
Attività di ascolto 13 perché in essi si offre una visione
multidimensionale del processo comunicativo orale e un’immagine non più
esclusivamente strutturale della lingua. 3. I manuali di italiano L2 e
la competenza emozionale
32
Lo scopo dell’indagine era individuare strategie didattiche per lo
sviluppo della capacità metacomunicativa e della capacità d’uso di
indicatori linguistici con funzione interpersonale:
36
I dati emersi confermano una forte attenzione della manualistica
verso la funzione referenziale/ideativa (presentarsi, esprimere
opinione, ecc.). Lo spazio dedicato alla “retorica interpersonale” in
chiave emozionale è meno ampio (Kasper, 2001) e viene presentato in
relazione a: 3. I manuali di italiano L2 e la competenza emozionale
37
1) Parti di discorso definite primariamente sul piano morfologico,
sintattico e lessicale e, in alcuni casi, su quello pragmatico. Nei
testi si affiontano: 3. I manuali di italiano L2 e la competenza
emozionale
38
– gli alterati: ad es. in Bozzone Costa (2004, 43; 66) - ino, -etto,
-ello (Tab. 1: valutazione) – ordini di marcatura che regolano le
distanze tra i concetti a livello discorsivo: ad es. in Leone (2004, 17)
Utilizzo il cellulare solo sul lavoro vs Il cellulare lo utilizzo solo
sul lavoro (Tab. 1: prossimità selettiva) 3. I manuali di italiano L2 e
la competenza emozionale
39
– esprimere certezza e incertezza: ad es. Secondo me, A mio avviso,
Credo di poter dire… in Mezzadri & Balboni (2005, 11) (Tab. 1:
volitività) – avverbi di quantità: ad es. assai, non…affatto, appena
appena, niente, nettamente in Bozzone Costa (2004, 75; 106) (Tab. 1:
quantità) 3. I manuali di italiano L2 e la competenza emozionale
40
– modo del verbo: ad es. Vorrei, mi piacerebbe vs. Voglio, ho deciso
di…/, ovvero “elementi per parlare di azioni e/o situazioni future e
stabilite vs situazioni in cui è presente un elemento di dubbio” in
Gruppo Meta (1993, 95-105) (Tab. 1: volitività) – avverbi di dubbio: ad
es. probabilmente, difficilmente, sicummente, forse in Gruppo Meta (ivi,
95) (Tab.1: evidenzialità) 3. I manuali di italiano L2 e la competenza
emozionale
41
2) Parti di discorso definite primariamente sul piano pragmatico: 3. I manuali di italiano L2 e la competenza emozionale
42
indicatori di mitigazione (hedge)/intensificazione della forza
illocutoria per esprimere accordo e disaccordo. Ad es. Macché +
spiegazione/nuovo punto di vista; Come sarebbe a dire? E’ vero sì, forse
hai ragione in Gruppo Meta (1993, 136-137) o per esprimere opinioni
personali Devo dire qui, purtroppo…Posso dire una cosa personale? in
Bozzone Costa, (2004, 117) o per rafforzare e sottolineare un’opinione
Tutti quegli aspetti di questo mestiere, insomma in Leone (2004, 29)
(Tab. 1: evidenzialità) 3. I manuali di italiano L2 e la competenza
emozionale
43
forme colloquiali per esprimere con sicurezza la negazione:
avverbi di negazione (ad es. mica) Eh, mica ci vuole una cosa
grandissima… in Leone (2004, 16) (Tab. 1: evidenzialità) 3. I manuali di
italiano L2 e la competenza emozionale
44
Rispetto ai tratti che determinano la “competenza emozionale” rimane
da approfondire la capacità espressiva dei seguenti indicatori
linguistici di: 3. I manuali di italiano L2 e la competenza emozionale
45
1. Prossimità (polarità vicino/lontano): spaziale. La funzione
discorsiva del dimostrativo è infatti poco trattata. temporale. L’uso
del passato viene di solito affrontato come forma linguistica per la
narrazione, senza sottolinearne la connotazione. 3. I manuali di
italiano L2 e la competenza emozionale
46
sociale. Oltre all’uso di allocutivi (sig.ra, dott., ecc.) che
indicano asimmetrie all’interno della società, solitamente affrontati
nei corsi destinati a studenti di livello principiante, si potrebbero
presentare infatti altre modalità per regolare le distanze
interpersonali (Tab.1). selettiva. Il valore comunicativo dell’ordine
di comparsa di un elemento nell’enunciazione e le modalità che a livello
discorsivo regolano le distanze tra i concetti potrebbe essere infatti
ulteriormente arricchito. 3. I manuali di italiano L2 e la competenza
emozionale
47
2.Specificità (polarità chiaro/scuro): referente specifico vs.
referente generico. Si potrebbe infatti approfondire nei corsi oltre al
valore comunicativo dell’articolo definito e dell’articolo indefinito,
anche l’implicazione sul piano pragmatico dell’uso di “cosa”, una forma
colloquiale che non serve solo a indicare qualcosa il cui nome non è
noto ma anche a essere volutamente vaghi. Lo stesso potrebbe valere per
la scelta di un interlocutore specifico o di un interlocutore generico
(Tab. 1). 3. I manuali di italiano L2 e la competenza emozionale
48
3.Volitività (polarità assertivo/non-assertivo) scelte del
parlante per porre se stesso o l’interlocutore in un ruolo attivo o
passivo. Si potrebbe approfondire la funzione pragmatica dell’uso del
pronome di prima persona vs. altre persone (Tab. 1 es. io voglio uscire
vs. tu vuoi uscire?); e anche la forza illocutoria della forma attiva
del verbo in opposizione al passivo. Questi aspetti linguistico-formali
rientrano in un syllabus per studenti di livello avanzato. In un
approccio pragmatico, si tratterebbe di prevedere attività per il
potenziamento della capacità di ricezione e di utilizzo, tenendo
presente il grado di assertività che implica l’impiego di una o
dell’altra forma. 3. I manuali di italiano L2 e la competenza emozionale
49
Si può notare quindi come i corsi in questione offrano contenuti di
insegnamento che si collocano all’interno di un continuum ai cui estremi
troviamo attività di focus on form vs focus on meaning (attenzione alla
forma vs. attenzione al significato); l’approccio indicato si dispone
per lo più in una posizione più prossima all’estremo dell’attenzione
alla struttura formale della lingua dimostrandosi distante da una
pratica d’insegnamento funzionale e pragmatica. Il profilo metodologico
che emerge rispecchia, a nostro avviso, alcune questioni nodali
riguardanti la glottodidattica dell’italiano L2: 3. I manuali di
italiano L2 e la competenza emozionale
50
l’intensa vitalità di una tradizioni di studi di grammatica sulla
lingua italiana; la generale carenza di ricerche applicative
nell’approccio qui indicato. Sebbene infatti sia crescente l’interesse
verso la comunicazione naturale (citiamo ad esempio le recenti ricerche
su un corpus di italiano parlato AVIP, o gli studi sugli usi lessicali
nati dal progetto LIP di De Mauro et al.), 14 l’orientamento didattico
pragmatico (si veda ad es. Zorzi, infra; Kasper, 2001; Margutti, 2004)
deve essere ulteriormente esplorato, almeno per quanto riguarda la
lingua italiana; 3. I manuali di italiano L2 e la competenza emozionale
51
la priorità assegnata all’accuratezza formale; l’idea di fondo
che l’appropriatezza pragmatica si acquisisca in modo incidentale, in
assenza cioè di attività mirate; 15 la natura stessa del profilo delle
competenze a carattere pragmatico che si basa su capacità di
rifiessione e non su ferme e generali definizioni. 3. I manuali di
italiano L2 e la competenza emozionale
52
Rispetto a quest’ultimo aspetto, infatti, sul piano didattico il
trasferimento della stessa teoria di Caffi può risultare complesso
perché la “competenza emozionale” è composta da categorie linguistiche e
psicologiche (Caffi & Janney, 1994b, 344): lo scopo comunicativo
dei mezzi linguistici è ancorato, infatti, ai singoli contesti d’uso e
non può essere ritenuto come generalizzabile. Le funzioni emozionali dei
mezzi linguistici hanno, infatti, un valore relativo e vanno scoperti
all’interno di specifiche situazioni. 3. I manuali di italiano L2 e la
competenza emozionale
53
Nell’insegnamento perciò tale competenza può essere potenziata
attraverso l’attenta analisi delle variabili comunicative interne al
contesto (Akman & Bazzanella, 2003) individuando aspetti generali,
come ad esempio “parametri sociolinguistici come l’età, lo status, il
ruolo sociale dei partecipanti, il tipo di interazione, il tempo e lo
spazio” (Akman & Bazzanella, ivi, 324) che caratterizzano lo scambio
comunicativo e i parametri definibili a livello locale (i gesti, lo
sguardo, ecc.) che si dispiegano nel corso dell’interazione e che
permettono di interpretarne il significato. 3. I manuali di italiano L2 e
la competenza emozionale
54
L’approccio seguito in quest’intervento mira a rafforzare il legame
tra gli studi sull’interazione (Zorzi, infra) e la didattica
linguistica, allo scopo di fornire a chi studia una lingua strumenti
sempre più articolati per una comunicazione efficace, personale e
autentica. Il potenziamento della “competenza emozionale” arricchisce il
mosaico delle abilità relazionali e apporta nuovi elementi per
potenziare capacità metalinguistiche e inferire impliciti nelle diverse
situazioni d’uso. Queste capacità sono utili non solo per la percezione
dei testi, detti o scritti, ma offrono anche i mezzi per avvicinare
l’apprendente al nuovo codice (la L2) e renderlo interlocutore partecipe
nei diversi domini di uso linguistico, pubblico, educativo e privato.
4. Riflessioni conclusive. La competenza pragmatica si può insegnare?
55
La recente ricerca (Kasper, 2001) sullo sviluppo delle competenze a
carattere pragmatico ci dice che questo è possibile. Infatti: gran
parte delle componenti pragmatiche possono essere insegnate; un
insegnamento orientato a sensibilizzare la consapevolezza delle
componenti pragmatiche dell’azione comunicativa è più produttivo
rispetto ad un approccio che non le considera; esistono delle pratiche
didattiche più favorevoli rispetto ad altre. 4. Riflessioni conclusive.
La competenza pragmatica si può insegnare?
56
Di molti aspetti della competenza pragmatica si conserva
probabilmente una conoscenza dichiarativa. Non è facile infatti
proceduralizzare (rendere automatici) da adulti comportamenti (ed
eventuali interpretazioni di comportamenti altrui) diversi da quelli
della nostra cultura d’origine. Tuttavia una didattica volta alla
sensibilizzazione dei fatti pragmatici della comunicazione ci sembra
produttiva e necessaria in quanto permette di vedere la lingua
all’interno del sistema culturale in cui essa è veicolo di comunicazione
e ad evitare eventuali equivoci interpretativi che spesso generano
stereotipi. 4. Riflessioni conclusive. La competenza pragmatica si può
insegnare?
57
Per quanto riguarda le pratiche didattiche invece, d’accordo con
Kasper (2001), credo che una pratica didattica tradizionale centrata
sull’insegnante non favorisca in alcun modo lo sviluppo di una
competenza comunicativa multidimensionale. 4. Riflessioni conclusive. La
competenza pragmatica si può insegnare?
58
La competenza pragmatica si potenzia infatti non solo attraverso le
istruzioni esplicite ma anche per mezzo della pratica e quindi quale
risultato di un’acquisizione incidentale. Una prassi didattica in cui
l’insegnante parla e lo studente risponde alle sue richieste propone un
modello di discorso ridotto e statico. Già Sinclair negli anni ‘70 aveva
notato come il discorso in una classe “teacher centered” riproponga di
fatto la cosiddetta “tripletta” IRF (initiation-response-feedback) in
cui trovano scarso spazio elementi linguistici e discorsivi quali
marcatori pragmatici e di politeness. 4. Riflessioni conclusive. La
competenza pragmatica si può insegnare?
59
Una pratica educativa centrata sullo studente coinvolge, invece,
l’apprendente e lo vede quale parte attiva del processo d’insegnamento/
apprendimento. E’ necessario pertanto offrire nel corso della
programmazione di insegnamento di una L2 possibilità di: 4. Riflessioni
conclusive. La competenza pragmatica si può insegnare?
60
osservare comunicazioni reali ed autentiche tra parlanti nativi;
apprendere la lingua seconda non solo attraverso la conoscenza del
sistema di regole d’uso ma anche attraverso osservazioni
metacomunicative; usare la L2 per scopi comunicativi reali, per
portare a termine compiti e progetti individuali, di gruppo o di classe.
4. Riflessioni conclusive. La competenza pragmatica si può insegnare?
61
In altre parole tanto gli strumenti (testi, materiali autentici…)
tanto la metodologia d’insegnamento devono consentire all’apprendente di
riconoscersi quale soggetto dotato di personalità ed emozioni proprie e
fornire opportunità per costruire, attraverso scambi, “stati
emozionali” in L2. 4. Riflessioni conclusive. La competenza pragmatica
si può insegnare?
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